martedì 13 settembre 2011

Se fossi nato in Centro Italia, mi sentirei trattato dalla politica e dai media come peggio di una marionetta idiota: perche' quando servo alla padania, sono immediatamente aggregato alle statistiche del mitico centro-nord, quando – invece – non servo alla padania, o son di peso, immediatamente relegato con i famigerati terroni. Ma infine, che cazzo sarei, se fossi nato nel Centro Italia? Per i padani e' chiaro: uno stronzo di numeretto da utilizzare a piacimento. Cosi' quadra.

I fallimenti tornano a salire dopo due trimestri con il segno meno


La crisi continua a piegare le imprese italiane e, dopo il manifatturiero, comincia a colpire anche edilia e terziario. Le aree più critiche sono quelle Centro-Sud. Lo scenario è tratteggiato dall'Osservatorio crisi d'impresa Cerved group che rileva come nel secondo trimestre del 2011 si contano in Italia circa 3.400 fallimenti, pari a un aumento del 13,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Dopo la frenata osservata tra la fine del 2010 e gli inizi del 2011, i fallimenti, sottolinea il Cerved, segnano decisamente un'inversione di tendenza: dopo due trimestri consecutivi con il segno meno i dati su base destagionalizzata sottolineano un aumento dell'8,8% sui tre mesi precedenti.

I casi di bancarotta dei primi sei mesi dell'anno toccano, prosegue l'istituto di analisi delle imprese, quota 6.400, +10,3% rispetto allo stesso periodo del 2010: soffrono soprattuto le società di capitale, tra le quali il fenomeno prosegue a ritmi maggiori se paragonati a quelli osservati tra le società di persone (+12,8% contro +3,5%) e nelle altre forme giuridiche (+5,7%). I dati relativi ai bilanci delle societá di capitale indicano che a fallire sono soprattutto imprese che tre anni prima della procedura non avevano depositato il proprio bilancio (circa un terzo del totale) oppure aziende di piccola dimensione (il 44% di quelle fallite nel primo semestre aveva meno di due milioni di euro di attivo).

Se nel 2009 e nel 2010 la corsa dei fallimenti veniva guidata dall'aumento dei default delle imprese manifatturiere e, in un secondo luogo da quelle attive nell'edilizia, nel corso del 2011, rileva il Cerved, il fenomeno sta cambiando rotta.

L'industria, pur rimanendo il comparto con la frequenza di fallimenti maggiore (insolvency ratio pari a 21,8 nel primo semestre 2011), evidenzia un calo del 2,1 % rispetto allo stesso periodo del 2010; in crescita invece il settore delle costruzioni (+7,1%), anche se a un ritmo inferiore rispetto a quello osservato nell'intera economia, mentre crescono a ritmi elevati i casi nel terziario (+16,4%). Nei primi sei mesi del 2011 i casi di default sono cresciuti in misura maggiore nel Centro-Sud (registrando un aumento dell'11,1%) rispetto al resto del Paese (+10,3% nel Nord Ovest e +8,7% nel Nord Est). Il dato è particolarmente influenzato dagli incrementi osservati in Molise (+93%), nel Lazio (+32%), in Puglia (+23%), in Sardegna (+18%) e in Campania (+17%). Il Nord-Est, a differenza di quanto osservato l'anno scorso, fa registrare una crescita delle procedure fallimentari più contenuta (+8,7%) grazie soprattutto al calo osservato in Veneto (-1,5%), mentre l'Emilia-Romagna e il Friuli continuano a soffrire, evidenziando rispettivamente un aumento del 22% e del 18%.

I dati dell'Osservatorio indicano tuttavia che nel primo semestre 2011 le regioni con la maggiore frequenza di fallimenti sono: la Lombardia (insolvency ratio pari a 15,6), il Friuli (14,1), le Marche (13,4) e, nonostante il calo registrato, il Veneto (12,4).
 

Nessun commento: