venerdì 15 aprile 2011

Federali-Mattino. 16 aprile 2011. Canton Ticino. Bignasca. Stammi a sentire: la questione si risolve se il Tremonti non ci rompe più le balle con la storia del segreto bancario. Sì, il nodo bancario è importante, ma prima c’è la situazione dei frontalieri...---Bozen. Klotz invita il presidente Durnwalder ad evitare di contribuire ad un tale tradimento della nostra cultura e della nostra storia.----Messo all’angolo dalla Cassazione, il Bellunese che sognava il referendum e quindi il trasferimento a casa dei vicini cugini ricchi del Trentino-Alto Adige, si scopre sempre più penalizzato.

'taliani ed Oltrepadani:
Canton Ticino. «Faccio pagare io le tasse "ai ’taliani"»
San Marino. Franchigia frontalieri: incontro tra Montanari (CSIR) e l’onorevole Narducci
Bozen. Eva Klotz accusa Durnwalder: trattativa segreta con Fitto
Bozen. Concessione a22, il Governo approfondirà due ipotesi
Aosta. Il Movimento Cinque Stelle presenta il dossier "Ariport 2011 - il trenino con le ali"
Trento. Sanità, la Provincia stanzia oltre 14 milioni
Belluno. «Lo Stato ci deve undici milioni di euro»

Profughi, fatture e tasse:
Belluno. In provincia ventisei profughi di guerra
Profughi in Trentino, in arrivo il primo gruppo
I primi 25 immigrati arrivano in Friuli Venezia Giulia
Pavia. Da domani a Pavia quaranta profughi tunisini. Ecco dove saranno ospitati
«In Veneto arriveranno 100 immigrati»
Imperia. Scullino: «Chiudiamo il centro  di accoglienza»
Bologna. Immigrati, slitta a domani l'arrivo dei primi 92 da Caserta
Firenze. "Rifugiati non prigionieri"

Per la prima volta cala la spesa corrente del Comune padano:
Estorsioni al mercato ittico di Venezia
Veneto. «Se l’imprenditore non paga io vado a trovarlo e lo pesto»
Sanità, il Veneto inizia a pagare il "rosso" nascosto
Treviso. Protesta degli asili, le chiavi al Prefetto
Vicenza. Centro cure protoniche: alti costi e ridotti benefici
Venezia. Estorsioni al mercato ittico: nei guai pescheria di Piazzola
Reggio Emilia. Bilancio del Comune, cala la spesa corrente
Firenze. La precarietà cresce in Toscana


Canton Ticino. «Faccio pagare io le tasse "ai ’taliani"»
"Nano" Bignasca non molla: barattiamo il segreto bancario coi frontalieri
di VINCENZO CORONETTI
Signor Bignasca, mercoledì, il console generale svizzero a Milano è stato in visita a Varese... «E allora?». No, volevamo dirle che il console... «Chi, il Massimo Baggi?». Sì, lui, ha auspicato il dialogo tra l’Italia e il vostro Paese... «Quel lì ’al capis un c...». Scusi? «Ma dai, qui non c’è da fare chiacchiere. Lo so già cosa vuole domandarmi, lei. Il problema è tutto nelle mani di Tremonti. Morta lì».
L’avvio dell’intervista è a trecento all’ora, come nemmeno la partenza di una corsa di Formula Uno. Giuliano "Nano" Bignasca, leader della Lega Ticinese, taglia corto, semplifica, rilancia, sconcerta, azzanna. Dialogo? «Non siamo mica qui a scherzare, noi del Ticino. Il problema glielo spiego subito io...». E via con una "lezione" di economia applicata, né più né meno come aveva fatto proprio la sera di mercoledì, alla Iene: l’inviato del programma di Italia Uno l’ha raggiunto nella sua Lugano per conoscere de visu i motivi dello straordinario e, per certi versi, sorprendente successo elettorale di domenica scorsa. E sono stati fuochi d’artificio. Come con La Prealpina.
(Passa al tu). «Stammi a sentire: la questione si risolve se il Tremonti non ci rompe più le balle con la storia del segreto bancario». Sì, il nodo bancario è importante, ma prima c’è la situazione dei frontalieri... «Vedi, anche te non capisci un c.... Lasciami parlare. Ora, dopo lo scudo fiscale, nelle nostre banche sono depositati 120 miliardi di euro di voi ’taliani (’taliani, alla ticinese, ndr). Noi vi storniamo una una tantum di 12 miliardi, che sono l’equivalente di due finanziarie. Dopo di che vi mandiamo ogni anno il 12 per cento sui dividendi. Mi pare una proposta giusta».
Bè, bisognerebbe approfondirla. «Già fatto, già fatto. Chi da stupid ghe ne minga. Se il Tremonti accetta, anche per i frontalieri non ci saranno conseguenze». Altrimenti? «Chiudiamo i valichi: tutte le mattine ci sarà una coda di chilometri alla frontiera, controlleremo tutti fino all’ultima virgola. Voglio vedere i frontalieri come se la caveranno. E voi dovrete scendere a patti». Bignasca, se non è un ricatto... «Ma va là, noi siamo concreti. Il segreto bancario non si tocca: mettetevolo nella crapa».
Per carità, non vorremmo mai contraddirla. Il Canton Ticino ha però bisogno della mano d’opera "dei ’taliani", converrà pure lei. «A parte il fatto che, prima o poi, la bolla immobiliare toccherà anche noi svizzeri, non mi interessa più di tanto se dalle province di Varese e Como vengono a lavorare da noi. Niente contro i padroncini, basta che paghén». Paghino, che cosa? «Gli oneri sociali svizzeri: questi qui fanno i furbi, non versano né di qua né di là. Ciula! Siccome voi non siete buoni a far pagare le tasse, ci pensiamo noi. Li tassiamo noi gli italiani che hanno i soldi in Svizzera e poi ve gli mandiamo, i soldi delle tasse. Facile, come bere un bicchiere d’acqua». Vuoi mettere. E con la Lega Nord, come sono i rapporti? «Ottimi». Ha sentito qualcuno dopo la vittoria di domenica? «Sì, mi ha telefonato Giancarlo Giorgetti. Gli ho detto più o meno queste cose. Mi ha assicurato che avrebbe interessato Tremonti. Il ministro non vuole intendere che abbiamo un problema col vostro fisco, che vogliamo barattare la questione dei frontalieri con il segreto bancario». Bignasca, adesso è un ritornello. E Bossi, l’ha sentito? «Lo vedrò presto, l’Umberto. E sai che cosa gli dirò? Che se vuole risolvere tutti i guai dell’Italia ha un solo modo: tagliarla in due».

