mercoledì 19 gennaio 2011

Istat: Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo

Edizione 2011


Territorio
Con una densità media di circa 200 abitanti per chilometro quadrato,
l’Italia è tra i paesi più densamente popolati dell’Unione (media Ue27,
circa 114 abitanti per km2).
I territori montani coprono una superficie pari al 54,3 per cento del
territorio, ma si tratta di aree poco densamente abitate e in passato
interessate da importanti fenomeni di spopolamento. Vi risiede soltanto il
18,2 per cento della popolazione. Al 1° gennaio 2010 le Comunità
montane sono 266.
Le aree protette considerate nella “Rete Natura 2000” coprono più del 20
per cento della superficie nazionale con una concentrazione relativa nel
Mezzogiorno (dove sfiorano un quarto della superficie totale – anno
2009). Il nostro Paese si colloca al di sopra della media europea per
territorio incluso sia nei Siti di importanza comunitaria (pari al 15 per
cento), sia nelle Zone di protezione speciale (pari al 14,5 per cento).
In Italia ogni mille famiglie sono stati autorizzati progetti per la costruzione
di 7,8 nuove abitazioni e di circa 580 m² di superficie utile abitabile in
nuovi fabbricati residenziali. Il rapporto tra il numero di nuove abitazioni e
famiglie residenti si è fortemente ridotto negli anni più recenti (era di 11,8
nuove abitazioni nel 2005). Questo andamento è comune al complesso
dei paesi dell'Unione europea, dove il numero di nuove abitazioni
autorizzate si è dimezzato tra il 2006 e il 2009.
pari a 542,7 kg per abitante, con una riduzione dell’un per cento
rispetto all’anno precedente. Pur registrando una riduzione dei rifiuti urbani smaltiti in discarica,
l’Italia si colloca ancora significativamente al di sopra della media europea, con 286,1 kg di rifiuti
per abitante. Si tratta del 52,7 per cento del totale dei rifiuti urbani raccolti su tutto il territorio
nazionale. Il 30,6 per cento del totale dei rifiuti urbani raccolti viene invece avviato a raccolta
differenziata (anno 2008).
Nel 2008 le emissioni di gas serra risultano superiori del 4,7 per cento rispetto al 1990, ma dal
2005 si registra un andamento decrescente.
Il consumo pro capite di acqua potabile cresce dell’1,2 per cento negli ultimi dieci anni: nel 2008
sono stati erogati 92,5 m3 di acqua potabile per abitante.
Il 38 per cento delle famiglie italiane segnala problemi relativi all’inquinamento dell’aria nella
zona di residenza e il 19,6 per cento lamenta la presenza di odori sgradevoli (anno 2010).
Nel complesso dei comuni capoluogo di provincia, la popolazione dispone di 105,9 m2 per
abitante di aree verdi o di particolare interesse naturalistico (anno 2009), con un incremento del
2,8 per cento rispetto al 2000.

Popolazione
Con quasi il 12 per cento dei circa 500 milioni di abitanti dell’Unione europea, l’Italia è il quarto
paese per dimensione demografica. A partire dal 2001 la popolazione ha ripreso a crescere al
ritmo di 0,7 per cento l'anno, per effetto della crescita delle nascite e, soprattutto,
dell’immigrazione.
Nel contesto europeo, l’Italia fa registrare valori di crescita naturale più vicini ai paesi di nuova
adesione all’Unione. Per quanto riguarda la crescita migratoria, l’Italia si colloca ai primi posti
della graduatoria come forza attrattiva.
Al 1° gennaio 2010 ci sono 144 anziani ogni 100 giovani; in Europa solo la Germania presenta
un indice di vecchiaia più accentuato. La regione più anziana è la Liguria, la più giovane la Campania.
Il rapporto tra popolazione giovane e anziana e popolazione in età attiva supera il 52 per cento
(2009). L’Italia è ai primi posti nella graduatoria europea.
La vita media degli italiani è di oltre 84 anni per le donne e di quasi 79 anni per gli uomini, ai
primi posti nell’Unione europea.
L’Italia e l’Irlanda sono i paesi Ue con la più bassa incidenza dei divorzi (circa 9 e 8 ogni mille
abitanti). In Italia il numero di separazioni è aumentato dal 2000 del 16,9 per cento e quello dei
divorzi del 44,7 per cento.

