lunedì 20 dicembre 2010

Bankitalia: 5 anni fa addio di Fazio, poi rivoluzione

Travolto da polemiche e scandali ma contribui' a solidita' sistema
19 dicembre, 22:14
ROMA - Cinque anni fa Antonio Fazio si dimetteva da governatore della Banca d'Italia e sembra passato un secolo. Dopo quel pomeriggio del 19 dicembre 2005 la rivoluzione del credito si e' infatti compiuta, e' pero' sopravvenuta la peggiore crisi finanziaria dal dopoguerra e le banche italiane hanno resistito, forse anche per qualche merito di Fazio che della prudenza e misurazione del rischio di credito fu un cultore.

Salvo poi interpretare verso la fine della sua lunga guida in Bankitalia con eccessivo personalismo e autoreferenzialita' la vigilanza e la tutela del credito. Con lui fini' un'epoca: ultimo banchiere centrale italiano con pieni poteri sulla politica monetaria, quello che ha firmato per l'ultima volta le banconote in lire, colui che ha contribuito, tra numerosi travagli, a consolidare la stabilita' valutaria e a far entrare l'Italia nell'euro. Sebbene almeno all'inizio scettico, uno dei pochi a manifestarlo apertamente, sulla moneta unica.

Fazio lascio' Palazzo Koch alla vigilia del Consiglio dei ministri convocato per risolvere il caso nato dopo le tentate scalate straniere a Bnl e Antonveneta da lui osteggiate e dopo aver resistito per lunghi mesi alla richiesta di farsi da parte che arrivava da vasti strati della politica e dell'opinione pubblica. Soprattutto dopo un lungo e rissoso duello con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Nell'estate del 2005 la vittoria di Fazio era sembrata per un momento completa, dopo aver costretto al ritiro le truppe olandesi e spagnole scese in Italia per conquistare Antonveneta e Bnl e aver guidato il 'catenaccio' italiano imperniato su Bpl e Unipol, affidandosi pero' a quelli che sarebbero diventati i 'furbetti del quartierino' e soccombendo percio' sotto il peso delle prime intercettazioni telefoniche compromettenti della recente storia d'Italia. Rimase famosa, e contribui' piu' di ogni giudizio critico sul suo operato alla sua uscita di scena 'quel bacio in fronte' che Gianpiero Fiorani, l'a.d. della Bpi avrebbe dato al Governatore per aver firmato l'autorizzazione che gli avrebbe consentito di conquistare la banca padovana. Paladino delle riforme strutturali, a iniziare da quella previdenziale, Fazio e' stato a lungo un colto protagonista della storia economica italiana. Cattolico osservante, abituato a citazioni dotte, soprattutto in occasione della lettura delle considerazioni finali, che dopo di lui avrebbero perso sempre piu' quella solennita' e quella liturgia d'antan per assumere un piu' moderno e succinto resoconto dell'attivita' dell'istituto. Dopo di lui tutto sarebbe cambiato.

Un anno di matrimoni e pregiudizi superati tra il 2006 e il 2007 avrebbe portato alla realizzazione della rivoluzione di Mario Draghi suo successore. Tante le nozze scaturite da quel cambiamento: Bnl con i francesi di Bnp-Paribas, Intesa con il Sanpaolo, Bpi con la Popolare di Verona e Novara, Banca Lombarda con Bpu eppoi Mps con Antonveneta. Spesso tra le accuse piu' frequenti rivolte all'ex governatore c'era quella di eccessivo protezionismo e di scarso adeguamento alla prassi anglosassone ma ora la storia sembra restituirgli un pizzico di merito. Dopo i crac bancari, da Lehman Brothers in poi, e la disinvoltura dimostrata dalle banche internazionali con i derivati e l'esposizione sui mutui si e' infatti vista la solidita' del sistema bancario italiano, dipinto per troppo tempo come un piccolo mondo antico, ma ora almeno capace di galleggiare nella tempesta forse anche grazie a quella guida un po' protezionista e 'provinciale' che Fazio ha incarnato.

 

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