martedì 31 maggio 2011

Il Governatore Dr. PhD Mario Draghi si congeda. Alcuni articoli, sulle Sue Considerazioni Finali.



Draghi si congeda: "Cresciamo poco, produttività è ferma. Precari poco tutelati"
Il Governatore di Bankitalia espone le sue considerazioni finali. "Tagli selettivi alla spesa, meno tasse su lavoratori e imprese". Sulle banche: "Devono poter fallire". E la Bce "ha il compito di assicurare la stabilità dei prezzi"
Roma, 31 maggio 2011 - Nel primo trimestre di quest’anno “il ritmo di espansione è stato appena positivo”: lo sottolinea il Governatore di Bankitalia Mario Draghi, parlando della crescita del Pil nelle sue 'Considerazioni finali' prima di approdare alla Bce. Draghi spiega che “dall’avvio della ripresa, nell’estate di due anni fa, l’economia italiana ha recuperato soltanto 2 dei 7 punti percentuali di prodotto persi nella crisi”.

Il numero uno di Bankitalia ricorda inoltre che “nel corso dei passati dieci anni il prodotto interno lordo e’ aumentato in Italia meno del 3 per cento; del 12 in Francia, paese europeo a noi simile per popolazione. Il divario riflette integralmente quello della produttivita’ oraria: ferma da noi, salita del 9 per cento in Francia. Il deludente risultato italiano è uniforme sul territorio, da Nord a Sud”.

La produttività del sistema Paese “ristagna” e cosi’ l’economia “non puo’ crescere”. “Il sistema – prosegue Draghi - non si è ancora bene adattato alle nuove tecnologie, alla globalizzazione”. Insomma, “la struttura produttiva italiana, più frammentata e statica di altre, e politiche pubbliche che non incoraggiano, spesso ostacolano, l’evoluzione di quella struttura”.

Draghi sottolinea che “si aprono disavanzi crescenti nella bilancia dei pagamenti correnti. Si inaridisce l’afflusso di investimenti diretti: nel decennio sono entrati in Italia capitali per investimenti diretti pari all’11 per cento del Pil, contro il 27 in Francia.

“RETRIBUZIONI TROPPO BASSE” - “Le dinamiche retributive - prosegue - sono da noi modeste, non potendo troppo discostarsi da quelle della produttività: la domanda interna ne risente. Le retribuzioni reali dei lavoratori dipendenti nel nostro paese sono rimaste pressoché ferme nel decennio, contro un aumento del 9% in Francia; i consumi reali delle famiglie, cresciuti del 18 per cento in Francia, sono aumentati da noi meno del 5, e solo in ragione di una erosione della propensione al risparmio”.

“MENO TASSE SU LAVORATORI E IMPRESE” - Tagliare le tasse, attraverso una riduzione delle aliquote fiscali, su lavoratori e imprese, compensando il minor gettito con la lotta all’evasione fiscali. Draghi ipotizza anche un intervento più incisivo per le imprese in particolare “per incentivare il ricorso al capitale di rischio”. Per il Governatore di Bankitalia, “andrebbe ridotto il carico fiscale sulla parte dei profitti ascrivibile alla remunerazione del capitale proprio”. Draghi ricorda che “includendo l’Irap, l’aliquota legale sui redditi d’impresa supera di quasi sei punti quella media dell’area dell’euro”.

"CI SONO TROPPI PRECARI" - La flessibilità del mercato del lavoro non deve avvenire a danno dei giovani. “La diffusione nell’ultimo quindicennio dei contratti di lavoro a tempo determinato e parziale - spiega - ha contribuito a innalzare il tasso di occupazione, ma al costo di introdurre nel mercato un pronunciato dualismo: da un lato i lavoratori in attività a tempo indeterminato, maggiormente tutelati; dall’altro una vasta sacca di precariato, soprattutto giovanile, con scarse tutele e retribuzioni”.

A parere di Draghi, “riequilibrare la flessibilita’ del mercato del lavoro, oggi quasi tutta concentrata nelle modalita’ d’ingresso, migliorerebbe le aspirazioni di vita dei giovani; spronerebbe le unita’ produttive a investire di piu’ nella formazione delle risorse umane, a inserirle nei processi produttivi, a dare loro prospettive di carriera”.

“TAGLI ALLA SPESA, MA SELETTIVI” - Bisogna ridurre la spesa pubblica di oltre il 5% nel triennio 2012-2014 ma per far questo “in modo permanente e credibile”, “non e’ credibile procedere a tagli uniformi in tutte le voci”. Tagli orizzontali “impedirebbero di allocare le risorse dove sono piu’ necessarie; sarebbero difficilmente sostenibili nel medio periodo; penalizzerebbero le amministrazioni più virtuose”. In pratica, aggiunge Draghi, un intervento del genere “inciderebbe sulla gia’ debole ripresa dell’economia fino a sottrarle circa due punti di Pil in tre anni”.

“BANCHE DEVONO POTER FALLIRE” - Bisogna smettere di definire le banche di rilevanza sistemica “troppo grandi per poter esser lasciate fallire”, perché invece queste istituzioni “devono poter fallire, se necessario: in modo ordinato, mantenendo in vita le funzioni essenziali della banca e del sistema dei pagamenti, senza che i costi del loro dissesto siano sostenuti dai contribuenti, ma dagli azionisti e da alcune categorie di creditori”.

“BCE: STABILITA' DEI PREZZI” - La Bce ha il compito di assicurare la stabilità dei prezzi nel medio periodo e la stabilità monetaria è il suo fondamentale contributo alla crescita. Le future decisioni di politica monetaria saranno sempre guidate da questo obiettivo primario”.

“Né la presenza di rischi sovrani, né la dipendenza patologica di alcune banche dal finanziamento della Bce possono far deflettere da questo obiettivo”, aggiunge Draghi secondo cui, comunque, spetta ai Governi “accelerare il consolidamento delle finanze pubbliche e attuare riforma strutturali che innalzino il potenziale di crescita delle economie”.

"L'AREA EURO E' PIU' SOLIDA DI ALTRE PARTI DEL MONDO" - “L’area Euro nel complesso non va male, è più equilibrata e più solida di altre parti del mondo”.

“POCHE DONNE AL LAVORO” - Troppe poche donne al lavoro e questa scarsa partecipazione “e’ un fattore cruciale di debolezza del sistema”.

Il Governatore di Bankitalia spiega che “oggi il 60 per cento dei laureati è formato da giovani donne: conseguono il titolo in minor tempo dei loro colleghi maschi, con risultati in media migliori, sempre meno nelle tradizionali discipline umanistiche”.

Eppure, prosegue, in Italia l’occupazione femminile “è ferma al 46 per cento della popolazione in età da lavoro, venti punti meno di quella maschile, è più bassa che in quasi tutti i paesi europei soprattutto nelle posizioni più elevate e per le donne con figli; le retribuzioni sono, a parità di istruzione ed esperienza, inferiori del 10 per cento a quelle maschili”.

In particolare, aggiunge, “il tempo di cura della casa e della famiglia a carico delle donne resta in Italia molto maggiore che negli altri paesi: aiuterebbero maggiori servizi e una organizzazione del lavoro volti a consentire una migliore conciliazione tra vita e lavoro, una riduzione dei disincentivi impliciti nel regime fiscale”.

Draghi: “Tagli mirati della spesa e meno fisco per tornare a crescere"
 Il Governatore di Bankitalia Mario Draghi ha indicato una strada per tornare a crescere dopo la recessione globale: nelle Considerazioni finali, spiega che "una manovra tempestiva, strutturale, credibile agli occhi degli investitori internazionali, orientata a favore della crescita, potrebbe, anche mediante una significativa riduzione dei premi al rischio che gravano sui tassi d'interesse italiani, sostanzialmente limitare gli effetti negativi sulquadro macroeconomico".
“Bisogna ridurre la spesa pubblica di oltre il 5% nel triennio 2012-2014 ma per far questo in modo permanente e credibile, non è credibile procedere a tagli uniformi in tutte le voci" ha affermato in un altro passo saliente della sua relazione il Governatore Draghi. “Tagli orizzontali impedirebbero di allocare le risorse dove sonopiù necessarie; sarebbero difficilmente sostenibili nel medio periodo; penalizzerebbero le amministrazioni più virtuose". In pratica, aggiunge Draghi, un intervento del genere "inciderebbe sulla già debole ripresa dell'economia fino a sottrarle circa due punti di Pil in tre anni". Per Draghi, invece, occorre piuttosto “una accorta articolazione della manovra, basata su un esame di fondo del bilancio degli enti pubblici, voce per voce, commisurando gli stanziamenti agli obiettivi di oggi, indipendentemente dalla spesa del passato; affinando gli indicatori di efficienza dei diversi centri di servizio pubblico (uffici, scuole, ospedali,tribunali) al fine di conseguire miglioramenti capillari nell'organizzione e nel funzionamento delle strutture; proseguendo negli sforzi gia' avviati per rendere più efficienti le amministrazioni pubbliche; impiegando una partedei risparmi così ottenuti in investimenti infrastrutturali".

Draghi: Tagliare le tasse a lavoratori e imprese
«Ok manovra a giugno. Correzione conti per pareggio nel 2014. Risorse da evasione fiscale»
ROMA - Il governo fa bene ad anticipare a giugno la manovra correttiva per i conti pubblici ma nelle misure ci deve essere anche un significativo taglio delle tasse per lavoratori e imprese. È il richiamo lanciato dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nelle Considerazioni finali all'assemblea di Via Nazionale. «Appropriati - ha detto Draghi - sono l'obiettivo di pareggio del bilancio nel 2014 e l'intenzione di anticipare a giugno la definizione della manovra correttiva per il 2013-14».

«TAGLIO» FISCALE - «Andrebbero ridotte in misura significativa - ha sottolineato il governatore - le aliquote, elevate, sui redditi dei lavoratori e delle imprese, compensando il minor gettito con ulteriori recuperi di evasione fiscale, in aggiunta a quelli, veramente apprezzabili, che l'amministrazione fiscale ha recentemente conseguito».
«Oggi - ha concluso Draghi - bisogna in primo luogo ricondurre il bilancio pubblico a elemento di stabilità e di propulsione della crescita economica, portandolo senza indugi al pareggio, procedendo a una ricomposizione della spesa a vantaggio della crescita, riducendo l'onere fiscale che grava sui tanti lavoratori e imprenditori onesti».

Draghi chiude come ha iniziato: tornare alla crescita
Bene anticipo della manovra a giugno, contrarre del 5% la spesa corrente in triennio 2012-2014
Roma, 31 mag (Il Velino) - Occorre “tornare alla crescita”. Nelle sue Considerazioni finali il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ribadisce quanto detto in tutti i cinque anni del suo mandato. “La crescita economica del nostro Paese è stato il mio punto fisso” ribadisce. “Non è un problema nuovo, ma rivendico alla Banca d’Italia il merito di averlo messo al primo posto nelle priorità di politica economica”. Ma certo “a distanza di cinque anni, quando si guarda a quanto poco di tutto ciò si sia tradotto in realtà, viene in mente l’inutilità delle prediche di un mio ben più illustre predecessore” dice alludendo alle “prediche inutili” di Luigi Einaudi. Ma se “il Paese è insabbiato, il declino non è ineluttabile”. Se “la risposta delle politiche economiche alla crisi del 2008-2009 è stata tempestiva, efficace e coordinata fra Paesi”, sottolinea Draghi, pure il suo “lascito è pesante”. Ed eccola la gravosa eredità: “Il rischio di inflazione è in aumento” e “la ripresa rimane troppo debole per riassorbire la disoccupazione”. Ma dalla crisi sono arrivate anche tre lezioni: l’importanza della rete di protezione sociale, la necessità di saper gestire i dissesti bancari, l’importanza anche ora e in prospettiva della cooperazione internazionale.

 Nella sua ultima assemblea da governatore, prima di lasciare Roma per Francoforte dove guiderà la Banca centrale europea, Draghi parla anche dell’obiettivo di pareggio del bilancio nel 2014 e della “intenzione di anticipare a giugno la definizione della manovra correttiva per il 2013-2014”: sono misure “appropriate”. Secondo l’economista nel triennio 2012-2014 occorre contrarre del 5 per cento in termini reali la spesa primaria corrente senza però “procedere a tagli uniformi in tutte le voci”. Serve invece “un’accorta articolazione della manovra, basata su un esame di fondo del bilancio degli enti pubblici, voce per voce, commisurando gli stanziamenti agli obiettivi di oggi”. E poi, sottolinea ancora una volta il governatore, “andrebbero ridotte in misura significativa le aliquote, elevate, sui redditi dei lavoratori e delle imprese, compensando il minor gettito con ulteriori recuperi di evasione fiscale” in aggiunta ai risultati “veramente apprezzabili” conseguiti di recente dall’Agenzia delle Entrate. Un aiuto, aggiunge Draghi, può venire dal federalismo fiscale “responsabilizzando tutti i livelli di governo, imponendo rigidi vincoli di bilancio, avvicinando i cittadini alla gestione degli affari pubblici”.
(mpi) 31 mag 2011 10:30

Draghi: «Serve manovra tempestiva. Crescita debole, declino non ineluttabile»
Ultima relazione prima di andare alla Bce: «Unità per tornare
a crescere, ridurre le tasse. Retribuzioni ferme da 10 anni»
di Jacopo Orsini
ROMA - L'economia italiana è insabbiata, il sistema produttivo perde competitività, le retribuzioni sono ferme da un decennio, ma il declino del Paese non è ineluttabile. Serve ora unità d'intenti per tornare alla crescita. Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, nelle sue ultime Considerazioni finali prima di volare a Francoforte per guidare la Banca centrale europea, rievoca il messaggio con il quale aveva aperto 5 anni fa il suo mandato alla guida dell'istituto centrale: «Tornare alla crescita», la priorità per il Paese.

Per riuscirci, secondo Draghi, «va raggiunta un'unità d'intenti sulle linee d'azione da intraprendere». Oggi è più facile, spiega, perché c'è in Italia «un'inedita condivisione della diagnosi dei problemi» tra i quali il governatore cita «gli intrecci di interessi corporativi che in più modi opprimono il Paese». La strada suggerita da Draghi per tornare a crescere passa dunque per un bilancio pubblico in pareggio «senza indugi» e una «ricomposizione della spesa a vantaggio della crescita, riducendo l'onere fiscale che grava sui tanti lavoratori e imprenditori onesti».

Draghi chiede al governo «una manovra tempestiva, strutturale, credibile agli occhi degli investitori internazionali». «La spesa primaria corrente dovrà ancora contrarsi, di oltre il 5% un termini reali nel triennio 2012-2014, tornando, in rapporto al pil, sul livello dell'inizio dello scorso decennio», afferma il governatore, che dice no a tagli uniformi della spesa perché «impedirebbero di allocare le risorse dove sono più necessarie» e avrebbero effetti negativi «sulla già debole ripresa dell'economia, fino a sottrarle circa due punti di Pil in tre anni».

Nelle Considerazioni finali che cadono nel 150esimo dell'Unità d'Italia, Draghi cita due volte Cavour, ricorda che lo sviluppo dipende anche dalla fiducia dei cittadini verso le istituzioni e si chiede: «Quale Paese lasceremo ai nostri figli?». «Perché la politica che sola ha il potere di tradurre le analisi in leggi - continua il governatore - non fa propria la frase di Cavour "...le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l'autorità, la rafforzano?"».

L'enfasi sulla crescita è stata una costante nei cinque anni da governatore di Draghi, «il mio punto fisso», rimarca lui stesso nella relazione, dove cita ancora Cavour: «Il risorgimento politico di una nazione non va mai disgiunto dal suo risorgimento economico».

«Se la produttività ristagna, la nostra economia non può crescere», insiste il numero uno di via nazionale. «Il sistema produttivo perde competitività. Si aprono disavanzi crescenti nella bilancia dei pagamenti correnti. Si inaridisce l'afflusso di investimenti diretti: nel decennio sono entrati in Italia capitali per investimenti diretti pari all'11 per cento del Pil, contro il 27 in Francia».

«Dall'avvio della ripresa, nell'estate di due anni fa, l'economia italiana ha recuperato soltanto 2 dei 7 punti percentuali di prodotto persi nella crisi. Nel primo trimestre di quest'anno il ritmo di espansione è stato appena positivo», evidenzia ancora Draghi. «Nel corso dei passati dieci anni il prodotto interno lordo è aumentato in Italia meno del 3 per cento; del 12 in Francia, paese europeo a noi simile per popolazione».

La scarsa occupazione femminile. Sulla scarsa crescita dell'economia, secondo Draghi, pesano poi l'inefficienza della giustizia civile (il tempo medio dei processi ordinari di primo grado supera i 1.000 giorni) e il «distacco del sistema educativo italiano dalle migliori pratiche mondiali». Ma anche la scarsa occupazione femminile, «fattore cruciale di debolezza del sistema», nonostante le giovani donne siano più istruite e guadagnino mediamente di meno.

Ridurre il peso del fisco su imprese e lavoro. «Andrebbero ridotte - sostiene Draghi - in misura significativa le aliquote, elevate, sui redditi dei lavoratori e delle imprese, compensando il minor gettito con ulteriori recuperi di evasione fiscale, in aggiunta a quelli, veramente apprezzabili, che l'amministrazione fiscale ha recentemente conseguito».

Tropi giovani precari con poche tutele e basse retribuzioni. E' necessario «riequilibrare la flessibilità del mercato del lavoro, oggi quasi tutta concentrata nelle modalità d'ingresso» in modo da migliorare «le aspirazioni di vita dei giovani». Il governatore spiega infatti come la diffusione dei contratti di lavoro a tempo determinato e parziale ha innalzato sì il tasso di occupazione, ma con «un pronunciato dualismo. Da un lato ci sono i lavoratori a tempo indeterminato, «maggiomente tutelati» e dall'altro «una vasta sacca di precariato, soprattutto giovanile, con scarse tutele e retribuzioni».

Stipendi fermi negli ultimi 10 anni. «Le dinamiche retributive sono da noi modeste, non potendo troppo discostarsi da quelle della produttività: la domanda interna ne risente», sottolinea ancora Draghi. «Le retribuzioni reali dei lavoratori dipendenti nel nostro paese - prosegue - sono rimaste pressoché ferme nel decennio, contro un aumento del 9 per cento in Francia; i consumi reali delle famiglie, cresciuti del 18 per cento in Francia, sono aumentati da noi meno del 5, e solo in ragione di una erosione della propensione al risparmio».

Banche, ok aumenti di capitale. Il sistema bancario e gli azionisti, fondazioni in testa, hanno reagito prontamente agli appelli della Banca d'Italia per aumentare il capitale e il governatore esprime così la sua soddisfazione. Le operazioni di rafforamento patrimoniale, aggiunge, lungi da rappresentare un freno al pil e un aumento dei costi ai clienti, avranno un effetto benefico per l'economia del paese.

La Bce deve assicurare la stabilità dei prezzi. Infine il governatore rassicura i tedeschi, preoccupati che l'arrivo di un italiano alla guida dell'istituto possa in qualche modo indebolire il ruolo di guardiano dell'inflazione di Francoforte. «Compito primario» della Bce, dice Draghi, è «assicurare la stabilità dei prezzi» e le future decisioni di politica monetaria saranno sempre guidate da questo «obiettivo primario».
Martedì 31 Maggio 2011 - 10:27    Ultimo aggiornamento: 13:31


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