giovedì 3 marzo 2011

Mezzogiorno della Sera, politica economica e finanza pubblica. 3 marzo 2011

La Regione presta i propri dipendenti

Atessa, ancora esuberi alla Honeywell Incentivi per i dipendenti che vanno via.

Lavoro in Campania miracolo bipartisan

Un prefetto a Napoli. Morcone in corsa da sindaco per il Pd

Palermo - L’abusivismo? L’ammortizzatore per le povertà sociali della città.

Incompiute, in Sicilia più di mille

Già versati 4,5 miliardi a 20mila piccole e medie

Federalismo municipale: le novità sulla casa

A Matera uno sportello per  un «prestito della speranza»

Modena. Pighi contro la Lega Nord: vado in Procura

Cedolare secca su affitti, ora è legge.

Lampedusa, sindaco: Migranti irregolari, quindi da rinchiudere

Frode fiscale da 15 milioni di euro.


La Regione presta i propri dipendenti - Il Blog del Direttore di Carlo Alberto Tregua
L’amministrazione regionale è forte di 20 mila dipendenti diretti, fra i contrattualizzati a tempo determinato e indeterminato, ma dispensa indennità e prebende a vario titolo ad altri 81.357 siciliani (come pubblichiamo analiticamente in prima pagina). Non comprendiamo perché non usi lo stesso trattamento con i 236 mila disoccupati che hanno gli stessi diritti dei precari.
Tutto il personale costa, secondo il bilancio del 2010, 1,8 miliardi, di cui circa il 10 % è destinato a indennità  a vario titolo. Facendo assistenza a go-go la Regione commette due delitti politici: primo discrimina fortemente i siciliani, da una parte i raccomandati e dall’altra i poveretti; secondo, utilizza le risorse per fare clientelismo e non per costruire opere pubbliche e alimentare gli investimenti.
Sarà noioso ripetere questa valutazione, ma nessuno mai l’ha smentita e dunque essa è incontrovertibile. La cosa più stramba di questo comportamento è che la Regione presta il proprio personale a tante altre amministrazioni, statali e degli Enti locali.
Fra le amministrazioni statali che godono di questo prestito vi sono quelle della Giustizia, degli uffici periferici della Presidenza del Consiglio, dei Lavori pubblici e Infrastrutture e via enumerando. Si tratta di un vero e proprio subdolo, inquinamento delle attività. Ma se la Regione non ha gli occhi per piangere come si può permettere di pagare stipendi a chi non lavora per essa? E poi, perché paga 23 mila dipendenti degli Enti locali? Il Governo regionale non si vuole rendere conto che così comportandosi viola il principio dell’autonomia gestionale che a sua volta inquina i conti di ogni amministrazione calpestando il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione (art. 97 della Costituzione).
Ogni amministrazione, regionale o locale, deve avere il bilancio nel quale sono inserite le spese strettamente necessarie per la produzione dei propri servizi. La ristrettezza finanziaria e il rigore dei Patti di stabilità, europeo e interno, costringono i responsabili politici e amministrativi a rivedere tutti i bilanci. Ma quelli siciliani non lo fanno, con un comportamento a dir poco irresponsabile.
Vi è un’altra questione. In diversi uffici statali sentiamo mugugni e lamentele da parte dei dipendenti, perché sono affiancati da regionali che guadagnano mediamente il 30 % in più e hanno un percorso che li porta alla pensione più breve e con un assegno di quiescienza più elevato. Un malcostume che in questi decenni ha fatto allargare alla Regione i cordoni della borsa verso i propri dipendenti e dirigenti attraverso l’Aran siciliana, che ha il solo scopo di alimentare i privilegi sotto l’usbergo dell’autonomia.
Lombardo ha promesso di cancellare l’Aran regionale demandando a quella nazionale la contrattazione con i propri dipendenti. Ma anche questa promessa non si è trasformata in atto concreto, perché egli è prigioniero della sua burocrazia.
L’enorme quantità di personale regionale, oltre ad alimentare la disfunzione organizzativa della macchina pubblica e il malcontento dei dipendenti statali che lavorano fianco a fianco con essi, ha anche il grave difetto di gravare sulle tasche dei siciliani, perché non essendoci sufficienti risorse, la Regione è costretta ad aumentare al massimo le addizionali statali d’imposta e l’Irap, che è un’imposta propria.
Si tratta di un ulteriore comportamento dissennato che favorisce il clientelismo in modo da trovarsi pronte le truppe cammellate nella prossima tornata elettorale. In Sicilia, ma non solo qui, le competizioni politiche si svolgono sulla base di promesse, non dei progetti. Ogni politico non dice mai cosa ha fatto fino a quel momento ma promette, promette e promette. Un comportamento incivile perché inganna i cittadini i quali sono portati a dimenticare le precedenti promesse e a sperare che quelle novelle siano mantenute. Speranza vana.
È triste non vedere una radicale inversione di tendenza. Ancor più triste è assistere al teatrino fra i diversi protagonisti. Per esempio: Lombardo chiede a Cascio di ridurre del 30 %, pari a 50 mln, le spese dell’Ars. Cascio risponde: “Irricevibile”. Ma il primo perché non presenta un didegno di legge che abroga la l.r 44/65? Se non lo fa, si tratta di un’altra finzione.
Atessa, ancora esuberi alla Honeywell Incentivi per i dipendenti che vanno via. ATESSA. Ci sono ancora 40 esuberi alla Honeywell, la multinazionale dei turbocompressori che occupa 430 addetti. Le assemblee di fabbrica hanno esaminato la situazione dell'azienda a quasi un anno dall'avvio della cassa integrazione.  La direzione dell'azienda americana ha fatto presente ai sindacati che in fabbrica ci sono ancora 40 lavoratori in eccesso rispetto alle potenzialità produttive, che per il 2011 confermano un milione di pezzi. Lo scorso anno era stato varato un piano di mobilità volontaria che prevedeva la fuoriuscita di 115 addetti. Ma finora hanno lasciato lo stabilimento 67 lavoratori.  I sindacati hanno ribadito il "no" alla mobilità coattiva e la Honeywell ha sposato la stessa linea. Tuttavia, al fine di stimolare l'esodo, ha messo ora sul piatto un incentivo di 44mila euro per ciascun dipendente che andrà via, mentre in precedenza le somme variavano a seconda dell'età. L'azienda spera così di raggiungere gli obiettivi di riduzione dell'organico.  Se non ci saranno le ulteriori uscite programmate, secondo la direzione lo stabilimento avrà problemi di competitività. Le organizzazioni dei lavoratori hanno però ribadito che, in caso contrario, la fabbrica dovrà mantenere fermi i livelli occupazionali attuali, perché è altamente concorrenziale e ha raggiunto tutti i parametri di qualità, produttività e soddisfazione del cliente. Nel 2010 sono stati investiti anche 2,5 milioni di euro in tecnologie.
Lavoro in Campania miracolo bipartisan
di Sergio Luciano   Ripartono i bastimenti. E per una volta, a Napoli ne sono tutti felici. E, per una volta ancora più rara, ne sono felici trasversalmente, quelli di destra e quelli di sinistra. È quanto è accaduto al consiglio regionale della Campania la sera del 28 febbraio, quando è stata trasformata in legge una norma portata avanti dalla maggioranza di centrodestra con dentro un emendamento sostenuto dall'opposizione. Di che si tratta? Il bilancio previsionale per il 2011 e il piano triennale 2011-2013 prevede lo stanziamento di ben 500mila euro - sembrano poca roba, ma sono tanti soldi per una regione sull'orlo della bancarotta - per finanziare 100mila borse di studio e lavoro per un programma «Erasmus» riservato a 100mila giovani in tre anni disposti ad andarsene all'estero, purchè nell'Unione europea, a fare stage-lavorativi di nove mesi. L'iniziativa è stata presa in collaborazione con l'Unione europea ed entro il maggio prossimo la regione bandirà un «Erasmus per il lavoro», bando internazionale riservato alle imprese che vogliano prendersi in carico dal primo ottobre 2011 al 30 giugno 2012 giovani fra i 25 e i 29 anni compiuti, pagando loro vitto e alloggio o retribuendoli con non meno di 6 euro l'ora.
Le domande sono riservate ai giovani residenti in Campania al primo gennaio scorso ed entro il 31 agosto prossimo quelle pervenute saranno selezionate in graduatoria, costruite per titolo di studio conseguito, età inferiore e preferenze geografiche più vaste possibili.
Ai corsisti reduci dall'Erasmus, la regione Campania offrirà poi un piano di inserimento per i giovani che avranno concluso gli stage, per favorirne sia l'assunzione in aziende campane, sia l'autoimpiego con erogazione di prestiti a tassi convenzionati.
Un piccolo, grande caso di collaborazione bipartisan in nome di una causa giusta. Anzi sacrosanta, visti i dati sull'emergenza occupazionale in Campania: è la regione europea, su 270 censite, con il più basso tasso di occupati (40,2%, contro la media italiana del 56,7% ed europea del 64,6%); è anche la regione con il più alto tasso di giovani con meno di trent'anni che non studiano più ,ma non lavorano ancora (33,5% contro il 21,2% medio nazionale e il 12,2% medio europeo: sono i cosiddetti «Neet», in sigla inglese: «Non education, employment, training»): sono ben 385mila soggetti, una mina sociale pronta a esplodere. Infine, la Campania è anche la regione dove ci si laurea meno (ha completato gli studi universitari appena il 12,9% della popolazione tra i 30 e i 34 anni contro il 19% dell'Italia e il 32,3% dell'Ue).
Un prefetto a Napoli. Morcone in corsa da sindaco per il Pd
di Antonio Calitri  Dopo il rifiuto del magistrato anticamorra Raffaele Cantone a candidarsi a sindaco di Napoli, il Pd ci prova con il prefetto antimafia Mario Morcone.
E per farlo conoscere meglio prima di affrontare la difficile campagna elettorale napoletana, dalle parti di Massimo D'Alema hanno scovato un testimonial d'oro come lo chef stellato Gianfranco Vissani, con il quale conquistare prima Napoli e poi Puglia e Campania.
Lo chef infatti, è appena diventato gestore di una sala ricevimenti pugliese confiscata alla criminalità e affidatagli proprio da Morcone, attuale direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e apprezzato sia dalle associazioni dell'estrema sinistra e no global che da personaggi del centrodestra come il sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano.
Qualche giorno fa, quando dal cilindro del Pd è spuntato il nome di Morcone per risolvere l'empasse delle primarie, a Napoli si sono chiesti «Morcone chi?». Casertano di nascita ma cresciuto a Napoli, il prefetto Morcone ha un curriculum di tutto rispetto e tra i tanti ruoli che ha ricoperto è stato capo del dipartimento dei vigili del fuoco, superprefetto per l'immigrazione, commissario prefettizio al comune di Roma quando Walter Veltroni si dimise per candidarsi a premier e attuale direttore dell'agenzia per la gestione e la ricollocazione dei beni confiscati ai clan.
Una consuetudine con le emergenze e la criminalità che ne fanno davvero la figura giusta per mettere un po' ordine nel capoluogo campano.
Vanta inoltre un legame con i centri sociali, le associazioni di lavoro e di recupero come quella di Don Ciotti, che hanno spesso collaborato proprio nel recupero dei beni confiscati e infine, per non farsi mancare nulla, anche un passato nella democrazia cristiana al fianco di Ciriaco De Mita.
Tratti che ne fanno una figura molto interessante, tanto che alcuni deputati napoletani che lo conoscono bene pensano che possa rappresentare quella figura di unione che va dalla sinistra estrema al terzo polo e ieri si esprimevano sul Riformista dicendo che il prefetto «è amato anche dai centri sociali, oltre che in ottimi rapporti con i moderati visto che viene dalle giovanili della Dc».
E così Morcone, grazie al lavoro fatto fino ad ora e all'ultimo colpo di scena gastronomico che gli apre anche la strada alla sinistra radical chic al caviale, potrebbe sfondare davvero. E risolvere a Pier Luigi Bersani e al presidente del Copasir, sia il problema napoletano che quello pugliese.
Già perché la crescita della figura di Morcone e la rete di conoscenze che ha costruito in questi anni potrebbero offuscare proprio il governatore Nichi Vendola e non solo in Campania ma anche in Puglia. Dove appena decollerà il nuovo «Parco dei Templari» di Altamura che ha preso in gestione lo chef dalemiano, non mancherà di fare capolino. Ma soprattutto partendo dalla cittadina pugliese che Vendola ha trasformato nel paese della focaccia che ha battuto McDonald's, metterà proprio in ombra quella storia. Per poi allargarsi al resto della regione e insieme a Morcone diventare una nuova spina nel fianco per il governatore.
Palermo - L’abusivismo? L’ammortizzatore per le povertà sociali della città. di Luca Insalaco
Scarsa l’attenzione verso gli ambulanti non in regola e le ripercussioni sull’economia sana. Gli esercenti dopo il ciclone-vigili: “Zone franche che alimentano presunti diritti”. PALERMO – La Polizia municipale di Palermo è nell’occhio del ciclone dopo la morte di Noureddine Adnane, il venditore ambulante marocchino che si è dato fuoco dopo l’ennesimo controllo subito dai caschi banchi ed il conseguente sequestro della merce della propria bancarella posizionata, con regolare licenza, in via Ernesto Basile. Un episodio, questo, che ha colpito allo stomaco la città ed ha acceso i riflettori sul modus operandi dei vigili urbani. Se sulla morte dell’immigrato sono in corso le indagini della magistratura, in città la tensione tra ambulanti - immigrati e non - e polizia municipale è alle stelle.
Segni tangibili del clima che si respira nel capoluogo sono stati l’attentato incendiario contro un’auto dei vigili parcheggiata davanti Palazzo delle Aquile e il tentativo di un ambulante palermitano di darsi fuoco nel comando dei vigili di via Dogali dopo il sequestro del furgone utilizzato per il lavoro.
Il consigliere comunale del Pd, Davide Faraone, invoca una verifica sulla gestione del corpo di polizia e la rimozione dei vertici qualora da queste dovessero emergere delle responsabilità. Un’interrogazione urgente su quanto accaduto in via Basile è stata inoltre presentata dal capogruppo IdV a Sala delle Lapidi, Fabrizio Ferrandelli, secondo il quale “il principio di legalità non può essere affermato solo con la vessazione degli ambulanti, ma consiste nel riuscire a tutelare veramente il diritto al lavoro di tutti”. Ferrandelli, come pure le associazioni di categoria, puntano il dito contro la mancanza di progettualità dell’amministrazione comunale, anche se da punta di vista diversi.
“Per anni – dice il presidente di Confesercenti Palermo – l’abusivismo commerciale è stato considerato un ammortizzatore sociale figlio del motto ‘meglio qui che a rubare’. Nessuno si è mai preoccupato delle conseguenze economiche e sociali degli ambulanti non in regola e tantomeno delle ripercussioni sull’economia sana della città”.
“In questo contesto la tracotanza degli abusivi - prosegue il presidente dell’associazione - ha raggiunto limiti notevoli tanto da intimidire, in interi quartieri della città, gli operatori in regola e le stesse forze dell’ordine. Si sono create delle vere e proprie zone franche che alimentano aspettative e presunti diritti”. Per Felice, “senza un messaggio chiaro ed univoco in materia di lotta all’abusivismo, senza la realizzazione di un vero e proprio piano di riordino del commercio su aree pubbliche, senza un progetto di ripristino della legalità il ripetersi di episodi simili o altri atti di violenza sarà inevitabile”.
Intanto, il regolamento comunale sui venditori ambulanti è stato al centro di un incontro tra l’amministrazione comunale ed i sindacati. I segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil hanno avanzato alcune proposte come l’ampliamento a due ore della fascia oraria di sosta, l’istituzione di un mercatino periodico dedicato ai commercianti che espongono prodotti etnici di diversa provenienza estera e l’introduzione di un delegato del titolare dell’autorizzazione alla vendita che possa sostituirlo in caso di breve assenza, senza dover incorrere così nel rischio di multe.
“Abbiamo messo a disposizione del Comune – ha dichiarato Mimmo Di Matteo, segretario provinciale Cisl Palermo - i nostri mediatori per un corso di arabo e di altre lingue straniere rivolto al personale dell’assessorato Attività produttive e agli agenti della Polizia municipale per agevolare il dialogo con i venditori stranieri ed evitare ogni possibile malinteso”. L’assessore Bruscia ha dato la propria disponibilità ad attivare un tavolo tecnico che riunisca periodicamente le parti sociali e le istituzioni per affrontare le problematiche legate agli ambulanti.
Incompiute, in Sicilia più di mille
di Rosario Battiato
Opere. Strutture mai ultimate nella regione degli sprechi.
Soldi “buttati”. Tra le regioni italiane il numero delle opere incompiute oscilla di anno in anno, ma la Sicilia è sempre in cima per lavori non ultimati che hanno generato “cattedrali nel deserto”.
Il “caso” di Giarre. La cittadina catanese che ha speso in più di vent’anni circa 23 milioni di euro in opere mai venute alla luce, è conosciuta come la capitale europea dell’incompiuto.
Già versati 4,5 miliardi a 20mila piccole e medie
I. B. ROMA
Sono oltre 20.000 le imprese di dimensioni medio-piccole, e con i conti in ordine, che hanno ottenuto 4,5 miliardi di finanziamenti attingendo - tramite le banche - allo speciale plafond proveniente dal risparmio postale messo a disposizione dalla Cassa depositi e prestiti nell'ambito della sua missione storica di sostegno allo sviluppo e all'economia del paese.
Questo plafond è decollato verso la fine del 2009 con una portata da 8 miliardi: è stato destinato a favorire l'accesso al credito delle Pmi come uno dei nuovi strumenti messi in campo dalla Cdp in risposta alla crisi economico-finanziaria internazionale scoppiata nel 2008. L'operazione sta marciando a gonfie vele, a giudicare dall'accelerazione emersa nei primi due mesi di quest'anno e all'ammontare contrattualizzato finora: le erogazioni 2011 al 28 febbraio sono state pari a 1,7 miliardi, contro i circa 2,5 miliardi messi a segno nell'intero 2010, mentre il totale finanziato e non ancora erogato complessivamente ha raggiunto quota 7 miliardi. Avvicinandosi velocemente al tetto degli 8 miliardi. Con una semplice proiezione, basata sull'erogazione media di 200.000 euro circa, le Pmi interessate a questa iniziativa - che consente di finanziare spese di investimento o coprire incrementi del capitale circolante - dovrebbero essere oltre 40.000.
La scesa in campo della Cdp nel mondo dell'erogazione del credito alle imprese sta funzionando perchè le Pmi vanno alla ricerca di finanziamenti a medio-lungo termine a costi competitivi e perchè la Cassa ha evitato di entrare in diretta competizione con le banche, assumendo un ruolo complementare a quello del sistema bancario e operando sulle scadenze più ostiche, quelle a medio-lungo termine. Le erogazioni sono decollate a cinque anni e ora spaziano sui tre, sette fino alla novità recente dei dieci anni. Tutte le principali banche e gran parte degli istituti finanziari di taglia medio-piccola e a vocazione locale hanno sottoscritto finora tre convenzioni con la Cdp per utilizzare il plafond, impegnandosi in contropartita a un'operazione trasparenza: sono tenuti infatti a rendere noto, all'impresa debitrice, il costo della raccolta sostenuto in base ai tassi applicati da via Goito. Un costo che, proveniente dal risparmio postale, è sicuramente vantaggioso rispetto alle fonti di raccolta di mercato accessibili alle banche.
Nel futuro della Cassa, le imprese soprattutto Pmi avranno un peso crescente. Al di là del plafond, che è stato avviato con un bacino da 8 miliardi ma che potrebbe essere aumentato per soddisfare la domanda in eccesso al roll-over delle erogazioni, la Cdp offre oramai una vasta gamma di strumenti nel settore del debito e dell'equity a sostegno del mondo delle imprese private sane.
L'istituto di via Goito opera già assieme alla Sace nell'export finance: la nuova Export banca, infatti, attraverso le banche e anche direttamente favorisce l'accesso al credito delle imprese che intendono internazionalizzarsi: un prodotto ancora poco noto. In prospettiva, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha annunciato che la Cassa dovrà ispirarsi al modello della tedesca Kfw per offrire supporto alle imprese italiane all'estero: la Cdp dovrà attrezzarsi, fors'anche espandendo la rete estera, per finanziare progetti oltreconfine e poi trasferire le commesse alle aziende italiane. Per quanto riguarda la ricerca e l'innovazione, la Cassa intende rilanciare - attraverso una corposa operazione di snellimento delle procedure - il Fondo rotativo per le imprese (Fri) che offre credito agevolato (con il differenziale rispetto ai tassi di mercato a carico delle casse dello stato).
Sul fronte dell'equity, la Cdp è già attiva con la sua partecipazione al Fondo italiano di investimento per incentivare la ricapitalizzazione e aggregazione delle Pmi.
Federalismo municipale: le novità sulla casa
3 marzo 2011. Al termine dell’iter legislativo per l’approvazione del decreto sul federalismo, aprrovato già a Montecitorio, tra le altre cose, alcune novità riguarderanno gli immobili, i proprietari d’immobili e i potenziali acquirenti.
Prima novità tra tutte, e certamente più discussa, è la cedolare secca che sarà eventualmente in vigore da subito; si tratta di un regime fiscale alternativo (in quanto caratterizzato da scelta facoltativa del contribuente che potrà volendo optare per il vecchio regime Irpef) da applicare sui redditi da locazione immobiliare abitativa. In pratica sarà possibile scegliere questa nuova tassazione che consiste in un’unica aliquota del 19% se il contratto è a canone concordato, e del 21% se a canone di libero mercato.
Seconda novità, riguardante le compravendita immobiliari, per le quali dal 2014, sarà applicata l’imposta di registro in misura ridotta rispetto a quella di adesso. Si passerà dal 3% al 2% del valore catastale comprensivo anche di imposta ipotecaria e catastale (che oggi si pagano in misura fissa pari ad euro 168) se prima casa, mentre per altri acquisti l’imposta sarà del 9%.
Infine la vecchia Ici sarà sostituita dall’Imu (Imposta municipale unica) sempre a partire dal 2014 e solo per le seconde case, verrà corrisposta nella misura del 7,6% in sostituzione di Ici ed Irpef. C’è chi ha parlato di nuova tassa patrimoniale, ma il governo rassicura.
A Matera uno sportello per  un «prestito della speranza»
MATERA – Le opportunità di sostegno al reddito delle famiglie e a piccole realtà produttive in difficoltà legate alla fruzione del “Prestito della Speranza” sono state illustrate oggi ai giornalisti nel corso di un incontro promosso dalla diocesi di Matera-Irsina e dalla Caritas. Il Prestito della Speranza – ha ricordato l’arcivescovo di Matera, monsignor Salvatore Ligorio – è un fondo di garanzia per le famiglie promosso dalla Conferenza episcopale italiana, basato su una convenzione con l’Associazione bancaria italiana, e gestito a livello locale da un ufficio diocesano.
L’accesso al credito è garantito a famiglie che versano in condizioni di “vulnerabilità economica e sociale”, legate anche alla disoccupazione di capifamiglia, lavori precari e irregolari. Hanno accesso al fondo di garanzia i prestiti per il credito sociale alle famiglie, di importo non superiore a seimila euro, ed è prevista l’attivazione di microcrediti a imprese di importo non superiore a 25mila euro.
Il fondo di garanzia è stato costituito dalla Cei con il contributo di donazioni. Ha una dotazione di 30 milioni di euro e può erogare finanziamenti per 120 milioni. La Cei ha inserito tra le opportunità del Fondo anche casi legati al reinserimento lavorativo, prestiti per il mantenimento di neonati e per studenti.
Modena. Pighi contro la Lega Nord: vado in Procura
Barberini: il Comune affida lavori a ditte casalesi. Pighi: risponderà per le insinuazioni. MODENA. "Le operazioni di assegnazione dei lavori si sono svolte nel massimo della regolarità, la Lega Nord risponderà delle sue insinuazioni davanti al Procuratore". Un infuriato Giorgio Pighi ha difeso a spada tratta il Settore dei lavori pubblici del Comune, bersagliato dalle critiche leghiste per la concessione dei lavori di copertura della Curva Sud dello stadio "Braglia" e di sostituzione dei serramenti nella scuola elementare Gramsci a ditte di Casal di Principe, zona ad alto rischio camorra.
Stefano Barberini, consigliere comunale leghista, nei giorni scorsi ha depositato un'interrogazione in cui ricorda come l'amministrazione modenese abbia affidato i lavori allo stadio ad un'associazione temporanea d'impresa facente capo a Beta Persei Srl di Bitonto (Bari) e guidata dalla Galeone Armando di Casal di Principe (Caserta) per un importo pari a 867mila euro. Sempre originaria di Casal di Principe è La Volpe Società Cooperativa che si è occupata di intervenire alla scuola Gramsci per una cifra di 263mila euro. Ricordando i problemi legati alla terra di Casal di Principe (leggi camorra e clan dei casalesi), Barberini ha chiesto alla giunta il motivo dell'affidamento dei lavori proprio a queste ditte e non ad altre società modenesi.
L'architetto Fabrizio Lugli, dirigente del settore Lavori pubblici ha spiegato per filo e per segno lo svolgimento dei fatti riguardanti soprattutto l'impianto sportivo cittadino per eccellenza: "Nel 2005 - ha esordito - si è tenuta una gara pubblica a livello nazionale che ha ottenuto la partecipazione di 22 ditte con ribassi compresi fra il 9 e il 13%. La ditta vincitrice si è aggiudicata i lavori con un ribasso del 12%. Dopo una prima verifica alla Camera di commercio con esito positivo, abbiamo chiesto un'ulteriore verifica alla Prefettura di Modena che ha interrogato il Dipartimento sicurezza del Ministero dell'Interno di Roma, il quale ha certificato ancora una volta come la ditta avesse rispettato tutti i requisiti della normativa anti-mafia". Questa ulteriore verifica in sede romana normalmente sarebbe prevista per operazioni di entità uguali o superiori a 5 milioni di euro: "Per scrupolo - ha aggiunto Lugli - abbiamo chiesto un ulteriore accertamento: del resto, i lavori si sono svolti regolarmente, gli operai non hanno subito infortuni, i sindacati non hanno segnalato anomalie, la Curva Sud ha superato il collaudo e attualmente viene utilizzata per le attività dello stadio Braglia". Il sindaco Pighi, indignato come in poche occasioni, ha preso le parti dei suoi dirigenti: "L'interrogazione ha un contenuto tale che impone la trasmissione del testo alla Procura della Repubblica - ha detto - Qui abbiamo un'interrogazione in cui mi si chiede per quale motivo il Comune abbia violato la legge: le gare d'appalto sono portate avanti dai dirigenti dell'amministrazione e qui c'è un attacco alla loro professionalità". Il consigliere provinciale Pd Fausto Cigni definisce la presa di posizione della Lega "una bufala madornale. Non è detto che uno che è di Casal di Principe sia necessariamente un camorrista". Il collega Bruno Rinaldi, Pdl, ha aggiunto: "Ho amici casalesi e sono delle ottime persone".
Cedolare secca su affitti, ora è legge. Con l’approvazione ieri alla Camera della legge sul cosiddetto federalismo fiscale, vengono introdotte alcune novità di estremo rilievo, soprattutto per la tassazione locale sugli immobili. Da mesi si era aperto un vero giallo sul destino della cedolare secca intorno al 20% da applicare sui canoni di locazione; prima annunciata in occasione dell’approvazione della legge di stabilità, poi rimandata, ma ora finalmente di nuovo introdotta, a partire dall’1 gennaio. In concreto, il proprietario che cede un immobile in locazione abitativa, potrà optare per due nuovi regimi fiscali: un’aliquota secca del 21% sul canone a mercato libero, del 19% per il canone concordato. Le aziende che locano un immobile continueranno, invece, a sottoporre il canone all’assoggettamento Ires.
Dunque, i risparmi potrebbero essere davvero importanti, soprattutto per i redditi più alti. Infatti, più alto è il reddito del proprietario dell’immobile, più alta è l’aliquota Irpef a cui fino ad oggi l’introito del canone era assoggettato. Nel caso di redditi marginali con aliquota al 43%, ad esempio, il risparmio è del 22% sull’importo annuo del canone (43% – 21%).
Per i redditi molto bassi, ad esempio, per i proprietari che dichiarassero reddito nullo, o al di sotto della soglia degli otto mila euro (la”no tax area”), è evidente che converrà tenere il vecchio regime.
Discorso un pò più complesso per il regime agevolato, ossia per la tassazione sui canoni concordati; la legge attuale, infatti, prevede un abbattimento dell’imponibile del canone del 40,5%, il che rende più complicato il calcolo, che secondo alcuni, renderebbe la nuova cedolare secca al 19% vantaggiosa per redditi superiori a 28 mila euro annui.
Lampedusa, sindaco: Migranti irregolari, quindi da rinchiudere
“Tendopoli in Maghreb serviranno a rallentare gli sbarchi”. “Abbiamo dimostrato di essere una popolazione accogliente”
Roma, 3 mar (Il Velino) - I migranti che giungono a Lampedusa “sono irregolari” e quindi “finché non richiedono lo status di rifugiati dovrebbero essere rinchiusi”. Lo ha detto il sindaco di Lampedusa Bernardino De Rubeis a “La telefonata” di Maurizio Belpietro a “Mattino cinque”. Il primo cittadino dell’isola si è anche detto “convinto” che l’allestimento di tendopoli in Maghreb serviranno a rallentare gli sbarchi. “Abbiamo dimostrato di essere una popolazione accogliente nella consapevolezza che non si può accogliere tutti, ma in presenza di una guerra e una tirannia l’Italia è sempre pronta fare sua parte - sottolinea il sindaco -. Ci stiamo comportando come in caso di un’emergenza umanitaria, nessuno infatti parla di respingimenti”. Quanto all’indagine a suo carico per istigazione all’odio razziale aperta dalla Procura di Agrigento il primo cittadino ha detto di essersi “limitato a fare un’ordinanza antibivacco e antiaccattonaggio come ce ne sono decine in tutta Italia”. E che per questo l’accusa di essere razzista lo fa “incavolare da morire”. Quanto agli sbarchi, sarebbero undici quelli avvenuti nella giornata di ieri, che hanno fatto giungere a Lampedusa 720 tunisini, fra cui una sola donna. Dati contrastanti con quelli diffusi ufficialmente, che parlano di circa 500 nuovi arrivi.
(fan) 3 mar 2011 09:21
Frode fiscale da 15 milioni di euro. Arrestate 37 persone nel napoletano. Rilasciavano false fatture per prestazioni sanitarie mai effettuate da detrarre nelle tasse. Sotto sequestro due Caf
NAPOLI - Promettevano ai contribuenti una riduzione delle tasse grazie rilascio di false fatture per prestazioni sanitarie mai ricevute. Una frode fiscale per 15 milioni di euro è stata scoperta dai militari della Guardia di Finanza di Napoli. Sono 37 le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla magistratura. Sotto sequestro sono finiti anche due centri di assistenza fiscale. Ottanta le perquisizioni in corso. Secondo quanto accertato, sarebbe stata offerta ad almeno 700 contribuenti la possibilità di detrarre spese sanitarie dalla dichiarazione dei redditi attraverso la falsificazione di documentazione intestata a ignari medici e cliniche napoletane. Numerosi i professionisti coinvolti.

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