giovedì 15 settembre 2011

Federali.mattino_15.9.11. Vendola: In questi anni abbiamo spinto le imprese - in qualunque settore produttivo dalla meccanica ai più avanzati settori dell’elettronica, all’agroalimentare, a fare i conti con la necessità di innovare, perché chi non innova è morto. Non si può competere nell’economia globale se non assumendo come bussola e come orizzonte l’innovazione di processo e di prodotto.----Il presidente degli industriali ha anche spiegato che avere uno spread a 400 punti base non e' una cosa finanziaria, ma economica: avere questo spread vuol dire che le banche non hanno piu' soldi per finanziarsi, e non hanno piu' soldi per dare a noi.

Napoli. Appalto Jacorossi, la Corte dei Conti:  «Provocati danni per 72 milioni»
Piccole imprese pugliesi 15 milioni per innovare
Marcegaglia: ''Italia senza credibilità, siamo peggio della Spagna''
In Italia la corruzione è in costante crescita. Ed è la terza fonte di danno per l'Erario



Napoli. Appalto Jacorossi, la Corte dei Conti:  «Provocati danni per 72 milioni»
Coinvolti in 26, da Bordon a Bassolino. I giudici: nessuno ha tutelato l’erario, c'era il parere contrario dello Stato
NAPOLI—Un danno erariale calcolato in circa 72 milioni di euro. Per il quale ora potrebbero rispondere, in solido, 26 tra ex amministratori della Regione Campania, un ex ministro, un ex sottosegretario e alcuni professionisti. L’atto di invito a dedurre della procura regionale campana della Corte dei Conti è stato inviato all’ex sottosegretario al lavoro Raffaele Morese; all’ex ministro dell’ambiente Willer Bordon; all’ex presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino; all’ex subcommissario per i rifiuti, Raffaele Vanoli; all’ex subcommissario per le bonifiche, Arcangelo Cesarano; al dirigente dell’area ecologia della Regione, Mario Lupacchini; agli avvocati Giuliano Percopo e Vincenzo Cocozza e agli ex assessori regionali Adriana Buffardi, Antonio Valiante, Vincenzo Aita, Gianfranco Alois, Luigi Anzalone, Teresa Armato, Ennio Cascetta, Maria Fortuna Incostante, Federico Simoncelli, Marco Di Lello, Luigi Nicolais, Rosalba Tufano, Andrea Abbamonte, Andrea Cozzolino, Gabriella Cundari, Rosa D’Amelio, Angelo Montemarano, Luigi Nocera.

Tutti avranno un mese di tempo per produrre le proprie difese e per essere ascoltati dai magistrati, pur nei diversi ruoli ricoperti al tempo dei fatti contestati. La vicenda riguarda gli appalti alla Fintermica spa (holding del gruppo Jacorossi spa) in relazione al «Piano per la gestione degli interventi di bonifica e rinaturalizzazione dei siti inquinati del litorale domizio flegreo ed agro aversano». La magistratura contabile contesta che il piano «nonostante il parere fondamentalmente negativo da parte degli uffici ministeriali e dell’Anpa riscuoteva l’adesione di varie pubbliche amministrazioni, concretizzandosi nella stipula, in data 22 maggio 2001, di apposita convenzione fra il ministero del lavoro, il ministero dell’ambiente, il commissario governativo per l’emergenza rifiuti in Campania, gli assessorati all’ambiente e al lavoro della Regione Campania. Nel suddetto atto—è scritto nel provvedimento - veniva stabilito di affidare, senza l’esecuzione di una gara ad evidenza pubblica, alla società Fintermica spa, ovvero ad una sua controllata (nello specifico Jacorossi Imprese spa) la progettazione e l’esecuzione degli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dei siti del litorale domizio flegreo e dell’agro aversano da eseguirsi tramite stabilizzazione lavorativa di 380 ex Lsu».

Una vicenda ben nota alle cronache che, oggi, torna alla ribalta, con l’intervento della Corte dei Conti, la quale, nel provvedimento, afferma senza equivoci che «sin dal primo atto è possibile individuare la gravità dell’operato delle più alte sfere istituzionali dell’epoca che hanno in maniera assolutamente superficiale proceduto a portare avanti l’affidamento dell’appalto alla Jacorossi spa in assenza dei benché minimi requisiti sostanziali per tale operazione». Insomma, i giudici contestano numerose irregolarità nell’affidamento dei lavori e addirittura tentativi di scavalcare i pareri contrari dell’avvocatura regionale e dello Stato pur di far proseguire il rapporto con l’azienda, ritenuta, peraltro, non in possesso dei requisiti per svolgere l’incarico. Si evidenzia, infatti, come «la Jacorossi non fosse in possesso dell’attestazione Soa relativa alla categoria e qualifica necessaria per realizzare i lavori de quo, acquisita solo in data 27 novembre 2003 per una classifica limitata e in data 17 novembre 2004 per la categoria VIII; anche in relazione alla capacità tecnico-organizzativa—scrive la Corte dei Conti — nessuna valutazione è stata effettuata e, come si vedrà, la Jacorossi ha fatto ricorso esclusivamente ad altre imprese della zona per svolgere l’attività contrattuale (con buona pace del divieto di ricorrere al sub appalto)».

Ma con il cronoprogramma non rispettato e alcune inadempienze che avevano generato un contenzioso con la Jacorossi, ecco che in data 22 dicembre 2007 veniva stipulato un atto aggiuntivo- transattivo con l’azienda nel quale, «oltre a riconoscere la somma di euro 21 milioni 800 mila quale risarcimento danni, prevedeva l’affidamento » alla Jacorossi «dei servizi di asporto rifiuti, bonifica e rinaturalizzazione per un importo complessivo di 141 milioni 850 mila euro oltre Iva». Quanto fa affermare alla magistratura contabile che il tutto avviene «senza assoluto ricorso ad alcuna procedura ad evidenza pubblica, sulla mera scorta di un atto transattivo che, secondo la tesi dell’avv. Percopo, poteva qualificarsi come atto aggiuntivo al contratto». La Corte dei Conti, invece, afferma che «è evidente che il contratto non potesse qualificarsi un mero atto aggiuntivo, stante, fra l’altro, la sostanziale diversità delle prestazioni richieste, non solo quantitativamente, e la sostanziale deresponsabilizzazione della Jacorossi spa». Del resto, è sottolineato nel provvedimento, si riconosceva «alla Jacorossi un corrispettivo sempre e comunque, a prescindere dalla quantità di rifiuti asportati, qualora la misura del ricavo mensile fosse inferiore a quella stabilita dal cronoprogramma». Non solo, «la scelta frettolosa di individuare, senza alcuna procedura e senza alcun controllo tecnico sulla società Jacorossi, unitamente alla incredibile circostanza di aver indicato nel contratto obblighi che la stessa struttura commissariale già sapeva di non ottemperare (l’individuazione di una piattaforma per i rifiuti e di un sito per discarica di tipo 2B, ndr), hanno inevitabilmente dato adito alla stessa Jacorossi, paradossalmente non in grado di eseguire le attività appaltate, di pretendere addirittura un risarcimento danni culminato, poi, nella soluzione transattiva». Insomma, zone d’ombra che si allargano e sulle quali ora i giudici vogliono vedere chiaro, tanto da accusare che «l’incredibile modalità di affidamento di un appalto plurimilionario alla Jacorossi spa appare evidente dalle parole rese dal sottosegretario al lavoro Raffaele Morese in sede di indagine penale, liddove, praticamente, innanzi ai pm, lo stesso dichiara di aver individuato l’impresa Jacorossi sulla base, sostanzialmente, della mera conoscenza personale!».

Il sostituto procuratore generale, Pierpaolo Grasso, che firma il provvedimento, arriva ad affermare addirittura che «il problema degli Lsu e del loro impiego era ben noto che aveva trovato tutela solo sulla carta, e ciò per effetto di una consapevole attività volta ad affidare risorse finanziarie senza alcun effettivo rispetto del fine pubblico». D’altronde, «come si può pensare di far lavorare Lsu, privi di esperienza, per la realizzazione e messa in sicurezza dei siti, semplicemente procedendo ad effettuare dei corsi di formazione»? Tra l’altro, «a ciò va rimarcato che, come emerso dall’indagine penale, le attività di smaltimento venivano svolte non dagli Lsu, bensì da imprese terze, in assoluto spregio dei divieti di subappalto». Il magistrato spiega che «si è proceduto alla stipula della convenzione senza assolutamente avere contezza di cosa fare, ma semplicemente per risolvere una problematica di carattere ‘‘politico’’. Allo stesso modo, particolarmente grave si appalesa la decisione di procedere all’approvazione della soluzione transattiva, affidando ulteriori lavori alla stessa Jacorossi spa a trattativa privata. È evidente che, infatti, le modalità di acquisizione del parere dell’avv. Percopo e, successivamente, dell’avvocato Cocozza, sono fin troppo eloquenti della assoluta volontà di procedere in ogni caso alla continuazione del rapporto con la Jacorossi. Per far ciò—continua—non si è esitato a far sì che, in soli dieci giorni, fosse assolutamente stravolto il parere giuridico fornito sul punto e fermamente, sia dell’avvocatura distrettuale dello Stato di Napoli, sia dell’avvocatura generale dello Stato, nonché dell’autorevole parere dell’avvocatura della Regione Campania».
Angelo Agrippa

Piccole imprese pugliesi 15 milioni per innovare
Quindici milioni per le piccole imprese innovative delle Puglia, le aziende capaci di trasformare la ricerca in imprese reali, dunque dotate di struttura produttiva con occupati regolarmente assunti. Così il Piano straordinario per il Lavoro in Puglia investe sull’innovazione promuovendo due interventi: un nuovo bando da 10milioni destinato alle imprese innovative già costituite e il rifinanziamento con 5milioni di euro dell’avviso destinato alle aziende innovative di nuova costituzione.
Il nuovo bando, quello da 10milioni, tuttavia si trasforma in modo significativo, diventando per la prima volta a sportello cioè aperto sino all’esaurimento delle risorse. Così la spinta all’innovazione diventa forza propulsiva per movimentare il mercato creando competitività e importanti opportunità di occupazione. Gli avvisi si rivolgono infatti alle aziende piccole (fino a 49 addetti) e piccolissime (non più di 9 addetti) con la caratteristica essenziale di essere innovative. Per definirsi tali le imprese devono dedicare a ricerca e sviluppo almeno il 15% dei costi operativi totali. Con questi avvisi sale a 15 il numero di interventi del Piano per il Lavoro e ad oltre 171,5 milioni le risorse pubbliche già impegnate sui 340milioni di euro totali.
Ma c’è un’ulteriore novità: nasce il Pia (Progetti integrati di agevolazione, da sempre destinato soprattutto alla media impresa), per le piccole aziende che avrà una dotazione di 30milioni di euro.
«Così – ha detto la vice presidente della Regione Puglia e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone – manteniamo la promessa fatta a maggio con l’uscita delle graduatorie: non solo rifinanziamo i bandi ma ne miglioriamo la struttura rendendola più adatta alle necessità delle imprese. La Puglia coglie cosi la sfida dell’innovazione e ne sfrutta le opportunità in ogni sfaccettatura perché è l’innovazione a renderci competitivi sui mercati esteri e ad offrire occupazione ai nostri cervelli altrimenti costretti ad usare le proprie qualità in un’altra regione o in un altro Paese».
«Innovare, innovare, innovare. Abbiamo dato a noi stessi una mission: quella di liberare la Puglia da un alone di marginalità rispetto ai processi di innovazione messi in atto dalle Pubbliche amministrazioni, dal sistema d’impresa, dagli attori fondamentali della società e dell’economia», ha aggiunto il presidente Vendola. «In questi anni - ha continuato - abbiamo spinto le imprese - in qualunque settore produttivo dalla meccanica ai più avanzati settori dell’elettronica, all’agroalimentare, a fare i conti con la necessità di innovare, perché chi non innova è morto. Non si può competere nell’economia globale se non assumendo come bussola e come orizzonte l’innovazione di processo e di prodotto».
14 Settembre 2011

Marcegaglia: ''Italia senza credibilità, siamo peggio della Spagna''
Perugia - (Adnkronos/Ign) - Nuovo attacco del presidente di Confindustria al Governo: ''Manovra non risolve i problemi: non c'è nulla per tornare a crescere''
Perugia, 14 set. (Adnkronos/Ign) - Boccia la Manovra perché ''non ha nulla per tornare a crescere''  e sottolinea come l'Italia sia ormai senza credibilità sui mercati, addirittura peggio della Spagna. Ad appena cinque giorni dall'invito al Governo ad 'agire o a trarre le conseguenze', il presidente degli industriali Emma Marcegaglia  torna all'attacco dell'esecutivo.
''Oggi la manovra verrà votata e diventerà legge, ma questa manovra non risolve i problemi dell'Italia, se noi continuiamo a crescere con zero, non riusciremo a fare nulla. Tornare a crescere e' essenziale e questa manovra non ha nulla per tornare a crescere", ha detto il presidente di Confindustria concludendo l'assemblea generale a Perugia.
"Anche se va bene nei saldi - ha aggiunto -, è sbagliata in molte cose perche' per il 65% e' fatta di tasse, non ha niente di strutturale, niente sulla privatizzazione e la liberalizzazione".
La presidente ha parlato poi di un "balletto piuttosto imbarazzante'', riferendosi alla circostanza che ''ci sono state varie manovre che sono durate un giorno" e questo, ha detto, "ha fatto un grave danno al paese a livello internazionale".
A cominciare dalla perdita di credibilità. ''C'è troppo pessimismo intorno all'Italia, non è accettabile essere percepiti con meno credibilità della Spagna: siamo un paese più forte della Spagna, ma sui mercati veniamo percepiti così". L'imperativo è quello di ''recuperare credibilità, qui siamo di fronte ad una caduta della credibilita' del paese''.
Il presidente degli industriali ha anche spiegato che "avere uno spread a 400 punti base non e' una cosa finanziaria, ma economica: avere questo spread vuol dire che le banche non hanno piu' soldi per finanziarsi, e non hanno piu' soldi per dare a noi".

In Italia la corruzione è in costante crescita. Ed è la terza fonte di danno per l'Erario
«Il fenomeno corruttivo, in costante crescita in Italia, si è dimostrato essersi insediato e annidato dentro le pubbliche amministrazioni e rappresenta la terza fonte di danno erariale in ordine di importanza, stando ai dati riscontrati nelle citazioni emesse dalle procure regionali nell'anno 2010 (17,7%)». È quanto ha affermato il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, nel corso di un'audizione alla I e II Commissione, alla Camera dei Deputati.
«Va evidenziato - ha chiarito - che i reati di corruzione sono caratterizzati da una rilevante difficoltà di emersione ed esiste una scarsa propensione alla denuncia, non solo perché si tratta di comportamenti che, spesso, nascono da un accordo fra corruttore e corrotto e nessuno di questi soggetti ha interesse a far scoprire il fatto ma anche perché, nell'ambiente in cui essi sorgono, anche le persone estranee al fatto, ma partecipi all'organizzazione, non dimostrano disponibilità a denunciare fenomeni di tal tipo». Tuttavia, secondo Giampaolino «è rilevante, ai fini del contrasto dei fenomeni corruttivi, l'azione del pubblico ministero contabile (la Procura generale e le Procure regionali presso la Corte dei conti) e del giudice contabile (le Sezioni giurisdizionali centrali e regionali), azione volta ad accertare la responsabilità per danno tutte le volte (ed è ciò che avviene più spesso) che, al reato corruttivo, si associa una condotta causativa di un danno al sistema di finanza pubblica (danno erariale)».

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