giovedì 9 giugno 2011

Federali.Sera_9.6.11. Madò....A Bruxelles tentano di scippare Emiliano: a me, il sindaco di Bari.----Tremonti se la prende con la cattiva Svizzera perché non rifiuta i soldi dei contribuenti italiani evasori. Chiedere ai cittadini di pagare le imposte è un dovere etico e istituzionale, prendersela con chi riceve i soldi dall’evasore è sciocco e controproducente perché ci sarà sempre qualcuno pronto ad aprire le mani (e le porte delle banche).----San Marino. Forse alla Lega e al Pdl non interessano i voti delle 6.500 famiglie dei frontalieri romagnoli e marchigiani, chissà, eppure siamo convinti che all’asse Bossi-Berlusconi, e ai rispettivi referenti locali - in questi tempi così difficili per la maggioranza - farebbero tanto comodo…----Bozen. Durnwalder: Ma le celebrazioni per l’unità d’Italia non mi piacciono perché glorificano anche gli Anni Trenta, Quaranta e Cinquanta durante i quali noi eravamo discriminati e oppressi dal Governo italiano. Abbiamo fatto un sondaggio tra la nostra componente tedesca sull’opportunità o meno di partecipare alle celebrazioni e l’87% ha risposto che era meglio di no. Non si può pretendere che tutti i cittadini italiani siano italiani anche con il cuore.

Mado’….:
A Bruxelles tentano di scippare Emiliano: a me, il sindaco di Bari
Sardegna. Pastori, primo stop ai debiti
Sardegna. Quegli agnelli sono come i nostri figli.
Sicilia. Opere pubbliche, la Cgil: «Fondi stanziati coprono solo il 28 per cento dei progetti»
Ad Otranto arriva la tassa sui turisti

Bossi e’ piu’ forte di Tremonti:
Tremonti e il Ticino nemici perfetti
San Marino. L’Italia a sorpresa: via la Svizzera dalla lista grigia del G20, mozioni per i frontalieri. E il Titano?

Luis e’ un patriota?
Bozen. Pan: «Export, situazione drammatica. L'Alto Adige deve aprirsi di più»
Bozen. Durnwalder “choc”: la nostra autonomia spinta dai terroristi


A Bruxelles tentano di scippare Emiliano: a me, il sindaco di Bari
BARI - Maligni insinuano che a rimetterci siano stati solo i cittadini baresi. Perché con quel micidiale BlackBerry il sindaco Emiliano si tiene in costante collegamento con Facebook da ogni angolo del mondo. E l’ha bellamente salvato.

L’altra notte, il primo cittadino passeggiava per la celeberrima Grand Place accompagnato dagli avvocati Verna e Lanza. Nella capitale belga lo staff barese era impegnato a sostenere la causa del Comune per la annosa vicenda della cittadella della giustizia e, dopo lauta cena, cercava la chiesa di San Nicola alla Borsa, che sin dal 1125 segnala la devozione dei pii belgi al santo di Myra.

Al telefono lo guidava passo passo Luca Scandale, quand’ecco un minuto quanto astuto giovinotto locale, dopo averlo puntato, sbucando dal buio ha tentato di sfilargli al volo l’amatissimo BlackBerry. Non sapeva di essersi imbattuto nello Sceriffo che, non solo ha retto il per lui lievissimo cozzo, salvando capra e cellulare, ma ha anche tentato di acciuffare al volo l’improvvido, fallendo. Sia Scandale, in diretta via satellite, che il fuggitivo, pare abbiano colto alcune colorite imprecazioni dell’Emilian di Tarascona in puro slang barese (trad.: «Dovessi mai arrivare a prenderti, pagheresti caro il tuo ardire!»). Lo scippo a me, il sindaco della città degli scippatori? Jamais!
Salvo il BB, salvo Facebook (madò... «Tutto il mondo è paese» ha detto sagace), così il mondo è stato subito informato del vile tentativo e naturalmente hanno preso a fioccare i commenti.

