domenica 13 marzo 2011

Mezzogiorno della Sera. 13 marzo 2011.

Mafia, occhio all'Aquila.

Golden Lady, un consiglio comunale al mese

Napoli, parte NauticSud per rilanciare il turismo con la risorsa mare

Napoli, D'Alema per Morcone: può aggregare tutti

Salute: Lombardo e Russo, medici base protagonisti svolta sistema

Tegola da 1 miliardo sui bilanci sanitari

Flc Cgil: «In Puglia in tre anni perse 7.838 cattedre»

“Senza lavoro e ora senza casa”

“150 anni a Sud”, ad Acireale dibattito con Pietro Barcellona e Pino Aprile.

L'urlo universale della natura e la coscienza (perduta) del pericolo.

«Nucleare, la Puglia capofila del no»

Vendola: governo ritiri immediatamente la propria opzione nuclearista

BCC Mediocrati: solidarietà alle comunità della Sibaritide


Mafia, occhio all'Aquila. Il senatore Lumia sprona i giovani a seguire le regole
Chieti. CHIETI. «L'Abruzzo, per ora, non corre rischi di infiltrazioni mafiose militari ma bisogna stare attenti a tutto quanto ruota intorno alla ricostruzione de L'Aquila». Nicola Trifuoggi, procuratore capo di Pescara, apre con questo monito il convegno sulla legalità e sulla lotta alle mafie che si è svolto nell'auditorium del rettorato dell'università D'Annunzio. Presente anche Giuseppe Lumia.  Il senatore del Pd, vice presidente della commissione antimafia, ha ribadito ai giovani l'importanza della legalità sottolineando gli ultimi movimenti delle mafie italiane. In particolare della'ndrangheta calabrese oggetto del libro "'Ndrangheta made in Germany" scritto in collaborazione con Orfeo Notaristefano, rappresentante dell'associazione antimafia "Verso Sud" e stretto collaboratore dell'ateneo D'Annunzio. Dove, da circa un anno, è iniziato un percorso virtuoso che ha come obiettivo la creazione di un presidio permanente sulla legalità. I principali interlocutori dell'iniziativa lanciata dalla facoltà di Scienze sociali sono i ragazzi che anche ieri hanno gremito l'auditorium del rettorato.  «Questo è il secondo appuntamento che organizziamo per fare il punto sulla legalità e sulla lotta alle mafie portata avanti nel nostro territorio. Incontri del genere», afferma Antonello Canzano, docente di sociologia dei fenomeni politici alla D'Annunzio, «servono per ricordare come le mafie si combattono non solo in un tribunale ma soprattutto nella società sensibilizzando le nuove generazioni». Anche perché l'Abruzzo non è più l'isola felice di un tempo. Anzi le infiltrazioni malavitose sembrano trovare terreno fertile per lo spaccio di droga e per affari più "puliti". E' il caso della ricostruzione aquilana che garantisce investimenti milionari. Proprio L'Aquila e le 308 vittime del terremoto sono state ricordate con un minuto di silenzio.  Su L'Aquila si gioca una fondamentale partita nella lotta alle mafie italiane.  La'ndrangheta sembra in rampa di lancio a sentire il procuratore Trifuoggi che ha raccontato la sua visita a Locri per il quinto anniversario della morte di Francesco Fortugno, ex vice presidente del consiglio regionale della Calabria.  «Sono rimasto allibito per quello che ho visto. Ho trovato una città fantasma che non ha partecipato in alcun modo», dice Trifuoggi, «al ricordo di questo politico». La realtà abruzzese è molto meno problematica ma merita comunque attenzioni. Dopo "'Ndrangheta made in Germany" è stato presentato anche il libro "Primo Sangue" scritto da Rosanna Scopelliti e Aldo Pecora, esponente dell'associazione antimafia "Ammazzatecitutti." (j.o.)

Golden Lady, un consiglio comunale al mese
E' il programma dell'amministrazione per seguire l'evoluzione della vertenza. GISSI. Un consiglio comunale straordinario ogni primo giovedì del mese per tutta la durata della vertenza Golden Lady. E' il programma dall'amministrazione comunale di Gissi. Lo scopo è duplice: seguire l'evoluzione della vicenda e tenere alta l'attenzione delle istituzioni.  Dopo la revoca del progetto di trasformazione della fabbrica tessile della Valsinello in una cittadella commerciale, resta in piedi solo la proposta di riconversione dell'azienda in una fabbrica di pannelli fotovoltaici in silicio. Sono passate però quattro settimane dalla presentazione del progetto e purtroppo gli imprenditori di Cupello intenzionati a produrre pannelli solari non hanno ancora incontrato i dirigenti della Golden Lady. Senza un accordo fra le parti l'iniziativa resta al palo. Inoltre il progetto fino ad oggi non è supportato né garantito da un'adeguata disponibilità economica.  «Il Comune al fianco dei sindacati cercherà di portare il progetto in porto. Nel frattempo qualsiasi soluzione che possa garantire il futuro occupazionale ai 382 lavoratori dell'industria di calze di Castiglione delle Stiviere è ben accetta», dice il sindaco, Nicola Marisi. I dipendenti della Golden Lady a fine mese iniziano otto mesi di cassa integrazione in deroga. Entro fine anno è assolutamente necessario trovare una soluzione.  E intanto la vicenda continua a tenere banco su Facebook. Sono centinaia in Italia i lavoratori che attraverso internet inviano messaggi di solidarietà ai colleghi abruzzesi sulla pagina «Dipendenti Golden Lady ancora per poco». (p.c.)

