martedì 13 settembre 2011

Vaticano: come risolvere il problema Berlusconi

di Massimo Franco – 13 settembre 2011
Pubblicato in: Gran Bretagna
Traduzione di ItaliaDallEstero.info
[Articolo originale "The Vatican: how to solve a problem like Berlusconi" di Massimo Franco]


Silenziosamente e con cautela, il Vaticano sta cercando di prendere le distanze da Silvio Berlusconi. Ma non sarà facile. Per più di 15 anni l’attuale Presidente del Consiglio è stato una figura immancabile della Chiesa cattolica: il leader di una forte maggioranza parlamentare e un difensore pubblico dei valori morali, sebbene la sua condotta privata sia stata, ad essere onesti, molto contradditoria. Ma ora che la crisi economica sta divorando la società italiana, la Santa Sede sta cercando nuovi rappresentanti politici – e sta cercando di dimostrare che i legami con Berlusconi non sono così forti come alcuni avrebbero pensato.

Ma perché il Vaticano ha sostenuto o non è stato in grado di opporsi a Berlusconi in passato? Per una serie di motivi sia politici sia storici. Prima di tutto, il “Cavaliere”, così come viene chiamato, non doveva nulla alla Chiesa. Nel 1994 vinse per la prima volta le elezioni, nonostante il Vaticano e i vescovi italiani sostenessero il Partito Popolare. La Chiesa sottovalutò la sua potenza e pensò che sarebbe stata una meteora nell’orizzonte italiano. E cercò in seguito di “convertirlo”, con dei risultati alquanto discutibili.

Berlusconi stava per diventare il nuovo cardine del sistema politico, in un paese liberato dai fantasmi della guerra fredda e dall’influenza elettorale del Vaticano. Gli elettori laici non avevano più la necessità di premiare i Cristiano Democratici per evitare che il comunismo arrivasse al potere. Ma non ci fu un passaggio verso la sinistra. Piuttosto si spostarono verso la destra, verso Berlusconi, sorprendendo anche i vescovi italiani. Confermarono così un principio non scritto: l’avversario ideologico della Democrazia Cristiana era da sempre la sinistra, ma la vera opposizione era una “maggioranza silenziosa” di elettori conservatori, ora desiderosi di esprimere con libertà le loro reali preferenze.

Da quel momento in poi, il problema del Vaticano fu quello di trovare una nuova coalizione a favore della chiesa in grado di resistere alla trasformazione laica del paese, così come accadde nella Spagna di Zapatero. E Berlusconi si presentò come il difensore dei valori cristiani. La sua condotta privata veniva sicuramente considerata una bagatella dalla Santa Sede, paragonata all’atteggiamento della sinistra, da sempre visto come l’avversario secolare per antonomasia. Vero o no, questa percezione ha permesso a Berlusconi di diventare il “leader della cristianità” italiana e degli elettori moderati.

Questo spiega perché quando scoppiarono gli scandali sulle sue presunte relazioni con ragazze più giovani o con presunte prostitute, il Vaticano non si pronunciò. E i vescovi italiani si pronunciarono in maniera molto cauta a criticare lo stile di vita di Berlusconi.

L’ipotesi – e per alcuni cattolici l’alibi – è che non c’era e non c’è tuttora una coalizione politica alternativa. Abbastanza vero: infatti la debolezza della sinistra italiana è stata il maggiore alleato del “Cavaliere”. Ma ora la sua luce si sta esaurendo. A maggio ha perso le elezioni regionali. E ora la crisi economica, sottovaluatata e ignorata dal suo governo per molto tempo, sta distruggendo la sua credibilità – e peggio, rischia di distruggere la società italiana.

Per questo i vescovi italiani stanno cercando di prendere le distanze da lui, ma non dalla maggioranza del centro-destra. E aspettano ancora un passaggio all’era post-berlusconiana; aspettando una nuova classe politica che emerga da una “società civile cattolica”.

Ma il Cavaliere è un maestro nell’arte della sopravvivenza. Nonostante il suo declino sia ovvio e tangibile, cercherà di resistere. Sa benissimo che chiunque stia scommettendo sulla sua fine politica, tra cui anche una parte della Chiesa cattolica, non ha nessuna soluzione a portata di mano. Berlusconi non ha solo dato forma alla sua coalizione, ma all’intero sistema politico italiano.

Il Vaticano di oggi è, se non un associato alla sua rete di potere, un’istituzione non ancora pronta ad offrire un nuovo modello per la ripresa dell’Italia; per di più, scisso internamente. Fino a questo momento la Chiesa si è dimostrata parte della crisi italiana. La sua difesa forte e pregevole per l’unità nazionale e l’instacabile invito a ristabilire i valori morali non è sufficiente a ribaltare queste impressioni. Così, la ricerca di nuovi leader politici è destinata ad esporre la gerarchia cattolica a tensioni sempre più forti. Liberarsi di Berlusconi non sarà facile nemmeno per il Vaticano.
http://italiadallestero.info/archives/12227
 

Nessun commento: