sabato 19 marzo 2011

Mezzogiorno-Mattino. 19 marzo 2011.

«Orgogliosa del mio Giappone. Insegna la dignità al mondo»

È morto Enzo Cannavale, aveva 83 anni

Di Vittorio è il «Pugliese d'Italia»

Lombardo: “Nessuna centrale nucleare in Sicilia”

Napoli: Unità d'Italia, festa al Plebiscito con autorità e cittadini

Ti chiami Giuseppe? Mangi gratis: così le Madonie festeggiano il giorno del papà

Milano è la capitale degli imprenditori italiani. Nel capoluogo lombardo 1 impresa individuale su 3 ha il titolare nato fuori regione.

Campobasso. Gestione sisma e sprechi, parlamentari pd visitano cratere

Dall'ex veltroniano a mister 84mila voti: ecco la lista degli aspiranti per il rimpasto che ancora non c'è

Mastella: resto in campo e non mi ritiro

Polizia penitenziaria in piazza

"Sicilia, carceri da terzo mondo"

Immigrati nel villaggio a 5 stelle

Arriva dal nord Italia il latte per contraffare le mozzarelle

La Regione Sicilia all'attacco della Gdo isolana

Altroconsumo parte civile contro la banda dei formaggi resuscitati

Negozi aperti il giorno del divieto: denunciati dai colleghi

A Lampedusa gli abitanti bloccano una motovedetta.

Il sindaco: "La gente è esasperata"

Delegata Unhcr: “Non chiare le procedure di asilo a Mineo”

Sindaco Lampedusa, “Caruso faccia trasferire i 3mila migranti”





«Orgogliosa del mio Giappone. Insegna la dignità al mondo»
Dorotea Liguori, dama delle perle, nippopartenopea
Vive a Torre del Greco ma ha lasciato il cuore in Oriente
NAPOLI — Signora Liguori, il suo Giappone è di nuovo in ginocchio e ferito. E lei?
«Sto seguendo con preoccupazione, ma con la consapevolezza che tutti i giapponesi stanno offrendo al mondo un grande esempio di compostezza».
Dorotea Liguori, la dama delle perle, è per metà napoletana (per l’esattezza torrese) per metà giapponese. L’alchimia delle sue origini si riflette nel suo viso, dove gli occhi allungati si stemperano in espressioni tipicamente mediterranee. Due mondi lontanissimi tra loro che convivono in questa signora che ha scelto di vivere a Torre del Greco ma che è, senz’altro, una cittadina del mondo.

Ha parenti o amici laggiù?
«Io ho 85 anni e dunque la maggior parte delle persone che conosco sono morte sono comunque molto avanti negli anni. Dei parenti di mia madre non c’è più nessuno in vita. Ma a Tokyo ci sono figli di amici che sono cresciuti con i miei ragazzi. Erano insieme a Cambridge e ogni domenica pranzavano con i miei figli in qualche ristorante fuori dal college».

E come le hanno detto che stanno le cose?
«Inizialmente non c’era alcun problema, ma ora con questi raggi la situazione è molto più complicata. Sono molto in apprensione poiché non è chiaro quanto sia pericolosa la situazione. Sono legatissima questi ragazzi, che ora hanno più di 60 anni e che mi chiamano zia. I loro genitori erano notabili della aristocrazia giapponese: la famiglia Itoh è discendente di una principessa e di un nobile. Fra un’ora o due richiamo Tokyo per sapere come stanno».

E con i suoi amici napoletani ha avuto modo di parlare del terremoto?
«Le mie amiche mi telefonano di continuo per dirmi quanto sono colpite dalla dignità con la quale in Giappone stanno affrontando questi momenti difficili. Mi arrivano in continuazione messaggi, sono tutti così carini. Anzi, in tante mi hanno detto ’’ perciò tu sei così. Adesso finalmente capiamo’’».

Così come?
«Si riferiscono al mio essere composta, discreta. Uno stile di vita che non è quesi possibile descrivere, che deriva da un tipo di educazione molto particolare. Comunque, mi creda, io stessa in queste ore sono molto colpita dal comportamento della gente modesta. E’ vero che il Governo è molto organizzato per fronteggiare questa situazione. Ma per alcuni non c’è cibo, acqua, né coperte, non c’è elettricità. Mai prima d’ora uno tsumani aveva provocato simili disastri».

Ma lei, intimamente, si sente più giapponese o più napoletana?
«Dentro sono giapponese, non c’è dubbio. Potrei parlare per dieci anni di questo modo di reagire alle difficoltà. Così fermo, rigido. E’ un nostro modo di essere, di vivere. Un modo di essere pronti per far fronte ai momenti difficili, ma anche al quotidiano. Che si vede anche nell’organizzazione tecnica delle cose. Al terremoto Tokyo e l’intero Giappone hanno risposto molto bene, le difficoltà sono state legate ad uno tsumami di proporzioni straordinarie e alla questione delle centrali nucleari».

Da quanto tempo manca dal Giappone?
«Da sei anni».

E si è mai trovata lì in concomitanza di un sisma?
«Sì, circa dieci anni fa ero nella mia casa di Kobe, vicino Osaka. E’ venuto un terremoto e la mia casa non è caduta. Io sapevo che era stata costruita in cemento armato, con le fondamenta antisismiche e non ho avuto paura. Tutt’intorno però c’erano anche case di legno. E per mesi in tanti sono rimasti senza luce e anche i ricchi sono stati senza cibo. E lo stile con cui stato affrontata questa vicenda è stato lo stesso di sempre. Il tutto è stato vissuto con rigore. Conosco molti giapponesi sposati con europei e colgo bene le differenze che ci sono fra il mio popolo e gli altri».

Il paragone con i napoletani poi è improponibile.
«Ma sa che ci penso spesso? (E si abbandona ad un sorriso fra l’ironico e il malizioso). Direi che sono due mondi veramente lontani».

Ma il terremoto a Napoli lo ha vissuto?
«Ho un episodio a riguardo (e il sorriso si allarga). Ero nella mia villa a Torre del Greco, nel 1980. E’ una villa grande, a tre piani. Era domenica e in casa c’era solo una domestica. Una cameriera del posto, decisamente ignorante. Una bravissima donna, ma che non sapeva neanche tenere la penna in mano. Sentii la scossa e andai da lei. La condussi verso le scale per scendere, poiché non ritenni prudente utilizzare l’ascensore. Ebbene questa donna continuava ad urlare, si strappava i capelli ma non si spostava di un gradino. La invivavo con le parole, la tiravo come si fa con cavalli o con i muli. Ma lei niente. Le ripetevo che dovevamo fuggire per le scale, scendere in giardino, ma lei era in preda al panico. Un panico non solo irrazionale, ma anche per nulla produttivo. Per me assolutamente non condivisibile».

Lei non ha mai ceduto alla paura?
«Guardi che io per le due o tre sere successive al terremoto ho dormito in albergo, poiché non avevo alcuna voglia di rientrare in casa. Eppure la mia villa non aveva avuto danni, a differenza dei tanti problemi che si sono verificati in paese e nella stessa Napoli. La verità è che in Giappone non strillano, non fanno chiasso per rendere pubblica a tutti la propria disperazione. Le posso fare un esempio che per me è stato illuminante, riferito ad una vicenda particolarmente dolorosa?».

Prego.
«Io ho perso un figlio. In chiesa, dopo la cremazione— perché l’ho fatto cremare — non ho pianto una sola lacrima. Mi sono allontanata con l’urna, compostamente, ferma. Dopo l’ho riportato con me e quando sono andata al cimitero qui ho visto che erano tutti in lacrime, si torcevano le mani, si abbandonavano alla disperazione e urlavano, tutti a voce altissima. Ecco, per un giapponese questo è inimmaginabile, non è proprio concepibile esternare il proprio dolore».

