giovedì 7 aprile 2011

Mezzogiorno-Mattino. 7 aprile 2011.

Fiat Melfi ancora ferma per Cigo

Foreste e cambiamento climatico nel Mediterraneo

Bari. Regione, arriva la stangata dell'Irpef

Trapani, fermato presunto scafista per Lampedusa.

Immigrazione. Il governo siciliano alza la voce:

La prima biblioteca pubblica di Napoli?

Palermo. L'anno prossimo 2.534 docenti in meno

Petrolio: De Filippo, inchiesta su intossicazioni a Viggiano

Tendopoli di Santa Maria Capua Vetere, la seconda ondata: altri 531 immigrati

Napoli, Camera Commercio: valorizzare il lusso made in Campania

Fondi strutturali, commissario Hahn in missione in Sicilia

Le alleanze del nuovo Mpa? “Finalizzate dagli obiettivi”

Immigrati, sindaco di Caltanissetta: “devo tutelare i miei concittadini”

Rifiuti a Napoli, situazione ancora critica a Fuorigrotta, Bagnoli, Soccavo e Pianura

Fisco: 1 mln indebitati in agricoltura

La lingua siciliana insegnata nelle scuole, commissione Ars approva il ddl

Unità d’Italia, pantofole e zuppiere: ad Ariccia i cimeli dei “vinti”


Fiat Melfi ancora ferma per Cigo
Stop produttivo dal 2 all'8 maggio per il calo della produzione
06/04/2011 MELFI - Mentre la dirigenza Sata annunciava nuova cassa integrazione nello stabilimento di Melfi, con un fermo produttivo programmato per la settimana che va dal 2 all’8 maggio, nel centro sociale di Rionero i vertici della Fiom nazionali e locali si confrontavano ieri mattina sull’accordo relativo al nuovo metodo di organizzazione del lavoro “Ergo Uas”, già sottoscritto da Fim, Uilm, Ugl e Fismic. Al termine della riunione - alla quale hanno preso parte anche il segretario nazionale Maurizio Landini, e i responsabili del settore auto Enzo Masini e Giorgio Airaudo, oltre ai territoriali Emanuele De Nicola e Giuseppe Cillis e ai delegati rsu dello stabilimento Sata - il sindacato ha predisposto una lettera ainviata ai vertici aziendali. Nella quale si chiedono integrazioni interpretative al documento sottoscritto dagli altri sindacati. L’accordo era stato siglato inizialmente anche dalla Fiom che poi ha deciso di sospendere la propria valutazione. Esso prevede la sperimentazione dall’11 aprile fino al prossimo novembre del nuovo sistema di organizzazione del lavoro, con una rimodulazione delle pause la cui durata complessiva resta di 40 minuti. Per i metalmeccanici della Cgil ci sono, però, punti da chiarire prima di confermare la sigla con la firma definitiva. Pena la non sottoscrizione dell’intesa che segnerebbe l’ennesima spaccatura sindacale. Ma quali sono le integrazioni richiesta? Per la Fiom è innanzitutto necessario prevedere che a effettuare la valutazione finale al termine del periodo di sperimentazione siano tutte le parti e che, nel caso in cui il giudizio dovesse essere negativo, non si proceda con la riduzione delle pause a partire dal gennaio 2012. Ancora che la valutazione si seguita da un referendum interno da estendere a tutti i lavoratori dello stabilimento e che nel corso della fase di sperimentazione sia prevista una piena agibilità sindacale nel corso della sperimentazione a tutti i componenti la rsu e ris della Sata. Richieste contenute nella lettera inviata ai vertici della Fiat che il sindacato chiede vengano accolte come integrazioni interpretative o allegati al documento principale. In caso contrario la Fiom annuncia la mancata firma dell’accordo. In attesa della risposta da parte dell’azienda, gli altri sindacati potranno iniziare da oggi a tenere le assemblee con i lavoratori mentre per questa mattina la Fiom ha programmato un volantinaggio davanti ai cancelli della Sata per diffondere i contenuti del documento. Nel frattempo i sindacti commentano la nuova cassa integrazione comunicata dall’azienda per adeguare i flussi di produzione alle vendite. «Questo sopraggiunto fermo produttivo - dice il segretario della Fismic, Marco Roselli - si aggiunge ai giorni 11 e 18 di aprile nonché all’ultima settimana di aprile già comunicati in precedenza ai lavoratori. Le motivazioni evidenziano ancora una volta la profonda crisi che sta vivendo il settore auto nel nostro Paese e non solo. I tanti lavoratori metalmeccanici sono chiamati ancora una volta a resistere, in attesa di una ripresa che si spera arrivi al più presto. Il nostro compito comunque è di non abbassare la guardia contribuendo al mantenimento e se possibile miglioramento dei livelli di competitività, senza violare diritti indisponibili, per la salvaguardia dei posti di lavoro in particolare in tempi di crisi». Per i segretari dell’Ugl, Pino Giordano e Donato Russo lo stop annunciato «conferma le nostre perplessità sulle voci circolate nei giorni scorsi. Certamente sta pesando l'andamento al ribasso degli ordini registrato in questo primo scorcio del 2011 e che l'Ugl - proseguono i sindacalisti - aveva già annunciato nel vedere gli ordinativi della concessionarie precipitosamente in discesa del ben oltre il 40% della 'Grande Punto', auto che produce lo stabilimento Lucano. Sempre più forte è la richiesta dell'UGL di Basilicata - concludono Russo e Giordano- nell'invitare il Lingotto a stabilire per la Sata un nuovo modello di vettura invitando contemporaneamente il sindacato nel far fronte comune adeguandosi ai tempi che certamente non lasciavano presagire per il sito di San Nicola di Melfi, nulla di buono».
mar.lab.