San Marino. Franchigia frontalieri: incontro tra Montanari (CSIR) e l’onorevole Narducci
Scritto da La Redazione - venerdì, 15 aprile 2011
  Franchigia frontalieri: questa mattina Luca Montanari, presidente del Collegio Sindacale Interregionale (CSIR) ha incontrato l’onorevole Franco Narducci, vice presidente della Commissione Esteri della Camera.
A San Marino per la firma dell’accordo culturale e scientifico italo-sammarinese, Narducci ha voluto fare il punto sulla questione frontalieri e in particolare sul mancato inserimento della franchigia nel decreto Milleproroghe.
“Abbiamo condiviso la necessità – dice Luca Montanari- di organizzare  una serie di incontri a Roma per lavorare sull’inserimento del bonus fiscale in occasione del varo della legge Finanziaria di fine anno. Del resto Narducci, in qualità di vice presidente della commissione Esteri, ha più volte sottolineato l’urgenza di prorogare e innalzare la franchigia. La stessa Commissione Esteri, durante l’audizione di febbraio con i sindacati di San Marino, Emilia Romagna e Marche, ha sostenuto  la necessità di istituire un tavolo tecnico bilaterale con le amministrazioni competenti dei due Paesi per affrontare in modo specifico il nodo del trattamento fiscale dei lavoratori italiani occupati a San Marino”.

Bozen. Eva Klotz accusa Durnwalder: trattativa segreta con Fitto
La pasionaria: "La politica segreta del presidente Durnwalder con il ministro Fitto sulla segnaletica di montagna è illegale perchè la competenza sulla toponomastica è del consiglio provinciale"
BOLZANO. Commissione Fitto: anche la pasionaria Eva Klotz accusa il presidente della giunta Durnwalder di mancanza di trasparenza. "La politica segreta del presidente Durnwalder con il ministro Fitto sulla segnaletica di montagna è illegale perchè la competenza sulla toponomastica è del consiglio provinciale". Secondo la consigliera provinciale di Süd-Tiroler Freiheit in questo ambito "il potere decisionale non spetta nè ad una commissione esterna, nè alla Provincia, nè al governo". Sottolineando il valore culturale dei toponimi, "chiave per la storia degli insediamenti di una terra" e sostenendo che "nomi inventati o tradorri sono una falsificazione della storia", Klotz invita il presidente Durnwalder "ad evitare di contribuire ad un tale tradimento della nostra cultura e della nostra storia".
15 aprile 2011

Bozen. Concessione a22, il Governo approfondirà due ipotesi
Trasformare Autobrennero Spa in una società in house, dunque interamente pubblica, una tipologia societaria per la quale la normativa europea prevede la possibilità di affidamento diretto delle concessioni; oppure procedere al bando di gara
BOLZANO. Incontro al ministero delle Infrastrutture a Roma sul rinnovo della concessione per l'A22. All'incontro con il ministro Matteoli, il commissario al tunnel Fabris e il presidente Anas, Ciucci, hanno partecipato anche il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Luis Durnwalder, Miozzo (Provincia di Verona) e i vertici di A22 Pardatsher e Duiella. Due le ipotesi sulle quali la delegazione regionale ha discusso con il ministro e il suo staff: trasformare Autobrennero Spa in una società in house, dunque interamente pubblica, una tipologia societaria per la quale la normativa europea prevede la possibilità di affidamento diretto delle concessioni; oppure procedere al bando di gara.

Trento e Bolzano, come noto, puntano sul rinnovo della concessione finalizzato a garantire i flussi finanziari per sostenere la realizzazione del tunnel ferroviario del Brennero e le tratte di accesso, una richiesta che è stata ribadita anche all'incontro odierno a Roma. "Abbiamo comunque affermato - spiega Pacher - che anche nell'ipotesi che si arrivi al bando di gara sia ribadita la necessità di finanziare questa importante opera". Sull'ipotesi della società "in house" il ministro Matteoli si è riservato di procedere ad un approfondimento sia in sede europea che con il ministero dell'Economia 15 aprile 2011

Aosta. Il Movimento Cinque Stelle presenta il dossier "Ariport 2011 - il trenino con le ali"
Aosta - Venerdì prossimo, 22 aprile alle ore 21 alla Biblioteca di Morgex. Durante la serata, spiega una nota dei grillini, "verranno denunciate le spese inutili sostenute negli ultimi 25 anni per l'aeroporto Corrado Gex senza aerei".
Continua l'attività di denuncia del Movimento cinque stelle della Valle d'Aosta. Dopo i parcheggi dell'area ex Mont Blanc, le centraline idroelettriche, le mansioni superiori dell'Usl, i grillini accendono i riflettori sull'aeroporto Corrado Gex di Aosta.
Venerdì prossimo, 22 aprile alle ore 21 alla Biblioteca di Morgex, il Movimento presenta il Dossier "Ariport 2011 - il trenino con le ali".
Durante la serata, spiega una nota dei grillini, "verranno denunciate le spese inutili sostenute negli ultimi 25 anni per l'aeroporto senza aerei e si illustreranno i protagonisti politici della vicenda".
di Redazione Aostasera 15/04/2011

Trento. Sanità, la Provincia stanzia oltre 14 milioni
15/04/2011 16:48
TRENTO - La giunta provinciale ha approvato nella seduta di stamani il Programma acquisti 2011 dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari di attrezzature sanitarie, attrezzature varie e presidi protesici.
L'investimento complessivo è di 14,14 milioni di euro, diviso in attrezzature sanitarie (5,13 milioni di euro), tecnologie informatiche (873 mila euro), arredi ed attrezzature varie (1,59 milioni di euro), attrezzature servizio alberghiero 350 mila euro), presidi protesici (3 milioni di euro).
Si tratta di investimenti destinati a migliorare la qualità del servizio sanitario provinciale, soprattutto nelle zone di periferia con l'acquisto di nuovi apparecchi sanitari. La lista, suddivisa tra i vari distretti e ospedali trentini, comprende tra l'altro apparecchi per anestesia, tomografi, incubatrici, sistemi per angiografia digitale, letti e materiale ad uso medico.
La giunta, su proposta dell'assessore provinciale alla salute, Ugo Rossi, ha dato il proprio assenso al rinnovo del parco ambulanze con l'acquisto di 20 nuovi mezzi di soccorso stradale, per una spesa totale di 2 milioni di euro. La delibera ha stanziato la metà del fabbisogno già quest'anno. (pf)

Belluno. «Lo Stato ci deve undici milioni di euro»
La Provincia scrive una lettera a Tremonti
E Reolon (Pd) critica il riparto regionale dei fondi all’Usl: «Perderemo circa il 3% degli stanziamenti»
BELLUNO — Messo all’angolo dalla Cassazione, il Bellunese che sognava il referendum e quindi il trasferimento a casa dei vicini «cugini ricchi» del Trentino-Alto Adige, si scopre sempre più penalizzato. Lo si comprende da una lettera inviata dal presidente della Provincia Gianpaolo Bottacin e dal vice Michele Carbogno al ministro dell’Economia Giulio Tremonti. «La prossima approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legislativo sull’autonomia di entrata per regioni e province e sui costi-standard nella Sanità - si legge - impone la soluzione di alcune partite finanziarie aperte negli anni e mai definite tra Province e ministero dell’Interno e, tramite questo, quello dell’Economia». Lo Stato ha un debito verso le Province di tre miliardi di euro. Si tratta di trasferimenti erariali per gli anni 1997-2007, risorse dovute al raggiungimento di certi limiti di giacenza in tesoreria.

Con la Finanziaria 2008 è venuto meno il vincolo, ma non i crediti che - nel caso di Palazzo Piloni - ammontano a 11,5 milioni. Spiccioli in tempi di boom, manna dal cielo in quelli di «vacche magre». Soprattutto per Belluno: è di tre settimane fa la trasferta a Padova di Bottacin e Carbogno, l’incontro col sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti. Si chiedeva un intervento straordinario dello Stato per chiudere il bilancio (operazione prorogata al 30 di giugno) perché la forbice del governo sui trasferimenti ammonta a otto milioni. E poi ci sono i tagli regionali che portano il passivo a 15. Ma Bottacin ne ha già recuperati otto: occorre una «pezza» di altri sette-otto, intervento non necessario se lo Stato restituisse il "dovuto". «Anzi - concede Bottacin - ne avanzerebbero tre». Da investire nell’edilizia scolastica «dove ho ereditato un disastro: ci vogliono 150 milioni per mettere le cose a posto». O nelle politiche del lavoro, «per riassorbire all’occupazione, grazie alla formazione, giovani, disabili e over-45enni». Ma il presidente si fa poche illusioni. «Tremonti non si diverte con i tagli - termina - i soldi sono finiti e il debito pubblico è colossale».

E il Bellunese è penalizzato anche nella sanità, secondo il consigliere regionale del Pd Sergio Reolon. «Il riparto finanziario per il 2011 è stato deciso dalla giunta senza confronto - spiega - per alcune Usl viene aumentata la dotazione mentre su altre si abbatterà la mannaia: Belluno perderà circa il 3% di stanziamenti. Non si capisce inoltre perché, a fronte di un aumento complessivo (+ 0,6%) di soldi a riparto, per Belluno si parli di un eventuale aggiustamento, quando arriveranno più fondi statali». Ma il recente «no» al referendum secessionista della provincia dolomitica non chiude il discorso sull’autonomia: martedì prossimo - alle 19 al Centro «Giovanni XXIII» di Belluno - la locale Unione artigiani e piccola industria organizza la conferenza «La specificità per la Provincia di Belluno, profili giuridici e amministrativi».
Marco de’ Francesco

Belluno. In provincia ventisei profughi di guerra
La Caritas diocesana apre le porte: saranno ospitati in colonie e case per ferie montane
BELLUNO. La Caritas e la diocesi di Belluno-Feltre aprono le porte a 26 profughi. Anche la provincia di Belluno, quindi, sarà un soggetto attivo nell'accoglienza di chi ha scelto la nostra penisola per sfuggire alla guerra libica. Non è ancora possibile capire dove saranno alloggiati questi immigrati, ma una cosa è certa: «In terra bellunese saranno ben accolti», spiegano dalla diocesi. «Sono persone che hanno sofferto tantissimo negli ultimi anni, persone che cercano solo tranquillità». 26 ospiti della Caritas. Negli ultimi tempi si sono intensificati i colloqui tra gli esponenti della diocesi, della Regione e della Prefettura per capire quanti profughi potranno essere dirottati in provincia e dove sistemarli: «Abbiamo fatto il massimo in nome delll'accoglienza», spiega don Giuseppe Bratti, «spronati dalle parole del Papa. Abbiamo cercato le sedi opportune, contattando quelle realtà ecclesiali "foreste", che in provincia posseggono colonie e case di soggiorno. Alla fine riusciremo a ospitare 26 profughi: un buon numero, il doppio di quanto preventivato poco tempo fa». E' presto per capire dove saranno alloggiati: «Dobbiamo ancora deciderlo, prima vorremmo conoscere la tipologia del profugo che sarà mandato in provincia. La cosa sicura è che queste persone saranno accolte come fratelli: non sono banditi, ma persone provate (per la maggior parte famiglie), che sfuggono da una guerra». Volontariato presente. Non c'è stato ancora un contatto diretto, ma il Centro servizi del volontariato è pronto all'accoglienza. A parlare è Angelo Paganin, assessore comunale a Belluno e vice presidente del Csv: «Come Comune ci è stato chiesto se in città ci fossero luoghi idonei all'accoglienza dei profughi. Purtroppo abbiamo dovuto rispondere negativamente: le uniche strutture libere, infatti, sono le caserme, che al momento non sono in grado di ospitare persone. Personalmente ho indicato tre soluzioni: in primo luogo potrebbero  essere utilizzate le case per ferie diocesane sparse un po' in tutta la montagna; poi ci sono gli ostelli, privati o comunali, le pensioni e gli alberghi poco utilizzati». «Come Csv», prosegue Paganin, «non siamo stati ancora contattati, ma posso affermare che il volontariato è pronto a recitare la propria parte. Ci sono associazioni che si occupano dell'inclusione sociale e dell'accoglienza di immigrati che possono svolgere un ruolo importante. Basterà capire quali profughi saranno mandati in terra bellunese: se sono adulti soli o se sono famiglie con bambini. In base a questi identikit, capiremo come muoverci». No ai clandestini. Gianpaolo Bottacin segue con interesse la questione profughi: «Per il momento», spiega il presidente della Provincia, «ci sono stati soltanto colloqui telefonici, ora vengo a sapere che sono in arrivo 26 immigrati. Va bene, non ci sono problemi, sempre che chi arrivi sia realmente un profugo di guerra. Siamo disposti ad accogliere la gente in fuga dalla Libia in guerra, non chi approfitta del caos per giungere da altri paesi come clandestino. Quest'ultimi è bene che se ne tornino a casa». Bottacin, a tal proposito, si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «Sono d'accordo con la linea determinata tenuta dalla Francia. Una posizione decisa sarebbe auspicabile anche dal ministro degli esteri Frattini, che ultimamente mi sembra poco presente. Non vi sembra anomalo che sia il 15 aprile 2011
ministro dell'interno Maroni a trattare con l'Unione Europea e con gli stati africani coinvolti negli ultimi esodi?».

Profughi in Trentino, in arrivo il primo gruppo
15/04/2011 16:57
TRENTO - Nel corso della riunione tenutasi oggi in Provincia con il presidente Lorenzo Dellai, il Commissario del Governo Francesco Squarcina, l'assessore alla solidarietà internazionale Lia Giovanazzi Beltrami, il capo della Protezione civile Raffaele De Col e i referenti tecnici dell'amministrazione, nonché i rappresentanti delle diverse realtà del mondo associativo che garantiranno il loro prezioso apporto, sono stati esaminati gli ultimi aggiornamenti sull'arrivo dei diversi gruppi di profughi in Trentino.
Nella struttura della Protezione civile provinciale di Marco sono stati allestiti gli alloggi che ospiteranno i migranti nella fase della prima accoglienza.

Qui verranno valutati eventuali bisogni specifici - la presenza ad esempio di nuclei familiari o di persone bisognose di cure particolari - dopodiché, già all'inizio della prossima settimana, si procederà ad alloggiare i profughi nei luoghi previsti, dislocati omogeneamente sul territorio della provincia. Al momento sono disponibili circa 230 posti letto nelle diverse strutture allogggiative, a cui si aggiungeranno eventualmente, qualora ve ne sarà necessità, altri posti presso comunità alloggio, in grado di accogliere persone con esigenze specifiche.

Com'è noto, nell'ipotesi più grave formulata dal Governo italiano, quella cioè che prevede l'arrivo di 50.000 profughi nel nostro Paese, il Trentino dovrebbe accogliere circa 450 persone. "Al momento non si può parlare assolutamente di una situazione di emergenza - sottolinea il presidente Dellai -; l'emergenza si crea se tutti i migranti vengono concentrati in un unico posto, non adatto ad ospitarli. Ma mettendo a punto, come stiamo facendo, le idonee procedure di accoglienza, l'Italia può sicuramente far fronte alla situazione, e così le diverse regioni."

I primi 25 immigrati arrivano in Friuli Venezia Giulia
 Da Casera è partuto un pullman con a bordo i primi 25 immigrati tunisidi diretti nella nostra regione
TRIESTE. Un pullman con 25 immigrati tunisini è partito stamane da Caserta diretto in Friuli Venezia Giulia. Il dato è emerso nel corso della riunione tenuta oggi in Prefettura a Trieste.
 Lo ha spiegato il direttore della Caritas di Trieste don Roberto Pasetti, che ha partecipato all'incontro.

Pavia. Da domani a Pavia quaranta profughi tunisini. Ecco dove saranno ospitati
PAVIA. Pavia e la sua provincia ospiteranno da domani 40 profughi tunisini sbarcati nelle scorse settimane a Lampedusa. I profughi in arrivo (domani mattina dovrebbero sbarcare a Genova per poi proseguire verso Pavia) tutti uomini e con i documenti già in regola saranno così dislocati nei vari centri della nostra provincia: 15 saranno ospitati a Pavia, 12 a Voghera, 7 a Vigevano e 6 a Cura Carpignano. A Pavia ne saranno accolti 7 al residence Il Naviglio, 3 alla Casa del Giovane, 2 alla cooperativa della Caritas Il Convoglio, 3 a Villa Ticinum. A Vigevano 6 profughi saranno ospitati all'hotel Saratoga in corso Torino, a Voghera 12 persone saranno suddivise tra l'hotel Zenit in via Piacenza e la struttura di villa Meardi lungo la strada per Retorbido. A Cura Carpignano, infine, 6 profughi saranno ospitati all'agriturismo La Vedria. Per ognuno dei profughi il ministero degli interni verserà alla struttura ospitante una diaria di 40 euro al giorno. La prefettura stima che i profughi si fermeranno in provincia di Pavia per un paio di settimane. 15 aprile 2011

«In Veneto arriveranno 100 immigrati»
Il governatore Zaia ritocca al ribasso la cifra dei magrebini che stanno per arrivare in regione. «Avranno tutti il permesso di soggiorno temporaneo»
VENEZIA - Sono cento gli immigrati, tutti muniti di permesso di soggiorno temporaneo, che arriveranno in Veneto nelle prossime ore o al massimo sabato. «Al momento - ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia, interpellato dall’agenzia Ansa - il numero per il quale stiamo lavorando con la prefettura di Venezia rispetto al ministero e alla Protezione civile è di cento arrivi e non più di 204». Si tratta di immigrati che arriveranno nelle diverse sedi previste, nella disponibilità all’ospitalità espressa dagli enti caritatevoli veneti, come programmato nel piano predisposto dal prefetto di Venezia Luciana Lamorgese. Un piano che parte dal concetto dell’ospitalità diffusa sul territorio. «Sono immigrati - ha aggiunto Zaia - che hanno diritto alla protezione umanitaria» e che secondo la legge viene offerta loro assistenza ma sono liberi di muoversi. Il governatore non ha escluso quindi che molti di loro «prenderanno la strada per la Francia o la Germania». Zaia ha quindi ricordato che la situazione «è in continua evoluzione» ma che allo stato, secondo colloqui avuti con lo stesso prefetto Lamorgese, «in Veneto in questa fase non sono preventivati altri arrivi». «La situazione è critica - ha proseguito Zaia - e tutto dipenderà da cosa accade in Libia e ai flussi di profughi libici verso gli altri Paesi del Nord Africa. Secondo stime internazionali si stanno muovendo 400 mila persone». (Ansa)

Imperia. Scullino: «Chiudiamo il centro  di accoglienza»
15 aprile 2011
Imperia - Il sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino chiederà alle autorità preposte di porre un termine certo per la chiusura del centro di prima assistenza per gli immigrati nordafricani. «La città ha dato prova di grande accoglienza - dice Scullino - ma ora siamo al limite. Chiederemo alla prefettura e al Viminale di porre un termine certo per la chiusura del centro. Ma non solo. Dobbiamo iniziare da subito con una progressiva diminuzione degli ospiti».

Il primo cittadino di Ventimiglia ha anche chiesto al Sottosegretario Sonia Viale «lo stop al rilascio dei permessi di soggiorno da parte del Commissariato di Ventimiglia e che chi arriva in città e non riesce a superare il confine italo- francese non possa più fermarsi a Ventimiglia ma debba essere accompagnato in altri centri».

I permessi di soggiorno temporanei, che dovrebbero essere rilasciati nelle prossime ore, non saranno sufficienti per gli immigrati per raggiungere la Francia. Secondo quanto si è appreso dalla polizia di frontiera francese, i documenti saranno ritenuti validi solo se accompagnati dal passaporto. I poliziotti francesi, infatti, si dovranno attenere alle disposizioni del prefetto di Nizza. Ai due valichi, di Ponte San Ludovico e Luigi, questa mattina i controlli erano regolari, e tutto era molto tranquillo. Al commissariato di Ventimiglia proseguono le domande per il rilascio del tanto atteso permesso.

Bologna. Immigrati, slitta a domani l'arrivo dei primi 92 da Caserta
Erano attesi per oggi i profughi provenienti dal centro di Santa Maria Capua a Vetere. "Vogliamo gestire questo evento con umanità", spiega l'assessore Gazzolo. A Bologna ne sono previsti 15
Bologna, 15 aprile 2011 - E' slittato a domani l'arrivo dei primi immigrati in Emilia Romagna. Sono 92 le persone che arriveranno domattina a Bologna provenienti dal centro di accoglienza di Santa Maria Capua a Vetere, in provincia di Caserta.

La comunicazione è arrivata dal Dipartimento nazionale della Protezione civile alla sua Agenzia regionale. I migranti saranno ripartiti in tutte le province sulla base del piano regionale di assegnazione concordato dalla Regione, in raccordo con le Prefetture, la Caritas e le diocesi emiliano-romagnole.

"Vogliamo gestire - spiega l'assessore regionale alla Protezione civile, Paola Gazzolo - un evento eccezionale con umanità, con lo spirito di accoglienza che ci contraddistingue e in una situazione il piu’ possibile vicina alla normalita".

I trasferimenti nei luoghi di ospitalità avverranno con i mezzi della Protezione civile regionale in collaborazione con il volontariato di protezione civile. Questo primo arrivo sarà seguito nei prossimi giorni da una seconda assegnazione di 92 persone, in base a quanto previsto dal piano nazionale di accoglienza. La cabina di regia regionale, che opera in piena sintonia con le Prefetture e riunisce i rappresentanti delle Province e dei Comuni con piu’ di 50.000 abitanti, si riconvocherà giovedì prossimo per consentire di seguire l’evolversi della situazione in Libia e di raccordarsi con il Governo nazionale.

Questa la suddivisione aggiornata dei 92 profughi in arrivo domani per province e strutture: Podenzano (Piacenza), 7 all’azienda sperimentale Tadini (struttura privata); dieci a Parma (seminario Maggiore, proprieta’ caritas); dieci a Reggio Emilia (ex scuola parrocchia Gavasseto, Caritas); dieci a Carpi (Modena) (ex scuola comunale); 15 a Bologna (sei al dormitorio comunale Beltrami, cinque a Villa Pallavicini, quattro alla parrocchia della Dozza); dieci a Ferrara (associazione di volontariato ‘Franceschi’, di proprieta’ parrocchiale); dieci a Faenza (Ravenna) (ex scuola comunale S.Giovannino); 12 a Cesena (ex scuola comunale Orioli); otto a Rimini (appartamento e centro accoglienza Caritas).

Firenze. "Rifugiati non prigionieri"
La protesta dei somali
La manifestazione organizzata dalla comunità somala di Firenze "contro la decisione dell'ufficio immigrazione - si legge in un volantino - di non consentire il rinnovo del titolo di viaggio per i rifugiati somali" è partita da piazza Bambini e Bambine di Beslam
Firenze, 15 aprile 2011 -  La manifestazione organizzata dalla comunità somala di Firenze "contro la decisione dell'ufficio immigrazione - si legge in un volantino -  di non consentire il rinnovo del titolo di viaggio per i rifugiati somali" è partita da piazza Bambini e Bambine di Beslam e si è conclusa davanti alla sede della Prefettura. Una delegazione di quattro persone è stata ricevuta da un funzionario della prefettura per illustrare le ragioni della loro protesta: gli altri manifestanti hanno atteso la conclusione dell'incontro seduti in strada, lungo via Cavour.

La manifestazione ha creato solo qualche breve disagio alla circolazione. Il corteo, che ha attraversato piazza Indipendenza e piazza San Marco, si e' anche fermato per alcuni minuti davanti all'ufficio immigrazione della Questura: 'Liberta' di muoversi', 'Diritto di muoversi', 'No al razzismo', 'Vogliamo solo poter viaggiare e visitare le nostre famiglie in Europa', 'I rifugiati non sono prigionieri' e 'Abbiamo il diritto di avere il titolo di viaggio': sono le frasi riportate sui due striscioni alla testa del corteo.


"Siamo rifugiati somali a Firenze - hanno spiegato i manifestanti -, siamo scappati dalla guerra, ma siamo isolati e non abbiamo la libertà di muoversi perché la Questura si rifiuta di fornire il titolo di viaggio. Ci dicono di andare all'Ambasciata a Roma, ma l'Ambasciata non funziona''.

Estorsioni al mercato ittico di Venezia
Ventitrè indagati dalla Guardia di Finanza
Secondo le Fiamme Gialle la banda estorceva a dei grossisti parte del pescato che poi veniva rivenduto attraverso un canale commerciale parallelo
VENEZIA - La Guardia di finanza di Venezia ha indagato 23 persone legate ad una cooperativa che lavora al mercato ittico di Venezia, di cui 21 per associazione a delinquere finalizzata all’estorsione e due per il reato di ricettazione. L’indagine, battezzata «About fish», è legata al mercato ittico di Venezia dove degli addetti della «Cooperativa braccianti» - secondo la Guardia di finanza - estorcevano, a dei grossisti, parte del pescato che poi veniva rivenduto attraverso una sorta di canale commerciale parallelo. L’operazione dei finanzieri è durata ben due anni e mezzo con controlli su 115 operatori commerciali ritenuti possibili vittime del sistema estorsivo. Il modus operandi degli addetti della «Cooperativa braccianti» consisteva nel sottrarre con l’estorsione ingenti quantitativi di pesce ad un alto numero di operatori del settore per poi rivenderlo all’interno dello stesso mercato ittico ad altri commercianti che accettavano di comprare il pescato per evitare, a loro volta, di essere vessati. (Ansa)

Veneto. «Se l’imprenditore non paga io vado a trovarlo e lo pesto»
Le intercettazioni. Il picchiatore: «E’ il mio lavoro» I casi di Mario, Rocco e Ivano. «Ci succhiano il sangue»
La famiglia B. se l’era vista brutta. Prima sono andati a prendere il padre, Mario, e l’hanno sequestrato. Poi sono andati dal figlio, Alberto, e gli hanno chiesto per la liberazione 40 mila euro a titolo di saldo del loro prestito, lievitato a tassi da usura. Infine, insoddisfatti, hanno rapito pure il figlio e hanno preteso da parte della madre e moglie dei due il pagamento della somma in cambiali. Succedeva due mesi fa e a guidare la spedizione al Nord era lui, Mario Crisci, o’ mast, il maestro, il boss. Quella del sequestro era una variante del sistema messo in piedi dall’associazione che come core business aveva il dissanguamento di piccoli imprenditori in difficoltà. Trovando nel Nord Est degli anni duri della crisi il suo Eldorado.

«Uomo di forza» La testa al Sud, il braccio al Nord attraverso Aspide una società con sede a Padova. E il braccio più muscoloso era quello di Ferdinant Selmani, albanese di 29 anni residente a Brugine (Padova) «assunto» dalla Aspide a settembre proprio come «uomo di forza - scrive il gip Luca Marini nella sua ponderosa ordinanza, 401 pagine - Era addetto a rimpinguare gli addetti alla esecuzione di pestaggi e altre violenze nei confronti dei debitori in ritardo con i pagamenti e nel mese di novembre la cooptazione di un altro straniero, pluripregiudicato per rapina e porto d’armi, impiegato anch’egli nell’attività di riscossione».

«Andiamo a picchiare» Un esempio del carattere dell’albanese? Intercettato nella sede della Aspide mentre parla con la madre, la quale gli chiede che lavoro faccia, lui lo spiega così: «Niente, sono in ufficio, quando mi dicono di andare a picchiare qualcuno andiamo a picchiare». La madre insorge: «No caro, perché picchiare? ». E lui la «tranquillizza»: «Ma no, abbiamo le carte in regola... quelli che non pagano... perché gli danno soldi con gli interessi... perché non ti possono prendere dopo perché, totalmente hanno colpa, accettano le botte». Pestaggi, minacce, paura. Vittime gli imprenditori nordestini indebitati che, trovando chiusi i rubinetti bancari, ricorrevano al circuito del denaro a strozzo.

I casi E’ il caso, per esempio, del padovano Rocco, gestore di una società edile intestata alla moglie. I picchiatori si sono presentati come «clan dei casalesi» e a fronte di un prestito di 55mila euro del maggio 2010 con un interesse annuo del 180%, si facevano consegnare 15 mila euro alle scadenze di giugno e luglio. Un debito che è salito a 120mila euro al 7 dicembre successivo e a 200mila al 17 gennaio di quest’anno. Cosicché Rocco, di fronte alle facce torve di chi batteva cassa, «prometteva la cessione nel corso dei primi mesi del 2011 di tre appartamenti in corso di ultimazione per un equivalente valore di almeno sei volte il finanziamento complessivo ».

«Persa la società» Un vortice nel quale è finito, altro esempio, anche l’imprenditore Ivano, titolare di una ditta che per sopravvivere ha ceduto ai signori del taglieggio tutti i crediti che vantava nei confronti dei clienti, 300mila euro. Non solo: «Ottenevano da I.G. anche la cessione delle quote sociali in favore di Francesca Nattino (arrestata, ndr)... Successivamente pretendevano la dazione di ulteriori somme di denaro a titolo di interesse per complessivi 100mila euro effettivamente consegnati dalla vittima fino al mese di novembre». Per il colonnello Sergio Raffa, responsabile della Direzione investigativa antimafia di Padova, «il denaro raccolto in questo modo e frutto spesso di anatocismo serviva all’associazione anche per pagare gli stipendi degli affiliati e per finanziare i detenuti della camorra. Un sistema che si stava allargando a macchia d’olio nel Nord Est e che puntava a sconfinare in Slovenia e Romania».

«Ci dissanguano» E’ capitato che gli impreMditori- vittime si siano consultati fra loro. Intercettati, ecco come concludono: «Sai quante ditte hanno loro? da quello che ho capito io hanno su è giù un milione di euro in contanti... a giro di soldi... i miei, i tuoi... e li stanno pressando in giro... un milione di euro... stanno ciucciando il sangue ad aziende che sono prese male... e di conseguenza vanno a rompere i coglioni ai loro fornitori... dunque il numero di persone che sono coinvolte in questo giro qua, di presi male, è grande... la sostanza è che io non ho sentito niente sui giornali... di gambe spaccate, di facce spaccate...».
Andrea Pasqualetto

Sanità, il Veneto inizia a pagare il "rosso" nascosto
 BILANCI DELLE ULSS. 1,33 miliardi da “smaltire” nel giro di 25 anni
 Zaia: «Per gli ammortamenti sterilizzati dalle Ulss tra poco avremo rate da ben 231 milioni l'anno» E ieri a Roma trattativa a oltranza sul riparto 2011
Trattativa a oltranza, per chiudere nella notte dopo aver rischiato mille volte la rottura: è questo l'obiettivo con cui ieri sera a Roma nella sede della Conferenza delle Regioni si cercava di giungere a una conclusione della maratona che di fatto si trascina da due mesi. C'è da stabilire quale cifra andrà ad ogni Regione della "torta" nazionale del 2001, fissata come noto dal Ministero della sanità a 106,4 miliardi di euro.
L'assessore alla sanità veneta Luca Coletto ha perfino abbandonato la trattativa ieri, in uno dei momenti di alta tensione quando le posizioni di un fronte di Regioni del centro-nord (con il Veneto ad esempio Lombardia, Emilia, Toscana, Lazio) fronteggiava un muro altrettanto forte di Regioni come la Calabria, la Campania, la Puglia.
Il Sud, hanno riferito le agenzie, ha rinunciato a proporre ancora il cosiddetto criterio di "deprivazione" (cioè una serie di calcoli sulle povertà e carenze sociali dei territori regionali) per far completamente rivedere la distribuzione del gruzzolo. Ma c'era comunque un tentativo forte di far valere soprattutto a favore delle Regioni meridionali una spartizione favorevole - cioè tutta verso loro - della cifra "accentrata" da gestire a livello ministeriale: circa 2,5 miliardi di euro. Viceversa il Veneto, con gli alleati, continuava a tener ferma la posizione su un punto chiaro: confermare a tutte le Regioni la cifra del 2010, pari a 103 miliardi circa, e spartire il restante mini-gruzzolo in base a due criteri chiari: il numero di residenti di ogni Regione e la percentuale di presenza di anziani. Ma il Sud non ci sta e chiede altri criteri di divisione.
Come detto a tarda ora si cercava ancora l'accordo, sapendo che se saltasse l'intesa - è sempre stato il baluardo su cui si appoggia la linea dura del Veneto - allora varrà lo schema di riparto già messo a punto da mesi dal Ministero della salute e che mercoledì 20 aprile sarà messo all'ordine del giorno della Conferenza Stato-Regioni. Proprio quello schema di riparto garantirebbe un gruzzolo in più a Lazio, Lombardia, Veneto ed Emilia, ed è su questo che è scattata la dura reazione degli altri governatori. «Speriamo di raggiungere un accordo, ne va della dignità delle Regioni», ha sintetizzato ieri il presidente delle Marche, Gianmario Spacca.
Il presidente della Calabria, Giuseppe Scopelliti, ha riferito che comunque è stato concordato di affidare all'Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, e ai direttori generali, il compito di stilare nuovi criteri di riparto dei fondi per gli anni futuri. E tra i governatori si è anche parlato della possibilità, che verrebbe permessa alle Regioni in deficit sanitario, di attingere ai fondi Fas. L'obiettivo del presidente della Conferenza, Vasco Errani (Emilia) assieme al vice Michele Iorio (Molise) era di chiudere entro ieri notte.
Intanto per il Veneto, ha sottolineato nei giorni scorsi il governatore Luca Zaia, scatta un altro accordo già trovato a Roma proprio grazie alla proposta del Veneto: quello sugli ammortamenti "sterilizzati", vale a dire cifre relative agli investimenti fatti che singole Ulss non hanno più indicato nei loro bilanci, creando di fatto un "buco futuro". Per il Veneto, come noto, si tratta di 1,33 miliardi di euro, e l'accordo raggiunto a Roma con il Ministero è che questa cifra dovrà essere recuperata nel giro di 25 anni. «Quei conti ricevuti in eredità non sono spariti: dobbiamo cominciare e pagarli». E se per il 2011 l'assessore Coletto ipotizza che saranno "messi da parte" 60 milioni, nel giro di 2-3 anni «ci troveremo a pagare - conclude Zaia - rate da 231 milioni di euro l'anno».
 Piero Erle

Treviso. Protesta degli asili, le chiavi al Prefetto
Singolare protesta a Treviso contro i tagli che, assieme alle minori entrate dalle rette, avrebbero portato il sistema delle scuole materne aderenti alla Fism ad un livello di indebitamento tale da mettere a rischio la loro stessa esistenza.
Il coordinatore degli istituti cittadini, don Carlo Velludo, ha simbolicamente restituito le chiavi al Prefetto.
 Un gesto simbolico e riferito a soli 19 istituti, in rappresentanza di 237 scuole in tutta la provincia, che lo stesso prefetto, Aldo Adinolfi, ha chiesto ed ottenuto di far rientrare garantendo un impegno personale per la soluzione del disagio.

 La protesta è cosi' slittata a una data da definire, in attesa di sviluppi, ma la delegazione dei manifestanti - fra cui responsabili della Fism di altre città, parroci, genitori ed insegnanti - ha rilevato come nei due terzi delle scuole materne sia stata necessaria, nell'anno scolastico in corso, una riduzione delle classi.

 Il sistema delle parrocchie, inoltre, finora avrebbe contribuito a tamponare i dissesti finanziari prestando somme per una cifra complessiva quantificata in due milioni di euro. 15 aprile 2011

Vicenza. Centro cure protoniche: alti costi e ridotti benefici
Ma dare lo stop è peggio
15/04/2011
«Il servizio ispettivo ha individuato irregolarità procedurali e una sovrastima dell'operatività della struttura, arrivando a concludere che gli oltre 800 milioni di spesa prevista appaiono eccessivi rispetto al bacino dei potenziali pazienti e all'efficacia stessa delle cure»: sintetizza così la questione del Centro di terapia protonica di Mestre il vicepresidente della commissione "Sanità" del Consiglio regionale Claudio Sinigaglia (Pd). E la commissione vuole vederci chiaro: il presidente Leonardo Padrin (Pdl) ha deciso che giovedì prossimo sarà appunto ascoltato Egidio Di Rienzo, responsabile del Servizio ispettivo e di vigilanza in sanità, al quale il segretario regionale alla sanità Domenico Mantoan e l'assessore Luca Coletto hanno commissionato nell'autunno scorso l'indagine ispettiva sul progetto. Il Centro protonico in effetti costerà ai privati 159 milioni e alla Regione 738 milioni (in 19 anni) più 34,5 milioni per addestrare il personale. Le minoranze in commissione si sono lamentate del silenzio della Giunta, e anche il capogruppo del Pdl Dario Bond ha auspicato un confronto diretto tra la commissione e il presidente Zaia. «Il presidente Zaia ha già detto che il Centro protonico si farà - ha ricordato però Giovanni Furlanetto (Lega) - tenuto conto che fermare ora il progetto significherebbe pagare una penale di 50 milioni agli investitori privati». Intanto come detto giovedì 21 la commissione approfondirà coi tecnici del Servizi ispettivo contenuti e conclusioni dell'indagine. Ma l'auspicio - conferma Padrin - resta quello di un confronto diretto con l'assessore Coletto e con lo stesso Zaia, cui sarà rivolto un formale invito.

Venezia. Estorsioni al mercato ittico: nei guai pescheria di Piazzola
Operazione ''About fish'': gli addetti della ''Cooperativa braccianti'', secondo la Finanza, estorcevano ai grossisti parte del pescato che poi veniva rivenduto in un canale commerciale parallelo
VENEZIA. La Guardia di finanza di Venezia ha indagato 23 persone legate ad una cooperativa che lavora al mercato ittico di Venezia, di cui 21 per associazione a delinquere finalizzata all'estorsione e 2 per il reato di ricettazione, tra queste il titolare di una pescheria di Piazzola sul Brenta.

L'indagine, battezzata ''About fish'', è legata al mercato ittico di Venezia dove degli addetti della ''Cooperativa braccianti'' - secondo la Guardia di finanza - estorcevano, a dei grossisti, parte del pescato che poi veniva rivenduto attraverso una sorta di canale commerciale parallelo. I "terminal" di questo mercato parallelo erano due pescherie: una di Piazzola sul Brenta e l'altra di Marghera.

L'indagine dei finanzieri è durata ben due anni e mezzo con controlli su 115 operatori commerciali ritenuti possibili vittime del sistema estorsivo.

Il modus operandi degli addetti della ''Cooperativa braccianti'' consisteva nel sottrarre con l'estorsione ingenti quantitativi di pesce ad un alto numero di operatori del settore per poi rivenderlo all'interno dello stesso mercato ittico ad altri commercianti che accettavano di comprare il pescato per evitare, a loro volta, di essere vessati. 15 aprile 2011

Reggio Emilia. Bilancio del Comune, cala la spesa corrente
Per la prima volta cala la spesa corrente del Comune, che è riuscito a rispettare il patto di stabilità e a pagare i fornitori entro il limite di 70 giorni. E' quanto emerge dal bilancio consuntivo del 2010.
REGGIO. Nel 2010 il Comune di Reggio Emilia riduce per la prima volta la spesa corrente, che passa a circa 133 milioni rispetto ai 134 del 2009 (meno 1%). E' una delle novità emerse dal bilancio consuntivo del 2010 di Piazza Prampolini che sarà presentato oggi in commissione consiliare, e discusso in Consiglio il prossimo 28 aprile. Il documento registra inoltre un avanzo di amministrazione di 7,5 milioni, il rispetto del Patto di stabilità e il mantenimento dei tempi di
 pagamento delle aziende fornitrici entro 70 giorni. Bene anche i risultati raggiunti rispetto agli obiettivi del programma elettorale, che in alcuni casi sono stati anche superati. Anche questo un elemento nuovo nel documento che il direttore generale del Comune, Mauro Bonaretti, definisce "una ulteriore misura di trasparenza e correttezza con la città".
 Per la parte più strettamente economica, il vicesindaco e assessore al Bilancio annuncia dunque un avanzo di sette milioni e mezzo. Di questi, 3,9 sono già stati destinati agli investimenti del 2011 mentre il resto, al netto di alcune cifre vincolate, dà come risultato 626 mila euro di nuova disponibilità di parte corrente per quest'anno. C'è poi l'aumento da 133 a 141 milioni delle entrate tributarie, non derivante però da ritocchi al rialzo delle aliquote. La
 pressione fiscale procapite sui cittadini reggiani, infatti, diminuisce tra il 2009 e il 2010 da 332 a 329 euro, mentre sono stati aumentati i controlli e i tempi di riscossione dell'amministrazione. Calano invece drasticamente le entrate per investimenti e in particolare quelle degli oneri di urbanizzazione, che scendono da 13,8 a 11,43 milioni.

 I vincoli del Patto di stabilità, infine, incidono sulla capacità di investimento del Comune che, pur avendo in cassa 68,3 milioni ha potuto investire nel 2010 solo per 26,7 milioni contro i 40 del 2009. Al netto della crisi e delle complessità burocratiche, gli obiettivi previsti dal programma sono per la maggior parte raggiunti o, in alcuni casi, superati. Sul welfare si registra un aumento del 10,52% degli assegni di cura per i minori disabili contro il 6% previsto. Poi, l'incremento del 9% dell'offerta di alloggi privati convenzionati in affitto a fronte dell'8% previsto. Sfiorato l'obiettivo di aumento degli alloggi Ers (4% invece del 5) e delle ore di assistenza domiciliare (1,74% invece del 2). Centrato anche l'obiettivo di contenere al 25% le superfici urbanizzate del territorio comunale (sono il 22,8%) e di migliorare il livello di soddisfazione dei cittadini su viabilità e traffico (4,7% del gradimento contro l'obiettivo previsto del 2). 15 aprile 2011

Firenze. La precarietà cresce in Toscana
«Un supermarket mostruoso»
Lo dice il rapporto sull’economia regionale realizzato da Ires Toscana con Cgil e Fisac. Dalla Provincia emerge che ai centri per l'impiego si rivolgono i cassintegrati

Cresce la precarietà in Toscana a fine 2010: secondo il secondo rapporto sull’economia regionale realizzato da Ires Toscana con Cgil e Fisac, gli avviamenti al lavoro nel quarto trimestre dell’anno sono scesi dell’8,6% rispetto allo stesso periodo 2009, e quelli a tempo indeterminato sono scesi del 32,1% (12.553 su quasi 150 mila). Crescono, parallelamente, lavori a progetto (+65,2%, 19.425 unità) e tirocini (+49,1%, 3.784 unità), e calano anche i contratti a tempo determinato (-25,4%, 61.430 unità): su 14.757 tirocini attivati nell’anno solare 2010, solo in 96 casi si è avuta una trasformazione in contratto stabile.

Prato è l’unica provincia toscana dove crescono (+24%) i contratti a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione in Toscana è passato al 6,1% contro il 5,8% di fine 2009 (7,2% sulla fascia costiera), e il tasso di attività è in calo (dal 68,9% al 68%), con le donne che tendono maggiormente a uscire dal mercato del lavoro (58,9% quelle attive nella regione, 55% sulla fascia costiera). La cassa integrazione cresce del 6,65% nel primo trimestre 2011, con la Cig in deroga che rappresenta ormai il 43% del totale.

«Abbiamo creato un supermarket mostruoso dove chi perde il lavoro finisce in una condizione di incertezza drammatica», ha detto Daniele Quiriconi (Cgil Toscana), annunciando l’intenzione della Regione Toscana di varare misure di sostegno alla mobilità in deroga dedicate a contratti a termine e lavoratori atipici. «Nei primi tre mesi del 2011 - ha osservato - riprende a crescere la Cig, riprendono a crescere i licenziamenti e le iscrizioni alla mobilità, e continuano a crescere gli stock dei lavoratori iscritti alle liste di disoccupazione, il che vuol dire che chi ha perso il lavoro nel 2008-09 fatica a rientrare nel mercato del lavoro».

Più di sei utenti su dieci dei Centri per l’impiego della Provincia di Firenze sono in cerca di prima occupazione, ma il 24 per cento sono cassintegrati o iscritti alle liste di mobilità. È quanto emerge da un’indagine compiuta dalla Provincia, relativa ai flussi di utenza nei Cpi, ai servizi richiesti da parte dei destinatari e al loro gradimento. L’insieme degli utenti, afferma la Provincia, è distribuito equamente fra uomini e donne delle varie fasce di età: il 74,5% è di nazionalità italiana, mentre fra gli stranieri quasi il 40% è composto da romeni ed albanesi.

Fra i titoli di studio, la maggior parte degli utenti ha il diploma di scuola media superiore (34,3%) o la licenza di scuola media inferiore (31,2%), mentre la presenza di laureati incide per un 11,4% e i titoli esteri non riconosciuti sono il 7,7%. Ogni utente al Cpi, fra gli oltre seimila che hanno partecipato all’indagine, ha richiesto in media oltre tre servizi: i più gettonati, oltre ai servizi di accoglienza, ci sono i servizi erogati per la ricerca di lavoro, e per il sistema della formazione. Il 93,3% degli utenti dichiara che consiglierebbe volentieri ad altri di rivolgersi ai Cpi.

Nessun commento: