venerdì 1 aprile 2011

Mezzogiorno-Mattino. 1 aprile 2011.

Napoli. Cresce la quota dei rifiuti nelle strade: sono 1850 le tonnellate a terra

Autostrade siciliane: nuovi pedaggi

Lecce. Università, solo 3 laureati su 10 lavorano

Lecce. Il Salento lancia gli orti comuni.

Chieti. Aziende, 1552 assunzioni irregolari.

Meno male che le rinnovabili ci sono

Tensione a Lampedusa, corteo di protesta dei tunisini

Lombardo su Lampedusa: “Vigilanza e proposte”

Crisi Libia, il governo: 10 milioni al Trapanese.

Lampedusa, Berlusconi: “La Tunisia non collabora”

Lampedusa, sciopero dei vigili del fuoco

Lampedusa. La Protezione civile nazionale? “Non si è vista”

Amministratori di Trapani: “Ora tocca al Nord ospitare migranti”

Napoli. Campania, Caputo denuncia: Asl spende 40 mln solo di fitti

Il sindaco di Manduria ad Affari: "Tradito da Berlusconi. Ora liberate la Puglia"


Napoli. Cresce la quota dei rifiuti nelle strade: sono 1850 le tonnellate a terra
Sos del sindaco Iervolino: le altre regioni ci aiutino
Aumentano incendi notturni e blocchi stradali in città
NAPOLI - Cresce l’emergenza e sale la tensione in città. L’assessore all’Igiene, Paolo Giacomelli, alle 13 di ieri contava 1850 tonnellate di spazzatura in giacenza nelle strade, pari a un giorno e mezzo di immondizie.
E aumenta la «preoccupazione per le condizioni igienico sanitarie», è l’allarme del Comune che col sindaco Iervolino torna a chiedere aiuto alle altre regioni. «Il sistema impiantistico non è in grado di garantire il conferimento dei rifiuti prodotti giornalmente» , spiega ancora Giacomelli. E nelle strade le situazioni più gravi si registrano nella zona orientale, con 450 tonnellate a terra, nell’area di Poggioreale-Vicaria San Carlo Arena con 410 tonnellate in giacenza, a Pianura-Soccavo con 260 tonnellate e abbondanti cumuli sono anche al centro.

Occorre «una sinergia tra Enti per chiedere solidarietà alle altre Regioni aspettando i tempi tre anni per gli impianti» dice il primo cittadino Rosa Iervolino, «solo così possiamo arginare l’emergenza intanto che conferiamo anche a Caserta» . E si moltiplicano pure le proteste. I vigili del fuoco sono stati chiamati a domare almeno una decina di incendi di rifiuti appiccati nella notte in città. Alcune decine di abitanti delle Vele di Scampia nella mattinata hanno bloccato il traffico tra via Medina e Piazza Municipio. E in via delle Repubbliche Marinare le forze dell’ordine sono intervenute su residenti che hanno trascinato immondizie sulla carreggiata. A Boscoreale, invece, un folto corteo ha chiesto la chiusura della discarica di Terzigno. La stessa mancanza di alternative agli sversamenti fuori provincia alimenta crisi. La discarica di Sant’Arcangelo Trimonte nel beneventano sta franando. Evento che ha avuto ripercussioni sugli Stir che non riescono ad evacuare buona parte dei rifiuti in ingresso con quello di Caivano ingolfato di frazione umida e bloccato già da tempo. Secondo nodo: Savignano Irpino. Anche qui sono stati necessari lavori urgenti. Ed a Chiaiano, discarica di Napoli in esaurimento, si continuano a conferire pochissimi rifiuti per le opere di consolidamento.
Fabrizio Geremicca

Autostrade siciliane: nuovi pedaggi
I sindaci: «Pronti a marciare su Roma»
Caputo annuncia incontro con Matteoli e con il direttore generale dell'Anas per chiedere revoca del provvedimento
PALERMO – I sindaci del palermitano, in particolare quelli del comprensorio delle Madonie, e anche quelli del trapanese sono sul piede di guerra e minacciano azioni di protesta contro la decisione di fare pagare un pedaggio su alcune tratte autostradali siciliane. A partire da maggio, infatti, per andare a Punta Raisi o per entrare a Palermo da Villabate, si dovrà pagare. In base al decreto del Presidente del Consiglio, che ha già individuato le tratte «da sottoporre al pagamento», solo in Sicilia sono soggetti al pedaggio 425 chilometri di autostrade, pari al 45 per cento dell’intera rete di Anas.

Ma i primi cittadini non ci stanno e sono pronti a marciare su Roma, annuncia il presidente della commissione Attività produttive dell'Assemblea Regionale Siciliana, Salvino Caputo, che ha incontrato una delegazione di sindaci. «Incontreremo a Roma il ministro Altero Matteoli e il direttore generale dell'Anas per chiedere», dice Caputo, «la sospensione o la immediata revoca del provvedimento adottato dal Consiglio dei Ministri che impone nelle autostrade A19 e A29 e nei raccordi cittadini il pedaggio di un euro e cinquanta centesimi». «Siamo di fronte», aggiunge, «a provvedimenti che sono di competenza della direzione generale dell'Anas e del Ministero delle Infrastrutture. Imporre il pagamento del pedaggio non è soltanto illegittimo ma determina un ulteriore aggravamento della pressione economica sui nuclei familiari siciliani, in un momento di gravissima crisi economica ed imprenditoriale, senza precedenti».

Intanto, il prefetto di Palermo Giuseppe Caruso ha fissato per lunedì pomeriggio un incontro con gli amministratori del comprensorio madonita anche su richiesta del presidente degli operatori economici di Castellana Sicula, Vincenzo Lapunzina. Al fianco dei sindaci anche l'assessore regionale alle Infrastrutture e alla Mobilità, Pier Carmelo Russo: «In Sicilia esiste un innegabile problema di infrastrutturazione e, in questo senso, il gap con il resto del Paese resta ancora assai profondo: in pratica, non c'è alternativa, per la mobilità interna, all'uso del mezzo privato e, dunque, delle autostrade, per raggiungere i comuni minori, sia litoranei che montani. Per tale motivo appare decisamente iniqua la decisione del Consiglio dei ministri di imporre sulle arterie autostradali A19 e 29 e nei raccordi cittadini il pagamento di un pedaggio».

«Agli utenti», dice Russo, «va tutta la mia solidarietà poiché condivido quotidianamente il loro problema. Anch'io, infatti, ogni giorno, per raggiungere Palermo da Bagheria non uso l'auto blu ma la mia automobile e, da due mesi, mi trovo costretto a sopportare intollerabili code per dei semplicissimi lavori di sostituzione dei giunti. Dovremmo pagare il pedaggio anche per queste inammissibili difficoltà?». I pedaggi sono previsti sulla A19 Palermo-Catania, A29 Palermo-Marzara del Vallo, A29 direzione Alcamo-Trapani, A29 diramazione per Birgi, A29 raccordo diramazione per Punta Raisi e A29 diramazione per via Belgio. Il costo sarebbe di 1,50 euro a tratta. E nel frattempo il coordinamento territoriale del Pd Madonie, che annuncia una «opposizione ferma alla istituzione dei pedaggi nelle autostrade siciliane”, sta organizzando una grande manifestazione di protesta ed altre forme di lotta contro questa decisione “che rappresenta l’ulteriore insopportabile penalizzazione della Sicilia».
Fonte Italpress

Lecce. Università, solo 3 laureati su 10 lavorano
Contratti a termine con guadagni bassi
L’occupazione stabile coinvolge, a un anno dalla laurea, 32 ragazzi su cento meno della media nazionale (39%)
LECCE - Il 30 per cento di chi ha conseguito una laurea triennale e il 40 per cento di chi ne ha presa una specialistica all’Università del Salento nel 2009 ha trovato lavoro nell’arco di un anno. Lo dice il rapporto «Almalaurea 2011». L’indagine ha coinvolto - con tassi di risposta tra l’87,5 % e l’89,5 % - 2.391 laureati triennali e 1.018 laureati specialistici biennali usciti dall’ateneo salentino due anni fa e intervistati nel 2010. Nove laureati triennali dell’Ateneo leccese su 100 non lavorando e non essendo iscritti alla laurea specialistica, si dichiarano alla ricerca di lavoro. L’occupazione stabile (contratti a tempo indeterminato e lavoro autonomo) coinvolge, a un anno dalla laurea, 32 laureati su cento di primo livello dell’Università del Salento, cioè meno della media nazionale (39%).

Il lavoro atipico (contratti a tempo determinato, collaborazioni) coinvolge 41 laureati su cento. Note dolenti vengono dal fronte dei guadagni che si attestano su medie inferiori a quelle nazionali. Ad un anno dal conseguimento del titolo di studio accademico i laureati di primo livello dell’Università del Salento guadagnano 705 euro mensili netti contro i 982 euro del complesso. L’analisi, tuttavia, deve tenere conto che si tratta di giovani che, nella maggioranza dei casi, continua gli studi, rimanda cioè al post-laurea di tipo specialistico il vero ingresso nel mondo del lavoro forse anche a causa della congiuntura economica sfavorevole. A 12 mesi dalla conclusione degli studi risulta occupato il 40% dei laureati specialistici, valore inferiore alla media nazionale del 56%. Il 15% dei laureati continua la formazione (a livello nazionale è il 16%). Chi cerca lavoro è il 45% dei laureati specialistici dell’Università del Salento contro il 28,5% del totale laureati. A un anno dalla laurea il lavoro è stabile solo per 32 laureati su cento dell’Università, un valore di poco inferiore alla media nazionale (35%). Il lavoro atipico coinvolge, invece, il 51% dei laureati specialistici. Il guadagno è inferiore alla media nazionale: 897 euro mensili netti, contro i 1.078 del complesso dei laureati specialistici. Per la prima volta sono stati indagati i laureati biennali specialistici dell’Università del Salento a tre anni dal titolo: sono 466 quelli coinvolti nell’indagine, con un tasso di risposta dell’86%. Il 65% è occupato, il 13% risulta ancora impegnato nella formazione, mentre chi cerca lavoro è il 22% contro il 13% del complesso dei laureati. La quota di occupati stabili cresce tra uno e tre anni dal conseguimento del titolo, raggiungendo il 49% degli occupati. Le retribuzioni nominali arrivano, dopo tre anni, a 1.101 euro mensili netti contro i 1.313 su base nazionale.
Antonio Della Rocca

Lecce. Il Salento lancia gli orti comuni. Arriva l'agricoltura «condivisa»
Piccole quote per coltivare terreni sotto la guida di esperti
Tutti affascinati dall'idea. Il progetto parte il 2 aprile

LECCE - Gli orti comuni sono dei progetti di agricoltura condivisa: appezzamenti di terreno che, in genere al seguito di un versamento di piccole quote mensili, possono essere coltivati a piacimento e sotto la guida di un esperto tenendo per sé i frutti della terra. A Lecce l’Associazione di volontariato Donne del Sud parte con l’Orto delle donne il aprile: si partecipa gratuitamente (tra qualche tempo si richiederà un piccolo contributo per le spese di irrigazione) con l’ausilio di agronomi professionisti, procedendo alla coltivazione della terra messa a disposizione dall’associazione anche da terzi con la possibilità di accedervi -al momento -4 volte a settimana.

