giovedì 7 aprile 2011

Federali-Mattino. 7 aprile 2011. Bozen. 175 mila pensionati. Il tasso di pensionamento, che equivale al rapporto tra i trattamenti pensionistici erogati e la popolazione di una determinata zona, è risultato pari al 35,2%. Gli stranieri in Alto Adige sono 40.000 e provengono da 125 paesi. E tra nuovi arrivi e seconde generazioni il numero continua a crescere. ------- Ha sfiorato quota 300 milioni di euro, nel 2010, l’incasso della lotta all’evasione fiscale in Liguria.

Pensionati ed immigrati:
Bozen. Alto Adige: 175 mila pensionati, incidono per il 10% sul Pil.
Bolzano, le opposizioni: troppi dirigenti in Comune che producono poco
Bozen. Immigrazione: in Alto Adige un neonato su cinque è figlio di stranieri
Bozen: permesso premio per il bandito Leitner
Aostee'. La protesta dei forestali raggiunge place Deffeyes

In padania:
Brescia. «Tutela Ue dei prodotti: l'Italia è impreparata»
Da Venezia 30 milioni alla formazione
Bologna. Redditi, la crisi ha colpito gli under 45
Bologna. Homeless, finisce il presidio, ma la lotta continua
Parmalat: con assemblea slitta cedola
Precari, protesta in autobus a Modena
Liguria, recuperati 300 milioni di evasione


Bozen. Alto Adige: 175 mila pensionati, incidono per il 10% sul Pil. BOLZANO. Nel 2008 sono stati erogati complessivamente 175.532 trattamenti pensionistici.
La spesa pensionistica ha raggiunto 1,8 miliardi di euro, con un importo medio annuo delle singole pensioni pari a 10.506 euro.
Il valore mediano delle prestazioni corrisposte è ammontato a 7.024 euro, dice uno studio Astat.
Metà delle pensioni erogate nel 2008 è stata di importo inferiore a 7.024 euro. L'incidenza della spesa pensionistica sul prodotto interno lordo (Pil) ha raggiunto il 10,6%.
Il tasso di pensionamento, che equivale al rapporto tra i trattamenti pensionistici erogati e la popolazione di una determinata zona, è risultato pari al 35,2%. 6 aprile 2011

Bolzano, le opposizioni: troppi dirigenti in Comune che producono poco
E' polemica in municipio dopo la notizia dei premi di produttività distribuiti ai dipendenti. BOLZANO. «In Comune abbiamo una pletora di dirigenti che, in molti casi, dirigono sì e no loro stessi. Questo si traduce in un aumento della burocrazia, perché le pratiche passano da una scrivania all'altra e il cittadino, spesso e volentieri, è costretto ad andare da Erode a Pilato. Parlo, non per sentito dire, ma per esperienza diretta». Luigi Schiatti (Unitalia) è tra coloro che si aspettava di più dalla riorganizzazione della macchina comunale, scattata il 1º aprile: «Dovevano razionalizzare, sono riusciti a creare una ripartizione in più. Questo, ovviamente, significa maggiori costi. Oltre che più burocrazia e pratiche che rischiano di perdersi in giri infiniti». È vero che la nuova ripartizione serve a creare un team specializzato che si occupi di tutte le gare di appalto, ma la raccomandazione contenuta nella relazione al bilancio 2011 dei revisori dei conti va in tutt'altra direzione: chiede un aumento della produttività per rendere più efficienti, più efficaci, più economici i servizi offerti ai cittadini.
Scelte di questo tipo - oltre alla nuova ripartizione c'è la conferma di uffici con 4-5 dipendenti, direttore compreso - inevitabilmente offrono all'opposizione un'occasione d'oro per attaccare la giunta Spagnolli. In questo caso sanno di avere dalla loro parte i cittadini e gli imprenditori che ogni giorno devono fare i conti con le lentezze dell'apparato burocratico. Lentezze che si traducono in maggiore spese per chi gestisce un'azienda e in costose perdite di tempo per i cittadini.
«In Comune - dice il leghista Claudio Degasperi - siamo all'assurdo: abbiamo più generali che esercito. Se un soldato si ammala, non sanno più cosa fare. Questa macchina faraonica, ovviamente, al cittadino costa parecchio». Per i 1.048 dipendenti, il capoluogo spende 45,9 milioni all'anno. «E la spesa - commenta Maria Teresa Tomada (Pdl) - cresce perché il numero del personale è aumentato. Contratti a tempo determinato sono diventati a tempo indeterminato: questo è il vanto dell'assessore Gallo. Per risparmiare si potrebbe pensare a delle esternalizzazioni dei servizi, ma questa parola pare essere tabù per la giunta». Troppe ripartizioni, troppi uffici, troppi servizi finiscono per rallentare la macchina comunale ma - a detta del consigliere Fernando Pontecorvo - questo è l'effetto anche di una giunta che è «ferma». «Al di là delle chiacchiere - dice il rappresentante del Pdl - qui non si muove nulla: ciò significa che anche agli uffici non arrivano direttive. Esempi? Piano parcheggi: il consiglio comunale ha approvato un piano di garage per residenti, poi però sono sorti i comitati e adesso non si muove foglia. Non abbiamo un Piano urbanistico comunale, ma un Masterplan, un libro dei sogni e nulla di più. La giunta non decide e quindi agli uffici non arrivano indicazioni. Un'inerzia che, tra l'altro, nega alle imprese la possibilità di lavorare». Degasperi rincara la dose: «Dal 30 maggio ad oggi in consiglio non si è fatto ancora niente: la stragrande maggioranza delle sedute è stata monopolizzata dalle discussioni sulle spartizioni delle poltrone». (an.ma)

Bozen. Immigrazione: in Alto Adige un neonato su cinque è figlio di stranieri
Studio dell'Eurac: gli immigrati sono a quota 40 mila. In aumento le donne che effettuano il ricongiungimento familiare, il 18,5 per cento dei bambini nati in provincia ha genitori stranieri. BOLZANO. Gli stranieri in Alto Adige sono 40.000 e provengono da 125 paesi. E tra nuovi arrivi e seconde generazioni il numero continua a crescere. I bambini nati da genitori stranieri - dice uno studio Eurac - sono passati da 158 nel 1999, a 663 nel 2009, quota che rappresenta il 18,5% delle nascite totali in provincia.
Annualmente si raccolgono dati per monitorare l'immigrazione, tuttavia a livello provinciale è mancato finora uno strumento che li riunisse sistematicamente. L'Istituto sui Diritti delle Minoranze dell'Eurac ha presentato mercoledì 6 aprile all'Eurac il primo Rapporto annuale sull'immigrazione in Alto Adige.

Lavoro e famiglia sono le ragioni che spingono la maggior parte degli stranieri a stabilirsi in Alto Adige; per queste due motivazioni viene rilasciato quasi il 92% dei permessi di soggiorno.
Il rapporto tra la componente maschile e femminile è notevolmente cambiato nel corso degli anni: se i maschi sono stati i ''pionieri'' della migrazione, dal 2007 le donne hanno superato gli uomini. Questa inversione di tendenza è legata al crescente numero di ricongiungimenti familiari e ai nuovi flussi migratori, prevalentemente femminili, provenienti dall'est Europa.
L'allargamento a est dell'Unione Europea ha contribuito inoltre a cambiare lo spettro delle nazionalità rappresentate: albanesi, tedeschi e marocchini rimangono i gruppi più numerosi, ma a partire dal 2005 il numero di slovacchi e rumeni è più che triplicato. 6 aprile 2011

