giovedì 3 marzo 2011

Federali della Sera. Grazie ad una pressione politica concentrica su Roma ladrona, un drappello di sindaci è riuscito a cancellare uno svarione legislativo che, anziché premiarne i comportamenti virtuosi, li avrebbe amaramente puniti. Ma l'emergenza cresce. Dilaga. Nacqui veneziano... e morrò per grazia di Dio italiano. Il servizio di navetta nel cimitero di Aosta prorogato al 2013. 3 marzo 2011.

Sezione Forza Oltre padania:
Aosta. Il servizio di navetta nel cimitero di Aosta prorogato al 2013.
Rovereto. Avete un'idea innovativa? La provincia la finanzierà.
Udin. La Lega: «Il terrorismo è anche in Friuli Vg»

Sezione padani contro:
Veneto. Veneto, niente più soldi a Roma.
Castelbelforte. Mantova. È scontro anche sul 25 aprile.
Pavia. Truffa da 15 milioni di euro, arrestato imprenditore.
Castiglione. Famiglie in crisi, a Castiglione è boom di richieste alla Caritas.
Padova. Coccarde tricolori anti-Lega per l'inaugurazione dell'anno accademico del Bo.

Aosta. Il servizio di navetta nel cimitero di Aosta prorogato al 2013. 03/03/2011   AOSTA. Il servizio di navetta all'interno del cimitero di Aosta a servizio di anziani e utenti con difficoltà di deambulazione è stato confermato fino al 2013. La sperimentazione, avviata dal Comune di Aosta nel maggio 2009, ha ottenuto risultati giudicati positivamente. La "utility car" è stata utilizzata 800 volte nel corso del 2010 (nel 2009 le richieste erano state la metà) e ciò ha convinto l'Amministrazione cittadina a mantenere il servizio per il periodo 1 marzo - 30 novembre fino al 2013.
La navetta elettrica è attiva nella parte nuova del cimitero comunale. Da marzo fino al 30 giugno e dal 23 settembre al 30 novembre il servizio sarà disponibile il martedì ed il giovedì con orario 14.30-17; in estate invece i martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 9 alle ore 12.
Rovereto. Avete un'idea innovativa? La provincia la finanzierà. 03/03/2011 08:59. ROVERETO - Cari artigiani, se avete un'idea innovativa che vi frulla in testa, noi vi diamo i mezzi per realizzarla. Questo in sintesi il messaggio del lungo colloquio che si è tenuto giovedì scorso presso l'Associazione artigiani e piccole imprese della Vallagarina con alcuni funzionari della provincia, proprio per capire quali sono i meccanismi con cui possono essere erogati i corposi finanziamenti destinati all'innovazione ed alla ricerca. Il seminario era stato organizzato da CEii Trentino ed è stato tenuto da Michele Michelini della Apiae (Agenzia provinciale per l'incentivazione delle attività economiche) e Bianca Angelini (Dipartimento progetto per la promozione dei distretti tecnologici).
All'incontro c'era un bel miscuglio di competenze, da chi produce materiali per attrito a chi si occupa di teleferiche, da chi commercializza prodotti con formichine carine a chi si occupa di biscotti, senza trascurare chi si dedica a restauri, tendaggi, materiale diagnostico, pacchetti informatici, serramenti, mozzarelle, pavimenti in legno, automazione industriale, costruzioni. Ne è uscita una fotografia molto precisa di un mondo, quello delle piccole imprese artigiane, che da anni è abituato a fare i conti con la crisi rimboccandosi le maniche e usando grande responsabilità e coraggio.