La cooperativa Natura Mediterranea richiede invece piccole quote mensili -dai 20 ai 35 euro -e mette a disposizione le proprie terre quando si preferisce. Tra chi ha già aderito al progetto, molti giovani entusiasti pensionati. C’è chi mette a disposizione a prezzi simbolici -o gratis -un pezzo di terra , che divide tra tanti e a seconda di come si decide di coltivarlo, e poi inizia il lavoro del buon contadino: lavoro di braccia, ma con i consigli di un agronomo esperto per seminare ciò che vuole, raccoglierlo e naturalmente portarlo a casa. Funzionano così gli orti comuni e in città fanno proseliti: escamotage intelligente per fronteggiare la crisi, ma anche una buona lezione di relazioni sociali. «Io ti passo un seme di patata, tu uno di zucchina, e se non riesco a passare mi innaffi le piantine: questo è lo spirito» , racconta Silvana Sarli, direttore responsabile della rivista dell’associazione «Donne del Sud» (www. donnedelsud. tk) che ha promosso l’iniziativa «l’Orto delle donne» realizzata con il patrocinio dell’Ufficio della Consigliera delle pari opportunità, Serenella Molendini, in collaborazione con il CSV Salento, e con il sostegno dell’Ordine provinciale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali di Lecce e di Copagri Puglia . Si partecipa gratuitamente: si parte il prossimo 2 aprile con una lezione introduttiva e poi si procede adottando un piccolo pezzo di terra dell’associazione, ma solo dopo aver dimostrato di saper tener testa agli impegni di un campo.

Hanno già aderito molti professionisti e casalinghe: «Il progetto servirà anche da ponte generazionale -ha ricordato la presidentessa di Donne del Sud, Tiziana Lezzi -e unirà l’esperienza di adulti appassionati di coltivazione come ad esempio i pensionati, alla determinazione di noi donne di ridefinire il nostro ruolo sociale attraverso la riscoperta del legame con la nostra terra Madre» . La spiritualità è tra i concetti che più si rincorrono nei progetti di orto comune: «Perché coltivare la terra è una vera cura per lo spirito» , dice Loris Novelli della cooperativa Natura Mediterranea (www. naturamediterranea. it), che alla Masseria Miele mette a disposizione la terra in cui lavorano gruppi formati da 4/5 persone, e più si è meno si paga (si va dai 20 ai 35 euro mensili). «È un piccolo espediente per invogliare le persone a incontrare delle altre» , dice Novelli. In masseria gli appassionati contadini vanno quando vogliono, un po’ come in una casa in campagna dove discutere con il vicino sul raccolto, scambiarsi piccoli favori, cogliere verdure fresche di stagione: patate, pomodori, insalata, o zucchine biologiche. Ma anziché l’orto si può anche condividere l’ortolano: lo fa il gruppo GAS Lecce (ordini@gaslecce. it) che ha stipulato un rapporto di scambio ben preciso con un contadino della zona. Pagamento della semina in anticipo, scelta anche dei prodotti da coltivare, per un prezzo finale ancora più equo tra gli ha partecipato allo scambio. E se qualcuno chiede di imparare, l’ortolano è sempre a disposizione.
Fabiana Salsi

Chieti. Aziende, 1552 assunzioni irregolari. In nero 288 persone, attività sospesa nei confronti di 64 imprese. CHIETI. Lavoro nero nella provincia. Sono 1552 i lavoratori assunti irregolarmente, tra i quali 288 in nero, ovvero senza alcun contratto. Lo comunica la direzione provinciale del lavoro alla fine dell'attività di vigilanza svolta dagli operatori dell'ente durante lo scorso 2010. I settori interessati dai controlli l'edilizia, l'agricoltura, l'industria e il terziario.

I settori merceologici che sono stati oggetto di controllo sono quelli ritenutttori più a rischio di evasione contributiva e lavoro irregolare. Le violazioni accertate durante lo scorso anno sono 1029 e riguardano l'orario di lavoro. Molti dipendenti svolgevano un monte ore superiore a quello stabilito nel contratto di assunzione, e i riposi, previsti solo sulla carta ma in realtà non fatti.

Per quanto riguarda il settore edile, che notoriamente è uno dei più colpiti dal lavoro irregolare sono state ispezionate 244 aziende. Di cui il 66 per cento erano irregolari. La direzione provinciale del lavoro nei confronti di queste aziende ha adottato provvedimenti riguardanti 49 lavoratori in nero. Mentre 374 sono stati i provvedimenti stati adottati in materia di prevenzione antinfortunistica. Aziende che non avevano adottato o irregolarmente misure idonee alla sicurezza del lavoratore. Nei casi più gravi gli ispettori hanno deciso per la sospensione dell'attività. Ben 64 i provvedimenti adottati di cui 18 nel settore edile.

Ma oltre alla materia contrattualistica e antifortunistica la direzione provinciale ha fatto le pulci alle aziende anche per quanto riguarda l'argomento evasione fiscale. Infatti è stata accertata accertata una evasione per contributi e premi pari a complessivi 412.430 euro. Gli ispettori hanno controllato registri e libri contabili di 1.053 aziende della provincia di cui 582 sono risultate irregolari per un totale di 2.764 violazioni, a cui si aggiungono 500 violazioni di carattere penale che sono state denunciate alla magistratura. Le somme recuperate in termini di contribuzione fiscale e previdenziale ammontano a oltre 672.000 euro.

Meno male che le rinnovabili ci sono
di GIANFRANCO VIESTI
La Puglia si conferma regione leader in Italia, e ormai con valori significativi anche nel panorama europeo, per le energie rinnovabili. Certo, il settore è da qualche settimana sottoposto a grandi incognite per il futuro, data l’incertezza sugli schemi nazionali di incentivazione che si è venuta a creare dopo le recenti decisioni del Governo. L’incertezza, specie in un settore come questo, è fra tutte la situazione peggiore: e la speranza è che sia presto superata e si torni ad avere certezze per gli investitori. Ma le rinnovabili rimangono per molti motivi un settore chiave per il futuro del paese e dell’Europa.

Sono un elemento fondamentale della strategia energetica europea: l’Unione riconosce la necessità di diversificare le proprie fonti e di rafforzare le rinnovabili: ogni paese ha obiettivi precisi da raggiungere. Ma sono un settore chiave per il futuro, anche guardando agli eventi più recenti. Da un lato l’incertezza che si è venuta a creare, a causa dei rivolgimenti in Nord Africa, sugli approvvigionamenti di gas e petrolio. Dall’altra per le vicende del nucleare.

La tragedia giapponese ha riportato d’attualità i problemi mai risolti della sicurezza degli impianti, e dei pericoli gravissimi che essi possono provocare; e vale ricordare anche che anche il tema dello stoccaggio delle scorie e in genere di tutti i materiali delle centrali uscite di produzione non è stato mai risolto. Ed è assai dubbio che – anche ignorando il tema pur fondamentale della sicurezza – l’energia nucleare davvero convenga sotto il profilo economico: se si considerano non solo i costi di investimento e di gestione, ma anche quelli di smantellamento e chiusura ci si accorge facilmente che per la collettività il risultato economico è assai dubbio.

Ma torniamo alle rinnovabili e alla Puglia. Il recente rapporto del GSE (Gestore del Sistema Elettrico) presenta i dati più aggiornati, relativi al 2009. Per quanto riguarda l’energia eolica, la Puglia si conferma prima regione produttrice in Italia. La sua produzione lorda di energia elettrica da fonte eolica è stata nel 2009 pari a 1684 GWh (gigawatt/ora). Tale cifra è pari ad oltre un quarto del totale italiano. La Puglia è seguita dalla Sicilia (1444), poi dalla Campania (1175) e dalla Sardegna. La piccola Basilicata è comunque la sesta regione italiana per produzione, con un valore di 406 gigawatt/ora, appena inferiore a quello della Calabria. La partita dell’energia eolica è tutta delle regioni meridionali.

Da un lato questo è relativamente ovvio, dato che la ventosità al Sud è maggiore. Ma dall’altro non è affatto banale, dato che sino a pochi anni fa si sosteneva, a ragione, che il Mezzogiorno non era in grado di sfruttare questo grande potenziale. Lo sfruttamento, pur con i problemi connessi ad una crescita molto rapida, è invece avvenuto. La Puglia ha triplicato la sua produzione di energia eolica in soli quattro anni, fra il 2005 e il 2009.

La Puglia è la prima italiana anche per produzione di energia elettrica da impianti solari. Con 96 gigawatt/ora (un valore, come si vede, assai inferiore a quello dell’eolico), la Puglia produce quasi un sesto del totale italiano (14,2%). Qui la classifica è molto diversa. Dietro alla Puglia ci sono infatti, nell’ordine, Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto, Trentino. Tutte regioni del Nord. La Basilicata è al quattordicesimo posto insieme alla Campania, con 22 GWh. In questo caso, quindi, è stata solo la Puglia a scalare la classifica delle regioni produttrici, fino al primo posto.

Infine l’energia da biomasse (che includono le biomasse solide, i biogas e i bioliquidi). In questo caso la classifica italiana è guidata da Emilia-Romagna (1469 GWH) e Lombardia (1420), tradizionali produttrici. Ma la Puglia è salita al terzo posto, e con 909 gigawatt/ora rappresenta comunque l’11,9% del totale italiano. Qui siamo in una situazione intermedia: anche Calabria e Campania hanno significative produzioni, seppure molto inferiori a quella pugliese. La Basilicata è al dodicesimo posto, con 153 GWh. Anche nel caso delle biomasse la Puglia ha migliorato molto. Rispetto al 2005 la produzione è più che raddoppiata; la quota della regione sul totale nazionale è passata da meno del 7% a più del 12%.
Sono mesi davvero difficili, in cui molti degli indicatori economici (che sono stati spesso commentati su queste colonne) hanno segno negativo, profondamente negativo. Ancora l’economia non riprende, e il mercato del lavoro soffre. Ci sono però anche dei dati positivi – come quelli sulle energie rinnovabili. Conviene ricordarli e aggiornarli, perché descrivono un percorso di sviluppo accelerato che ha avuto e ha molti aspetti positivi. Crescono, specie dopo il Giappone, gli appelli alla diversificazione delle fonti energetiche e ad intensificare soprattutto le attività nelle rinnovabili. In questo caso, in Puglia, questi appelli incontrano numeri che già descrivono un cambiamento profondo. E’ una strada fondamentale, su cui occorre proseguire.