Napoli, parte NauticSud per rilanciare il turismo con la risorsa mare
Presente anche il candidato Lettieri: Vivibilità e viabilità le mie priorità. Napoli, 12 mar (Il Velino/) - Il Nauticsud anche quest’anno approda a Napoli. Tutti gli appassionati di navigazione da diporto potranno ammirare in esposizione alla Mostra D’Oltremare di Napoli per nove giorni, motoscafi, barche e gommoni, insomma le novità e le tendenze nel settore che faranno da cornice alla tradizionale festa del mare per la città di Parthenope. Cinquantamila metri quadri tra padiglioni e spazi interni, sono dedicati a stand espositivi che saranno anche il luogo del confronto sulla risorsa mare. A presentarne l’iniziativa in conferenza stampa: Lino Ferrara, già presidente del Nautisud e fondatore dell’Unione Nazionale armatori da Diporto, Ferdinaando Morra, presidente della Mostra d’Oltremare, Luigi Cesaro, guida dell’ente provinciale partenopeo e Maurizio Maddaloni, presidente della Camera di Commercio napoletana. Con l’iniziativa del salone internazionale della nautica da diporto, “si è voluti affrontare una sfida con la città di Napoli”, come è stato sottolineato dai relatori alla conferenza, in particolare Ferrara ha affermato: “L’evento è una sfida alla città mediante una rassegna che riguarda una risorsa del turismo, una risorsa mare che gli altri paesi non hanno. Poi come si vede dalle esposizioni, abbiamo una doppia location sul design internazionale che può risollevare Napoli attraverso il turismo”. Dal polo fieristico congressuale che vede la sua massima espressione nella Mostra d’oltremare, il suo presidente, Morra, ha voluto ribadire l’ orgoglio per essere alla guida di una società importante nel mezzogiorno d’Italia, ma allo stesso tempo ha sottolineato come la crisi attuale abbia investito il settore della nautica, aggiungendo: “La nautica è uno dei comparti che sta subendo, più degli altri, gli effetti della crisi, per cui le fiere e i congressi che promuovono questo segmento produttivo sono importanti a livello europeo, quindi con il polo fieristico che rappresento, e con le istituzioni territoriali che ci affiancheranno supereremo questa crisi che sarà vinta dal Nauticsud. Poi la Mostra è il secondo cantiere della città, pronta ad ospitare il forum delle culture. Io inoltre auspico che ai Campi Flegrei si realizzi quello che è stato fatto all’arena di Verona. Dalla Provincia la voce del presidente Cesaro per gli armatori è una garanzia in quanto nel suo intervento ha assicurato: “Il nostro ente come gli altri, è impegnata in una fase di rigorosa gestione delle risorse che deve rispondere a criteri come il patto di stabilità e la dismissione delle partecipate che non rispondono alla missione dell’ente di riferimento, ma conto di finalizzare opportune risorse a questo settore”. Maddaloni dal suo canto ha aggiunto: Per la nautica campana, serve uno sforzo di tutti gli attori dello sviluppo pubblici e privati puntando su un nuovo modello di crescita”. A demarcare un netto distacco dal management istituzionale dei modelli precedenti di sviluppo e cercando di dare una risposta alle aspettative emerse, è stato il neo candidato a sindaco per il Pdl, Lettieri, presente alla conferenza, ha spiegato in sintesi alcuni punti chiave del suo programma elettorale: “L’ufficializzazione c’è stata giovedi notte, - ha subito affermato il candidato primo cittadino - sono avanti nell’organizzazione. Il mio programma non sarà un’ elenco di duecento pagine da università, ma sarà un elenco di cose da fare nei primi mesi e a medio termine, sarò affiancato da giovani, e spero, da molte donne sulle cose concrete da fare e poi massima attenzione ai giovani, ai bambini, alle famiglie. Le necessità di questa città sono tante: dalla vivibilità, viabilità. l’arredo urbano, sistemazione rigorosa della città che ora non c’è – contro le polemiche di questi giorni, Lettieri chiarisce – è solo una parte minoritaria del mondo imprenditoriale, sono stato il presidente dell’Unione industriali di Napoli, non ho mai fatto un’assemblea con meno del 97% del consenso, poi ora si parla di una cosa più importante che è la città, queste persone quando vedranno il programma lasceranno perdere queste polemiche”.
(rep/Maria Pedata) 12 mar 2011 19:55

Napoli, D'Alema per Morcone: può aggregare tutti
Parte la campagna del candidato Pd: “Aspettiamo fiduciosi scelta di Sel". Napoli, 12 mar (Il Velino/Il Velino Campania) - “E' un napoletano che ha servito lo Stato con grande successo, al di sopra dei partiti e che si mette a servizio della sua città”. Così Massimo D'Alema apre la campagna elettorale di Mario Morcone per la corsa a sindaco di Napoli. L'ex segretario Ds affronta subito la delicata questione di Sinistra e Libertà che non ha ancora ufficializzato l'appoggio al prefetto neo candidato a Palazzo San Giacomo. “Siamo molto rispettosi della discussione aperta tra gli amici e compagni di 'Socialismo' e Libertà: aspettiamo fiduciosi che decidano. E' chiaro e comprensibile che vogliano riflettere, visto che Morcone è una novità” dice D'Alema che invece, rispetto alle proposte del leader Idv Di Pietro, sottolinea: “ Perché noi dobbiamo disperare rispetto alla possibilità di avere ancora una candidatura di tutti?” Su Luigi De Magistris dichiara: “ Non ho capito bene le ragioni per cui non ha partecipato alle primarie”. Per D'Alema, “Morcone può essere l'uomo intorno a cui ci si potrebbe riunire tutti. Altrimenti varrà la proposta di Di Pietro”. Insieme al secondo turno. L'ipotesi di un ballottaggio infatti è fortemente reale per il Presidente del Copasir che alla Stazione Marittima per il 'battesimo' del candidato Pd dice: “Avremo a Napoli una campagna elettorale a due turni: Morcone è in grado di aggregare la gran parte delle forze democratiche della città e delle forze politiche”. Il riferimento va anche all'Udc di Casini. D'Alema evidenzia: “Loro vogliono andare da soli: è una scelta politica che fanno. Considerato che alla Regione e alla Provincia sono alleati con la destra, la scelta di andare da soli è già un passo accettabile”. Sullo sfondo dell'avvio di campagna elettorale del centrosinistra, resta la querelle primarie, D'Alema sollecitato dai cronisti dice: “Al di là delle discussioni che sono seguite, la partecipazione di tanti cittadini non va dispersa, è importante che i protagonisti delle primarie siano impegnati nella campagna elettorale”. Nel corso del suo intervento, l'ex segretario Ds ha di fatto scaricato le responsabilità della querelle su chi doveva regolare diatribe interne al partito. Al primo 'comizio' di Morcone si è visto infatti Andrea Cozzolino ma non Umberto Ranieri, i principali sfidanti della competizione Pd. Rispetto invece alla possibile candidatura di Lettieri nelle fila del centrodestra D'Alema dice: “Non è un candidato invincibile: rappresenta uno dei poteri ben conosciuti di questa città, ma ho l'impressione che abbia qualche difficoltà ad unire intorno a sé perfino il suo mondo”. Intanto nella convention di apertura di campagna elettorale del Pd su cui campeggia lo slogan “Il Futuro è mo'” (in dialetto 'adesso' ndr) Mario Morcone dice: “A chi mi chiede perché ho accettato la candidatura dico che rischiamo di morire di imprudenze in una Napoli che non vuole e non può attendere”.
(rep/red) 12 mar 2011 19:55

Salute: Lombardo e Russo, medici base protagonisti svolta sistema
"Il sistema sanitario regionale siciliano sta vivendo una fase di grande riforma. Si tratta di un fatto ormai chiaro a tutti e inequivocabilmente riconosciuto".
Lo ha detto il presidente della Regione Raffaele Lombardo intervenendo stamani, insieme all'assessore per la Salute Massimo Russo, al convegno 'La medicina del territorio nel nuovo Servizio Sanitario Regionale', organizzato dalla sezione siciliana della FIMMG (Federazione Italiana Medici Medicina Generale) in un grande albergo di Palermo.
"E' naturale che questa, come qualsiasi altra grande riforma, si porti dietro qualche disfunzione che si correggera'. Ma la cosa ancora piu' importante - ha proseguito Lombardo - e' che oggi i medici di medicina generale si incontrano numerosi per prendere atto di un accordo che li stimola a costituire quel presidio di base che e' fondamentale per il sistema sanitario siciliano. Piu' importante che i poliambulatori o i PTA, per fare un esempio, perche' il medico di base e' il primo approccio che il cittadino-paziente ha con il sistema sanitario. Che questi medici si incontrino e si riorganizzino per accettare lo spirito della riforma, e' un fatto molto bello e molto positivo".
"Questa e' una giornata che vuole anche celebrare l'impegno dei medici di medicina generale - gli ha fatto eco l'assessore Russo - quali protagonisti del processo di attuazione della riforma.
Abbiamo puntato su questa figura fondamentale: la buona, antica ma moderna, figura del medico di famiglia, oggi protagonista di una svolta verso il territorio".
"Con un contratto - aggiunge Russo - che e' il primo in Italia dopo l'accordo collettivo nazionale, i medici di medicina generale avranno in Sicilia tutti gli strumenti, anche economici, per essere davvero protagonisti, ma al tempo stesso la responsabilita' di stare vicino al cittadino, di orientarlo all'interno della struttura sanitaria e, dunque, di seguirlo. Tutti insieme per proseguire nel percorso verso una svolta che sara' epocale".

Tegola da 1 miliardo sui bilanci sanitari
Roberto Turno. Una tegola da almeno un miliardo di euro rischia di abbattersi sui conti già traballanti di asl e ospedali. Di tutte le regioni, questa volta, senza distinzione tra nord e sud, tra governatori virtuosi o spreconi. Col risultato di farli finire tutti insieme, o quasi, nel baratro dei piani di rientro dal disavanzo, l'anticamera del commissariamento.
Tutta colpa degli «ammortamenti non sterilizzati». Di quelle somme, cioè, che negli anni sono state impiegate con fondi regionali (e non statali) per investimenti, attraverso un indebitamento pluriennale, come i mutui, o attraverso il ricavato di alienazioni patrimoniali di beni disponibili dell'ente territoriale. Fino ad oggi l'onere dell'ammortamento di queste somme con la contabilità finanziaria non era iscritto in bilancio e, dunque, non veniva affrontata la copertura in termini finanziari. Con con l'avvio della contabilità economico-patrimoniale nessuna regione ha continuato a iscrivere queste somme in bilancio, ma ora il ministero dell'Economia chiede di farlo. E di farlo già a partire dai bilanci del 2010, quelli che proprio adesso andranno sotto la lente del governo con i tavoli di monitoraggio della spesa sanitaria regionale.
E qui scatterebbe la tagliola. Perché per le regioni quegli ammortamenti non sterilizzati, senza contropartita economica di entrata, diventerebbero una passività di bilancio. Per un valore complessivo da giustificare al tavolo di monitoraggio che più o meno a livello nazionale si aggira intorno a un miliardo di euro. Somme che precedentemente sono state invece sempre escluse dal calcolo dell'equilibrio finanziario della gestione sanitaria di ogni singola regione. Una vera a propria mannaia. Al punto che il tavolo tecnico delle regioni ha preparato per i governatori una relazione allarmatissima: «Il problema della copertura finanziaria degli ammortamenti non sterilizzati rappresenta una questione critica sotto il profilo della sostenibilità economica e finanziaria dei singoli sistemi sanitari regionali». Di più, si insiste, «è facile prevedere che la maggiori parte delle regioni, avendo costruito il proprio bilancio di previsione con riferimento alle regole finora previste dal tavolo di monitoraggio e, quindi, senza coperture per gli ammortamenti non sterilizzati, potrebbero essere indicate come inadempienti e quindi passibili di assoggettamento a piani di rientro».
Un rischio per «tutte» le regioni, non poche e nemmeno le solite già sotto schiaffo per i bilanci in rosso, si è messo non a caso in evidenza nel confronto già avviato col governo. «Salterebbe il sistema sanitario», si sono detti a porte chiuse giovedì scorso i governatori. Che non a caso chiedono di mettere una pietra tombale sugli anni dal 2001 al 2010. E di partire secondo le nuove regole solo dal 2012, dunque con i bilanci del 2011. Una richiesta che già è stata avanzata al governo e sulla quale forse si discuterà al tavolo convocato per la prossima settimana, quando si tornerà a parlare anche del ristoro dei 475 milioni di tagli al trasporto pubblico locale inferti alle regioni con la manovra estiva.
Partita cruciale al tavolo del federalismo fiscale regionale in discussione in parlamento, la spesa sanitaria d'altra parte continua a spaccare i governatori. Il riparto dei 106,5 miliardi per il 2011 resta in alto mare e, forse, se ne parlerà in conferenza stato-regioni solo a fine mese, dunque con un ritardo storico rispetto alle consuete tabelle di marcia. Anche se proprio nei giorni scorsi le regioni hanno raggiunto un accordo sulla divisione delle somme – ben 1,276 miliardi di euro – per lo spostamento dei pazienti da una regione all'altra in cerca di cure nel 2010. Verso Lombardia (444 milioni), Emilia Romagna (358 milioni) e Toscana (113 milioni) c'è stato l'esodo più massiccio di pazienti (e di somme); Campania (318 milioni), Calabria (240 milioni) e Sicilia (209 milioni) hanno registrato più fughe di pazienti (e di somme) fuori regione. Tutto il sud, con l'eccezione del Molise, è in perdita: il rosso ha superato in totale gli 1,1 miliardi.

Flc Cgil: «In Puglia in tre anni perse 7.838 cattedre» BARI - Sono 7.838 le cattedre perse in Puglia nell’ul - timo triennio a causa dei «tagli d’organico» nella scuola. Lo denuncia la Flc Cgil di Bari ricordando la gravità della situazione sia nella Regione che nel resto della penisola. L'anno prossimo in Italia - sostiene il sindacato - ci saranno altri 19.700 docenti in meno con una riduzione percentuale media pari al 3,20%. Nel dettaglio, in Puglia la percentuale di riduzione degli insegnanti salirà al 4% portando così i tagli nella nostra regione a quota 1878 che, aggiunti ai 2.535 dello scorso anno, e ai 3.425 di due anni fa corrispondono a 7.838 cattedre perse nell’ultimo triennio.
«Secondo le nostre stime - afferma ancora il sindacato - i tagli per il prossimo anno all’organico della primaria, nella sola provincia di Bari ammonteranno a ben 270 unità circa visto che, sul dato regionale, delle 1878 cattedre, ben 760 riguarderanno la sola scuola primaria». «Questi tagli - secondo quanto sostiene il sindacato - si otterranno: da un lato con il taglio a 27 ore settimanali dell’offerta formativa; dall’altro con l’aumento del numero di alunni per classe in aule ridotte sempre più a pollaio; infine - insiste ancora la Flc Cgil - con il taglio del tempo pieno richiesto dalle famiglie di bambini delle nuove classi prime».
«Nella scuola primaria - continua l’allarme lanciato dal sindacato - per il prossimo anno, si prevede che su un totale di 81.050 di alunni iscritti, 72.900 usufruiranno del tempo normale, 8.200 del tempo pieno, con 390 classi a tempo pieno». «Con questa entità di tagli - sostiene ancora la Flc Cgil - poco conta se qualcuno va in pensione».
Tutto ciò, infatti, analizza ancora la Flc Cgil accade perché anche per l'anno prossimo avremo l’esito paradossale di una doppia beffa: decine e decine di insegnanti in esubero non potranno soddisfare il tempo scuola richiesto al contrario da centinaia di famiglie che vedono con preoccupazione questo l’ulteriore taglio alle cattedre.

“Senza lavoro e ora senza casa” Sabato 12 Marzo 2011 14:28
GINOSA - Come ogni mattina sono tornati lì, in quella casa ormai vuota. Sulla parete solo la cappa della cucina e lo scolapiatti.Tutto il resto è finito per strada. Tra le montagne di mobili che per giorni hanno invaso le vie di contrada Marinella. Mobili ormai inutilizzabili perchè rimasti immersi per un paio di giorni nell’acqua e nel fango. Raffaele Prisciandaro è uno dei 250 sfollati che ha ancora sotto gli occhi la terribile notte dell’alluvione.
“Siamo salvi per miracolo - ci dice - grazie a mia cognata che quella notte ha bussato alle porte di molti della nostra contrada. Aveva saputo che qualcosa stava succedendo attraverso il fratello di un vigilante ed ha lanciato  l’allarme. Siamo saliti al primo piano della sua abitazione, perchè la nostra è sviluppata al piano terra. Abbiamo trascorso la notte in veranda con i vestiti bagnati perchè per raggiungere il piano superiore abbiamo dovuto attraversare acqua e fagno alti più di un metro. Solo la mattina dopo i vigili del fuoco ci hanno portato via. E’ stato terribile. Mia moglie non vuole nemmeno sentire parlare di acqua. Alla prima pioggia trema. Non abbiamo più nulla e non sappiamo come ricominciare. Mio figlio aveva iniziato l’Università ed i suoi libri sono distrutti. Non può più nemmeno studiare”.
E’ una delle tante storie che in questi giorni si cominciano a raccontate tra i residenti delle contrade Pantano e Marinella di Ginosa Marina travolte dall’alluvione dell’1 marzo. Una storia da cui traspare la disperazione della gente e soprattutto la paura di rimanere soli, senza più nulla e, come nel caso del signor Prisciandaro, senza nemmeno un lavoro che li consenta di iniziare, seppure ad un po’ alla volta, a tornare alla normalità. Vivono in albergo. Ma fino a quando? Si domandano. Le pareti delle case sono ancora umide e per ora sarà impossibile far rientro. La speranza è nel Consiglio dei Ministri affinchè dichiari lo stato di calamità e cominci a mandare i fondi per avviare la ricostruzione.

“150 anni a Sud”, ad Acireale dibattito con Pietro Barcellona e Pino Aprile. di BlogSicilia 13 marzo 2011 - Mercoledì 16 marzo, giornata di vigilia delle celebrazioni dell’Unità d’Italia, ad Acireale, ci sarà l’incontro “150 anni a Sud: le ragioni della geografia, le ragioni della politica“.
Il deputato regionale del Mpa Nicola D’Agostino intervisterà il filosofo Pietro Barcellona e lo scrittore Pino Aprile, nella foto, autore di Terroni.
L’appuntamento è per le 17, presso il Salone Conferenze del Liceo Scientifico della città acese.