Ipotesi 1: Riconosciuto Emiliano come sindaco di Bari, un crocerista pluriscippato qui da noi ha tentato di vendicarsi.
Ipotesi 2: Trattavasi di barese emigrato in cerca di uno dei trentamila posti di lavoro, visto Michelone ideata la vendetta.
Ipotesi 3: Inciampato, sono inciampato! E che maniera di gridare di notte sulla Grand Place...
08 Giugno 2011

Sardegna. Pastori, primo stop ai debiti
09.06.2011
 Il ministro si impegna, prossima tappa Bruxelles
Dalla redazione ROMA Sono le nove del mattino quando cento rappresentanti del Movimento pastori sardi arrivano davanti al ministero delle Politiche agricole, in via XX Settembre: un'onda azzurra, con le magliette d'ordinanza, i foulard regalati da Flavio Briatore e la bandiera dei Quattro Mori. FLORIS E IL MINISTRO A guidarli, nel presidio davanti al dicastero, il loro leader Felice Floris, l'unico in giacchetta scura: «Chiediamo al ministro Romano un decreto che istituisca lo stato di crisi, ma anche un intervento immediato sulla questione debitoria con una moratoria delle scadenze agrarie per un paio di anni, in attesa di trovare soluzioni definitive». La risposta di Romano arriva durante l'incontro con la delegazione dei pastori, ricevuti nella grande sala delle riunioni del ministero: «Abbiamo già sbloccato i fondi per lo sviluppo rurale (Psr) il mese scorso - ricorda il ministro - e 4, 5 milioni di euro sono destinati alla Sardegna. Stiamo lavorando per rimodulare la vostra posizione debitoria con Inps ed Equitalia. Si tratta - aggiunge - di un provvedimento che taglia le ganasce fiscali, mirato a rendere le banche più disponibili. Stiamo lavorando a una norma per interventi nel settore che dovrebbe andare nel decreto sviluppo. In altri tempi sarebbe già stato dichiarato lo stato di crisi». Poco prima, aspettando il vertice col ministro, il leader dei pastori sardi aveva aggiunto una tappa alla road map della protesta. In ballo la rimodulazione dei Fondi europei per il settore agricolo isolano: «A luglio andremo a Bruxelles per rivendicare l'impegno a ripristinare in Sardegna la restituzione di 26 mila tonnellate di formaggio. Solo così le aziende agricole riusciranno a risollevarsi e a essere competitive». Obiettivi comuni a quelli dei pastori siciliani del «Movimento del forcone», che insieme alle delegazioni di Puglia, Toscana e Lazio hanno partecipato al sit-in nella capitale. ROMANO Il ministro riceve la delegazione dei pastori intorno alle 10,30. Volti distesi quando il capo del dicastero agricolo, a margine della riunione, li rassicura: «Sono dalla vostra parte. Mi impegno a garantire la continuità territoriale delle merci alla Sardegna e alla Sicilia, penalizzate dalla loro insularità. Abbattendo il costo dei trasporti, anche i prezzi dei prodotti saranno più competitivi sul mercato». I pastori applaudono. Per quelle risposte che giurano «di non aver mai avuto dalle istituzioni locali». Romano verrà in Sardegna: «Ma non prima di luglio. Voglio portare a casa dei risultati concreti per il vostro settore». Parole che danno speranza a Gianuario Falchi, pastore quarantunenne di Bultei: «Finalmente non siamo invisibili». Più cauto Mario Cario, di Tempio:«Ora alle promesse devono seguire i fatti». È l'antica saggezza delle campagne. Roberta Floris