Tensione a Lampedusa, corteo di protesta dei tunisini
di Markez 31 marzo 2011 -
“Ma dove ci portano con le navi?”, “Ma torniamo in Tunisia?”, “Non vogliamo tornare in Tunisia”. Sono alcune delle domande che gli immigrati tunisini in corteo, in questo momento, lungo la via Roma a Lampedusa, pongono a gran voce. Inoltre, un gruppo che si è staccato dal resto dei manifestanti ha tentato di bloccare il traffico sulle strade principali dell’isola. Sul posto carabinieri e polizia.

La protesta è scaturita dall’annuncio dei rimpatri in Tunisia fatto anche ieri dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Lampedusa. I tunisini hanno paura di tornare nel loro paese.

“Lì i seguaci di Ben Alì ci uccideranno -dice Hamed, 22 anni – ci buttano in galera e ci fanno le torture“. Un altro giovane tunisino, non più di 18 anni, trema e dice: “No, Tunisia no, per favore”. La voce della possibilità di un rimpatrio è arrivata velocemente e molti di loro sono terrorizzati.

“Noi vogliamo solo andare in Francia al più presto - dice un gruppo di tre giovani - non vogliamo mica restare in Italia. Siamo arrivati qui perchè era il posto più vicino. Ma noi vogliamo raggiungere, appena ce lo permetteranno, la Francia. Perchè riportarci indietro?”.

Ma ieri Berlusconi è stato chiaro: “Il rimpatrio dei tunisini è l’unica soluzione per fare cessare l’emergenza“.

I tunisini stanno adesso raggiungendo il Porto commerciale al seguito del commissario di Polizia Corrado Empoli, diventato per loro, un punto di riferimento.

E’ stato proprio lui, dirigente del commissariato di Canicatti’ (Agrigento) a convincere i giovani ad abbandonare la protesta per raggiungere il Porto commerciale e lasciare la via Roma.

Lombardo su Lampedusa: “Vigilanza e proposte”
di Antonella Folgheretti
31 marzo 2011 -
Vigilanza sull’attuazione dei programmi predisposti dal Governo Berlusconi e proposte da ‘puntualizzare’ al Consiglio dei Ministri.
Sono i due punti chiave che il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo ha sottolineato nel corso della conferenza stampa di oggi pomeriggio a Palazzo d’Orleans. Passando pure per un ‘apprezzamento’ a ciò che in queste ultime ore il governo centrale ha meso in campo.


Prosegue, dunque, l’idillio tra il governo siciliano e il premier, instaurato durante la visita lampo di Berlusconi a Lampedusa. Almeno sul tema che riguarda l’emergenza immigrati. Per il resto, infatti, le distanze, per usare le parole di Lombardo, “sono incolmabili”.

“Siamo soddisfatti soprattutto del risultato che abbiamo ottenuto – ha invece affermato il governatore sulla ‘questione lampedusana’ -: ovvero, che siamo riusciti a richiamare un’attenzione che non c’era su un dramma che riguarda gli immigrati quanto i lampedusani. Ora, comunque, vigileremo perchè l’isola riprenda a vivere e vengano rispettati gli impegni”.

Un punto sta a cuore al governatore:”la bonifica dei luoghi, che vorremmo fosse quella definitiva”. E ciò che, ora, potrà venire dalll’annunciatissimo quanto rinviato Consiglio dei Ministri: “aspettiamo che faccia la sua parte”.

Chiaro segno che la scarsa concertazione da parte del governo nazionale sull’emergenza immigrati non va giù al governatore.

Proprio in queste ore è in corso a Trapani una manifestazione dei cittadini contrari alla realizzazione di una tensostruttura che dovrebbe ospitare gli immigrati trasferiti. Non solo a Trapani. La Sicilia dovrà ospitare una tendopoli anche a Caltanissetta. E anche su questo Lombardo è critico.
E chiede all’esecutivo di rispettare “l’equa ripartizione” degli
immigrati in base alla popolazione.

“La Sicilia ha metà degli abitanti della Lombardia – rimarca – e quindi noi aspettiamo di vedere quanti ne saranno trasferiti al nord. Se questo non sarà, noi scenderemo in piazza, a Roma”.

Ma il governo regionale è pronto anche a ‘raddoppiare’ il proprio impegno: “Quando si riunirà, la Giunta dovrà puntualizzare una proposta da presentare al Cdm”.

Pronto, in ogni caso, a ‘bacchettare’ il Governo centrale “se non sarà fatto quanto promesso”. Continua a pesare, dunque, la dicotomia tra governo nazionale e regionale, tanto da spingere ancora una volta il governatore a sottolineare: “questo governo federalista più di ogni altro adotta provvedimenti che più centralisti non si può: sulle spalle delle comunità locali”.

Lombardo, che si recherà a Birgi per partecipare alla manifestazione, ha quindi ribadito “l’insicurezza” della tendopoli in via di allestimento a Trapani: “mi dicono sia fatta sull’amianto”.

Parzialmente soddisfatto del bilancio odierno è infine l’assessore GianMaria Sparma: “Oggi sono stati 2316 gli immigrati imbarcati sulle navi che devono trasferirli da Lampedusa alle nuove destinazioni: due le navi in attesa per le avverse condizioni meteo, la T-Link Lines Watling Street e la Clodia. Duemilaottocento gli identificati fotosegnalati. Il forte vento di maestrale – ha proseguito – sta impedendo che continuino i trasferimenti ma d’altra parte sta impedendo anche nuovi arrivi. Al momento, infatti, non sono segnalate imbarcazioni in arrivo”.

Ma le battute più gustose il presidente della Regione le ha riservate all’acquisto di Berlusconi. “Non credo che abbia comprato una casa a Lampedusa”. Per aggiungere poi: “Ho detto al presidente del Consiglio che anche io volevo comprare una casetta sull’isola. Se consideriamo i patrimoni, mi sa che a me toccherà una di queste tende abbandonate sulla ‘collina della vergogna’”.
Fol

Crisi Libia, il governo: 10 milioni al Trapanese. Turano: «Giusto»
Per il presidente della provincia è un risarcimento ai danni subiti a causa dello stop ai voli civili a Birgi
TRAPANI - «Lo stanziamento di 10 milioni di euro, da parte del Consiglio dei Ministri, al territorio trapanese nell'ambito del finanziamento degli interventi per la gestione della crisi libica è un giusto riconoscimento a fronte dei danni economici subiti dal nostro territorio a causa della chiusura ai voli civili dell'aeroporto di Birgi». Lo ha detto Mimmo Turano, presidente della Provincia di Trapani.

Lo stanziamento dei fondi arriva all'indomani della stesura di un documento, da parte dell'assemblea straordinaria di tutti i sindaci del territorio trapanese alla quale hanno partecipato anche numerosi deputati nazionali e regionali, in cui si chiede l'apertura totale dello scalo e provvedimenti per le perdite economiche subite dal settore turistico. Il documento, approvato dai sindaci, è stato inviato al governo nazionale. «Dopo la riapertura dello scalo a 18 tratte questo è il secondo successo che otteniamo - aggiunge Turano - che dimostra la bontà delle nostre istanze e nello stesso tempo la sensibilità del Governo nei confronti della pesante vertenza del territorio». Il presidente Turano, in una nota, ringrazia il governo nazionale ed in particolare il senatore Antonio D'Alì per «l'impegno profuso in questa delicata vertenza che, in parte, resta aperta finché l'aeroporto di Birgi non otterrà la piena agibilità per i voli civili».

Lampedusa, Berlusconi: “La Tunisia non collabora”
di Antonio Schembri 31 marzo 2011 -
Lampedusa comincia a svuotarsi. Centinaia di migranti lasciano la “collina del disonore”, come è stata battezzata l’altura nei pressi del porto vecchio dell’isola dove sono assiepati da settimane in bivacchi improvvisati, per dirigersi a frotte verso il centro d’accoglienza di contrada Imbriacola, dove adesso si sono liberati spazi a seguito dell’inizio dei trasferimenti, 2.300 fino a questo momento. Ma lo ‘stop and go’ delle tensioni, continua.

E’ rientrata nel pomeriggio la protesta di circa 200 tunisini che, per temendo di essere rimpatriati in Tunisia, si sono seduti per terra sul molo per l’imbarco degli aliscafi. L’intervento dei mediatori culturali, che hanno cercato di convincerli dell’assenza di programmi immediati per il loro rimpatrio, ma soltanto finalizzati al loro trasferimento in strutture di accoglienza fuori dall’isola, ha scongiurato ulteriori disordini. Negli attimi precedenti, infatti, gli immigrati avevano cominciato a lanciare oggetti contro la tenda della Croce Rossa.

Mentre il Consiglio dei ministri affronta il problema dei rapporti con la Tunisia, Berlusconi rimbrotta: “il governo tunisino aveva garantito di fermare la partenza di barche dai suoi porti, ma questo invece non e’ avvenuto”, ha detto oggi il premier nel corso della sospensione della seduta del Consiglio (legata al dibattito parlamentare sul processo breve), collegandosi telefonicamente con un convegno dei “Cristiano popolari” .

“Avevamo promesso – ha aggiunto il premier – un impegno finanziario per la ripresa dell’economia e per creare occupazione in diverse città della Tunisia in cambio dell’impegno di far rimpatriare 5.000 cittadini che non risultano a noi  particolarmente accettabili. In Tunisia purtroppo si sono registrati 11mila evasi dalle carceri e abbiamo il sospetto, se non la sicurezza, che proprio questa gente arrivino in Italia. E’ giusto quindi che il Paese da dove sono partiti se li riprenda”.

Sulla stessa linea il ministro dell’Interno Roberto Maroni, secondo cui l’emergenza immigrati si risolve “solo se, e quando, la Tunisia bloccherà le sue coste e si riprenderà i clandestini usciti al Paese”.
Nel corso del Consiglio dei ministri, ha continuato Berlusconi “stiamo esaminando anche il “tema della Libia, per approntare una linea di comportamento”.

Lampedusa, sciopero dei vigili del fuoco
di Markez 31 marzo 2011 -
Non ci sono vigili del fuoco a Lampedusa, fatta eccezione per quelli che prestano servizio all’aeroporto che da lì non si possono allontanare, e il sindacato Conapo di Agrigento proclama uno sciopero per il 15 aprile.

Ad annunciare la protesta è il segretario generale del Conapo Antonio Brizzi, venuto a Lampedusa per incontrare i giornalisti e chiedere a gran voce più mezzi di soccorso.