In Italia si ha tanta paura del nucleare, ha detto l’astrofisica Margherita Hack, mentre si ha l'incoscienza di aver permesso di costruire ai piedi di questo vulcano. Lei vive alle falde del Vesuvio...
«Sì, ma il Vesuvio sta dormendo, sta bene. Certo, mio figlio Amerigo ha paura e non vuole stare qui».

Ci sono state esercitazioni di fuga, prove di evacuazione. Crede che in Campania si possa mai arrivare ad una organizzazione realmente valida per fronteggiare una eventuale emergenza vulcano?
«Ma proprio per nulla. Una reale organizzazione efficiente non è pensabile. Una organizzazione come quella giapponese non è replicabile altrove. Noi veniamo educati così fin da quando nasciamo. E’ un percorso lungo. E comunque in Giappone, anche se le cose sono probabilmente un po’ cambiate negli ultimi dieci anni, non c’è la corruzione che c’è altrove. Qui ci sono tanti che guadagnano sulle disgrazie altrui, in maniera non lecita».

Ha pensato di intervenire con la sua organizzazione Feed the Children su qualche emergenza di queste ore?
«Ci sto pensando di continuo in questi giorni. Ma ora, di certo, con questo allarme nucleare non ci fanno entrare. E poi, guardi, finirebbe che darei più fastidio che altro» . — perché «Ho 85 anni e tutti vorrebbero preoccuparsi per me, che invece sto benissimo. E così andrebbero persi di vista altri obiettivi ben più importanti».

Una bella lezione, anche questa, di discrezione, di nobile senso pratico nipponico e di stile.
Anna Paola Merone

È morto Enzo Cannavale, aveva 83 anni
NAPOLI.È morto a Napoli l'attore Enzo Cannavale. Avrebbe compiuto 83 anni il 5 aprile. È stato tra i protagonisti del film premio Oscar di Tornatore 'Nuovo Cinema Paradisò. Ha recitato con Troisi, De Crescenzo, Salemme ma anche con Nanny Loy, Marco Ferreri e la Wertmuller. Ha fatto da spalla in tanti film comici degli anni '70 e '80 ed è stato un grande attore di teatro lavorando con Eduardo De Filippo e Aldo Giuffrè. I funerali domenica mattina alle 11, nella chiesa degli artisti, in piazza Trieste a Napoli. Istrionico caratterista cresciuto alla scuola teatrale di Eduardo De Filippo, che lo scoprì quando era un impiegato delle poste, una lunghissima carriera nel cinema, oltre 100 tra film e fiction. Eccoli:
* Yvonne la Nuit, di Giuseppe Amato (1949) (non accreditato)
* Sogno di una notte di mezza sbornia, di Eduardo de Filippo (1959)
* Le quattro giornate di Napoli, di Nanni Loy (1962)
* Peppino Girella, di Eduardo de Filippo (1963)
* Operazione San Gennaro, di Dino Risi (1966)
* Stasera mi butto, di Ettore Maria Fizzarotti (1967)
* C'era una volta..., di Francesco Rosi (1967)
* Chimera, di Ettore Maria Fizzarotti (1968)
* Operazione ricchezza, di Vittorio Musy Glori (1968)
* Zum Zum Zum la canzone - Che mi passa per la testa, di Bruno Corbucci e Sergio Corbucci (1968)
* Il suo nome è Donna Rosa, di Ettore Maria Fizzarotti (1969)
* Zum Zum Zum n 2, di Bruno Corbucci (1969)
* Mezzanotte d'amore, di Ettore Maria Fizzarotti (1970)
* Cose di Cosa Nostra, di Steno (1971) (con il nome Vincenzo Cannavale)
* Per grazia ricevuta, di Nino Manfredi (1971)
* Il furto è l'anima del commercio...?!, di Bruno Corbucci (1971)
* Roma bene, di Carlo Lizzani (1971)
* Trastevere, di Fausto Tozzi (1971)
* Bianco, rosso e..., di Alberto Lattuada (1972)
* Alfredo, Alfredo, di Pietro Germi (1972) (non accreditato)
* Camorra, di Pasquale Squitieri (1972)
* Sgarro alla camorra, di Ettore Maria Fizzarotti (1973)
* Piedone lo sbirro, di Steno (1973)
* La signora gioca bene a scopa?, di Giuliano Carnimeo (1974)
* Il trafficone, di Bruno Corbucci (1974)
* Professore venga accompagnato dai suoi genitori, di Mino Guerrini (1974)
* Il domestico, di Luigi Filippo d'Amico (1974)
* Quel movimento che mi piace tanto, di Franco Rossetti (1975)
* La liceale, di Michele Massimo Tarantini (1975)
* L'insegnante, di Nando Cicero (1975)
* Piedone a Hong Kong, di Steno (1975)
* Malia, vergine e di nome Maria, di Sergio Nasca (1975)
* Attenti al buffone, di Alberto Bevilacqua (1975)
* La segretaria privata di mio padre, di Mariano Laurenti (1976)
* L'affittacamere, di Mariano Laurenti (1976)
* Il soldato di ventura, di Pasquale Festa Campanile (1976)
* Orazi e Curiazi 3 - 2, di Giorgio Mariuzzo (1977)
* Cara sposa, di Pasquale Festa Campanile (1977)
* Taxi Girl, di Michele Massimo Tarantini (1977)
* Napoli si ribella, di Michele Massimo Tarantini (1977)
* L'inquilina del piano di sopra, di Ferdinando Baldi (1978)
* Gegè Bellavita, di Pasquale Festa Campanile (1978)
* Squadra antimafia, di Bruno Corbucci (1978)
* Come perdere una moglie e trovare un'amante, di Pasquale Festa Campanile (1978)
* Piedone l'africano, di Steno (1978)
* Liquirizia, di Salvatore Samperi (1979)
* Squadra antigangsters, di Bruno Corbucci (1979)
* L'imbranato, di Pier Francesco Pingitore (1979)
* L'anello matrimoniale, di Mauro Ivaldi (1979)
* Agenzia Riccardo Finzi... praticamente detective, di Bruno Corbucci (1979)
* John Travolto... da un insolito destino, di Neri Parenti (1980)
* Il casinista, di Pier Francesco Pingitore (1980)
* Piedone d'Egitto, di Steno (1980)
* Amore in prima classe, di Salvatore Samperi (1980)
* Razza selvaggia, di Pasquale Squitieri (1980)
* Casta e pura, di Salvatore Samperi (1981)
* La settimana bianca, di Mariano Laurenti (1981)
* Il marito in vacanza, di Alessandro Lucidi e Maurizio Lucidi (1981)
* Tutta da scoprire, di Giuliano Carnimeo (1981)
* La settimana al mare, di Mariano Laurenti (1981)
* Una vacanza del cactus, di Mariano Laurenti (1981)
* Delitto al ristorante cinese, di Bruno Corbucci (1981)
* È forte un casino, di Alessandro Metz (1982)
* Giuramento, di Alfonso Brescia (1982)
* Il paramedico, di Sergio Nasca (1982)
* Per favore, occupati di Amelia, di Flavio Mogherini (1982)
* La sai l'ultima sui matti?, di Mariano Laurenti (1982)
* Il sommergibile più pazzo del mondo, di Mariano Laurenti (1982)
* Sturmtruppen 2 - Tutti al fronte, di Salvatore Samperi (1982)
* Sfrattato cerca casa equo canone, di Pier Francesco Pingitore (1983)
* Un jeans e una maglietta, di Mariano Laurenti (1983)
* La discoteca, di Mariano Laurenti (1983)
* Il tifoso, l'arbitro e il calciatore, di Pier Francesco Pingitore (1983)
* Il ragazzo di campagna, di Castellano e Pipolo (1984)
* Amici miei atto III, di Nanni Loy (1985)
* Vacanze d'estate, di Ninì Grassia (1985)
* Le vie del Signore sono finite, di Massimo Troisi (1987)
* Il coraggio di parlare, di Leandro Castellani (1987)
* 32 dicembre, di Luciano de Crescenzo (1988)
* La casa del sorriso, di Marco Ferreri (1988)
* Man spricht deutsh, di Hanns Christian Müller (1988)
* Se lo scopre Gargiulo, di Elvio Porta (1988)
* Nuovo cinema Paradiso, di Giuseppe Tornatore(1988)
* Sabato, domenica e lunedì, di Lina Wertmüller (1990)
* Le comiche, di Neri Parenti (1990)
* Condannato a nozze, di Giuseppe Piccioni (1993)
* Pacco, doppio pacco e contropaccotto, di Nanni Loy (1993)
* Occhio di falco, di Vittorio de Sisti (1995)
* Amore a prima vista, di Vincenzo Salemme (1999)
* L'uomo della fortuna, di Silvia Saraceno (2000)
* Mari del sud, di Marcello Cesena (2001)
* Ho visto le stelle!, di Vincenzo Salemme (2003)
* I mostri oggi, di Enrico Oldoini (2009)
* I delitti del cuoco, di Alessandro Capone (2010) - Episodio: I morti non fanno paura.

Di Vittorio è il «Pugliese d'Italia»
Portò il popolo dentro lo Stato
Da Cerignola si battè per i valori del lavoro
BARI - È morto oltre cinquant’anni fa. Eppure è a lui che i suoi corregionali assegnano la palma di pugliese che, nei 150 anni di unità d’Italia, più ha contribuito alla causa del Paese. Giuseppe Di Vittorio, padre dell’emancipazione dei braccianti del Sud, batte di misura Aldo Moro e doppia Araldo Di Crollalanza. Il sondaggio, sul sito del Corriere del Mezzogiorno, ha decretato Di Vittorio vincitore con il 35,5 per cento di preferenze su poco meno di mille votanti. Al presidente del Consiglio vittima delle Brigate Rosse, il secondo posto con il 31,9 per cento. Araldo Di Crollalanza è terzo con il 17,5, quarto lo storico molfettese Gaetano Salvemini e quinto Antonio Salandra, nato a Troia e divenuto presidente del Consiglio nell’Italia sull’orlo della prima guerra mondiale. Il risultato brillante di Di Vittorio non meraviglia la figlia del sindacalista nato a Cerignola. E inorgoglisce il segretario della Cgil di Puglia. «La notizia che mi dà mi fa molto piacere - dice Baldina Di Vittorio, classe 1920, intenta ad ascoltare il discorso «bellissimo e importante» del presidente della Repubblica, Napolitano -, mi fa piacere ma non mi meraviglia troppo: pochi come mio padre hanno contribuito con assoluta dedizione all’affrancamento del Mezzogiorno da condizioni di vita e lavoro di grande arretratezza. Lo sforzo di emancipazione delle classi lavoratrici era propedeutica all’emancipazione nazionale».

Proprio la conoscenza della passione che animava le battaglie politiche di suo padre, fa dire alla signora Baldina: «Certo mio padre sarebbe stato molto felice dell’esito del vostro sondaggio». Di Vittorio e l’ideale nazionale nell’Italia post fascista: Baldina racconta due episodi che delineano questo rapporto. «Mi è stato ricordato proprio poco fa - dice - che quando mio padre venne liberato dal confino a Ventotene, era il 1943, con gli altri ex prigionieri politici si domandava in che modo festeggiare la gioia per la caduta di Mussolini. Fu lui, fu Di Vittorio a suggerire: "Festeggiamo cantando l’inno nazionale. E’ senz’altro il modo migliore"». Il piano del lavoro che l’ex bracciante di Cerignola ormai alla guida della Cgil, elaborò, offre un’altra traccia. «Fu mio padre - ricorda la figlia - a volerlo chiamare Piano di rinascita dell’economia nazionale. Nessuno come Di Vittorio ha lavorato all’emancipazione del Mezzogiorno e al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. Condizioni dalle quali dipendeva lo sviluppo dell’intero Paese». Per Gianni Forte, segretario regionale della Camera del lavoro, il risultato del sondaggio è naturalmente motivo di particolare orgoglio. Ma neanche per Forte, che ha seguito in tempo reale il voto sul sito, l’esito è sorprendente.

«Certo - dice Forte - se si pensa a quanto tempo è trascorso dalla sua morte, è un risultato notevole. Ma in effetti è indubbio il ruolo di Di Vittorio nel creare un senso di appartenenza delle masse lavoratrici, fino ad allora emarginate dal governo e dal senso di responsabilità che ne deriva, allo Stato». Soprattutto nel periodo della Resistenza. «La Resistenza è stato il nuovo risorgimento italiano. E Di Vittorio l’ha animato». Anche nel secondo dopoguerra, il ruolo del sindacalista e poi deputato del partito comunista è centrale, secondo la lettura di Forte. Centrale proprio per il consolidarsi di un senso di identità nazionale. «Di Vittorio ha avuto un ruolo importante in almeno due grandi occasioni. Si è battuto affinché la Costituzione recepisse i valori del lavoro. Il riconoscimento di quei principi ha contribuito a creare un senso di appartenenza dei lavoratori allo Stato. E poi il piano del lavoro che ha redatto. E’ stato quello lo strumento con cui le classi lavoratrici si sono fatte protagoniste dello sviluppo del Paese. Il loro orizzonte diveniva l’interesse nazionale, non più solo il miglioramento delle personali condizioni». Con spirito di squadra, quindi, Forte è contento che vinca il sindacato. «Ma Di Vittorio, anche per doti personali, è stato e resta un eroe popolare».
Adriana Logroscino

Lombardo: “Nessuna centrale nucleare in Sicilia”
di BlogSicilia 18 marzo 2011 -
“Noi abbiamo detto no al nucleare e mi auguro che lo dicano anche gli uomini del Pdl che invece mi sembrano orientati a fare forse il grande affare del secolo. In ogni caso non consentiremo che vengano impiantate centrali nucleari in Sicilia”.
Lo afferma il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, in una nota.

Napoli: Unità d'Italia, festa al Plebiscito con autorità e cittadini
Napoli, 18 mar (Il Velino/Velino Campania) - Un compleanno coi fiocchi per l’Italia, che a Napoli è stato festeggiato con il taglio della torta a forma di stivale. Da piazza del Plebiscito, caffè Gambrinus, Santa Maria la Nova, piazza Dante, insomma, il giorno del 150esimo anniversario dell’unificazione nazionale ha visto, fin dal mattino, un susseguirsi di manifestazioni nella città partenopea. La prima di queste: la storica sfilata della parata militare intonando l’Inno di Mameli e l’elevazione del tricolore davanti al palazzo Reale a cui hanno assistito i rappresentanti delle istituzioni napoletane tra cui: il prefetto Andrea De Martino, il questore Luigi Merolla, il sindaco Rosa Russo Iervolino, il presidente della Provincia, Luigi Cesaro, il presidente del Consiglio provinciale, Luigi Rispoli, il governatore della Regione Campania, Stefano Caldoro, il sindaco di Portici, Enzo Cuomo, e il cardinale della diocesi napoletana, Crescenzio Sepe. Per il prefetto De Martino, il 17 marzo 2011 “è un giorno di festa, un giorno importante, un impegno a concorrere da cittadini alla tenuta del nostro paese alla sempre più intensa unità degli italiani e questo con due spunti: concorrere alla solidarietà nei confronti delle fasce più deboli e il rispetto delle leggi, alle quali noi cittadini dobbiamo rispettare, convinti che la crescita e il benessere dell’Italia sta nel rispetto delle leggi”. “Ci sono momenti che uniscono il paese – ha affermato Caldoro - ci sono tanti territori che hanno reso grande l’Italia con le tradizioni con i dialetti, lo Stato è fatto anche di diversità. Bisogna guardare le sua grandi potenzialità, lo Stato federale, l’Europa”. Ma nel giorno della festa non sono mancate le polemiche contro chi l’Italia la vuole divisa: Francesco Borrelli dei Verdi, dal caffè Gambrinus dove ha presentato una torta divisa in due parti, allegoria del bel paese, lanciando una provocazione alla Lega Nord ha dichiarato: “Da parte della Lega ci sono veri atti di banditismo politico e amministrativo, la più grande truffa che ci viene contestata dall’unione europea non è quella dei rifiuti, ma quella sulle quote latte degli agricoltori vicini alla lega Nord, se ne vadano via loro se non si sentono italiani”. Intanto c’è chi rivendica l’unità di una nazione nei principi di fratellanza, valori spirituali, sacrifici, impegno sociale; in proposito si è espresso don Merola che ha sottolineato: “C’è bisogno di unità, questo significa risolvere problemi atavici di un paese che si trascinano da centocinquant’anni. C’è sempre meno spazio per risolvere i problemi sociali quando invece si dovrebbe accrescere l’economia di una regione come la nostra, che secondo i dati Istat è la più giovane”.
(rep/Maria Pedata) 18 mar 2011 10:33

Ti chiami Giuseppe? Mangi gratis: così le Madonie festeggiano il giorno del papà
L'iniziativa di «Assopeco» si svolgerà sabato e domenica in una serie di ristoranti e trattorie convenzionati
PALERMO - Ti chiami Giuseppe? Mangi gratis a Castellana Sicula, il paese considerato la porta del Parco delle Madonie, nel palermitano. L'iniziativa si svolgerà sabato e domenica prossima in una serie di ristoranti e trattorie convenzionati. L'idea è stata promossa in occasione della ricorrenza di San Giuseppe, dall'«Assopeco», l'associazione di operatori economici della cittadina.

COSI' SI FESTEGGIANO «I GIUSEPPE» - «È un'opportunità per trascorrere una giornata a contatto con la natura in un suggestivo e tranquillo scenario come quello delle Madonie», spiega il presidente dell'Assopeco, Vincenzo Lapunzina, «festeggiamo in questo modo tutti insieme e avremo l'onore di ospitare tutti coloro che si chiamano Giuseppe offrendo i piatti tipici della nostra gastronomia, vere prelibatezze. Naturalmente, perchè la festa sia completa ci vuole un regalo e noi lo facciamo a tutti i Giuseppe, che aspettiamo numerosi».

PRANZO GRATIS - La proposta, in sostanza, prevede un pranzo gratis a chi si chiama Giuseppe ogni quattro persone che arriveranno nei locali, due su otto e così via. L'associazione «Assopeco» ha promosso numerose e originali iniziative nel territorio, l'ultimo in ordine di tempo, il festival del cioccolato. Un’occasione per gli amanti della natura e non solo. Notevole è il patrimonio naturalistico, storico e artistico del comprensorio nel palermitano che ricade all’interno del parco. In un contesto caratterizzato da aspre montagne che si affacciano sul mare di Sicilia, sono ancora evidenti i segni dell'uomo, testimonianze di una presenza millenaria (preistoria) che in alcuni casi si tramanda in attività attuali. Il territorio è segnato da numerosi edifici religiosi, monasteri, eremi e chiese rupestri, spesso suggestivamente isolate in alto sulle montagne. Dimenticati lungo le vie d'acqua i mulini, le vecchie masserie spesso costruite sui resti di più antichi casali romani, testimoniano la capacità di una cultura capace di vivere in simbiosi con la natura. Nelle Madonie si trovano le più antiche rocce di Sicilia, formatesi durante il Triassico. In un territorio che occupa appena il 2per cento della superficie dell'isola, sono presenti oltre la metà delle specie vegetali tra le quali parecchie endemiche.
Fonte Italpress

Milano è la capitale degli imprenditori italiani. Nel capoluogo lombardo 1 impresa individuale su 3 ha il titolare nato fuori regione. E nella classifica delle province preferite da chi sceglie di aprire un’impresa “fuori casa” ci sono Aosta, Torino, Genova, e anche Monza e Brianza che precedono Roma
Fonte: © MB.CAMCOM.it - Pubblicata il 18/03/2011
MONZA - È Milano la «capitale» italiana degli imprenditori, la provincia preferita da chi sceglie di aprire una impresa fuori dalla propria regione di nascita. Nel capoluogo lombardo, infatti, 1 impresa individuale su 3 ha il titolare italiano che non è nato in Lombardia. Sono di origine pugliese soprattutto (il 22,3% sul totale delle imprese individuali «extralombarde»), quindi siculi (17,9%), calabri (14,3%) e campani (12,0%).

«Fuori casa» - Nella classifica delle province capoluogo di regione che richiamano più imprenditori ad aprire un’attività «fuori casa» a Milano seguono Aosta, dove il 32,9% delle imprese individuali ha un titolare nato fuori regione, e Torino, dove la medesima percentuale è pari a 27,1%. Del resto, la prima capitale del Regno d’Italia precede anche Roma, dove 1 imprenditore su 5 non è nato nel Lazio. E prima di Roma percentuali più alte si trovano nei capoluoghi di Genova (26,6%), Bologna (23,6%), Firenze (21,5%) e anche nella nuova provincia di Monza e Brianza (26,4%). È quanto emerge da una elaborazione dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro imprese. «Queste storie d’impresa hanno fatto la storia del nostro Paese - ha dichiarato Carlo Edoardo Valli Presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza - e sono l’esempio concreto di come l’appartenenza a un territorio si fondi sulla cittadinanza economica, vale a dire sul contributo che ciascuno porta allo sviluppo in termini di lavoro, operosità, imprenditorialità.»

I risultati per alcune province - Ad Aosta sono i «vicini di casa» piemontesi a trasferirsi per aprire un’impresa (il 37,1% sul totale delle imprese «extravaldostane»). A Torino siciliani e pugliesi si contendono il primato degli imprenditori nati fuori regione più numerosi (rispettivamente il 19,9% e il 19,7% sul totale). A Roma tra gli extralaziali titolari di impresa in 1 su 5 è nato in Campania. A Genova hanno un’impresa individuale soprattutto siciliani (18,5%) e calabresi (16,9%) ma nel capoluogo ligure ci sono anche lombardi (10,3%) e piemontesi (10,3%). A Bologna, quinto capoluogo di regione in classifica, i siciliani sono ancora i più rappresentativi della categoria di imprenditori «fuori casa» (18,4%), così come a Firenze, dove è siciliano quasi 1 imprenditore su 4 nato fuori regione.

Campobasso. Gestione sisma e sprechi, parlamentari pd visitano cratere
«Dopo quasi 9 anni, dal 31 ottobre 2002 quando un terremoto di intensità 5,4 della scala Richter colpì la provincia di Campobasso causando il drammatico crollo della scuola di San Giuliano di Puglia, dove morirono 27 bambini e una maestra, 884 famiglie continuano ad alloggiare in baracche o in autonome sistemazioni e migliaia di alunni continuano a studiare in prefabbricati di legno inidonei. Citando un vecchio telefilm è proprio il caso di dire: Berlusconi e Iorio, attenti a quei due!».
Sono dichiarazioni del senatore Roberto Della Seta e dell’on. Raffaella Mariani, capigruppo per il Pd delle Commissioni Ambiente di Senato e Camera, che oggi insieme al vice-presidente della commissione Attività produttive Regione Molise Michele Petraroia hanno visitato il cratere sismico del Molise.
«E’ indegno di un paese civile – continuano i parlamentari Pd - che dopo tutti questi anni il 70 per cento di quei cittadini molisani che persero la prima casa viva ancora in prefabbricati fatiscenti o in sistemazioni provvisorie, e che la loro vicenda sia finita nel dimenticatoio del Governo.
Il Molise e tanti suoi abitanti sono vittime del paradosso che ha visto la regione come quella con la spesa pro capite del post emergenza piů alta in Italia, 27mila euro a testa (la cifra è tratta dall’ultimo libro d’inchiesta di Antonella Caporale, “Terremoti Spa”, ndr) ma che purtroppo ha semplicemente oliato la macchina dello spreco e delle clientele, a danno di tantissime persone, molte delle quali anziane, che hanno assistito impotenti allo sperpero di soldi pubblici cominciato con l’allargamento del cratere sismico a 83 comuni».

Dall'ex veltroniano a mister 84mila voti: ecco la lista degli aspiranti per il rimpasto che ancora non c'è
di Celestina Dominelli
Il medico pidiellino, Mario Pepe, che nel piccolo plotoncino è entrato tra gli ultimi ma già ne interpreta perfettamente gli umori, parla di «qualche aspirazioncella». Che, fuor di diplomazia, significa soprattutto una cosa: una poltrona per poter contare. Anche se poi i diretti interessati, i 29 responsabili arruolati dalla maggioranza per evitare il peggio, giurano e spergiurano che non vogliono incarichi ma un coinvolgimento concreto nelle decisioni assunte ai piani alti. Tanto che il navigatissimo ginecologo agopunturista Domenico Scilipoti la mette giù così. «Lunedì ci riuniremo e martedì definiremo il programma che sottoporremo al Pdl e alla Lega. Se dovessimo trovare un accordo su questo si
andrà avanti col discorso sull'organigramma di governo».

Pressing dei responsabili ma la coperta del rimpasto è corta
Il punto è infatti sempre lo stesso: quel rimpasto più volte annunciato nei giorni scorsi dal premier Silvio Berlusconi e finora puntualmente rinviato. Vuoi per le perplessità del Quirinale su uno dei tasselli principali dell'allargamento (leggi Saverio Romano, su cui pesa qualche sospetto di contiguità con la mafia). Vuoi soprattutto perché la coperta è corta ( per allargarla serve un decreto ad hoc stoppato dal Colle), e gli appetiti crescono ogni giorno. La lista degli aspiranti, suggeriti o autocandidati, si allunga e il Cavaliere non sa proprio come sbrogliare la matassa. Così, accanto ai nomi più o meno certi per la guida dei ministeri (Romano all'Agricoltura sempre che Giancarlo Galan voglia togliere il disturbo spostandosi ai Beni culturali e il fido Bonaiuti da spedire alle Politiche comunitarie), si è scatenato un vero assalto per i sottosegretariati. Perché bisogna saziare le richieste dei responsabili, tutti, nessuno escluso. Tanto che il loro capogruppo, Luciano Sardelli, lo ha detto chiaro e tondo al premier in una lettera spedita qualche giorno fa ribadendo che la nomina di Romano deve essere contestuale con quella dei sottosegretari che dovrebbero toccare al gruppo.

Dall'ex veltroniano al cacciatore di "tacchini"
Insomma, un posto per ogni corrente della mini-pattuglia. Così in pole position per un viceministero c'è Massimo Calearo, ex presidente di Federmeccanica, lanciato nel Pd da Walter Veltroni, poi folgorato da Rutelli e dall'Api e infine approdato tra i responsabili. Uno che, prima del voto di fiducia, arrivò a quantificare in 500mila euro il prezziario per il sì al governo Berlusconi. Salvo poi chiarire che «quelle cifre le hanno proposte ad altri. Comprarmi con 500 mila euro? Ma quando mai, uno come me vale almeno 5 milioni». Ora gli basterebbe un ufficio da vice al ministero dello Sviluppo economico. Francesco Pionati, ex volto noto del Tg1, passato dalla corte di Pierferdinando Casini a quella di Berlusconi, si acconterebbe invece di un sottosegretariato. Che il premier pare avergli promesso da tempo. Difficile però dire dove approderà il giornalista che "inseguiva" i suoi colleghi alla vigilia del B-day con queste parole. «Se vuoi sopravvivere il 14 dicembre pigia il bottone per Berlusconi altrimenti farai la fine del tacchino».

Dalla biondissima deputata lanciata da Fini a mister 84mila voti
Tra gli aspiranti sottosegretari, corrente ex Fli dentro i responsabili c'è poi la biondissima deputata Catia Polidori, l'imprenditrice umbra arrivata alla Camera grazie al suo impegno nella fondazione Farefuturo e a Gianfranco Fini. Che proprio a lei riservò l'onore di aprire, nella sua Perugia, la convention finiana di Bastia Umbra. Acqua passata perché la deputata si è lasciata alle spalle i suoi trascorsi futuristi, proprio come Bruno Cesario, che ha archiviato invece il suo rapporto con Rutelli (e prima ancora quello con il Pd). «Io gli ho fatto prendere per l'Api - disse un po' di tempo fa - 84mila voti in Campania». Passati con lui, garantisce, nella nuova avventura. «I voti me li riprendo, a lui lascio tutta la struttura politica che ho messo in piedi. Gratis è sua». Accorto e pure generoso l'onorevole Cesario che ora vorrebbe uno strapuntino al governo.Come Elio Belcastro che tra i responsabili rappresenta la corrente di Noi Sud, meridionalisti convinti fuggiti dall'Mpa di Raffaele Lombardo. Calabrese, classe 1954. già sindaco di Rizziconi, con un trascorso nel nuovo Psi, Belcastro è uomo pragmatico e di poche parole. «Siamo il Sud e ora vogliamo qualcosa di concreto», ha detto solo qualche settimana fa. E, come tutti gli altri, l'attende con ansia.

Mastella: resto in campo e non mi ritiro
Clemente: «Consiglio al Pdl di evitare atteggiamenti guasconi, pensando di vincere al primo turno»
NAPOLI - «Ci sono mille e una ragione perchè io sia candidato, non ne vedo nessuna che mi possa indurre al ritiro. Confermiamo la scelta delle alleanze per le regionali che però vediamo in frantumi in questa circostanza, per la semplice ragione che l’alleanza non è assolutamente considerata». Così Clemente Mastella, leader dei Popolari per il Sud, conferma la candidatura a sindaco di Napoli. «Noi - prosegue Mastella - andiamo avanti nell’unico interesse che è quello di ridare ossigeno a Napoli: il mio impegno e quello dell’Udeur è offrire un contributo perchè la terza città d’Italia possa risaltare alle cronache non più per camorra, disoccupazione e rifiuti ma per il suo patrimonio culturale, artistico e architettonico. La nostra politica è invertire la rotta, ne abbiamo già dato una prova in un settore delicatissimo alla Regione con il Piano per il Lavoro». «Consiglio poi di evitare atteggiamenti guasconi, come quello di ritenere che il candidato del Pdl possa vincere al primo turno. Non ne vedo le condizioni politiche nè numeriche», conclude Mastella.

Polizia penitenziaria in piazza
di Giuseppe Basile 18 marzo 2011 -
Il personale di polizia penitenziaria delle sigle sindacali Ugl, Cgil, Sinappe, Fsa e Uil, con la Cisl a Palermo, ha manifestato questa mattina sotto il palazzo della Prefettura di Siracusa chiedendo l’immediata integrazione di personale nelle carceri siracusane; il blocco degli arrivi di detenuti da altri istituti; la chiusura parziale della struttura di Augusta; lo stanziamento dei fondi utili all’acquisto di materiale e strumenti base; mezzi di trasporto efficienti e soprattutto considerazione da parte delle istituzioni di governo.

“La manifestazione parte da una condizione che negli istituti di Siracusa, Noto e Augusta è divenuta insostenibile – ha dichiarato il segretario di Fsa Cnpp, Massimo Di Carlo – Sono oltre 250 gli uomini sotto organico e l’istituto che soffre di più è Augusta, soprattutto per una questione strutturale, per un sovraffollamento quasi innato.

L’istituto di Augusta è concepito per una presenza di 320 detenuti ed attualmente ne sono presenti quasi 700. Ma non solo, il problema di Augusta è anche legato a delle carenze della struttura stessa. Un anno fa abbiamo assistito al crollo delle inferriate e nessun intervento è stato fatto nonostante le varie denunce. E proprio due settimane fa un detenuto che lì lavorava ha approfittato della mancanza di recinzione per evadere”.

Carenza del personale ma anche del servizio idrico; sotterranei allagati, instabilità strutturale, impianti elettrici non a norma, impianto antincendio non funzionante, scantinati colmi di fogna coi pilastri a rischio cedimento; addirittura i manifestanti portano all’attenzione le crepe del sisma del ’90.

“Ovviamente anche i direttori degli istituti sono concordi alla protesta perché pretendono delle risposte – ha continuato Sebastiano Bongiovanni, segretario provinciale Ugl pp – E’ da parecchi anni che lamentiamo queste condizioni. Oltre ad Augusta il problema è anche a Noto, dove perennemente il personale copre turni da 10 o 12 ore consecutive e questo perché è stata aperta una nuova struttura all’interno dell’istituto, senza che il personale avesse un aumento degli organici. Cioè sono stati portati i detenuti mentre il personale è rimasto numericamente identico. E la cosa più grave è il silenzio assoluto delle istituzioni. Pretendiamo un incontro con la prefettura”.

Incontro che dopo circa 30’ minuti di protesta è avvenuto con il prefetto Carmela Floreno che anche grazie alla mediazione dei deputati Fabio Granata e Vincenzo Vinciullo ha accolto una delegazione sindacale.

“Chiediamo almeno la chiusura parziale della struttura di Augusta per permettere lavori di adeguamento di messa in sicurezza e adeguamento all’ultimo ordinamento penitenziario che prevede la doccia in cella, l’acqua corrente h24 – ha concluso Di Carlo prima di raggiungere il prefetto – Tutte cose che ad Augusta non esistono. Si lavora da terzo mondo”.

"Sicilia, carceri da terzo mondo"
A Palermo, marcia simbolica degli agenti penitenziari che lamentano la mancanza della manutenzione ordinaria delle strutture e l'aumento delle aggressioni. Il sindacato: "Serve altro personale per garantire la nostra sicurezza e quella dei detenuti"
PALERMO - Nel carcere Ucciardone di Palermo non vengono svolti interventi di manutenzione ordinaria, mancano gli impianti di riscaldamento e le celle hanno la muffa sulle pareti. Nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), invece, sono aumentate le aggressioni al personale da parte dei detenuti: a febbraio sono state 4 in meno di quindici giorni.

"In una terra dove il problema vero è la mafia, come si fa a fronteggiare la situazione - dice il segretario regionale della Fns Cisl, Giovanni Saccone - senza mezzi, personale, strutture e risorse. Abbiamo organizzato lo stato di agitazione per chiedere al governo, che ha fatto della sicurezza il suo cavallo di battaglia durante l'ultima tornata elettorale, un intervento immediato. la Sicilia non può essere trattata in questo modo".

Stamattina alcuni agenti di polizia penitenziaria, a Palermo hanno partecipato alla manifestazione regionale indetta dai sindacati. Il carcere Ucciardone è una delle 27 strutture presenti nell'isola: sono 630 i detenuti e circa 400 gli agenti in servizio, di cui solo cinque donne. "Ai detenuti non vengono garantiti i diritti più elementari - dice il segretario proviciale della Fp Cgil Anna Maria Tirreno - è una struttura antica, fatiscente, cade a pezzi".

"Servirebbero almeno 100 agenti in più - sottolinea il segretario provinciale del Sappe, Giuseppe Terrazzino - il contratto prevede turni di 6 ore, la media giornaliera è di otto, a volte ne svolgiamo 12  continuative".

Nell'ospedale psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto, dove sono ricoverate circa 380 persone, la pianta organica prevede 180 unità di personale, ma gli agenti in servizio sono solo 122. "Nell'ultimo mese si sono verificate 4 aggressioni - dice il segretario provincale dell'Ugl polizia penitenziaria di Messina, Lillo Italiano - la più eclatante è quella di un detenuto, che ha colpito un agente con una tavola con dei chiodi, non sappiamo come sia riuscito a procurarsela". "La carenza di organico - aggiunge -  incide anche sull'attività di controllo".

I sindacati, in particolare, lamentano la carenza di personale femminile, insieme all'inadeguatezza delle strutture. "A causa del sovraffollamento delle carceri - dice il segretario regionale del Sappe, Calogero Navarra - abbiamo difficoltà a garantire la sicurezza dei detenuti stessi dentro le carceri. Ci troviamo a dover sopperire una carenza di personale che si traduce nell'insofferenza dell'utenza dei detenuti stessi ed è alla base dei suicidi e degli atti di autolesionismo che negli ultimi tempi sono aumentati".

Secondo un documento elaborato dai sindacati sono 5 mila gli agenti di polizia penitenziaria in Sicilia, mentre la carenza di organico stimata di 518 unità. Sono circa 8 mila, invece, i detenuti nelle strutture penitenziarie, 3 mila in più, rispetto alla capienza massima, di circa 5.470 posti.
18/03/2011

Immigrati nel villaggio a 5 stelle
Arrivati nel Residence degli Aranci di Mineo i primi 57 richiedenti asilo che provengono dal centro di accoglienza di Caltanissetta. Attese in giornata 200 persone. Il sindaco: "Paura per l'ordine pubblico"
MINEO (CATANIA) - Sono giunti nel "Villaggio della solidarietà" di Mineo, in provincia di Catania, i primi 57 migranti richiedenti asilo che provengono dal centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Caltanissetta. Gli extracomunitari sono arrivati a bordo di due pullman.
Prima dell' arrivo dei due bus hanno fatto il loro ingresso altri tre immigrati richiedenti asilo, giunti in auto dal Cara di Trapani. Uno di essi, Mahmud Osmay Abderrazak, somalo, di 33 anni, ha mostrato ai giornalisti il cartellino con il numero 1.

In tutto sono 200 gli immigrati richiedenti  asilo che oggi arriveranno nel "Residence degli aranci". Nei prossimi giorni sono in programma altri arrivi di richiedenti asilo provenienti da Trapani, Crotone e Foggia.

Il villaggio è stato realizzato su circa 18 mila metri quadrati in contrada Cucinella di Mineo, nella piana di Catania e può ospitare diverse migliaia di persone in case dove per un decennio hanno vissuto i marines degli Usa in servizio nella vicina base di Sigonella e le loro famiglie. Al suo interno ci sono anche strutture sportive, per l'aggregazione, e i locali per un supermercato per ospitare i migranti.

Il sindaco di Mineo Giuseppe Castania, che ha accolto, insieme con il vicesindaco Maurizio Siragusa, l'arrivo dei primi immigrati ha detto: "Questo territorio difficilmente potrà dare risposte agli immigrati richiedenti asilo, tranne che il governo non vari un programma strutturale che dia grandi opportunità qui di lavoro non solo a loro ma anche alle popolazioni locali".

"Queste persone, dopo le prime settimane in cui questo posto sembrerà un paradiso - ha proseguito Castania - sicuramente cominceranno a chiedersi 'ora uscirò ma quali saranno le mie aspettative di integrazione, di avere un lavoro, una famiglia?".

"I timori della popolazione riguardano una percentuale che il governo ha quantificato intorno al 30 per cento delle persone ospitate nei Cara - ha continuato Castania - che non riesce a concludere il percorso per l'ottenimento dello status di rifugiato politico. Qualcuno viene colto in flagranza di reato e viene rimpatriato, altri fuggono e non si trovano più".

"Il trenta per cento di duemila è seicento persone; un numero che prospetta un problema di ordine pubblico. Tutto dipende - ha concluso Castania - dal numero di migranti che saranno ospitati, da come saranno assistiti in questo villaggio : chi si sente trattato bene e intravede la possibilità di un processo di inclusione ed integrazione non ha motivo di delinquere".
18/03/2011

Arriva dal nord Italia il latte per contraffare le mozzarelle
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Oltre un quintale di mozzarelle di bufala prodotte con latte proveniente dal nord Italia e spacciate per Mozzarella di Bufala Campana Dop sono state sequestrate in alcuni punti vendita nelle province di Campobasso e Benevento dalle Guardie del Corpo Forestale dello Stato. A darne notizia è un dispaccio stampa divulgato ieri dalla stessa Forestale e relativo ad un'ampia attività di contrasto alla contraffazione del nobile latticino. "Dalle verifiche documentali effettuate presso il caseificio di produzione di Grazzanise, in provincia di Caserta", spiega la fonte, "è emerso che i lotti di mozzarella spacciati per Dop erano in realtà partite di mozzarella prodotte con latte di bufala contraffatto". Uno dei lotti posti sotto sequestro (trecento le confezioni) è risultato realizzato con latte di bufala di allevamenti siti nelle province di Milano e Novara, estranee quindi all'area d'origine del latte prevista dal disciplinare di produzione della Mozzarella di Bufala Campana Dop.