Stranieri
I cittadini stranieri iscritti nelle anagrafi dei comuni italiani all’inizio del 2010 sono oltre 4,2 milioni,
il 7 per cento del totale dei residenti. Rispetto al 2001 sono più che triplicati, mentre sono
aumentati dell’8,8 per cento tra il 2009 e il 2010, un ritmo di crescita meno sostenuto rispetto agli
anni passati. L’incremento si riduce in conseguenza di diversi fattori: la crisi economica,
l’attenuarsi dell’effetto congiunto dell’ingresso della Romania e della Bulgaria nell’Unione
europea e l’entrata in vigore della nuova normativa sul soggiorno dei cittadini comunitari nei
paesi dell’Unione.
Il profilo per cittadinanza della popolazione straniera residente in Italia è piuttosto variegato. Le
prime cinque collettività per consistenza al 1° gennaio 2010 (rumeni, albanesi, marocchini,
cinesi, ucraini) rappresentano da sole più del 50 per cento del totale. Tra le comunità più
presenti, nel corso del 2009 sono cresciute maggiormente quelle dell’Europa dell’Est e del
subcontinente indiano.
Al 1° gennaio 2009 i cittadini stranieri non comunitari regolarmente presenti in Italia sono poco
meno di 3 milioni, circa 366 mila in più rispetto all’anno precedente. Circa l’88 per cento dei
cittadini stranieri con regolare permesso di soggiorno risiede nel Centro-Nord. Nel tempo sono
anche cambiati i motivi per i quali gli stranieri con permesso di soggiorno scelgono di vivere nel
nostro Paese. È sempre più elevata la quota di coloro che sono in Italia per motivi familiari:
erano il 13 per cento circa nel 1992, sono quasi il 35 per cento nel 2009.
Gli stranieri in età 15-64 anni residenti in Italia presentano livelli di istruzione simili a quelli della
popolazione nazionale. Circa la metà degli stranieri è in possesso al più della licenza media (il
49,7 per cento, a fronte del 47,2 per cento degli italiani). Il 40,2 per cento ha un diploma di
scuola superiore e il 10,1 per cento una laurea.
Il costante incremento della popolazione straniera residente nel nostro Paese mostra effetti
rilevanti anche nel mercato del lavoro. Nel 2009 le forze di lavoro straniere rappresentano l’8,6
per cento del totale. Il tasso di occupazione degli stranieri è più elevato di quello degli italiani
(64,5 a fronte del 56,9 per cento), così come il tasso di disoccupazione (11,2 e 7,5 per cento,
rispettivamente). Il tasso di inattività della popolazione straniera è, invece, inferiore di oltre dieci
punti percentuali a quello della popolazione italiana (27,3 contro 38,4 per cento).

Istruzione
In Italia l’incidenza sul Pil della spesa in istruzione e formazione è pari al 4,6 per cento (2008),
valore inferiore a quello dell’Ue27 (5,2 per cento).
Circa il 46 per cento della popolazione in età compresa tra i 25 e i 64 anni ha conseguito come
titolo di studio più elevato soltanto la licenza di scuola media inferiore, valore che – nel contesto
europeo – colloca il nostro Paese distante dalla media Ue27 (27,9 per cento nel 2009).
I dati relativi al 2009 sul livello delle competenze, derivati dall’indagine Pisa promossa dall’Ocse,
mettono in luce un recupero rispetto al 2006 dello svantaggio degli studenti 15enni italiani in tutte
le literacy considerate, con punteggio nelle rispettive scale di valutazione pari a quello medio Ue
in lettura, superiore di 9 punti in matematica e inferiore di 8 punti in scienze.
La quota di giovani (18-24enni) con al più la licenza media, che ha abbandonato gli studi senza
conseguire un titolo superiore, è pari al 19,2 per cento e colloca il nostro Paese in una delle
posizioni peggiori nella graduatoria Ue27 (media 14,4 per cento nel 2009).
La partecipazione dei giovani al sistema di formazione dopo il termine del periodo di istruzione
obbligatoria è pari all’82,2 per cento nella fascia di età 15-19 anni e al 21,3 per cento tra i 20-
29enni, rispettivamente 2,7 e 3,8 punti percentuali al di sotto dei valori medi dell’Ue27 (anno
2008).
Nell’anno scolastico 2007/08, il 12,3 per cento degli iscritti al primo anno e il 3,5 per cento degli
studenti del secondo anno delle scuole superiori abbandonano il percorso di studi prescelto
senza completare l’obbligo formativo.
Il 19,0 per cento dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente),
quota cresciuta di 3,3 punti percentuali tra il 2004 e il 2009. Tale livello è tuttavia ancora molto
contenuto rispetto all’obiettivo del 40 per cento fissato da “Europa 2020”.
I giovani Neet (Not in Education, Employment or Training), non più inseriti in un percorso
scolastico/formativo, ma neppure impegnati in un’attività lavorativa, sono poco più di due milioni,
il 21,2 per cento tra i 15-29enni (anno 2009), la quota più elevata a livello europeo.
Gli adulti impegnati in attività formative, un elemento considerato cruciale nella lotta contro
l’esclusione sociale, sono il 6 per cento del totale nel 2009, meno della metà rispetto al livello
obiettivo da perseguire entro il 2010 secondo la strategia di Lisbona (12,5 per cento).

Sanità
La spesa sanitaria pubblica ammonta a oltre 110 miliardi di euro (7,3 per cento del Pil) e supera i
1.800 euro annui per abitante (anno 2009). La spesa sanitaria pubblica italiana è molto inferiore
a quella di altri importanti paesi europei come Francia e Germania.
Le famiglie contribuiscono con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per una quota
pari al 21,3 per cento. La spesa sanitaria delle famiglie rappresenta l’1,9 per cento del Pil
nazionale e ammonta a 1.178 euro per famiglia (anno 2008).
L’Italia è tra i paesi Ue quello con il maggior numero di medici in strutture sanitarie pubbliche e
private sul totale della popolazione residente, quasi 410 ogni centomila abitanti (2009).
Tra il 2002 e il 2007, in tutte le regioni si è verificata una convergenza dell’offerta di posti letto
ospedalieri per abitante verso la media nazionale, scesa da 4,3 a 3,7 posti letto ogni mille
abitanti.
La mobilità ospedaliera fra regioni è un fenomeno rilevante: nel 2008, le regioni sono state
interessate da circa 650 mila ricoveri ospedalieri di pazienti non residenti (immigrazione
ospedaliera) e da oltre 570 mila ricoveri effettuati dai pazienti in una regione diversa da quella di
residenza (emigrazione ospedaliera).
I tumori e le malattie del sistema circolatorio, più frequenti nelle età adulte e senili,
rappresentano le principali cause di ricovero sia in Italia, sia nel resto dell’Europa.
Le malattie del sistema circolatorio rappresentano la principale causa di morte in quasi tutti i
paesi dell’Ue. In Italia, il tasso standardizzato di mortalità per queste cause è pari a 32,6 decessi
ogni diecimila abitanti, quello relativo ai tumori è pari a 26,6 decessi ogni diecimila abitanti, con
valori maggiori negli uomini (36,8) rispetto alle donne (19,6). I tumori rappresentano in Italia e in
Europa la seconda causa di morte (2007).
Il fumo, l’alcol e l’obesità sono i principali fattori di rischio per la salute. In Italia, nel 2009, i
fumatori rappresentano il 23 per cento della popolazione di 14 anni e più, i consumatori di alcol a
rischio il 16,1 per cento, le persone obese il 10,3 per cento.

Cultura e tempo libero
Le famiglie italiane destinano ai consumi culturali (spese per ricreazione e cultura) in media il 6,8
per cento della spesa complessiva per consumi finali (anno 2008). La quota è leggermente
diminuita rispetto all’anno precedente, quando l’Italia si collocava al quintultimo posto nell’Ue27.
Ammontano a 362 mila le unità di lavoro impiegate in attività di produzione di beni e servizi per
la ricreazione e la cultura, al netto del settore editoriale (circa l’1,5 per cento del totale).
In Italia ogni anno vengono stampate in media 3,6 copie di opere librarie per ogni abitante, ma
nell’arco di un anno meno del 47 per cento degli italiani legge almeno un libro nel tempo libero
(anno 2010).
Poco più di un italiano su due (55 per cento) legge un quotidiano almeno una volta a settimana,
poco più di uno su cinque utilizza Internet per leggere on-line o scaricare da Internet giornali,
news o riviste.