Sardegna. Quegli agnelli sono come i nostri figli.
09.06.2011
Sono belle, giovani e hanno un sorriso da fare invidia a tre attrici Moira Murgia, pastoressa trentaduenne di Assemini, la sua “collega” Monica Murru, 38 anni di Barumini e Sabrina Pala, di San Nicolò d'Arcidano. C'erano anche loro, ieri, alla manifestazione davanti al palazzo dell'Agricoltura. Tre donne che sono fiere di fare un mestiere che si tramanda di generazione in generazione e che sorvegliano il loro gregge «come se stessero accudendo dei figli». «Il pastore viene classificato come una persona inferiore», racconta Moira, che alleva un gregge composto da 320 pecore e 80 agnelli: «Non cambierei lavoro, ma il settore è in ginocchio con il prezzo del latte che ha raggiunto i minimi storici, cioè 0, 65 centesimi di euro al litro». Una situazione aggravata dal costo del mangime: «Oscilla intorno al 40 euro al quintale», dice Sabrina.
TERRENI ALL'ASTA Monica, ex moglie di un pastore, analizza come la crisi del comparto abbia costretto molti agricoltori a vendere i terreni a società estere: «Viviamo nel buio e non sempre possiamo rinunciare alle offerte degli imprenditori: 4 mila euro all'ettaro». «Più che nel buio, viviamo nell'incognita - le fa eco Moira -. Non possiamo quantificare quanto ci rimane a fine mese. Il foraggio e le vaccinazioni delle bestie hanno dei costi altissimi». Le pastoresse snocciolano altre cifre: «Le pecore sono uno strumento di produzione di materie prime eccezionali - spiegano -, ma sono care. Costano 80 euro l'una, mentre il prezzo si abbassa per l'acquisto di un agnello: dai 60 ai 70 euro». Le custodi delle greggi auspicano una sforbiciata alla filiera della pastorizia: «È troppo lunga. Il pastore passa per il mediatore. Poi il grossista vende alle macellerie. Si stava meglio quando i mediatori non esistevano e c'erano i macelli comunali». «Stesso discorso vale per il formaggio - puntualizza Monica - noi lo diamo a 3, 60 euro e poi viene messo sul mercato a12». R. F.

Sicilia. Opere pubbliche, la Cgil: «Fondi stanziati coprono solo il 28 per cento dei progetti»
Report Fillea fa il punto sulle risorse della legge obiettivo dell’Accordo Stato-Regione: «Se le opere fossero tutte appaltate si attiverebbero 7 milioni di giornate di lavoro
PALERMO - «I fondi nazionali concretamente attribuiti alla Sicilia per opere pubbliche sulla base della Legge obiettivo dell’ Accordo Stato-Regione sono appena 4 miliardi e 900 milioni, pari al 28,99 per cento dell’importo dei progetti programmati (oltre 16 miliardi). E di questi sono in corso di spesa appena il 10 per cento». La denuncia viene dalla Fillea Cgil siciliana che ha redatto l’Osservatorio sulle opere pubbliche nella regione, uno studio realizzato da Renato Biferali, della Fillea nazionale, che fa il punto sullo stato dei progetti per le grandi infrastrutture nell’isola: opere viarie e ferroviarie, schemi idrici, hub portuali e aeroportuali, edilizia scolastica, sanitaria, restauri e altre opere. Eppure, come spiega il segretario generale della Fillea Sicilia, Franco Tarantino, «se le opere relative alle risorse spendibili fossero tutte appaltate si attiverebbero 7 milioni di giornate di lavoro che impegnerebbero per 8 anni, 5.500 lavoratori a tempo pieno, quota che salirebbe, nelle varie fasi, a 20 mila. Questo darebbe ristoro a una categoria che ha visto andare in fumo negli ultimi due anni 35 mila posti di lavoro».
Oltre all’effettiva attivazione delle risorse già spendibili, la Fillea punta la sua attenzione anche sugli «impegni di spesa», pari a quasi 8 miliardi (appena il 7,6 del costo del progetti) e sui quasi 3 miliardi di differenza rispetto alle risorse effettivamente attribuite. «Contiamo di recuperare attraverso la nostra azione politica e di protesta – rileva Tarantino - anche questi fondi. L’insieme se aggiungiamo anche circa 300 milioni dal bilancio regionale (esclusi gli importi per compartecipazione di spesa), darebbe lavoro per 8 anni a oltre 33 mila persone». Nello studio del sindacato viene rilevata la «discrasia tra gli impegni pubblicamente assunti dal governo (i 16 miliardi) e la realtà degli impegni di spesa ( gli 8 miliardi) e della disponibilità finanziaria in termini di «competenza di cassa» (i 4 miliardi e 900 milioni)». Alla indisponibilità delle risorse promesse si aggiungono «i tempi lunghi di gestione degli appalti – afferma Michele Pagliaro, della segreteria regionale Cgil -, basti pensare che per le aggiudicazioni si arriva in Sicilia fino a 1.582 giorni, contro i circa 583 della Lombardia e la già alta media nazionale di circa 900 giorni». «L’insieme delle cose - sostiene Pagliaro - ha fatto sì che nel nostro paese le infrastrutture in 10 anni siano aumentare solo del 10 per cento ( in Spagna sono quintuplicate), e che la Sicilia nel contesto nazionale sconti ancora un deficit infrastrutturale del 34,6% rispetto al Nord-Est». La carenza di infrastrutture, inoltre, sottolinea la Cgil, «aumenta i costi delle imprese del 20,6%».

Ad Otranto arriva la tassa sui turisti
Al momento al Comune hanno solo abbozzato un regolamento, ma sono partite le lettere agli albergatori
LECCE - Il Comune di Otranto sta per applicare la tassa di soggiorno ai turisti che già da quest’estate sceglieranno la Città dei Martiri come luogo di vacanza. Per ora a palazzo di città hanno abbozzato solo un regolamento, ma già sono partite le lettere indirizzate a tutti gli albergatori che dovranno essi stessi applicare il balzello nella misura prevista dal Comune e poi versarlo nelle sue casse ogni mese. In compenso, il ricavato, come promettono gli amministratori, sarà utilizzato per migliorare la qualità dei servizi.

I villeggianti, a partire dal 1° luglio potrebbero pagare da uno a due euro al giorno a persona (sono esentati i bambini di età inferiore ai 10 anni) a seconda della tipologia di albergo in cui si soggiorna. Martedì prossimo il sindaco Luciano Cariddi (foto) incontrerà gli operatori turistici per chiarire i motivi della scelta e le modalità con cui sarà applicata. Tempo fa della tassa di soggiorno si parlò anche a Lecce, per iniziativa dell’assessore comunale al Bilancio, Attilio Monosi, ma finora non s’è fatto nulla di concreto anche perché l’idea non è stata ben accolta dagli albergatori. Certo, la tassa non è una novità in Italia e in altri Paesi del mondo come Francia, Spagna, Stati Uniti. Anche a Roma i turisti pagano da tre euro, se scelgono alberghi a 4 o 5 stelle, fino a un euro al giorno per il pernottamento in campeggio.

Tremonti e il Ticino nemici perfetti
di Aldo Bertagni - 06/09/2011
Speculari. Perché uno ha bisogno dell’altro, in questa fase politica non certo facile per entrambe le parti. Alludiamo a Giulio Tremonti, ministro italiano dell’Economia e a gran parte dei partiti ticinesi (quelli che fanno la maggioranza).
Il primo non sa come fare per calmare gli animi degli amici di governo (premier Berlusconi in testa) che gli chiedono di aprire i cordoni della borsa o almeno alleggerire le imposte dei contribuenti italiani. L’opposizione – dopo il voto di Milano e Napoli – incalza e il governo di centrodestra traballa.
I secondi hanno colto al volo le provocazioni “tremontiane” per deviare l’attenzione da una propria incapacità strutturale; la medesima che blocca il Canton Ticino da almeno dieci anni. L’economia non gira, la finanza galleggia, il Cantone è sempre più isolato dal resto della Confederazione. I ticinesi iniziano a stancarsi e così Plr e Ppd si allineano al fronte Lega-Udc che ha fatto la propria fortuna sparando su frontalieri e stranieri in genere.
Distrazione di massa. Si chiama così. Tremonti se la prende con la “cattiva” Svizzera perché non rifiuta i soldi dei contribuenti italiani evasori. Chiedere ai cittadini di pagare le imposte è un dovere etico e istituzionale, prendersela con chi riceve i soldi dall’evasore è sciocco e controproducente perché ci sarà sempre qualcuno pronto ad aprire le mani (e le porte delle banche).
Ma cosa pensare di chi ha fatto delle imposte dei frontalieri ristornate all’Italia (una cinquantina di milioni) la madre di tutti i problemi ticinesi? Come se il futuro del nostro Paese dipendesse solo da quei soldi, su 3 miliardi di bilancio delle casse pubbliche cantonali! Si dice: congelare il ristorno vuol dire adottare una ritorsione contro chi ci considera la patria di tutti i soldi “sporchi”. Ottimo. Peccato che poi alla fine pagherebbero solo i Comuni italiani di frontiera dove risiedono i frontalieri che ben poco hanno a che fare con Tremonti (e persino con l’Italia ci viene da dire...).

Ciò che conta quando si è in seria difficoltà, ci dicono gli strateghi della comunicazione, è individuare un nemico. Un avversario immaginario su cui far ricadere tutte le cause dei nostri mali. Non risolve i veri problemi, ma aiuta lo spirito e distrae gli ingenui. Finché dura. Finché il malessere è tanto da non poter più essere ignorato. In Italia il centrodestra inizia a far fatica; Tremonti e soci non riescono più a incantare i cittadini.
C’è il vero rischio che la Penisola finisca nell’elenco dei “cattivi” stilato dall’Ue (come Grecia e Portogallo). Litigare con la Svizzera serve a ben poco.
In Ticino Lega e Udc ci hanno abituato a prendercela con tutti salvo che con noi stessi, con le nostre difficoltà. C’è la scuola da riformare, c’è un’economia che fatica per non pochi problemi esogeni e che, soprattutto, genera poca occupazione “pregiata” e ridistribuisce salari non competitivi col costo locale della vita. Rispetto a Tremonti, la politica ticinese gode un vantaggio: deve rispondere al giudizio degli elettori e non dell’Ue.
I primi, a ben vedere, sono assai più tolleranti. E pazienti.
p.s. - Ieri il governo ha abbassato i toni, invitando tutti a “comportamenti e modalità” adeguati al raggiungimento del risultato. Meglio tardi che mai.

San Marino. L’Italia a sorpresa: via la Svizzera dalla lista grigia del G20, mozioni per i frontalieri. E il Titano?                 
 Giovedì 09 Giugno 2011
E fu così che anche la Svizzera fu sul punto di uscire dalla lista grigia del G20. Con la benedizione della Lega. Una mozione leghista allla Camera, approvata con il parere favorevole del Governo, impegna infatti l’esecutivo italiano “ad adoperarsi, nelle opportune sedi internazionali, affinché la Confederazione elvetica possa essere esclusa dalla cosiddetta 'lista grigia' (del G20, appunto, ndr), in relazione al concreto rispetto delle regole sulla trasparenza finanziaria”.
Il documento è stato approvato con il parere favorevole del Governo, annunciato dal sottosegretario all'Economia Bruno Cesario.

Tale mozione porta con sé buone notizie per i lavoratori frontalieri che ogni giorno varcano il confine della Confederazione elvetica. Insieme al testo della Lega sono state approvate anche le mozioni presentate dagli altri gruppi parlamentari dedicate anch'esse alla doppia imposizione a carico dei lavoratori transfrontalieri: molti documenti ricordano che la Svizzera è stata inserita nella 'black list' dei Paesi che agevolano l'evasione fiscale, ma non ne chiedono l'esclusione.

Poiché la Svizzera si è fino ad oggi resa protagonista di posizioni decisamente oltranziste sul segreto bancario e la trasparenza rispetto ad altri Paesi che con l’Italia hanno l’analogo problema (ne citiamo uno solo, San Marino…) e poiché viceversa altri Paesi (sempre San Marino) che hanno di contro intrapreso già da tempo un percorso verso la trasparenza ed hanno chiesto all’Italia di prendere atto di tale impegno, i lavoratori frontalieri impiegati sul Titano si domandano, legittimamente, come mai la Lega e il Governo italiano non prendono lo stesso impegno con San Marino. Risolvendo una volta per tutte una serie di problemi che sono figli della mancanza di accordi tra i due Stati, reinserendo una volta per tutte la franchigia – al momento depennata – e contribuendo in questo modo a cancellare, in un sol colpo, la deprecata (e deprecabile) “supertassa” che va a colpire solo i lavoratori italiani a San Marino introdotta dall’art. 56 della Finanziaria.

Forse alla Lega e al Pdl non interessano i voti delle 6.500 famiglie dei frontalieri romagnoli e marchigiani, chissà, eppure siamo convinti che all’asse Bossi-Berlusconi, e ai rispettivi referenti locali - in questi tempi così difficili per la maggioranza - farebbero tanto comodo…

Bozen. Pan: «Export, situazione drammatica. L'Alto Adige deve aprirsi di più»
di Mirco Marchiodi
BOLZANO. «Non ci rassegniamo. Siamo in ritardo, ma possiamo ancora farcela. Però possiamo farlo solo se ci apriamo e se sfruttiamo l'autonomia per tornare a crescere». Questo l'appello lanciato da Stefan Pan in occasione dell'assemblea di Assoimprenditori. Il tempo degli attacchi frontali è finito, anche perché ieri lo stesso Durnwalder ha convenuto che «per quanto riguarda i tagli al bilancio non ci sono vacche sacre e la pubblica amministrazione dovrà diventare più snella». Ma davanti ai duecento imprenditori riuniti ieri allo Sheraton per l'assemblea generale, il presidente di Assoimprenditori Stefan Pan non ha rinunciato a indicare le priorità dell'economia. «Che sono priorità di tutti, perché solo se le nostre aziende si rafforzano potremo garantire i posti di lavoro e generare il gettito fiscale di cui ha bisogno l'ente pubblico». Forte il richiamo all'internazionalizzazione: «Lo scenario è drammatico», ha detto senza mezzi termini Pan sottolineando come solo poche aziende fanno export. «Sono le nostre imprese guida, leader mondiali che investono il 4,5% del loro fatturato in ricerca e sviluppo. Eppure anche dai politici sento dire che non c'è bisogno di aiutarle, perché tanto investono comunque. È come se rinunciassimo a sostenere i nostri campioni dello sport, di cui invece andiamo tutti fieri». Rivolto ai colleghi imprenditori Pan ha ricordato come «siamo tutti piccoli, spesso troppo, ed è questo il problema da risolvere», mentre alla politica Assoimprenditori chiede «un aumento dei 7,2 milioni di finanziamento all'Eos e un accorpamento con Alto Adige Marketing all'interno della Camera di commercio per sfruttare al meglio le sinergie». A proposito di sinergie, Pan ha definito «una geniale semplificazione» quella di nominare le stesse persone nei cda di Eurac e università. Bene la nuova impostazione sul parco tecnologico e la politica energetica, «ma resta di vitale importanza l'accessibilità e in questo contesto è incomprensibile la polemica sull'ampliamento dell'aeroporto». Ribadito il pressing sul bilancio provinciale: «È la sfida maggiore, nei grandi capitoli di spesa come la sanità offre sicuramente un forte potenziale di aumento di efficienza senza che la qualità dei servizi venga compromessa», è convinto Pan che chiede «schemi nuovi per affrontare in modo coraggioso e competente le sfide future per garantire benessere e pace sociale» e per ridurre il carico fiscale, con il presidente di Assoimprenditori che ha auspicato modifiche alle esenzioni sull'addizionale Irpef, il mantenimento dell'aliquota minima sull'Irap e l'introduzione della tassa di soggiorno sul modello europeo, ovvero corrisposta dal turista e non dalle imprese. A ottobre Assoimprenditori porterà a Bolzano Emma Marcegaglia e Hans-Peter Keitel, i presidenti della Confindustria italiana e tedesca: «Quello di presentarci come provincia aperta e senza confini, valorizzando il nostro ruolo di ponte tra economie e culture, è la nostra grande opportunità. In questo senso dobbiamo sfruttare al meglio l'autonomia per diventare davvero i migliori».

Bozen. Durnwalder “choc”: la nostra autonomia spinta dai terroristi
Il presidente della Provincia di Bolzano: «Non partecipiamo alle celebrazioni perché con il cuore non siamo italiani»
TRIESTE. Mentre in tutta la penisola si festeggiano i 150 anni dell’unità d’Italia, nel “Sudtirolo” (pur all’interno dei confini italiani)) si celebrano i terroristi del separatismo altoatesino. «Si deve non solo a loro, ma anche a loro - afferma il presidente della Provincia di Bolzano e presidente di turno del Trentino-Alto Adige, Luis Durnwalder - se oggi godiamo della più ampia autunomia». Tra il 1956 e il 1988, 361 attentati hanno causato 21 morti (di cui 15 appartenenti alle forze dell’ordine, due cittadini e 4 terroristi) e 57 feriti.

 Presidente, lei ha affermato che gli attentati sono stati utili per attirare l’attenzione su un problema grave?
 Lo confermo, bisogna studiare meglio quel periodo. Non dobbiamo glorificare, ma nemmeno criminalizzare. Si trattava di persone che avevano perso la pazienza di fronte a una grave ingiustizia. È stato un metodo estremo, ma era anche l’ultima possibilità per manifestare al mondo la nostra situazione. Molti dicono che dobbiamo a loro l’autonomia dell’Alto Adige, io penso che è anche grazie a loro se le trattative con lo Stato italiano sono andate avanti.

 Lei non ha voluto partecipare alle manifestazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia e ha avuto un duro scambio d’opinioni con il Presidente Napolitano
 Alla fine ci siamo chiariti e il Presidente ha apprezzato molto il fatto che io abbia detto che ammiro e rispetto la Costituzione italiana. La festa della Repubblica il 2 giugno l’ho celebrata perché è giusto sottolineare il passaggio dalla monarchia alla repubblica. Ma le celebrazioni per l’unità d’Italia non mi piacciono perché glorificano anche gli Anni Trenta, Quaranta e Cinquanta durante i quali noi eravamo discriminati e oppressi dal Governo italiano. Abbiamo fatto un sondaggio tra la nostra componente tedesca sull’opportunità o meno di partecipare alle celebrazioni e l’87% ha risposto che era meglio di no. Non si può pretendere che tutti i cittadini italiani siano italiani anche con il cuore.

 Oggi in Alto Adige la disoccupazione è quasi assente e il Pil è tra i più alti d’Italia, ma si dice che la componente italiana sia discriminata
 Non è assolutamente vero. Gli italiani al pari dei tedeschi usufruiscono dell’ottimo livello dei nostri ospedali, delle nostre scuole, dei nostri servizi pubblici.

 Merito dell’autonomia che permette che il 90% dell entrate fiscali rimangano in Alto Adige o della mentalità tedesca?
 Di entrambe. Certo nel Sudtirolo non esiste persona che non lavori perché si vergognerebbe di non farlo. E poi anche i contadini non sono semplici fornitori di prodotti agricoli, ma partecipano alla vita civile e sociale.

 Avete chiesto a Vienna di poter avere anche la cittadinanza austriaca
 Alcuni docenti universitari stanno studiando la questione. Ma il problema è di difficile soluzione perché con il doppio passaporto finiremmo per poter vantare solo diritti quali votare o fare la carriera diplomatica in Austria e non avere alcun dovere, non pagare nessuna tassa a Vienna.

 Il suo obiettivo finale è giungere al referendum per l’annessione dell’Alto Adige all’Austria?
 Per l’autodeterminazione prevista dalle legislazioni internazionali non c’è bisogno di referendum, ma l’autodeterminazione non può essere fatta valere finché l’Italia rispetta, come sta facendo, la nostra autonomia.

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