martedì 1 marzo 2011

Federali della Sera. Oggi mesto addio. Sui monumenti fascisti si andrà avanti con il depotenziamento e la storicizzazione. Si chiude un'epoca dettata più da motivi propagandistici che da una vera convinzione politica, cui si aggiunge la neanche tanto velata voglia di contrapposizione nei confronti del consenso crescente. La boca se la liga solo ai sachi. La filosofia di fondo. Nessuno ci aveva ordinato di andare in Libia. 1 marzo 2011.

Sezione Forza Oltre padania:
Bozen. Pd e Svp: raggiunta una prima intesa sul plurilinguismo.
Bozen. Bolzano: contributi provinciali al Comune per risanare palazzi in centro città.
San Marino - Mafia: "Profonda inquietudine".
 
Sezione i padani mungono piscine:
Piovesana. Treviso. Le imprese distribuiscano gli utili».
Reggio Emilia. Ci hanno abbandonato, sono tornato a bordo di un traghetto greco».
Modena. Vigili del fuoco di Modena: "Di piscine ne avremo fin troppe. In 200 metri saranno tre".
Ceresara. Mantova. Il sindaco leghista di Ceresara.
Veneto. Nelle sentenze poco federalismo.
Torreglia. Padova. Oggi mesto addio alla Carrier.
Saonara. Padova. Inno di Mameli al palasport La Lega: «Solo propaganda».

Sezione affitti:
Roma. Affittopoli romana: nel mirino dei pm quattro anni di vendite e locazioni.
Bozen. Pd e Svp: raggiunta una prima intesa sul plurilinguismo. Tommasini e Theiner: gruppo di lavoro sull'apprendimento delle lingue. Sui monumenti fascisti si andrà avanti con il depotenziamento e la storicizzazione. Accordo anche sui toponimi. di Maurizio Dallago. BOLZANO. Gruppi di lavoro su apprendimento linguistico e federalismo fiscale. Soluzioni condivise per toponomastica e monumenti d'epoca fascista. Questo il risultato dell'incontro tra vertici del Pd e della Svp, servito a rafforzare l'intesa tra i due partiti dopo le polemiche sui temi identitari.
«Vogliamo studiare insieme tutta la questione dell'apprendimento linguistico, per individuare, sempre mantenendo il principio della scuola nella propria madrelingua, proposte per incentivare il plurilinguismo, dando a tutti ulteriori e maggiori strumenti per imparare le lingue», afferma al termine della riunione chiesta dal Pd al partito di raccolta, l'assessore provinciale Christian Tommasini. «Anche il gruppo tedesco ha necessità di imparare meglio la lingua italiana, ecco il motivo del gruppo di lavoro di cui faranno parte gli assessori competenti alla scuola e da parte Svp Stocker, Pichler Rolle e Stirner Brantsch: con il Pd c'è perfetta sintonia sul fatto che non ci sia bisogno dell'immersione», sottolinea l'Obmann Richard Theiner. «In tre mesi si avranno i risultati e verranno analizzate tutte le possibilità che iniziano a prendere piede, come lo scambio di classi», ancora Tommasini. Sulla toponomastica i vertici dei due partiti - per la Svp c'erano Durnwalder, Theiner, Stocker, Widmann, Pichler Rolle e Achammer mentre la delegazione Pd era composta da Frena, Tommasini, Bizzo, Costa, Gnecchi e Rossi - concordano su un ulteriore approfondimento del disegno di legge presentato dalla Stella alpina in consiglio provinciale, «al fine di trovare soluzioni condivise». Con i democratici a rimarcare che la Consulta provinciale che deciderà sui nomi sia paritetica rispetto ai gruppi linguistici. Un rinvio del ddl - ma solo di breve durata - rientra anche nei piani della Svp per superare l'impasse legata alla nomina di Unterberger in consiglio provinciale.
Sui momumenti è stata ribadita la volontà di apporre le targhe esplicative nei tre ossari di Burgusio, San Candido e Colle Isarco, di depotenziamento e storicizzazione del monumento alla Vittoria e del duce a cavallo in piazza Tribunale. Sul monumento all'Alpino di Brunico con ogni probabilità si andrà verso la realizzazione di una nuova scultura, nel quadro della ristrutturazione della piazza. Infine, gruppo di lavoro Pd-Svp anche sul federalismo fiscale, per avanzare un'unica proposta in materia di sgravi Irpef.

Bozen. Bolzano: contributi provinciali al Comune per risanare palazzi in centro città. BOLZANO. Costruire sul costruito e non solo consumando terreno verde. Dalle buone intenzioni a qualcosa di concreto. La Provincia modificherà la legge sull'edilizia agevolata prevedendo contributi a fondo perduto non solo per le zone di espansione, ma anche per operazioni edilizie che prevedano il recupero di cubature in centro o nei quartieri. La giunta provinciale nelle scorse settimane ha iniziato a discutere del nuovo filone che si aprirà nell'edilizia agevolata. La delibera, che dovrebbe essere pronta per la seduta di giunta della prossima settimana, verrà presentata dall'assessore all'edilizia abitativa Christian Tommasini, che ricorda: «La previsione di spingere per il recupero di cubatura era già stato inserito nella riforma dell'edilizia agevolata. Ciò che mancava è la delibera attuativa ed è questa che stiamo predisponendo».
La filosofia di fondo, conferma Tommasini, «è spingere perché l'edilizia sfrutti di più quanto già esiste, per rispamriare terreno verde. Come abbiamo visto anche nelle ultime polemiche su Bolzano, il reperimento di nuove aree è sempre complicato». Così cambieranno le regole. Finora, ricorda Tommasini, «venivano agevolati solo i terreni. Questo significa che per operazioni di edilizia agevolata il costo del terreno in zona di espansione veniva coperto per il Comune da una parte di mutuo provinciale e da una parte di contributo a fondo perduto». La novità prosegue Tommasini, «garantirà alla cubatura esistente la medesima procedura valida per i terreni». Insomma, i Comuni per garantire operazioni di edilizia agevolata potranno acquistare edifici da risanare o da abbattere e ricostruire, garantendosi un 50 per cento di contributo provinciale a fondo perduto. Saranno poi le cooperative o i singoli iscritti alle liste apposite a entrare in campo successivamente. Il contributo provinciale a fondo perduto riguarderà i costi di risanamento. Prosegue Tommasini: «Si potrà arrivare a un contributo fino al 50 per cento sui costi di costruzione. Attualmente il costo di costruzione è fissato in 350 euro al metro cubo, il contributo potrebbe essere quindi fino a 165 euro a metro cubo, ma si sta studiando la differenza tra comuni grandi e piccoli per modulare quella dicitura "fino a..."». Questa parte del lavoro viene seguito dagli uffici dell'assessore ai lavori pubblici Florian Mussner, che porterà in giunta una comparazione dell'ufficio estimo provinciale tra i costi di costruzione a Bolzano, Sluderno e S. Martino in Passiria. E' prevedibile che l'opportunità verrà colta soprattutto nei centri maggiori, dove è consueto abitare in palazzi con più appartamenti, mentre nei comuni più piccoli è preferita l'abitazione a schiera con giardino. La novità dell'agevolazione provinciale allargata dai terreni alle cubature costruite da risanare si affianca all'altra operazione in tema di «costruire sul costruito». Il programma per il ceto medio oltre al reperimento di nuove aree edificabili punterà sull'acquisto di alloggi già costruiti. L'assessorato all'edilizia abitativa sta preparando i bandi che prevederanno anche questa modalità. (fr.g.)
San Marino - Mafia: "Profonda inquietudine". Il Psrs: "L'azione di contrasto alla criminalità organizzata è insufficiente". SAN MARINO - La maggioranza ha finito la sua corsa. È ora di dare spazio a "una fase politica basata sulla collaborazione tra le forze responsabili disponibili al cambiamento, alle riforme e al rinnovamento". Il Partito socialista riformista sammarinese esprime in una nota "profonda inquietudine per le ultime vicende giudiziarie e le recenti dichiarazioni" sulla "presunta presenza del micidiale fenomeno delle infiltrazioni malavitose nel tessuto economico e sociale" di San Marino. Da cui, da un lato, "emerge in maniera estremamente chiara l'inidoneità e l'insufficienza dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata". Dall'altro il fallimento del Patto per San Marino, nonostante "le gaudenti e ingiustificate celebrazioni del trionfo" al termine dell'ultima seduta consiliare.
A riportare tutti sul pianeta Terra, scrive il Psrs, ci ha pensato il procuratore capo di Rimini, Paolo Giovagnoli, "segnalando in modo inequivocabile l'inadeguatezza degli standard regolamentari adottati dal governo di San Marino per prevenire e reprimere la presenza in territorio di temibili organizzazioni criminali". Giovagnoli nei giorni scorsi ha infatti sottolineato che "si ha ancora l'impressione che ci sia un'estrema reticenza" da parte sammarinese: "Se la prendono con Tremonti e fanno di volta in volta, passo passo, quello che gli sembra inevitabile. Non c'è un vero collegamento, una leale collaborazione. Mi sembra che il rispetto delle regole stenti a ingranare pienamente". Parole come macigni "per rilevare le lacune e le mancanze sammarinesi rispetto alla lotta contro i fenomeni malavitosi". E che fanno cadere nel vuoto, termina la nota, "gli slogan, gli annunci e le rassicurazioni, pronunciate in totale confusione da esponenti di governo e del Patto per San Marino".
Piovesana. Treviso. Le imprese distribuiscano gli utili». Il ministro a Piovesana: «Il governo ha fatto, non può preferire il vuoto a noi». Il Governo risponde all'ultimatum dell'imprenditoria trevigiana. Rilanciando. «I lavoratori devono essere messi nelle condizioni non solo di condividere i sacrifici per l'uscita dalla crisi, ma anche i risultati». Lo afferma il ministro del Lavoro e del Welfare, Maurizio Sacconi.  Ministro Sacconi, l'imprenditore Piovesana ha evidenziato nella sua lettera il crescente malumore di tanti colleghi per un'azione di governo che sembra paralizzata e chiede alla presidente di Confindustria di dare un ultimatum a Berlusconi.  «Io non credo che un imprenditore possa desiderare il vuoto politico. Non credo che possa sottovalutare la disciplina di bilancio praticata in questi anni dal ministro Tremonti e la stabilità che ne è derivata, la politica della sicurezza del ministro Maroni, le riforme di Gelmini che mettono mano al disastro educativo, la scossa di Brunetta alla pubblica amministrazione, tutti cambiamenti garantiti dalla forza politica di Berlusconi. Io so, invece, che le alternative a Berlusconi sono tutte all'opposto di ciò può auspicare un imprenditore come ha potuto sperimentare nei due anni di Prodi».  Se il vuoto politico non c'è, come lei sostiene, di che cosa dovrebbero occuparsi invece gli imprenditori trevigiani?  «Sono chiamati ad una seconda riorganizzazione produttiva, dopo quella nella terribile recessione dei primi anni'80, quando hanno dato il meglio di loro stessi. Gli ultimi due anni hanno portato a una nuova dislocazione dei consumatori nel mondo. E si tratta ora di raggiungerli in termini competitivi. Governo e Regioni sanno di dover accompagnare questi processi di aggiustamento investendo nelle infrastrutture, nell'energia, nella formazione e più in generale in regole più semplici. Allo stesso tempo devono proteggere le persone che ne sono colpite con gli ammortizzatori sociali e con il ricollocamento in un altro lavoro».   Ma la ricollocazione di chi lascia l'azienda in crisi si è rivelata problematica nella nostra provincia.  «Eppure è possibile. Attraverso il coinvolgimento dei sindacati nelle attività di incontro tra domanda e offerta di lavoro e una formazione degli adulti più efficace. E per i giovani il coinvolgimento delle imprese nelle università e negli istituti tecnici può consentire quella integrazione tra apprendimento e lavoro che li rende più occupabili».  La Cgil trevigiana sostiene che lei sta sottovalutando la crisi, parlando enfaticamente di ripresa e osservando che soltanto una parte degli ammortizzatori sociali viene utilizzato?  «E' falso. Tanto è vero che ho voluto una disponibilità di risorse per gli ammortizzatori sociali che non ha precedenti nella storia d'Italia. Oltre 60 mila miliardi di vecchie lire. E per fortuna l'Inps ci dice che la cassa integrazione autorizzata è poi effettivamente utilizzata a meno del 50%. La realtà va letta tutta, nelle ombre e nelle luci, altrimenti è puro disfattismo».  Le aziende in crisi sono solite incentivare le dimissioni dei loro dipendenti. L'Electrolux a Forlì è arrivata a 25 mila euro a testa. Accadrà anche a Susegana. Non sarebbe più utile destinare questi incentivi alle imprese affinché li riassumono?  «Abbiamo generalizzato la trasformazione dei sussidi in incentivi per chi rioccupa i lavoratori che li ricevono. Le imprese possono peraltro dare anche incentivi individuali».  I premi di risultato, che ogni azienda pratica, potrebbero essere trasformati in partecipazioni dei lavoratori all'utile o al capitale delle loro aziende?  «Io credo che quello che conta sia via via far partecipare i lavoratori ai risultati dell'impresa in termini di reddito».  Quindi di utile. Ma non è ancora partecipazione al capitale.  «Questa è una libera scelta delle imprese. Intanto osservo che sono molto importanti gli accordi aziendali o territoriali che consentono di accedere a quella detassazione del lavoro che ho fortemente voluto. C'è una bella differenza tra il 10% e le aliquote dal 23% in su».  Oggi Electrolux e sindacati si rimetteranno al tavolo per iniziare la trattativa sul piano industriale e gli 800 esuberi. Lei ha già detto da che parte sta, quella del lavoro. Quindi che cosa si augura dal nuovo confronto?   28 febbraio 2011
Reggio Emilia. Ci hanno abbandonato, sono tornato a bordo di un traghetto greco». La denuncia dell'industriale scandianese James Annovi: inviato in Libia per controllare i cantieri dell'«Euroelettra», azienda con sede a Marmirolo frazione di Reggio, ci racconta del suo travagliato viaggio di ritorno. «L'unico sostegno l'abbiamo avuto dai libici» dice. SCANDIANO. «Sentivo gli spari e l'odore della gomma bruciata proveniente dal centro della città di Bengasi. Ero in un grande albergo deserto vicino al mare della città e sostenuto moralmente dal personale libico presente».
Una lunga settimana di ansia e preoccupazione, quella vissuta dallo scandianese James Annovi, abitante ad Arceto e socio di una famosa ditta di impianti elettrici industriali che opera in diverse parti di Europa e Africa. Inviato in Libia per controllare i cantieri dell'«Euroelettra», azienda con sede a Marmirolo frazione di Reggio Emilia, Annovi si sposta tra l'Italia e il nord Africa da più di venti anni e, con un'inattesa calma e razionalità, ci racconta del suo travagliato viaggio di ritorno.
«Sono tornato in Italia venerdì scorso. Ero a bordo di un traghetto greco affittato dal governo cinese, che trasportava 3.000 cinesi, 50 greci e una ventina di italiani. Quindici ore di navigazione senza mangiare nulla, sulla nave ci fornivano solo acqua e non c'era nessun posto dove sederci. Abbiamo passato la notte sdraiati a terra, pioveva, ma ero così stremato che non mi importava nulla della condizione di disagio estremo in cui versavo. Alle 16 abbiamo attraccato nel porto di Heraklion, Grecia. Vorrei ringraziare l'organizzazione dell'Ansaldo: 5 tecnici facevano parte del nostro gruppo ed è stata proprio l'Ansaldo a organizzare il nostro rientro in italia, assumendosi tutte le spese. Dopo diversi scali aerei ho finalmente toccato il suolo italiano».
Altri connazionali hanno detto di essersi sentiti abbandonati dal nostro Governo.
«Lo confermo. Non abbiamo ricevuto nessun supporto, né dalla Farnesina, né dall'Unità di Crisi; tanto meno dall'Ambasciata di Tripoli, da cui ho ricevuto un'unica e-mail che mi consigliava di restare chiuso in albergo».
Quindi gli unici sostegni le sono stati dati dagli stessi libici...
«Esatto, E un altro aiuto importante ci è stato dato dall'Ambasciata svedese, che ci ha dato informazioni reali, non come quelle fantasiose che invece mi sono giunte da mercoledì 20 in poi, (solo tramite mail) dalla Farnesina attraverso la mia ditta».
Guardavate la Tv?
«Ci terrei a sottolineare che grazie alla Tv sintonizzata su canali italiani, sentivo le "baggianate" che dicevano i nostri politici in merito al rientro dei 140 italiani presenti a Bengasi, i primi coinvolti nei disordini scoppiati in Libia. Ci tengo a segnalare ancora che mercoledì mattina, 23 febbraio, il gruppo di italiani finalmente riunitosi ha telefonato all'ambasciata italiana di Tripoli, la quale, dopo tre passaggi telefonici è riuscita a metterci in contatto con un funzionario italiano. Questo, pressato dalle notre domande di avere informazioni utili, ci ha risposto stizzito che "nessuno ci aveva ordinato di andare in Libia"».
Che informazioni le arrivavano dall'Italia?
«Che saremmo dovuti partire con un C 130, messo a disposizione dal nostro governo, lunedì 21 febbraio o, al più tardi, martedì 22. Alla mia domanda da dove saremmo partiti con questo aereo mi è stato risposto: da una base segreta».
Certo la stampa internazionale non ha aiutato a tranquillizzare gli animi degli italiani e dei loro parenti. Pensa che sia stato "montato" anche il numero delle vittime dalle tv internazionali? «Sicuramente nella zona di Bengasi i morti non sono stati più di 150-180, come confermato dall'associazione umanitaria "Human Right Watch" (organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani) che operava negli hotel in prossimità del porto di Bengasi. Questa mi ha consegnato una lettera da passare ai media in cui si evidenziavano le richieste fatte dai giovani libici prima dei disordini. Cose normalissime, che tutti i paesi civilizzati dovrebbero avere».
«Nel nome della Rivoluzione del 17 febbraio 2011 dichiariamo: stiamo costruendo uno stato unito, libero, civile, sovrano a nome dell'unità della Libia e l'uguaglianza per tutti. Sottoscrivendo una Costituzione che trova la sua legittimità dal desiderio del popolo della rivolta del 17 febbraio, basata su rispetto dei diritti umani, rispetto dei trattati internazionali, garanzia delle libertà, separazione dei poteri, indipendenza del potere giudiziario, pace giustizia e libere elezioni...». E' questo quello che si legge nel foglio che tiene tra le mani Annovi.
Modena. Vigili del fuoco di Modena: "Di piscine ne avremo fin troppe. In 200 metri saranno tre". MODENA. «Non vogliamo essere polemici, ma è giunta l'ora di esporre le nostre ragioni perché siamo preoccupati delle cose che si dicono e soprattutto non si dicono riguardo le future piscine. Sono quelle previste all'ex Alcatraz qui a fianco, a circa 20 metri di distanza, e al parco Ferrari. La piscina gestita dalla Virgin nell'ex sede del Banco San Geminiano e San Prospero sarà concorrenziale a noi, così come quella prevista al parco».
I vertici dell'associazione "Amici del nuoto" della piscina dei Vigili del Fuoco in via monsignor della Valle - il presidente Mirco Merighi e l'allenatore del gruppo sportivo Luciano Landi - parlano per la prima volta dell'argomento. Un tema, nella nostra città, particolarmente "sentito" visto che a Parma ci sono appena due impianti natatori e qui nello stesso quadrante si sommano invece quello dei Vigili del fuoco, l'ipotetico al parco Ferrari, la Città dei ragazzi, alcuni di club privati utilizzabili d'estate (uno a San Faustino), quello futuro dell'ex bunker e le Dogali poco distanti. E per fortuna che alcuni anni fa è tramontata l'ipotesi della parrocchia del Villaggio Giardino di costruire un'altra. Modena città dell'acqua?
«Qui - spiegano Landi e Merighi - arrivano oltre mille persone al giorno poiché siamo aperti dalle 7 del mattino alle 11 di sera e mettiamo in acqua anziani, disabili e bambini. Portiamo avanti l'impianto con fatica dal 1992 con anche utilità sociali indubbie. Non riceviamo alcun aiuto pubblico per andare avanti, né dallo Stato sul cui terreno demaniale operiamo né dal Comune e diamo lavoro a 21 dipendenti a tempo indeterminato e a 30 collaboratori. Per chi lavora siamo assolutamente preoccupati: che succederà loro se verrà una piscina, quella della multinazionale Virgin, a 20 metri di distanza?».
La decisione dell'associazione che promuove sul territorio la cultura dello sport di esporsi dopo mesi di polemiche e dibattiti è anche data dal fatto che la Virgin - come racconta il sito internet ufficiale - ha deciso di aprire un luogo con piscina da 25 metri, centro fitness, centro benessere, bar e parcheggio gratuito. «Se nascesse - continuano i responsabili - saremmo senz'altro in diretta competizione e la prova è data dal fatto che l'estate scorsa ci è giunta la richiesta di comprare la nostra piscina. Non ne vogliono fare una "privata", ma come in tutti i casi una aperta a tutti previo pagamento del biglietto. Abbiamo spiegato che siamo su terreno demaniale e non è possibile vendere, ma la preoccupazione è aumentata anche perché all'ex bunker c'è in previsione di cementificare via monsignor della Valle per la costruzione di un piano di parcheggio sotterraneo per 200 auto. I residenti saranno d'accordo? Che senso hanno due piscine attaccate? Rischiamo di affondare rompendo un equilibrio sportivo che dura da vent'anni».
La cosa "clamorosa", spiegano, è che si mette a rischio un luogo che opera diffusamente dal 1994 anche nell'ambito della disabilità. Inoltre, in tema di gestione, qui si sta a "galla" perché, dicono i responsabili sportivi «non è più come un tempo, in piscina non ci sono file da nessuna parte ed è una lotta quotidiana per fare quadrare i conti. Se l'amministrazione permette tutto ciò il Comune darebbe il senso di un totale disinteresse nei nostri confronti e dal punto di vista politico, visto le molte persone che passano di qua ogni giorno, si potrebbe fare più di un discorso visto che l'ultima volta la giunta ha vinto per pochi voti». Alla piscina dei Vigili del Fuoco sostengono che mai l'amministrazione ha messo tutti intorno a un tavolo per capire realtà e vero fabbisogno. E infine: come sarà possibile per due impianti affiancati scaricare l'acqua nelle fogne cittadine? Inutile aggiungere che l'ipotetica piscina al Ferrari è vista come impossibile.
Ceresara. Mantova. Il sindaco leghista di Ceresara. "Il 17 marzo tutti al lavoro". Fozzato annuncia che il giorno della festa per i 150 anni dell'unità d'Italia, i dipendenti comunali dovranno andare a lavorare. Il 17 marzo non può essere un'inutile vacanza. Ora, però. deve convincere gli impiegati ad andare in ufficio. A Ceresara, comunque, la festa dell'unità d'Italia non sarà celebrata. Non sono previste, infatti, né manifestazioni né cerimonie pubbliche.
Veneto. Nelle sentenze poco federalismo. Veneto, governo e corte costituzionale. Non è frequente che una Regione passi per due volte in un giorno al vaglio della Corte Costituzionale. E’ accaduto al Veneto il 25 febbraio scorso di essere al centro di due sentenze in materie ovviamente diverse e con soluzioni diverse, per cui si potrebbe dire che la partita si sia conclusa in pareggio; ma ambedue meritano qualche riflessione. La prima per quello che dice, la seconda per quello che non dice. La prima ha deciso un «conflitto di attribuzione» proposto dallo Stato contro una legge regionale del 2010, che aveva previsto la possibilità della giunta regionale di concedere agevolazioni fiscali per operazioni «societarie », di immissione di dipendenti come soci nell’impresa dove lavorano o di cessione dell’azienda ai dipendenti riuniti in cooperativa. Una disposizione di grandissima apertura sociale oltre che di grande aiuto per uscire dalla crisi finanziaria in atto, che non può che fare onore alla Regione, come del resto ha chiaramente riconosciuto la Corte Costituzionale.
Plauso e soddisfazione per il brillante risultato in aula, ma immensa tristezza federale per il fatto che il governo, con ricorso del 26 marzo 2010, abbia impugnato quella disposizione. Nel marzo 2010 s’era in pieno fervore federalistico: stava per partire la grande operazione che si sta fortunosamente concludendo in questi giorni; quella provvida disposizione di legge regionale era anticipatrice d’un federalismo contributivo di grandissima apertura sociale ed il governo te la impugna avanti alla Corte Costituzionale in difesa del diritto inviolabile alla centralità statalista! E dev’essere la Corte, che - in uno dei rari momenti di apertura autonomistica - garantisce la possibilità regionale di gestirsi al meglio le sue risorse secondo scelte anche - come in questo caso - di grande apertura sociale. Qui non c’è il solito «fra Pasquale che predica bene e razzola male»; qui c’è la protervia della burocrazia statalista, che non tollera alcun attentato al suo prepotere vessatorio, al punto da riuscire a spingere il governo a fare l’esatto contrario di quello che proclama, succube di scelte che - giova sperare - assolutamente non condivide. Non le condivide nel merito, ma le avalla nella prassi. Con questa burocrazia statalista non ci sarà mai nessun vero federalismo. La seconda sentenza è ancor più trista.
La Provincia Autonoma di Trento (nell’acronimo d’obbligo Pat) aveva impugnato alla Corte Costituzionale vari atti del governo e dell’Anas che avevano «deciso» il completamento dell’autostrada Trento Rovigo nella tratta a nord di Piovene (la Valdastico Nord). Due ricorsi, in cui le parti - si legge nella sentenza - erano solo Pat e Stato, dove la prima sosteneva il suo diritto di «dire la sua» sulla costruzione di un’infrastruttura che interessava profondamente il suo territorio. Cammin facendo, nell’attesa della decisione, Stato e Anas riconobbero la fondatezza della pretesa (dalla sentenza non si capisce se la soluzione sia stata per farla o per non farla quella tratta) e la Corte dichiarò cessata la materia del contendere. Ma restano due fatti clamorosi. L’assordante assenza del Veneto dal giudizio romano: possibile che se quell’autostrada interessava la Pat al punto da spingerla a fare ricorso, non interessasse per nulla il Veneto al punto da farlo restare assente dal giudizio? Secondo: preso atto che una determinazione è intervenuta, del tutto soddisfacente per Trento che ha abbandonato il ricorso, qualcuno l’ha esaminata - la soluzione - per verificare se sia altrettanto soddisfacente per il Veneto? Perché l’essenza del federalismo è la partecipazione a tutte le decisioni a tutti i livelli: «la boca se la liga solo ai sachi». Ivone Cacciavillani
Torreglia. Padova. Oggi mesto addio alla Carrier. Oltre 100 lavoratori senza occupazione, offerte per l'Ungheria. TORREGLIA. Si chiude un'epoca. Ultimo giorno di lavoro oggi, per i 193 lavoratori della Carrier che dal primo marzo saranno in cassa integrazione. La multinazionale americana non chiuderà però definitivamente gli stabilimenti, che rimarranno aperti ancora un paio di anni. Almeno sulla carta.  Il lavoro all'interno della fabbrica proseguirà, a titolo volontario e stipendio pieno, per amministrativi e dipendenti che accetteranno di continuare ad esserci, almeno per altri tre mesi, il tempo necessario a consegnare le commesse che sono ancora aperte e concludere le pratiche burocratiche obbligatorie. Non solo, pare anche che la Carrier abbia chiesto a diversi tecnici e specialisti di proseguire le loro funzioni in Ungheria a condizioni sicuramente molto allettanti, in quanto si parla ovviamente di vitto e alloggio in hotel, di biglietto aereo pagato per rientrare a casa nel fine settimana e stipendio adeguato. Una scelta quasi d'obbligo per la multinazionale, in quanto nello stabilimento aperto recentemente in Ungheria il personale impiegato, pur costando decisamente meno, sarebbe ben lontano dai livelli di professionalità maturata negli anni dai lavoratori di Torreglia, che dalla sera alla mattina si sono ritrovati senza occupazione per la decisione irrevocabile presa lo scorso mese di ottobre dai vertici della Carrier di chiudere le due aziende collinari.  Con una punta di orgoglio lo sottolinea il sindacalista della Fiom Cgil Giovanni Acco, che aggiunge: «Venerdì scorso abbiamo informato i lavoratori nel corso di una assemblea sulle modalità operative della cassa integrazione. Coloro che hanno già aderito all'uscita volontaria sono circa un'ottantina - prosegue - anche se solo una piccola parte ha trovato finora un posto di lavoro a tempo indeterminato. La cassa integrazione comporta una remunerazione mensile di circa 800 euro, ai quali andranno a sommarsi i 300 garantiti dalla Carrier. Quello che dispiace - continua il sindacalista - è che da parte degli industriali veneti non ci sia alcuna intenzione di investire in questa azienda e con questa forza lavoro. Eppure, non solo la professionalità è elevata, ma anche i capannoni sono stati completamente ristrutturati proprio ad agosto scorso, fatto questo abbastanza strano, ma che dovrebbe servire ad incentivare la reindustrializzazione dei due stabilimenti, a beneficio dell'occupazione di quel centinaio e più di lavoratori che rimarranno da domani senza lavoro, con famiglie a carico e in molti casi mutui da pagare».
Saonara. Padova. Inno di Mameli al palasport La Lega: «Solo propaganda». SAONARA. Tutti in piedi, in perfetto silenzio, qualcuno con la mano appoggiata sul cuore. Prima di lasciarsi andare, al tacere dell'ultima nota, ad un fragoroso applauso. Così sabato sera, l'intero palazzetto dello sport di Villatora ha accolto il suono dell'inno di Mameli, eseguito prima dell'inizio della partita di pallavolo tra la squadra di casa Eurologistica Vispa e la Città Fiera Martignacco (Udine). Non era mai successo prima. Le atlete delle due formazioni hanno ascoltato e cantato l'inno nazionale, schierate al centro del rettangolo di gioco.  Contemporaneamente, un grande stendardo tricolore è entrato in campo sorretto da sei ragazze della squadra giovanile della Vispa volley. L'incontro, valido per il campionato B2 di pallavolo, girone 5, si è poi concluso con la netta vittoria della squadra di casa per 3 a 1.  A partire da sabato, quindi, per tutto il 2011 ogni manifestazione sportiva che si svolgerà nel territorio di Saonara verrà aperta dal suono dell'inno italiano; ieri, infatti, il cerimoniale è stato ripetuto anche sui campi di calcio.  L'iniziativa, che per il momento è unica in Italia, è compresa nelle celebrazioni che il Comune di Saonara dedica al centocinquantesimo anniversario dell'unificazione italiana.  «L'inno nazionale non è soltanto musica, è anche un simbolo di unione, proprio come lo è lo sport», commenta il consigliere delegato allo Sport Damiano Stefan, cui si deve la paternità dell'iniziativa.  Intanto le polemiche già si fanno sentire. «L'idea di suonare l'inno di Mameli prima di ogni manifestazione sportiva comunale per un anno intero appare - scrive in un comunicato Davide Pagliarin, capogruppo consiliare della Lega Nord - dettata più da motivi propagandistici che da una vera convinzione politica, cui si aggiunge la neanche tanto velata voglia di contrapposizione nei confronti del consenso crescente che la Lega Nord gode in Veneto e anche a Saonara».
Roma. Affittopoli romana: nel mirino dei pm quattro anni di vendite e locazioni. Dopo il caso Enasarco, la procura acquisirà da Regione e Comune i contratti di enti pubblici stipulati dal 2007. ROMA - Affitti e vendite a prezzi stracciati dal 2007. È di quattro anni l'arco di tempo che la magistratura intende esaminare nell'inchiesta sugli immobili ceduti a valori inferiori a quelli di mercato. Ma per ora nel fascicolo «modello 45» (senza indagati e senza reati) aperto dal capo della Procura, Giovanni Ferrara, ci sono soltanto gli articoli pubblicati dai quotidiani. Ed è proprio dai casi finiti sui giornali che le verifiche partiranno.
Al centro dell'inchiesta ci sono le proprietà del Comune, della Regione e di vari enti pubblici, dall'Ater all'Ipab Sant'Alessio. Il solo Campidoglio, per esempio, negli anni scorsi ha ceduto 1.300 immobili. La procura acquisirà gli elenchi degli inquilini e dei compratori, ma nella prima fase dell'indagine lo farà a campione. Se emergeranno indizi, verrà contestato l'abuso d'ufficio, reato a cui si potrebbero aggiungere la truffa aggravata ed eventualmente la corruzione.
Lunedì 28 febbraio, il capogruppo dei Verdi alla Regione, Angelo Bonelli, ha presentato gli esposti - già annunciati - alla procura e alla Corte dei Conti e ha chiesto alla governatrice, Renata Polverini, di rendere pubblici gli elenchi di compratori e affittuari. «Le liste saranno consegnate alla commissione Demanio e patrimonio», ha risposto la presidente. E ha aggiunto che da quattro mesi l'assessorato Demanio e patrimonio e le Ipab «hanno avviato una verifica dei vecchi contratti di locazione». Inoltre la Regione sta valutando «se effettuare uno studio sull'intero patrimonio immobiliare», questione che è stata anche al centro di un'interrogazione dei consiglieri radicali Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo.
«La vendita degli alloggi Ater a prezzi inferiori a quelli di mercato è - secondo l'assessore ai Lavori pubblici, Luca Malcotti - l'effetto di una legge regionale della quale il centrosinistra si è sempre vantato, Verdi compresi». A questa normativa, favorevole ai compratori, si è riferito ieri l'ex presidente dell'Ater, Luca Petrucci, ricordando ai microfoni di Radio Popolare di aver tentato invano di farla modificare e sottolineando: «Le vendite in blocco degli immobili che abbiamo fatto alla Garbatella o a Testaccio rispettano le normative di legge». E l'assessore alla Casa, Teodoro Buontempo, come aveva anticipato, ha formalizzato «la costituzione di una commissione interna per verificare il rispetto o meno delle regole di vendita delle case dell'Ater e valutare un eventuale uso improprio del patrimonio di edilizia pubblica».
Lavinia Di Gianvito
 

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