venerdì 17 giugno 2011

Federali.Sera_17.6.11. A Bolzano i cittadini vivono bene, cullati da un innegabile ordine e da una indiscussa tranquillità. Piacciono pulizia, ciclabili, e l'efficienza dei servizi. Ai giovani però la città sta stretta, percepiscono la scarsa integrazione tra i gruppi linguistici e si rendono conto come gli stranieri sempre più numerosi complichino ulteriormente la questione.----Il ministro Raffaele Fitto ha sbloccato i fondi Fas destinati alla Regione Liguria. Per confermare ulteriormente la straordinaria importanza di questi fondi Par Fas - continua Scullino - basta scorrere l'elenco dei lavori che verranno fatti nel nostro centro storico. Cambieranno il volto al cuore del borgo medievale e lanceranno Ventimiglia verso un nuovo e migliore futuro. Colgo l'occasione per ringraziare la prima amministrazione Burlando che ha saputo cogliere l'importanza dei fondi Fas e sostenere i progetti proposti dall'amministrazione ventimigliese.

I neoborbonici mettono all'indice Laterza
Un marziano al Sud diventato brigante
Ventimiglia, in arrivo una pioggia di milioni
Bozen. Bolzano, il disagio tra casa e giovani
Friuli Venezia Giulia. Sull’orlo della povertà 43mila famiglie


I neoborbonici mettono all'indice Laterza
Dopo l'intervista dell'editore, il movimento ha deciso
di boicottare i suoi libri e ha invitato gli industriali a leggere il dossier «Malaunità. 150 anni portati male»
NAPOLI - «Basta borboneggiare», ha affermato il presidente della commissione nazionale cultura di Confindustria, Alessandro Laterza, redarguendo il leader degli industriali partenopei, Paolo Graziano, il quale, nella sua relazione all’assemblea degli imprenditori napoletani, aveva fatto riferimento ai trascorsi fasti borbonici della città per comparare quell’età alla scoraggiante fase attuale. Ma il pensiero di Laterza ha generato irritazione, tanto che il Movimento Neoborbonico ha invitato i suoi seguaci addirittura al boicottaggio dei libri della storica e prestigiosa casa editrice barese. Insomma, quasi una fatwa, quella comminata dai neoborbonici.

«Il patron della casa editrice Laterza di Bari - scrivono in un comunicato - ha sostenuto alcune tesi in una sua intervista in risposta alle tesi anti-garibaldine di De Laurentiis che, da imprenditore e appassionato di storia napoletana, si è liberato dei complessi di inferiorità e dei falsi miti che ci accompagnano da 150 anni dimostrando, con orgoglio e capacità, che anche a Napoli si può essere vincenti (l’unica cosa che funziona a Napoli è il Napoli). Se Laterza, però, sostiene che Napoli ‘‘deve smetterla di sognare di diventare capitale di un regno che non c’è più’’, che la ‘‘nostalgia borbonica non serve a disegnare il futuro (e Benedetto Croce non l’avrebbe tollerato)’’, che tutti questi sentimenti ‘‘sono solo partenopei e neanche campani’’, che ‘‘il Sud ricco e felice espropriato da un Nord rapace e feroce è solo un luogo comune’’, che la ‘‘Napoli-Portici era solo un giocattolo per portare il re al mare’’ ed è colpa del Sud ‘‘se non è riuscito a tenere il passo’’». Una volta esposti i punti salienti dell’intervista di Laterza al Corriere del Mezzogiorno, ecco il ‘‘dispositivo’’ della sentenza:

«Non condividendo nessuna di queste tesi, suggeriamo a tutti gli amici neoborbonici (e soprattutto ai tanti docenti presenti tra noi) di non comprare più libri della casa editrice Laterza». Inoltre, i neoborbonici sostengono che «il vecchio editore di Croce, evidentemente, non ha saputo ancora che da allora in poi studi e ricerche sono andati avanti senza nostalgie ma con dati e documenti che dimostrano l’esatto contrario di quanto affermato nella sua intervista al Corriere del Mezzogiorno». Il Movimento Neoborbonico, inoltre, invierà a tutti gli industriali campani una copia di «Malaunità. 150 anni portati male», il libro-dossier che raccoglie gli scritti inediti degli autori più rappresentativi e artefici della ricostruzione della verità storica negli ultimi anni (Pino Aprile, Lorenzo Del Boca, Gigi Di Fiore, Lino Patruno, Ruggero Guarini, Jean Noel Schifano). Dunque, il dissenso storiografico e culturale sancito dal boicottaggio commerciale. E a nulla vale il fatto che nel mirino finisca una casa editrice così importante per il Mezzogiorno d’Italia. Anche Michele Siano, lettore del Corriere del Mezzogiorno, in una sua e-mail stigmatizza le dichiarazioni di Alessandro Laterza. «Sfugge a questo illustre intellettuale - scrive Siano - che la cultura meridionale non sogna un’impossibile e anti-storico ritorno al passato. Non è revanscismo, sudismo, nostalgismo o terronismo. È invece desiderio di conoscere il passato per preparare il futuro».
Angelo Agrippa

Un marziano al Sud diventato brigante
di LINO PATRUNO
Pagheresti mai un euro per percorrere una strada fatta a pezzi? No: sono loro che devono pagare me. Ma siccome quando bisogna far male al Sud tutto è possibile, ecco il viceministro Castelli confermare che sarà imposto il pedaggio sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Chi la conosce, non se se piangere o ridere. Più che un’autostrada, è una via crucis di cantieri. Più che collegare le due regioni al resto d’Italia, le allontana. Più che velocizzare il tragitto verso Sud, lo paralizza. Più che fare uscire il Sud dall’isolamento, lo condanna a restarci.
Ma quando si parla di Sud non c’è mai limite al peggio: ecco ora il pedaggio. Marca Lega Nord, come Castelli. Il quale, più che far pagare ai meridionali dovrebbe spiegare perché non ci sono mai i soldi per completare un’autostrada che per i meridionali è più un incubo che un vantaggio.
E la cui responsabilità, ovvio, viene fatta cadere su di loro, per la solita serie: incolpare il Sud per i danni che gli si fanno, in modo che il Sud si convinca di colpe che non ha e finisca addirittura per vergognarsene. Dimostrazione: di quella sedicente autostrada si dice che sono i meridionali a non volerla completare, perché finché va così c’è lavoro. Strano che l’impresa costruttrice sia settentrionale.
Ma il Sud va tenuto diviso. In linea con i prefetti sabaudi del tempo, i quali scesero per disegnare confini che lo frammentassero consentendo di controllarlo meglio più che farlo funzionare meglio. Centocinquant’anni dopo, non c’è ancòra una ferrovia veloce fra Bari e Napoli, la statale ionica allontana più che avvicinare tre regioni, la Salerno-Reggio Calabria completa lo sporco lavoro. E ora, anche il pedaggio perché il Sud si faccia perdonare per il torto subìto.
Il problema è che nessuno dei sindaci calabresi s’è mai arrabbiato davvero, nessuno ha mai fatto lo sciopero della fame, nessuno ha mai riconsegnato la fascia tricolore, simbolo di un’Italia dalla quale il Sud è escluso come si fa per la servitù. Per questo dicono che il Sud deve fare autocritica insieme alle sue classi dirigenti. Tranne poi accusarlo (rieccoci) di non essere capace di progetti interregionali, di sprecare, di non mettersi mai insieme.

E quante volte il ministro di turno ha detto nei convegni che il Sud deve essere la “piattaforma logistica” nel Mediterraneo? Significa che, data la sua posizione geografica, il Sud dovrebbe poter essere la grande area di scambio per i prodotti che arrivano attraverso Suez e salgono verso l’Europa del Nord. Ma per ospitare la grandi navi porta-container occorre attrezzare i porti. Nell’attesa che ciò avvenga, avviene altro. Taranto è sempre a rischio di perdere parte del suo traffico perché i lavori non si fanno o si fanno quando i buoi sono già scappati dalla stalla. Come sono scappati i buoi di Gioia Tauro, dove un colosso mondiale come la Maersk ha detto ciao e se ne è andato in Egitto. Porto Said, che fra poco farà chiudere tutti i porti meridionali italiani.

Il Sud è sempre in attesa che succeda qualcosa e quel qualcosa è l’attesa. Per esempio è sempre in attesa che non continuino a diffamarlo con le bugie. Come questa storia dell’evasione fiscale. Dicendo che il Sud sfrutta le tasse che pagano le classi “operose” del Nord, hanno giustificato il federalismo fiscale. Che significa, più o meno: ciascuno si tiene il suo, basta con questo Sud parassita che vive alle nostre spalle. E giù cifre di istituti e centri di ricerca vari per dimostrare che il grosso dell’evasione fiscale è al Sud. Il quale va quindi punito.

Un marziano che non sapesse nulla di cose italiane, la prima cosa che si chiederebbe è: ma come mai il Sud evade tanto non avendo neanche i redditi adeguati per farlo? Lo scherzetto è usare le percentuali invece dei valori assoluti. Se dici che il Sud evade, mettiamo, il 18 per cento, e il Nord il 10, tutti a dire Sud incivile e da punire. Ma se aggiungi che quel 18 per cento vale 50, e quel 10 per cento vale 150, allora hai detto una cosa più vera. Dimostrando che ad evadere di più sono i signori nordici i quali lamentano che il Sud vive sfruttando il loro lavoro.

I signori nordici, insomma i poteri forti che vogliono conservare il potere, non aggiungono che essi pagano di meno per lo Stato pur guadagnando di più, e che lo Stato per ringraziarli fa da loro il grosso della sua spesa, mica al Sud (diciamo completando la Salerno-Reggio Calabria). Qui già il marziano comincerebbe a dare di matto. Meno male che non sa che le imprese settentrionali che lavorano e fanno profitti al Sud le tasse non le pagano al Sud, ma al Nord dove hanno la sede legale.

Ultime notizie sul Sud. L’assicurazione auto rincara del 6 per cento, ma del triplo al Sud. La Lega Nord vuole regalare punteggio agli insegnanti settentrionali per evitare che quei posti vadano ai meridionali più bravi. A questo punto il marziano è già diventato un brigante.

Ventimiglia, in arrivo una pioggia di milioni
 17 giugno 2011 Patrizia Mazzarello
ll ministro Raffaele Fitto ha sbloccato i fondi Fas destinati alla Regione Liguria. Serviranno per centro storico, ponti e strade
 Ventimiglia - Il ministro Raffaele Fitto ha sbloccato i fondi Fas destinati alla Regione Liguria. Ventimiglia, quindi, può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Alla città verranno presto inoltrati i 10 milioni di euro attesi da mesi per il rilancio di Ventimiglia. Serviranno a finanziare i progetti, in gran parte già ultimati ed approvati, per il centro storico, per il Chiostro di Sant'Agostino, per i ponti sul Nervia.

Ieri mattina, dopo i mugugni del primo cittadino che più volte ha denunciato i ritardi, è stato lo stesso ministro Fitto a telefonare al sindaco Gaetano Scullino per confermargli la firma sul decreto di assegnazione alla Regione Liguria dell'intero ammontare riservato ai fondi Par Fas. Ventimiglia, si dice in Comune, avrebbe insomma fatto da locomotore trainante per tutta la Liguria sbloccando fondi che sono destinati anche ad altre 5 città.
«Grazie al nostro impegno e alle nostre insistenze - gongola il sindaco - siamo riusciti a portare a termine un risultato clamoroso. Con questi finanziamenti Ventimiglia potrà finalmente completare un'operazione di rilancio che questa amministrazione ha progettato, portato avanti e che ora si appresta a concludere.
«Stiamo parlando di oltre 10 milioni di euro che ci consentiranno di intervenire nel centro storico, nei nuovi ponti, nella cultura, nel restauro del chiostro di Sant'Agostino, insomma nelle strutture e bellezze fondamentali della nostra città. Ringrazio la giunta, i consiglieri e tutti i dirigenti comunali che mi hanno supportato in questa complessa operazione che è merito di questa maggioranza che non fa parole ma fatti a favore della collettività».

Vediamo qualche numero. Degli oltre 10 milioni di euro a disposizione, tre milioni 800 e 80 mila euro sono destinati agli interventi di riqualificazione del centro storico; 4 milioni saranno destinati alla realizzazione dei ponti e dei passaggi pedonali di collegamento tra Ventimiglia e Camporosso; un altro milione sarà speso per la cultura e per il rifacimento del chiostro di Sant'Agostino. Altri interventi saranno riservati anche alle frazioni.

«Per confermare ulteriormente la straordinaria importanza di questi fondi Par Fas - continua Scullino - basta scorrere l'elenco dei lavori che verranno fatti nel nostro centro storico. Cambieranno il volto al cuore del borgo medievale e lanceranno Ventimiglia verso un nuovo e migliore futuro. Colgo l'occasione per ringraziare la prima amministrazione Burlando che ha saputo cogliere l'importanza dei fondi Fas e sostenere i progetti proposti dall'amministrazione ventimigliese».

Il grosso degli interventi che verranno effettuati con i fondi stanziati dalla Regione, se si esclude la realizzazione del ponte e della passerella di Camporosso, saranno concentrati nel centro storico. I progetti sono pronti da tempo e sono anche già state indette le gare. Gli interventi nella città alta riguardano il parcheggio del Funtanin per 1 milione di euro; il belvedere San Michele, 400 mila euro; piazza Borea 300 mila euro; il parcheggio dell'Auriveu, 500 mila euro; la realizzazione del centro di Architettura medievale 80 mila euro e del centro sociale anziani per 120 mila euro.

Saranno inoltre finanziati con i fondi regionali, il Museo fotografico del centro storico, 70 mila euro, la torretta della scuola elementare e il muro di sostegno 450 mila euro, il muro di sostegno di Piazza Rocchetta 300 mila euro. Infine, l'illuminazione pubblica vicoli e pavimentazioni 130 mila euro.

Bozen. Bolzano, il disagio tra casa e giovani
Scarsa integrazione tra gruppi etnici. Il problema degli extracomunitari
di Valeria Frangipane
BOLZANO. A Bolzano i cittadini vivono bene, cullati da un innegabile ordine e da una indiscussa tranquillità. Piacciono pulizia, ciclabili, e l'efficienza dei servizi. Ai giovani però la città sta stretta, percepiscono la scarsa integrazione tra i gruppi linguistici e si rendono conto come gli stranieri sempre più numerosi complichino ulteriormente la questione. Male anche la casa per via degli affitti troppo alti, l'eccessiva burocrazia, lo scarso dialogo tra istituzioni e cittadini e la mancanza di sicurezza che si percepisce in alcuni quartieri. Questo in estrema sintesi il contenuto del nuovo Piano sociale - scritto a due mani da Comune e Libera Università - presentato dall'assessore alle politiche sociali Mauro Randi e del rettore Walter Lorenz per il quale «questa collaborazione palesa come l'Università sia parte della città e non distaccata come più volte si è detto e come partecipi in modo scientifico al suo sviluppo». Un piano sociale che appare - comunque - aleatorio rispetto alle analisi più accurate e puntuali evidenziate nelle ricerche degli anni passati. Un team di ricercatori della stessa Università, guidati da Ilaria Riccioni, docente di sociologia, ha intervistato 250 cittadini. Dalle interviste sono emersi vari fattori differenti che non fanno altro che registrare gli umori senza trarre particolari conclusioni. Andiamo a vederli.
DISAGIO GIOVANILE. I giovani non si sentono presi in considerazione, lamentano pochi spazi per incontrarsi e socializzare spontaneamente che non siano quelli "regolamentati" dei centri giovanili; pochi gli alloggi per studenti e troppo costosi, poche le alternative ai locali del centro, pochi gli spazi per fare musica ed esprimersi artisticamente. Percepiscono negativamente la scarsa integrazione tra i due gruppi linguistici storici, un contesto sociale già poco coeso sul quale si innestano nuovi gruppi di cittadini immigrati complicando ulteriormente le cose. Questo aspetto sociale, suggerisce il Piano, deve essere osservato e governato con attenzione dalla politica e dall'amministrazione, affinché non si trasformi in un'emergenza sociale. Si deve dare maggiore informazione, favorire le relazioni tra i gruppi, affinché il fenomeno dell'immigrazione possa svelare le sue potenzialità, l'arricchimento che offre, non solo le problematiche implicite. Partendo proprio dai giovani, che sono quelli più duttili e disposti al cambiamento, anche perché in pratica lo vivono già nella quotidianità.
L'IMMIGRAZIONE. La percezione del cittadino medio è che gli immigrati godano di maggiori agevolazioni per la casa o di contributi rispetto ai residenti di lunga data (lunghe attese per i residenti che si risolvono in pochi mesi per gli extracomunitari). L'idea di immigrato che emerge dalle interviste rispetta uno stereotipo abbastanza classico: "bisognoso d'aiuto", "povero", "persona che non si integra", "persona che non rispetta le regole del contesto". Il Piano spiega che, alla luce di vari dati, si rende necessaria una maggiore trasparenza sui criteri di selezione ed erogazione dei servizi, della casa, dei sussidi anche per restituire al cittadino comune una percezione più equilibrata rispetto ai diritti reciproci.
L'EMERGENZA CASA. Il problema della casa è una tematica ricorrente soprattutto tra immigrati, giovani e giovani famiglie. "Bolzano città cara", "Bolzano città dagli alloggi irraggiungibili", questo lamentano gli intervistati che spiegano però come, rispetto a cinque anni fa, il mercato degli affitti stia cambiando perché i prezzi sono comunque scesi e ci sono più alloggi disponibili. Per molti intervistati poi il sistema degli incentivi crea un mercato esageratamente sovradimensionato che penalizza fortemente chi viene da fuori, tra cui gli stessi studenti, perché non hanno diritti a godere di nessun'agevolazione visto che non hanno i cinque anni di residenza.
SICUREZZA. La percezione di poca sicurezza è legata a luoghi percepiti come degradati o ad alta densità di popolazione immigrata ma non solo. Alcune zone di Don Bosco, ad esempio Ortles Similaun, sono viste come pericolose soprattutto nelle ore notturne. Percezione legata ad elementi a basso fattore di controllo (come per esempio gli extracomunitari ecc.) ma anche a zone con pochi controlli. Le forze dell'ordine vengono percepite più come "controllori" che come presenza rassicurante e questo ancora una volta e soprattutto dai giovani.

Friuli Venezia Giulia. Sull’orlo della povertà 43mila famiglie
 Lo rivelano i dati Istat sul Friuli Venezia Giulia. Molinaro: «Serve un welfare di comunità». Il Pd: «Si rafforzi la family card»
 UDINE In Friuli Venezia Giulia 43 mila famiglie, circa 96 mila persone, vivono sulla soglia della povertà. Sono i dati dell’Istat, illustrati ieri a Udine nel corso del convegno “Le politiche e gli interventi di contrasto alla povertà in Friuli Venezia Giulia: il ruolo delle istituzioni e del volontariato”, promosso dalla Regione in collaborazione con le Caritas diocesane. Lo stato di bisogno tocca il 15% delle 530 mila famiglie della regione (160 mila con figli), l'8% vive uno stato di povertà relativa mentre il 7% raggiunge appena la soglia della sussistenza; dal 4 al 7% dei nuclei familiari hanno difficoltà a pagare le bollette a fine mese.

 Per Roberto Molinaro, assessore regionale alla famiglia, sono «numeri che, oltre alla pronta risposta alle emergenze, richiedono anche politiche di medio e lungo periodo. Il welfare di comunità è la strada da percorrere e in Friuli Venezia Giulia questa direzione è stata imboccata da tempo». Molinaro ha citato dati della Carta Famiglia che nel 2009 ha visto 26 mila famiglie abbattere i costi dell'energia elettrica di due terzi, mentre nel 2010 le famiglie sono diventate 33mila con un abbattimento dei costi del 55 per cento. «La parola vincente per affrontare problemi profondi come quelli della lotta alla povertà è responsabilità. Significa fare scelte che non sempre sono condivise ma assumendo un atteggiamento responsabile, senza demagogia, lottando contro la conservazione dei privilegi che comporta spreco delle risorse, non solo economiche” ha affermato il presidente della Regione, Renzo Tondo, mentre l’assessore alle politiche sociali, Vladimir Kosic, ha richiamato la necessità di sostenere l'occupazione, il welfare, la formazione e la conciliazione casa-lavoro. In precedenza l’assessore al lavoro, Angela Brandi, aveva sciorinato le stime dell’impatto della crisi in regione, che ha avuto un costo di oltre 700 milioni di cui 532 a carico dell'operatore pubblico e poco più di 200 milioni a carico dei lavoratori e delle loro famiglie. Dall’opposizione i consiglieri regionali Franco Codega e Sergio Lupieri (Pd), invocano maggiore attenzione alle politiche familiari, “il grande assente nell’assestamento di bilancio”. Secondo i due consiglieri i 7 milioni previsti quest’anno per la Carta Famiglia vanno rimpinguati «per arrivare a pareggiare quantomeno la cifra dello scorso anno».

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