martedì 5 luglio 2011

Aumentano i suicidi in Grecia per la crisi economica

di Vittorio Da Rold
Il primo a cercare di squarciare il velo di silenzio che copre la dolorosa vicenda dell'aumento dei suicidi in Grecia a causa della peggiore crisi finanziaria dalla fine della Seconda guerra mondiale è stato un coraggioso giornalista televisivo, Stavros Theodorakis di Mega Tv che nel suo programma di successo denominato "Protagonistes" ha convinto per la prima volta i parenti delle vittime a parlare in video del triste fenomeno, lutti che finora sono rimasti fuori dai riflettori della cronaca.


Intanto però aumentano coloro che, solitamente cinquantenni padri di famiglia che non riescono più a mantenere il reddito precedente, decidono di mettere fine alla loro esistenza nel silenzio di parenti, mass media e mondo politico. Un fenomeno così nuovo da meritare di entrare nell'ultimo romanzo di Petros Markarsis "Prestiti scaduti" che ha come sfondo proprio la crisi greca e i suoi devastanti effetti sulla vita quotidiana.

Così mentre il resto d'Europa è preoccupato di dover tirar fuori sempre più soldi (è in arrivo il secondo piano di salvataggio da altri 85 miliardi di euro) per salvare Atene (e soprattutto le banche europee creditrici per 130 miliardi di euro) dal default, i greci, una volta spensierati e gioiosi sono sempre più depressi mentre gli psichiatri ellenici fanno affari d'oro.
Gli studi psichiatrici di Atene sono presi d'assalto dopo che la crisi economica ha provocato un incremento del 30% nel numero di pazienti che chiedono assistenza.

«C'è un aumento del numero di pazienti affetti da lievi disturbi psichiatrici quali ansia, attacchi di panico e depressione», dicono al centro di salute mentale di Atene. Nel settembre del 2010, la gente aspettava due settimane per una visita, ora le liste di attesa sono più di due mesi e mezzo.

Prima che la crisi iniziasse, la Grecia era orgogliosa di essere in fondo alla lista nera in Europa (dove primeggiano i paesi nordici) per il numero di suicidi, con un tasso di 2,8 per 100.000 abitanti. Ma tutto questo potrebbe presto cambiare. Gli esperti ritengono che nel 2009 il loro numero ha subìto un aumento del 18% rispetto al 2007, con stime che prevedono numeri ancora più alti nel 2010.

La maggior parte delle persone che si suicidano provengono dalla capitale e sono ex imprenditori che non sanno far fronte ai gravi problemi finanziari. Basta guardare la lista delle cambiali protestate e i negozi chiusi con la scritta affittasi per capire che aria tira ad Atene. E non è certo delle migliori.

Molti si arrabbiano e vanno in piazza per la prima volta da anni ingrossando le fila degli "indignados ellenici", coloro che protestano da settimane davanti al Parlamento contro la classe politica che ha portato il paese sull'orlo del baratro. Altri trasferiscono la rabbia di questi giorni di crisi contro loro stessi. «La spinta al suicidio ha generalmente più di una causa, ma molti che ci chiamano in questi giorni per un conforto e aiuto sono persone che vedono a rischio la loro qualità della vita a causa di difficoltà finanziarie», dice un volontario della ONG Klimaka, organizzazione che gestisce un telefono amico dedicato a chi si sente depresso e che ha visto aumentare improvvisamente il numero di chiamate negli ultimi 12 mesi.

Sono loro che hanno lanciato l'allarme. Gli esperti ritengono che questa sensazione di precarietà derivi principalmente dalle difficoltà economiche (Atene è nel terzo anno di recessione e il governo Papandreou ha appena concordato con la troika formata da Ue, Fmi e Bce un nuovo giro di vite da 28 miliardi dal 2011 al 2014, una tassa di solidarietà una tantum sul reddito, un aumento dell'imposta sulla benzina), ma c'è anche il sospetto che le preoccupazioni sul futuro della Grecia possano avere un effetto sullo stato di depressione generale degli abitanti.

Anche i matrimoni e le nasciate sono in calo. Sembra che sia l'identità greca ad avere subito un colpo tremendo. I greci oggi, dopo l'attacco inferto dalla famosa copertina del settimanale tedesco Focus con la foto della Venere di Milo con il dito medio alzato in modo inequivocabile, accompagnata dal commento «truffatori nella famiglia dell'euro», e accompagnata dalle domande «la Grecia ci deruba del nostro denaro?» sono in difficoltà e alcuni si vergognano. Il mondo oggi pensa che Atene sia la pecora nera d'Europa. Questo, per un popolo orgoglioso ed erede di un tradizione culturale universale, è molto difficile da accettare. «Lasciateci in pace, vogliamo ignorare che tutti sono preoccupati che la nostra malattia possa diffondersi e avvelenare l'economia globale», chiede Nikos Konstandaras dalle colonne del quotidiano Kathimerini. Come sono lontani i giorni in cui nel 2001 Atene entrava gioiosa nell'euro e nel 2004 celebrava la festa moderna dei Giochi olimpici. Eppure sono passati appena dieci anni e sembra un secolo.
 5 luglio 2011

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