L'urlo universale della natura e la coscienza (perduta) del pericolo.
Claudio Magris – il Corriere della Sera.
In queste ore si ha talvolta l'impressione di assistere alla fine del mondo in diretta; le voragini, l'acqua e il fuoco in furore che in Giappone stanno distruggendo tante vite umane e i loro luoghi ci arrivano in casa. D'improvviso, dinanzi alla natura - da noi così dominata, sfruttata, intaccata - ci si sente come i lillipuziani davanti a Gulliver; ondate sbriciolano grandi edifici come giocattoli, automobili e treni interi spariscono come fuscelli, il cielo s'incendia. Ma cos'è questa cosiddetta natura, cui spesso gli uomini si contrappongono - ora con l'arroganza del dominatore, ora con l'angosciata umiltà del colpevole guastatore - come se non facessero anch'essi parte della natura, come se non fossero anch'essi natura, al pari degli animali, delle piante o delle onde? Le catastrofi naturali inducono spesso a pensose e forse inconsciamente compiaciute geremiadi sulla punita superbia dell'uomo che pretende di dominare la natura, sulla tecnica che devasta la vita. Ogni disastro è buono per criticare ogni fiducia nella tecnica e nel progresso. L'apocalisse - immaginata, nella tradizione, ora per fuoco ora per acqua adesso confusi nella distruzione provocata dal terremoto - incute, a chi la guarda come noi in diretta ma da lontano e al sicuro o almeno pensando di essere al sicuro, un brivido di spavento. Come accade spesso con lo spavento, a questo si mescolano un'ambigua attrazione e un compunto monito sulla debolezza dell'uomo e la sua mancanza di umiltà nei confronti della natura.
Tutto ciò si intensifica dinanzi a sciagure più direttamente dovute a responsabilità umane, a differenza dal carattere più decisamente «naturale» del terremoto e dello tsunami che infuriano in Giappone e che non sembra possano esser messi in conto all'insensatezza o alla disonestà umana, come invece ad esempio nel caso degli effetti scatenati dalle deforestazioni o dall'infame edilizia che, in molti casi - non sembra questo essere il caso del Giappone ora colpito - non si preoccupa, per incompetenza o avidità truffaldina, delle misure antisismiche.
L'orgoglio dell'uomo che con la sua tecnica soggioga la natura o l'invettiva contro questo orgoglio partono da un abbaglio: dalla contrapposizione fra l'uomo e la natura e dalla contrapposizione, altrettanto fallace, fra naturale e artificiale. Come dice un grande inno alla natura scritto da Goethe - o trascritto da un suo seguace - tutto è natura, anche ciò che ai nostri occhi sembra negarla ed è invece una sua messinscena. C'è il mito di una natura pura e incorrotta, in quanto vergine di ogni intervento umano che la corromperebbe. Ma nemmeno il più schietto e sano vino esiste in natura senza l'agire di chi coltiva la vite e vendemmia l'uva. Anche i nidi degli uccelli non esistono senza l'attività di questi ultimi che li costruisce. Chi, come Goethe, ha il senso profondo dell'appartenenza della specie umana, come le altre specie, alla natura, sa che l'impulso dell'uomo a costruirsi una tenda o una casa non è meno naturale di quello che spinge i castori a costruire le loro dighe che si oppongono all'impeto, altrettanto naturale, delle acque.
L'uomo non sta devastando «la natura», ma sta spesso compiendo un altro peccato, più autodistruttivo che distruttivo: sta minacciando non la natura, ma se stesso, la propria specie. I funghi velenosi non sono meno naturali di quelli mangerecci; le distese gelate di Plutone non sono meno naturali dei colli toscani in fiore; i gas che escono dai tubi di scappamento delle automobili non sono meno naturali del profumo dei fiori, perché sono composti di elementi chimici che fanno parte della natura, del Creato. Più semplicemente, funghi velenosi, pianeti gelidi e gas tossici sono letali per la nostra specie, di cui alla «natura» probabilmente non importa più che degli estinti dinosauri, ma che per noi invece conta. Tutto, comunque, appartiene alla natura delle cose, De rerum Natura.
La cosiddetta tecnica non va quindi demonizzata come un peccato contro natura; è la sua dismisura, il suo abuso spesso dissennato e imbecille che vanno denunciati; non con toni di untuosa o apocalittica condanna della miseria dell'uomo, ma con la chiarezza della ragione, che non ha da inchinarsi alla natura - della quale e della cui evoluzione fa parte - bensì rendersi conto dei propri limiti, perseguire il progresso senza illudersi con tracotanza che esso sia illimitato ma misurandosi con tutti i problemi e i guasti che pure esso crea, e cercare di capire, volta per volta, quando sia necessario proseguire e quando sia necessario fermarsi o magari far qualche passo indietro, posto che ciò sia possibile. È questa avvertenza di un possibile pericolo che ci manca; anche vedendo le immagini della tragedia giapponese restiamo tranquilli, stupidamente convinti che mai qualcosa di simile ci possa accadere, qualsiasi madornale errore possiamo commettere. Allo stesso modo, quando muore qualcuno, di cancro o di infarto, siamo sotto sotto persuasi che ciò non ci accadrà mai. Questa protettiva incoscienza del pericolo caratterizza non solo gli individui, ma anche le civiltà, le culture, le società, certe di essere immortali. Pure le civiltà hanno le loro endorfine, le droghe che le proteggono dall'ansia di sapere di dovere, un giorno o l'altro, morire.
Non so - e non ho alcuna competenza per poterlo sapere o capire - se il pericolo rappresentato dalla rottura del circuito di raffreddamento del reattore nucleare giapponese e dall'esplosione radioattiva sia la prova dello sbaglio di costruire centrali nucleari in genere o se invece indichi, come credo - ma senza alcuna certezza, data la mia ignoranza in materia - il pericolo sempre presente in ogni attività umana. Nel suo articolo, così vigoroso e convincente, apparso sul Corriere di ieri, Massimo Gaggi ha messo in evidenza la razionale e ferrea volontà dimostrata dal Giappone nel perseguimento della crescita, senza «sfide alla sorte», nella consapevolezza dei rischi e nella fattiva preparazione ad affrontarli. In generale, l'atteggiamento e il comportamento dei giapponesi in questa circostanza danno una grande prova del coraggio, della fermezza e della calma con cui l'uomo sa talora far fronte al disastro.
Questa dignità e questa forza morale non hanno nulla a che vedere con la superbia prometeica di chi pensa, con allegra incoscienza, di poter sfidare impunemente l'equilibrio necessario alla sua specie, ritenendo che quella forma della natura che chiamiamo tecnica possa sganciarsi dall'antica madre ossia dalla totalità che l'ha generata e la comprende, come un ramo che pretendesse di rinnegare l'albero in cui e da cui è cresciuto e andarsene per conto proprio. Se tante reazioni antitecnologiche - pure certi toni del pathos antinucleare - appaiono irrazionali, ancor più giulivamente e autolesivamente irrazionale è la sicumera con la quale, in nome di un progresso che così cessa di esser tale e di una supponenza scientista convinta che la scienza sia Dio, si distruggono foreste, si sperperano energie, si esauriscono risorse senza pensare a come la Terra potrà nutrire un numero sempre più insostenibile di affamati e a come si potrà vivere in una Terra sempre più diversa da quella cui è abituata la nostra specie.
C'è, nella specie umana, una presunzione di eternità che la rende irresponsabilmente scialacquatrice della vita e che va incontro con presunzione a una possibile trasformazione di se stessa. Studiosi seri parlano di un nostro prossimo futuro da cyborg, di uomini quali ibridi di corpi umani e integrazioni tecnologiche; è teoricamente possibile un mondo di sole donne, capaci di riprodursi senza intervento dell'uomo; l'ingegneria genetica promette - o minaccia - esseri umani radicalmente diversi da noi, tanto da essere difficilmente definibili «noi».
Forse è in atto una radicale trasformazione della nostra specie, destinata a mutare il nostro modo di essere e di sentire; in un mondo in cui nascessero solo donne da donne, sarebbe ad esempio difficile capire Ettore che gioca con Astianatte sperando che suo figlio diventi più grande di lui o la passione di Paolo e Francesca, cose senza le quali non saremmo quello che siamo.
Certo, le specie si sono sempre trasformate e continuano a farlo. Ma, a differenza dal processo che ha portato dagli organismi unicellulari (o dai frammenti del Big Bang) a Marilyn Monroe, la trasformazione della nostra specie avverrebbe in tempi brevissimi anziché in miliardi di anni, in tempi forse insostenibili per chi dovesse viverli.
Questa eventuale trasformazione - irrazionalmente vagheggiata o temuta - ci addolorerebbe più della nostra morte individuale, perché ci conforta credere che dopo di noi ci saranno bambini come i nostri figli, donne e uomini amabili come le persone che abbiamo amato. La forza, la calma, la dignità con cui oggi quei giapponesi affrontano la gravissima catastrofe dimostrano che l'uomo classico, come lo conosciamo da millenni, non è ancora superato - come proclamava Nietzsche, sperandolo e insieme temendolo - ma è ancora degnamente al suo posto.

«Nucleare, la Puglia capofila del no» Di Pietro: vinceremo il referendum. Il Pd invita alla mobilitazione. di GIUSEPPE ARMENISE
BARI - Le notizie che rimbalzano dal Giappone e la conferma, in serata, che a seguito del terribile terremoto di ieri c’è stata una sia pur limitata fuga di materiale radioattivo da una delle centrali nipponiche ha infiammato ancora di più il già acceso fronte pugliese antinuclearista.
Da Bari, il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, impegnato in un giro d’Italia per la campagna a favore del voto unificato (referendum e amministrative) il 29 maggio, ha commentato: «Oggi, ancora una volta, è dimostrato che il gioco non vale la candela del ricorso alle centrali nucleari. Fare tredici centrali in Italia con una tecnologia obsoleta, e ci vorranno almeno vent'anni per farle, è un enorme spreco di risorse finanziarie. Noi riteniamo – ha aggiunto – che nello stesso tempo si possano costruire sistemi alternativi di produzione della stessa quantità di energie con minore danno all’ambiente, minori rischi per la salute, minori sprechi finanziari e maggiori livelli occupazione. Anche dopo il pericolo che abbiamo visto in Giappone, in una realtà come l’Italia, che è a forte rischio di terremoti, è meglio evitare tutto questo».
Intanto questa mattina il comitato nazionale «Vota sì per fermare il nucleare» lancia la sfida referendaria per portare al voto 25 milioni di italiani. «Il nucleare - dicono i promotori - resta costoso e continua a essere insicuro. Stime recenti fatte negli Stati uniti dimostrano che, al 2020, il costo del kilowattora nucleare sarà del 75% maggiore rispetto a quello prodotto dal gas e del 27% rispetto a quello prodotto con l’eolico».
Al comitato nazionale si rifà anche Legambiente Puglia, che insieme a Wwf, Greenpeace, Arci, Aiab, Acli e Slow food ha attivato il fronte pugliese della mobilitazione per cancellare con il referendum la nuova stagione nuclearista voluta dal governo Berlusconi. Dopo l’avvio della campagna di comunicazione (si aderisce contattando il sito www.fermiamoilnucleare.it) al comitato locale hanno fatto arrivare il loro appoggio il capogruppo regionale di Sinistra ecologia e Libertà, Michele Losappio, e il consigliere Pd della Provincia di Bari, Cesare Veronico.
«La Puglia come avamposto della battaglia antinuclearista - spiega Veronico - ha già dato straordinaria prova di sé quando, negli anni '80, la popolazione di Avetrana è stata punto di riferimento per quella grande mobilitazione di popolo che portò poi alla vittoria nel referendum del 1987. Intorno al comitato per il sì al referendum possiamo ripristinare clima e motivazioni di quella mobilitazione. Già con la recente iniziativa “Io sono un tipo anni '80” sono state raccolte e inviate da Bari migliaia di cartoline contro il ritorno dell’Italia al nucleare».

