giovedì 2 dicembre 2010

Io sono Totem ed Impregilo. Padrone a casa tua.


Il taglio ai trasporti e l’imbroglio del ponte
02/12/2010
di OSVALDO PIERONI e ALBERTO ZIPARO
Il bluff del “Piano per il Sud” fatto di risorse già spese, o altrove impegnate, oppure inesistenti è l'ultima, offensiva, beffa che il Governo opera ai danni del Sud, della Calabria e della Sicilia.
Tra i fatti gravi degli ultimi mesi - autentici disastri per le nostre regioni, particolarmente colpite di recente - ci sono i tagli per la difesa del suolo (490 milioni di euro già programmati e finalizzati in Calabria e 330 in Sicilia, bloccati e destinati ad altri capitali) nonché l'autentico depauperamento del settore infrastrutture e trasporti, goffamente coperti dall'agitarsi della - purtroppo costosissima - figurina del Ponte sullo Stretto. Tutto ciò raggiungerà il parossismo il prossimo 12 dicembre, allorché - con il nuovo orario ferroviario - si taglieranno tutti gli intercity da Reggio, quasi tutti i treni a lunga percorrenza, la metropolitana Melito-Reggio-Gioia, più della metà dei treni regionali siciliani e calabresi. Cui si aggiunge, la sostanziale chiusura dell'aeroporto di Reggio nei weekend, cui fa da contraltare il contemporaneo semiazzeramento dei trasporti sullo Stretto. La crisi di Governo esaspera le contraddizioni di tale situazione - e quindi i disagi dei cittadini - indebolendo ulteriormente un sistema decisionale già succube di grandi interessi, monopolistici e speculativi, evidentemente estranei alle domande di abitare, e di mobilità e in generale di vivere civile che viene espressa dalle nostre parti. Per quanto riguarda la difesa del suolo è certo positivo che le due regioni, Calabria e Sicilia, cerchino di recuperare dall'esecutivo nazionale una parte delle risorse sottratte con la distrazione di fondi già programmati e la mancata rifinalizzazione dei Fas. Tuttavia non si capisce perché la Regione Calabria tardi ad approvare definitivamente lo strumento principe di coordinamento e indirizzo delle strategie e dei progetti di tutela dell'ambiente - compresi dettagli e aggiornamenti del Pai -, cioè il Quadro territoriale regionale paesaggistico, già approvato dalla vecchia amministrazione, e poi bloccato, prima dell'approvazione definitiva, da quella attuale. Nelle condizioni odierne del territorio calabrese il Piano territoriale e paesaggistico regionale è necessità urgentissima: ormai ogni temporale di una qualche intensità diventa una tragedia. Se abbiamo gli strumenti e non li rendiamo operativi, dopo è inutile che ci stracciamo le vesti. Per quanto riguarda trasporti e infrastrutture va salutato che in questi giorni in tanti, cittadini, sindacati, partiti, esponenti politici, associazioni, comitati, stiano protestando contro i tagli. Ed è possibile - anche se non probabile - che gli effetti di qualche cancellazione vengano annullati o mitigati. Tuttavia è bene denunciare anche l'inaccettabile assurdità per cui, a fronte della “macelleria sociale” fatta di gravissime riduzioni alle strutture e ai servizi della difesa del suolo, ai collegamenti e alle infrastrutture fondamentali, a settori essenziali come sanità, scuola, università, che si aggiungono ai drammatici ulteriori problemi di lavoro e reddito, calabresi e siciliani debbano assistere alla perpetuazione dell'imbroglio del Ponte, “inutile, dannoso e, tra l'altro, infattibile”. Molti osservatori ed esperti di programmazione dei trasporti avevano detto da tempo che il rilancio del “Programma-Ponte” (oltre 400 milioni di euro spesi in quarant'anni, senza arrivare nemmeno a un progetto fattibile, a parte i pesantissimi impatti) era in sostanza una “figurina”, destinata a coprire le scelte reali; fatte dai citati tagli a territorio e trasporti. Non a caso tale fase fu inaugurata dalle decisioni del Governo Berlusconi dell'ottobre 2008, in cui si sottraevano a Calabria e Sicilia 1,3 miliardi di euro di fondi veri, già mirati alle infrastrutture urgenti e alle attrezzature territoriali, e sostituite con 1,3 miliardi di fondi finti per il Ponte: tutte le delibere Cipe destinavano infatti risorse di competenza, non di cassa, “legate alle verifiche di compatibilità di bilancio”. Finché di recente Tremonti stesso ha chiarito che “i flussi finanziari destinati alla realizzazione del Ponte potranno avviarsi dopo il primo gennaio 2013” ma ancora una volta “fatte salve le compatibilità di bilancio”. Nonostante questo, la partita-Ponte è passata dalla propaganda celebrativa, fatta di annunci mediatici, alla propaganda concreta, fatta di indagini geognostiche, vistose, invasive e ingombranti, ma inutili e discutibili nell'attuale fase di progettazione non esecutiva, e dell'attività “propedeutica” - annunciata nel dicembre 2009 e avviata nell'ottobre 2010 - per lo spostamento del binario di Cannitello (non si sa per cosa, visto che ancora non c'è progetto definitivo). Nonostante i blocchi finanziari del Tesoro, si raschia il barile e si accendono prestiti, sostanzialmente per un programma destinato a interrompersi, ma che intanto è utile a trasferire risorse pubbliche al General Contractor: che in realtà - al di là della denominazione del Consorzio - è l'eterna Impregilo, che sta già imperversando da lustri sugli infiniti cantieri dell'autostrada. E che è scoperta verso le banche di alcuni miliardi di euro, dovuti alla fallimentare gestione dell'inceneritore di Acerra: quello che avrebbe dovuto risolvere il problema dei rifiuti a Napoli, con i risultati sotto gli occhi di tutti. Impregilo aveva, in quel caso, dato in garanzia alle banche i milioni di ecoballe accatastati nell'Acerrano e dintorni e che sarebbero stati pagati dallo Stato all'incenerimento. Ma non si possono più bruciare, perché fuorilegge in quanto troppo inquinanti. Per sovrammercato si annuncia per fine anno il progetto definitivo del ponte, (con ulteriore fattura di decine di milioni di euro) anche se non esecutivo. Ma le notizie che trapelano dal Ministero fanno pensare all'ennesimo bluff: sono stati infatti allontanati i progettisti e consulenti che conoscevano realmente la questione, avendola studiata per anni (v. Calzona). Raccomandavano, infatti prudenza con molte ulteriori verifiche, e soprattutto di cambiare la configurazione del manufatto, essendo quella presente non realizzabile per problemi sismici, ambientali, di costruibilità. Invece si sta disegnando un elaborato “definitivo” costituito da un semplice “approfondimento” del preliminare, con tutte le contraddizioni tecniche irrisolte e i nodi critici già rilevati dagli stessi consulenti del progetto. Un progetto per l'esecuzione? Macché. Una nuova figurina utile alla prossima campagna elettorale e anche a continuare a trasferire fondi pubblici, già sottratti alla Calabria e alla Sicilia, alla “più grande impresa di costruzioni del Paese”. Dobbiamo pagare noi gli errori di Napoli, o no? Se ne discuterà oggi alle 17.30 in un’assemblea al centro Baden Powell a Villa San Giovanni, vicino all’imbarco dei traghetti privati.
L’imbroglio di Digilio
02/12/2010 La Basilicata al centro delle traiettorie strategiche dell’oro blu, una regione pivot tra Mediterraneo, Est ed Ovest, un anello di quella catena geopolitica che lega la Russia all’Italia e l’Italia alla Libia e alla Turchia, forse persino il vertice di un triangolo geopolitico oppure anche solo un segmento di quel corridoio commerciale grazie al quale vengono disegnate, almeno in questa fase storica, le traiettorie di una politica estera non conforme all’approccio atlantico.
La Basilicata hub di quell’intreccio di pipelines che assicureranno al Belpaese un’indipendenza energetica fondamentale per rilanciare lo sviluppo e la modernizzazione della penisola, ma soprattutto delle Regioni meridionali. La Basilicata perno di relazioni economico-politiche tra stati sullo scacchiere europeo. Nonostante questa sia la realtà dei fatti, nonostante siamo di fronte a positive potenzialità della nostra terra che le rivelazioni del sito Wikileaks hanno involontariamente confermato, i principali quotidiani locali del Sud e della Lucania di ieri sembravano cadere dalle nuvole con il loro sgomento ingenuo. Detti organi d’informazione hanno adombrato situazioni virtualmente criminogene, trascinate dal poco trasparente business del gas che non sarebbe condiviso pubblicamente dall’amministrazione territoriale e dagli organi centrali di Roma. Così il Quotidiano della Basilicata: “L’Affare sporco del gas russo in Val Basento”. Così rimbalzava la Gazzetta del Mezzogiorno: “Gas russo nella Val Basento, spunta l’affare top secret”. Ed ancora altre articolesse sui silenzi del governo e sulla mancanza di chiarezza rispetto a questi contratti. Se non ci fosse da piangere mi verrebbe da ridere. Siamo diventati la patria delle anime belle, degli uomini che credono a tutto ciò che gli viene raccontato dai media e dal politically correct degli apparati ideologici anglobalizzati. Mettiamo i puntini sulle i una volta per tutte. Ci sono legami, alleanze, intese, scambi economici che non potranno mai essere disbrigati alla luce del sole, non perché siano contornati da intenzioni malvagie o illegali ma in quanto si rischia di far saltare tutto per la rivalità e per la contrapposizione di interessi ostili, soprattutto stranieri, che non ammettono concorrenti in determinati campi fortemente redditizi o collegati alla stessa sicurezza nazionale. In quest’ottica meno infantile e più prosaica andrebbero riletti anche gli ultimi eventi che hanno toccato la Finmeccanica, umiliata da magistrati impazienti di mettere in pratica un principio astratto di legalità che danneggia il Paese e favorisce i competitors esteri del nostro gigante del settore aerospaziale.

Anche le comunità locali non stiano a preoccuparsi, nessuno le vuole gabbare, nessuno vuol far pagare ad esse le esternalità negative di certi investimenti che pure sono ad alto impatto ambientale. Se così dovesse essere, se effettivamente i loro rappresentanti politici si dimostrassero completamente insensibili al loro benessere, allora avrebbero tutto il diritto di bussare alla porta della direzione politica regionale (almeno ora che ne sono a conoscenza) e pretendere che le ricadute economiche di questi progetti siano equamente distribuite tra la popolazione. Ma non si agisca come i muli dicendo no a qualsiasi cosa solo perché le associazioni ambientaliste (o chiunque altro abbia interesse a che il sud resti sottosviluppato) diffondono, immancabilmente in questi frangenti, notizie tendenziose e senza prove su disastri ecologici ed epidemiologici. I politici lucani dovranno migliorare in questo senso ed in altri, visto che la regione sta arrancando paurosamente sotto il peso della crisi economica e la gente comincia ad infastidirsi e a protestare. Le rivelazioni di Wikileaks attestano che da noi ci sono le potenzialità per crescere e portare ricchezza in ogni angolo del territorio. I leader lucani hanno allora l'obbligo morale di lavorare in questa direzione, unanimemente e senza barriere ideologiche, da destra e da sinistra. In tutta questa vicenda c’è un elemento che in particolare vorrei rimarcare. Chi più di tutti sta cercando di fermare questa alleanza tra Gazprom ed Eni, tra l’Italia e la Russia, sono i corifei e i gregari di FLI, la nuova formazione politica di Fini. Il sen. lucano Digilio è stato quello più attivo nel tentare di stoppare o quanto meno ritardare (con interrogazioni pretestuose) il progetto di stoccaggio del gas russo in Val Basento. La cosa non deve sorprendere perché il suo capo e i dioscuri che lo fiancheggiano (Bocchino e Granata) fanno lo stesso a livello nazionale. Le ragioni non sono difficili da capire. Fini, come riportavano ancora ieri le principali testate italiane, ha ricevuto da tempo l’endorsement americano contro Berlusconi che per le teste d'uovo di Washington risulta un alleato infido ed incontrollabile. Più di tutto, gli statunitensi non gradiscono il consolidamento dell’asse Mosca-Roma e l’avanzamento del progetto di dotti Southstream (di cui sono partner Eni e Gazprom) che taglia fuori il loro Nabucco, sistema di condutture che prenderebbe materia prima dal Caucaso aggirando la Russia. Va da sé che gli uomini di Fini si gettino all'arrembaggio quando emergono informazioni di tale portata che agiscono nelle loro teste come un richiamo per uccelli addomesticati. Questi fanno di tutto per dimostrare ai loro sodali stellestrisce di essere in grado di svolgere a dovere il compito assegnatogli, quello cioè di mettere i bastoni tra le ruote all'economia e alla politica estera italiana che si proietta nel mondo con margini di autonomia decisionale, andando oltre i vecchi equilibri egemonici. E' quest'ultimo l'unico affare losco del quale dovremmo veramente preoccuparci.
di Gianni Petrosillo
Ambigui intrighi
02/12/2010 La questione energetica "gas-petrolio" in Basilicata si arricchisce di nuovi "baratti" e di nuove scottanti pubblicazioni.
Non abbiamo mai fatto mancare l'onesta e precisa denuncia del Presidente CSAIL Massaro, di Controsenso e dei parlamentari del PDL , dell'IDV e PD lucani.
Il wiki - Lucania ci confonde e ci rasserena. Ci confonde perchè siamo al centro di ambigui rapporti internazionali e di trasversali triangoli (Russia -Turchia- Germania)mai chiariti. Ci rasserena perchè fino a ieri il nostro greggio non era considerato tra... i "migliori". Ci si nascondeva dietro il dito delle cosiddette "riserve ergetiche nazionali".
Oggi le denunce sui contatori (contatori in grado di misurare le migliaia di barili estratti quotidianamente) mai attivati, e cadute nell'oblìo da secoli ... acquistano un sapore particolare. La Basilicata, mera espressione geografica, non ha mai conosciuto l'elementare correttezza di rapporti tra istituzioni regionali e di governo nazionale di centro-destra e centro-sinistra. Il Centro-sinistra ha sempre glissato sull'argomento. Poche informative e pochi approfondimenti seri.
Scajola, già ministro dello sviluppo economico, si è guardato bene dal rispondere alle interrogazioni a Lui rivolte dai parlamentari PDL. Berlusconi che conosce bene il Progetto South Streem non mai proferito un timido grazie alla Basilicata e alla sua popolazione disagiata da tanti "fumi". Eppure la notra regione ha conosciuto momenti iniziali di euforia e di esaltazione con relativa e "desueta" sudditanza.
Poi ha prevalso la legge del "Totem nero", come definito dal Prof Allegro dell'Università di Napoli sul Quotidiano di qualche settimana fa.Il Totem nero si è insediato indisturbato tra faggi e cerri, tra pascoli e sorgenti, tra campi coltivati e nuovi insediamenti artigianali, industriali e produttivi, in genere, senza pagare alcun fio e senza innalzare quel tenore e qualità di vita da tutti agognato. Oggi ci ritroviamo con momenti di gravissimo "sconforto sociale".
Dalle poche maestranze non specializzate e occupate nella prima fase ci siamo ritrovati, oggi, con le ultime 150 assunzioni tutte rigidamente ...fuori dalla Val d'Agri. La popolazione ha preso consapevolezza e sono nati tanti comitati civici spontanei che denunciano l'attuale status quo , caratterizzato da ..."Meno lavoro e più tumori", meno terre da coltivare e più espropriazioni...
Con la legge del totem nero e dei suoi incommensurabili difensori "ineggianti le meraviglie paradisiache della nuova stagione dell'economia petrolifera" si è completato un processo di un Texas lucano privo di una vera filiera. Oggi wikileaks ci fa ancora più GIUSTIZIA.
