martedì 7 dicembre 2010

Riotta, lascia stare i santi, scherza con i giornaletti pornografici.



A Napoli la qualità non ha più padri 
Se a Napoli si vive male è perché i trasferimenti dallo stato sono bassi. L'equazione è semplice, diretta, non ammette sbavature. Sa di antico. E lascia senza parole. Perché a formularla - a margine della classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nei capoluoghi italiani - è il sindaco della città campana, Rosa Russo Iervolino, che ne è al governo da ben 9 anni. Cos'è che lascia senza fiato? Il fatto che l'equazione ignora un terzo fattore, essenziale, quello della mediazione politica. Fondi uguale servizi, dice il sindaco. Tanto maggiore è l'apertura del rubinetto, e il flusso che ne deriva, tanto migliore è la qualità di ciò che viene offerto alla popolazione - istruzione, sanità, ambiente. Si spiega così il fatto che Napoli è all'ultimo posto. Ci spiace, non è così. Perché manca un tassello. È quello di chi governa quell'acqua, la usa, l'amministra, la distribuisce, la incanala, la indirizza. È la mediazione politica che fa la differenza tra città e città. È la politica che dà la forma all'acqua. Risposte come quelle della Iervolino fanno male due volte. Elidono il concetto di responsabilità. E azzoppano il Mezzogiorno, perché appartengono al formulario di un meridionalismo lamentoso e vittimista. Il risultato è che nella mente di tanti, troppi si crea un'altra equazione: Sud uguale spesa a perdere. Non voleva certo dire questo, vero sindaco Iervolino?
asterisco.
Il Sindaco Iervolino non brilla certo per comunicazione verbale. Questo i napoletani lo sapevano: la Iervolino comunica comunque. La Sindaca ha fatto degli sbagli?, e' ragionevole, come tutti quelli che lavorano. E tra costoro non si puo', ragionevolmente, classificare il polemista con la penna in mano. Costui e' una specie di parassita ematofago, un succhiasangue impenitente, che vive – appunto – cogliendo le occasioni anche marginali per scarabocchiare banalita' di stampo moralistico, che poi e' la strada della scrittura piu' facile e conveniente. Quest'ultimo, il moralismo, e' uno strumento i cui stampi di produzione si ritrovano in quel cesso di libretto intitolato Cuore, noto manifesto ideologico - di stampo moralistico, ovvio - che ha informato l'atteggiamento pietistico dei benpensati borghesi del nord verso gli inferiori meridionali.
Detto questo, solo per chiarire come stanno realmente i rapporti tra quelli del grande partito del nord - storico, radicato, economico, cinico e con il pelo sullo stomaco – e gli inferiori del sud.
Dobbiamo ora rilevare che il pezzo non e' firmato, e' un redazionale. Rappresenta, quindi, la posizione del Sole 24Ore. Bene, Signor Direttore. Le penne le rimette Lei.
La Sindaca ha ragione.
Il giornale – le Lieti Ore - ha torto.
Vediamo perche' a' Sinnak ha ragione:
1. Se a Napoli si vive male è perché i trasferimenti dallo stato sono bassi.
Vero, la sindaca ha ragione, e' certificato dall'ISTAT. Il quale si limita – per Statuto – a riportare le cifre cos'i' come realta' impone. Si da' il caso che l'affermazione della Sindaca e' ancor piu' impattante se codesti dati vengono incrociati; si verifica percio' che i governi della Repubblica Italiana non hanno mai avuto una politica per la famiglia del Mezzogiorno, in generale, ed in Campania in particolare.
Per chiarire: la popolazione di Napoli sfiora i 3.100.000 abitanti risultando di conseguenza la terza provincia più abitata d’Italia (nonché la più popolata del Mezzogiorno); la densità abitativa risulta pari a 2.625,1 abitanti per Km/q, dato per il quale Napoli risulta essere la prima provincia nella relativa graduatoria a livello nazionale. Riconquista inoltre il primato in graduatoria per il numero di componenti per famiglia (2,87). Ben l'82,6% della popolazione risiede nei 38 centri con più di 20.000 abitanti, un dato che risulta essere il terzo in Italia ed il primo nel Mezzogiorno. La provincia di Napoli, insieme alla limitrofa Caserta, è una delle aree nazionali in cui la popolazione risulta essere più giovane, circostanza che viene confortata dalla presenza della maggiore percentuale in Italia di under 14 (18%) e dalla più bassa percentuale di incidenza degli ultrasessantacinquenni (14,2%). Infine il numero di residenti stranieri è, in valore assoluto, il più alto della regione e colloca la provincia al 15° posto nella graduatoria nazionale. La struttura per età della Provincia di Caserta si presenta straordinariamente giovane, al pari di quella della vicina Napoli: la quota degli under 14 sul totale della popolazione (17,5%) è infatti la seconda più alta in ambito nazionale, preceduta solamente dal capoluogo di regione. Al contempo la percentuale di over 65 risulta essere la seconda più bassa del paese (14,6%). L’analisi della piramide dell’età per sesso mette in mostra un certo deficit di uomini in età lavorativa, comunque in linea alla media nazionale, mentre la componente femminile presenta un certo esubero.
In sintesi, dai numeri del nord si evince che i soldi sono arrivati e spesi, bene o male. Ma per chi? Per i quattro ragazzini della padania che si ritrovano con due piscine pro-capite? Quattro campi di calcetto e tre di basket?

2. Esimio Riotta, Lei dice: Cos'è che lascia senza fiato? Il fatto che l'equazione ignora un terzo fattore, essenziale, quello della mediazione politica. Fondi uguale servizi, dice il sindaco. Tanto maggiore è l'apertura del rubinetto, e il flusso che ne deriva, tanto migliore è la qualità di ciò che viene offerto alla popolazione - istruzione, sanità, ambiente. Si spiega così il fatto che Napoli è all'ultimo posto. Ci spiace, non è così. Perché manca un tassello. È quello di chi governa quell'acqua, la usa, l'amministra, la distribuisce, la incanala, la indirizza. È la mediazione politica che fa la differenza tra città e città. È la politica che dà la forma all'acqua.
Scusi emerito, ma dov'e' l'acqua? Glielo dico io, l’acqua potabile sgorga nel Mezzogiorno, ed al nord viene convogliata dalla Repubblica Italiana. Per chiarire il concetto faccio un esempio, uno qualsiasi, tra i tanti reperibili nel Mezzogiorno: ammontano a 73.590 le imprese registrate nel Casertano. II 55% circa di queste opera nei settori agricolo e commerciale. Un peso di assoluto rilievo è assunto da quelle imprese che svolgono attività dedite all’edilizia (16,1%). Queste percentuali assumono particolare valenza anche in ambito nazionale. Le imprese artigiane costituiscono solo il 16,5% del totale, dato che colloca la provincia fra quelle con la minore penetrazione del settore in Italia insieme alle altre realtà campane. Continua a registrare buoni risultati il tasso di evoluzione delle imprese, sebbene in discesa nel corso dell’ultimo triennio, è comunque superiore al corrispondente dato relativo all’Italia (0,68 contro 0,05), collocandosi al 26° posto nella relativa graduatoria. Questo è conseguenza del livello di natalità imprenditoriale alto, pari a circa 8,31 che pone la provincia al 10° posto in Italia. L’analisi delle imprese per dimensione (espressa dal numero di addetti), mostra l’assoluta prevalenza della micro-impresa. Molto rilevanti infine le percentuali di imprese giovani (che hanno cioè meno di nove anni) che rappresentano il 50,1% della locale imprenditoria a fronte del 47% rilevato in campo nazionale. Le imprese casertane producono lo 0,92% del Pil nazionale. In termini pro-capite questa performance si traduce nel 95-esimo valore nel Paese, con un ammontare pari a poco più di 16.131 euro in lieve diminuzione rispetto al periodo precedente. La situazione, comunque di grave ritardo, è migliorata nel corso degli ultimi anni: il ritmo di crescita della provincia è stato, infatti, tra il 1995 ed il 2004 del 2,2% di livello superiore a quello nazionale (1,5). Sebbene in termini assoluti il numero di imprese presenti nel napoletano sia il terzo in Italia (quasi 228.000 unità al 31-12-2008).
Dai numeri del nord spesso si evince il contrario, ma i soldi sono arrivati e spesi, comunque. Per chiarire facciamo un esempio: nella provincia di Venezia al 31.12.2008 sono registrate circa 72.000 imprese in lieve rialzo positivo rispetto alle precedenti 71,47 mila imprese, di queste, il 13,5% sono concentrate nel settore dell'agricoltura in lieve calo di circa mezzo punto percentuale, l’ 11,7% nell’industria e il resto nei servizi. Nella distribuzione settoriale risulta particolarmente rilevante il peso sia del settore alberghi e pubblici esercizi sia del settore dei trasporti che fanno osservare percentuali di incidenza più elevate rispetto a quelle che si registrano a livello nazionale. Nel 2005 si è osservata una crescita nel numero di imprese (1,48 contro il precedente 2,2), inferiore rispetto al dato nazionale in calo rispetto al dato precedente e che continua a diminuire nel 2006 fino ad arrivare allo 0,69. Notiamo come il tasso di evoluzione risulta quasi invariato nel 2007 con un valore pari a 0,70 mentre nel 2008 inizia a sentire gli effetti della crisi che portano tale tasso ad un valore negativo pari a -0,30 che eguaglia il dato di Vicenza ed è inferiore a quello di Belluno; tali risultanze sono da mettere in relazione con il dato concernente il tasso di natalità delle imprese (7,17 contro il precedente 7,93) rilevato nella provincia veneta, ed inferiore rispetto a quello italiano (7,32), che la colloca 65-esima nel contesto nazionale mentre il tasso di mortalità pari a 7,48 risulta superiore al dato di riferimento nazionale pari a 7,27. Il risultato ottenuto da Venezia per l’indicatore relativo alla densità imprenditoriale per 100 abitanti, pari a 8,43 pressoché stabile, pone la provincia al 73-esimo posto tra le province italiane. Il Baricentro economico dal 2003 si è spostato dal comune di Quarto d’Altino al comune di Chioggia e ad oggi rimane invariato. Gli esempi potrebbero essere allargati alle regioni a statuto speciale, come a quelle del centro.

3. Ma Lei, Ore Liete, non molla e continua:
Risposte come quelle della Iervolino fanno male due volte. Elidono il concetto di responsabilità. E azzoppano il Mezzogiorno, perché appartengono al formulario di un meridionalismo lamentoso e vittimista. Il risultato è che nella mente di tanti, troppi si crea un'altra equazione: Sud uguale spesa a perdere. Non voleva certo dire questo, vero sindaco Iervolino?
Invece, a' Sinnak' voleva dire proprio questo: la spesa statale regionalizzata - gia' nell'anno 2008 - vedeva questo quadro sconfortante, espresso in milioni di euro: Mezzogiorno € 178.258, pari al 32,8%, Centro € 122.144, pari al 22,5%, Nord € 242.250, pari al 44,6%. Quindi la Repubblica Italiana, antifascista, antimafia, antiguerra, antirazzista - e chi piu' ne ha piu' ne metta - e' anche anticostituzionale, per l'abiura dei Principi Fondamentali della Sua Carta costitutiva: art. 1-5. Nei fatti, la Repubblica italiana e' antimezzogiorno. La Repubblica Italiana (Stato, Enti, Fondi) ha speso, nel 2008, per ogni cittadino le seguenti somme: per un cittadino del Mezzogiorno € 8.913, per un cittadino del Centro € 9.650, per un cittadino del Nord € 11.003.
3. Questo e' l'arcano, signor Riotta, Direttore delle Ore Liete, borghesuccio meridionale ripassato nella lavatrice, e messo li’ perche’ organico alla storica coglionaggine propria dei borghesucci meridionali con lo stipendiuccio dello stato italaliano. Senza il Contributo delle Provincie di Napoli e Caserta, il sistema industriale italiano scivolerebbe parecchio in giù nel ranking europeo e mondiale, sia in quantità delle esportazioni che in qualità del Made in Italy. Senza la Campania i consumi scenderebbero tanto, troppo, e di conseguenza anche il fatturato di tantissime, troppe, aziende padane. Andrebbero in crisi anche le entrate delle finanza pubblica. I fornitori di Napoli&Caserta non sono facilmente sostituibili per la domanda padana, mentre i clienti padani sono facilmente sostituibili per gli imprenditori del Mezzogiorno.
4. I governi italiani non hanno mai adottato una politica organica e progettuale per i formidabili fondamentali dell'economia del Mezzogiorno. Dai numeri del nord si evince il contrario, i soldi sono arrivati copiosamente e spesi, bene o male, per il pil dei capannoni producenti auto fiat, funghi veneti sott'olio di colza, moderne case di riposo in Friuli, mozzarella di bufala del bergamasco. Realizzato con i soldi delle finanziarie, del Cipe, dell'Ue e delle regioni del nord, comprese quelle a statuto speciale che, in materia di fantasia imprenditoriale, sono degne di Stanlio ed Olio.
Legga l'ISTAT, non consumi gli occhi con le Ore Liete. Che gia' ci vede poco, ematofago.
grecanico.
Fonte:
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2010-12-07/napoli-qualita-padri-063850.shtml?uuid=AYZpejpC

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