venerdì 18 marzo 2011

Federali-Mattino. 18 marzo 2011. Villa borbonica del '700 crolla nel giorno dell'Unità d'Italia. Uno stato senza nazione. Un Paese più diviso che mai, politicamente, geograficamente ed economicamente. Questa data riveste per noi, valdostani francofoni, tutto un altro significato. Questa data segna l’inizio dell’italianizzazione forzata del Pays d’Aoste, appena un anno dopo la dolorosa separazione con l’altra regione francofona del regno, la Savoia. Il destino, il vento della storia porterà a due Italia. Le esigenze della storia e dell'economia imporranno due nazioni.

La Messa e' finita:
L'Italia vista da lontano: divisa, brontolona, faziosa.
New York. UNITA' D'ITALIA. Il New York Times racconta la festa vista da Bolzano: "Nazione divisa".
L'Italia festeggia 150 anni di unità (come gli Stati Uniti), ma all'appuntamento arriva divisa.
Roma. Bagnasco: «Invochiamo la benedizione per l’Italia». 17 marzo 2011.

Oltrepadania:
Bozen. Direttivo del Cai: ok a Vetta d'Europa. Toponimi: i 20 presidenti di sezione approvano la ridenominazione di Vetta d'Italia.
Aosta. 17 marzo, la festa dimenticata dai valdostani.
Aosta. Bon de chauffage alle famiglie con reddito sotto i 60mila euro.
Trento. Unità d'Italia: gli auguri della comunità islamica del Trentino Alto Adige.

Padani:
Cota diserta l'alzabandiera a Torino, Zaia con coccarda tricolore a Padova: ecco i 150 anni in versione leghista
Milano. Varese, un tricolore sul balcone della Lega.
Milano. «Vergognatevi, viva l'Italia»: Salvini contestato dai passanti in Galleria.
Bologna. Notte tricolore, pioggia e poca gente. 
Treviso. Treviso, la giunta leghista snobba le cerimonie del 150°.
Padova. 150 anni, venetisti fischiano l'inno e l'alzabandiera.
Padova. Zaia al Bo: solo con autonomia un risorgimento unitario.

Note a margine:
Firenze. La lunga notte dei Fratelli d'Italia. Migliaia in piazza.
Villa borbonica del '700 crolla nel giorno dell'Unità d'Italia.
Bandiera piena di letame Denunciate due persone
Blitz del trombettiere al pranzo delle autorità
Unità d'Italia, protesta a Simaxis. Tricolore imbrattato: "No grazie".
Immigrati festeggiano nel cuore di Milano leggendo la Costituzione



L'Italia vista da lontano: divisa, brontolona, faziosa. Roma, 17-03-2011
"L'Italia ancora in cerca di una storia condivisa". Il titolo di Le Monde in prima
pagina sintetizza la chiave di lettura prevalente, sulla stampa internazionale, per i 150 anni dell'Unità italiana.

Paese giovane
"Dopo vive polemiche, questa data è stata scelta per commemorare l'unità della Penisola e tentare di coinvolgere gli italiani in una storia comune. Un secolo e mezzo - scrive il quotidiano francese - è ben poco per costruire una nazione. Ci sono
voluti una decina di secoli alla Francia - dai carolingi ai rivoluzionari del 1789 - per riuscirci e imporre dei miti, delle figure, dei punti di riferimento che non sono piu', o quasi più, oggetto di controversia".

Stato senza nazione
"Per il momento, questo anniversario - continua Le Monde - permette ai transalpini di misurare piu' quello che continua a dividerli che quello che li avvicina. Se la lingua e' stata unificata, se l'identità italiana (attaccamento alla famiglia e al territorio) si è
costruita dalle Alpi alla Sicilia, se la democrazia si è imposta nonostante il 'ventennio' fascista e le violenze terroristiche degli 'anni di piombo', l'Italia resta in diversi
campi, per dirla con lo storico Manlio Graziano, uno stato senza nazione".

No mood no party
Con l'immancabile ironia british accompagnata da una certa dose di sarcasmo che sempre accompagna le italiache cronache nella perfida Albione, anche Bbc vede un'Italia che insossa "il vestito della festa", che "è tutt'altro che unita", piena com'è di "scandali, lotte politiche interne e divisioni"
E' un Italia che può andare ancora orgogliosa per la "sua bellezza abbondante, per l'arte, il cibo e l'architettura; ma gli italiani hanno il loro primo ministro sotto processo, i manifestanti anti-governativi per le strade e una economia che va avanti come un subacqueo zavorrato da stivali sul fondo del mare". Per il corrispondente Duncan Kennedy poco a poco Roma perde  potere e centralità e l'ascesa della Lega Nord e dei partiti locali nel Sud incrina il sentimento unitario. Inevitabile la citazione del D'Azeglio ("Abbiamo fatto l'Italia, ora dobbiamo fare gli italiani") per dire che dopo un "secolo e mezzo, il suo obiettivo è ancora un work in progress".

Inno di Mameli? No, elegia
Va giù duro il New York Times: macché 150esimo anniversario dell'unità, questo resta "un Paese piu' diviso che mai, politicamente, geograficamente ed economicamente". In un reportage da Bolzano l'"aria dell'unita' d'Italia suona anche come un'elegia" perché qui, nella provincia autonoma, il presidente Luis Durnwalder racconta al New York Times quello che ha già detto più volte a tutti: lui non ha ragione alcuna per celebrare l'unità d'Italia: "Siamo stati strappati all'Austria contro il nostro volere" ha detto. Peccato che né Durnwalder né il Nyt ricordino quello che l'Italia ha garantito alla minoranza tedesca anche in termini di vantaggi fiscali, oltreché di tutele culturali e linguistiche. 
Il servizio, nel riferire le diverse posizioni e le marcate divisioni esistenti tra Pdl, Lega e centrosinistra sulla festa dei 150 anni, riferisce il giudizio del musicologo Gioacchino Lanza Tomasi, figlio dell'autore del 'Gattopardo' Giuseppe Tomasi di Lampedusa. "L'Italia - sostiene - non è mai stata così divisa".

New York. UNITA' D'ITALIA. Il New York Times racconta la festa vista da Bolzano: "Nazione divisa". NEW YORK. Giudizio senza appello del New York Times nei confronti dell'unità d'Italia: nonostante oggi si celebri il 150/o anniversario dell'unità della Nazione, l'Italia resta ''un Paese più diviso che mai, politicamente. geograficamente ed economicamente''. E' quanto riporta il quotidiano americano in un servizio da Bolzano, che riferisce dei 150 anni dell'unità d'Italia con un servizio così intitolato: ''Un'aria dell'unità d'Italia che suona anche come un'elegia''. (Leggi l'articolo del NYT)

L'aria si riferisce al clima che si respira nella provincia autonoma di Bolzano, il cui presidente, Luis Durnwalder, ha dichiarato al New York Times di non avere ragione alcuna per celebrare l'unità d'Italia: ''Siamo stati strappati all'Austria contro il nostro volere'' ha detto.

