lunedì 13 giugno 2011

Federali.Mattino_13.6.11. I ministeri devono andare al Nord - ha ribadito Bossi - è obbligatorio. Le testa deve essere a Milano e Torino, le gambe le possiamo lasciare a Roma. Se non ci teniamo la testa finiamo male, perchè saremmo noi a rimetterci, gli altri se la cavano sempre.----Tra Berlusconi e Bossi l'accordo sullo spostamento di certe deleghe ministeriali era chiaro da tempo, ora il presidente del Consiglio deve mantenere la promessa, dice Paolo Paternoster sottolineando l'importanza della delocalizzazione al nord dei ministeri alle Riforme, Economia e Interno.

Verona, padania. «Basta con la visione romanocentrica»
Bossi: questo Paese distrugge l'economia, o si cambia o si muore
Tremonti: «La riforma è pronta, servono i soldi»
«Caro maestro Muti accetti la cittadinanza onoraria della Taranta»


Verona, padania. «Basta con la visione romanocentrica»
 MINISTERI AL NORD. I rappresentanti del Carroccio scaligero cercano di mostrarsi uniti sulla proposta di Calderoli: «Stufi che tutto resti ingessato nella capitale»
 La Lega punta al decentramento dei dicasteri, ma Tosi non si esprime. «Ora vanno ascoltate le nostre richieste». Il Pdl non ci sta
12/06/2011
Ministeri al nord: «Puttanata intercontinentale», come dice il ministro Giancarlo Galan, una «richiesta da analfabeti» come sostiene Francesco Rutelli, o «l'ultimo avviso ai naviganti» come invece ritiene Roberto Calderoli?
Infuria la polemica a livello nazionale sulla proposta di legge di iniziativa popolare depositata in Cassazione dal ministro alla Semplificazione per la decentralizzazione dei ministeri.
UNA PROPOSTA per la quale la Lega nord inizierà la raccolta di firme oggi a Pontida. E mentre l'opposizione sottolinea ancora una volta lo scontro all'interno della coalizione di maggioranza, i rappresentanti veronesi del Carroccio si sforzano di mostrarsi uniti sulla proposta di Calderoli.
Infatti i più convinti sostenitori del decentramento di alcuni dicasteri sono proprio i rappresentanti romani della Lega come il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, il capogruppo al Senato Federico Bricolo e il deputato Alessandro Montagnoli.
Il sindaco Flavio Tosi invece evita ogni commento sulla questione mentre il «suo» segretario provinciale Paolo Paternoster ritiene la questione una «delle tante promesse che Berlusconi deve mantenere». Infine il vice presidente della Provincia Fabio Venturi si dice pronto a raccogliere le firme ma ammette di non ritenere lo spostamento una «priorità».
INSOMMA, sembra proprio che il federalismo ministeriale interessi più a chi i ministeri li frequenta tutti i giorni che ai politici sul territorio, più interessati a cambiare le regole sul patto di stabilità e sui trasferimenti di denaro che dei «carrozzoni».
«Tra Berlusconi e Bossi l'accordo sullo spostamento di certe deleghe ministeriali era chiaro da tempo, ora il presidente del Consiglio deve mantenere la promessa», dice Paolo Paternoster sottolineando l'importanza della delocalizzazione al nord dei ministeri alle Riforme, Economia e Interno. «La Lega ha dovuto accettare scelte della maggioranza come la guerra in Libia su cui siamo contrari, siamo stati un alleato fedele e ora è il turno di venire incontro alle nostre richieste», prosegue, «da troppo tempo i cittadini vedono i ministeri come qualcosa di distante, avvicinarli alla gente significherebbe far crescere la fiducia tra istituzioni e cittadini». Fabio Venturi aggiunge: «Appena arriva l'ordine iniziamo la raccolta firme, non vedo ostacoli a questa proposta anche se non credo sia la priorità. Penso che spostare i ministeri possa essere una comodità sotto molti aspetti e magari una occasione di lavoro per molti, ma non credo che cambierà le sorti dell'economia del Paese».
«SAREBBE importante se i centri decisionali fossero spostati per rompere una visione romanocentrica del potere», dice Francesca Martini sottolineando però che si tratta non dello spostamento di interi ministeri ma di semplici dipartimenti. E precisa: «Nel ministero della Salute in realtà c'è già questa delocalizzazione per ovvie ragioni organizzative, quindi non c'è niente di sbagliato nell'estenderla ad altre funzioni. Soprattutto ritengo che, al di là, dei singoli ministeri, la Consob andrebbe spostata a Milano dove c'è la sede della Borsa. Si tratta insomma di far passare il concetto e mi spiace che da alcuni, come Alemanno e Polverini, considerino la proposta una lesa maestà».
CONVINTO della bontà dell'iniziativa di Calderoli, che ha personalmente accompagnato in Cassazione per depositare la proposta, è Alessandro Montagnoli che dice: «Lo spostamento fa parte di uno degli impegni previsti nel Decreto sviluppo che può essere una risposta ai cittadini e all'economia. Il federalismo fiscale sta andando avanti ma c'è anche quello politico». E aggiunge: «A chi critica le nostre proposte dico semplicemente che è troppo facile lamentarsi dicendo che così il sistema non funziona ma poi non si fa niente per cambiarlo. Dello stesso parere il senatore Federico Bricolo che dice: «Ogni volta che si cerca di cambiare lo status quo c'è qualcuno che si oppone perché vuole che tutto resti ingessato a Roma, ma con questa operazione vogliamo migliorare il rapporto tra istituzioni e territorio perché con lo spostamento dei ministeri sarà più facile per le parti sociali interagire con i centri decisionali che ora sono tutti chiusi nei palazzi romani».
Però proprio Berlusconi ha buttato acqua sul fuoco delle richieste leghiste: «Non ci sarà alcun trasferimento di ministeri, si tratta di uffici di rappresentanza. Non esiste».
E INFATTI Massimo Giorgetti, coordinatore Pdl cittadino e assessore regionale taglia corto: «Spostare i ministeri? La Lega pensi a rendere efficienti quelli che ha». La proposta del ministro Roberto Calderoli di decentrare alcuni ministeri non gli va giù. «Pensare, nell'era di internet e delle conferenze online, che sia necessario decentrare mi sembra assurdo. Il problema non è dove sono i ministeri ma quanto efficienti sono», dice Giorgetti. Che aggiunge: «È una proposta demagogica che sicuramente interpreterà il sentimento della gente che sente distante la macchina burocratica, ma è una distanza che non si può colmare con lo spostamento o come ho sentito, peggio ancora, con sedi di rappresentanza che sono solo un'inutile aggravio alla spesa pubblica».
Giorgetti prosegue: «La macchina va sicuramente modificata e migliorata e soprattutto semplificata e che sia a Venezia, Napoli o Milano, é un tema che riguarda tutta la politica». Poi commentando l'uscita del ministro Giancarlo Galan, Giorgetti dice: «La gente non crederebbe alle puttanate se avesse risposte concrete alle proprie esigenze».
 Giorgia Cozzolino
       
Bossi: questo Paese distrugge l'economia, o si cambia o si muore
di Nicoletta Cottone
«Abbiamo davanti un Paese che deve cambiare, che distrugge l'economia: o si cambia o si muore. Quindi dobbiamo cambiare, non c'è alternativa». Lo ha affermato Umberto Bossi, questa sera a Lesa, sul lago Maggiore. «Vogliamo - ha aggiunto, all'apertura della sede locale della Lega Nord - lasciare ai figli qualcosa di diverso, di pulito, di funzionante».

A Pontida, ha detto, «tireremo fuori le soluzioni per trovare i soldi per riuscire a fare la riforma fiscale». Il 19 giugno, giorno fissato per il ritrovo del popolo padano, potrá essere decisivo per le sorti dell'alleanza fra il Carroccio e il Pdl. La base leghista è scontenta: i più radicali ormai da tempo chiedono al leader di rompere con il Cavaliere.

I soldi per la riforma fiscale? Basta chiudere le missioni di pace
«I soldi per la fare la riforma fiscale si trovano, basta chiudere con le missioni di pace». Il leader del Carroccio ha detto che «la sola missione in Libia ci è costata un miliardo di euro, con quei soldi avremmo fatto la riforma fiscale e non avremmo perso le ultime elezioni. Bisogna sapere dire di no, come ha fatto la Germania. Con un miliardo di euro - ha ribadito Bossi - abbiamo dato le basi e qualche aereo per bombardare la Libia, con il risultato che è aumentata l'immigrazione».

Tremonti ha abbastanza ragione
Sulla riforma del fisco «Tremonti ha abbastanza ragione. Il problema è che bisogna trovare i soldi, anche se per la verità i soldi li abbiamo trovati. La riforma si può fare». Così per Bossi, si concilia l'invito ad avere più coraggio fatto ieri dal ministro Roberto Maroni e il monito alla prudenza lanciato dal titolare dell'Economia, che stamani ha sottolineato la possibilità di fare la riforma fiscale a patto di capire «dove trovare i meccanismi finanziari».

Tassare le grandi banche
Il leader della Lega Umberto Bossi propone di «tassare le grandi banche» e dice no alla proposta di Confindustria di riforma fiscale: «L'ho rifiutata. Ridurre le tasse dirette e recuperare i soldi sull'Iva? Ma così aumentano i costi per tutti, soprattutto per la povera gente». La soluzione, secondo Bossi, è «non aumentare le tasse alle famiglie, che occorre aiutare. Tremonti ha detto che si può fare di tutto tranne che tassare le imprese, tassare gli artigiani e tassare i comuni».

I ministeri devono stare al Nord
«I ministeri devono andare al Nord - ha ribadito Bossi - è obbligatorio. Le testa deve essere a Milano e Torino, le gambe le possiamo lasciare a Roma. Se non ci teniamo la testa finiamo male, perchè saremmo noi a rimetterci, gli altri se la cavano sempre». Comunque ha ribadito che rapporti tra Pdl e Lega «Sono buoni, abbiamo fatto insieme tante cose importanti, a cominciare dal federalismo».

Spero che la gente non vada a votare
«Spero che la gente non vada a votare, però bisognava informarla meglio». Così Umberto Bossi ha risposto a una domanda sull'affluenza ai referendum. «Questi referendum sono inutili - ha aggiunto - perchè per l'acqua Berlusconi aveva incaricato la Lega di preparare la legge e sul nucleare la questione è stata spostata di dieci anni».
 12 giugno 2011

Tremonti: «La riforma è pronta, servono i soldi»
 12 giugno 2011
 Tremonti Levico Terme - La riforma del fisco è pronta, entro il 18 giugno saranno resi noti i relativi studi, bisogna solo definire i «meccanismi finanziari» per reperire quegli 80 miliardi necessari a coprire i costi del debito pubblico italiano. È la risposta del ministro dell’Economia Giulio Tremonti che, dallo stesso palco della Festa della Cisl di Levico Terme, ha raccolto la sfida replicando al messaggio lanciato 24 ore prima dal suo collega di governo Roberto Maroni che gli aveva chiesto «una riforma vera subito», abbandonando la prudenza «da ragionieri» per avere «il coraggio di dare una scossa» ed evitare così di «tirare a campare» per il resto della legislatura, perché sarebbe «disastroso» per il governo. A lui si è rivolto senza mai nominarlo Tremonti, che si è detto «non tormentato» ed ha risposto punto per punto a tutte le accuse: «dirò tutto quello che penso - ha affermato - ci sono cose in cui dimostri più coraggio se le dici rispetto a se le taci».

 «Chi ha ragione tra Berlusconi e Tremonti? Io sono amico di Tremonti», è stata la risposta del leader della Lega Nord, Umberto Bossi annunciando che «a Pontida tireremo fuori la soluzione per trovare i soldi, per riuscire a fare la riforma fiscale che aiuti le nostre imprese. Dobbiamo essere prudenti, è giusto che Tremonti sia prudente nel tagliare le tasse», ha aggiunto il senatur che ha bocciato senza mezzi termini la proposta di Confindustria: «con la sua di aumentare l’Iva, si finirebbe per tassare anche i poveri, aumenterebbero i costi per tutti». Poche ore prima, a Levico, davanti ad una platea di sindacalisti cislini Tremonti ha confessato di avere «alcune idee da almeno un anno» in tema di riforma fiscale. «Non è un problema di posizione personale - ha chiarito - la voglio fare e ho assolutamente le idee chiare». Il problema, più che di mancata determinazione, sembra che sia di tipo finanziario: «non si può andare al bar - ha avvertito - a dire `da bere per tutti´ e alla domanda `chi paga?´ rispondere `pagate voi´». «Sono tentato di dire - ha proseguito - vi faccio la riforma e voi mi trovate 80 miliardi».

 Quanto all’accusa di essere un «ragioniere», Tremonti ha chiarito che «tendere verso il pareggio di bilancio è saggio, avendo il terzo o quarto debito del mondo» e, soprattutto «non è un obiettivo di ragioneria». «Tenere i conti in ordine - ha argomentato - in italiano vuol dire tenere il bilancio dello stato e noi abbiamo tenuto il bilancio in una crisi drammatica, abbiamo tenuto il risparmio delle famiglie e la coesione sociale, un qualche coraggio credo che il governo lo abbia dimostrato». Tremonti ha poi risposto all’accusa di essere troppo dipendente dall’Europa che «poi si presenta - aveva detto Maroni - con il ditino». «Abbiamo il terzo-quarto debito pubblico al mondo - gli ha replicato il superministro - dobbiamo seguire un percorso di rientro sul deficit non per vincolo europeo, perché l’Europa non è solo una convention di burocrati, ma se hai una moneta comune hai anche una responsabilità comune».

La riforma, che sarà a «deficit zero», punterà sul recupero dell’evasione, piuttosto che su in inasprimento dell’Iva, che si potrà prendere in considerazione solo «in tempi e con andamenti diversi» per evitare «una tendenza all’aumento dei prezzi». Il recupero del mancato gettito è invece «un enorme serbatoio, si è visto quello che ha dato, credo che possa ancora dare molto». I 35 miliardi recuperati nel 2010 hanno consentito «di mettere in sicurezza il sistema dell’assistenza e della previdenza sociale», tanto che «ora si può pensare a un dividendo da evasione fiscale per i lavoratori e i giovani».

Per quanto riguarda le rendite finanziarie, invece, tema caro ai sindacati, «si può fare un ragionamento, ma non sono disposto a tassare il risparmio delle famiglie». Tra i due sfidanti il ministro per le riforme Umberto Bossi non ha dato torto a nessuno: «Tremonti ha abbastanza ragione - ha detto salomonicamente - il problema è che bisogna trovare i soldi per fare la riforma fiscale, anche se i soldi a dire la verità li abbiamo già trovati. La riforma si può fare».

Quanto al segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, ospite del ring in cui si sono confrontati i due ministri, ha commentato che «si capisce che vuol fare la riforma, lui personalmente alla fine ha confermato linee guida che a noi interessano, che vanno poi sviluppate e chiarite con il governo». Poi il riconoscimento al ministro davanti alla platea: «Tremonti - ha detto - è un ministro che ha dimostrato coraggio perché è andato contro corrente e secondo la corrente che i sindacati riformatori hanno voluto indicare».

«Caro maestro Muti accetti la cittadinanza onoraria della Taranta»
Trincerato dietro la consegna del silenzio, lo staff di Riccardo Muti fa sapere che il maestro molfettese non intende rilasciare ulteriori dichiarazioni sul suo rifiuto della cittadinanza onoraria di Roma dopo le titubanze di parte del consiglio comunale capitolino nel tributargliela (era mancato il numero legale), che ieri ha acceso la polemica anche al di fuori della giunta. «Il maestro è a Salisburgo e non ha nulla da aggiungere» fanno sapere.

Ed è un peccato, perché se proprio stasera, nella città di Mozart, sarà nuovamente impegnato nella direzione dell’opera I due figaro dell’altamurano Saverio Mercadante, sempre dalla «sua» Puglia è giunto ieri un invito che non vuole essere solo provocatorio: il comune salentino di Melpignano, il paese che ospita il concertone finale della Notte della Taranta, gli ha offerto la cittadinanza onoraria. Ma almeno per il momento, perdurando il silenzio, non è dato sapere se il maestro accetterà.

«Sono dispiaciuto per quello che è successo a Roma con il Maestro Muti – ha scritto in una lettera ai giornali il sindaco di Melpignano Ivan Stomeo – perché dovrebbe essere un onore per ogni città poter vantare fra i propri cittadini chi lavora per tenere alta l’immagine dell’Italia nel mondo. Per questo, si parva licet, saremmo onorati di offrire al maestro Riccardo Muti la cittadinanza onoraria di Melpignano, augurandoci di poterlo ospitare in occasione del concerto del 27 agosto e di poter accogliere i suoi consigli per far crescere la nostra esperienza».

«Il nostro – ha proseguito il primo cittadino di Melpignano – è il comune che con la Notte della Taranta riscopre ogni anno le radici storiche di uno dei fenomeni di cultura popolare più importanti del nostro Paese. Lo sforzo che il Comune di Melpignano insieme alla Fondazione “La Notte della Taranta” sta facendo, è quello di avvicinare le culture del territorio alle nuove generazioni. In questo senso, va la scelta di avere come maestro concertatore Ludovico Einaudi; la sua musica colta e raffinata rappresenta l’idea di dare al Mezzogiorno una opportunità di crescita fondata sulla convinzione che la Cultura si coniughi a un nuovo modello di sviluppo locale».
«Ho ricevuto tante cittadinanze onorarie, in Italia e all’estero – aveva ricordato Muti nell’intervista a un quotidiano romano – credo una quindicina. L’ultima, di poco fa, dalla città di Trieste. Organizzazione e cerimonie di consegna sono tutte avvenute nel segno del rispetto, della felicità e dell’amicizia. Proprio la cittadinanza romana si è arenata in pastoie un livello che ho definito basso solo per il mio ostinato spirito di collaborazione».
Sempre Muti, tra l’altro, intervenendo venerdì alla conferenza stampa del Festival di Pentecoste di Salisburgo, da lui diretto per l’ultimo anno e dedicato alla musica napoletana del '700, non aveva mancato di sottolineare con una punta di polemica che un festival simile «avrebbe dovuto farlo l’Italia, ma l’Italia non l’ha fatto» aggiungendo un «Grazie a Salisburgo anche a nome dei napoletani». Peraltro, giova ricordare che in questi anni, sotto la sua direzione, il festival austriaco ha portato in scena non solo un’opera di Mercadante, ma anche Il matrimonio inaspettato del tarantino Giovanni Paisiello: non è infatti un mistero che molti autori della cosiddetta «scuola napoletana», prima di recarsi a studiare a Napoli fossero nati in Puglia.
E di Napoli aveva parlato per ringraziare un importante sponsor privato, citando un antico adagio partenopeo: «senza denari non si cantano messe, anche i preti, se il morto non paga, non fanno il funerale».
R. Sp.
12 Giugno 2011

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