martedì 5 luglio 2011

Istat: i consumi delle famiglie, 2010



Spesa delle famiglie ferma nel 2010
Istat: 1.200 euro diferenza di spesa tra Lombardia e Sicilia
05 luglio, 10:38
ROMA  - Nel 2010 la spesa media mensile per famiglia è stata pari, in valori correnti, a 2.453 euro, con una variazione rispetto all'anno precedente del +0,5%. Lo comunica l'Istat nel report sui consumi delle famiglie, precisando che in termini reali la spesa risulta ferma, tenendo conto della dinamica inflazionistica (+1,5%) e dell'errore campionario.

 Nel 2010 il valore della spesa mensile per la metà delle famiglie è rimasto sotto i 2.040 euro.L'Istat precisa che rispetto al 2009 si è registrato un aumento dell'1%, mentre in termini reali il valore si conferma stabile.

 1.200 EURO DIFFERENZA SPESA TRA LOMBARDIA E SICILIA  - E' stata di circa 1.200 euro la differenza della spesa media mensile delle famiglie nel 2010 guardando al massimo divario tra le diverse Regioni d'Italia. Lo comunica l'Istat nel report annuale sui consumi delle famiglie. Lo scorso anno, infatti, la Lombardia ha registrato la spesa media mensile più elevata (2.896 euro), mentre fanalino di coda, ancora una volta, è risultata la Sicilia (1.668 euro).

CONFCOMMERCIO: A MAGGIO RALLENTA RIALZO, +1,1% ANNO  - Dopo l'incremento dell'1,9% registrato ad aprile, l'Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) rileva anche per il mese di maggio 2011 - seppur in maniera piu' contenuta - un aumento in termini tendenziali pari all'1,1%, archiviando quindi i primi due mesi consecutivi con variazioni positive sopra lo zero dall'inizio del 2010. E' quanto rende noto Confcommercio in un comunicato, precisando tuttavia che i dati grezzi degli ultimi mesi, influenzati da alcuni effetti statistici, debbono essere letti con una certa cautela anche alla luce della diminuzione (-0,1%) registrata a maggio dall'ICC in termini congiunturali. Nonostante questa flessione, la media mobile destagionalizzata mostra, comunque, un ulteriore recupero. Ma il quadro macroeconomico rimane, sottolinea Confcommercio, ancora incerto: il mercato del lavoro sembra stabilizzarsi su livelli distanti da quelli raggiunti prima della crisi, mentre le attese degli operatori industriali risultano in peggioramento per il terzo mese consecutivo, riflettendo la tendenza alla decelerazione dell'attività produttiva registrata dall'indagine rapida di Confindustria. A giugno si stima, infatti, una flessione della produzione industriale dello 0,1% rispetto a maggio ed un aumento degli ordini dello 0,3%.

La crisi si sente a tavola, allarme della Cia: Una famiglia su 3 tira la cinghia ma spende di più
Sei su dieci hanno dovuto modificare il menu’ quotidiano e oltre il 30% è obbligato, proprio a causa delle difficoltà economiche a comprare prodotti di qualità inferiore.
Roma 5 luglio 2011 - Anche a tavola la crisi fa sentire i suoi effetti negativi. Il 2010 segna un aumento in valore della spesa per il cibo (467 euro mensili a nucleo familiare contro i 461 del 2009), ma le quantita’ si riducono (-0,6%). Una famiglia su tre e’ stata costretta a “tagliare” gli acquisti alimentari, mentre sei su dieci hanno dovuto modificare il menu’ quotidiano e oltre il 30% e’ obbligato, proprio a causa delle difficolta’ economiche, a comprare prodotti di qualita’ inferiore.

Analoga la percentuale di chi si rivolge ormai esclusivamente alle “promozioni” commerciali che sono sempre piu’ frequenti soprattutto nella Grande distribuzione. E’ quanto sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori commentando i dati Istat sui consumi delle famiglie. Una tendenza che dovrebbe confermarsi anche per quest’anno, con un carrello della spesa sempre piu’ vuoto.

Sul fronte dei “tagli”, rileva un’indagine della Cia condotta a livello territoriale, si riscontra, in particolare, che, nel 2010, il 41,4% delle famiglie italiane ha ridotto gli acquisti di frutta e di verdura, il 37% quelli di pane e il 38,5% quelli di carne bovina, i cui consumi, comunque, mostrano segni di risveglio.

Se, invece, si analizza la ripartizione geografica, sostiene ancora l’indagine Cia, che l’anno scorso nelle regioni del Nord il 32% delle famiglie ha limitato gli acquisti (il 39% ha ridotto le “voci” pane e pesce); in quelle del Centro la percentuale di chi ha tagliato i consumi sale al 37% (il 38% ha ridotto il pane, il 46% il pesce, il 35% la carne bovina). Mentre nelle regioni del Sud si arriva al 49% (il 38% ha ridotto il pane e il 48% la carne bovina).

Per quanto riguarda la scelta di prodotti di qualita’ inferiore, l’orientamento delle famiglie, a livello nazionale, ha riguardato il pane per il 40,2%, la carne bovina per il 46,2%, la frutta per il 44,5%, gli ortaggi per il 39,7%, i salumi per il 32,5%. La Cia fa notare che e’ aumentata la percentuale di famiglie (10,1% del totale) che ha acquistato prodotti agroalimentari presso gli hard-discount, dove la spesa e’ a prezzi piu’ contenuti. Comunque, gli iper e i supermercati restano i punti vendita dove si ha la maggiore concentrazione degli acquisti da parte degli italiani con il 69,4%, specialmente nel Centro-Nord con punte del 75%.

Le stime della Cia per la spesa alimentare nel 2011 evidenziano consumi ancora fermi, se non addirittura in calo. In particolare, dai primi dati a disposizione si registrano, sotto il profilo della quantita’, flessioni dell’1,8% per la carne bovina, dell’1% per i prodotti ittici, dello 0,4% per gli ortaggi, dello 0,5% per i vini e gli spumanti, dell’1,4% per il pane, dell’1,5% per la pasta. Dovrebbero, invece, risultare in crescita le carni suine e i salumi (+0,7%), le carni avicole (+0,5%), la frutta (+0,8%), l’olio d’oliva (+1,8%), il latte e i suoi derivati (+0,8%).
Agi











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