Degli illeciti accertati sono state interessate le Procure della Repubblica presso i Tribunali di Benevento, Campobasso e S. Maria Capua Vetere, nelle cui giurisdizioni ricadono rispettivamente gli esercizi commerciali e il caseificio coinvolto. La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha esteso poi il sequestro preventivo delle restanti confezioni del lotto, ovunque esse risultino in vendita. Ad oggi sono tre gli indagati, mentre proseguono le indagini mirate ad accertare la ramificazione della rete di contraffazione.

"L’azione della Forestale", conclude la nota del CFS, "mira a garantire la qualità dei prodotti e a tutelare i consumatori dalle frodi finalizzate a ottenere guadagni illeciti per falsi prodotti Dop, oltre che a salvaguardare gli imprenditori del settore e la legalità del mercato".
17 marzo 2011

La Regione Sicilia all'attacco della Gdo isolana
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«Credo che caratterizzare il nostro prodotto, commercializzarlo direttamente e promuoverlo ci consenta di superare quel grave handicap costituito da una catena di commercializzazione che fa crescere i costi per i consumatori e che molto spesso riduce al minimo il guadagno dei produttori». È con queste parole che il presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo è intervenuto l'altroieri mattina a Palermo alla presentazione dei due nuovi formaggi di pecora siciliani, che sono - sia ben chiaro - prodotti di nessuna tradizione bensì molto "marketing oriented": il "Morbido di Sicilia", fresco e spalmabile, e il "Dieci e Lode", altrimenti detto "fette di latte 100% siciliano".

I due prodotti, entrambi industriali ma da latte siciliano di pecora, vanno a collocarsi nei segmenti di mercato del Philadelphia e delle sottilette, quindi nulla a che vedere con tipicità, ruralità e ricerca di un mercato di nicchia, ma piuttosto con una vera e propria spallata data alla Gdo e alla globalizzazione per riconquistare, in una piccola parte dell'ambito agricolo isolano, un po' del consenso perduto dal leader dell'Mpa nei primi anni del suo governo regionale.

Concetti, chiari e forti, quelli scanditi da Lombardo per riacciuffare anche il consenso dei consumatori, visto che per il governatore siculo «nella loro commercializzazione bisogna saltare», ha affermato il numero uno della giunta regionale, «molti di questi passaggi parassitari e di sfruttamento, puntando direttamente sulla valorizzazione del prodotto».

La manifestazione, alla quale ha preso parte, tra gli altri, anche l'assessore regionale delle Risorse Agricole e Alimentari Elio d'Antrassi, ha offerto anche l'occasione per lanciare il Piacentinu Ennese, che meno di un mese fa ha ottenuto la Dop, ricevendo anche il plauso del commissario responsabile Ue per l'agricoltura Dacian Ciolos. Parlando di questo formaggio, Lombardo ha affermato che la politica agricola regionale ora punta alla valorizzazione delle tipicità siciliane: «Siamo partiti dal latte fresco e successivamente toccherà al pane e al vino per porre fine a trenta anni di politiche agricole fallimentari».

«Chissà quanti soldi si sono sprecati in passato», ha concluso Lombardo, «col risultato che è sotto gli occhi di tutti: il grano, le arance e il latte hanno costi inferiori al costo di produzione. La Gdo sta facendo finalmente, con l'appoggio dignitoso della Regione, un lavoro di esportazione del nostro prodotto anche fuori dalla Sicilia. È questo che chiediamo alla grossa distribuzione".

Il progetto dei due formaggi da 100% di latte ovino siciliano punta a mettere sul mercato un prodotto con prezzi tanto competitivi da poter in una seconda fase tentare di competere nella Gdo anche oltre i confini della regione, riuscendo comunque a pagare il latte 35 centesimi in più rispetto ai 65 centesimi al litro attualmente conferiti ai produttori anche in Sicilia. 35 centesimi che faranno la differenza, per gli allevatori conferenti e se tutto andrà per il meglio, tra la sopravvivenza e il poter vivere del proprio lavoro.
11 marzo 2011

Altroconsumo parte civile contro la banda dei formaggi resuscitati
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Lo scandalo dei formaggi adulterati, per cui dall'autunno del 2009 è in corso un processo presso il Tribunale di Cremona, non deve cadere nel silenzio. È con queste motivazioni che, nel corso dell'udienza del 7 marzo scorso, l'associazione dei consumatori Altroconsumo si è costituita parte civile, così da poter seguire da vicino l'intero iter processuale . "Non vogliamo permettere", ha comunicato l'associazione in una nota stampa di questi giorni, "che lo scandalo dei formaggi avariati, per i quali il processo si è aperto il 13 ottobre 2009, subendo diversi rinvii, sia insabbiato. È anche per questo che ci siamo costituiti parte civile, in rappresentanza dei consumatori, vittime ignorate di questa frode gigantesca".

Il processo sulla contraffazione e adulterazione dei formaggi che nonostante fossero ricoperti di muffe, escrementi e carcasse di topi, vermi, residui di plastica e inchiostri, vennero lavorati dal 2004 al 2007 dalla Tradel di Casalbuttano, nel cremonese, e infine lavorati dalla Megal di Vicolungo, in provincia di Novara, per essere reintrodottri sul mercato non come prodotti destinati ad uso zootecnico bensì sotto le apparenze di formaggi filanti e mix di grattugiati per alimentazione umana.

Le indagini sin qui svolte dagli inquirenti hanno portato al rinvio a giudizio di decine di persone, accusate del reato di adulterazione, abuso d'ufficio e falso in atto pubblico. Tra gli indagati ci sono imprenditori privati e funzionari pubblici della Asl locale che ha agito in connivenza con i truffatori, ma nessun imputazione è stata sollevata ai fornitori della materia prima, tra cui figurano - lo ricostruì nel settembre del 2009 un'inchiesta del quotidiano La Repubblica -  fior di griffe della produzione industriale italiana (vedi qui il nostro articolo di quel periodo).

L'intento dichiarato da Altroconsumo è quello di "tenere viva l'attenzione su quanto avvenuto e sulle responsabilità che verranno accertate, perché quanto è successo non si possa ripetere più. E il primo passo su questa strada è che lo scandalo dei formaggi avariati reinseriti nel circuito produttivo e finiti sulle nostre tavole non venga dimenticato".
11 marzo 2011

Negozi aperti il giorno del divieto: denunciati dai colleghi
Malgrado l’ordinanza sindacale che imponeva la chiusura delle attività il 17 marzo, festa dell’Unità, diversi negozi del centro sono rimasti aperti, suscitando lo sconcerto e l’indignazione dei colleghi che al contrario si sono attenuti alle disposizioni perdendo così un giorno di guadagni. “Abbiamo chiesto spiegazioni ai Vigili Urbani sul perché non siano stati multati, ma non abbiamo avuto risposte convincenti”. Da qui la decisione di denunciare l’irregolarità alle forze dell’ordine.
di Rossella Travaglini
Fa discutere tra i commercianti termolesi la decisione presa da alcuni colleghi che, in barba all’ordinanza del sindaco che imponeva a tutti la chiusura delle attività nel giorno dei festeggiamenti dell’Unità d’Italia, hanno deciso comunque di aprire le porte al pubblico. Ma quello che fa ancora più discutere - e che sarà anche oggetto di una denuncia alle forze dell’ordine - è il fatto che questi esercenti, che ieri hanno normalmente lavorato, non siano stati sottoposti a sanzioni.
Così questa mattina, giovedì 18 marzo, un gruppo di commercianti ha deciso di rivolgersi al comando della polizia municipale per chiedere spiegazioni sul motivo per il quale «queste attività non siano state multate».

«La maggior parte di noi ieri ha rispettato l’ordinanza di chiusura del sindaco – ha spiegato il titolare di Viceversa, Antonio Mangifesta – personalmente, nonostante fosse giovedì, e non domenica, per me quello di ieri sarebbe comunque dovuto essere un giorno lavorativo, ma essendoci una regola straordinaria che imponeva la chiusura l’ho rispettata. E come me l’hanno rispettata anche la maggior parti degli altri miei colleghi».
I commercianti si sono quindi recati questa mattina nel Comando della Polizia Municipale per sapere se ieri siano intervenuti elevando multe a contravventori. «Diversi sono stati i cittadini e i commercianti che hanno chiamato per chiedere spiegazioni – ha proseguito – volevamo avere delle risposte, ma queste risposte non ci sono state date».

Rispetto delle regole e chiarezza. E’ questo ciò che chiedono gli esercenti. «I negozi devono essere in regola in tutti i sensi, dal personale alle norme di sicurezza. Le regole, se ci sono, devono essere rispettate da tutti ed è necessario che si proceda alla verifica in tal senso. Altrimenti, si rischia di trasformare questa città nel paese dei Balocchi», puntualizzano.
Intanto, i commercianti – una decina in tutto – si sono già rivolti a un avvocato e si apprestano a denunciare alle forze dell’ordine quanto accaduto. (Pubblicato il 18/03/2011)

A Lampedusa gli abitanti bloccano una motovedetta. Lampedusa, 18-03-2011. Un centinaio di cittadini di Lampedusa ha raggiunto il molo Favaloro e da circa mezz'ora impedisce l'attracco di una motovedetta della Capitaneria di Porto con 116 migranti a bordo, soccorsi a largo dell'Isola.
Quando sul molo si e' sparsa la voce che la motovedetta potesse attraccare al molo alternativo di Cala Pisana, un gruppo di cittadini si e' diretto in macchina verso la zona per bloccare l'eventuale attracco anche li'.
Sul molo ci sarebbe anche l'ex assessore comunale di Lampedusa, il generale Antonio Pappalardo, che ieri aveva tenuto un comizio in piazza dicendosi contrario alla permanenza nell'Isola dei migranti, che ormai sono circa tremila.
La situazione nell'Isola si sta facendo difficile, anche in considerazione del fatto che altri barconi sono stati avvistati nel Canale di Sicilia e nelle prossime ore arriveranno a Lampedusa.

Il sindaco: "La gente è esasperata"
LAMPEDUSA (AGRIGENTO) - "L'isola ormai al collasso. Vi è il rischio concreto di disordini" dice il sindaco delle Pelagie, Bernardino De Rubeis commentando al situazione a Lampedusa dove si trovano circa 2.800 migranti ammassati nel centro di accoglienza.
"Centinaia di tunisini sono ormai in giro per l'isola - agggiunge - Gli isolani sono esasperati e c'è il rischio concreto di disordini seri. La richiesta di costruire una tendopoli si è rivelata impossibile sia per l'opposizione degli stessi isolani che per l'impossibilità tecnica di fornire tutti i servizi a più di 3.000 persone in un'isola fornita di un centro accoglienza con capienza inferiore a 800 persone".
"Invito tutti i lampedusani - dice De Rubeis - ad utilizzare la parola recuperi e non sbarchi per individuare il fenomeno degli arrivi dei tunisini perchè gli sbarchi si devono accogliere mentre i recuperi possono essere portati in qualunque altra parte. Siamo disponibili ad accogliere chi arriva fino alle nostre coste ma non coloro che vengono recuperati al largo, i quali, sarebbe corretto,  che raggiungessero la Sicilia senza passare da Lampedusa. La soluzione alternativa possibile è quella di utilizzare i tanti mezzi delle forze di sicurezza per trasportarli nel primo porto sicuro".

"La posizione dell'amministrazione - aggiunge - è chiara ed in linea con il presidente Lombardo e con una parte del governo nazionale: innanzitutto occorre interrompere il flusso dei recuperi da destinare all'isola e trasferire i profughi direttamente altrove; ovviamente no a qualsiasi ipotesi di tendopoli. È urgente svuotare immediatamente di profughi e militari l'isola per il  ritorno alla normalità".
Il sindaco conclude: "So che l'intera giunta di Lampedusa e Linosa condivide questa linea, ma se qualcuno non dovesse essere d'accordo può considerarsi immediatamente fuori".
18/03/2011

Delegata Unhcr: “Non chiare le procedure di asilo a Mineo”
di Markez 18 marzo 2011 -
“Il centro di Mineo è molto bello. Per noi, però, il problema è che non è ancora chiaro come funzionerà la procedura di asilo per i rifugiati. In questo centro, pur essendo molto confortevole, non ci sono tante cose da fare. C’è anche il problema delle distanze con i centri abitati. I rifugiati non potranno muoversi se non sarà predisposto un autobus per accompagnarli nei centri del calatino”.

Lo ha detto Maria Stavropoulou, delegata dell’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati che ha visitato il “Villaggio della solidarietà” di Mineo, nel catanese dove sono arrivati i primi 130 immigrati richiedenti asilo.

Nel pomeriggio sono attesi altri 70 immigrati sempre provenienti in aereo da Bari. Quelli arrivati oggi sono per lo più afghani pakistani, iraniani e iracheni, vi è anche un somalo, un etiope e un eritreo.

All’interno del centro ci sono circa 80 operatori della Croce Rossa fra i quali anche alcuni interpreti. Domani nel villaggio sono attesi altri 150-200 richiedenti asilo.

Sindaco Lampedusa, “Caruso faccia trasferire i 3mila migranti”
di BlogSicilia 18 marzo 2011 -
“Invito il Prefetto Giuseppe Caruso ad attivarsi immediatamente affinché i 3000 immigrati che attualmente
sono ospitati all’interno del centro di accoglienza possano essere trasferiti con aerei o navi militari, in altri siti di altri comuni italiani”. Lo dice il sindaco di Lampedusa Bernardino De Rubeis che si trova a Palermo per
motivi di salute, informato del blocco di uno sbarco e forti proteste popolari con la popolazione riversata
per le strade.
“I pericoli a Lampedusa attualmente sono diversi e tutti importantissimi. L’igiene pubblica; la sicurezza pubblica; il pericolo che la popolazione possa intraprendere azioni forti poiché esasperata da una pressione esagerata, che nelle ultime settimane è stata devastante. Una pressione mediatica mai vista prima tramite la quale si sta documentando l’evolversi della situazione, comprovando anche il blocco di una motovedetta carica di immigrati”.
“I lampedusani – prosegue De Rubeis – sono inaspriti, impauriti; non è più possibile ospitare un numero così
elevato di persone in un centro così piccolo come Lampedusa. Fino a quando all’interno del centro c’erano non più di 800 persone, le cose erano tranquille ma non è possibile pensare di poterne ospitare 3000. Tantomeno è attuabile l’ipotesi di una tendopoli che sarebbe un palliativo che porterebbe portare solamente ulteriori problemi. A Lampedusa ci vivono oltre seimila persone che sono stanche di vedere vanificati anni di sacrifici. Gli isolani sono ospitali da sempre, sin da quando arrivarono i primi immigrati oggi però, la situazione è
incandescente e non è pensabile una interazione del popolo a questi livelli con un numero così elevato di immigrati”.
“Il fenomeno epocale che riguarda tutta l’Europa e non solamente i seimila abitanti isolani
deve essere trattato con interventi subitanei. Oggi – prosegue De Rubeis – sono stato anche costretto a revocare l’ordinanza che prevedeva l’utilizzo di stabili di proprietà comunali”. (gc)

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