“E’ assurdo che in un’emergenza immigrati come quella che sta vivendo Lampedusa -spiega Brizzi- non ci sia neanche una motobarca dei vigili del fuoco o dei sommozzatori che, in caso di necessità, potrebbero intervenire subito”.

“Noi chiediamo una motobarca d’altura, -ha aggiunto - e in Sicilia ce ne sono tre, i sommozzatori dei vigili del fuoco e il soccorso acquatico e una motonave dei vigili del fuoco”.

Inoltre i pompieri del Conapo chiedono l’apertura del distaccamento terrestre dei vigili del fuoco a Lampedusa.

“Qualunque cosa accada a Lampedusa i vigili del fuoco del distaccamento dell’aeroporto non sono autorizzati ad intervenire -spiega Giacomo Vespo, della segreteria generale Conapo- abbiamo una disposizione di mezzi e uomini sottodimensionata. Perchè il nostro Corpo non deve essere impegnato in una emergenza come questa?”.

Lampedusa. La Protezione civile nazionale? “Non si è vista”
di Antonella Folgheretti. 31 marzo 2011 -
Comincia dal dato più dolente. I difficili rapporti nella concertazione degli interventi. Partendo dalla Protezione civile. Nazionale. “Al momento non si è vista, crediamo che potrà avere un ruolo nella gestione degli immigrati per quanto riguarda poi il trasferimento in altri siti”.

A parlare ai microfoni di Blogsicilia è l’assessore regionale all’Ambiente GianMaria Sparma, che ha coordinato sull’isola di Lampedusa le operazioni messe in campo dalla Regione per fronteggiare l’emergenza immigrati.

Ed è un’accusa pesante. Accompagnata, però, da un dato positivo: “Sono cominciati i primi deflussi con le navi che il ministero ha messo a disposizione tardivamente. Siamo in presenza di avverse condizioni meteo, quindi anche i trasbordi sono rallentati. In questo momento dunque ancora una situazione di emergenza ma che va verso un rapido miglioramento ma da attenzionare”.

“La Regione siciliana – prosegue – è stata tempestiva nella gestione delle emergenze per quello che riguarda le proprie competenze. Fronte sanitario, idrico, protezione civile, cucina da campo. Tutto quello che potevamo mettere in campo lo abbiamo messo. La giunta di governo sempre presente a Lampedusa. Il presidente Lombardo già due volte è venuto sull’isola. Un elicottero in più messo a disposizione per i prossimi mesi per la comunità. Adesso attendiamo che le misure promesse dal presidente del Consiglio Berlusconi vengano attuate  in tempi rapidi e saremo lì a vigilare – conclude – affichè l’emergenza termini”.
Fol

Amministratori di Trapani: “Ora tocca al Nord ospitare migranti”
di Markez 31 marzo 2011 -
“Trapani ha già dimostrato da tempo di dare la propria disponibilità perchè conviviamo da 10 anni con gli immigrati e quindi questa tendopoli è immotivata”. Lo ha detto il sindaco di Trapani Girolamo Fazio nel corso della manifestazione in contrada Kinisia, a un centinaio di metri di distanza dall’area che è stata attrezzata per ospitare i profughi provenienti da Lampedusa.

“Qui non è un problema di accoglienza – ha proseguito il primo cittadino – perchè è
giusto che si faccia tutti la propria parte, ma noi l’abbiamo già fatta; è un problema di giustizia e di equità, vogliamo vedere se al nord ci sarà la stessa disponibilità”.

“Attualmente a Trapani – aggiunge - si trovano circa 400 extracomunitari con
due centri di accoglienza e un terzo in allestimento, quindi dovevano essere scelti altri territori che non sono mai stati interessati al problema dell’immigrazione, perchè Trapani ha già dato”.

Il sindaco, inoltre, ha ribadito di avere segnalato carenze igieniche e possibili problemi di sicurezza nel campo che dovrebbe ospitare i profughi, compresa la possibile presenza di amianto sostenuta da parecchi abitanti della zona.

“Abbiamo subito già il danno per la chiusura dell’aeroporto civile e il fatto che stasera ci sia più gente di quella che ha sfilato a Trapani per la riapertura dell’aeroporto dimostra che questo problema è ancora più sentito – ha continuato il sindaco parlando alla platea – e mi è stato comunque assicurato che il numero di arrivi non sarà superiore ai 500 e vedremo se le assicurazioni e le promesse avranno riscontro nella realtà”.

Prima del sindaco ha preso la parola una portavoce dell’osservatorio frazioni Trapani Sud, Annamaria Sardina: “Siamo tutti persone per bene e chiediamo al
presidente del Consiglio Berlusconi di venire qui dove abbiamo abbastanza ville per realizzare casino’; venga qui se ha il coraggio e ci riporti l’economia povera che ci ha scippato”.

Nel corso della manifestazione è intervenuto anche il presidente della provincia di Trapani Mimmo Turano: “Siamo tutti dalla stessa parte perchè questa è una legittima rivendicazione del territorio per una cosa che riteniamo ingiusta; chiediamo che le rassicurazioni ricevute vengano rispettate, cioè la sicurezza garantita da 100 uomini di rinforzo e il minor tempo possibile di permanenza della tendopoli”.

Per il deputato regionale del Pd Baldo Gucciardi “è giusto che i disperati siano accolti con dignità, ma la Sicilia non può essere considerata rifugio di ogni problema”.
Lo segue il Fli Livio Marroco “la solidarietà dobbiamo farla tutti, dalla Sicilia, alla Lombardia”.

Napoli. Campania, Caputo denuncia: Asl spende 40 mln solo di fitti
Napoli, 31 mar (Il Velino/Il Velino Campania) - Ammonta a 40 milioni di euro l’anno, la spesa per i soli fitti a cui le Asl fanno fronte per svolgere le proprie attività, uno sperpero di denaro pubblico ingiustificato. Lo ha reso noto Nicola Caputo, consigliere regionale e presidente della commissione Trasparenza a commento dei primi dati sullo screening sui fitti delle Asl campane. "I dati che abbiamo raccolto – spiega Caputo – riguardano i fitti passivi sostenuti da tutte le Asl in un anno. Si tratta di milioni di euro che incidono non poco sul bilancio di ciascuna Asl, una spesa – dichiara Caputo - che potrebbe essere ridotta o addirittura eliminata se si utilizzassero gli immobili regionali o quelli dei comuni. È opportuno – continua Caputo - anche, ricontrollare i contratti più onerosi, riportandoli ai prezzi di mercato". Ecco i numeri: l’Asl Napoli 3 Sud è quella che spende di più, 20.714.993,76 di euro per 50 locazioni, a seguire ci sono i 6.451.571,62 dell’Ask Napoli 1 Centro 49 fitti, l’Asl di Caserta, 3.306.564,96 di euro per 54 fitti e l’Asl Napoli 2 Nord, 3.290.846,12 euro per 60 fitti. Superano i due milioni di euro l’Asl di Benevento e quella di Salerno mentre Avellino spende 839.599,68 euro. Infine ci sono i 493.260,50 euro dell’Aou Sun e poco più di 100 mila euro spesi dall’Ao Monaldi di Napoli.
(rep/rp) 31 mar 2011 18:56

Il sindaco di Manduria ad Affari: "Tradito da Berlusconi. Ora liberate la Puglia"
Giovedí 31.03.2011 16:33 Di Floriana Rullo
Non è solo arrabbiato Paolo Tommasino, il sindaco dimissionario di Manduria. E' anche deluso. La sua cittadina, nella quale in meno di 48 ore ha visto nascere una tendopoli per accogliere i clandestini arrivati a Lampedusa, è ormai al collasso. Ed è proprio questo caos che lo ha portato a dare le sue dimissioni al presidente del partito che gli aveva fatto ottenere la poltrona da primo cittadino. Proprio quello stesso Pdl e quello stesso Berlusconi che ieri, con un colpo basso, gli ha fatto recapitare dalle coste di Taranto oltre mille clandestini. "Ha svuotato Lampedusa e ha riempito Manduria", racconta Tommasino ad Affaritaliani.it all'indomani delle sue dimissioni. "Sapevamo di dover accogliere una tendopoli con dei clandestini, mi era stato comunicato sette giorni fa. Ma il sito individuato dal ministero della Difesa doveva servire solo ad ospitare 200- 500 persone. Mi si parlò di una struttura che serviva all'identificazione e all'espulsione dei non aventi diritto di asilo. Io ho dovuto chiaramente accettare le determinazioni che sono arrivate dal commissario straordinario per questa emergenza, il prefetto Caruso. Ma ero stato chiaro: doveva essere una tendopoli temporanea".
E invece...
"Invece così non è stato. In 48 ore il campo è stato messo in piedi. Poi l'amara sorpresa: domenica sono arrivati i primi 540 immigrati, già ben lontani dai 200 che dovevamo ospitare. A quel punto è entrato in scena anche il sottosegretario Mantovano, che in rappresentanza del ministero  si era impegnato a non far arrivare più di 1500 ospiti a Manduria. In cambio noi abbiamo richiesto sicurezza sociale e sanitaria. E ovviamente anche la possibilità di essere presenti al tavolo decisionale sul progetto di mobilitazione del campo, perchè si trattava, fino a quel momento, di un campo provvisorio e di prima accoglienza"

E poi la situazione è degenerata. Come si è arrivati a questo punto?
"Abbiamo appreso dalla conferenza a Lampedusa di Berlusconi che si stavano per essere trasferiti verso Manduria altri 1440 profughi. Ed è in quel momento che ho deciso di consegnare le dimissioni che ora formalizzerò".

Ma perchè ha deciso di dare le sue dimissioni da sindaco?
"Perchè in questo momento sono vicino ai miei cittadini per rivendicare il diritto alla libertà e alla dignità della nostra terra. E mi sto impegnando a far valere i loro diritti. E soprattutto perchè non sono d'accordo con la politica che il governo sta seguendo. Noi non rifiutiamo gli immigrati,anzi. Accoglienza e solidarietà fanno parte del nostro Dna e lo abbiamo dimostrato sin dal primo giorno. Ma il problema è che non si può pensare di liberare 5mila abitanti che protestano perchè hanno avuto 10- 12mila arrivi, che poi sono stati drenati, e poi non ascoltare una popolazione di 30mila abitanti che con tutti i paesi limitrofi arriva circa a 100mila. Insomma bisogna si assuma un atteggiamento responsabile nei nostri confronti. Capiamo l'emergenza ma non possiamo farci carico di una situazione che a oggi non viene gestita neanche come dovrebbe dal governo. Vogliamo che i campi, non profughi, ma di prima accoglienza per i clandestini siano armonizzati e distribuiti su tutto il territorio nazionale. Non è possibile che la Puglia debba sopportare un carico di 3mila ospiti in una tendopoli costruita in solo 48 ore".

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