martedì 13 settembre 2011

La spaccatura dell'euro costerebbe alla Germania il 25% del pil cioè più del salvataggio di Grecia, Irlanda e Portogallo messi insieme. Ecco perché anche la Germania è oggi nell'impasse.

Allo studio in Germania il fallimento della Grecia
Pierluigi Magnaschi  


Le improvvise dimissioni, venerdì scorso, dal consiglio della Banca centrale europea (Bce) del suo capo economista, il tedesco Jürgen Stark, ha creato un pesante shock psicologico sul dossier dell'euro e, in genere, sui mercati finanziari. Stark non è un personaggio qualsiasi. Non a caso, negli anni 1990, Stark si presentava in questo modo: «Stark wie die Mark», forte come il marco. Un economista di questo tipo, interpreta i sentimenti profondi dei tedeschi che hanno fatto enormi sacrifici per assorbire, in un solo ventennio, la Germania dell'Est che era un paese economicamente morto, con una popolazione disabituata a impegnarsi economicamente, sopraffatta com'è stata, per mezzo secolo, da un comunismo devastante (il più duro fra tutti quelli adottati dai paesi satelliti dell'Urss) e che aveva collettivizzato tutto e irreggimentato la società. Per questi tedeschi è impossibile concepire un paese come la Grecia che ha a lungo, e impunemente, truccato la sua contabilità nazionale ed è altrettanto impensabile pensare che l'Italia, dopo 150 anni di sforzi, non sia ancora riuscita a unificare economicamente il Paese. Ecco perché in Germania, anche nei livelli alti, e non solo in quelli popolari, sta crescendo un sentimento di rivalsa contro coloro, persone o paesi, che, pur facendo parte di un gruppo, non ne praticano le regole. Il commissario europeo dell'energia, il tedesco Günther Oettinger, ha proposto che dalla sede del palazzo della Ue a Bruxelles siano tolte le bandiere dei paesi che non sanno tenere i conti decentemente in ordine, a partire (da subito) da quella della Grecia. Il settimanale Der Spiegel ha detto che i collaboratori del ministro delle finanze tedesco stanno studiando due ipotesi. Una, prevede il mantenimento dell'euro anche per la Grecia. Il secondo scenario prevede il ritorno alla dracma. Entrambi i percorsi comporterebbero grandi sacrifici anche perché il fallimento della Grecia potrebbe comportare effetti a catena. L'Ubs ha fatto uno studio per valutare gli effetti sulla Germania dell'affossamento dell'euro o della sua fuoriuscita unilaterale. Il marco, in pochi giorni, si rivaluterebbe del 40%. I bilanci delle maggiori banche tedesche (che sono piene di titoli di altri paesi dell'eurozona) riceverebbero un brutto colpo. Le industrie esportatrici tedesche (che sono quelle che alimentano la forza economica di questo paese) si troverebbero in grosse difficoltà a mantenere le posizioni acquisite. Insomma, la spaccatura dell'euro costerebbe alla Germania il 25% del pil cioè più del salvataggio di Grecia, Irlanda e Portogallo messi insieme. Ecco perché anche la Germania è oggi nell'impasse.

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