Il servizio, nel riferire le diverse posizioni e le marcate divisioni esistenti tra Pdl, Lega e centrosinistra sulla festa dei 150 anni, riferisce il giudizio del musicologo Gioacchino Lanza Tomasi, figlio dell'autore del 'Gattopardo' Giuseppe Tomasi di Lampedusa. ''L'Italia - ha detto - non è mai stata così divisa''.
17 marzo 2011

L'Italia festeggia 150 anni di unità (come gli Stati Uniti), ma all'appuntamento arriva divisa. di Elysa Fazzino. È un "infelice compleanno" per l'Italia. Il più bel regalo per i suoi 150 anni sarebbe un leader diverso da Silvio Berlusconi: il Financial Times, in un editoriale per l'anniversario dell'unità d'Italia, riflette sui mali del Belpaese e attacca, ancora una volta, il primo ministro italiano.
«Berlusconi, il politico dominante degli ultimi 17 anni, è un premier che inescusabilmente ha mancato di promuovere la riforma economica e i cui spudorati eccessi pubblici e privati hanno fatto sprofondare il prestigio dell'Italia ai livelli più bassi dal 1945», scrive il Ft.
Le difficoltà italiane si estendono oltre "un'identità nazionale contestata e fragile", nota il quotidiano britannico, ricordando l'economia stagnante, l'enorme debito pubblico, la scarsa competitività, il rigido mercato del lavoro, il sistema legale inefficiente, il sistema educativo di qualità "mediocre", la criminalità organizzata, le sfide all'integrazione sociale poste dall'immigrazione, lo scarso peso nell'Ue e le incertezze della politica estera. L'Italia "ha anche grandi forze", prosegue il Ft, elencando tra i suoi punti positivi due istituzioni "di prima classe", il ministero del Tesoro e la Banca d'Italia, e sottolineando che a livello regionale e comunale, gran parte dell'Italia è ben governata. «Il vigore e la diversità delle regioni e città italiane contribuiscono a bilanciare le debolezze dello Stato centrale». Tali debolezze, iniziate con il modo "autoritario" con cui il regno del Piemonte ha imposto la sua legge sullo Stato unitario nel 1860, per il Ft «trovano espressione oggi nella squallida corrosione della politica e dello Stato di diritto sotto Berlusconi».
L'editoriale del Financial Times si conclude con un augurio: «Se i numerosi ammiratori dell'Italia dovessero dare alla nazione un regalo per il suo 150° compleanno, certamente le troverebbero un leader capace di levarsi al di sopra degli interessi personali e di partito e alzare il tono della vita pubblica».
Critico anche il Times di Londra, che pubblica un attacco di Bill Emmott dal titolo "Il party animal sta rovinando il compleanno d'Italia". Già qualche giorno fa l'Independent aveva osservato che questa è una nazione in conflitto con se stessa. La Bbc oggi fa notare che non c'è aria di festa, lo champagne non ha le bollicine. E' una nazione alle prese con scandali, lotte politiche e divisioni e non è in vena di festeggiare, spiega il network britannico.

L'Italia – osserva la Bbc - va fiera del suo patrimonio - bellezza, arte, cibo, architettura – ma si ritrova con un primo ministro sotto processo, le proteste contro il governo nelle piazze, l'economia che va coi piedi di piombo. E in più ci sono state polemiche anche sulle celebrazioni del 150° anniversario. Un secolo e mezzo dopo, per unire gli italiani ci sono ancora "lavori in corso".
Negli Stati Uniti, dove il 17 marzo è associato alle celebrazioni di San Patrizio, patrono degli irlandesi, il presidente Barack Obama ha proclamato il 17 marzo 2011 come il giorno per celebrare il 150° anniversario dell'unificazione. "Crepate d'invidia, irlandesi", scherza in un blog del San Francisco Chronicle Joe Garofoli, il cui nome tradisce origini italiane. A San Francisco ci sarà un festeggiamento lunedì, ha fatto sapere il console italiano Fabrizio Marcelli.
I lanci dell'Associated Press, ripresi dai siti di vari giornali Usa, tra cui il Chicago Tribune, mettono in evidenza le parole di Benedetto XVI: «Il Papa sottolinea il ruolo cattolico nell'identità nazionale dell'Italia», italiana. E ancora: «Il Papa marca il 150° con un messaggio conciliante». L'Ap rievoca la "questione romana", i Patti Lateranensi e nota che il 150° compleanno è stato accolto con "relativa indifferenza" dagli italiani. Un'Ap sul Washington Post segnala la presenza dell'ambasciatore d'Italia alla cerimonia per la donazione di relitti della Seconda guerra mondiale dell'Aeronautica italiana ai musei della fondazione Smithsonian.
Il New York Times ha un servizio di Rachel Donadio da Bolzano, «Un'aria per l'unità d'Italia suona anche come un'elegia».
Il presidente della provincia autonoma di Bolzano ha detto che non avrebbe partecipato ai festeggiamenti adducendo il fatto che i bolzanini erano stati "tolti all'Austria" contro la loro volontà. Gli abitanti di Bolzano "«non sembrano troppo eccitati» – conferma il Nyt - «la nazione è più divisa che mai, politicamente, geograficamente ed economicamente». Le celebrazioni per il 150° hanno solo messo in risalto le fratture.
Il Nyt cita Giuliano Amato, presidente del comitato per il 150°: «Quello che sta accadendo al Belgio non accadrà mai all'Italia. Dobbiamo stare insieme per continuare a litigare. Altrimenti, come possiamo continuare a litigare?».
«L'Italia celebra senza slancio i 150 anni dell'unità nazionale" titola Le Monde, che pubblica anche un commento dello storico Gilles Pécout, "Cosa celebrano gli italiani in questo giovedì tricolore».
Pécout spiega che il 17 marzo 1861 segna il giorno del battesimo legale del nuovo regno d'Italia, la data in cui è pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge con cui Vittorio Emanuele II assume per sé e per i suoi successori il titolo di re d'Italia". E ripercorre le querelles «rivelatrici della difficile relazione politica che gli italiani hanno con il loro passato», gli attacchi di Bolzano e della Lega Nord, finché Berlusconi "ha arbitrato a favore della festa".
Tra le possibili motivazioni del premier, lo storico cita la necessità di assicurarsi il sostegno dei parlamentari e dell'opinione pubblica della destra radicale nel momento in cui si sente abbandonato da Fini.
Accanto a una foto del tricolore, sul sito internet del Nouvel Observateur c'è il titolo "Divisioni sul 150° anniversario dell'unità italiana". La celebrazione – si legge nel lancio Reuters – provoca un vivace dibattito in un paese dotato di forti particolarismi locali, ereditati spesso da una lunga e ricca storia di Stati pre-unitari e dove l'idea di nazione fatica spesso a imporsi".
Con un paese scosso dagli scandali e un presidente del Consiglio alle prese con la giustizia, "questo anniversario appare molto lontano dalle preoccupazioni della maggior parte degli italiani", scrive la Reuters.
El Pais mette sulla homepage la spettacolare immagine del Colosseo illuminato di verde, bianco e rosso. "La Lega Nord sabota i festeggiamenti dell'unità d'Italia". Il principale alleato di governo di Berlusconi "ha deciso di boicottare in forma passiva e provocatoria le celebrazioni", scrive Miguel Mora.
Una "guerriglia simbolica" che però, secondo El Pais, provoca un "visibile malessere" in seno all'esecutivo. Il cronista racconta delle proteste, prima del concerto in piazza Venezia, contro il ministro della Difesa Ignazio La Russa e il sindaco della capitale, Gianni Alemanno. E ricorda che Berlusconi vuole fare approvare una "legge su misura" con gli emendamenti presentati alla ddl sul "processo breve".
Arrivano da un blog gli auguri di El Pais: "Buon compleanno, cara Italia".
17 marzo 2011

