mercoledì 19 ottobre 2011

Federali.mattino_19.10.11. Tango Sette, Ferrovie, Unicredit e stronzi: tutta roba padana----Ci sono anche due vicentini e altrettanti trevigiani tra le trentuno persone denunciate per contrabbando dalla Guardia di Finanza di Siena che, nel corso dell’operazione «Tango Sette» ha sequestrato sedici aeromobili ultraleggeri del valore stimato di 1,6 milioni di euro perchè illecitamente importati dalla Repubblica di San Marino, con un'evasione Iva ingente, stimata attorno ai 320mila euro.----Le attivita' internazionali di Ferrovie dello Stato Italiane contribuiranno per circa 1 miliardo di euro al fatturato 2011 del Gruppo.----Milano, padania. Proprio l’artificioso travestimento in «dividendi» di quelli che in realtà erano «interessi», dunque, secondo l'indagine del procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha generato a beneficio di Unicredit l’illecito enorme risparmio d’imposte Ires e Irap: al fisco italiano sarebbero così stati sottratti 745 milioni di euro di imponibile nelle dichiarazioni relative al 2007 e 2008 di Unicredit Corporate Banking spa e Unicredit Banca spa, e in quelle del 2008 di Unicredit Banca di Roma spa.---- Milano, padania - Tosi è uno stronzo. Così il leader della Lega Umberto Bossi, accompagnando la frase con il dito medio, risponde alle parole di Flavio Tosi sul «voltastomaco» di alcuni deputati leghisti.

Napoli. 99 Posse, «lectio» all'Università
Milano, padania. Regione: «I tagli decisi dal governo avranno un impatto enorme sul bilancio»
Milano, padania. Sequestrati 245 milioni a Unicredit
Milano, padania. Bossi attacca Tosi: «È uno str...
Firenze. Evade il fisco per oltre 2 milioni
Poveri per il Fisco, ma con l'aereo di lusso
Parma, padania. A volte ritornano: "cervelli" italiani dall'estero in Italia per fare ricerca alla Chiesi
Fs: da attivita' estere 1 mld fatturato
S&P taglia il rating di 24 banche italiane
Non salvare Atene mette a rischio la tripla A nel cuore di Eurolandia
Financial Times: «Incrociamo le dita e aspettiamo che gli italiani caccino Berlusconi»»


Napoli. 99 Posse, «lectio» all'Università
Il nuovo disco alla Run radio del Suor Orsola
NAPOLI - 99 Posse on air: mercoledì 19 ottobre, a partire dalle 12, la band presenterà il nuovo disco «Cattivi Guagliuni», alla R.U.N Radio, emittente online dell'università Suor Orsola Benincasa di Napoli. L'album in uscita nei circuiti discografici dal 25 ottobre contiene 15 nuove tracce dai ritmi raggae, hardcore punk e hip hop. Nel disco non mancano le collaborazioni eccellenti: da Caparezza a Valerio Jovine fino a Daniele Sepe. La presentazione sarà condotta da Antonio D'Amore, direttore artistico di Run Radio e da Michelangelo Iossa, critico musicale e docente di Linguaggio della musica all’Università Suor Orsola Benincasa. Ma ci sarà anche spazio per il pubblico che avrà l'opportunità di interagire attraverso i canali mediatici dell'ateneo.

Milano, padania. Regione: «I tagli decisi dal governo avranno un impatto enorme sul bilancio»
L'assessore alle Finanze prevede forti difficoltà nella spesa 2012 soprattutto per il trasporto pubblico
MILANO - La Regione prevede di avere forti difficoltà per le spese del bilancio 2012. I tagli decisi dalle ultime manovre del governo rendono al momento difficile prevedere la copertura di tutti gli stanziamenti obbligatori per il prossimo anno. A spiegarlo è stato l'assessore alle Finanze, Romano Colozzi, al termine di una riunione di maggioranza al Pirellone proprio per una prima analisi del bilancio di previsione. Colozzi, che era affiancato dal presidente Roberto Formigoni, ha ricordato che già per effetto della prima manovra nel bilancio del 2011 la Lombardia subì un taglio di 1,1 miliardi di trasferimenti, con il tetto di stabilità (la spesa massima annuale) a 4,5 miliardi nel 2010.
I TAGLI Nel 2011 questo tetto è sceso a 3,8 miliardi, con la previsione di un'ulteriore diminuzione a 3,4 miliardi nel 2012. «Il risultato - ha osservato l'assessore regionale - è di un taglio complessivo di 1,5 miliardi di trasferimenti dallo Stato. Cifre che in un bilancio di 3,5/4 miliardi hanno un impatto enorme». Capitoli scoperti sono soprattutto il trasporto pubblico locale e la spesa sociale, su cui sono in corso trattative col governo, per recuperare le risorse. Mentre la capacità di investimento della Regione potrebbe passare dai 450 milioni del 2011 a un massimo di 330 milioni (-30%) nel 2012.
FORMIGONI - La Regione predisporrà un suo provvedimento a sostegno della ripresa. È questa una delle misure caldeggiate dal presidente Roberto Formigoni: «Dopo il duro contraccolpo dei tagli nazionali - ha assicurato Formigoni -, parte la riscossa. Lavoriamo perchè i cittadini lombardi subiscano il meno possibile questi tagli e possano vedere una prospettiva di sviluppo».
L'OPPOSIZIONE: «Siamo giunti al punto di vedere la Regione Lombardia lamentarsi di non poter nemmeno affrontare le spese obbligatorie. Lega e Pdl ci facciano il piacere di non parlare più di federalismo, che è ormai morto e sepolto». Lo ha dichiarato il capogruppo del Pd Luca Gaffuri.

Milano, padania. Sequestrati 245 milioni a Unicredit
Interessi «travestiti» da «dividendi» nella maxi frode fiscale organizzata con Barclays: Profumo indagato
MILANO - Il Tribunale di Milano ha sequestrato 245 milioni di euro a Unicredit spa con un provvedimento che, per la prima volta in Italia, li quantifica come profitto di una colossale frode fiscale che nel 2007 e 2008 la banca guidata da Alessandro Profumo è accusata di aver attuato attraverso una complessa operazione propostale dall’inglese Barclays, seconda banca al mondo.

LA PERQUISIZIONE - La costruzione finanziaria, stando alla lettura che la Procura offre degli esiti della perquisizione operata il 12 giugno 2009 nei server informatici di Unicredit dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano, sarebbe stata finalizzata a far credere che Unicredit stesse investendo in un contratto di «pronti contro termine» su «strumenti partecipativi di capitale», quando invece con Barclays tutto sarebbe stato in partenza costruito e concordato a tavolino perché Unicredit in realtà facesse un investimento in un deposito interbancario presso Barclays. La differenza è cruciale perché, mentre Unicredit avrebbe dovuto pagare le tasse sul 100% degli «interessi» di un deposito interbancario, in base alla normativa fiscale italiana ha invece potuto pagare soltanto il 5% sui «dividendi» dell’apparente operazione «pronti contro termine», perché per legge essi sono appunto deducibili al 95%.

DANNO AL FISCO ITALIANO - Proprio l’artificioso travestimento in «dividendi» di quelli che in realtà erano «interessi», dunque, secondo l'indagine del procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha generato a beneficio di Unicredit l’illecito enorme risparmio d’imposte Ires e Irap: al fisco italiano sarebbero così stati sottratti 745 milioni di euro di imponibile nelle dichiarazioni relative al 2007 e 2008 di Unicredit Corporate Banking spa e Unicredit Banca spa, e in quelle del 2008 di Unicredit Banca di Roma spa. Il giudice delle indagini preliminari Luigi Varanelli, accogliendo la richiesta della Procura, ha calcolato in 245 milioni di euro il profitto per Unicredit corrispondente al danno per l’Erario, e a fini di confisca ne ha autorizzato il sequestro preventivo, eseguito in Banca d’Italia sul conto di corrispondenza di Unicredit. L'istituto — come le molte altre banche e assicurazioni italiane che utilizzarono i pacchetti proposti da Barclays e Deutsche Bank, che ora potrebbero subìre analoghe ripercussioni se l’inedito provvedimento di sequestro dovesse reggere al ricorso difensivo al Tribunale del Riesame — prospetta l’irrilevanza penale e argomenta la liceità tributaria di queste operazioni, che inquadra nella categoria dell’«ottimizzazione fiscale» in arbitraggi tra giurisdizioni differenti a caccia dello scalino fiscale più favorevole nei vari Stati.

GLI INDAGATI - Il suo amministratore delegato dell’epoca, il banchiere Alessandro Profumo, è però intanto indagato per l’ipotesi di reato di «dichiarazione fiscale fraudolenta mediante altri artifici» (da 18 mesi a 6 anni di pena) per aver dato il via libera, con la propria sigla, alle richieste di approvazione della complessa operazione indirizzategli dagli uffici specializzati del suo gruppo, nei quali sono pure indagate altre 16 persone, compresi gli allora responsabili in Unicredit spa dell’area Finanza (Luciano Tuzzi), dell’area Affari fiscali (Patrizio Braccioni) e della Direzione Programmazione-finanza-amministrazione (Ranieri De Marchis). Altri tre indagati appartengono invece alla banca inglese proponente l’operazione, Barclays, e tra essi c’è anche Rupack Chandra, vicepresidente dell’area Finanza strutturata.
Luigi Ferrarella

Milano, padania. Bossi attacca Tosi: «È uno str...
Ha portato i fascisti nella Lega»
Con il dito medio risponde alle parole del sindaco di Verona sul «voltastomaco» di alcuni deputati leghisti
MILANO - «Tosi è uno stronzo». Così il leader della Lega Umberto Bossi, accompagnando la frase con il dito medio, risponde alle parole di Flavio Tosi sul «voltastomaco» di alcuni deputati leghisti. «Tosi è uno che ha portato nella Lega un sacco di fascisti, cosa che non potrà essere sopportata per molto», aggiunge. «Abbiamo altri progetti» rincara. E a chi gli chiede se dunque sia d'accordo con il figlio Renzo («Chi è in disaccordo con progetto vada altrove»), risponde: «Certo».

TOSI - La dura reazione di Bossi è arrivata dopo che il sindaco di Verona a La zanzara di Radio 24 aveva dichiarato senza pudori: «Molti deputati in certe votazioni hanno avuto il voltastomaco». Rispetto alla circolare «bavaglio» il primo cittadino leghista osservava: «Non riguarda me ed esprimo quello che penso e pensano molti dirigenti al governo. Chi sta a Roma ha ruoli di governo in Parlamento ed è chiaro che per lealtà istituzionale al presidente del Consiglio non può dire quello che pensa di Berlusconi. Ma io ho la fortuna di essere sindaco, un ruolo più basso ed esprimo ciò che penso».

Firenze. Evade il fisco per oltre 2 milioni
 Ma prende l'assegno di maternità
FIRENZE - Imprenditore di 41 anni si era finto povero
Firenze, 18 ottobre 2011 - Incassi non contabilizzati per 1,9 milione di euro, IVA e IRAP non versate per oltre  180mila euro. Questo è l’esito di una serie di accertamenti fiscali svolti dalle fiamme gialle di Castelfiorentino nei confronti di un imprenditore edile (41enne), residente nel menzionato comune della Valdelsa ed originario del Marocco.
Ristrutturazioni di abitazioni e intermediazioni nella vendita di immobili; queste sono le attività poste in essere in completa evasione tra il 2007 e il 2009. L’unico documento fiscale rinvenuto è stata una fattura di  132mila euro (risultata falsa) contabilizzata da una società immobiliare di Castelfiorentino.
Mancando ogni tipo di documentazione obbligatoria ai fini fiscali e contabili, i finanzieri di Castelfiorentino hanno ricostruito il volume d’affari della ditta facendo ricorso: alla documentazione extracontabile rinvenuta presso la sede della ditta; alle indagini finanziarie, che hanno interessato 8 diversi conti correnti accesi presso 7 istituti bancari.
Gli accertamenti hanno permesso di constatare che in 3 anni il cittadino marocchino ha fatto confluire sui suoi conti bancari un consistente volume di incassi, pari a oltre 1,9 milioni di euro.
Le ulteriori indagini sul soggetto hanno anche accertato che nel 2010 la moglie dell’imprenditore è stata beneficiaria, da parte del comune di Castelfiorentino, di un assegno di maternità, pari a 1.556 euro, per la nascita di una figlia.
 L’imprenditore aveva presentato una Dichiarazione Sostitutiva Unica, idonea per attestare l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, che per l’anno 2009 ha evidenziato un patrimonio di 25.430 euro. Gli accertamenti, in realtà, hanno fatto emergere per la citata annualità un reddito complessivo di 669.000 euro, ben oltre il limite previsto beneficiare dell’assegnazione dell’assegno di maternità (32.440 euro). Il fatto è stato segnalato all’Ente erogatore al fine di recuperare la somma illecitamente percepita dalla donna.
L’uomo è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria fiorentina per il reato di omessa dichiarazione (art. 5 Dlgs 74/2000), occultamento di scritture contabili (art. 10 Dlgs 74/2000) ed emissione di fatture per operazioni inesistenti (art. 8 Dlgs 74/2000). Denunciato anche il titolare dell’impresa che ha contabilizzato la sopramenzionata fattura falsa.
L’A.G. ha disposto il sequestro per equivalente di un appartamento ed un terreno, ubicati nel comune di Castelfiorentino e di proprietà dell'imprenditore, per un valore complessivo di mercato pari a 141.500euro.

Poveri per il Fisco, ma con l'aereo di lusso
Due vicentini denunciati dalla Finanza
L'accusa è contrabbando. Sequestrati 16 ultraleggeri per 1,6 milioni di euro. Evasione di 320 mila euro. Trentuno le persone denunciate, tra questi anche due trevigiani
SIENA - Dichiaravano al fisco poche migliaia di euro di reddito annuo ma possedevano un aereo del valore di circa 100 mila euro: un ultraleggero comprato esente Iva, quindi con uno sconto del 20%, ed intestato ad una società di San Marino che lo immatricolava sul posto, così che i reali proprietari potessero occultare al Fisco italiano il possesso del bene di lusso. Ci sono anche due vicentini e altrettanti trevigiani tra le trentuno persone denunciate per contrabbando dalla Guardia di Finanza di Siena che, nel corso dell’operazione «Tango Sette» ha sequestrato sedici aeromobili ultraleggeri del valore stimato di 1,6 milioni di euro perchè illecitamente importati dalla Repubblica di San Marino, con un'evasione Iva ingente, stimata attorno ai 320mila euro.
I vicentini sono un 71enne residente a Bassano del Grappa e un 43enne di Cartigliano: secondo i finanzieri avrebbero acquistato un ultraleggero nel 2006 rispettivamente per 80mila e 70mila euro. Uno «sfizio» che ora costerà loro molto caro: non solo per la denuncia e perché potrebbero vederselo sequestrare ma anche perché saranno chiamati a regolarizzare la loro posizione con il Fisco italiano. L’indagine della Fiamme Gialle battezzata «Tango Sette», da «T7», la sigla che contrassegna gli ultraleggeri immatricolati a San Marino, è cominciata nel luglio del 2010 monitorando due piccoli imprenditori senesi non certo benestanti sulla carta ma di fatto con la disponibilità di un ultraleggero.
I documenti di pagamento a società finanziarie di San Marino, trovati nei rispettivi appartamenti dei due, hanno svelato il perché di questa sproporzione tra reddito e avere, e hanno provato i reati di contrabbando ed evasione di Iva all'esportazione. Concentrandosi sulle società da cui gli indagati toscani avevano acquistato i velivoli, in seguito alla perquisizione della sede di una di queste, a Fidenza, sono stati trovati altri 17 aerei acquistati con lo stesso metodo: nei confronti dei proprietari sono stati emessi gli avvisi di garanzia e sono stati sequestrati i nove aeromobili ancora trovati nella loro disponibilità.
Benedetta Centin

Parma, padania. A volte ritornano: "cervelli" italiani dall'estero in Italia per fare ricerca alla Chiesi
Tornano in Italia per fare ricerca. E' l’inedito percorso che hanno realizzato 36 ricercatori impiegati nelle fila del gruppo farmaceutico Chiesi. Sono tossicologi, biologi, medici con esperienze all’estero il cui lavoro viene ora valorizzato in un’azienda che investe il 14,8% del suo fatturato in ricerca (150 milioni di euro, erano 71 milioni nel 2005) ed è impegnata nella ricerca di farmaci per le malattie respiratorie e le malattie rare.
«Il nostro obiettivo è quello di produrre farmaci più efficienti, più sicuri e anche un pò meno costosi – afferma Andrea Chiesi, direttore del segmento R&S dell’azienda – . Abbiamo recentemente inaugurato il polo scientifico di Parma, realizzato con un investimento di 90 milioni di euro e in quell'occasione abbiamo chiesto al ministro della Salute, Ferruccio Fazio, di poter avere più certezza e velocità nelle procedure regolative dei farmaci».
L'Italia, fa sapere Chiesi, deve rispondere ad una normativa regolatoria molto «restrittiva», più di quanto non sia in Paesi come Belgio e Polonia, quindi «i costi di produzione - aggiunge Chiesi – da noi sono più alti».
Nel gruppo sono impegnati 296 ricercatori, di cui il 63,5% è rappresentato da donne e il 30% del personale ha meno di 35 anni.
«E' significativo come un gruppo privato – sottolinea il senatore del Pd, Ignazio Marino – da solo, investa una quota pari al 20% di quelle che sono le risorse complessive messe a disposizione dal Ministero della Salute, pari a 800 milioni di euro. Questo fa capire quanto sia grande la difficoltà a credere nella ricerca in Italia».

Fs: da attivita' estere 1 mld fatturato
Solo da controllate Germania e Francia 900 mln
18 ottobre, 13:00
(ANSA) - ROMA, 18 OTT - Le attivita' internazionali di Ferrovie dello Stato Italiane contribuiranno per circa 1 miliardo di euro al fatturato 2011 del Gruppo. Lo ha detto l'amministratore delegato Mauro Moretti, precisando che solo le controllate tedesche e francesi valgono circa 900 milioni.
Moretti ha anche detto che Fs e' molto interessata ai piani di sviluppo in India dove in particolare e' in corsa, insieme a Tata come socio, per la ricostruzione della stazione di New Delhi.

S&P taglia il rating di 24 banche italiane
Tra gli istituti interessati Mps, Banco Popolare e Ubi
MILANO - Nuovo giudizio negativo di Standard and Poor's sul sistema finanziario italiano. L'agenzia ha tagliato il rating di 24 banche e istituzioni finanziarie italiane a causa dei rischi sull'economia e il debito sovrano. Tra gli istituti cui è stato abbassata la valutazione ci sono Mps, Ubi e Banco Popolare. Confermati i rating di altre 19 banche fra cui Intesa Sanpaolo e Unicredit, sulle quali il giudizio di S&P era già stato dato a metà settembre.
Redazione online
18 ottobre 2011 18:23

Non salvare Atene mette a rischio la tripla A nel cuore di Eurolandia
di Vittorio Da Rold
A fine gennaio 2010 il neo premier greco George Papandreou chiese con i suoi modi gentili 9 miliardi di euro di prestiti straordinari al vertice del Wef in Svizzera per salvare il paese mediterraneo che rischiava di diventare la Lemahn Brother dell'Egeo. Gli fu risposto picche da partner infastiditi e preoccupati solo dei problemi interni. Anche l'ex direttore generale del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn sostenne la causa greca, sinceramente preoccupato di estinguere sul nascere il propagarsi dell'incendio.
Oggi Atene (che ammette le sue colpe) può dire di aver avuto ragione a lanciare l'allarme. Il contagio del debito greco da 357 miliardi di euro, cinque volte quello argentino del 2001, si sta estendendo, ha continuato a restare un elemento di contagio e ad erodere le fondamenta della credibilità dell'eurozona.
A conferma dei rischi di contagio della crisi sui debiti dell'area euro, ora a finire sotto i riflettori è la Francia, seconda maggiore economia dell'unione valutaria: Moody's ha avvertito che nei mesi a venire terrà sotto esame le prospettive stabili che continua ad assegnare al rating del paese - che resta fermo alla tripla A, il livello più elevato - rilevando una serie di fattori che mettono sotto pressione la posizione di bilancio del paese. Una visione eccentrica di Moody's? Un attacco speculativo contro Nicolas Sarkozy? Non proprio visti che sono in molti a chiedersi che fine faranno i rating tripla A europei. A lanciare l'avvertimento sono stati anche gli economisti Jeorg Kraemer di Commerzbank e Thorsten Polleit di Barclays Capital Deutschland, secondo quanto ha riportato il quotidiano finanziario tedesco Handelsblatt. Kraemer sostiene che i nuovi pacchetti di salvataggio per i paesi in difficoltà (leggi Grecia) peseranno sulla Francia, il cui rating potrebbe essere abbassato nelle prossime settimane da Standard & Poor's. A pesare sul debito pubblico anche i problemi di capitalizzazione delle banche d'Oltralpe. Polleit vede rischi anche per la Germania: gli aiuti «potrebbero peggiorare il debito mettendo in dubbio la tripla A tedesca». Anche Deutsche Bank vede un «rischio serio» per il rating della Francia che sotto elezioni potrebbe essere messo in prospettiva negativa entro fine anno per il calo della crescita (+0,3% nel 2012, sotto all'1,4% previsto dall'Fmi).
Anche l'Austria rischia. Il vice governatore della Banca centrale austriaca, Wolfgang Duchatczek, ieri ha detto che le banche austriache potrebbero necessitare, a causa della svalutazione di bond sovrani a prezzi di mercato, di iniezione di nuove risorse fino a 4 miliardi di euro. Il nuovo aiuto farebbe aumentare il debito pubblico austriaco dai previsti 217,3 miliardi a 221 miliardi, cioè dal 71,9% del Pil al 73,2%. Questo non dovrebbe – secondo gli analisti locali – portare a un cambiamento di rating di Vienna oggi tripla A, ma potrebbe modificarne l'outlook. Uno studio di Nomura Securities prevede che in caso di haircut dell'80% (ipotesi remota), le banche dell'Eurozona perderebbero 63 miliardi di euro, con le istituzioni tedesche e francesi in perdita di 9 e 16 miliardi di euro rispettivamente. La Bce dovrebbe invece fronteggiare perdite di 75 miliardi di euro su bond greci acquistati o accettati come collaterale.
Come ha detto l'ex presidente della commissione europea Romano Prodi in un intervista alla Stampa l'11 ottobre: «I tedeschi si stanno rendendo conto che l'l'euro li avvantaggia, però si sono spinti troppo avanti nella critica e nel seminare paura. E il loro rapporto con i francesi è sempre stato su questioni parziali, mai sul piano di un accordo generale e strategico. Ma ora tutti hanno capito che mandando a fondo la Grecia e l'euro, andiamo a fondo tutti». Più chiaro di così.
 18 ottobre 2011

Financial Times: «Incrociamo le dita e aspettiamo che gli italiani caccino Berlusconi»»
di Elysa Fazzino
Il piano di ricapitalizzazione delle banche in Europa deve essere reso «più duro», ma non basterà: i leader europei dovranno affrontare il problema della cattiva gestione di bilancio anche in Italia, come hanno fatto con la Grecia. Affinché ciò accada, Silvio Berlusconi «deve essere cacciato dagli italiani». «Dobbiamo incrociare le dita e aspettare».
È quanto scrive sul Financial Times Patrick Jenkins, in un commento sul piano salva-banche in preparazione per il vertice Ue di domenica prossima a Bruxelles.
Se per il caso Italia c'è da aspettare, ci sono due riforme che invece – per Jenkins – possono essere affrontate subito. La prima è rafforzare il piano di ricapitalizzazione, la seconda è normalizzare l'accesso delle banche ai fondi liquidi nei mercati dei bond.
Poiché molte banche sono esposte al debito della Grecia – e considerando la paura dei mercati che anche Italia e Spagna siano a rischio – Jenkins giudica sensata un'ampia ricapitalizzazione del sistema.
«Ma il processo necessita di un grande ripensamento», si legge sul Ft. «Il piano di ricapitalizzazione stesso deve essere reso più duro e deve fare parte di un'agenda di triplice riforma da attuare rapidamente».
Per prima cosa, il piano di ricapitalizzazione «deve cambiare». Le stime degli analisti indicano cifre tra i 100 miliardi e i 200 miliardi di euro. Varie grandi banche hanno già chiarito che, se devono portare il Core Tier 1 al 9% in tempi così brevi (si parla di una scadenza di sei-nove mesi), sono decise a non raccogliere nuovi fondi. Invece, restringerebbero i loro bilanci, riducendo gli asset a rischio (o gli impegni di prestito) che formano il denominatore del capital ratio, invece di rafforzare il capitale che forma il numeratore.
«Il risultato – avverte Jenkins – può essere solo il restringimento del credito bancario disponibile in Europa», mentre politici e piccole imprese già protestano per la mancanza di fondi.
Si può ipotizzare che le banche stiano bluffando, argomenta Jenkins, e che in realtà vogliano essere dispensate dal raggiungere i nuovi ratio proposti. «C'è una forte motivazione per chiamare il loro bluff e inasprire il piano in modo da costringerle tutte ad accettare immediatamente fondi statali obbligatori, come ha fatto il meccanismo Tarp degli Usa».
«Ma non sarà abbastanza». Una seconda riforma, finora trascurata ma «vitale», riguarda l'accesso alla liquidità, prosegue l'articolo. Il caso della banca franco-belga Dexia ha mostrato che spesso non è l'insufficienza di capitale a stroncare una banca ma la mancanza di liquidità. Le autorità internazionali hanno proposto una nuova misura («net stable funding ratio») che secondo Jenkins va attuata, anche se le banche protestano perché limiterebbe la loro redditività.

Nel frattempo, Jenkins suggerisce una soluzione rapida, considerando che da giugno quasi non ci sono state emissioni obbligazionarie bancarie e che il prossimo anno arrivano a maturazione finanziamenti per 250 miliardi di euro. «Solo con una garanzia temporanea di un veicolo dell'Unione europea i mercati dei bond possono essere riaperti».
Per finire, «i policy maker devono affrontare la causa alla radice dei problemi della periferia» dell'eurozona, ovvero «cattiva gestione di bilancio». Ci si è molto concentrati sulla Grecia. «Una tattica simile deve essere impiegata in Italia». Ma per farlo, secondo Jenkins, bisogna prima che gli italiani spodestino Berlusconi.
Le prime due riforme, invece, sono materia di chi sta preparando il summit di domenica. Entrambe richiedono «coraggio politico», afferma Jenkins, poiché espongono i policy maker all'accusa di dare di nuovo soldi alle banche e potenzialmente infiammano gli attivisti che già stanno intensificando le proteste anticapitaliste. Ma questo percorso è «il minore di due mali».
 18 ottobre 2011

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