giovedì 9 giugno 2011

Federali.Mattino_9.6.11. La Svizzera ha compiuto un nuovo passo verso l'abbandono graduale dell'atomo. La Camera del popolo ha approvato tre mozioni che vanno nella direzione indicata dal governo.----Classifica del benessere: Brunico. Ottimi anche il benessere materiale ed i rapporti sociali per un risultato complessivo che fa dire al sindaco Christian Tschurtschenthaler: Siamo sulla strada giusta. Dopo il dicembre 2009, con Panorama che ci ha messi primi in classifica, sono giunti i riconoscimenti di Legambiente e quello recentissimo di Praga a livello europeo. Siamo ovviamente soddisfatti ed orgogliosi dei risultati ragiunti, anche se siamo consci che essi non sono dei punti d'arrivo.

Gonzi di Riace:
Svizzera. L'onda di Fukushima scuote il parlamento elvetico.
Tasse in Puglia tensioni  nel centrosinistra
Calabria. Regione: polemiche sullo spot con i Bronzi per il turismo in Calabria
Palermo. A Lombardo piacciono i due forni
Classifica del benessere: Brunico seconda in Italia


Svizzera. L'onda di Fukushima scuote il parlamento elvetico.
Di Sonia Fenazzi, swissinfo.ch
La Svizzera ha compiuto un nuovo passo verso l'abbandono graduale dell'atomo. La Camera del popolo ha approvato tre mozioni che vanno nella direzione indicata dal governo. Il cammino verso la chiusura delle centrali nucleari è però ancora lungo e ricco di incognite.
 Non costituiscono una rivoluzione verde e nemmeno l'avallo definitivo al piano governativo di uscire a tappe dal nucleare. Ma le decisioni adottate l'8 giugno 2011 dalla maggioranza del Consiglio nazionale (Camera bassa del parlamento) segnano un cambiamento di rotta nella politica energetica della Confederazione.
"Abbiate il coraggio di prendere questa decisione di principio", ha detto ai deputati la ministra dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni Doris Leuthard, prima del voto. E una maggioranza composta di parlamentari di sinistra, verdi e di centro ha effettivamente adottato la decisione di principio di voltare le spalle all'energia nucleare.
Si tratta di una scelta che è una chiara conseguenza della catastrofe di Fukushima, ripetutamente evocata mercoledì alla Camera del popolo. Lo "spaventoso disastro" in Giappone ha costituito un punto di "rottura nella politica energetica. Fukushima ci insegna che anche in un paese con una tecnologia d'avanguardia il peggiore incidente può accadere in qualsiasi momento", ha detto per esempio il deputato socialista Eric Nussbaumer.
"Fukushima ha messo davanti agli occhi di molti il significato di rischio residuo e ha dimostrato che l'energia nucleare non è sostenibile", ha rincarato il Verde liberale Martin Bäumle.
Nella politica energetica della Svizzera c'è dunque un prima e un dopo Fukushima. Perché dopo quella terribile sciagura la maggioranza della gente e dei politici si è resa conto del pericolo dietro l'angolo, hanno osservato diversi deputati.

Oltre al peso di Fukushima, anche quello elettorale
Dai sondaggi è emerso che la maggioranza della popolazione svizzera non vuole più vivere con quel rischio. Una volontà popolare, che con l'approssimarsi della scadenza delle elezioni federali del 23 ottobre, ha pesato sulle decisioni parlamentari.
L'Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), che combatte l'abbandono dell'atomo, ha chiesto invano che la sessione straordinaria sull'energia nucleare e le energie rinnovabili fosse rinviata dopo le elezioni. La sua mozione d'ordine in tal senso è stata respinta con 126 voti contro 64 e 2 astensioni.
 I rappresentanti dell'UDC hanno accusato i popolari democratici (PPD) e i borghesi democratici (PBD, centro destra) di avere cambiato posizione sulle centrali nucleari dopo Fukushima, per "tatticismo elettorale". A loro volta i sostenitori dell'uscita dal nucleare hanno accusato l'UDC di voler aggiornare le decisioni parlamentari per sottrarsi al giudizio dell'elettorato.

Scontro di ideologie
Tutto il dibattito fra i sostenitori e gli oppositori dell'energia nucleare è peraltro stato alquanto "elettrico". Gli esponenti dell'UDC e del Partito liberale radicale (PLR, destra) hanno rimproverato ai fautori dell'abbandono dell'atomo di voler chiudere le centrali nucleari senza che ci sia un'alternativa valida. A loro avviso, in tal modo si mettono a repentaglio l'approvvigionamento energetico e l'economia della Svizzera.
Le energie rinnovabili non basteranno a sostituire l'energia nucleare, hanno affermato, tacciando anche di "venditori di illusioni" i loro antagonisti. Hanno inoltre sottolineato che le energie rinnovabili, così come quelle importate dall'estero, sono più care e incideranno negativamente sulla competitività dell'industria elvetica. Per alcune industrie che consumano molta energia, hanno anche paventato il rischio di una dislocazione all'estero.
Argomenti contestati dagli antinucleari, secondo i quali, al contrario, gli investimenti nelle energie rinnovabili permetterebbero la creazione di molti impieghi e il rafforzamento dei poli di ricerca svizzeri. D'altro canto, hanno rilevato, il prezzo dell'energia nucleare continua ad aumentare, mentre quello delle energie rinnovabili diminuisce. A medio termine, dunque, il vantaggio economico che ha reso attrattiva l'energia nucleare svanirà, hanno previsto.
Doris Leuthard ha inoltre promesso soluzioni per le industrie, assicurando di avere già progetti nel cassetto. Sollecitata da un paio di deputati, la ministra non ha però voluto rivelare i dettagli.

Non si costruiscono più centrali atomiche
Alla fine la maggioranza dei deputati ha accolto le proposte di non permettere la costruzione di nuove centrali nucleari e di disattivare quelle esistenti quando non rispondono più alle esigenze di sicurezza. Parallelamente dovranno essere adottate misure mirate per incoraggiare l'uso di energie rinnovabili e il rafforzamento dell'efficacia energetica.
Sono anche state sollecitate strategie per garantire un approvvigionamento elettrico senza nucleare e che dipenda il meno possibile dall'estero e che non minacci la piazza economica svizzera.
Il governo federale è incaricato di modificare di conseguenza la Legge federale sull'energia nucleare (LENu) e di presentare al parlamento uno scenario di abbandono progressivo del nucleare. Il governo ha peraltro già messo in consultazione un progetto in tal senso il 25 maggio.

Avanti lentamente
La sinistra rosso-verde avrebbe voluto disattivare già ora o almeno in tempi brevi le vecchie centrali di Mühleberg e di Beznau. Ma le loro proposte sono state bocciate. PPD, PBD e Verdi liberali, infatti, sono d'accordo di abbandonare l'atomo, ma solo gradatamente. Su questo punto si sono perciò schierati con l'UDC e il PLR.
La Camera del popolo ha anche approvato alcune mozioni e postulati che propongono misure per incentivare le energie rinnovabili. Al vaglio dei deputati restano ancora parecchie proposte, sulle quali si pronunceranno giovedì.
La palla passerà poi nel campo del Consiglio degli Stati (Camera alta) la settimana prossima. Se il segnale è lanciato, concretamente la partita non è ancora vinta. La revisione della legge dovrà ancora essere sottoposta al parlamento l'anno prossimo. E l'ultimo ad avere la parola potrebbe ancora essere il popolo, nel caso in cui fosse lanciato il referendum.
 Sonia Fenazzi, swissinfo.ch

Tasse in Puglia tensioni  nel centrosinistra
di BEPI MARTELLOTTA
BARI - Nichi Vendola punta i piedi per difendere l’operato del governo regionale dai mal di pancia della maggioranza, imbufalita per il mancato confronto sull’aumento tasse e sulle nomine. E lancia un aut aut molto chiaro agli alleati, Democratici in testa : «non si governa solo con la maggioranza».
Non è la prima volta che il governatore - pressato dalle minacce di «diserzione» dei consiglieri al momento del voto, con una maggioranza già risicata in Aula - respinge a muso duro le sollecitazioni dicendosi pronto a ribaltare le carte. Ma è, forse, la prima volta che - sorretto dal clima collaborativo instaurato col Pdl e con l’Udc sulle riforme in corso (consorzi e acquedotto) - si spinge oltre il generico monito del «liberi tutti», paventando una convergenza trasversale e oltre il recinto del centrosinistra sulle leggi che il governo intende portare a casa.

«Devo riconoscere pubblicamente il ruolo dell’Udc e anche quello di alcuni esponenti del centrodestra come Rocco Palese - dice - che ci danno una mano, pur rispettando il loro ruolo, nel miglioramento dei provvedimenti». Molti i contatti e gli avvicinamenti di questi giorni sulle due riforme, diametralmente opposti i subbugli che, invece, sono spiovuti dalla maggioranza sulla presidenza della Regione.

L’aumento dell’Irpef? «Bisognerebbe mettere le tasse sulle polemiche inutili, saremmo tutti più ricchi. Non sono preoccupato dei numeri in Consiglio - dice perentorio il governatore - le polemiche di questo tipo si sciolgono come neve al sole. Sono abituato a considerare la mia maggioranza come composta da persone adulte e vaccinate». D’altra parte, ragiona Vendola,« dopo il via libera in commissione ai Consorzi, oggi è arrivato quello all’Aqp. Evidentemente le polemiche fanno bene alla salute».

Nessun timore, dunque, per la tenuta della legislatura, che in molti vedono meno frizzante della prima. «Il secondo tempo in genere è vissuto come piuttosto cupo, invece intendo vivere con brio anche questa seconda legislatura» dice Vendola. Con una bussola, però: «in una cornice e in un profilo riformatore. Fuori da questa cornice, vivono solo le polemiche inutili e non sono disposto a governare in un perimetro diverso da questo».

L’aut aut è lanciato e l’indirizzo sulla «busta» è quello del Pd, nei giorni scorsi impegnato in una querelle col governatore sia sul «tesoretto» di 30 milioni che sarà certificato col Bilancio, sia sull’aumento tasse (deciso senza un confronto con la maggioranza), sia sulle nomine scelte in solitario dalla giunta (il vendoliano Piccirillo all’Agenzia turismo). Ma i Democratici non ci stanno a prendersi di nuovo la «sberla».

«Lo andiamo dicendo anche noi da tempo - dice piccato il capogruppo Pd Antonio Decaro - che non si governa solo con la maggioranza. Sui temi più importanti il Pd ha sempre cercato soluzioni condivise, non solo con l’Udc ma anche col centrodestra. Il Pd - sottolinea Decaro, quasi a voler sgomberare il campo dal «cappello» messo dal governatore sull’allargamento della maggioranza - è impegnato in un lavoro quotidiano di ricucitura, nelle commissioni consiliari, sui temi più importanti che riguardano la Puglia».

Quanto alle polemiche inutili, «non ne abbiamo mai fatte, cerchiamo soltanto un confronto sui temi importanti. Ce lo chiedono i cittadini e le cose che chiedono i cittadini non credo siano inutili». Infine, il profilo riformatore del governo, con Vendola che lancia l’aut (chi ci sta bene, chi fa polemiche è fuori). «Il Pd è da sempre il partito del riformismo, che non ha bisogno di cornici - rintuzza Decaro - perché non è un quadro, ma una serie di azioni di governo».

Le bacchettate recriproche sembrano replicare in Puglia quanto sta accadendo, a livello nazionale, tra Bersani e lo stesso Vendola sulla questione primarie. Il centrodestra non si lascia scappare l’occasione. «Il dittatore decide tutto da solo in materia di tasse, di nomine, di contributi - attacca Francesco Damone (Ppdt) - e se qualche suo alleato prova a ribellarsi, fa scattare la minaccia dello scioglimento anticipato del consiglio regionale». Erio Congedo (Pdl) accende i fari sulla contestata nomina di Piccirillo: «dal suo profilo Facebook si evince che le mega-galattiche esperienze nel settore le avrebbe maturate tutte all’interno dei carrozzoni vendoliani ad uso e consumo delle “Fabbriche di Nichi”».