Roma. Bagnasco: «Invochiamo la benedizione per l’Italia». 17 marzo 2011. Roma - «Né retorica né nostalgia» nel dire «grazie a Dio» per l’Italia, «ma consapevolezza che la Patria che ci ha generato è una preziosa eredità e insieme una esigente responsabilità». Li ha espressi il cardinale Angelo Bagnasco nell’omelia della messa in Santa Maria degli Angeli voluta dalla Chiesa italiana per commemorare i 150 anni dell’unità del Paese, e alla quale hanno partecipato le più alte cariche dello Stato.
L’«unificazione» è il «naturale sbocco di una identità nazionale forte e radicata» è «questa è la vera forza della società e dello Stato, il tesoro più grande da custodire con amore e da trasmettere alle nuove generazioni», ha aggiunto Bagnasco. «Si è parlato di volto - ha proseguito il presidente dei vescovi italiani - senza volto infatti non ci si incontra, non si riesce a conoscersi, a stimarsi, a correggersi, a camminare insieme, a lavorare per gli stessi obiettivi, per essere `popolo´».
La Patria, ha osservato il cardinale, «esprime una paternità, così come la madrepatria esprime una maternità: il popolo che nasce da ideali alti e comuni, che vive secondo valori nobili di giustizia e solidarietà, che sviluppa uno stile di relazioni vrituose, respira una anima spirituale capace di toccare le menti e i cuori, è un popolo vivo, assapora e si riconosce uno, diventa Nazione e Patria, offre sostanza allo Stato».
«Tale volto - ha osservato Bagnasco - rivela l’identità plurale e variegata della nostra Patria, in cui convivono peculiarità e tradizioni che si sviluppano in modo armonico e solidale, secondo quello che don Luigi Sturzo chiamava il `sano agonismo della libertà´. E potremmo aggiungere della operosità».
«La religione, in genere, e in Italia, le comunità cristiane in particolare, - ha aggiunto - sono state e sono lievito accanto alla gente: sono prossimità di condivisione e di speranza evangelica, sorgente generatrice del senso della vita, memoria permanente di valori morali. I 100mila campanili della nostra Italia, ispirano un sentire comune diffuso che identifica senza escludere, che fa riconoscere, avvicina, sollecita il senso di cordiale appartenenza e di generosa partecipazione alla comunità cristiana, alla vita del borgo e del paese, delle città e delle regioni, dello Stato».
Il cardinale ha quindi espresso «affetto e ammirazione per Roma, capitale d’Italia, memoria vivente della nostra plurimillenaria e provvidenziale Sede del Successore di Pietro, centro della cattolicità».
Il Cardinale ha sottolineato anche che si rischia di diventare una «società frammentata e insicura, paurosa, aggressiva, ripiegata e autoreferenziale» poi ha citato la relazione dell’uomo con «Dio creatore» che dà «un indirizzo di marcia che - ha detto - prima di essere un imperativo morale, è una esigenza ontologica, scritta cioè nelle fibre del suo essere uomo».
«Seguire questa direzione profonda - ha detto - significa per la persona raggiungere se stessa, compiersi, creare una società ricca di relazioni positive. Viceversa, allontanarsi vuol dire negarsi a se stessa, e perdersi in una libertà innamorata di sé: l’individuo è destinato a trovarsi solo con se stesso, e la società che ne consegue sarà tendenzialmente frammentata e insicura, diventerà progressivamente paurosa e aggressiva, ripiegata e autoreferenziale. Il prendersi in carico gli uni gli altri, nella quotidianità dei giorni e degli anni, sarà visto come un insopportabile attentato alla libertà individuale e alla felicità, o come un peso insostenibile per la collettività».
La messa si è conclusa con il Te Deum, un inno di ringraziamento e di lode al Signore, di origine molto altica, riservato tradizionalmente alle cerimonie più solenni. Un segno che la Chiesa italiana ha voluto conferire la maggiore importanza alla celebrazione odierna.
«Invochiamo la benedizione per le nostre anime, le nostre famiglie, per il nostro popolo e per l’Italia», ha concluso Bagnasco chiedendo «l’intercessione di Maria», che è «venerata - ha detto - in tutte le nostre contrade, in tutti i nostri santuari che punteggiano il nostro Paese e che sono come un grande abbraccio della madre verso i suoi figli e questa terra benedetta».
Alla celebrazione hanno partecipato tutte le massime autorità dello Stato. Oltre al capo dello Stato Giorgio Napolitano, ai presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in basilica c’erano il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, i ministri della Giustizia Angelino Alfano, dell’Economia Giulio Tremonti, dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, della Semplificazione, Roberto Calderoli. Tra le altre autorità e personalità politiche presenti in basilica, i vicepresidenti della Camera Rosy Bindi (Pd) e Maurizio Lupi (Pdl), il vice presidente del Csm Michele Vietti, il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione, il presidente dell’Autorità per le telecomunicazioni Corrado Calabrò, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della Regione Lazio Renata Polverini e quello della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. Per la Cei presenti tutti i presidenti della Conferenze episcopali regionali.In basilica anche Maurizio Sacconi, ministro del Welfare, Ignazio La Russa, ministro della Difesa, Gianfranco Rotondi, ministro per l’Attuazione del Programma, il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. Seduto in prima fila il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi.

Bozen. Direttivo del Cai: ok a Vetta d'Europa. Toponimi: i 20 presidenti di sezione approvano la ridenominazione di Vetta d'Italia. BOLZANO. La discussione c'è stata e all'inizio non tutti erano d'accordo. Poi però i 20 presidenti delle sezioni del Cai Alto Adige hanno concordato su un fatto: la Vetta d'Italia non è un tabù. A quel punto il presidente Giuseppe Broggi ha messo ai voti la proposta: Vetta d'Europa al posto di Vetta d'Italia, Europas Gebirge al posto di Glockenkarkopf. Tutti d'accordo: la proposta di una nuova denominazione della vetta che, almeno finora, aveva un valore simbolico, è passata all'unanimità.
La nuova denominazione era stata lanciata, tanti anni fa, dall'ex leader del movimento verde Alexander Langer. Allora, non se n'era fatto nulla. Recentemente i consiglieri verdi Riccardo Dello Sbarba e Hans Heiss l'hanno rispolverata. Broggi, presidente del Cai, l'associazione che per prima nel corso degli anni ha più volte denunciato la progressiva cancellazione dei nomi italiani dai cartelli dei sentieri di montagna, l'ha fatta propria.
Per il presidente del Cai, il cambio di passo su questo toponimo dovrebbe consentire di uscire dall'impasse, visto che a quanto parte nella commissione mista Provincia-governo sui cartelli di montagna si sarebbe trovata l'intesa su tutti i 1.525 toponimi attualmente solo in tedesco, eccetto che per la Vetta d'Italia, nome simbolo della montagna che si trova in fondo alla Valle Aurina.
L'apertura che Broggi aveva fatto a margine della riunione degli stati generali di Cai, Alpenverein e Sat, svoltasi alla fine di febbraio a San Michele all'Adige, era immediatamente piaciuta al presidente della Provincia Luis Durnwalder: «Quella del Cai - aveva detto - è una proposta coraggiosa. Intendiamoci, molto probabilmente i nostri (leggi Alpenverein, ndr) non saranno d'accordo ma si può discuterne. Sarebbe importante trovare un compromesso su uno dei nomi più contestati».
Il vero problema - dice qualcuno anche all'interno del Cai - non è tanto la Vetta d'Italia ma le centinaia di nomi italiani cancellati dai cartelli. Interessante a questo punto vedere il risultato finale della commissione partitetica sui cartelli di montagna che ha concluso i lavori: a quanto pare dei 1.525 toponimi attualmente solo in tedesco, un 45% tornerebbe ad essere bilingue, mentre per un altro 45% vi sarebbe l'indicazione anche in italiano solo di malga o maso; per il rimanente 10%, che si riferisce a piccole località, non sarebbe stata trovata la dizione in italiano e quindi resterebbe monolingue.