«Le risorse ci sono - ha ripetuto Michelini - e sono pronte per essere erogate: però ci deve essere un progetto che porti qualcosa di nuovo sul mercato. Noi vogliamo che voi facciate una barca di soldi, ma devono essere fatti commercializzando i prodotti che escono dalla ricerca e dall'innovazione». Tante le domande, e le perplessità, e le curiosità, attorno a questo "tesoretto" di cui solo una piccola parte viene da fondi europei. «La Provincia - ha ribadito Michelini - crede nel lavoro delle piccole imprese artigiane, e capiamo che alle volte è difficile dedicare del tempo alla ricerca, soprattutto se il personale è ridotto all'osso, ma è proprio qui che serve un aiuto». Due sono ora le leggi che permettono di accedere ai fondi: la 17/1993 «Servizi alle imprese», che copre il 40 per cento, fino ad un massimo di 150.000 euro, e la legge 6/1999 «Interventi della Provincia autonoma di Trento per il sostegno dell'economia e della nuova imprenditorialità». È quest'ultima che garantisce più liquidità, fino all'80 per cento della copertura delle spese, con un massimo di tre milioni di euro.
Udin. La Lega: «Il terrorismo è anche in Friuli Vg» di Gianpiero Bellucci. L’avvertimento dell’assessore Violino: il problema non va sottovalutato. UDINE. «Il terrorismo internazionale è alle porte» e anche in Friuli Venezia Giulia «esistono obiettivi sensibili» che potrebbero finire nel mirino dei kamikaze. Luoghi a rischio, ma anche zone di confine che ogni giorno diventano, come talvolta si scopre, porte di accesso «al nostro Paese per clandestini che arrivano in Italia per sovvertire l’ordine pubblico». L’avvertimento arriva a pochi giorni dal convegno sul «Nuovo terrorismo internazionale: dalla dimensione globale a quella locale», in programma lunedì, alle 17, a Udine, nell’auditorium del palazzo della Regione.
Una giornata informativa presentata ieri dall’assessore alle Risorse rurali, Claudio Violino in rappresentanza dell’assessore regionale alla Sicurezza, Federica Seganti, insieme con il capo della divisione Anticrimine della Questura di Udine, Ezio Gaetano; il presidente della Cisa (Centro italiano sicurezza e autodifesa), Andrea Cainero e il coordinatore del convegno, Marco Cavalli.
Tornando al pericolo concreto che riguarda il nostro territorio, è l’assessore Claudio Violino a lanciare il monito: «Il terrorismo esiste anche nel Nord Est». Basti pensare al Veneto suggerisce Violino «con il caso di Hussein Saber Fadhil, il quarantottenne venditore di kebab residente a Padova, accusato dalla procura di Venezia di essere il capo di una cellula vicina ad Al Qaeda e collegata ad Al Zarqawi o l’organizzazione eversiva di matrice islamica denominata Gruppo Salafita, collegata ad Al Qaida, scoperta poche settimane fa a Vicenza». Insomma, questi casi, avverte Violino «rendono evidente che il problema non è lontano da noi, se il terrorismo esiste a Venezia e a Vicenza, praticamente ce l’abbiamo in casa, è già alle porte». E aggiunge quindi, «sottovalutare questo pericolo sarebbe l’operazione peggiore che si potrebbe fare».
A rendere più chiaro il quadro è il capo della divisione anticrimine, Gaetano. «Il Friuli è certamente terra di legalità dove il tessuto sociale è sano e non corrotto e per questo motivo respinge la criminalità. Questo però – sottolinea il dirigente della questura di Udine – si traduce in un aspetto negativo perché il terrorismo ha bisogno di questa tranquillità per insinuarsi nella società». Un canale d’accesso, spiega ancora Gaetano «è la frontiera di Tarvisio dove transitavano clandestini pakistani che dalla loro terra d’origine arrivavano dalla Slovacchia». Quanto ai cosiddetti obiettivi sensibili Gaetano non si sbottona troppo: «Esistono anche in Friuli Venezia Giulia come esiste la necessità di vigilare su soggetti apparentemente inseriti nella società, ma che possono rappresentare una minaccia».
Il convegno di lunedì prossimo a Udine, al quale parteciperanno l’assessore Seganti e il presidente del Consiglio regionale Maurizio Franz, vedrà la partecipazione di uno dei massimi esperti del settore, Claudio Galzerano, direttore della divisione terrorismo internazionale della direzione centrale della Polizia di prevenzione. Un focus sulla sicurezza dunque, che affronterà nel dettaglio la questione in regione.
Veneto. Veneto, niente più soldi a Roma. I sindaci leghisti vincono sul patto di stabilità e alzano il tiro. di Sergio Luciano. Sarà anche l'alfiere dei moderati, Flavio Tosi, il sindaco di Verona. Sarà anche un paziente negoziatore Luca Zaia, il governatore del Veneto. Eppure è in questa regione che la Lega ha ottenuto la sua prima grande vittoria fiscale in senso «pre-federalista»e si prepara ad alzare il tiro.
Grazie ad una pressione politica concentrica su «Roma ladrona», un drappello di sindaci è riuscito a cancellare uno svarione legislativo che, anziché premiarne i comportamenti virtuosi, li avrebbe amaramente puniti. Un boomerang, un paradosso, l'antifederalismo incarnato in una specie di incubo legislativo. Siccome però la protesta è servita e il trappolone è stato sventato, il metodo è apparso in tutta la sua efficacia. E ora, ingolositi dal risultato, i sindaci veneti stanno alzando la voce, fino a minacciare – per bocca di Gian Paolo Gobbo, primo cittadino di Treviso – lo sciopero fiscale. Con la comprensione dello stesso governatore Zaia. Ma andiamo con ordine. La partita che gli amministratori locali veneti hanno vinto, agendo di bulino giuridico e di encomiabile competenza è stata contro un colossale svarione legislativo: quello contenuto nella legge di stabilità pubblicata a fine 2010 dalla Gazzetta ufficiale, che regolava la finanza locale, per i saldi degli anni a venire, sulla base della spesa corrente media contabilizzata negli esercizi 2006, 2007 e 2008. Ebbene, in 166 municipi veneti soggetti al patto di stabilità, per combinazioni varie i saldi di bilancio di quei tre esercizi erano stati positivi oltre ogni ordinaria possibilità grazie all'insorgere di cause straordinarie. Prenderli a riferimento per determinare la politica economica dei prossimi anni sarebbe stato assurdo, ma la norma di dicembre non ammetteva eccezioni: bisognava far meglio di quel triennio, per eccellente che fosse stato.
E quindi? Quindi questi comuni sarebbero stati costretti a comportamenti amministrativi inverosimilmente virtuosi, pur di osservare il patto di stabilità. Ma hanno detto di no, capitanati dal comune di Loreggia, in provincia di Padova; hanno documentato le loro ragioni, hanno brigato, insistito, minacciato e blandito fino ad ottenere il risultato voluto: rispetto a quanto sarebbe accaduto applicando ciecamente la norma di dicembre questi comuni riceveranno uno sconto medio di circa il 50%. Potranno conservare un po' di margini. A questi 166 comuni verrà restituita – o meglio «non sottratta» - una somma complessiva di circa 50 milioni di euro. Evviva. È per questo che ormai in Veneto serpeggia l'idea del «fai da te» fiscale. Con un amministratore del trevigiano, Antonio Guadagnini, vicesindaco di Crespano, che si era già posto un paio d'anni fa a capo di un movimento deciso a trattenere nei comuni il 20% dell'Irpef e che ora è passato all'indipendentismo spinto. Per Guadagnini è impensabile che dei 44 miliardi di tasse annualmente pagate dai veneti, 20 finiscano a Roma, che peraltro non li tiene per sé. E lui propone di dire «no». Gli fa eco il sindaco di Treviso. Ma anche Zaia sotto sotto approva. E del resto il suo capogruppo in consiglio comunale, Federico Caner, ha già avanzato l'idea di costituire un'agenzia regionale per la riscossione dei tributi, per disintermediare l'erario centrale e trattenere sul nascere le risorse in regione. Del resto, in termini di chiacchiere quotidiane sul federalismo, i dati veri gridano vendetta. Secondo i calcoli della Cgia di Mestre, sono quattro le regioni che danno allo Stato (dati 2008) più di quanto ricevano: Lombardia (+ 28,10 miliardi di euro), Veneto (+4,70 miliardi), Emilia Romagna (+3,14 miliardi) Piemonte (+568 milioni). Inutile dire che il Sud assorbe tutto. Non sarà certo il federalismo blando di Calderoli a sanare questa stortura.
Castelbelforte. Mantova. È scontro anche sul 25 aprile. L'attacco delle Bussolini: frutto di una cultura sinistroide. CASTELBELFORTE. Ha scatenato una reazione inaspettata del sindaco Graziella Bussolini la mozione, presentata dai due gruppi di minoranza nell'ultimo consiglio comunale, sulle celebrazioni per il 150º anniversario dell'Unità d'Italia. «Non accetto di dover dire, sul 25 aprile, cose che non voglio dire come invece vorrebbero le minoranze. È una chiave di lettura di storici di sinistra, di una cultura sinistroide». Tutto nasce dalla mozione presentata a fine gennaio «quando ancora non si sapeva se si sarebbe festeggiato il 150º anniversario dell'Unità d'Italia» ha osservato Fabrizio Sgarbossa, capogruppo di "Viviamo Castelbelforte". La veemenza con cui ha risposto Bussolini trova spunto da un passaggio della mozione (respinta) dove «si impegna il sindaco che gli interventi, i discorsi programmati in occasione del 25 aprile abbiano ad oggetto anche la commemorazione del 150º dell'Unità d'Italia, in particolare invitando personalità, storici, ovvero leggendo brani storici che trattano l'argomento dell'Unità d'Italia». Un impegno che il sindaco non ha proprio gradito sentita la risposta data. Enrico Graziati, capogruppo di Gruppo civico si è detto «esterrefatto dell'intervento del sindaco», e Sgarbossa ha aggiunto che «è stato un intervento di estremo fanatismo politico sull'argomento». Pronta la replica del primo cittadino rivolgendosi a Sgarbossa: «Hai portato la bandiera al collo (fatto accaduto in un precedente consiglio ndr) come un bavaglio. Hai tenuto un comportamento disgustoso e oltraggioso».
Pavia. Truffa da 15 milioni di euro, arrestato imprenditore. Il pavese Roberto Baroni coinvolto nell'inchiesta della procura di Crotone. PAVIA. Nel 2009 era stato sorpreso al confine con la Svizzera con 21 milioni di euro in una valigetta. Il nome di Roberto Baroni, imprenditore pavese di 56 anni da tempo residente in Tunisia (non risultano sue attività in provincia di Pavia) emerge ora da un'inchiesta della Procura di Crotone che ha spiccato 8 ordinanze di custodia cautelare per una presunta truffa da 15 milioni di euro (soldi finanziati dall'Unione europea) ai danni della Regione Calabria. L'arresto riguarda anche Baroni, che risulta irreperibile e ora è ricercato a livello internazionale. L'imprenditore pavese sarebbe il principale collaboratore del presunto ideatore della truffa: Aldo Bonaldi, 52 anni, di Soresina (Cremona), residente nel Principato di Monaco, anche lui irreperibile. Il gip ha disposto la custodia in carcere anche per Giuseppe Carchivi, 49 anni, di Isola Cpo Rizzuto ma residente a Colle Val D'Elsa (Siena), mentre i domiciliari sono stati disposti per Roberto Mercuri, Annunziato Scordo, Michelangelo Marinelli, Corrado Ciccolella e Alessandro Argentini. L'accusa nei confronti degli indagati è, a vario titolo, associazione per delinquere finalizzata alla truffa, alla bancarotta fraudolenta ed al riciclaggio dei proventi ottenuti grazie all'utilizzo dei finanziamenti ottenuti dagli indagati. La presunta truffa riguarda la mancata realizzazione di una centrale a turbogas, che doveva essere realizzata dalla società Eurosviluppo industriale, di cui Aldo Bonaldi è amministratore. Si sarebbe avuto, per questo, un danno per la Calabria di 4 milioni di euro. Un giro di denaro che sarebbe finito nelle mani degli indagati. (m. fio.)
Castiglione. Famiglie in crisi, a Castiglione è boom di richieste alla Caritas. Gli interventi dei volontari sono cresciuti del 20 per cento in un anno. E a rivolgersi all'ente non sono solo gli stranieri: anche molti italiani risentono delle difficoltà economiche. CASTIGLIONE. Una vera e propria emergenza. Difficile descrivere in altro modo la situazione registrata dalla Caritas di Castiglione delle Stiviere. Nell'ultimo anno le richieste di aiuto sono aumentate del 20%. Italiani e stranieri, che continuano a cercare fortuna nell'Alto Mantovano nonostante la crisi economica, chiedono beni alimentari e vestiti. Il problema della casa? E' ormai in secondo piano: per qualcuno l'importante è sopravvivere decentemente.
«Nell'ultimo anno - spiega il presidente dell'associazione Marta Tana, Angelo Beschi, che gestisce il punto di ascolto della Caritas - le persone che ci chiedono aiuto, soprattutto stranieri, sono in aumento. Famiglie messe in ginocchio dalla perdita del lavoro del capofamiglia e senza i soldi per comprare il latte ai figli piccoli. Sono 3.777 gli aiuti concreti, sotto forma di generi alimentari, che abbiamo distribuito: molte persone sono state aiutate più volte e ancora oggi la loro situazione rimane grave».
I dati del 2010 fotografano un tessuto sociale in crisi profonda: la causa, neanche a dirlo, è la mancanza di lavoro e denaro. Ma la Castiglione che gravita attorno alla Marta Tana ha caratteristiche precise, ben più sconcertanti di semplici dati che rispecchiano l'andamento dell'economia locale.
«In generale - continua Beschi - abbiamo erogato 3.200 servizi a persone bisognose, l'anno scorso erano 2.740». Come a dire che già nel 2009 la situazione era allarmante.
Ma incrociando i dati della Marta Tana con quelli demografici, si scopre che Castiglione rimane una meta molto invitante per i migranti in cerca di un'occupazione: nel 2010 sono arrivati 964 stranieri, tra comunitari ed extracomunitari. Soprattutto marocchini (16%) e romeni (13%), ma anche bosniaci, albanesi, cinese, bengalesi, ghanesi, nigeriani e serbi. Queste persone arrivano in un territorio saturo, che non può offrire loro una speranza lavorativa. La povertà e il disagio sociale non risiedono solo ai Cinque Continenti, ma in tutta Castiglione.
In un anno Marta Tana ha ascoltato 2.244 persone bisognose di un sostegno economico immediato. E se è vero che ognuna di queste persone ha una famiglia, calcolando tre persone per nucleo famigliare richiedente, si arriva a 7mila unità, per un comune che ne accoglie 22mila.
«Ma non vuol dire che un un terzo della popolazione è con l'acqua alla gola - precisa Beschi -. Questi dati comprendono anche chi ci ha chiesto aiuto più di una volta. Semmai il numero che deve fare riflettere è quello delle persone che ci hanno contattato per la prima volta: nel 2010 sono 455».
Insomma, i numeri parlano chiaro: Castiglione, in questo preciso momento storico, non può permettersi di accogliere nuovi cittadini. E anzi fatica non poco, nonostante l'attento lavoro dei servizi sociali, a garantire una vita decorosa a molti degli abitanti presenti sul territorio. E non solo. Perchè, nonostante i dati della Marta Tana non siano suddivisi tra italiani e stranieri, Beschi precisa: «Da noi vengono sempre più italiani, soprattutto se prendiamo in considerazione il nostro servizio di mensa: negli ultimi dodici mesi abbiamo distribuito qualcosa come 2.250 pasti. Le persone che vengono a mangiare da noi sono già seguite dai servizi sociali».
Alla Marta Tana si ritirano cibo e indumenti. Qualcuno fa anche la doccia. Una cosa è certa: nel 1997 gli stranieri a Castiglione erano 704 (4% della popolazione), mentre oggi sono 4.672 (21% del totale degli abitanti). In questi quattordici anni la presenza di nuove famiglie sia comunitarie che extracomunitarie è aumentata gradualmente. Ma da qualche anno a questo fenomeno non corrisponde più un trend economico che assicura una sistemazione ai "nuovi castiglionesi".
Quindi la questione rimane aperta: l'Alto Mantovano non è più in grado di accogliere mille nuovi nuclei famigliari ogni anno. E allora che fare? Come dare dignità e speranza a queste persone? L'impegno della Caritas è massimo, ma l'emergenza cresce. Dilaga.

Padova. Coccarde tricolori anti-Lega per l'inaugurazione dell'anno accademico del Bo. Lettera-appello di un gruppo di docenti per legare la cerimonia di venerdì al 150° anniversario dell'Unità d'Italia (17 marzo): "Noi ci sentiamo italiani. Veneti, ma prima di tutto italiani". L'esatto contrario dello slogan del governatore Luca Zaia, invitato nell'aula magna dell'Università. di Fabiana Pesci. PADOVA. L'inaugurazione dell'anno accademico si tinge di tricolore. Domani non sarà solo la prolusione di Cesare De Michelis ad ancorare la cerimonia che ricorda i 789 anni di vita dell'Università di Padova al 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Sul petto dei docenti ci sarà una coccarda con i colori della bandiera italiana. Un appello al Veneto perché sia meno tiepido nel ricordare il 17 marzo 1861. Ed il vento d'italianità che soffierà in aula magna non potrà non sfiorare il presidente della giunta regionale, Luca Zaia, ospite dell'Ateneo. Saranno molti gli sguardi che si poseranno sull'esponente del Carroccio, che non ha mai nascosto di non subire troppo il fascino della ricorrenza.
«Non dimenticare l'8 febbraio 1848», il titolo della lettera-appello sottoscritta da cinque docenti dell'ateneo, Franco Cardin (dipartimento di Matematica pura e applicata), Ettore Fornasini (Ingegneria dell'Informazione), Carlo Fumian (Storia), Giorgio Moro (Scienze Chimiche) e Flavio Toigo (Fisica), indirizzata a tutto il mondo accademico. «Noi ci sentiamo italiani - affermano - veneti, ma prima di tutto italiani. La scelta di invitare colleghi, studenti e personale tecnico-amministrativo ad indossare la coccarda con il tricolore non vuole avere colore politico, tuttavia, quest'anno, ci sentiamo di dover riaffermare un impegno».
I docenti hanno fatto preparare trecento coccarde, interpretando il sentire di molti colleghi. Se temono che Zaia non prenda bene la manifestazione di italianità? «Non cerchiamo lo scontro, tutt'altro». Una speranza c'è: che anche il presidente della Regione indossi il tricolore al suo ingresso al Bo.
A tingere di bianco, rosso e verde l'inaugurazione dell'anno accademico anche la prolusione di De Michelis: «Nacqui veneziano... e morrò per grazia di Dio italiano». E proprio dai 150 anni dell'Italia parte l'appello dei docenti: «Il 150 anniversario dell'Unità d'Italia ci impone, in qualità di componenti della comunità accademica, di ricordare con orgoglio i fatti dell'8 febbraio 1848 ed il contributo alla costruzione dello Stato nazionale da parte degli studenti, del personale e dei docenti dell'Università di Padova. Né possiamo scordare il ruolo straordinario svolto dalla nostra Università nella Resistenza». «Noi riteniamo che l'inaugurazione dell'anno accademico debba rappresentare un'occasione per riaffermare questi intendimenti e, allo scopo di rendere manifesto il comune impegno, invitiamo i partecipanti alla cerimonia di portare al petto la coccarda tricolore».
 

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