venerdì 17 giugno 2011

Federali.Mattino_17.6.11. Sicilia. Carlo Alberto Tregua: In ogni caso, può e deve mettere mano subito ad un piano di rinascita della Sicilia, istituendo una task force con poteri simili a quelli che il dipartimento del Tesoro americano affidò a Eliot Ness con il compito di sconfiggere Al Capone. Lombardo deve affidare alla task force (Gli Intoccabili della Sicilia) il compito di sconfiggere l’immobilismo, le incrostazioni, i privilegi delle corporazioni e dei parassiti.----Effetto Giggino B e C: Governo distratto, il decreto rifiuti scompare dall'ordine del giorno.----Luis deve provvedere. Bozen: niente risparmi. Nell'anno 2008 il 45,2% delle famiglie altoatesine non ha messo da parte alcun risparmio. La quota tra le famiglie a rischio povertà è di quasi due terzi (65,7%), mentre tra le famiglie con reddito al di sopra della soglia a rischio è del 40,8%.


Governo distratto: il decreto rifiuti scompare dall'ordine del giorno
Sicilia meravigliosa ma ci vuole il Piano
Bozen. Rischio povertà per 78 mila altoatesini
Svizzera. Dal tetto corrente sufficiente per l'intera casa


Governo distratto: il decreto rifiuti scompare dall'ordine del giorno
Il ministro Fitto: «Non se n'è proprio parlato»
Eppure la nuova riunione era stata fissata per oggi
 NAPOLI – Salta ancora il decreto per i rifiuti campani: «Non se ne è parlato», ha detto all’uscita dal Consiglio dei ministri, Raffaele Fitto, titolare del dicastero per gli Affari regionali, in quanto, ha aggiunto, non era all’ordine del giorno. Martedì scorso il Cdm era stato convocato appositamente ed esclusivamente per approvare il decreto legge con una norma interpretativa sullo smaltimento dei rifiuti campani, ma la seduta si era conclusa con un nulla di fatto per la netta opposizione della Lega, contraria al trasferimento dei rifiuti solidi urbani della Campania in altri siti. Al termine della riunione di martedì, il comunicato ufficiale spiegava che «è stato deciso di approfondire nella prossima riunione gli aspetti tecnici e giuridici di uno specifico provvedimento d’urgenza». Ma oggi del tema non si è nemmeno discusso. Del resto, prima di entrare in Cdm, Umberto Bossi alla domanda se si sarebbe trovato l’accordo sul decreto aveva risposto: «Non lo so». Intanto, è attesa per la serata di giovedì la delibera sui rifiuti del vicesindaco, assessore all’Ambiente, Tommaso Sodano, che non prevede inceneritori ma 5 impianti di compostaggio e percentuali europee di raccolta differenziata

NUOVO CDA DI ASÌA – Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha nominato giovedì mattina il nuovo consiglio di amministrazione di Asia, la spa per l’igiene urbana di Napoli. Cinque i componenti dell’organo collegiale per l’amministrazione della società: Raphael Rossi presidente al posto del dimissionario Claudio Cicatiello, Daniele Fortini amministratore delegato confermato, Raffaele Del Giudice Consigliere. Il vice sindaco e assessore all’Ambiente, Tommaso Sodano e l’assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo completano il cda restando in carica per il tempo necessario a conseguire le modifiche allo statuto societario con le quali il cda di Asia sarà di tre membri, anziché cinque. Così come previsto dall’amministrazione comunale, gli assessori ricopriranno il ruolo di consiglieri di Asia senza percepire alcun emolumento per il loro temporaneo apporto. «Forte - sottolinea una nota - la volontà della giunta De Magistris di affrontare le iniziative necessarie alla soluzione del problema rifiuti a Napoli con rapidità, efficacia, innovazione ed attenzione ai costi». Il presidente Rossi ha convocato il primo consiglio di amministrazione di Asìa. per giovedì sera alle 20 «per iniziare a porre in essere i provvedimenti e le azioni utili a conseguire gli obiettivi indicati dal sindaco».

LA SITUAZIONE A NAPOLI E PROVINCIA - Tra Napoli e provincia, ammontano a poco meno di diecimila tonnellate i rifiuti che giacciono in strada. La notte scorsa sono stati circa una ventina i roghi appiccati da ignoti ai cumuli di rifiuti ancora in strada tra Napoli e provincia. Particolarmente colpito - riferiscono dalla sala operativa del comando provinciale dei pompieri - il comune di Melito (Napoli) dove, anche in questo momento, è al lavoro una squadra in via Ripuaria. Gli incendi hanno interessato anche Giugliano in Campania (Napoli) e numerosi quartieri del capoluogo partenopeo, in particolare quello di Fuorigrotta. A Pozzuoli, all’altezza del lido Licola in via Ariete, stop alla circolazione delle auto perchè un gruppo formato soprattutto da donne ha sparso immondizia sulla carreggiata, incendiandola. Sulla strada statale domitiana, poi, in direzione Giugliano, altro blocco provocato da una trentina di persone che hanno solo sparpagliato il contenuto di sacchetti di spazzatura sulla strada. Nel quartiere di Pianura, in via Cannavino e in via Paolo Tarso, i residenti delle due zone hanno dato vita a episodi analoghi, generando nel secondo caso anche lo stop all’uscita da un deposito nella vicina via Modigliano di autobus della linea pubblica partenopea. In via de Roberto, quartiere Ponticelli, una cinquantina di dipendenti della ditta Olponti, che per conto della società di igiene urbana interamente comunale Asia effettua il servizio di raccolta, per problemi riguardanti l'erogazione degli stipendi ha bloccato l’ingresso della sede dell’azienda, impedendo l’ uscita dei mezzi. A Bagnoli, in piazza Pilastri, rovesciamento di rifiuti sulla carreggiata in entrambi i sensi di marcia.

INTANTO BROS SI CANDIDANO PER LA DIFFERENZIATA - Diverse centinaia disoccupati napoletani, che hanno partecipato al progetto Bros per l’ impiego nei servizi di igiene ambientale, hanno stamattina ripulito dai rifiuti i sottopassi del Centro direzionale di Napoli. I senza lavoro che hanno raccolto l’immondizia per poi differenziarla, hanno depositato il materiale in alcune isole ecologiche da loro allestite nelle vicinanze della sede del Consiglio regionale della Campania. Tra il materiale raccolto ci sono anche rifiuti speciali, come i toner di fax e stampanti laser, arredi e frigoriferi, e anche circa una trentina di chilogrammi di pane, gettato in strada da ignoti e scaduto nella giornata di ieri. «Con questa nostra iniziativa vogliamo dimostrare che siamo pronti ad assolvere i compiti per i quali siamo stati formati, come per la differenziata “porta a porta” e la bonifica ambientale», dice Luigi del movimento “Banchi Nuovi”. I senza lavoro hanno sottolineato che la dimostrazione pratica di oggi nasce con l’intento «di far capire all’assessore regionale Nappi di essere pronti per l’ impiego».

UNIONE EUROPEA PREOCCUPATA - «Stiamo monitorando la situazione di Napoli molto da vicino e posso dire che siamo ancora molto preoccupati, anche se negli ultimi tempi abbiamo visto miglioramenti». Così il commissario Ue per l’Ambiente Janez Potocnik, a proposito della crisi rifiuti. «E’ difficile dire di più - ha aggiunto - perchè la valutazione dei prossimi passi è ancora in corso». Potocnik non ha dato indicazioni su indiscrezioni di stampa secondo le quali la Commissione Ue avrebbe già deciso di aprire una nuova procedura di infrazione per il mancato rispetto della sentenza del 4 marzo del 2010 della Corte di Giustizia Europea, e di lanciarla dopo la pausa estiva, a settembre.
Francesco Parrella

Sicilia meravigliosa ma ci vuole il Piano
Carlo Alberto Tregua
Qualcuno, in malafede, sostiene che questo quotidiano parli male della Sicilia, sol perché illustra senza commenti le disfunzioni della Pubblica amministrazione, regionale e locale, il clientelismo del ceto politico, l’immobilismo economico, l’attendismo cronico e l’incapacità di tirare fuori l’orgoglio e le tradizioni di una terra meravigliosa.
 Sì, perché la Sicilia è una terra meravigliosa, i propri abitanti sono caldi e ospitali, ma c’è una grossa parte di essi che preferisce andare al mare piuttosto che lavorare.
 Certo, le popolazioni vanno educate e formate, soprattutto con l’esempio che, com’è noto, viene dall’alto.  Quando l’esempio è negativo non si può pretendere che la gente sia laboriosa, attiva, creativa e s’impegni al massimo.
 Si dice che il ceto politico sia lo specchio della società. è una verità molto parziale, perché i traffichini, quelli che sono in combutta con la criminalità organizzata e altri pieni di egoismo costituiscono la malaparte del ceto politico. Ma vi è quella buona, formata da persone capaci, oneste e corrette.

 I due nodi della Sicilia sono: la selezione dei responsabili delle Istituzioni, a livello nazionale, regionale e locale; e l’antro diabolico delle Pubbliche amministrazioni, regionale e locali, che costano molto di più di quelle del Nord, ma rendono un quarto. Scrivere queste cose non è parlare male della Sicilia. Dietro c’è l’amore per quest’Isola e l’orgoglio di chi, come me, ha speso cinquantadue anni lavorativi della propria vita, spingendo chi aveva responsabilità a fare il proprio dovere.
 Non ho l’ambizione, né la presunzione di pensare che sarei riuscito, ma il convincimento profondo che ognuno di noi, nonostante tutto, debba fare quello che può, perché la società cresca e rispecchi i valori morali, indipendentemente dai risultati.
 è necessario, per conseguenza, continuare a scrivere e a pubblicare le cose che i responsabili istituzionali debbono fare. Tra esse, la prima è che il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, s’impegni a fare crescere di almeno un punto, circa un miliardo, il Pil della Sicilia da qui alla fine della legislatura (2013).

Ora Lombardo è più sereno dopo che il procuratore capo di Catania, Michelangelo Patanè, ha stralciato la sua posizione e quella di suo fratello dall’inchiesta Iblis. Certo, l’archiviazione lo farebbe sentire definitivamente tranquillo.
 In ogni caso, può e deve mettere mano subito ad un piano di rinascita della Sicilia, istituendo una task force con poteri  simili a quelli che il dipartimento del Tesoro americano affidò a Eliot Ness con il compito di sconfiggere Al Capone. Lombardo deve affidare alla task force (Gli Intoccabili della Sicilia) il compito di sconfiggere l’immobilismo, le incrostazioni, i privilegi delle corporazioni e dei parassiti.
 Tre sono i pilastri di questa missione impossibile, da affidare a qualcuno che abbia requisiti di moralità integerrima, di grande capacità organizzativa e di carisma. Il primo riguarda l’inserimento del valore del merito in ogni attività istituzionale: chi non merita va cacciato. Il secondo: l’istituzione del principio di concorrenza in ogni azione che svolge la Regione, anche tra pubblico e privato.

 Il terzo: l’istituzione di un’autorità regionale, formata da soggetti moralmente ineccepibili e indipendenti, anche europei, che effettui controlli sulla macchina della Regione, sui flussi finanziari, sulle attività degli Enti locali, in modo da formare un coro intonato e ben diretto, che suoni una melodia gradita alle orecchie dei siciliani e cioè, fuor di metafora, sviluppo dell’econonia, formazione e lavoro, servizi pubblici efficienti, paragonabili a quelli  europei.
 Il come fare è alla luce del giorno. Da un canto, utilizzare le cospicue risorse finanziarie, immettendo liquidità nel sistema economico regionale; dall’altro, far funzionare la macchina amministrativa alla perfezione, isolando gli incapaci, gli inetti e i disonesti.
 Sicilia meravigliosa che non merita egoismi e malversazioni. Noi siciliani non abbiamo l’anello al naso, non siamo inferiori a nessun altro europeo. La nostra consapevolezza dev’essere pari all’indignazione quando altri siciliani ci rendono ridicoli, perché nel Nord Italia e in Europa non si riportano le questioni positive, bensì quelle negative. Occorre distinguere il grano dal loglio per ribaltare questa insopportabile situazione.

Bozen. Rischio povertà per 78 mila altoatesini
In un anno il 45% delle famiglie non riesce a mettere da parte nemmeno un euro
BOLZANO. Oltre 78 mila altoatesini, pari al 16% della popolazione, vivono in una famiglia a rischio povertà, con un aumento di due punti percentuali rispetto al 2003. E il 45% delle famiglie altoatesine in un anno non riesce a mettere da parte neanche un euro. Lo evidenzia l'Astat in "Povertà e deprivazione finanziaria in Alto Adige". I dati riguardano il 2008-2009.
IL RISCHIO POVERTÀ. Si fonda su una distribuzione diseguale dei redditi. A differenza della povertà assoluta, in cui le persone non possono permettersi l'alimentazione necessaria e gli indispensabili beni di consumo, il rischio povertà si verifica quando i redditi familiari, confrontati con i redditi dello stesso contesto socio-geografico, si pongono al di sotto di una determinata soglia. Alcune famiglie manifestano un reddito ridotto, tale da essere considerate a-rischio-povertà. Per poter confrontare i redditi di famiglie con composizione diversa, la situazione reddituale deve essere messa in relazione con il fabbisogno. Il reddito raffrontato al fabbisogno delle famiglie è denominato reddito familiare equivalente. Una famiglia è considerata a-rischio-povertà quando tale reddito si pone sotto al 60% della mediana di tutti i redditi di equivalenza registrati in Alto Adige. Se invece il reddito si posiziona tra il 60% e il 180% della mediana, si tratta di reddito medio, mentre se supera il 180% della mediana si parla di reddito elevato. La soglia del reddito equivalente a-rischio-povertà per le famiglie altoatesine si pone, nel 2008, su un livello di 10.257 euro annui. Le famiglie che non raggiungono tale reddito sono 35.958 (17,9%) e sono quindi a-rischio-povertà; 140.756 famiglie raggiungono un reddito medio (70,1%) e 23.953 famiglie un reddito elevato (11,9%).
PENSIONI. Non considerando nel computo del reddito familiare le pensioni sociali e le prestazioni sociali, emerge come, in questa circostanza, più di un quarto delle famiglie altoatesine (27,4%) si porrebbe al di sotto della soglia a-rischio-povertà. La pensioni sociali e le prestazioni sociali consentono quindi a 18.869 famiglie di
superare la soglia.
FIGLI. Il numero di figli è un fattore che influisce significativamente sul rischio di povertà. Il 34,9% delle coppie con tre o più figli a carico rischiano la condizione di povertà. Anche le famiglie monogenitore, composte dal padre o dalla madre e da uno o più figli a carico, rientrano più spesso (29,1%) nella fascia di pericolo rispetto alle altre tipologie familiari. Le coppie con un figlio a carico palesano invece il minore rischio di povertà (2,5%).
ANZIANI. Il rischio povertà delle famiglie che hanno al loro interno almeno un componente di oltre 64 anni è, con il 27,7%, più che doppio rispetto alle altre tipologie familiari (12,7%). La quota di rischio povertà raggiunge il 47,1% nel caso di persone che vivono da sole e hanno oltre 64 anni. Dai dati si evince come gli anziani che vivono con altre persone della stessa famiglia siano meno a rischio povertà rispetto a chi vive da solo.
TANTI, TROPPI. Il dato 2008 evidenzia che 78.441 persone, pari al 16% della popolazione altoatesina, vivano in una famiglia a-rischio-povertà, con un aumento di due punti percentuali rispetto al 2003. Nel confronto europeo, l'Alto Adige si pone in posizione intermedia. Mentre Austria (12,4%) e Germania (15,2%) palesano infatti una quota minore di persone a-rischio-povertà, la media comunitaria della Ue a 25 paesi è pari a 16,1%, molto vicina al valore altoatesino.
DEPRIVAZIONE. Il livello di benessere delle famiglie non è tuttavia esclusivamente riconducibile al livello del reddito ma è anche associato alla possibilità di accedere a determinati beni e servizi ritenuti necessari e desiderabili. In caso di mancato accesso può sopravvenire uno stato di svantaggio sociale per le persone coinvolte. Si parla quindi di deprivazione finanziaria. Una famiglia è considerata deprivata quando, nei 12 mesi precedenti la rilevazione, si è trovata in un qualche momento o in un intero periodo senza la possibilità di procurarsi almeno due degli otto beni e servizi ritenuti basilari. In base a tale definizione, 42.402 famiglie (21,1%) sono classificabili come deprivate finanziariamente.
POVERI DAVVERO. Attraverso la combinazione di deprivazione finanziaria e rischio-povertà sono classificabili quattro tipologie di povertà. La prima è denominata povertà manifesta e si ha quando deprivazione finanziaria e situazione a-rischio-povertà si presentano simultaneamente. In provincia 11.015 famiglie (5,5%) si trovano in tale condizione. La quota di famiglie che si situa in povertà manifesta è più elevata tra le famiglie monogenitore (21,3%) e tra le coppie con tre o più figli a carico (30,1%). Se una famiglia non segnala nessuna delle due condizioni citate, si trova in "nessuna carenza". Due terzi delle famiglie, pari a 133.322 unità, sono ascrivibili a tale condizione.
LA CASA PESA. Dall'analisi per titolo di godimento dell'abitazione principale non emerge nessuna correlazione univoca con il rischio di povertà. Oltre il 60% delle coppie con uno o più figli a carico vive in un'abitazione di proprietà. Tra i single tale quota, pari al 36,6% nel caso di donne e al 46,8% nel caso di uomini, è nettamente inferiore. Le famiglie numerose con tre o più adulti e uno o più figli a carico denotano l'abitazione in proprietà nell'84% dei casi.
NIENTE RISPARMI. Nell'anno 2008 il 45,2% delle famiglie altoatesine non ha messo da parte alcun risparmio. La quota tra le famiglie a-rischio-povertà è di quasi due terzi (65,7%), mentre tra le famiglie con reddito al di sopra della soglia a rischio è del 40,8%. (da.pa)
16 giugno 2011

Svizzera. Dal tetto corrente sufficiente per l'intera casa
Raphael Corneo, Giornalista
16.06.2011   Pur registrando tassi di crescita notevoli, gli impianti fotovoltaici contribuiscono solo in maniera modesta all'approvvigionamento energetico. Almeno le case unifamiliari potrebbero però già essere alimentate con la corrente prodotta sul loro tetto.

 In seguito alla catastrofe di Fukushima, l'attenzione rivolta alle energie rinnovabili, prima fra tutte quella solare, è ancora aumentata. Ma l'energia solare è davvero in grado di esercitare un ruolo più importante nell'approvvigionamento energetico anche alle nostre latitudini settentrionali? Gli specialisti di questa tecnologia ne sono convinti. «La tecnologia esiste già», afferma David Stickelberger, direttore dell'associazione di categoria Swissolar.

Una quota ancora modesta
 L'energia solare rappresenta ancora solo una parte ridottissima della produzione energetica. In Germania, dopo anni di incentivi, l'energia solare soddisfa appena il 3 per cento del fabbisogno. Gli specialisti sostengono che tale percentuale potrebbe essere nettamente superiore. «Dobbiamo tentare di trovare un mix equilibrato di energia solare, eolica e idrica. Pensiamo comunque che anche in Germania l'energia solare possa soddisfare dal 30 al 50 per cento del consumo complessivo», dichiara Bruno Burger dell'Istituto Fraunhofer per sistemi solari (ISE) di Friburgo in Brisgovia, convinto che grazie alle tecnologie odierne sia possibile produrre quantità di energia di tali dimensioni. Anche in Svizzera il potenziale sarebbe considerevole secondo Rolf Wüstenhagen, titolare della cattedra di Gestione delle energie rinnovabili presso l'Università di San Gallo, anche se, secondo le sue stime, sarebbe leggermente inferiore: «l'energia solare potrebbe soddisfare dal 15 al 20 per cento del consumo svizzero».

Dal tetto corrente sufficiente per l'intera casa
 Nei paesi più settentrionali l'energia solare viene finora perlopiù prodotta con la tecnologia fotovoltaica. Rispetto alle altre forme di energia alternativa, il suo vantaggio è quello di essere considerata favorevolmente anche dalla popolazione. «Un grosso vantaggio rispetto all'energia eolica», dichiara Roger Nordmann, consigliere nazionale socialdemocratico di Losanna e presidente di Swissolar. Ciò dipende anche dal fatto che la tecnologia può essere installata in maniera decentralizzata e che non si rendono necessari grandi interventi sul paesaggio. Infatti, gli spazi inutilizzati non mancano.
 
 Questo è il punto di vista anche dello specialista di energia solare tedesco Burger. «Per prima cosa dovremmo utilizzare tutti i tetti e le facciate» dal momento che sono superfici già esistenti e adatte. Secondo Burger, «l'aspetto positivo del fotovoltaico consiste nel fatto che il tetto di una casa unifamiliare è sufficiente ad approvvigionare di energia elettrica l'intera unità abitativa».
 
 Thomas Nordmann ha fatto il calcolo per la Svizzera. «Abbiamo sicuramente spazio a sufficienza», afferma il direttore di TNC Consulting AG. In uno studio di TNC Consulting AG eseguito su incarico di associazioni ambientalistiche e dei cantoni di Basilea, Ginevra e Berna sono state analizzate le superfici idonee per l'energia solare. «Per soddisfare il 20 per cento del consumo elettrico servirebbero 12 metri quadrati di pannelli fotovoltaici per abitante», afferma Thomas Nordmann. A titolo di raffronto basti pensare che in Svizzera a ogni abitante spettano circa 380 metri quadrati di superficie urbana.

Sull'acqua e nel deserto
 Gli impianti fotovoltaici vengono costruiti non solo nelle zone densamente popolate della svizzera ma anche nelle pianure quasi disabitate. Questo è stato il caso della centrale elettrica nel Land del Brandeburgo, progetto che ha visto la partecipazione di Google. In California vengono sviluppati impianti fotovoltaici in grado di galleggiare sull'acqua. L'idea delle isole fotovoltaiche era già stata sviluppata per l'emirato del Golfo Ras-Al-Khaima da Thomas Hinderling, il pioniere svizzero dell'energia solare. Il progetto era stato però ritirato a causa della crisi finanziaria.
 
 Nelle «zone assolate» della terra si punta maggiormente sulle centrali termosolari. Mentre con la tecnologia fotovoltaica l'energia solare viene convertita direttamente in elettricità, con quella termosolare è il vapore a temperature elevate ad azionare delle turbine. Ad aprile, il ministero dell'energia statunitense ha concesso una garanzia di credito di 2,1 miliardi per un progetto di Solar Millennium in California. La società tedesca costruttrice di centrali solari partecipa anche a Desertec assieme a una ventina di altre imprese come Munich Re, Siemens e ABB. Desertec intende costruire centrali solari soprattutto in Nord Africa prevedendo una spesa pari a 400 miliardi di euro nel prossimo decennio.

È necessario il supporto delle banche
 Sul tetto così come nel deserto, per passare all'energia solare servono investimenti cospicui. L'intervento delle banche è necessario secondo Thomas Nordmann. «Il settore finanziario ha l'opportunità di svolgere un'attività da pioniere», dichiara Nordmann. Per il settore dell'energia solare sono infatti importanti la fiducia e gli investimenti delle banche. Il Credit Suisse «crede molto in questo settore», afferma Pierre-Yves Bolinger, analista per le energie rinnovabili presso il Credit Suisse. La banca è attiva in questo mercato affacciato al futuro e offre consulenza agli investitori in materia di energie rinnovabili. «Per questo abbiamo lanciato il Credit Suisse Global Alternative Energy Index. Inoltre, il Credit Suisse tiene in considerazione anche altre tecnologie pulite. Il nostro obiettivo è di consigliare l'investimento in queste tecnologie», afferma Bolinger.

La caduta dei prezzi rende concorrenziali
 Gli investimenti a livello mondiale stanno mostrando i loro effetti. Secondo i calcoli della European Photovoltaic Industry Association (EPIA), è dal 2000 che l'energia solare aumenta ad un tasso annuo superiore al 50 per cento. L'anno scorso in Germania l'incremento è stato del 75 per cento. All'incremento ha contribuito il sostegno statale. Non tutti sono però dell'idea che lo stato debba intervenire con molta forza. Il Credit Suisse è convinto che l'energia solare possa avere successo anche senza fondi pubblici. Secondo Bolinger, le sovvenzioni statali dirette non sarebbero necessarie grazie al ricorso a meccanismi efficienti come le tariffe di riacquisto decrescenti. In questo modo il premio della tariffa verrebbe limitato diventando accessibile. Presto ciò non dovrebbe più comunque essere necessario e la tecnologia solare dovrebbe diventare concorrenziale sotto il profilo delle tariffe anche grazie alla caduta dei prezzi, soprattutto nel settore dei moduli fotovoltaici. Solamente durante la crisi economica 2008/09 i prezzi sono precipitati del 40 per cento. È stato un duro colpo per i produttori tedeschi ed europei che si sono improvvisamente trovati di fronte a una concorrenza cinese più economica. Però, tanto più velocemente si abbassano i prezzi, quanto più rapidamente la corrente proveniente dal tetto diventerà conveniente come quella della presa elettrica. A quel punto ogni proprietario di abitazione sarà in grado di provvedere autonomamente al proprio fabbisogno elettrico.

Nessun commento: