martedì 14 dicembre 2010

La vittoria di Fini e la sconfitta del Mezzogiorno

La variabile fondamentale nella scienza della tattica e’ il Tempo (T).


Come tutti sanno, la variabile (T) e’ gestita dal Leader che – proprio perche’ leader - detiene forze/risorse maggiori rispetto al suo competitor/avversario. Egli puo’ attendere, aspettare la mossa del competitor. Non si muove. Attende, con pazienza.
Il competitor ha fretta, deve cogliere di sorpresa il leader, batterlo sul (T). Al fine di acquisire un vantaggio quali-quantitativo e quindi mettersi in difesa, a copertura di quanto acquisito. A quel punto, se tutto questo dovesse accadere, le parti si rovescerebbero, e sarebbe il competitor a gestire il (T), ad attendere, per poi colpire nuovamente. Tutto questo e’ quanto sogna il competitor.
La prima mossa del competitor – il quale e’ detentore di risorse comparate limitate - sara’ il movimento delle truppe o dei danari. Inevitabilmente, codesto movimento – in se stesso, per sua natura - scoprira’ il suo lato debole.
Ma – spesso - e’ proprio li’, nel movimento iniziale (T.zero) che – con tempismo (t.1) – il Leader colpira’ il competitor, con velocita’ e precisione, allocando per questo sforzo risorse piu’ che abbondanti. Mandando in ritirata il competitor, sconfitto gia’ alla prima mossa.
Fini non ha fatto lo sbaglio che – spesso – commettono i competitors. Ha scelto di non percorrere la strada della tattica. Ha scelto quella della strategia. Ed ha lavorato impossessandosi – preventivamente – del fattore (T). Senza che l’avversario se ne accorgesse piu’ di tanto.
Questo tipo di azione e’ storicamente propria delle fazioni guerrigliere, le quali si caratterizzano per due comportamenti costanti: si impossessano della gestione della (T), e decidono di usarla – in senso tattico - come e quando lo credono opportuno. Non importa quante risorse hanno a disposizione queste fazioni, poche o molte non conta, nella strategia quello che conta e’ colpire duramente quando e’ ragionevole farlo, e nascondersi velocemente, per non dare la possibilita’ al leader di individuare il alto debole e colpire con tempismo. Quindi niente grandi eserciti o grandi somme da spendere, la strategia predilige l’efficacia all’efficienza. Poche risorse da impiegare, pochissime perdite/costi, e massimizzazione del rendimento dell’investimento effettuato nell’attacco al leader. 
Cosi’ ha operato Fini contro l’imponente esercito berlusconiano.
I fatti danno ragione, sino ad oggi, a Fini, nonostante l’apparente vittoria di Berlusconi sulla Fiducia alla Camera. I fatti dicono che lo strumento strategia ha portato Fini allo spaventoso dimagrimento delle fila/soldati della maggioranza parlamentare piu’ cospicua e forte nella storia repubblicana. Ha potuto farlo perche’ ha coscienza che sul terreno tattico sarebbe stato inevitabilmente perdente. La (T) non perdona. Ma la strategia l’ha assecondato. Le prospettive future della maggioranza di governo sono pietose, un giorno ogni tre andra’ sotto. E Fini avra’ vinto spendendo poco e niente, sempre che sappia dove colpire (a riguardo, vedere il post “la funzione berlusconiana”, di ieri sera). Al contrario, Berlusconi si e’ dovuto svenare in soldi e promesse – che dovra’ mantenere, pena l’apostasia – per difendere il suo castello. E’ la sua unica chance.
Fini ha ora in mano il fattore (T), non gli resta che schierare le truppe, in attesa. Mentre berlusconi dovra’ muoversi parecchio per mantenere serrate le sue truppe, e questo – inevitabilmente – scoprira’ il suo lato debole. E li’ Fini attacchera’, con tempismo.
A questo punto, oggi 14 dicembre 2010, ore 15 circa, i soldati hanno fatto la loro scelta, il ponte levatoio e’ issato, si abbassera’ solo per contropartite molto alte. 
(T) lavora per Fini.
In tutto questo baillame, degno di Akira Kurosawa (Ran), chi resta fuori dal focus, sciolto nelle giustificazioni di circostanza e nell’ottusita’ dei prezzolati, che pagheranno caro ed amaro, e’ il Mezzogiorno, per il quale la (T) lavora contro, usurandola ogni giorno un po’ di piu’.
grecanico

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