Aosta. 17 marzo, la festa dimenticata dai valdostani. Aosta si assopisce il giorno dell’anniversario. Aosta - Pochi addobbi nei negozi, poche bandiere ai balconi, poca gente in città. Nel capoluogo per i 150 anni dell’Unità d’Italia ci sono solo le associazioni dei combattenti. Aosta, certamente, non è Torino, prima capitale, non è Roma, che ne ha preso il posto, né uno dei luoghi più importanti del risorgimento. Ma, forse, in città si vedono più tricolori in occasione dei mondiali. L’anniversario per festeggiare i 150 anni dell’unità d’Italia non entusiasma i valdostani. E si vede. Pochi addobbi nei negozi, poche bandiere ai balconi, poca gente in piazza Chanoux per la celebrazione voluta dalle associazioni combattentistiche. Poche anche le autorità. Alle 10,30 davanti al municipio ci sono il primo cittadino Giordano e il suo vice Follien. Assenti giustificati Rollandin e Cerise a Roma per le cerimonie ufficiali. Poi c’è qualche consigliere regionale e comunale in ordine sparso. Ma resta un fatto che il fitto calendario di eventi messo in piedi da Regione, Consiglio Valle ed enti locali prevede proprio per la giornata del 17 marzo solo il concerto dell’Atelier d’archi a Pont-Saint-Martin.
Lo stesso presidente dell’Union Valdotaine, Ego Perron, già alcune settimane fa aveva espresso a nome di tutto il movimento le perplessità sulla ricorrenza: “Siamo tiepidi, la nostra vera festa è l’anniversario dell’autonomia” ha detto. Ma c’è anche chi ci è andato giù più pesante.
 Sono tiepidini anche i giovani dell’Uv. Insieme ai movimenti giovanili dei partiti autonomisti di Friuli Venezia Giulia, Sudtirolo e Trentino, la Jeunesse Valdotaine ha firmato un comunicato stampa. “17 marzo: I sentimenti non si possono imporre!”. “Noi  ci  opponiamo  - scrivono i quattro movimenti giovanili in un comunicato stampa congiunto – all'imposizione dall'alto di un sentimento, quello identitario, che nasce da complesse alchimie territoriali e culturali. Crediamo che ogni cittadino debba essere lasciato libero di festeggiare o meno questa ricorrenza senza che la sua scelta, nell'uno o nell'altro caso, venga fatta oggetto di critiche e strumentalizzazioni”.
Per il gruppo di “Esprit Valdotain”, invece, non c’è proprio nulla da festeggiare: “Questa data riveste per noi, valdostani francofoni, tutto un altro significato. Questa data segna l’inizio dell’italianizzazione forzata del ‘Pays d’Aoste’, appena un anno dopo la dolorosa separazione con l’altra regione francofona del regno, la Savoia”. A questo proposito Esprit Valdotain ha organizzato una conferenza dal titolo esplicito: “150e anniversaire… rien à fêter” che si terrà il 19 marzo alla biblioteca di Saint-Christophe. Parteciperà anche l’ex presidente dell’Ordine dei giornalisti Lorenzo del Boca.
Lungo le vie del centro città, però, c’erano anche quelli fieri di essere italiani. E c’erano gli ‘ulta nazionalisti’ di Casa Pound. Cinque o sei giovani del movimento di estrema destra si sono adoperati in un volantinaggio per ribadire “Viva l’Italia”. Ma sarà per la crisi, per la scarsità di mezzi o per rispettare la migliore delle tradizioni studentesche, ma il volantino che porta in bella mostra il tricolore è fotocopiato (o ciclostilato, come si diceva negli anni Settanta) e il bianco - rosso - verde si stinge in una scala di grigi. di Domenico Albiero 17/03/2011

Aosta. Bon de chauffage alle famiglie con reddito sotto i 60mila euro. I contributi elevati a 400 euro o 450 per le famiglie con più di quattro componenti; critiche dal Codacons. 17/03/2011    AOSTA. Da 2 maggio sarà possibile presentare le domande di ottenimento del "bon de chauffage", il contributo regionale alle spese di riscaldamento sostenute dalle famiglie della valdostane.
Quest'anno il "buono riscaldamento" verrà erogato secondo criteri in parte differenti rispetto al 2010: infatti si terrà conto del numero di componenti del nucleo familiare, ma non solo. «Il reddito imponibile annuale della famiglia anagrafica - ha spiegato all'Assemblea del Cpel/Celva l'assessore Ennio Pastoret - non deve superare il tetto di 60.000 euro» a fronte di una media regionale di poco superiore ai 20.000 euro (calcolo Istat relativo 2009).
Il limite di reddito consente di «mettere a disposizione più risorse per le famiglie maggiormente bisognose» ha commentato ancora l'assessore. Le famiglie riceveranno 400 euro e quelle con più di quattro componenti 450 euro, quindi in entrambi i casi 100 euro i più rispetto al contributo stanziato nel 2010. A disposizione ci sono complessivamente 17,7 milioni di euro.
Alcune novità sono state introdotte nelle modalità di presentazione delle domande, che vanno inoltrate tra il 2 maggio ed il 30 novembre 2011. Le richieste devono essere presentate presso i Comuni di residenza; le famiglie che hanno già usufruito lo scorso anno del contributo possono anche inviarle via posta o via fax allegando un'apposita dichiarazione che attesti i redditi degli anni precedenti. Nel caso invece di redditi che da un anno all'altro superano la soglia reddituale di 60.000 euro, sarà sufficiente un'autocertificazione per dichiarare di aver perso il diritto a godere del contributo.
Le novità non convincono del tutto le associazioni dei consumatori. Il Codacons Valle d'Aosta lamenta il "mancato coinvolgimento" delle stesse nel processo di predisposizione delle modalità di attribuzione del sostegno economico. "L'incontro previsto per il 21 marzo appare tardivo e a puro titolo informativo" sostiene.

L'associazione ribadisce l'invito al governo regionale ad utilizzare "tutte le risorse introitate con le accise sulla benzina direttamente in attività a favore dei singoli cittadini-consumatori" e rilancia alcune richieste: incentivi triennali "ad personam" per la rottamazione dei veicoli più inquinanti, sospensione dei muti per i privati ampliando la fascia degli utilizzatori e, per i bon de chauffage, introduzione di una soglia di sbarramento per redditi alti e di fasce graduate sulla base della posizione geografica degli immobili.
Il "buono riscaldamento" non è da confondere con il "bonus energia", un finanziamento di 300 euro concesso dall'Amministrazione regionale esclusivamente ai nuclei familiari con redditi bassi. Le domande per questo contributo vanno presentate entro il 16 maggio sempre agli uffici comunali di residenza.
Per le famiglie meno abbienti è stata confermata per il 2011 anche la possibilità di richiedere l'esenzione dal pagamento della tassa sui rifiuti e della tariffa per il servizio idrico integrato.
Marco Camilli

Trento. Unità d'Italia: gli auguri della comunità islamica del Trentino Alto Adige. TRENTO. Auguri per la festa dell'Unità di Italia arrivano dalla Comunità islamica del Trentino Alto Adige.
''Da cittadini di questo Bel Paese siamo lieti di presentare gli auguri più sinceri per tutti quelli che amano l'Italia forte nella sua unita', un 'Italia forte della sua Costituzione'', si legge in una nota.
''Un'Italia forte con tutte le sue componenti, compresi i nuovi cittadini che lavorano per un'Italia progredita, un'Italia più ricca con le diversità. Un'Italia che ama i suoi figli, tutti, senza distinzione di orientamento, origine o religione. Auguri anche ai nuovi cittadini - prosegue la nota - affinché questa Festa sia un motivo di orgoglio anche per loro rafforzando in loro il sentimento di appartenenza alla loro nuova Patria, senza rinunciare alle loro radici, ma che siano, le loro origini e le loro convinzioni laiche o religiose, un motivo di ricchezza, di scambio, di coesione, di solidarietà, di fratellanza e di rispetto reciproco''.
''I musulmani e l'Islam con i suoi valori di fede e spiritualità, di morale e del buon comportamento, sono convinti di essere un valido motivo per avvicinare i vari componenti autoctoni o nuovi cittadini, contribuendo a creare una società basata sui valori umani, diritti umani, e principi morali e spirituali'', conclude il documento della Comunità islamica.


Cota diserta l'alzabandiera a Torino, Zaia con coccarda tricolore a Padova: ecco i 150 anni in versione leghista
di Celestina Dominelli. Sulla sua agenda non c'è alcuna traccia dell'impegno di oggi. Ma il leader della Lega Umberto Bossi, ha già assicurato che sarà presente, insieme ai ministri Roberto Maroni e Roberto Calderoli (avvistato stamane anche alla messa a Santa Maria degli Angeli), ai festeggiamenti in programma oggi pomeriggio alla Camera alla presenza del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Rassicurazioni che, per la verità, non spengono le polemiche attorno alla scelta del Carroccio di disertare alcune delle cerimonie in programma ieri sul territorio (dopo la Lombardia è stata la volta dell'Emilia Romagna) e alla possibilità concessa ai parlamentari di decidere liberamente se partecipare alla cerimonia di Montecitorio.

La provocazione di Borghezio: inno sfigatello
Insomma, la Lega non indietreggia e continua la sua sfida ai 150 anni dell'Unità d'Italia. E basta vedere oggi la prima pagina della Padania, l'organo ufficiale del Carroccio, per capire che aria tira dalle parti di via Bellerio. «Festeggiamo l'addio ai parassiti, uniti nel federalismo», con tanto di dossier interno sugli sprechi dell'Italia unita. Ad accendere gli animi ci pensa poi anche l'europarlamentare della Lega, Mario Borghezio, che prima dà dello «sfigatello» all'inno di Mameli e poi inanella un'altra delle sue provocazioni. «Il destino, il vento della storia porterà a due Italia. Il Belgio docet. Il Belgio non è lontano. Le esigenze della storia e dell'economia imporranno due nazioni. Gli italiani saranno i nostri migliori vicini di casa». Quanto basta per scatenare nuove critiche da parte dell'opposizione e anche qualche malumore dentro il Pdl, con il ministro della Difesa Ignazio La Russa che è tornato a bollare come «inaccettabili» le ostilità della Lega all'anniversario dell'Italia.

Cota diserta l'alzabandiera a Torino, Zaia con la coccarda tricolore a Padova
Ostilità che, a ben guardare, non sono mancate anche oggi. Così a Torino, a piazza Castello, in molti hanno notato l'assenza del governatore del Piemonte, Roberto Cota, alla cerimonia dell'alzabandiera, il via ufficiale ai festeggiamenti nel capoluogo piemontese. Non c'era il presidente (che oggi pomeriggio sarà presente all'inaugurazione del museo di Venaria) e non c'erano altri esponenti del Carroccio. Mentre il collega del Veneto, Luca Zaia, era presente stamane alle manifestazioni organizzate da Padova dal consiglio regionale del Veneto e sul bavero della giacca ha esibito una coccarda tricolore. Su cui, però, l'ex ministro non ha mancato di ironizzare. «Sembra che tutti i problemi che ha l'Italia si risolvano con il fatto che io metta la coccarda».

Contestazioni per i leghisti al lavoro in piazza a Milano
Insomma, distinguo che ribadiscono le distanze. Rese ancora più marcate dalla scelta di molti amministratori leghisti di lavorare nel giorno di festa. Accade in Veneto dove i sindaci del Carroccio sono al lavoro nei loro municipi o a Milano dove gli esponenti del Carroccio, capitanati dal capogruppo in consiglio comunale, Matteo Salvini, si sono presentati con le scrivanie in piazza della Scala e hanno distribuito ai passanti bandiere con la croce di San Giorgio. Incassando anche qualche contestazione da parte dei passanti. Al lavoro, ma dentro gli uffici, anche al Comune di Spirano, piccolo centro nel bergamasco, dove il sindaco del Carroccio, Giovanni Malanchini, ha lasciato ai dipendenti comunali che lo desideravano la possibilità di lavorare: 10 su 18 quelli che si sono presentati regolarmente in ufficio di buon mattino.

Nella sede della Lega di Varese spunta una bandiera tricolore
Segnali di distanza, quindi. Ma non mancano piccoli fuoriprogramma. Come la bandiera tricolore spuntata a sorpresa stamattina sul balcone della sede della Lega Nord Varese. «Noi non abbiamo messo niente», si difende il segretario cittadino Carlo Piatti. Uno scherzo fatto da qualcuno, evidentemente, a cui le provocazioni del Carroccio non sono andate giù. La bandiera è stata poi prontamente rimossa con Piatti che, in una conferenza improvvisata, ha liquidato tutto come «una goliardata». Mentre il sindaco leghista della città, Attilio Fontana, si è presentato alla cerimonia dell'alzabandiera con la fascia tricolore d'ordinanza. «Da quando sono sindaco non metto più la pochette verde», aveva detto stamane in una intervista al Corriere della Sera. Lunedì accoglierà a Varese il capo dello stato, Giorgio Napolitano.
17 marzo 2011

Milano. Varese, un tricolore sul balcone della Lega. Appeso accanto ai vessilli del Carroccio. Il segretario: «Noi non abbiamo messo niente»
MILANO - Una bandiera tricolore è spuntata a sorpresa giovedì mattina sul balcone della sede della Lega Nord Varese, fatto che ha suscitato la curiosità dei passanti nella giornata delle celebrazione per le celebrazioni dei 150 anni dell'Italia unita. I locali del Carroccio sono chiusi ma, interpellati telefonicamente, alcuni iscritti hanno sostenuto di non sapere nulla della bandiera, che dunque potrebbe essere stata messa da qualcun altro. Il piccolo giallo non è comunque stato ancora chiarito: il Tricolore è stato esposto in bella mostra su una delle piazze principali di Varese, accanto a una bandiera della Lega lombarda e a una con il Sole delle Alpi. Questa sede della Lega tra l'altro è la primissima aperta da Umberto Bossi e per i leghisti ha un alto valore simbolico. Quella di Varese è fra l'altro la sezione a cui è iscritto il ministro Roberto Maroni. Proprio sotto il balcone del primo piano, curiosità nella curiosità, c'è una targa posta nel secolo scorso e che ricorda il passaggio in città di Giuseppe Garibaldi. Numerosi passanti, molti reduci dalla cerimonia dell'alzabandiera in una piazza non distante, hanno scattato foto con i telefonini dalla strada.

«NON L'ABBIAMO MESSA NOI» - Il segretario cittadino Carlo Piatti ha successivamente confermato che la presenza del tricolore sul balcone non è un'iniziativa del partito. «Noi non abbiamo messo niente», si è limitato a rispondere dicendosi convinto che si sia trattato di uno scherzo fatto alla Lega. Giovedì gli uffici della sezione leghista di piazza del Podestà sono rimasti chiusi, ma per il pomeriggio è stato previsto il solito servizio di rispondere alle telefonate, come in un normale giorno feriale. (fonte: Ansa)

Milano. «Vergognatevi, viva l'Italia»: Salvini contestato dai passanti in Galleria. I leghisti avevano allestito per provocazione una «scrivania volante»: «Noi oggi lavoriamo»
MILANO - Dure contestazioni per il consigliere della Lega Nord Matteo Salvini, capogruppo del Carroccio al Comune di Milano, che provocatoriamente aveva allestito una «scrivania volante» all'ingresso della Galleria Vittorio Emanuele per distribuire bandiere con la croce di San Giorgio, cartoline della città e adesivi della Lega. Una trentina di cittadini ha contestato animatamente al grido di «Viva l'Italia», «Vergognatevi» e «Fuori la Lega dallo Stato». I contestatori, cittadini di ogni età, stavano passando di fronte al Comune dopo l'alzabandiera in piazza Duomo per il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia. Le forze dell'ordine hanno convinto i militanti del Carroccio a smantellare il loro presidio e ad interrompere anzitempo la loro iniziativa. Dapprima gli agenti delle forze dell'ordine si sono schierati per frapporsi tra i leghisti e il gruppetto di fischiatori i quali, brandendo le bandiere tricolori, avevano iniziato a lanciare improperi nei riguardi degli esponenti del Carroccio. Quindi gli agenti delle forze dell'ordine hanno consigliato a Matteo Salvini e gli altri esponenti leghisti di abbandonare l'ingresso della Galleria, come gesto di precauzione.

«ABBIAMO VOGLIA DI LAVORARE» - In merito alla sua presenza in piazza con il banchetto propagandistico, insieme con l'assessore comunale Alessandro Morelli e quello provinciale Stefano Bolognini, Salvini aveva spiegato: «Non c'è nessun intento polemico, noi oggi abbiamo voglia di lavorare e siamo qui con il nostro ufficio mobile approfittando del giorno di vacanza dei milanesi per distribuire il nostro materiale e raccogliere le segnalazioni dei cittadini». «Oggi io lavoro - aveva ribadito giovedì mattina Salvini - questa è la bandiera di Milano e visto che ci sono le celebrazioni delle Cinque Giornate è particolarmente adatta».

«PIRLA, SQUADRISTI E FASCISTI» - Dopo esser stato costretto per prudenza a lasciare piazza Scala, Salvini ha replicato dai microfoni di «Radio Padania»: «Ci hanno contestati 30 pirla, squadristi e fascisti, ma la Lega ne ha viste tante...». Salvini ha esordito salutando «tutta la gente che ora sta lavorando. Ci sono migliaia di persone che in questo momento stanno facendo il loro lavoro anche perché molti, artigiani, piccoli imprenditori, non possono permettersi di stare a casa» e tornando alle contestazioni ha concluso: «Mi fa tristezza che qualcuno, usando il tricolore come un'arma, decida chi può parlare e chi no». «Prima che intervenissero i contestatori - ha affermato inoltre Salvini - avevamo raccolto decine di segnalazioni, a dimostrazione che i milanesi per bene avevano capito che la nostra era un'iniziativa utile per loro».

Bologna. Notte tricolore, pioggia e poca gente.  Deserti i palazzi aperti, solo i cori incuriosiscono i passanti.
Sarà stata la pioggia. Sarà stato il poco tempo a disposizione — una volta deciso che quella dell’Unità d’Italia poteva essere festa nazionale — per organizzare gli eventi e soprattutto per pubblicizzarli. Sarà stato che tanti (i giovani senza dubbio) hanno approfittato della festività per prendere un treno e lasciarsi Bologna alle spalle. Fatto sta che la notte bianca del Tricolore non ha affatto avuto presa sui bolognesi. E quelli su cui l’ha avuta erano tutti over 50: ieri sera si contavano sulle dita di una mano i giovani che si sono visti in centro. Coccarde e bandiere al seguito del pubblico: praticamente zero, nonostante molti commercianti abbiano dichiarato nei giorni scorsi che i prodotti tricolore stavano andando a ruba.

Un centro storico sui toni del grigio più che su quelli della bandiera italiana quello di ieri, ravvivato tra le 18.30 e le 20.30 principalmente dai «Cori dell’Italia unita» che si sono alternati in una «staffetta» in diversi punti del centro e che man mano hanno attirato passanti incuriositi dai canti popolari. Saltato (per un errore di trascrizione del programma) l’atteso «Va’ pensiero» cantato da cento extracomunitari in piazza Nettuno, la prima esibizione ad attirare un drappello di cittadini è stata quella del coro gay Komos, che ha cantato sulla scalinata di via de’ Musei, introdotto dal gruppo strumentale Pivenelsacco, «guida» del pubblico nelle varie tappe del percorso musicale.
Diversi gli appassionati che hanno seguito il coro del Cai, che per la pioggia si è dovuto spostare da piazza de’ Celestini al portico di Corte Galluzzi. Il pubblico si è un po’ infoltito nel cortile di Palazzo d’Accursio, per poi concentrarsi in Cappella Farnese, dove il «volume» maggiore di persone lo facevano gli 11 cori invitati per l’occasione (con amici e parenti al seguito): ad ascoltarli il prefetto Angelo Tranfaglia e la commissaria Anna Maria Cancellieri, seduti in prima fila. Insomma, a parte i cori, che qualche interesse (modesto e fugace) l’hanno suscitato, quanto meno nei passanti incuriositi dai canti, Bologna non è scesa in piazza a rendere omaggio al 150esimo dell’Unità d’Italia. E bisogna anche dire che i singoli, piccoli eventi inventati per l’occasione nelle strade del centro non erano sufficientemente pubblicizzati o messi in evidenza. Poco prima delle 20 pochissime le persone anche in Sala Borsa, dove solo un paio d’ore prima era stata inaugurata una mostra sul Risorgimento nei fumetti. In compenso, solo a qualche metro da lì, in via Indipendenza, il McDonald’s, che in vetrina ieri esponeva la bandiera italiana accanto all’hamburger, scoppiava di gente.

Unico segno della notte tricolore, a parte la bandierina in vetrina, quella disegnata sul viso di tre ragazze impegnate con le patatine fritte. Quindi il percorso di «Genus Bononiae» della Fondazione Carisbo. Fino alle 21 ieri sera Palazzo Fava e la biblioteca di San Giorgio in Poggiale erano pressochè deserti: chi voleva vedere questi due gioielli, in effetti, aveva già avuto modo di farlo in altre occasioni molto più pubblicizzate, come la notte bianca di Artefiera. Una quarantina di appassionati, però, una visita in San Colombano, ad ascoltare le voci del coro in mezzo ai clavicembali della bellissima collezione Tagliavini, non se la sono persa. Ma anche qui: nemmeno un giovane tra i presenti. Chissà, forse oggi Bologna «esploderà» di tricolori. O forse bisognerà aspettare l’anno/gli anni prossimi, perché la festa dell’Unità d’Italia entri nel cuore degli italiani e dei bolognesi.
Daniela Corneo 17 marzo 2011

Treviso. Treviso, la giunta leghista snobba le cerimonie del 150°. E Conegliano diventa per un giorno capoluogo. Cerimonie anche a Treviso per il 150° dell'Unità d'Italia ma in piazza Vittoria hanno sfilato solo i capigruppo del consiglio comunale: assenti sindaco e assessori della Lega Nord. Prefetto, questore e forze armate hanno scelto Conegliano
Due le manifestazioni nel capoluogo. Quella istituzionale in piazza Vittoria, promossa dal consiglio comunale, con l'accensione di un braciere e l'Inno di Mameli cantato dal tenore trevigiano Francesco Grollo. C'erano circa 400 persone. Fra i consiglieri comunali, che esibivano una fascia biancoazzurra (i colori della città) anche due leghisti, Roberto Borsato e Armando Mazzobel.
In piazza dei Signori, invece, il popolo del centrosinistra per la manifestazione organizzata da Cgil e Pd. Anche qui circa 500 persone.
Prefetto, questore e forze armate hanno invece scelto la cerimonia di Conegliano, seconda città della Marca che, per un giorno, è diventata dunque capoluogo. Si trattava infatti di una cerimonia più istituzionale, in quanto promossa dall'Amministrazione comunale, a differenza di Treviso. Conegliano è guidato da un sindaco del Pdl.
In città, il vicesindaco leghista Giancarlo Gentilini aveva partecipato al mattino (ore 8) all'alzabandiera in piazza Vittoria.

Padova. 150 anni, venetisti fischiano l'inno e l'alzabandiera. In piazza dei Signori il gruppo di Patrik Riondato, già protagonista del "rogo" di Garibaldi. PADOVA. Fischi insistenti da parte di un gruppo di una decina di aderenti al movimento Veneti-Veneto Stato, hanno accompagnato l'alzabandiera del tricolore che ha dato il via a Padova alle cerimonie per i 150 anni dell'unità d'Italia. Ai fischi hanno risposto alcuni cittadini, presenti alla cerimonia, che hanno più volte gridato ''andatevene'' all'indirizzo dei manifestanti. Il gruppo è stato immediatamente fatto allontanare da Polizia e carabinieri.
''Il tricolore è la bandiera degli occupati'', ha spiegato Patrick Riondato, leader del movimento venetista, mostrando una bandiera del Veneto e della Sicilia. 'Abbiamo voluto protestare - ha aggiunto preannunciando la presenza di un centinaio di aderenti al movimento alla manifestazione di questo pomeriggio a Verona - dopo quello che è successo ieri con il Veneto nuovamente sott'acqua''. In tarda mattinata Riondato ha annunciato l'allestimento di un gazebo in centro a Padova. ''Questo per festeggiare la Repubblica delle banane - ha concluso - ormai arrivata alla frutta''.

Padova. Zaia al Bo: solo con autonomia un risorgimento unitario. Coccarda tricolore al petto, il governatore cita Einaudi. Pochi leghisti in aula. Della giunta solo la Donazzan
PADOVA - Coccarda tricolore al petto (appuntata dal presidente del Consiglio Clodovaldo Ruffato), il governatore Luca Zaia ha partecipato a Padova alle manifestazioni organizzate dal Consiglio regionale del Veneto all’Università del Bo per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Alla fine del suo intervento una citazione di Einaudi: «Solo quando tutti avranno avuto la loro autonomia, solo allora avremo un risorgimento unitario». Oltre al governatore, della Lega erano presenti solo Caner, Toscani e Tosato. Tutti con fazzoletto verde d'ordinanza e tutti con la bocca cucita sulle note di Goffredo Mameli. Molte anche le assenze nelle fila del Pdl. Delle giunta presente solo l'assessore Elena Donazzan.
M. B.

Firenze. La lunga notte dei Fratelli d'Italia. Migliaia in piazza. Musica e spettacoli di strada hanno accompagnato la serata e a mezzanotte fuochi d’artificio lanciati da piazza della Signoria. Firenze, 17 marzo 2011 - SONO STATE cucite in Cina e le hanno vendute per lo più i senegalesi. Ma quelle bandiere tricolore sono piaciute lo stesso ai fiorentini che nell’arco di una giornata ne hanno comprate più di diecimila. Che si sia risvegliato davvero un sentimento di appartenenza a questa nostra Italia? Quello di solidarietà è confermato da Stefano Marmugi, presidente del Quartiere 1, che ha voluto la bandiera giapponese accanto a quella italiana sulla facciata del palazzo di piazza Santa Croce. Poi è stata festa grande. La notte tricolore è stata salutata con grande entusuiasmo dai fiorentini che hanno inondato il centro. Migliaia di persone nelle strade e nelle piazze per partecipare alle iniziative. Con fasci di luce che illuminano munumenti ed edifici storici dove, a causa dei troppi accessi, gli ingressi sono stati contingentati: oltre 3.600 i biglietti staccati. Tanta gente anche in piazza Santa Croce, teatro delle iniziative dell’Accademia della Crusca che celebrano la lingua italiana. Al centro, una grande mongolfiera bianca e rossa. Musica e spettacoli di strada hanno accompagnato la serata e a mezzanotte fuochi d’artificio lanciati da piazza della Signoria. Tutto in diretta su RaiUno.
E oggi si replica. E’ commovente l’entusiasmo col quale sono stati preparati gli appuntamenti di oggi, tutti dedicati ai 150 anni della nostra Nazione, come se ogni momento della giornata e ogni luogo della città dovesse portare un segno di questo compleanno. Alla stazione di Santa Maria Novella, a mezzogiorno e all’unisono con altre 150 stazioni italiane, verrà suonato l’inno nazionale dalla Filarmonica Donizetti. Le celebrazioni si apriranno con l’alzabandiera solenne alle 10 sull’Arengario di Palazzo Vecchio e con lettura del messaggio del capo dello Stato. Mentre scuole e uffici pubblici saranno chiusi, resteranno aperti i negozi del centro storico, che nel pomeriggio sarà attraversato dal corteggio.
L’Unità per immagini: fino al 31 maggio 44 stendardi raccontano, sotto i portici di piazza della Repubblica, gli eventi e i personaggi che fecero dell’Italia una grande nazione libera e indipendente.
Anche il cinema festeggia l’Unità d’Italia con la Cineteca di Firenze (via Giuliani 374) attraverso la letteratura di autori fiorentini per grandi e piccoli: alle 19 «Gian Burrasca», diretto e anche interpretato da Sergio Tofano. Alle 20.45 «Pinocchio» di Antamoro realizzato nel 1911. E alle 21.30 un cartoon artigianale fiorentino «Un burattino di nome Pinocchio» realizzato tra gli anni’ 60 e ‘ 70 da Giuliano Cenci che lo presenterà.
Il Rotary Club Michelangelo presenta il restauro della bandiera tricolore della celebre battaglia di Curtatone e Montanara conservata nella Torre della Castagna in piazza San Martino dall’Associazione nazionale combattenti e reduci garibaldini. La storia vuole che la bandiera “ritrovata” sia stata donata dalle donne di Milano ai toscani combattenti proprio a Curtatone e Montanara. Dalle 10.30 alle 13 e dalla 15 alle 19 si potrà visitare la Torre della Castagna e la bandiera, mentre alle 11 e alle 17 concerto del Quartetto Michelangelo di musiche risorgimentali. Ancora Rotary con club Firenze Certosa all’auditorium della Cassa di Risparmio in via Carlo Magno 7: alle 20 conferenze di Cosimo Ceccuti su “La nascita dell’Unità d’Italia ed il ruolo di Firenze Capitale”; e del generale Gian Piero Ristori che introdurrà il tema “Dall’Italia all’Europa”. Parteciperà il coro della Cassa di Risparmio di Firenze che eseguirà musiche ed inni patriottici.
Il circolo del Colle dei Moccoli, in via Benedetto Fortini 13r, organizza una mostra con materiale originale sui «negozi e giornali cittadini nell’epoca di Firenze capitale». Saranno esposte antiche fatture e una ventina di testate giornalistiche del periodo 1860-1870. A Lastra a Signa stasera alle 21 al Teatro delle Arti di Lastra, «Materiali Sonori» presenta un nuovo spettacolo di Banda Improvvisa: “Camicia Rossa - canti e storie su quei ragazzi che fecero l’Italia”. Sempre oggi, invece, l’associazione culturale Pinocchio di Carlo Lorenzini, presieduta da Monica Baldi, drappeggia con bandierine tricolore via Taddea, la strada dove vide la luce Carlo Lorenzini, alias Collodi, il babbo di Pinocchio, e patriota che nel 1849 combattè a Curtatone e Montanara.
Alla libreria Edison di piazza della Repubblica alle 21 ci sarà la lettura-spettacolo liberamente tratta da testi di Carlo Lorenzini.
Olga Mugnaini

Villa borbonica del '700 crolla nel giorno dell'Unità d'Italia.
A Portici cede la facciata del palazzo della principessa Lauro Lancellotti, pericolante da tempo. Nessun ferito. NAPOLI - Nel giorno dei festeggiamenti per i 150 anni dall'Unità d'Italia cede definitivamente la facciata di una storica dimora di epoca borbonica a Portici, in provincia di Napoli. Spaventoso il crollo avvenuto nella villa della principessa Lauro Lancellotti in corso Garibaldi, una delle arterie più trafficate del centro vesuviano.
Nel pomeriggio, poco dopo le 16, un improvviso boato nel palazzo monumentale ha fatto sobbalzare tutti. Da tempo l'edificio era disabitato e transennato, perché già oggetto di piccoli e limitati crolli. Per fortuna nessun ferito, solo alcune auto sommerse dalle macerie. Probabilmente la struttura ha ceduto per l'incuria centenaria e il maltempo persistente degli ultimi giorni. Tutto il corso Garibaldi di Portici è stato transennato: traffico in tilt e caos nella popolatissima cittadina alle falde del Vesuvio, sede della famosa Reggia voluta da Amalia di Sassonia, moglie di re Carlo III di Borbone.
Villa Lancellotti è una delle tante meraviglie settecentesche del «Miglio d'oro», zona costiera a nord di Napoli da Portici a Torre del Greco; una delle tante dimore nobiliari vesuviane che, nei secoli, non è mai stata restaurata. Come villa d’Elboeuf, palazzo monumento di Portici, la villa della Principessa è una costruzione d’epoca borbonica d’importanza storica rilevante. Ridotta a rudere, abbandonata dagli anni ’90 (quando l’ultima erede, la principessa Natalia Massimo Lancellotti, si allontanò dalla città) fu più volte saccheggiata dai ladri e preda di vandali. Un tristissimo destino per un palazzo che racchiude al suo interno un interessante patrimonio artistico, tra cui un chiostro nei giardini, un «cafehouse», e le scale che permettono la discesa a mare.
La sua costruzione risale al 1776; già negli ultimi cinque anni il suo stato pericolante aveva creato problemi di sicurezza pubblica e il comune di Portici intervenne murando porte e finestre. L’obiettivo successivo era adibire l’edificio a destinazioni di interesse pubblico (come un importante centro di formazione per giovani laureati o una sede universitaria distaccata) dopo averlo espropriato. Alla Regione Campania fu presentato in passato un programma d’intervento, del valore di circa sei milioni di euro, nell’ambito dei progetti dei grandi attrattori culturali. Ma non se ne fece nulla.
Marco Perillo

Bandiera piena di letame Denunciate due persone
17/03/2011 18:25
I Carabinieri di Riva del Garda hanno denunciato all'Autorità giudiziaria due persone, con l'accusa di "vilipendio alla bandiera", per avere cosparso di letame il tricolore. Secondo i Carabinieri intervenuti (della stazione di Spiazzo Rendena) un minorenne ed un 46enne residenti in valle Rendena avrebbero posato per terra vicino ad un bar la bandiera italiana, coprendola in seguito di stallatico. ll fatto è avvenuto questa notte. Il gestore del bar, stamani all'apertura, ha trovato il tricolore cosparso di letame ed ha provveduto a chiamare le forze dell'ordine. I militi hanno rintracciato -tramite le registrazioni delle videocamere di sicurezza della zona- la vettura con la quale i due denunciati sono arrivati sul posto. Il minorenne ha confessato il gesto, il maggiorenne ha tentato di negare. I due dovranno difendersi in Tribunale.

Blitz del trombettiere al pranzo delle autorità
Blitz di un giovane trombettiere al ristorante delle autorità: entra, suona l'Inno di Mameli e costringe tutti ad alzarsi
E' entrato nella sala con la tromba dove stavano pranzando le massime autorità istituzionali della provincia di Treviso ed ha suonato l'inno di Mameli "obbligando" tutti gli avventori ad alzarsi in piedi e a cantare "Fratelli d'Italia".
E' accaduto oggi all'agriturismo Riva del Milan di Valdobbiadene i cui proprietari hanno addobbato i filari costeggianti la strada d'ingresso di tricolori fino al locale.  Di rigore per i camerieri la coccarda.
In una sala stavano, di ritorno da una cerimonia pubblica, il Prefetto, il questore, il comandante provinciale della guardia di Finanza e quello dei Carabinieri.
All'improvviso e' entrato un giovane trombettiere, spartito alla mano, ed ha suonato l'inno di Mameli le cui parole sono state cantate all'unisono dagli avventori, autorità in primis.

Unità d'Italia, protesta a Simaxis. Tricolore imbrattato: "No grazie". Ieri notte qualcuno ha rovinato la festa dei 150 anni dell'Unità d'Italia scrivendo sulla bandiera "No grazie" con vernice blu e sostituendo il punto esclamativo della frase con quello interrogativo
Una grande bandiera tricolore, su una parete del Municipio di Simaxis, in provincia di Oristano, è stata imbrattata durante la notte da ignoti. Il Comune, in occasione del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia, aveva allestito una scenografia con una scritta a caratteri cubitali "Dal Regno di Sardegna alla Nazione Italia, Orgogliosi di essere italiani!". Il fatto è stato denunciato alla Polizia che ha eseguito alcuni rilievi e avviato un'indagine per scoprire i responsabili.
Giovedì 17 marzo 2011 18.09

Immigrati festeggiano nel cuore di Milano leggendo la Costituzione
di Marzia De Giuli. MILANO - Solo dopo la lezione civica di Roberto Benigni sull'inno di Mameli, molti italiani hanno capito che la perfezione poetica del verso «stringiamci a coorte» sta in quella parola spesso erroneamente pronunciata come «stringiamoci». Gli immigrati di tutto il mondo riuniti ieri nel cuore di Milano per festeggiare i 150 anni dell'unità d'Italia hanno tenuto a scandire correttamente quel verbo, quasi a prova del loro impegno per l'integrazione. Sono loro i nuovi italiani e lo hanno dimostrato festeggiando il tricolore insieme ai milanesi.

La manifestazione, organizzata da associazioni e comunità che quotidianamente operano al servizio dell'integrazione, con il patrocinio delle istituzioni, ha messo al centro la Costituzione italiana. Molti dei partecipanti, circa 500 secondo gli organizzatori, da due anni seguono un corso sulla Costituzione italiana appositamente organizzato per gli immigrati. «È apprezzabile l'impegno di queste persone che scelgono di dedicare il sabato allo studio del nostro Paese», dice Giorgio Del Zanna, operatore della Comunità di Sant'Egidio, uno degli enti promotori.

Uno dopo l'altro, sono i rappresentanti di 57 Paesi a leggere i primi articoli della Costituzione, prima in italiano e poi nella loro lingua d'origine. «L'articolo che ho scelto, il 9, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Fin da bambino ho sognato l'Italia e sono orgoglioso ora di viverci», dice Medo, egiziano di 28 anni. Confessa di non essere in possesso di un permesso di soggiorno, del quale ha fatto richiesta. Poi chiarisce di essere laureato in Relazioni Pubbliche. «E mia sorella è dottoranda a Shanghai. Per il futuro spero di vivere e lavorare onestamente in Italia, magari costruirmi una famiglia. Sono il primo a patire un'illegalità che mai vorrei e che danneggia innanzitutto noi immigrati volenterosi». Anche per chi ha superato lo scoglio della burocrazia, la vita non è semplice. «I miei bambini, soprattutto il maschietto che ha la pelle più scura, hanno subìto discriminazioni. Mi sono battuta con ogni sforzo perché crescessero sereni, ora le cose vanno meglio». A parlare è Geovana Clea, pittrice brasiliana, uno dei casi di integrazione dei quali l'Italia può andare fiera. Geovana è sposata con un lodigiano e dipinge «per restituire all'umanità l'amore per la vita che la mia cultura d'origine insegna». Geovana ha letto l'articolo 4 che tutela il diritto al lavoro e afferma il dovere di «svolgere un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». Una donna venezuelana legge l'articolo 6 e un uomo senegalese il 7. Per l'articolo 8 il Paese rappresentante è l'Italia, e a recitarlo in perfetto italiano sale sul podio una ragazza dai tratti mediorientali: «Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge».
17 marzo 2011

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