martedì 5 luglio 2011

Per gli Indignatos si taglino le pensioni di nonni e padri

di Edoardo Narduzzi  
Durante le ultime elezioni amministrative hanno rappresentato la novità socio-politica della Spagna. Autoproclamatisi Indignatos, questi giovani disoccupati o mal occupati hanno iniziato a presidiare le piazze più importanti di Madrid e delle principali città spagnole per denunciare il loro futuro senza speranze.


Per mettere la politica e i suoi partiti di fronte alla realtà della loro insoddisfazione. Presto il movimento è andato oltre il confine spagnolo per aggregare, anche in Italia, situazioni analoghe di disagio giovanile. Del resto sono proprio loro i più colpiti dalla crisi nei paesi meno competitivi dell'eurozona. Giovani, che si ritrovano intrappolati in società, dove solo alcuni sono inclusi e possono beneficiare di tutti i vantaggi che il debito ha creato nei decenni trascorsi: lavori sicuri nella pubblica amministrazione a produttività «sindacale», pensioni generose per l'età dalla quale scattava il diritto al godimento, regole occupazionali molto favorevoli per chi un contratto a tempo indeterminato già lo ha. Per un po' gli Indignatos hanno sperato che la nottata passasse, poi hanno preso atto che le loro aspettative di vita non corrispondevano quasi in nulla a quanto la società potesse effettivamente offrirgli. Quindi, tutti in piazza a protestare e a far diventare tam tam mediatico il loro disagio. Ma per ottenere cosa? Nonostante tutto il futuro degli Indignatos passa per un riequilibrio intergenerazionale dei diritti e del valore prodotto dalla società. Per essere tra qualche tempo meno indignati e insofferenti devono ottenere che quelli più anziani di loro, che oggi comunque molto spesso li mantengono ancora, perdano una parte dei diritti acquisiti quando il cosiddetto welfare state è stato più generoso della capacità dell'economia di sostenerlo. Per dirla più esplicitamente, l'obiettivo degli Indignatos è sottrarre risorse a quelli che pensionati sono già o che godono di rendite nelle maglie della spesa pubblica per recuperarle in loro favore per politiche originali o non convenzionali di sviluppo. Gli Indignatos devono ottenere che le pensioni sopra una certa soglia e i salari pubblici vengano tagliati a doppia cifra, perché solo così potranno rientrare in gioco. L'ultima manovra del governo italiano va nella giusta direzione recuperando 2,2 miliardi di euro dalle pensioni superiori ai 1.400 euro mensili che sconteranno in pieno o in buona parte l'effetto dell'imposta inflazione nel biennio 2012-13. Se gli Indignatos non si faranno imprigionare dalla retorica antimercato dei sindacalisti e dei politici vari potranno ottenere le riforme che servono al loro benessere futuro.
 

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