Lo sviluppo della Val d'Agri è una mera chimera. Gli ultimi dati sono disarmanti. Interi nuclei familiari hanno ripreso l'odiata valigia. Le royalties hanno fatto prevalere azioni municipali di piccolo cabotaggio e di interventi di basso profilo, senza alcun " respiro " e senza alcun effetto moltiplicatore. Sono nate piccole cattedrali nel deserto... con tanti impianti sportivi, senza il necessario bussiness plan e senza aver programmato i conseguenti alti costi di gestione. Le royalties quelle indirizzate economicamente all'innovazione e agli investimenti produttivi languono da tempo. A tal proposito bisogna far rilevare che oltre 300 milioni di euro giacciono inutilazzati nelle casse interessate. Completa questo quadro desolante la mancanza di una legge regionale al riguardo.
La Basilicata, la regione europea con maggiore concentrazione di attività petrolifera su terra ferma, non si è ancora dotata di alcuna strumentazione legislativa specifica. Lo denunciava il Prof Alliegro sul nostro Quotidiano della Basilicata. La "sbornia" iniziale, dopo le attese dei primi insediamenti faceva molto affidamento sulla Fondazione Mattei, sulla formazione dei quadri e del management locale e su un indotto capace di far crescere l'imprenditoria locale.
Tutto ciò non si è verificato, oggi wiki lucania, ci fa riflettere sulle parole del dirigente ENI Cristiano RE. Il management della Fondazione Mattei si è ben guardato dal coinvolgere l'Università lucana e i tanti ingegneri sfornati dalle nostre Facoltà (ingeneri meccanici, chimici, ambientali, elettro - strumentali ecc.). Il dr. Re pur auspicando il decollo della formazione specialistica con quadri locali non ha rassicurato nessuno come la geostock come l'ENI e come la Total. E' prevalsa un po' di disgustosa demagogia, sempre presente in queste dirigenze "nordiste" pronte a vanificare progetti e proposte rivenienti dal nostro SUD.
Il tutto senza una dovuta e giusta verifica politica sugli atti e sui fatti prodotti. Il già sindaco di Viggiano Vittorio Prinzi, anche lui, terribilmente deluso dalla Fondazione Mattei ha denunciato sempre sul nostro Quotidiano il fermo delle attività formative e le mancate promesse rivolte alla disoccupazione intellettuale della Val d'Agri.
A tutto ciò fa da contraltare una immotivata "gelosia" tra i territori e Sindaci interessati e territori contermini. Per rispondere a questa annosa questione devo far ricorso ad Alessandro Baricco e i suoi "Barbari". Lo slogan "Padrone a casa mia" e le già menzionate azioni municipali di basso cabotaggio non sono certamente forieri di progetti di ampio respiro.In un simile contesto i vari Re, Geostock, ENI e Total avranno... sempre Buon gioco.
I marciapiedi continueranno ad essere rinnovati e lucidi...i giovani intellettuali preferiranno il disgustoso e mai amato esodo. Un Patto e una sinergia condivisa tra territori cozzeranno con il modus operandi delle Amministrazioni Comunali interessate. Amministrazioni che,forse, ancora oggi, nonostante wiki lucania, intensificheranno i rapporti con le aziende estrattrici con accordi sempre più stretti e sempre più chiusi a discapito dei buoni propositi auspicati dal sindacato e delle "forze sane" lucane
In questa oggettiva situazione incresciosa resta il solo dato della ripresa dell'esodo e del miracolo che non si è verificato e non si è mai tradotto in Sviluppo Economico e Sociale. Il Totem nero del petrolio e del gas che non porta lavoro ha solo creato ..."La guerra tra i poveri", un' aria irrespirabile, qualche sospettoso aumento di malattie tumorali e tanti ambigui intrighi internazionali, poco chiari e poco comprensibili...alla maggioranza silenziosa dei lucani . Che amara consolazione...
di Mauro Armando Tita
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