Foreste e cambiamento climatico nel Mediterraneo
06.04.11
La Fao annuncia la creazione di una nuova partnership per le foreste del Mediterraneo. Lo scopo è affrontare le principali sfide riguardanti le foreste della regione, aggravate dal duro impatto del cambiamento climatico.

Una nuova partnership per le foreste del Mediterraneo è stata creata per affrontare le principali sfide riguardanti le foreste della regione, aggravate dal duro impatto del cambiamento climatico. La partnership è stata annunciata durante la Seconda settimana della Foresta Mediterranea, che si sta svolgendo in questi giorni (5-8 aprile) ad Avignone, in Francia.

"La Partnership di collaborazione per le Foreste nel Mediterraneo contribuirà a sollevare l'attenzione sulla ricchezza delle funzioni vitali che le foreste della regione forniscono ai loro abitanti. Tra queste vi sono la protezione del suolo e dell'acqua, la valorizzazione del territorio, il sequestramento del carbonio e la conservazione della biodiversità. E' urgente unire i nostri sforzi al fine di conservare e preservare queste funzioni vitali per le generazioni future", afferma Eduardo Rojas-Briales, vicedirettore Generale, dipartimento Foreste dell' Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, Fao.

La partnership coinvolge dodici tra istituzioni e organizzazioni, tra cui la Fao, e riguarderà principalmente sei paesi del Mediterraneo meridionale ed prientale: Marocco, Algeria, Tunisia, Siria, Libano e Turchia. La nuova partnership è uno strumento dinamico al servizio di tutti i soggetti interessati nella regione mediterranea, per affrontare le crescenti sfide che minacciano gli ecosistemi forestali della regione e per dar maggior risonanza al valore di tali aree forestali e alla urgente necessità di proteggerle.

Il bacino del Mediterraneo perde ogni anno tra 0,7 e un milione di ettari di foreste a causa degli incendi, una perdita stimata in termini economici attorno al valore di un miliardo di euro.
La regione del Mediterraneo sta assistendo ad un considerevole aumento nella durata e nella frequenza delle siccità e delle ondate di caldo, che si traduce in un crescente rischio di incendi boschivi di larga scala così come in una maggiore scarsità d'acqua, che si ripercuote a sua volta sulle popolazioni rurali e urbane.

La superficie forestale totale nella regione mediterranea è pari a 73 milioni di ettari, vale a dire l'8,5% della superficie totale terrestre. Le foreste del Mediterraneo forniscono una gran varietà di prodotti quali il legno e prodotti non legnosi come sughero, mangime per il bestiame, piante aromatiche e selvaggina, tutti prodotti estremamente importanti per lo sviluppo socio-economico e che contribuiscono alla sicurezza alimentare e alla riduzione della povertà nelle aree rurali.

Ma le foreste mediterranee si trovano anche ad affrontare un'insieme di minacce quali il cambiamento climatico, l'espansione agricola, il turismo, lo sviluppo urbano ed altre pratiche di utilizzo della terra che stanno contribuendo notevolmente alla perdita del manto forestale.

Ad esempio, nel Mediterraneo settentrionale, dove la superficie forestale è prevalentemente di proprietà privata, la vegetazione selvaggia si è estesa considerevolmente in conseguenza di dinamiche naturali e, per via dell'assenza di un'adeguata gestione, il rischio di incendi boschivi è aumentato.

Nel Mediterraneo meridionale la crescente pressione esercitata sulle risorse forestali da pratiche quali lo sfruttamento eccessivo dei pascoli, il disboscamento per far spazio ad altri usi, la raccolta eccessiva di legna per combustibile e di carbone, sono tra i fattori che contribuiscono maggiormente al degrado forestale e alla deforestazione.

La partnership mira ad integrare le politiche e gli investimenti a livello nazionale in modo da adattare le foreste al cambiamento climatico; questo implicherà il coinvolgimento di diversi settori quali quello forestale, l'agricoltura, lo sviluppo urbano, la gestione dell'acqua, l'ambiente, la pianificazione della gestione del territorio, l'istruzione, il turismo, etc. Ulteriore scopo, sviluppare un approccio regionale integrato alla gestione delle foreste e in particolare alla prevenzione degli incendi boschivi, attraverso la condivisione di competenze, conoscenze e migliori pratiche.

A livello locale la partnership contribuirà a promuovere una gestione sostenibile delle foreste tra i vari soggetti interessati, quali comunità locali, proprietari e amministratori del settore, contadini, allevatori, ambientalisti, gestori di aree protette e studiosi.

Bari. Regione, arriva la stangata dell'Irpef
Ok a legge ospedali, ma è incostituzionale
Pelillo. «Il disavanzo delle Asl è di quasi a 326 milioni»
La riconverisone ospedaliera nonostante parere negativo
BARI — L’aumento dell’addizionale Irpef per colmare il deficit sanitario è ineluttabile. Lo ammette, sconsolato, l’assessore regionale al Bilancio Michele Pelillo, a margine del consiglio regionale convocato per approvare la legge che riconverte più rapidamente gli ospedali destinati alla chiusura. In compenso, Pelillo annuncia una buona notizia. Il disavanzo è inferiore a quanto comunicato nei giorni scorsi dall’assessore Tommaso Fiore in commissione Sanità.

«La consistenza — dice Pelillo — sarebbe inferiore al 5% della dotazione del Fondo sanitario regionale. Il che porterebbe a escludere il commissariamento». L’assessore parla al condizionale per scaramanzia: il confronto tra Regione e governo per la valutazione e la commisurazione del deficit comincia proprio oggi a Roma, assieme alla prima verifica sul Piano triennale di rientro dal deficit. «Solo negli ultimi giorni — spiega Pelillo snocciolando le cifre — sono arrivati i numeri definitivi dalle Asl». Il disavanzo delle Asl è quasi vicino a 326 milioni, ossia la cifra stanziata in Bilancio per la relativa copertura. L’assessore svolge due considerazioni. La prima: la cifra è inferiore a 337 milioni, la soglia del 5% indicata dalla Finanziaria 2010 come indice da non superare, pena il commissariamento e l’allestimento di apposito Piano di rientro. La seconda: non ci sarebbero problemi di copertura (vista l’equivalenza tra il «rosso» e lo stanziamento) se non fosse per il mancato gettito Irap, e in parte Irpef, relativo all’ultimo triennio. Dipende da una stima approssimativa del governo e crea un buco 86 milioni: è questo il valore da colmare. Pelillo scuote la testa: «È una cifra ridotta, rispetto alle previsioni. Ma non potremo fare a meno di ricorrere alla leva fiscale».

Siccome l’Irap è al massimo, tocca all’Irpef. Aumenterà con la legge di assestamento di bilancio, forse già da giugno. Il decreto delegato sul Federalismo fiscale che blocca le aliquote fino al 2013 «non è di impedimento», visto che lascia inalterati gli automatismi fiscali in sanità nel caso di «squilibrio economico». Cosicché, stante un avanzo di amministrazione molto magro cui far ricorso, l’aumento dello 0,50% dell’Irpef su tutti gli scaglioni di reddito è da considerarsi sicuro. Ieri, intanto, dopo un’intensa giornata di votazioni (su decine di emendamenti) è stata approvata la legge proposta dal Pd per riconvertire più rapidamente i 18 ospedali da dismettere: potranno diventare Rsa (residenze sanitarie assistite), Rssa (residenze socio assistenziali), Hospice (per malati oncologici), strutture per la riabilitazione. Lo potranno diventare accorciando i tempi previsti per l’«accreditamento». Il via libera è arrivato con il voto favorevole del centrosinistra e dell’Udc. Astenuto il centrodestra, che tuttavia non ha mancato di dare un’estenuante battaglia consiliare. L’esame del testo e il voto sono arrivati nonostante il parere negativo espresso dal servizio legislativo del Consiglio, che ha giudicato la legge «passibile di censura costituzionale». Insomma, potrebbe essere bocciata dalla Consulta.

Questo per un paio di motivi illustrati dal consigliere Leonardo di Gioia (Pdl): accorciando i tempi dell’«accreditamento», si viola la legge statale di riferimento (la 502 del ’92). Inoltre si introduce una disparità di trattamento con tutti gli altri enti (pubblici o privati) in attesa. Fiore, a nome della giunta, è stato di altro parere: il più rapido accreditamento riguarda ospedali in funzione, non enti da autorizzare e verificare fin dall’origine. Ad ogni modo, su richiesta di Fiore, la riconversione dovrà avvenire «nel rispetto dei limiti e dei vincoli» imposti dal Piano di rientro sanitario. Tradotto: gli ospedali chiusi diventano Rsa o Hospice se ci sono i soldi per farlo. Esulta il Pd, con Sergio Blasi, per aver portato a casa un risultato a lungo atteso: offrire posti letto alternativi all’ospedale. «Comincia a delinearsi — dice — quello che sarà il modello di sanità pugliese del futuro: meno ospedalità e più servizi territoriali». Il leader del Pdl, Rocco Palese, sottolinea i limiti del provvedimento: «Una legge sostanzialmente inutile, sulla quale ci siamo astenuti solo per non essere tacciati di ostacolare il processo di riconversione. Mancano le risorse e il personale per dare concreta attuazione alle norme».
Francesco Strippoli

Trapani, fermato presunto scafista per Lampedusa. Agenti della Squadra mobile di Trapani e di Agrigento hanno sottoposto a fermo Mansour El Bahri, 40 anni, tunisino. L'uomo e' accusato di essere uno degli scafisti, che nei giorni scorsi ha condotto a Lampedusa (Agrigento) 77 migranti. Ieri mattina nel corso delle operazioni di trasferimento nella tendopoli di Kinisia a Trapani di 700 migranti provenienti dalla piu' grande delle Pelagie la Polizia ha arrestato tre cittadini extracomunitari. Si tratta di Ramzi Romdhani, 36 anni, che deve scontare la pena di 7 mesi e 28 giorni di reclusione; Mohamed Saidi, 30 anni, con una pena da espiare di 3 anni e 14 giorni di carcere per reati in materia di sostanze stupefacenti; ed Ameur El Aribi, 33 anni. Tutti e tre sono anche accusati di essere rientrati in Italia, dopo una prima espulsione, prima del termine prescritto.

Immigrazione. Il governo siciliano alza la voce:
"Ripresi gli sbarchi: serve impegno da Italia ed Europa".
"Anche con condizioni meteo proibitive i migranti tentano il viaggio della speranza alla ricerca di un futuro migliore. Oggi torniamo ad assistere all'arrivo a Lampedusa di migranti sopravvissuti mentre un centinaio di loro compagni risultano dispersi.
Il governo della Regione, che su Lampedusa mantiene alta e costante la propria attenzione, esprime cordoglio e solidarieta' per questa tragedia e invita tutte le autorita' nazionali ed europee ad un ulteriore forte impegno affinche' si impedisca le partenze di queste carrette del mare sovraccariche di migranti.

Auspichiamo che l'accordo tra Italia e Tunisia, firmato e ratificato proprio ieri, diventi immediamente e realmente operativo". Lo dichiarano, anche a nome del presidente della Regione Raffaele Lombardo, gli assessori regionali siciliani, Gianmaria Sparma, Sebastiano Missineo e Marco Venturi, oggi sull'isola. "Il popolo siciliano, e quello lampedusano in particolare - aggiungono - ha sempre concretamente dimostrato la propria solidarieta' nei confronti di questi questi fratelli provenienti dall'altra sponda del Mediterraneo, anche nei difficilissimi giorni della crisi lampedusana".

La prima biblioteca pubblica di Napoli?
Aperta nel 1691 è chiusa per infiltrazioni
Il direttore Giancaspro: abbiamo anche progetto e fondi, aspettiamo l'ok della soprintendenza. Sos degli studenti:
è tra le poche sale del centro in cui possiamo studiare
NAPOLI - Quando fu inaugurata nel 1691, la Brancacciana, la prima biblioteca pubblica di Napoli, impose una regola ferrea. La si legge nello statuto conservato alla Nazionale: in questo luogo è fatto divieto di entrare «armati». Oggi, invece, l’ingresso è negato a tutti, a informare i visitatori è un piccolo cartello affisso sul portale: «La biblioteca è chiusa temporaneamente...».
Solo che, tradotto in realtà, l’avverbio significa già due anni e passa.

CHIUSA DA DUE ANNI - Dal gennaio del 2009, per la precisione, quando, per un’infiltrazione d’acqua, uno dei due saloni è stato considerato inagibile. Subito dopo il danno, si disse - ed era vero - che in breve sarebbero arrivati i fondi per la ristrutturazione. E infatti così è stato. Allora perché una biblioteca così importante resta ancora chiusa? La denuncia viene da un gruppo di studenti habitué delle sale che s’aprono da vico Donnaromita (in un angolo di piazzetta Nilo). La Brancaccio - si chiama così da quando il nucleo principale detto la Brancacciana è stato trasferito a palazzo Reale -infatti, sezione della Nazionale, ha sede nel complesso di Sant’Angelo a Nilo. E ora, se il custode della chiesa che conserva il celebre bassorilievo di Donatello ve lo dovesse consentire, potete almeno affacciarvi nel cortile interno dal quale si accede allo scalone in piperno, un tempo affollatissimo di universitari che facevano a turno per accaparrarsi un posto in sala lettura.

UN'OASI DI STUDIO NEGATA AGLI UNIVERSITARI - Perché, come spiega con passione lo studente Mario Pacileo, «questa è una delle pochissime biblioteche del centro alle quali si può accedere con libri propri, il che equivale a poter studiare nelle ore tra una lezione e l’altra» . Luogo carico di appeal, dunque, per il quale si faceva la fila, come racconta con un certo orgoglio il direttore della «casa madre» , la Nazionale appunto, Mauro Giancaspro: «Quando riaprimmo la biblioteca nella prima metà degli anni Novanta -era stata chiusa lungamente -l’avevamo dotata di ogni confort. Pensi che la sua chiusura ha acuito la crisi economica della zona. Alcuni esercenti mi hanno raccontato che hanno avuto un calo di clienti, e mi hanno fatto un appello ma la riapertura non dipendente da me» .

IL PROGETTO IN ATTESA DEL SI' DELLA SOPRINTENDENZA - E da chi allora? Spiego. Nel rimuovere la grondaia dalla quale dipendeva l’infiltrazione, si scoprirono gravi problemi strutturali al tetto. Mi adoperai subito. Il progetto per il rifacimento è stato ultimato (a firmarlo è l’architetto Maria Teresa Minervini), finanziato presentato alla soprintendenza per i Beni architettonici. Insomma, abbiamo avuto anche i soldi dalla direzione generale dei Beni librari, circa trecentomila euro...» .
La durata del «temporaneamente» dipende dunque dai tempi di decisione della soprintendenza. «Speriamo brevi -a ggiunge Mario in rappresentanza dei fans della Brancaccio -perché possiamo dire che per noi è allarme biblioteche. La Brau, in piazza Bellini, infatti, osserva orari ridotti dal maggio del 2010: chiude alle 16.45, mentre la Brancaccio era aperta sino alle 19, per non parlare Nazionale, lontana dall’area universitaria e che, a causa di un cedimento della controsoffittatura, ha visto ridurre il numero di posti per le consultazioni» .

TRENTAMILA VOLUMI NEGATI - La Brancaccio è, inoltre, un habitat ideale per gli studenti: tra i suoi trentamila volumi annovera, infatti, un’aggiornatissima raccolta di titoli del Novecento tra letteratura e critica; ma è anche indispensabile per le ricerche di genere col suo ricco fondo dedicato al «femminile» . Alla Nazionale, invece, è conservata dal 1937 la Brancacciana originaria con i suoi novantamila volumi. Il nucleo iniziale fu messo insieme dal cardinale Francesco Maria Brancaccio nel 16o0. In punto di morte il prelato lo lasciò alla sua città perché vi fosse istituita una biblioteca di pubblica lettura. Gli esecutori delle volontà testamentarie furono i nipoti che curarono la sistemazione dei libri nel palazzo vicino alla chiesa e all’ospedale di Sant’Angelo a Nilo. Dove da tre secoli i beneintenzionati senza armi vanno a studiare. La minaccia vera adesso viene da un avverbio: «Temporaneamente» .
Natascia Festa

Palermo. L'anno prossimo 2.534 docenti in meno
«Si prospetta una situazione allarmante»
La denuncia della Flc Cgil sui tagli previsti in regione
«Ci sarà minore offerta formativa meno tempo scuola»
PALERMO – In Sicilia l’anno prossimo, nella scuola pubblica, ci saranno 2.534 docenti in meno e gli effetti saranno devastanti. A lanciare l'allarme è la Flc Cgil siciliana che ha partecipato ad un primo incontro presso l’ufficio scolastico regionale sugli organici 2011/2012. Il prossimo anno scolastico sarà il terzo consecutivo di tagli alla scuola pubblica. In Italia ci saranno complessivamente 19.700 docenti in meno e di questi 2.534 nell’Isola che è la regione che subirà la sforbiciata più consistente. Per la scuola primaria, il cui organico dovrà essere definito entro il 9 aprile, i posti in meno saranno 1.085, un numero più alto di quello indicato nelle tabelle del Ministero.

Tagli in Sicilia anche nella scuola dell’infanzia, dove, nonostante l'aumento del numero degli iscritti, ci saranno 81 unità in meno. Una vera debacle. «Nell’isola - dice Giusto Scozzaro, segretario generale della Flc Cgil - significherà minore offerta formativa, meno tempo scuola, meno insegnanti di inglese nella primaria e classi sempre piu numerose in una situazione gia’ fortemente compromessa a causa degli tagli degli anni scorsi». «Anche se non è definitivo - aggiunge il sindacalista - è un quadro allarmante che contrasteremo, perché vengono meno le condizioni minime per garantire il diritto allo studio». Nei prossimi giorni ci saranno altri incontri sull’argomento. La Flc Sicilia ha chiesto all’Ufficio scolastico regionale di avviare il confronto nei territori e sollecita la nomina del nuovo dirigente regionale «per affrontare col massimo grado di responsabilità la fase di contraddittorio dei prossimi giorni».
Fonte Italpress

Petrolio: De Filippo, inchiesta su intossicazioni a Viggiano
06/04/2011 POTENZA - «Una commissione di inchiesta interna alla Regione Basilicata» opererà per «appurare la verità sui casi di intossicazione che si sono verificati ad alcuni lavoratori che operavano nei pressi del Centro Oli di Viggiano (Potenza)». Lo ha annunciato il presidente della giunta regionale Vito De Filippo, attraverso l’ufficio stampa.

«Il comitato, che sarà costituito da esponenti dei dipartimenti ambiente e salute, oltre ad acquisire tutti i dati di monitoraggi fatti da organismi terzi attivi in quel comprensorio – spiega la nota – chiederà anche all’Eni di fornire tutti i dati sul funzionamento del Centro oli negli ultimi giorni»

L’ufficio stampa ha reso noto anche che «il Direttore generale del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, Donato Viggiano, su indicazione dell’assessore Agantino Mancusi, ha dato mandato all’Arpab di acquisire tutti i dati connessi al monitoraggio del centro Oli di Viggiano, incluse le matrici interne allo stesso stabilimento». Nella nota è specificato che «i dati richiesti riguardano almeno la giornata precedente ai casi di intossicazione denunciati da alcuni lavoratori dell’area».

Tendopoli di Santa Maria Capua Vetere, la seconda ondata: altri 531 immigrati
Il campo profughi vicino alla capienza massima di 1000 persone con i migranti sbarcati dalla nave Excelsior

CASERTA - È ormai vicina alla capacità massima l'ex caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere, sono giunti poco fa nella tendopoli allestita al suo interno i primi sette pullman che trasportano i 531 immigrati sbarcati stamattina nel porto di Napoli. I pullman sono stati fatti entrare dalle forze dell’ordine direttamente all’interno del campo, presidiato da protezione civile e croce rossa. L’ingresso è avvenuto senza problemi.

IL LAVORO DEI VOLONTARI - Si attendono ora altri quattro pullman con gli immigrati. Il campo di Santa Maria Capua Vetere è vigilato all’esterno anche da personale della polizia a cavallo. Per la gestione del campo profughi la Croce Rossa ha mobilitato decine di volontari provenienti dai vari comitati della Campania. In attività ci sono i pionieri (alla quale aderiscono i volontari più giovani della Cri) ed i volontari del soccorso. Ma da quanto si apprende nei prossimi giorni potrebbero essere impiegate le altre componenti come il Corpo militare.

LO SBARCO DALLA NAVE EXCELSIOR - Ogni turno prevede l’impiego di una cinquantina di volontari; numero che però aumentare anche in considerazione degli arrivi di oggi. La Croce Rossa è stata presente anche questa mattina al porto di Napoli per accogliere i 531 immigrati giunti da Lampedusa con la nave Excelsior. Una trentina di persone (in rappresentanza dei pionieri, dei volontari del soccorso e delle infermiere volontarie) che hanno provveduto a fornire la prima assistenza agli immigrati, anche con la distruzione di generi alimentari.

Napoli. Napoli, Camera Commercio: valorizzare il lusso made in Campania
Napoli, 6 apr (Il Velino/Il Velino Campania) - Un progetto di ricerca sul made in Campania è stato presentato alla Camera di Commercio di Napoli. Titolo dell’iniziativa: “I circuiti del lusso Made in Campania: il made in Naples”. Scopo dello studio incrementare i flussi turistici sul territorio campano, valorizzando la commercializzazione dei suoi prodotti, quali: moda, preziosi, arte, artigianato, nautica, sapori e in ultimo il comparto del turismo di lusso. Il lavoro è stato svolto da un gruppo di studiosi del Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università degli studi di Napoli Federico II, cofinanziato dall’ente camerale partenopeo. Dallo studio è emerso che un intero territorio della Campania è stato analizzato nel settore del lusso, fornendo preziose indicazione del made in Campania e studiando le aree della provincia napoletana nelle produzioni d’eccellenza firmate con l’etichetta del made in Naples. Dall’ateneo federiciano, i professori Valentina Della Corte, Alessio Piras e Iris Sevastano, si sono riuniti in conferenza stampa presso la sala Consiglio della CCAA napoletana, con il presidente Maurizio Maddaloni per discutere una sintesi dei punti essenziali del progetto e dei suoi obiettivi. Uno degli scopi principali dell’iniziativa, a quanto emerge dai risultati ottenuti dall’indagine sul mercato, è stato quello di evidenziare le eccellenze della produzione partenopea, che riescono a confrontarsi con successo sui mercati globali, raggiungendo ottimi risultati. Soddisfatto del progetto, il presidente Maddaloni ha espresso: “L’ente camerale partenopeo ha cofinanziato questo studio con la convinzione di dare un contributo determinante all’immagine della città di Napoli partendo dalle imprese, dalle eccellenze della nostra produzione, inviando un messaggio chiaro agli investitori nazionali ed internazionali. Il riferimento scelto è il circuito, la filiera d’eccellenza. Una iniziativa che è un’esempio efficace di come lavorando insieme il mondo delle imprese, l’Università e la Camera di Commercio, si può valorizzare il valore prodotto da un territorio che è anche il made in Naples nel mondo”.
(rep/Maria Pedata) 6 apr 2011 11:03

Fondi strutturali, commissario Hahn in missione in Sicilia
di Elena Di Dio 6 aprile 2011 -
Due giorni di “missione” tecnica per il commissario europeo per la politica regionale Johannes Hahn che da domani e fino a venerdì visiterà Puglia, Campania e Sicilia. Durante il viaggio il Commissario, che sarà accompagnato dal ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, rivolgerà un appello alle tre regioni perché velocizzino l’utilizzo dei finanziamenti Ue, evitando così di perdere i finanziamenti europei.

Il 30 marzo scorso il governo italiano ha concordato con le regioni interessate un piano d’azione per accelerare l’attuazione dei programmi in materia di politica di coesione, minimizzare le perdite di fondi ed agevolare la riprogrammazione.

a Commissione, si legge in una nota, “appoggia con convinzione tale iniziativa, mirata a fornire eccellenti incentivi alle regioni. Per reagire alla crisi finanziaria ed economica tutti gli Stati membri sono stati invitati a valutare eventuali modifiche alle priorità e agli obiettivi, puntando a velocizzare l’erogazione dei finanziamenti nelle zone con le maggiori potenzialità di crescita”.

La Commissione è “pronta a esaminare qualsiasi proposta proveniente da Puglia, Campania o Sicilia volta a modificare i programmi in materia di politica di coesione”.

Le alleanze del nuovo Mpa? “Finalizzate dagli obiettivi”
di BlogSicilia 6 aprile 2011 -
“Un nuovo grande partito del popolo meridionale non può che essere un partito federale cioè un partito che metta insieme e faccia convivere e collaborare partiti regionali dotati di piena autonomia ma che si danno una politica comune sulle scelte nazionali”.
Raffaele Lombardo prosegue – con un nuovo articolo sul suo blog – sulla strada dell’identikit del nuovo Movimento per l’Autonomia. Senza dimenticare il capitolo fondamentale delle alleanze.  “Non vedo una alleanza stabile con il centrodestra o il centrosinistra. Una alleanza con l’uno o con l’altro schieramento è finalizzata agli obiettivi da raggiungere.
E’ necessario un organismo federale che coordini le politiche dei partiti regionali e poi è necessaria una militanza diversa”.
La costituente di Lombardo è  “come una sorta di meccanismo delle primarie rovesciato. Non entrano in campo i gruppi e i potentati che si misurano per eleggere il segretario locale o quello provinciale o regionale anche perché quella esperienza lascia morti e feriti”.
La parola d’ordine del governatore della Sicilia è una: “L’acquisizione del diritto di voto attivo e passivo deve passare attraverso la militanza. Deve essersi distinto perché ha saputo fare comizi oppure affiggere manifesti o organizzare manifestazioni. Queste sono le cose fondamentali. Poi questi devono, liberamente e democraticamente, eleggere i responsabili locali fino ai vertici del nuovo soggetto politico”.
Ma Lombardo non si limita a tracciare le linee guida. Bacchetta anche i suoi. E non è la prima volta. “Nessuno subordini la propria adesione all’ottenimento di una carica, di un privilegio o di un vantaggio. Si ricomincia tutti dallo stesso livello, a partire da me, ammesso che io vi aderisca. Chi sarà il candidato alle elezioni politiche o a quelle regionali? Chi avrà acquisito più titoli e non chi vuole Lombardo o un gruppetto che seleziona la gente in funzione della fedeltà”.
“Alcune cose devono essere sicuramente bandite, a cominciare dalle correnti – aggiunge Lombardo -. Quando il dirigente locale eletto dai militanti dà una disposizione e qualcuno prima di aderire deve chiedere il permesso al proprio capo corrente, costui è fuori. Così come è fuori chi si tira indietro in una manifestazione o chi compie reati nell’esercizio delle sue funzioni, chi non tutela la comunità o si mette i soldi in tasca”.
La formula del presidente per ovviare a tutto ciò? “Il movimento dovrà autofinanziarsi, perché non può farsi finanziare da terzi che ne limitino la libertà. So che stanno arrivando molti contributi sul manifesto, sia sul piano culturale e ideologico sia sulle regole. Credo che nel giro di qualche giorno si possa convergere su regole minime perché poi vi siano le adesioni. Questo nostro nuovo soggetto politico dovrà candidarsi ad esprimere, interpretare e raccogliere la maggioranza dei consensi del popolo meridionale e di quello siciliano in particolare per rilanciare una lotta per ottenere almeno il rispetto dei propri diritti”.

Immigrati, sindaco di Caltanissetta: “devo tutelare i miei concittadini”
di Markez 6 aprile 2011 -
“Per poter fronteggiare l’emergenza è necessario bloccare l’emorragia di immigrati dalle coste del Nord Africa. In quest’ottica l’accordo con la Tunisia può essere utile”.

A dirlo è il sindaco di Caltanissetta Michele Campisi, che ha convocato una Giunta straordinaria per stabilire le misure da adottare dopo la fuga in massa di migranti dalla tendopoli allestita nei pressi del centro di accoglienza di Pian del Lago (in cui ci sono già circa 400 richiedenti asilo), che ospita 500 extracomunitari provenienti da Lampedusa.

“Le forze dell’ordine stanno facendo il massimo, ma non è facile tenere sotto controllo mille persone – assicura il primo cittadino -. Occorrerebbe tenerli occupati, magari organizzando dei corsi di lingua ed evitando che rimangano senza occupazione per diverse ore e in balia delle voci di rimpatrio”.

Per Campisi l’unica strada da seguire è quella della “redistribuzione su tutto il territorio nazionale di questa gente che è disperata e merita rispetto. Ma io devo tutelare – conclude – anche i miei concittadini, che hanno paura e sono preoccupati dalle fughe dei migranti, i quali senza soldi potrebbero cercare di procurarseli in modo non legale con piccoli furti ed irruzioni nelle case di campagna nella zona”.

Rifiuti a Napoli, situazione ancora critica a Fuorigrotta, Bagnoli, Soccavo e Pianura
NAPOLI - Sono 1.900 circa le tonnellate di rifiuti che ancora giacciono per le strade di Napoli nonostante, nella notte trascorsa, siano state raccolte e conferite 1.289 tonnellate di immondizia. È quanto fa sapere Paolo Giacomelli, assessore all'Igiene del Comune di Napoli, il quale sottolinea che «la situazione resta critica».

È ancora la periferia a soffrire di più: Ponticelli, San Giovanni, Barra. Va male anche per i quartieri di Fuorigrotta, Bagnoli, Soccavo e Pianura. «A Pianura - ha detto - è stato effettuato un intervento con sei compattatori che ha permesso di raccogliere 60 tonnellate, ma ne restano altre 320».

Della quantità raccolta, 157 tonnellate sono state sversate a Chiaiano; 348 a Giugliano; 356 a Caivano. Fuori provincia, invece, sono state sversate 307 tonnellate a Santa Maria Capua Vetere nel Casertano, e 121 a Pianodardine, nell'Avellinese. «Con le quantità che sversiamo attualmente a Chiaiano, a cui vanno ad aggiungersi le circa 50 dei Comuni di Marano e Mugnano - ha aggiunto - quella discarica di fatto non ha riaperto».

«L'unica soluzione possibile per la situazione rifiuti - ha sottolineato Giacomelli - è liberare l'impianto di Caivano dalla frazione biostabilizzata così da poter accogliere una maggiore quantità di tal quale».

Fisco: 1 mln indebitati in agricoltura
Equitalia, per un valore di 11 mld, ma riscossione migliora
06 aprile, 18:09
(ANSA) - ROMA, 6 APR - Sono quasi un milione i soggetti - tra persone fisiche e giuridiche - indebitati in agricoltura, per un valore di 11 miliardi di euro. A fornire i dati e' la societa' pubblica di riscossione Equitalia, i cui vertici sono stati ascoltati in audizione alla Commissione agricoltura del Senato.

I debitori attuali sono 980.000 - osserva il direttore generale di Equitalia Marco Cuccagna - ma erano due milioni a fine 2010, per un valore da riscuotere di 13,8 miliardi in pochi mesi sceso del 20%.

La lingua siciliana insegnata nelle scuole, commissione Ars approva il ddl
di BlogSicilia 6 aprile 2011 -
La V commissione Cultura dell’Assemblea regionale siciliana ha approvato il ddl proposto da Nicola D’Agostino (vice capogruppo Mpa all’Ars) che prevede l’insegnamento della lingua e cultura siciliane nelle scuole.

“Si tratta di un grande risultato – commenta D’Agostino – che sancisce nell’ambito di applicazione delle leggi nazionali l’autonomia scolastica siciliana prevedendo l’insegnamento del siciliano nelle nostre scuole. Un passo avanti verso il compimento dell’autonomia nel recupero della tradizione culturale”.

D’Agostino quindi rivolge “un ringraziamento alla commissione che ha approvato all’unanimità il provvedimento e a tutti i partiti che hanno accolto senza partigianeria per quella che è: una legge a costo zero per la Regione che intende consentire alle future generazioni di avere una migliore conoscenza della nostra storia e consapevolezza del perche dei nostri ritardi e del potenziale economico e sociale”.
Per D’Agostino, il passaggio politico che si è appena consumato all’Ars rappresenta “una opportunità che dobbiamo saper cogliere al meglio attraverso una offerta formativa obbligatoria stabile che veda la collaborazione con l’ufficio regionale scolastico e tutti i docenti chiamati ad insegnare la storia siciliana”.
“Sono certo  – conclude – che dopo la finestra di bilancio il testo possa andare celermente in aula per l’approvazione definitiva”.

Unità d’Italia, pantofole e zuppiere: ad Ariccia i cimeli dei “vinti”
A Palazzo Chigi in mostra gli oggetti degli sconfitti del Risorgimento, dalle ciabatte di Pio IX alla tabacchiera dei Borbone
Roma, 6 apr (Il Velino) - Celebrare i 150 anni dell’Unità, ma mettendo in mostra la vita quotidiana dei vinti. È l’angolazione prescelta per l’esposizione “Dall’Aspromonte a Porta Pia: I Borbone, Pio IX e Garibaldi. Memorabilia dalle collezioni Carafa Jacobini, Ruffo di Calabria ed altre raccolte”, che da sabato all’8 maggio sarà ospitata ad Ariccia nella sede di Palazzo Chigi. Dedicata ad alcuni dei principali protagonisti “negativi” del Risorgimento, la mostra espone manufatti, medaglie, cimeli (in gran parte provenienti da collezioni private e mai esposti al pubblico) appartenuti agli sconfitti: ai Borbone, Pio IX e ai Ruffo di Calabria, la casata nobiliare più importante del regno delle Due Sicilie, ma anche opere iconografiche su Garibaldi, vittima del “fuoco amico” (e quindi sconfitto) in Aspromonte.

Cimeli rari e curiosi come lo zucchetto, le pantofole e il fazzoletto di Pio IX, la zuppiera in cui il papa pranzò durante tutto il suo lungo pontificato, oppure i doni personali dei monarchi borbonici: dalla tabacchiera donata da Ferdinando IV all’ammiraglio inglese Sidney Smith alla reliquia di Maria Cristina di Savoia, prima moglie di Francesco II, venerata a Napoli come “la santa”. Non manca l'iconografia celebrativa dei regnanti poi decaduti, che testimonia la fedeltà e la devozione dei sudditi verso i loro sovrani. Su tutte, l’apoteosi di Carlo III di Borbone di Lorenzo Gramiccia, primo vicerè borbonico di Napoli e poi re di Spagna, con l’allegoria di tutte le sue virtù, che apre la sezione dedicata alla dinastia regnante.

Tra le tele esposte, anche un monumentale ritratto di Guglielmo Ruffo principe di Scilla di Francesco De Mura, il Ritratto di Fulco I Ruffo di Orazio Solimena e il Ritratto di Fulco Antonio II Ruffo di Anton von Maron. Un grosso nucleo proviene dalla collezione Carafa Jacobini, una delle più importanti raccolte private in Italia sull’iconografia degli ultimi Borbone e sulle memorie di Pio IX, l’ultimo Papa-re. La nobile famiglia Jacobini, infatti, stabilitasi a Genzano sui Colli Albani dal XVII secolo, era particolarmente legata allo Stato Pontificio e in particolare alla figura di Pio IX, avendo espresso anche il suo ministro dei Lavori Pubblici, oltre a due cardinali e vari vescovi nel corso degli anni. A ricordare Garibaldi, nell’ultima delle tre sezioni in cui è suddivisa la mostra, la grande tela di Girolamo Induno “Garibaldi ferito sull’Aspromonte”, un inedito ritratto ben augurale, “Garibaldi a cavallo tra San Pietro e Castel Sant’Angelo” e il “Ritratto di Garibaldi” di Maurice Klinkight, eseguito a Caprera nel 1882.

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