L’Irpef? «Ad onta di solenni impegni ed alti proclami - attacca il vicepresidente del Consiglio Nino Marmo (Pdl) - Vendola in beata solitudine ha inflitto una stangata sulle famiglie pugliesi». «È facile prevedere - aggiunge Andrea Caroppo (Ppdt) - che anche questa stangata sarà ingoiata inutilmente dal baratro senza fondo degli sperperi». Duro giudizio anche da Confedilizia: «Ci domandiamo perché i cittadini devo pagare per sprechi a loro non addebitabili - dice il presidente regionale Franco Zippitelli - ma derivanti da cattiva gestione della sanità».
08 Giugno 2011

Calabria. Regione: polemiche sullo spot con i Bronzi per il turismo in Calabria
Numerose le polemiche emerse attorno allo spot della Regione Calabria, per promuovere il turismo sul territorio
08/06/2011  Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ritiene che lo spot sui Bronzi di Riace sia una «trovata infelice e grottesca. È una iniziativa dannosa per l’immagine degli stessi Guerrieri e della stessa Calabria». «Chiedo al Governatore Scopelliti – ha dichiarato – di sospendere immediatamente la campagna promozionale, di limitare i danni e di utilizzare i fondi previsti e risparmiati per il sociale. Lo spot sui Bronzi è qualcosa di orribile, ridicolizza i Guerrieri di Riace, assesta un colpo durissimo al fascino e mistero delle due Statue, arreca un danno notevole alla immagine e al turismo della stessa Calabria. I Bronzi di Riace sono l’immagine simbolo della Calabria, conosciuti in ogni angolo del mondo, per questo lo spot sui due Guerrieri andava fatto ma in modo diverso, senza quella sceneggiata grottesca e ridicola dell’animazione delle due Statue. I Bronzi non si toccano, nè si deformano».
 «La Calabria – conclude Corbelli – con quello spot ha non solo sprecato milioni di euro di denaro pubblico, ma ha paradossalmente arrecato un forte danno agli stessi Bronzi e alla Regione. Per questo la campagna promozionale va immediatamente sospesa».
 Anche il senatore del Pd, Roberto Della Seta, si è detto contrario allo spot: «Il governo ascolti l’appello di uomini di cultura e del territorio e ritiri la pubblicità dei Bronzi di Riace che mette alla berlina una delle più grandi risorse culturali della Calabria e del Paese».
 «Il governo e il ministro Brambilla stanno affossando il turismo italiano sotto una cappa di spot sbagliati, di magiche Italie e Bronzi che fanno i bulli. Scelte discutibili pagate con i soldi dei contribuenti. Non si può continuare a trattare un tema serio come le politiche per il turismo a suon di pubblicità che ridicolizzano e danneggiano il Paese e, in questo caso, una regione difficile e bellissima come è la Calabria che del turismo ha bisogno per crescere e valorizzarsi. Vedere un’opera straordinaria come i Bronzi di Riace, che il mondo ci invidia, trasformata in una ridicola macchietta, oltre ad offendere i calabresi e tutti gli italiani rischia di diventare un pericoloso boomerang per il turismo».
 Infine, il commento sullo spot da parte del sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori: «Garantire al turista acque pulite e servizi adeguati a prezzi concorrenziali, ecco qual è il migliore spot promozionale per la Calabria». Per Marziale: «Chi programma una vacanza investe denaro e pretende il giusto riscontro. In un settore dove la concorrenza è sempre più spietata, a colpi di ribassi e mete incantevoli, bisogna attrezzarsi strutturalmente affinchè il turista rimanga pienamente soddisfatto e divenga egli stesso veicolo promozionale, cosa che al momento è ben lungi dal verificarsi anche per colpa dello scarso rispetto che molti soggetti calabresi, pubblici e privati, dimostrano di avere nei confronti di un ambiente da considerarsi tra i più belli a livello mondiale».Relativamente allo spot, il sociologo dichiara: «Sono certo che i guerrieri bronzei, convertiti in bulletti animati, riusciranno forse a strappare un sorriso a qualche bimbo, ma non incideranno minimamente ad incrementare il turismo in Calabria. Meglio investire su strategie educative in materia ambientale, così da aiutare i calabresi a comprendere di quale e quanta ricchezza la natura ha dotato il territorio».
 Alle polemiche però risponde Aldo Pecora, ideatore del movimento «E adesso ammazzateci tutti» che si schiera a favore della nuova campagna pubblicitaria della Regione Calabria: «La trovo simpatica ed efficace – scrive Pecora sul suo blog - certamente avanti anni luce rispetto all’indegna e multimilionaria campagna ideata da Oliviero Toscani, che con il suo inutile quanto triste 'gli ultimi saranno i primì ha inferto il colpo di grazia all’immagine di una regione e di un popolo ancora duramente scossi dopo il delitto Fortugno».
 Il leader di Ammazzateci tutti, facendo riferimento al nuovo spot istituzionale nel quale i due guerrieri giocano a pari e dispari per scegliere 'mare o montagnà, conclude ironicamente: «Forse questa campagna è un problema per chi ha avanzato nei mesi scorsi l’idea di portare via dalla Calabria i Bronzi di Riace, perchè se adesso i Bronzi andranno in vacanza dovranno cercarli in tutte le meravigliose località di montagna e di mare calabresi prima di trovarli e portarceli via».

Palermo. A Lombardo piacciono i due forni
Il Blog del Direttore di Carlo Alberto Tregua
Ricordate il divino Giulio numero uno (il secondo è Tremonti)? Andreotti affermava che ogni uomo debba poter comprare il pane in due forni, in modo da scegliere il migliore. Egli sosteneva che bisogna mettersi al centro del crocicchio e restarci, in modo da scegliere ciò che più conviene.
 In coerenza con questa posizione mentale, ovviamente opportunistica, soleva ripetere a chi gli ricordava come fosse inopportuno tirare a campare: Meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Questo comportamento deprecabile costituì la parte peggiore della Democrazia cristiana, definita democristianismo. Ve ne era una migliore, ove allocavano i veri statisti, quelli che facevano l’interesse del Paese e degli italiani e non quello proprio e dei propri amici e familiari. Ulteriore degenerazione del pensiero andreottiano fu realizzata da Bettino Craxi, pluricondannato e morto latitante, che della corruzione fece l’asse portante della sua politica.

 Il presidente del Governo siciliano, impropriamente chiamato governatore, ha rilasciato una dichiarazione che ci ricorda l’andreottismo: ritornare col Centrodestra? Perchè no? Ma egli era già alleato del Cavaliere, anzi, fu eletto proprio con l’apporto decisivo del Pdl, nonchè dell’Udc. Poi i rapporti si guastarono e Lombardo ha cominciato a comprare il pane nell’altro forno, quello del Pd. Ora mezzo Pd regionale e nazionale vuole staccarsi da questa alleanza ed ecco che Lombardo fa intravedere all’altro fornaio la possibilità di comprare il suo pane.
 Questo traccheggio potrebbe sembrare intelligente se non avesse un gravissimo difetto: è fatto sulla pelle dei siciliani. Infatti il Governo regionale si preoccupa di favorire i probabili galoppini che portino voti alla santa alleanza e quindi li assume, li favorisce, paga indennità, emolumenti. La cosa più grave è che non ha proceduto ai necessari tagli di spese improduttive, di sprechi, di sperperi che sono inseriti, invece, nel bilancio 2011.
 Lombardo si era impegnato, nel programma elettorale, a procedere alla trasformazione delle Province regionali - istituite dalla l.r. n. 9/1986, incostituzionale perché vìola l’articolo 15 dello Statuto - in Consorzi di Comuni. Sono proprio i consorzi di Comuni che dovrebbero costituire l’ente provinciale con lo scopo di organizzare meglio i servizi degli stessi Comuni.

Il taglio delle Province, così come ora organizzate, comporterebbe un risparmio secco di 500 milioni perchè i Consorzi statutari potrebbero tranquillamente utilizzare il personale sovrabbondante che c’è nei Comuni.
 Il governo Lombardo non ha tagliato ulteriormente la spesa sanitaria di circa 700 milioni con una drastica riduzione della spesa farmaceutica di 400 mln e con un riordino di Asp e Ao per un risparmio di almeno 300 milioni.
 Vi è poi la dissennata spesa per le pensioni dei regionali. La l.r. n. 104 del 2000 ha stabilito che possono andare in pensione gli uomini con 25 anni di servizio e le donne con 20. Lombardo si era impegnato ad allineare il sistema pensionistico siciliano a quello nazionale, ma non lo ha ancora fatto.
 Il suo assessore Chinnici improvvidamente, con la sua prima circolare del 2011, ha deciso che la L. 122/2010 “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica” non si applicasse in Sicilia. La circolare assessoriale ha impedito il taglio di indennità per consiglieri comunali, provinciali e circoscrizionali comportando il mantenimento di privilegi che costerà alla Regione 17,6 milioni.

 Vi è poi l’altro privilegio dei dipendenti regionali, Lombardo si era impegnato ad allineare il loro contratto con quello dei dipendenti statali, eliminando l’inutile Aran Sicilia. Il che avrebbe comportato risparmi per altre decine di milioni. Vi è poi il grosso bubbone relativo all’Assemblea regionale che è di competenza dei deputati. Consiste nel maggior costo di cento milioni rispetto a quello del Consiglio regionale della Lombardia. Un altro privilegio da tagliare senza riguardi.
 L’elenco dei risparmi è lungo e l’abbiamo più volte elencato nelle nostre inchieste. L’insensibilità e la sordità del ceto politico regionale, volto a soddisfare la famelicità delle corporazioni e ad ignorare del tutto i bisogni dei siciliani, non fa desistere la nostra azione, che continuerà con puntualità perchè siamo certi che anche i peggiori sordi alla fine avranno la grazia dell’udito. Ad ogni siciliano è indispensabile dare almeno un’opportunità.

Classifica del benessere: Brunico seconda in Italia
Soddisfatto il sindaco Tschurtschenthaler: «Ma c'è ancora tanto da fare».
di Aldo De Pellegrin
BRUNICO. «Siamo orgogliosi del risultato, che premia il lavoro di tutti, ma non ci fermeremo quì». Il sindaco Christian Tschurtschenthaler non è stato colto di sorpresa dalla classifica sulla qualità della vita nei centri medio piccoli diffusa dal Sole24Ore e ricorda: «Ci sono ancora tante cose da fare».
 Dal dicembre 2009, cioè da quando il settimanale Panorama lo ha posto ai vertici della vivibilità italiana per i centri fra i 15 ed i 75 mila abitanti, per il capoluogo pusterese è stato un succedersi di successi e di riconoscimenti da tutti i punti di vista: ambientale, energetico e della qualità della vita. L'ultimo di essi è arrivato l'altro ieri, dalle pagine del primo quotidiano economico d'Italia, Il Sole 24 Ore, che ha pubblicato la sua classifica dei paesi a maggior Bil, benessere interno lordo, dell'intera nazione. Ed anche in questo caso, fra le rive veneta e lombarda del lago di Garda, leggi Bardolino e Sirmione, si è piazzata Brunico con un indice di Bil di 91,1. Posto che Bardolino ha vinto con l'indice 100 e Sirmione è terza con 90,5 (e che al quarto posto si è piazzata un'altra altoatesina, Appiano sulla strada del vino con un indice di 89,5), è anche opportuno valutare i parametri che sono stati presi in considerazione per l'elaborazione del dato: le condizioni di vita materiali, l'istruzione e la cultura, la partecipazione alla vita politica, i rapporti sociali, l'ambiente, le attività personali, la salute.
 In quest'ottica i dati premiano Brunico con un 100 pieno per quanto riguarda l'ambiente e la salute mentre l'istruzione e la cultura sfiorano il massimo con 99,6 ed anche la sicurezza percepita è altissima raggiungendo il 98,2, seconda solo alle altre altoatesine Lana ed Appiano ed alla piemontese Saluzzo.
 Ottimi anche il benessere materiale ed i rapporti sociali per un risultato complessivo che fa dire al sindaco Christian Tschurtschenthaler: «Siamo sulla strada giusta. Dopo il dicembre 2009, con Panorama che ci ha messi primi in classifica, sono giunti i riconoscimenti di Legambiente e quello recentissimo di Praga a livello europeo. Siamo ovviamente soddisfatti ed orgogliosi dei risultati ragiunti, anche se siamo consci che essi non sono dei punti d'arrivo. Noi non ci fermeremo e proseguiremo nella raccolta e messa in pratica di idee che ci
possono far migliorare ancora».
 Fra i "punti deboli" di Brunico, nei parametri valutati da Il Sole 24 Ore, vi sono la partecipazione alla vita politica, che raccoglie solo 85,3 punti, e le attività personali, che si stabilizzano su 80,5 punti. «Nella soddisfazione generale per il risultato e per dei punteggi comunque assai alti - commenta il vicesindaco Renato Stancher - quello della partecipazione politica è un aspetto da non sottovalutare. Da tempo ripeto che uno dei nostri compiti è quello di riconquistare il cittadino alla fiducia nella politica e nei politici, sopratutto a livello locale dove tutti ci conosciamo, e lo dobbiamo fare con programmi chiari, espliciti e portati avanti con chiarezza».

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