venerdì 20 luglio 2012

(2) XX.VII.MMXII/ No pasarán!, maxi-evasione da 500 mln. Ad esempio? Come Provincia di Treviso siamo riusciti, unici in Italia, a sottrarre allo Stato i soldi destinati alla tesoreria unica investendoli prima che ce li rubassero, e ad ottenere un decreto ingiuntivo a carico dello Stato per 24 milioni di euro.

Crisi: Consumatori, Procura Trani apre inchiesta su scandalo Euribor
Crisi, la Slovenia si affida al fondo salva-banche
Crisi: parlamento finlandese approva aiuti banche spagnole
Vicenza, padania. Maxi-evasione da 500 mln: coinvolte trenta imprese
Treviso, padania. Muraro: «Le Province venete daranno lo sfratto allo Stato»

Crisi: Consumatori, Procura Trani apre inchiesta su scandalo Euribor
ultimo aggiornamento: 20 luglio, ore 10:12
Roma, 20 lug. - (Adnkronos) - La Procura di Trani, dopo le denunce di Adusbef e Federconsumatori, ha aperto un'inchiesta penale su scandalo Euribor, ha delegato la Gdf e costituito un pool di esperti per accertare la manipolazione aggravata sui tassi. Ad annunciarlo sono i presidenti di Adusbef, Elio Lannutti, e Federconsumatori, Rosario Trefiletti.

Crisi, la Slovenia si affida al fondo salva-banche
Il governo progetta di far confluire tutti i debiti degli istituti in una società statale. Contrari sindacati e opposizione
 di Franco Babich
LUBIANA. La Slovenia si appresta a varare un fondo statale per ripulire i bilanci delle banche dalle perdite e allentare in questo modo la stretta del credito per dare ossigeno alle imprese. Il provvedimento doveva essere varato oggi dal Parlamento, ma il voto è stato rinviato.
La nuova “Holding statale slovena”, così come è stata concepita dal governo, non avrebbe infatti soltanto la funzione di “bad bank”, con il compito dunque di assorbire i crediti tossici e difficilmente esigibili delle banche a partecipazione statale, ma sarebbe incaricata di gestire tutte le proprietà statali - un patrimonio di oltre 11 miliardi di euro - e molti in Slovenia sono preoccupati delle possibili conseguenze di questa fusione tra i crediti fortemente a rischio delle banche e le proprietà sane, quelle che non hanno mai smesso di dare frutti. I più decisi oppositori alla costituzione della nuova holding sono i sindacati.
Mettere insieme i crediti “tossici” delle banche con le proprietà che invece rendono, sostengono in coro i rappresentanti sindacali, significa confondere le cose e dimenticare quale sia la funzione delle Partecipazioni statali, dalle quali dipende in buona parte anche il bilancio delle casse pensionistiche. Bisogna distinguere le due cose e fare come in Germania; sì a una “bad bank” ma tenerla separata dalla holding che deve occuparsi del patrimonio dello Stato. Anche i partiti dell'opposizione sono contrari alla costituzione della “Holding statale slovena”.
Il governo, sostengono, dovrebbe muoversi con più cautela e meno fretta, visto che si tratta di cambiare le modalità di gestione di un patrimonio tutt' altro che indifferente. Inoltre, a giudizio dei socialdemocratici, la nuova holding rischia di diventare semplicemente uno strumento del governo per assumere il controllo di tutte le Partecipazioni statali, attualmente gestite da enti e fondi diversi, e non sempre così strettamente controllati dalla politica. Per il premier Janez Jansa, invece, dal momento in cui sarà costituita la nuova holding, la Slovenia avrà in mano uno strumento con il quale pulire i bilanci delle banche senza pesare direttamente sui contribuenti. «E in futuro - sostiene il premier - la quota statale di proprietà nelle banche va ridotta a non più del 25%». Sono infatti proprio le banche a forte partecipazione statale, come la Nova Ljubljanska Banka, quelle che hanno i problemi più grossi, con i crediti difficilmente esigibili. I cittadini sloveni potranno accettare il sanamento delle banche con il loro denaro, è convinto Jansa, soltanto se saranno definite le responsabilità di chi ha concesso crediti alle imprese e società che oggi non sono più in grado di restituirli. Per risolvere i problemi del sistema bancario sloveno, così come della spesa pubblica, a giudizio del capo del governo sloveno, è necessario inoltre inserire quanto prima nella Costituzione slovena la “regola d'oro” sull'equilibrio di bilancio. In questo momento, però, su questo punto manca la maggioranza qualificata di due terzi dei deputati.
Dello stato di salute del sistema bancario nazionale ha parlato nei giorni scorsi in Parlamento, a porte chiuse, il governatore della Banca di Slovenia Marko Kranjec. «La situazione non è buona e sta peggiorando ormai da alcuni anni ma ora è stabile» ha riassunto Kranjec il suo intervento. Alla domanda dei giornalisti sull'ammontare dei crediti difficilmente esigibili, il governatore è stato evasivo. «Dipende - ha risposto - di quali crediti parliamo, se quelli alle imprese, alle altre istituzioni finanziarie, ai cittadini: sarà la politica a decidere come ripulire i bilanci delle banche».

Crisi: parlamento finlandese approva aiuti banche spagnole
20 Luglio 2012 - 10:20
 (ASCA-AFP) - Helsinki, 20 lug - Dopo un acceso dibattito in Parlamento, la Finlandia ha approvato il pacchetto di aiuti per le banche spagnole.
 La partecipazione della Finlandia al piano di salvataggio europeo da 100 miliardi di euro alle banche iberiche e' stato approvato con 109 voti a favore e 73 contrari.
Ghi

Vicenza, padania. Maxi-evasione da 500 mln: coinvolte trenta imprese
Commercio di rottami metallici, 32 denunce. Gran parte delle aziende sono vicentine. Scambi tra Veneto, Lombardia e Calabria
VICENZA - Un'evasione per mezzo miliardo di euro è stata scoperta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Vicenza che da denunciato 32 persone attive nel commercio dei rottami metallici. Coinvolte 30 imprese, tra cui 16 società di capitali, con sede in Veneto, Lombardia e Calabria. Imprese, soprattutto vicentine, ma con rapporti con altre province venete e con la Lombardia. I finanzieri hanno svolto accertamenti che hanno consentito di individuare un complesso sistema fraudolento, caratterizzato dalla partecipazione di numerose imprese «cartiera».
Decine di aziende, spesso ditte individuali, riconducibili per lo più a slavi senza alcun trascorso imprenditoriale, privi di mezzi propri e senza possibilità alcuna di avviare un così fiorente commercio, sono state costituite per «stampare» le fatture che avrebbero dovuto giustificare la provenienza dei rottami di compravendita, anche con importi dichiarati superiori a quelli effettivamente versati in nero ai reali cedenti. Per rendere più «credibile» il percorso «documentale» delle merci, i rottami sono stati dirottati dalle «cartiere» verso altre strutture «filtro» e, attraverso documenti di trasporto prodotti a fronte di viaggi mai realizzati, i metalli sono risultati essere trasportati anche più volte, tra il Veneto e la Lombardia, per essere, talvolta, destinati a pochi chilometri dal luogo di partenza.
I finanzieri, hanno passato al setaccio decine di conti correnti accesi a nome di sedicenti imprenditori che, il più delle volte, appena incassato il pagamento della merce formalmente venduta, provvedevano immediatamente a «monetizzare» l'introito, ritirando poi dalla banca denaro per un valore corrispondente alla somma appena ricevuta dall'apparente «cliente». Le fiamme gialle hanno sottoposto a verifica fiscale le imprese coinvolte nella frode, con sede formalmente dichiarata nelle province di Reggio Calabria, Agrigento, Brescia, Varese, Vicenza, Verona, Mantova e Cremona, ricostruendo la loro reale operatività. L'attività è stata segnalata all'erario per il recupero a tassazione elementi reddituali per 306 milioni di euro. Le fatture false complessivamente accertate ammontano invece a 475 milioni di euro. Nel frattempo l'Erario ha già incassato circa 100 milioni di euro. (Ansa)

Treviso, padania. Muraro: «Le Province venete daranno lo sfratto allo Stato»
Il leader Upi: niente affitti? Sbattiamo fuori prefetti e questori. Lunedì a Verona convocato un summit dei presidenti del Nord
TREVISO — «No pasarán!». Le Province, date oramai più morte che vive, si preparano a vender cara la pelle in vista della pubblicazione, venerdì, dei celeberrimi criteri che indicheranno chi sopravvivrà al governo Monti e chi no. E passano al contrattacco. Come? Sfrattando lo Stato. Lo annuncia il presidente dell’Unione delle Province del Veneto, Leonardo Muraro: «Sarà una delle azioni eclatanti che presenteremo lunedì, durante il vertice ai Palazzi Scaligeri di Verona».
Chi ci sarà? «Abbiamo riunito tutte le province del Veneto, della Lombardia e del Piemonte».
L’iniziativa sa di leghismo 2.0. Il vostro nuovo slogan non è «Prima il Nord»? «La riunione è politica ma non partitica. Prova ne sia che ci ospita un presidente Pdl, Giovanni Miozzi, e sono state invitate tutte le Province, comprese quelle del Pd».
L’obiettivo? «Non possiamo più arroccarci nelle nostre città, dobbiamo unirci e creare un fronte comune per far sentire la nostra voce a Roma. Veneto, Lombardia e Piemonte contano 20 milioni di persone, un terzo della popolazione italiana, e producono il 38,2% del Pil nazionale. Esiste una questione settentrionale che va oltre l’esistenza delle Province».
Anche perché quella, ormai, pare agli sgoccioli. «Attendiamo che il governo renda noti i criteri per gli accorpamenti e le soppressioni, venerdì. Sappiamo che faranno leva sulla popolazione e la superficie, che stanno lavorando sulle congiunzioni, ma sono tutti abbottonati».
E intanto voi vi preparate alla guerra. «Tra i tanti abomini contenuti nella spending review, ce n’è uno che prevede che d’ora in avanti lo Stato non sia più tenuto a pagare l’affitto agli enti locali che ne ospitano gli uffici territoriali: prefetture, questure, comandi delle forze armate. Saranno inquilini a titolo gratuito. Gli enti locali che non vogliono adeguarsi a questa ingiustizia, però, potranno recedere dai contratti e noi proprio questo faremo, in massa: daremo lo sfratto allo Stato».
A Treviso, la sua Provincia, chi verrà messo alla porta? «Negli anni ci siamo liberati della prefettura, passata al Comune, e della questura, ora nelle mani di Fondazione Cassamarca. Ci resta soltanto l’alloggio del prefetto in Borgo Cavour».
Dovrà fare le valige? «Se inizia a pensarci, si prende avanti».
Sbattere lo Stato su una strada non rischia di esasperare ancor di più i rapporti col governo? «Siamo già alla frutta e con Monti non esistono margini per il dialogo. Quest’anno taglieranno agli enti locali 1,7 miliardi, che saliranno a 4 miliardi nel 2013. Altro che spending review, qui siamo di fronte a manovre lacrime e sangue, messe a punto senza troppe remore. Perché noi dovremmo farci scrupoli?».
Lei se la prende perché vogliono tagliare le Province. Ma anche chi critica Monti pensa che sia una delle cose giuste da fare. «Se le eliminassero tutte, risparmierebbero 105 milioni l’anno. Se, come pare, le lasceranno in vita come enti di secondo livello, governate da un’assemblea dei sindaci, risparmieranno soltanto sull’indennità di quest’ultimi, 65 milioni l’anno secondo il ministero dell’Economia. E intanto in Sicilia scoprono voragini da 5 miliardi».
Ma se l’iniziativa è territoriale, e punta a creare un «fronte del Nord», perché non avete coinvolto i tre governatori? «L’incontro di Verona è aperto e non ho nulla in contrario ad organizzarne altri insieme ai presidenti di Regione. Sarebbe bene, però, che anche loro cominciassero a mettere in piedi qualche iniziativa dirompente. Con i ricorsi alla Corte costituzionale non si va molto lontani... ».
Ad esempio? «Come Provincia di Treviso siamo riusciti, unici in Italia, a sottrarre allo Stato i soldi destinati alla tesoreria unica investendoli prima che ce li rubassero, e ad ottenere un decreto ingiuntivo a carico dello Stato per 24 milioni di euro».
Le Regioni lavorano su piani, e con numeri, completamente differenti. «Non è un ostacolo. Se io fossi governatore avvierei campagne di sicuro effetto mediatico, come il boicottaggio dei Gratta&Vinci, delle sigarette e di tutto ciò che porta soldi nelle casse dello Stato, ma soprattutto stringerei un accordo border line con i Caf, le associazioni di categoria e gli ordini dei commercialisti per dirottare l’incasso dell’Irpef nella tesoreria regionale. Poi, una volta che i soldi sono al sicuro, e solo allora, andrei a contrattare col governo quanti devono partire per Roma e quanti invece devono restare qui».
Un’idea fantasiosa ma forse irrealizzabile. «Nient’affatto. Il Friuli Venezia Giulia lo fa, perché noi no?».
Marco Bonet

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