mercoledì 14 settembre 2011

La Cina è pronta ad aiutare l'Europa. Ecco a quali condizioni

dal corrispondente Luca Vinciguerra
SHANGHAI – La Cina è pronta ad aiutare l'Europa. Ma a due condizioni: che i Governi del Vecchio Continente riportino in equilibrio i loro conti pubblici e che Bruxelles riconosca al Dragone lo status di economia di mercato.


«Siamo convinti che i paesi dell'Unione Europea saranno capaci di superare le loro difficoltà economiche e finanziarie, e quindi siamo pronti a espandere i nostri investimenti in Europa», ha detto Wen Jiabao, oggi a Dalian inaugurando i lavori della versione cinese del World Economic Forum.

«I paesi sviluppati, però, dovranno promuovere politiche fiscali e monetarie responsabili, in modo da rimettere in ordine dentro loro case», ha ammonito il premier cinese, senza specificare tipologia, modalità e tempi dei futuri investimenti cinesi in Europa. Il messaggio del Dragone all'Italia e agli paesi dell'Eurozona alle prese con una crisi debitoria senza precedenti è inequivocabile: sebbene stia seduta su qualcosa come 3.200 miliardi di dollari di riserve valutarie, Pechino non è disposta a fare scommesse al buio acquistando a mani basse porzioni del debito sovrano delle nazioni a corto di ossigeno.
Un messaggio inviato già nel 2010, quando il Dragone scese in campo per sostenere prima la Grecia e poi il Portogallo sull'orlo del default. Ma che però – sostiene a Pechino il "partito" dei contrari all'operazione di soccorso cinese in Europa ritenuta eccessivamente rischiosa - non fu debitamente ascoltato dai governi interessati. Lo dimostra il fatto che, diciotto mesi il lancio di quel provvidenziale salvagente, Atene si ritrova comunque sull'orlo del baratro.

Nonostante il fallimento dell'operazione greca, la Cina è comunque pronta a lanciare un altro salvagente ai paesi europei che annaspano nelle paludi del debito. «Dobbiamo assolutamente evitare che la crisi debitoria si allarghi all'interno dell'Unione Europea», ha aggiunto Wen Jiabao.
Ma l'intervento del cavaliere bianco cinese non sarà disinteressato. Pechino, infatti, ha due buoni motivi per non abbandonare l'Europa al suo destino. Il primo è di carattere economico. La UE è il primo partner commerciale della Cina. E se il Vecchio Continente schiacciato dalla crisi dovesse ridurre drasticamente i propri consumi, per le aziende manifatturiere export oriented (che sono a tutt'oggi la spina dorsale dell'economia cinese) sarebbero guai seri.

Il secondo è di carattere politico. Sostenendo i paesi deboli dell'Eurozona nel bel mezzo della crisi, la Cina stacca una cambiale in bianco. "Ci auguriamo che i dirigenti europei prendano decisioni importanti che dimostrino una visione strategica delle loro relazioni con la Cina" ha affermato Wen Jiabao.
Tradotto in soldoni, Pechino chiede all'Unione Europea di riconoscerle subito lo status di economia di mercato. Secondo quanto previsto dagli accordi Wto, il tanto agognato riconoscimento dovrebbe arrivare nel 2016. Ma il Dragone vuole stringere i tempi. "Sarebbe il modo giusto di trattare un amico" ha concluso Wen facendo tintinnare all'orecchio dell'Europa il suo ricco portamonete.
 14 settembre 2011
 

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