venerdì 17 giugno 2011

Grecia: la finanza locale ed il default


Assicurazioni greche: «Pericolo bancarotta»
Banche, Atene pesa per 130 miliardi




Assicurazioni greche: «Pericolo bancarotta»
Riccardo Sabbatini
 ATENE. Dal nostro inviato
 Lo spettro del default dello stato agita i sonni degli assicuratori ellenici. Le retrocessioni del debito di Atene mette sotto pressione i bilanci delle compagnia, tradizionali grandi investitori di obbligazioni governative. E lo spauracchio di un'uscita dall'euro introduce scenari ancora più incerti. I deprezzamenti dei titoli di stato greci, nel primo semestre del 2010 hanno impattato pesantemente nei portafogli delle compagnie riducendo del 30% il loro capitale (a 1,2 miliardi di euro). E negli ultimi mesi la situazione è ulteriormente peggiorata. Il mercato delle polizze greco - sottolinea il presidente dell'associazione delle compagnie elleniche Gorge Kotsalos - detiene bond governativi per 4 miliardi di euro. Ma quel valore è quello che appare nei bilanci (al prezzo di acquisto). Se i bond fossero contabilizzati al prezzo di mercato (fair value) dovrebbero essere contabilizzate minusvalenze - fa presente ancora Kotsalos - pari al 30-40 per cento del valore di libro. La via d'uscita? «Per alcuni è la bancarotta o la nazionalizzazione», sbotta il presidente degli assicuratori ellenici.
 I problemi maggiori riguardano le società possedute dalle banche, tra cui la compagnia leader Ethniki - fa capo alla National Bank - che hanno in portafoglio le percentuali maggiori di bond governativi. C'è anche una pressione del mercato da tener presente perché i risparmiatori tengono liquidi i propri portafogli e riscattano le polizze vita (-20% è stata la raccolta 2010 dei premi nella bancassurance) spingendo le compagnie a vendere asset, anche in perdita.
 L'industria delle polizze ellenica è relativamente modesta, con una componente significativa di investitori esteri. Nel 2009 (dove giungono i dati ufficiali) la raccolta complessiva dei premi è stata di 5,3 miliardi di euro (+0,6%) pari ad appena il 2,25% del prodotto interno lordo. Delle prime cinque compagnie vita tre sono propagini straniere (Alico della statunitense Metlife e le "olandesi" Interamerican e Ing Life) anche se la quota di mercato maggiore, il 23,4%, è detenuta dalla domestica Ethniki che è anche la compagnia leader del comparto danni. La crisi dei mercati ellenici si colloca in una situazione già debole strutturalmente. I risultati del Qis5 l'ultimo studio quantitativo europeo sulla nuova regolamentazione prudenziale Solvency II - resi noti nei mesi scorsi si riferiscono anch'essi a dati del 2009 - mostrano che la Grecia è il fanalino di coda delle assicurazioni europee, con la percentuale più elevata di compagnie che detengono una copertura del Solvency Capital Ratio inferiore al 75 per cento. E negli ultimi due anni, per giunta, la situazione è peggiorata sensibilmente.
 C'è poi l'incognita dell'uscita dall'euro. Il problema è soltanto evocato, per il momento, ma spaventa per il numero di incognite che dovrebbero essere risolte. Già non sarebbe un' impresa semplice convertire in dracme, in un istante, attività e passività detenute in euro da operatori locali (con relativi contratti). Ma la stessa operazione non potrebbe essere compiuta nei confronti di polizze vendute in Grecia da compagnie straniere utilizzando la libertà di prestazione di servizi. In questo caso gli asset al servizio di quei prodotti sono detenuti nel paese di origine degli assicuratori e, pertanto, quei contratti (prestazioni finali ma anche premi) non potrebbero essere convertiti.

Banche, Atene pesa per 130 miliardi
Fabio Pavesi
 La polveriera è sul punto di esplodere, tra tentativi di acciuffare per i capelli Atene e la realtà di una situazione macro-economica che continua ad avvitarsi.
 E chiamarla polveriera non è eccessivo. Come definire quella montagna di oltre 300 miliardi di debito su cui i greci sono seduti? Ma un debito che si fatica a ripagare non riguarda ovviamente solo Atene. È un problema di tutti, dato che le obbligazioni elleniche sono sparse per tutta Europa. Solo a livello delle principali banche europee l'esposizione secondo stime di Credit Suisse viaggia sui 130 miliardi.
 L'ingordigia francese
 E la parte del leone la fanno i francesi con i loro istituti che hanno in pancia 53 miliardi. A seguire le banche tedesche con 34 miliardi. Per una volta l'Italia e il suo sistema bancario «dove non si parla l'inglese» secondo la felice definizione del ministro Tremonti appare più che virtuosa. L'esposizione è di 2,8 miliardi, meno di un decimo di quella tedesca. Ecco spiegata la particolare apprensione di Parigi e Berlino. Un eventuale crack greco, o qualsiasi rimodulazione delle scadenze avrebbe comunque un effetto dirompente sugli istituti più esposti. Già ma quali sono? Eccoli. Secondo le stime degli analisti di Ubs la francese Bnp Paribas ha un'esposizione diretta sulla Grecia per 5 miliardi. La diretta concorrente Société Générale vanta 2,5 miliardi (per Citigroup sono 2,9 miliardi). Il Credit Agricole è esposto invece per soli 650 milioni. E non è un caso che l'altro ieri Moody's abbia acceso i riflettori sulle prime tre banche francesi per un possibile «downgrade». Ma anche la franco-belga Dexia non dorme sonni tranquilli: in pancia all'istituto ci sono 3,5 miliardi di bond greci. Tra le tedesche, sempre secondo le stime di Ubs sono Commerzbank (2,9 miliardi), Postbank, acquisita da Deutsche Bank a fine 2010 (1,2 miliardi) e la Landesbank del Baden (con 1,38 miliardi) le più esposte. Ma di per sé questi valori possono dire poco. Conta il loro peso relativo su attivo e capitale. Ebbene l'esposizione di Dexia vale l'1% dell'attivo ma ben il 39% del capitale. Per Commerbank e Postbank la zavorra greca vale oltre un quinto del patrimonio. Il peso sul capitale si riduce invece sulle francesi Bnp e SocGen a un più modesto 8 e 6 per cento. Ma chi davvero balla, e non da ieri, sul filo del rasoio sono gli istituti ellenici. Corsi in soccorso al governo di Atene fin dall'inizio della crisi e di fatto i principali acquirenti di bond governativi di casa. Nei bilanci di National Bank of Greece ci sono 19,4 miliardi; 10 miliardi figurano nei conti di Agricoltural Bank; Piraeus ha in portafoglio 8,7 miliardi; Alpha Bank 4,6 miliardi. E in questo caso quei 50 miliardi in titoli domestici in pancia alle banche di Atene pesano eccome. Per Nbg sono ben il 16% degli asset e il 218% del capitale. Ma c'è chi è messo peggio: Hellenic Postbank ha bond greci per un terzo dell'attivo e per ben sei volte il capitale. Quei titoli poi sono stati comprati nel corso del tempo. Oggi il decennale quota il 39% in meno di anno fa; il quinquennale ha perso il 44%. Quindi quei 50 miliardi valgono sul mercato poco più di 30 miliardi. Il buco reale nei bilanci delle banche greche è di 20 miliardi, nascosto contabilmente dal fatto che sono nei portafogli da detenere fino alla scadenza, il che consente di non dover svalutare.
 Il guaio Bce
 E qualche problema è evidente anche per la Bce. Anche qui in portafoglio ci sarebbero secondo Credit Suisse una cinquantina di miliardi. Al valore nominale, ma nella sostanza se la Grecia salta si aprirebbe un buco anche nei conti della Banca centrale europea.


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