Bozen: permesso premio per il bandito Leitner
E' già in Alto Adige: ingenti misure di sicurezza per il «re delle evasioni». BOLZANO. Il «re delle evasioni», Max Leitner, dopo sei anni di carcere è potuto tornare a casa per qualche giorno. Il pericoloso rapinatore, infatti, capo di una banda che sul curriculum annoverava assalti a furgoni portavalore, si trova in Alto Adige. Il tribunale di sorveglianza di Napoli ha dato il via libera ad un permesso-premio. Decisione però che ha mandato in fibrillazione tutte le forze dell'ordine altoatesine. Non sarebbe la prima volta che non rientra da un permesso.
Si trova in provincia di Bolzano Max Leitner, oggi 52enne, che deve scontare complessivamente 25 anni di carcere per rapina a mano armata e possesso di esplosivi. Nell'arco di quattordici anni è fuggito quattro volte e la sua «carriera» criminale è piena di colpi messi a segno tra il 1988 ed il 2005.
Il pericoloso rapinatore, infatti, avrebbe commesso diverse rapine in banca e assalti a furgoni portavalori senza rifiutare l'uso delle armi. In molti ricorderanno il colpo messo a segno nel 1989 a Vandoies, dove la banda alla quale apparteneva Leitner scaricò trenta colpi su un furgone portavalori. Fortunatamente nessuno rimase ferito.
Ma questa è solo una delle tante «imprese» criminali di Leitner. Il 7 agosto 1990 mette a segno una rapina a mano armata a un furgone portavalori in Tirolo, sull'autostrada tra Innsbruck e il Ponte Europa. La polizia sventa l'assalto, Leitner viene ferito - e poi catturato - nella sparatoria. Un mese dopo fugge dal furgone della polizia austriaca nei pressi di Prato alla Drava, ma viene arrestato al confine da due carabinieri.
Nel 1991 viene condannato a dodici anni a Innsbruck. Tenta più volte di evadere dal carcere di massima sicurezza di Krems. Non sopporta le carceri austriache e chiede l'estradizione in Italia. Viene portato a Bolzano nel luglio del 1992 per sostenere i processi a suo carico in Italia. Il 9 novembre dello stesso anno è la volta della seconda spettacolare fuga: con l'aiuto di un compagno di cella scavalca il muro di cinta e sparisce sui Prati del Talvera. Verrà arrestato nell'aprile del 1993. I carabinieri lo scovano nei monti sopra Elvas.
Nel 2001 scrive una lettera al presidente Ciampi chiedendo la grazia «oppure fucilatemi». E' intollerante al carcere. Ed infatti il 2 giugno 2002 ottiene dal tribunale di sorveglianza di Padova un permesso-premio, ma non rientra. Viene arrestato nel luglio del 2003 dopo avere messo a segno una rapina a Molina di Tures. Infine evade il 15 ottobre del 2004: calandosi dal muro di cinta con uan scala in corda fornita da una guardia corrotta riesce a fuggire in Marocco. Verrà arrestato a Rabat pochi mesi dopo, per poi essere estradiato presso il carcere di massima sicurezza di Napoli. Il «re delle evasioni» ora si trova in Alto Adige, «libero», per qualche giorno.

Aostee'. La protesta dei forestali raggiunge place Deffeyes
I sindacati: "siamo qui per il diritto al lavoro"; Rollandin, "con la società per i servizi abbiamo pensato a come dare lavoro"
06/04/2011   
AOSTA. Si fa animata la protesta degli operai forestali che stanno manifestando sotto Palazzo regionale, ad Aosta, contro i tagli nei cantieri stagionali.

Tra slogan e fischi, al grido di "lavoro, lavoro", "buffoni buffoni" e "fuori, fuori", rivolto al presidente della Regione che sta partecipando alla riunione del Consiglio regionale (ed è poi uscito per parlare con i rappresentanti sindacali), il lungo corteo alle 10 circa è partito da piazza della Repubblica per raggiungere place Deffeyes.

«Ieri abbiamo firmato l'accordo per garanzia nei confronti di chi ha lavorato l'anno scorso e per partire con i cantieri altrimenti i lavoratori continuavano a stare a casa - hanno spiegato i manifestanti -. La protesta di oggi è per il taglio delle giornate di lavoro, l'azzeramento del rimborso chilometrico e per la disapplicazione di alcuni parti contrattuali».

I manifestanti hanno chiesto al presidente della Regione di scendere a parlare con loro (cosa che poi è avvenuta). «Noi la nostra parte la facciamo. Questa non è una manifestazione politica, siamo solo qui per il diritto al lavoro» hanno aggiunto.

Augusto Rollandin, sceso a parlare con i manifestanti e più volte interrotto dai manifestanti, ha affermato: «Credo che da parte della maggioranza, quando c'è stata la volontà di approvare una legge specifica per il lavoro e per i servizi, una società di servizi, abbiamo pensato a come dare lavoro».

«Ad oggi - ha aggiunto -, tenendo conto degli operai forestali che sono già stati presi a tempo determinato (51) e che rispetto all'anno precedente siete 130 verranno presi 660, vi rendete conto che ce ne sono 19 in meno mentre la prospettiva iniziale era di dimezzare i lavoratori. Questo sforzo è stato fatto con le forze sindacali. Due cosa non vanno dimenticate - ha continuato Rollandin -: ci sono dei limiti legati al bilancio imposti dall'Unione Europea e che il patto di stabilità non può essere derogato».
seguiranno aggiornamenti
Marco Camilli

Brescia. «Tutela Ue dei prodotti: l'Italia è impreparata»
IL CONVEGNO. A Giurisprudenza l'analisi in materia di Davide Rovetta 06/04/2011. «I bresciani non hanno mai chiesto all'Europa dazi che avrebbero potuto tutelare filiere aggredite dai Paesi emergenti. Lumezzane, ad esempio, avrebbe potuto cercare di difendere i suoi casalinghi dai cinesi. In genere gli italiani, a differenza dei colleghi dell'area settentrionale del Vecchio continente, sono poco abituati a pressare Bruxelles per sostenere i loro interessi».
È l'analisi - al tempo stesso il monito - sviluppata dall'avvocato Davide Rovetta, membro dell'Istituto inglese di Diritto internazionale e comparato, della Società americana di Diritto internazionale, dell'Associazione per l'arbitrato svedese e consulente della Commissione europea, durante il convegno organizzato alla facoltà di Giurisprudenza dal professor, Marco Frigessi, di Rattalma. A livello nazionale, in generale, sono pochissimi gli studi professionali in grado di seguire una pratica di questo genere: si contano sulle dita di una mano, a Brescia non esistono.
Tra i pochi casi italiani gestiti in questo ambito, quello dei calzaturieri e dei tessili che hanno chiesto misure di protezione alla dogana contro la concorrenza cinese. Il Paese del Dragone ha immediatamente reagito, sia in sede di Corte Ue che di Wto, l'organizzazione mondiale del commercio. «Non sarà facile spuntarla - ha detto Rovetta -, ma questa volta la pratica è stata impostata al meglio. Considerato che le sentenze spesso derivano da errori formali, questo conta molto».
Rovetta ha poi illustrato le norme legate all'istituzione del Wto, nato nel 1995 e seguito da accordi di settore. Uno di questi è risultato significativo per le imprese: è il cosiddetto Trips che fissa le linee guida per l'applicazione delle leggi in materia di proprietà intellettuale. Voluto dagli Usa per le case farmaceutiche, è utile per la tutela dei marchi contro le contraffazioni.
Magda Biglia

Da Venezia 30 milioni alla formazione
FONDI. Dopo la denuncia di un'ottantina di dipendenti del Csf Provolo che non ricevono lo stipendio da alcuni mesi
Il 60% del primo acconto e un terzo del totale I sindacati: «Tagli e ritardo del bilancio regionale». Trenta milioni di euro, in arrivo da Venezia, destinati agli enti gestori di formazione professionale dell'obbligo, che da settembre non ricevono finanziamenti. La notizia è arrivata nei giorni scorsi, nel corso di un'incontro tra Elena Donazzan, assessore regionale all'istruzione e le rappresentanze sindacali che seguono i circa 500 enti accreditati, un'ottantina dei quali religiosi, che si trovano in una situazione economicamente difficile.
A fine marzo dalle assemblee sindacali del Centro servizi formativi (con tre sedi, Chievo, Villafranca e San Michele), era arrivata la denunciato della situazione economicamente diventata insostenibile e l'appello alla Regione affinché provvedesse
«I ritardi nei finanziamenti», afferma Paolo Nalesso, della Cisl Scuola, «sono dovuti ai tagli, ma soprattutto a un ritardo nell'approvazione del bilancio in Regione. A causa di questi ritardi sono 1.400 i dipendenti degli istituti veneti che sono in arretrato con gli stipendi, o che se ne sono visti accreditare solo una parte. Seguono 16mila studenti in 900 diversi corsi di formazione professionale. Nonostante i mancati pagamenti non hanno mai scioperato», sottolinea Nalesso «per un senso di responsabilità nei confronti degli allievi, per lo più minorenni». Nel Veronese il numero di questi istituti è tra i più alti a livello provinciale. I dipendenti del Provolo, ad esempio, non riceveranno lo stipendio di marzo e ci sono dubbi su quello di aprile. All'Istituto Don Bosco i lavoratori non ricevono la busta paga da febbraio mentre ai Salesiani i lavoratori si sono visti accreditare il 50% di quella di febbraio. Ma anche al don Calabria e agli Stimmatini gli stipendi non sono stati versati. «Gli istituti sono riusciti a reggere fino a dicembre», dichiara, Franco Pilla della Cgil Scuola, «a gennaio hanno iniziato a venire meno i primi pagamenti, a febbraio la maggior parte degli enti non è riuscita ad assicurare gli stipendi. I 30 milioni di questo provvedimento straordinario approvato dalla Regione», sostiene Pilla, «rappresentano il 65% del primo acconto, quello che generalmente arriva all'inizio dell'anno scolastico. E il 35% del totale, che è di circa 90milioni all'anno».
«Da mesi la situazione è di incertezza nel settore», perecisa Nalesso, «tanto che questi enti di formazione hanno iniziato comunque le loro attività anche indebitandosi con le banche. Questi 30 milioni di euro promessi dalla Regione sono una boccata di ossigeno e serviranno almeno a pagare gli stipendi arretrati e ad azzerare i debiti con le banche». La speranza per gli istituti è di ritornare in regola con i pagamenti per la fine di aprile.

Bologna. Redditi, la crisi ha colpito gli under 45
A Bologna nel 2008 il reddito medio è stato di 23.607 euro, in calo del 2% se si considera il peso dell'inflazione
Fin dalle prime fasi della crisi economica i redditi dei bolognesi si sono ridimensionati: circa il 2% in meno nel 2008 rispetto all’anno prima. A rivelarlo è uno studio realizzato dall’ufficio statistica del Comune sulle dichiarazioni dei redditi dei bolognesi presentate nel 2009 (quindi relative al 2008), di cui ha parlato ieri pomeriggio da Gianluigi Bovini, direttore dell’area Programmazione di Palazzo D’Accursio, al seminario «Essere poveri a Bologna» promosso dall’Istituto Gramsci.

Nel 2009 i contribuenti bolognesi sono stati poco più di 303.000, con un reddito medio di 23.607 euro e con 7,15 miliardi di euro di imponibile relativo all’addizionale comunale Irpef. Come valore assoluto, il reddito medio dei bolognesi nel 2008 rispetto al 2007 è aumentato. Ma, sottolinea Bovini, se il dato viene depurato dall’inflazione (il cui aumento è superiore a quello dei redditi), emerge che «il reddito medio dei cittadini di Bologna è calato di circa il 2% nel 2008- afferma Bovini- quando ancora cioè non eravamo ancora completamente investiti dalla crisi».

In particolare, rispetto al 2002 sono calati i redditi dei bolognesi fino ai 45 anni, mentre risultano cresciuti oltre il tasso di inflazione quelli degli over 50. In effetti, il fisco locale si appoggia molto sulle persone vicine o già in età da pensione. Il 40% delle dichiarazioni dei redditi sotto le Due torri, infatti, riguarda persone con oltre 60 anni di età (il 14,4% arriva dagli over 75), ovvero il 10% in più rispetto ai bolognesi fino ai 44 anni. Nella sola fascia tra i 18 e i 29 anni, le dichiarazioni dei redditi sono appena il 4,5%. Resta poi un fortissimo scarto tra gli uomini e le donne, il cui reddito medio è inferiore a quello maschile del 57%.

Bologna. Homeless, finisce il presidio, ma la lotta continua
Dopo cinque giorni di presidio sotto le finestre del Comune, per protestare contro la chiusura dei dormitori i senzatetto continuano la battiaglia per definire un 'pacchetto servizi'. Bologna, 6 aprile 2011 - Dopo cinque giorni di presidio sotto le finestre del Comune, per protestare contro la chiusura dei dormitori, i senzatetto di Bologna hanno lasciato oggi il loro giaciglio in piazza Maggiore. Ma la battaglia non si ferma qui. A parte la riapertura del centro in via Lombardia, concessa da Palazzo D’Accursio dopo l’ennesima riunione di ieri, restano ancora in piedi, infatti, le altre richieste formulate dagli homeless. A partire dall’adeguamento dei servizi, come mensa e docce, al progressivo aumento delle persone senza fissa dimora a Bologna e provincia. Al Comune i senzatetto chiedono anche di definire “un pacchetto di servizi” per chi non e’ residente a Bologna, compreso “un dormitorio in grado di ospitare fino a 70 persone”.
I clochard chiedono poi che i residenti in provincia abbiano “diritto al dormitorio di primo livello” come quelli che vivono in citta’ e invocano “regole piu’ flessibili per i dormitori pubblici”, in modo da “adattarsi alle diverse e imprescindibili necessita’ degli ospiti”. Per i senzatetto serve poi “uno sportello sociale unico, che possa accogliere immediatamente le persone che si trovano in difficolta’”, e devono essere definiti tempi certi per avere la residenza in via Mariano Tuccella, la strada fittizia creata dal Comune proprio per le persone senza dimora. L’assemblea degli homeless ha deciso che, in attesa della riapertura del centro di via Lombardia, nei prossimi giorni continuera’ a dormire insieme in un altro luogo della citta’. Per decidere quale e’ stata convocata una riunione questa sera alle 19 in piazza dei Martiri.

Parmalat: con assemblea slitta cedola
Sospesi anche warrant, distribuzione nuove azioni gratuite
06 aprile, 11:04
(ANSA) - MILANO, 6 APR - Col rinvio dell'assemblea di Parmalat al 25,27 e 28 giugno slitta anche il pagamento dei dividendi - fino al 21 luglio con stacco cedola in Borsa il 18 luglio - ma non solo. Si sposta anche la data dell'assegnazione di azioni gratuite (sempre al 21 luglio con stacco cedola tre giorni prima), che i soci sono chiamati ad approvare, e resta inoltre sospesa la facolta' di convertire i warrant 2001 fino al giorno dello stacco dei dividendi. Lo si legge in una nota.

Precari, protesta in autobus a Modena
La mobilitazione nata sul web ha raccolto tante adesioni. E nella giornata di sabato parata in centro storico. MODENA. Stagisti, ricercatori, lavoratori nei call center. Ma anche studenti, artisti, operai. Il mondo dei giovani scende in piazza per una grande manifestazione nazionale contro il precariato: «Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta. Liberiamoci della precarietà». È questo lo slogan che unisce le iniziative che si svolgeranno sabato in molte città, Modena compresa. Da oggi alcuni assaggi con due "flash mob": raduni che si danno appuntamento sul web per improvvisare piccole manifestazioni a tema.

Il primo s'improvviserà oggi sull'autobus 7 alle 18, per poi proseguire con azioni a sorpresa in via Gallucci e verso le 19 nell'area di piazzetta della Pomposa. Il secondo, sempre in Pomposa, si terrà venerdì. Un'iniziativa, quella di sabato, che vede come protagonisti tutti coloro che ogni giorno sono tagliati fuori dal mondo del lavoro e dai diritti fondamentali: disoccupati, sottopagati, costretti all'estero o a saltare da uno stage all'altro. In una parola: precari. Nel lavoro e quindi nella vita. La manifestazione è nata su internet, da un appello lanciato dal comitato "Il nostro tempo è adesso".

A Modena hanno aderito dodici associazioni, tra cui Cgil, Rete degli Studenti, Unione Universitaria, Arci, Fuori Classe, Lettere in Movimento, Popolo Viola e Emergency. La "Precary parata" si riunirà sabato alle 15.30 davanti la facoltà di Economia, in via Berengario. «È stato scelto come partenza l'università perchè rappresenta un simbolo del passaggio dal mondo del sapere a quello del lavoro», spiega Claudio Riso della segreteria provinciale Cgil, tra gli organizzatori della manifestazione. La sfilata proseguirà verso largo Moro, Sant'Agostino e via Emilia, fino a piazza Mazzini, dove sarà allestito un palco: all'esibizione dal vivo di gruppi musicali, si alterneranno solo ed unicamente le voci dei precari, che racconteranno le loro testimonianze e le loro storie di diritti negati.

Nessun rappresentante delle istituzioni è stato chiamato ad intervenire dal palco, per una manifestazione che vede coinvolta soprattutto quella fetta importante della nostra società del futuro, ovvero i giovani. Tutti i partecipanti indosseranno simbolicamente una maglietta e una maschera bianca, a testimonianza di una generazione di "invisibili".

Secondo i dati resi noti dalla Cgil, sono circa 400 i lavoratori precari che si sono rivolti agli uffici legali del sindacato chiedendo di valutare la possibilità di fare ricorso contro l'azienda o il datore di lavoro: persone con contratti a termine entro il 2010 che ritengono di aver subito abusi o ingiustizie, sprofondati nel vortice del precariato. Di questi, circa 300 sono i lavoratori del mondo della scuola, 40 i collaboratori e gli interinali con forme di contratto atipiche e una ventina tra ex dipendenti delle Poste e singoli lavoratori. Dell'evento è stata creata anche una pagina Facebook che conta già centinaia di adesioni.

Liguria, recuperati 300 milioni di evasione
06 aprile 2011 Genova - Ha sfiorato quota 300 milioni di euro, nel 2010, l’incasso della lotta all’evasione fiscale in Liguria: il dato è stato comunicato dalla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate, che lo scorso anno ha effettuato ben 2150 accertamenti sui redditi, recuperando 24 milioni di euro (il 12% in più rispetto all’anno precedente). Da record anche le indagini finanziarie, che hanno consentito di accertare una maggiore imposta pari a 31 milioni di euro, l’80% in più rispetto al 2009. Gli accertamenti ai fini delle imposte dirette, come Iva e Irap, sono stati quasi 26.000, per una maggiore imposta accertata di 663 milioni di euro.

«L’utilizzo dei mezzi che abbiamo a disposizione migliorano progressivamente - ha spiegato il direttore regionale delle Entrate, Franco Latti - E l’attività del 2011 si annuncia, se possibile, ancora più proficua, grazie all’integrazione delle banche dati delle Agenzie e alla partecipazione dei Comuni all’attività di prevenzione e contrasto dell’evasione».

La maggior parte dei 300 milioni di euro riscossi, circa 165, deriva da versamenti diretti dei contribuenti, in seguito ai controlli effettuati, mentre 120 milioni sono stati ricavati da attività di riscossione “attraverso ruoli”, relativa a vecchi debiti con il Fisco.

Nel dettaglio, sono stati eseguiti 64 accertamenti a imprese con fatturato superiore ai 100 milioni di euro, 368 accertamenti a imprese con fatturato compreso tra 5 e 100 milioni, mentre 9601 accertamenti hanno riguardato imprese con fatturato inferiore, o lavoratori autonomi; le verifiche nei confronti delle “persone fisiche” sono state 15.777.

Grande attenzione, da parte dell’Agenzia delle Entrate, anche alle frodi fiscali: i 26 controlli effettuati hanno accertato una maggiore imposta Iva dovuta pari a quasi 3 milioni di euro, e un maggior imponibile ai fini delle imposte dirette e dell’Irap di 11 milioni.

Nessun commento: