domenica 9 gennaio 2011

Gruppi mafiosi ottengono potere in sempre più Paesi

La mafia mina le basi della convivenza civile
Articolo di Giustizia, pubblicato giovedì 30 dicembre 2010 in Olanda.
[Articolo originale "‘Maffia holt Europese samenlevingen uit’" di Marc Leijendekker]
[NRC Handelsblad]
Secondo il magistrato Scarpinato la mafia internazionale spinge la criminalità nazionale fuori dal mercato.


Il giudice antimafia Roberto Scarpinato è dell’opinione che i Paesi europei “così civili” non abbiano ben compreso quanto è rapida la criminalità organizzata nell’aggiudicarsi il potere. Cancro o termiti. A Scarpinato non importa, purché la metafora riesca in qualche modo a render chiaro ciò che intende: il fatto che si propaga lentamente, che all’inizio si può ancora combattere, ma che si è già irrimediabilmente perduti se si interviene troppo tardi.

Scarpinato è uno dei più importanti magistrati antimafia in Italia. Negli anni novanta è stato Pubblico Ministero nel clamoroso processo contro il vecchio premier Giulio Andreotti e si è specializzato negli intrecci tra clan mafiosi, imprenditori e politica. Dopo tutte le inchieste e i rapporti, dopo migliaia di telefonate intercettate, ha un ammonimento per “i Paesi civili come l’Olanda, la Germania ed il Lussemburgo, dove la gente pensa che a loro non capiterà”: imparate dall’Italia e capite che la mafia sta minando le basi della convivenza civile. Scarpinato è in visita per parlare del suo libro sulla mafia tradotto di recente [N.d.T. in olandese] Il ritorno del Principe. Il termine ‘mafia’ in realtà non è corretto più, afferma il magistrato. Non si tratta di Cosa Nostra in Sicilia, della ‘ndrangheta in Calabria, della Camorra a Napoli. Non si tratta nemmeno del crimine ‘made in Italy’. Ciò che vede Scarpinato è un fenomeno mondiale: i gruppi mafiosi ottengono potere in sempre più Paesi e si accingono a creare una collaborazione reciproca internazionale, a mo’ di cartello del crimine a livello mondiale. O per spiegare meglio, nascono sistemi criminali che superano le frontiere nazionali. Ma l’analisi suona di nuovo troppo sociologica. Torniamo quindi a parlare semplicemente di mafia.

“E’ un meccanismo complesso” dice Scarpinato. “La mafia è una organizzazione commerciale. Offre droghe, prodotti e servizi illegali, prostitute, traffico di esseri umani ridotti in schiavitù. Per questo tipo di offerta esiste un mercato di normali cittadini europei. In Europa ci sono milioni di utilizzatori di cocaina, milioni di uomini che vanno a prostitute, milioni di imprenditori che chiedono forza lavoro sottopagata. Ci sono centinaia di aziende che cercano di smaltire in modo illegale i propri rifiuti tossici. Tutto ciò rappresenta una domanda di servizi illegali. I criminali mafiosi sono lo specchio dei vizi nascosti di moltissime persone normali”.
Questa non è un’analisi sconvolgente. Ma a partire dal 1989 la scala si è molto ingrandita. “La mafia come fenomeno commerciale è cresciuta in maniera esplosiva. Inizialmente esisteva un mercato illegale solamente nei Paesi dove c’era un mercato libero, in Europa, Australia, Giappone. Con la fine della guerra fredda il mercato è diventato uno solo, legale e illegale.
Il magistrato dà due esempi. Prima del 1989 la prostituzione era nelle mani soprattutto di gruppi criminali locali. I gruppi internazionali hanno in seguito preso potere, in Nigeria e Slovenia per esempio, e i Paesi occidentali sono stati subissati di donne dall’Europa Orientale e dall’Africa. Qualcosa di paragonabile accade con le droghe. “In Cina i nuovi ricchi che vogliono la cocaina sono centinaia di milioni. Nel 2020 potrebbero essere 250 milioni. Un fenomeno criminale che è rimasto relativamente limitato all’Occidente, ora è divenuto globale. La piccola criminalità organizzata viene estromessa dal mercato, così come è accaduto nell’economia legale, nel settore dell’energia, delle telecomunicazioni”.

Scarpinato mette in guardia dal fatto che la criminalità penetra in maniera via via sempre maggiore. In Paesi come Russia, Bulgaria, Romania, ma anche Nigeria, Colombia e Messico il potere della criminalità organizzata è enormemente grande e spesso completamente visibile.
“La maggior parte dei Paesi in Europa non è consapevole del ruolo crescente che la mafia giuoca anche da loro nell’economia normale. Dapprima diviene potere economico. Poi controllo sociale e infine corrompe la politica. L’Europa ha sempre più difficoltà nel parlare di mafia nei documenti ufficiali. L’opinione pubblica è indietro di vent’anni, comprende solo con ritardo ciò che accade”.
Il magistrato accenna appena a possibili esempi internazionali concreti. Ne Il ritorno del Principe invece descrive con molti esempi come la società italiana sia stravolta. C’è una mafia ‘militare’, di assassini e taglieggiatori e una mafia ‘borghese’: imprenditori, notai, medici, architetti, politici. Le due sono strettamente legate.

“Sottovalutare la mafia, come è accaduto per anni in Italia, comporta un danno enorme. Se ci fossimo impegnati a fondo venti, trenta anni fa, avremmo avuto più successo. Nel frattempo la camorra e la ‘ndrangheta sono diventate troppo potenti. E’ come il cancro. Se fai la diagnosi per tempo, puoi guarire. Se il male avanza, le metastasi intaccano tutto il corpo sociale”.
L’Europa deve difendersi in due modi, dice Scarpinato. Innanzitutto: comprendere che la mafia non è roba da pizzaioli e contadini, assassini folcloristici e rapinatori ma da gente con molti soldi che lentamente si compra una posizione nella società. Nessun settore è al riparo: due mesi fa Scarpinato ha svelato un progetto milionario della criminalità organizzata nel campo dell’energia eolica.
Come seconda cosa: pensare con lo stesso metro della mafia. Che è perlomeno europeo. “Dobbiamo fare in modo da avere un unico diritto penale contro la mafia, un’unica magistatura, un’unica polizia che circoli liberamente all’interno dello spazio europeo tanto quanto la criminalità”.
Ma il nostro Stato di Diritto e la nostra democrazia non offrono in questo senso nessuna resistenza contro quello che il magistrato descrive come “la scuola del crimine”? Scarpinato solleva le spalle. “E’ un mercato di domanda e offerta. Se non si interviene in modo energico, se come politici non si è estremamente all’erta per i pericoli, la mafia, come un termitaio, scaverà dal di dentro tutte quelle meravigliose istituzioni”.

Roberto Scarpinato (58 anni) ha svolto inchieste su importanti affari di mafia e politica in qualità di Pubblico Ministero nel capoluogo siciliano. E’ ora Procuratore Generale presso la Corte d’appello nella sua città natale, Caltanissetta. Il suo ultimo libro è ora tradotto in olandese.
 

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