mercoledì 9 marzo 2011

Oltre l’Mpa per tornare sulla strada maestra dell’Autonomia e superare il divario tra nord e sud.

scritto da Raffaele Lombardo. Quelli che hanno imboccato la strada dei ricatti o dei piccoli scambi quotidiani vanno avvisati che hanno deviato dalla strada maestra dell’autonomia e che questo posto, forse, non è più adatto a loro. Se ne vadano nei grandi partiti nazionali, augurando loro migliore fortuna.


In questa fase bisognerà fissare paletti precisi perché non si consenta, a chi ci crede, di demotivarsi a causa dei cattivi esempi.
Questo movimento deve registrare una evoluzione che gli consenta di uscire dall’ambito della Sicilia nel quale viene identificato e localizzato anche in funzione del fatto che il presidente della Regione ne è pure il fondatore. Da qui la necessità di individuare una persona che sia al di sopra dell’appartenenza a questo o quell’altro territorio.
Io chiedo un impegno a tutti, anche a quei meridionali che stanno nelle città del nord. Rivolgo loro un appello, e spero che mi si risponda anche attraverso il mio blog, perché nei tanti comuni in cui si vota i cittadini provenienti dal sud possano ritrovare la ragione per stare nel nostro movimento, dare un contributo attivo per ridefinirne i connotati e dare una mano e impegnarsi con quanti vogliono un sud diverso e una unità d’Italia che si realizzi superando l’attuale vergognoso divario.
Un movimento nuovo che avrà una radice autonomistica ma nel quale innesti della società civile, dai giovani universitari ai docenti, dagli intellettuali agli agricoltori o ai disoccupati si possano ritrovare, cosa che fino ad oggi è avvenuta solo parzialmente.
Basta guardare i conflitti, le divisioni, gli odi e i rancori che caratterizzano i grandi partiti nazionali, dalle fibrillazioni del Pd con le contestazioni alla leadership e gli attacchi che subisce anche da sinistra, al Pdl con la frattura con Fini e i tanti fermenti che in quel partito stanno vivendo. Un partito che ormai ha delegato la rappresentanza degli interessi economici e sociali nel governo alla Lega, augurandomi che si possa uscire vivi da questo federalismo, riforma epocale che lo Stato si appresta a vivere.
Rispetto a questi partiti, che di ideale e programmatico esprimono poco, o perché non riescono o perché non ne hanno interesse, il legame con il territorio, all’insegna di principi e valori che non intendiamo trascurare, e il farsi carico dei problemi della gente sono istanze fondamentali e di grande attualità.
La crisi dei nostri gruppi parlamentari alla Camera, con le incertezze di chi se ne va o di chi baratta la propria dignità per un posto di sottosegretario, dimostra che c’è bisogno di un progetto solido a cui ancorare una classe dirigente fatta di persone che ci credono e che portino avanti le stesse battaglie che i leghisti facevano quando erano quattro gatti, prima di diventare il partito che governa l’Italia.


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