Turismo
Nel 2009, in Italia si contano 111.391 esercizi extra-alberghieri e 33.967 alberghi. Rispetto
all’anno precedente, i primi risultano in aumento del 5 per cento, mentre i secondi si sono
lievemente ridotti (-0,5 per cento).
Nel 2008, nel complesso degli esercizi ricettivi operanti sul territorio italiano si sono registrati
circa 96 milioni di arrivi con quasi 374 milioni di presenze. Il periodo medio di permanenza nelle
strutture ricettive è di 3,9 notti, valore rimasto invariato rispetto all’anno precedente ed
sostanzialmente stabile sia per gli italiani, sia per gli stranieri.
Nel 2009, sono circa 115 milioni i viaggi con pernottamento effettuati dai residenti per motivi di
vacanza e di lavoro, sia in Italia sia all’estero, per un totale di oltre 680 milioni di notti. La durata
media dei soggiorni per vacanza è di 6 notti, quella dei soggiorni per lavoro è di 2,8 notti.

Criminalità e sicurezza
Con 1,10 omicidi ogni 100 mila abitanti, l’Italia si colloca al di sotto della media calcolata sul
complesso dei 27 paesi Ue, pari a 1,30 omicidi (2008). Il fenomeno è in continua diminuzione:
nel 1991 erano 3,38.
Nello stesso anno le rapine sono state quasi 46 mila, 76,6 ogni 100 mila abitanti, in calo rispetto
all’anno precedente. Nel contesto dell’Unione europea l’Italia si colloca appena al di sopra della
media generale. La distribuzione sul territorio nazionale delle rapine è estremamente
disomogenea: la Campania presenta il livello più alto (232,9 rapine denunciate per 100 mila
abitanti), la Basilicata quello più basso (9,8 per 100 mila abitanti).
I furti denunciati sono stati circa 1,3 milioni, pari a 2.327,4 per 100 mila abitanti, in calo nel 2008
dopo una crescita durata sei anni. Per il complesso dei furti il Mezzogiorno è caratterizzato da
valori costantemente più bassi rispetto alla media nazionale
Non tutti i reati vengono denunciati alle Forze dell’ordine. La quota di sommerso varia dal 95,8
per cento del tentato borseggio al 3,3 per cento del furto di camion. La quota di sommerso
rispetto alle denunce varia non solo in base alla tipologia di reato, ma anche alla sua riuscita,
alla gravità, al danno economico, alle conseguenze fisiche subite.
Sono quasi 7 milioni le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale nel
corso della loro vita, pari al 31,9 per cento: circa 5 milioni hanno subito violenze sessuali (23,7
per cento), quasi 4 milioni violenze fisiche (18,8 per cento). L’analisi a livello territoriale rivela
una maggiore diffusione della violenza fisica e sessuale nel Nord e nel Centro Italia, mentre nel
Mezzogiorno i valori sono quasi sempre inferiori al dato nazionale.
Il 27,1 per cento delle famiglie segnala la presenza di rischio di criminalità nella zona in cui vive.
Sono circa 65 mila i detenuti presenti negli Istituti di prevenzione e di pena per adulti alla fine del
2009, circa 108 persone ogni 100 mila abitanti. Nell’ambito dell’Unione europea (per l’anno
2008) l’Italia, con 97,2 detenuti per 100 mila abitanti, mostra un’incidenza della popolazione
carceraria inferiore a quella dei 27 paesi nel loro complesso.

Strutture produttive
In Italia si contano quasi 66 imprese ogni mille abitanti, valore tra i più elevati d’Europa, a
testimonianza soprattutto del prevalere delle imprese di ridotte dimensioni (anno 2008).
Il tasso di imprenditorialità – calcolato come rapporto tra numero di lavoratori indipendenti e
totale dei lavoratori delle imprese – è pari al 31,3 per cento, valore quasi triplo rispetto alla media
europea.
La dimensione media delle imprese italiane - circa 4 addetti per impresa - nell’Ue27 è superiore
soltanto a quella di Portogallo e Grecia.
Per quanto attiene alla dinamica demografica delle imprese, in Italia l’indicatore di turnover lordo
è pari al 14,6 per cento, con valori più elevati nelle regioni meridionali.
Il livello di redditività/competitività delle imprese italiane è pari a circa 125,5 euro di valore
aggiunto ogni 100 euro di costo unitario del lavoro, più basso di quello registrato nel 2001. Il dato
colloca l’Italia agli ultimi posti nella graduatoria europea.
Sebbene le specializzazioni settoriali dell’economia italiana siano simili a quelli della Germania,
la composizione dimensionale è molto differente: in Germania, come in molte economie
dell’Europa continentale, prevale la grande impresa, mentre in Italia le dimensioni produttive
sono assai contenute.
Agricoltura
Le aziende agricole sono circa 1,7 milioni, con una superficie totale di 17,8 milioni di ettari
(2007). Nell’arco di un decennio la forte diminuzione del numero di aziende agricole (-474 mila
unità) si è accompagnata all’aumento della dimensione media: è il cambiamento più evidente
avvenuto nella struttura del settore agricolo nel periodo intercensuario, in linea con le tendenze
in atto in Europa.
Il valore aggiunto per addetto del settore ogni 100 euro di costo unitario del lavoro è pari a circa
114 euro (anno 2007). La performance è correlata positivamente con la dimensione delle
aziende agricole. Quelle più competitive sono localizzate nel Nord-est e nel Centro.
In Italia, è stato distribuito in agricoltura circa un quintale di fertilizzanti semplici per ciascun
ettaro di superficie agricola utilizzata (Sau); la distribuzione è concentrata principalmente nel
Nord (2009). Nello stesso anno sono state complessivamente distribuite in agricoltura 147,5 mila
tonnellate di prodotti fitosanitari e 74,2 mila tonnellate di principi attivi.
A fine 2009 le aziende agrituristiche sono poco più di 19 mila, più di un terzo gestite da donne. Il
forte incremento registrato negli ultimi cinque anni (erano circa 14 mila nel 2004) coinvolge
anche la disponibilità di posti letto, cresciuta da 141 mila a 193 mila unità, a indicare anche una
sostenuta crescita della domanda per questo tipo di turismo.

Energia
L’Italia è uno dei paesi europei con minori consumi pro capite di energia elettrica fra quelli di più
grandi dimensioni. I consumi elettrici sono pari a 4.908,5 kWh per abitante (anno 2009), in
diminuzione i consumi di elettricità dell’industria, in aumento quelli relativi al settore domestico e
al settore terziario.
La produzione lorda di energia elettrica è pari a 48,6 GWh per diecimila abitanti, in diminuzione
rispetto al 2008. Dal 2001 al 2009 si registra una riduzione nel Nord-est e nel Centro e una
crescita nel Mezzogiorno e nel Nord-ovest.
La quota del consumo interno lordo di energia elettrica coperta da fonti rinnovabili è pari al 20,5
per cento, con un incremento di 3,9 punti percentuali rispetto al 2008. Nella graduatoria europea,
l’Italia si colloca al decimo posto, la Spagna al nono, Germania e Francia rispettivamente al
dodicesimo e tredicesimo.

Infrastrutture e trasporti
L’Italia, con i suoi 6.629 km di autostrade, pari a 22 km ogni mille km² di superficie territoriale,
rappresenta il 9,2 per cento della rete autostradale europea.
I trasporti di merci su strada hanno sviluppato un traffico di circa 180 miliardi di tonnellate-km
(anno 2007), con una riduzione del 4,1 per cento rispetto all’anno precedente.
La rete ferroviaria italiana si sviluppa per 5,5 km per cento km² di superficie territoriale, con un
valore medio di rete elettrificata pari a circa 3,9 km per cento km² di superficie (2010).
Il tasso di motorizzazione è passato da 501 autovetture ogni mille abitanti nel 1991 a 604 nel
2009, con un incremento medio annuo pari all’1,0 per cento, uno dei tassi più alti al mondo e il
secondo nell’Ue27.
Nel 2009 circa 4.200 persone sono morte a seguito di un incidente stradale (70,4 per milione di
abitante), dato in calo di oltre il 10 per cento rispetto al 2008.
L’Italia è il sesto paese europeo per volume di traffico container via mare (7,9 milioni di Teu,
twenty feet equivalent unit) e il secondo per trasporto di passeggeri, con oltre 90 milioni di
passeggeri (anno 2008).
L’Italia è al quinto posto in Europa per traffico aereo di passeggeri, preceduta da Regno Unito,
Germania, Spagna e Francia. Questi cinque paesi, nel complesso, assorbono oltre il 70 per
cento dei passeggeri dell’Ue (anno 2009).
Scienza, tecnologia e innovazione
Nel nostro Paese la spesa per ricerca e sviluppo incide per l’1,23 per cento sul Pil (anno 2008),
valore distante dai paesi europei più avanzati, ma non lontano dall’obiettivo fissato a livello
nazionale per il 2020 (1,53 per cento).
Anche la quota di addetti alla ricerca e sviluppo (in unità equivalenti a tempo pieno) – 4,0 ogni
mille abitanti – è sensibilmente al di sotto della media europea (4,9) e presenta forti disparità
territoriali.
La quota di imprese italiane con almeno 10 addetti che si connette a Internet tramite la banda
larga è pari a circa l’83 per cento, valore poco al di sopra della media europea (anno 2009).
Nel triennio 2006-2008, rispetto a quello precedente, la quota di imprese innovatrici registra un
incremento di oltre tre punti percentuali (da 27,1 a 30,7 per cento). In ambito europeo, l’Italia si
colloca poco al di sopra del valore medio dell’Unione. In termini sia di numero di innovazioni
introdotte, sia di spesa sostenuta, emerge una decisa concentrazione del fenomeno nelle
imprese di grande dimensione del settore industriale.
Il numero di laureati in discipline tecnico-scientifiche è ancora piuttosto basso (circa 12 ogni mille
abitanti tra i 20 e i 29 anni) e inferiore a quello medio europeo (anno 2008). Tuttavia, le disparità
di genere sono in Italia meno accentuate rispetto a molti paesi europei.
In Italia il 48,9 per cento della popolazione di 6 anni e più utilizza Internet, ma solo il 26,4 per
cento lo fa quotidianamente (anno 2010). Nel confronto internazionale, il numero di utenti di
Internet è decisamente inferiore alla media europea.

Macroeconomia
Il livello del Pil pro capite, misurato in parità di potere d’acquisto, è pari a 24.400 euro, valore che
colloca l’Italia al 12° posto della graduatoria europea, immediatamente sopra la Spagna ma sotto
Francia, Regno Unito e Germania rispettivamente di 1.000, 2.000 e 3.000 euro (2009). Rispetto
all’anno precedente il Pil pro capite ai prezzi di mercato è diminuito del 5,7 per cento in termini
reali. Le differenze regionali permangono sensibili mantenendo pressoché invariato il divario tra
Mezzogiorno e Centro-Nord.
La composizione della domanda interna – consumi e investimenti – è in Italia allineata alla media
europea: circa l’80 per cento delle risorse è destinato ai consumi e il 20 per cento agli
investimenti. A livello ripartizionale, tuttavia, emerge l’insufficienza della produzione del
Mezzogiorno, dove tutte le regioni sono costrette a importare beni e servizi per sostenere i
consumi e gli investimenti per una quota del Pil spesso superiore ai 20 punti percentuali.
Nel periodo 2000-2009 la produttività del lavoro presenta un andamento complessivamente
negativo (-0,5 per cento in media d’anno); particolarmente forte è la riduzione nel periodo 2007-
2009 (-2,7 per cento in media d’anno).
La solvibilità delle imprese che sono ricorse al finanziamento bancario è sistematicamente
inferiore nelle regioni del Mezzogiorno rispetto a quelle del Centro-Nord. La maggiore rischiosità
si riflette sui livelli dei tassi d’interesse, mediamente superiori di circa un punto percentuale
indipendentemente dalla durata del prestito.
Nel 2009 l’Italia detiene il 7,6 per cento dei flussi di esportazioni intra-Ue e l’11,3 per cento delle
esportazioni dei paesi Ue verso il resto del mondo.

Mercato del lavoro
In Italia è occupato il 57,5 per cento della popolazione nella fascia di età 15-64 anni.
Permangono notevoli le differenze di genere: le donne occupate sono il 46,4 per cento, gli
uomini il 68,6. Nel 2009 il tasso di occupazione è diminuito di 1,2 punti percentuali rispetto al
2008 dopo un lungo periodo di crescita, tornando ai livelli del 2005. I livelli dell’occupazione
nazionale restano ben al di sotto delle medie europee, soprattutto per quando riguarda la
componente femminile.
Il tasso di occupazione della popolazione in età 55-64 anni è pari al 35,7 per cento, in aumento
rispetto al 2008 e in controtendenza rispetto a quanto avvenuto per l’occupazione nel suo
complesso.
Il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni nell’Unione europea è pari al 28,9 per
cento. L’Italia, con il 37,6 per cento, si colloca al terzo posto della graduatoria a 27 paesi. Spicca
il valore particolarmente elevato dell’inattività femminile (48,9 per cento).
Nel nostro Paese il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è pari al 25,4 per cento, in
aumento di oltre quattro punti rispetto all’anno precedente e superiore a quello medio dell’Unione
(19,8 per cento).
La quota di unità di lavoro irregolari è pari all’11,9 per cento. Nel Mezzogiorno può essere
considerato irregolare quasi un lavoratore su cinque; nell’agricoltura circa uno su quattro.
Condizioni economiche delle famiglie
Nel 2009, le famiglie in condizioni di povertà relativa sono il 10,8 per cento delle famiglie
residenti; si tratta di 7,8 milioni di individui poveri, il 13,1 per cento della popolazione residente.
La povertà assoluta coinvolge il 4,7 per cento delle famiglie, per un totale di 3,1 milioni di
individui.
Nel 2008, circa il 61 per cento delle famiglie residenti in Italia ha conseguito un reddito netto
inferiore a quello medio (29.606 euro, circa 2.467 euro al mese). La distribuzione più diseguale
si rileva in Sicilia, Campania, Lazio e Molise.
Nel 2009, il 15,3 per cento delle famiglie residenti in Italia presenta almeno tre delle difficoltà
considerate nel calcolo dell’indice sintetico di deprivazione. Il panorama regionale mette in
evidenza il forte svantaggio dell’Italia meridionale e insulare, con valori più che doppi rispetto alla
media nazionale.

Protezione sociale
In Italia la spesa per la protezione sociale assorbe quasi il 30 per cento del Pil e il suo
ammontare per abitante supera i 7.500 euro annui (anno 2009). Nel confronto europeo l’Italia si
colloca al di sopra della media dell’Unione.
La spesa per l’assistenza sociale erogata dai comuni rappresenta una componente importante
del sistema di welfare adottato a livello locale. In valore assoluto la spesa sociale dei comuni
ammonta a 6,6 miliardi di euro e il valore medio per abitante è pari a 110,7 euro (anno 2008).
La spesa per prestazioni sociali è pari al 17,3 per cento del Pil e corrisponde a un importo pro
capite di 4.544 euro (anno 2008). Nell’Italia settentrionale si concentra la quota maggiore sia
della spesa per prestazioni sociali (50,5 per cento), sia delle entrate contributive (56,3 per
cento).
Nel complesso sono state erogate 23,8 milioni di pensioni, per una spesa pari a 241.109 milioni
di euro, il 15,4 per cento del Pil (anno 2008).
Nel 2008, il 51 per cento dei comuni italiani ha attivato almeno un servizio tra asili nido, micronidi
o altri servizi integrativi/innovativi per l’infanzia, il 12,6 per cento in più rispetto al 2004. Molte
regioni del Mezzogiorno sono ancora lontane dal garantire la diffusione di questa componente
essenziale per consentire la conciliazione degli impegni casa-lavoro e favorire l’accesso delle
donne al mercato del lavoro.
La percentuale di bambini in età 0-2 anni che fruisce di servizi per l’infanzia è pari al 12,7 per
cento. Molto ampio risulta il divario regionale: in Valle d’Aosta il 28,4 per cento dei bambini fino a
36 mesi fruisce del servizio, percentuale che scende al 2,7 per cento in Calabria.

Finanza pubblica
Nel 2009, a fronte di un generalizzato peggioramento dei saldi e delle dinamiche dei conti
pubblici dovuto al pieno manifestarsi della crisi economica, l’Italia si colloca al terzo posto tra i
paesi dell’Uem per surplus primario, mentre, relativamente all’incidenza dell’indebitamento netto,
si colloca al sesto posto.
L’Italia è tra i paesi dell’Ue caratterizzati da un rapporto debito/Pil molto elevato. Nel 2009 questo
rapporto si è attestato al 116,0 per cento, valore inferiore solamente a quello della Grecia.
Nello stesso anno, la pubblica amministrazione italiana ha speso poco più di 13 mila euro per
abitante, attestandosi all’undicesimo posto della graduatoria Ue27, poco al di sotto della
Germania. La spesa statale regionalizzata è sistematicamente superiore nel Centro-Nord
rispetto al Mezzogiorno.
In Italia, la pressione fiscale nel complesso, dopo la crescita della fine degli anni Novanta, ha
registrato una diminuzione fino al 2006 per poi riprendere ad aumentare fino al 43,2 per cento
rilevato nel 2009, il valore più elevato dal 1997. In particolare, negli anni della recente crisi
economica questo rapporto è aumentato a causa di una riduzione del Pil superiore a quella
complessivamente registrata dal gettito fiscale e parafiscale.

 

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