Vendola: governo ritiri immediatamente la propria opzione nuclearista
BARI - "Io chiedo che il governo nazionale, per senso del decoro e per il principio della realtà, ritiri immediatamente la propria opzione nuclearista". Lo ha detto il presidente della Regione Puglia e leader di Sinistra, ecologia e libertà, Nichi Vendola, parlando con i giornalisti a Bari a proposito della tragedia del Giappone, a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti regionale.
Vendola ha auspicato che il governo "torni a discutere con le regioni ma anche con il mondo accademico, con l’intellettualità, con l’ambientalismo sul modello possibile di politica energetica. Il nucleare -ha proseguito- vede ferito a morte un ingrediente fondamentale della sua narrazione: la leggenda della sicurezza. Quel fumo radiattivo è un’ipoteca drammatica non solo su quei territori del Giappone ma sulla vita della specie umana sul Pianeta. Io chiedo con forza -ha sottolineato Vendola- che il governo e il Parlamento blocchino l’opzione nuclearista nel nostro Paese. Questa è la cosa più importante".

BCC Mediocrati: solidarietà alle comunità della Sibaritide
Domenica 13 Marzo 2011 10:09 Direzione. Rende, 12 marzo 2011 - È ormai definito il processo di integrazione della BCC della Sibaritide nella BCC Mediocrati. Un fatto importante e significativo per il territorio e, più in generale, per l’economia calabrese. “Il nostro intervento – dice il presidente della BCC Mediocrati, Nicola Paldino - rappresenta la volontà e l’attenzione dell’intero movimento del Credito Cooperativo a sostenere il valore del localismo bancario confermando, sul territorio, la bontà di una esperienza fondamentale a vantaggio di famiglie e imprese”. Il processo di incorporazione rientra a pieno titolo nei percorsi organizzativi propri del Credito Cooperativo nel momento in cui evidenze di mercato e situazioni contingenti – aggravate anche dalla crisi economica – rendono necessarie la ricerca di soluzioni idonee a salvaguardare un autentico patrimonio collettivo, quale è una banca cooperativa. “L’intervento della BCC Mediocrati si realizza in uno spirito di profonda solidarietà – prosegue il presidente Paldino - con l’obiettivo di tutelare occupazione e clientela di una istituzione finanziaria che ha radici storiche”. È utile ricordare che le BCC calabresi rappresentano oggi le uniche vere banche locali presenti nel territorio regionale. Un sistema nato dall’apostolato di Don Carlo De Cardona costituito da 18 banche con 94 sportelli, che fino al 31.12.2010 hanno realizzato una raccolta diretta di € 2.436.052.870 (-0,41% rispetto a tutto il 2009) ed impieghi per € 1.810.965.301 (+5,70%). Più in generale, il sistema delle BCC calabresi, basato su principi di solidarietà e sussidiarietà, è inserito nel più ampio sistema del Credito Cooperativo italiano. Un sistema di 421 Banche e 4300 sportelli. Le BCC hanno – dati al 30.09.2010 – una raccolta diretta di 149,5 miliardi (cresciuti del 3,2% in un anno) e 133,4 miliardi di impieghi (cresciuti dell’8,3 per cento rispetto allo scorso anno). E’ quindi un sistema sano, coeso, efficiente. In più, grazie agli strumenti che il sistema si è dato, su tutti il Fondo di Garanzia dei Depositanti, mai nessun depositante ha perduto un euro a causa della crisi aziendale di una BCC. Segno di un’attenzione costante agli indicatori economici e, soprattutto, all’individuazione di soluzioni – come nel caso della integrazione della BCC della Sibaritide nella BCC Mediocrati – tese a garantire il bene primario del localismo bancario. Con questo spirito si avvia una stagione nuova per l’economia dei nostri territori. Con uno strumento che sarà sempre attento a garantire la migliore allocazione del risparmio che, con tanta fatica e sacrifici, la nostra gente produce e chiede di tutelare e valorizzare.

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