mercoledì 19 gennaio 2011

Notizie Federali della Notte, speciale pesca lo scemo, mercoledi’ 19 gennaio 2011

Sezione anche noi anche noi:
1. Quelle escort nel destino della Calabria.
2. Catanzaro. Proposte più concrete per disegnare la futura città.
3. C’è anche la Basilicata nell'edizione 2011 del Festival delle Scienze di Roma.
4. Melfi, cosa cambierebbe ? «Siamo già fabbrica modello».

Sezione cozze nere:
5. Cozze tarantine, controlli straordinari.
6. Pensione più magra per 14.500 modenesi.
7. Nel Friuli Venezia Giulia si spende sempre meno.
8. Basilicata. Federalismo: Santarsiero (ANCI), serve equa ripartizione.
9. Bolzano. Riabilitazione, non servono doppioni.

Sezione pesca le trote ed i tortini:
10. Padova. raccolti 150 mila euro per gli alluvionati.
11. Padova. Il tortino alle patate non piace, abolito dal menù.
12. Campania, pesca: raggiunto obiettivo spesa fondo europeo.

Sezione scemi e piu’ scemi:
13. Trento. Vigili: il sindaco congela i gradi ucraini sulle divise.
14. Molise. Trasporti, taglia & raddoppia. Meno km, ma corse-doppione.


1. Quelle escort nel destino della Calabria. 19/01/2011. di PANTALEONE SERGI. In attesa che Berlusconi sveli al suo popolo il volto della signora con cui ha una “relazione stabile” e che finora ha nascosto anche all’harem nelle notti folli di Arcore e forse a se stesso, è d’uopo occuparsi di alcune questioni che ci riguardano più da vicino e sollevano anche qualche mugugno tra i sostenitori del centrodestra. Le storie del premier, dei festini in “dacia”, della Ruby Rubacuori minorenne d’alcova, riguardano anche i destini dei calabresi incidendo sui costumi e attengono, in qualche modo, al governo della Regione. Tratto prima dell’aspetto di costume. Il fatto che la dama misteriosa possa essere una calabrese, mi lascia del tutto indifferente ma mi fa tornare in mente un servizio apparso un mesetto fa proprio su questo giornale, solitamente poco interessato al gossip e dintorni, dedicato a un personaggio collaterale alle vicende che in questi giorni coinvolgono il capo del Governo e potrebbero travolgerlo. E’ una storia che riguarda il mondo da fiction in cui Berlusconi ha scaraventato il paese, nobilitando gli stessi commerci carnali che fino a pochi lustri fa protagonisti e protagoniste avevano pudore e mettere in piazza. . Le professioniste del sesso, cioè le prostitute, un tempo si nascondevano - si fa per dire - dietro un annuncio anonimo; “AAA, massaggiatrice o manicure.”. Ora tutto è cambiato. Ora le “massaggiatrici” che offrivano sesso a pagamento sono diventate “escort” e con il semplice ricorso a una parola inglese si proietta una professione antica nella categoria magica dello spettacolo. Un tipo d’informazione che supera il gossip per scrutare nelle mutande, poi, ha reso le avventure erotiche a tariffa di queste signore o signorine, degne di notizia con tanto di foto come si faceva un tempo per le stelline del cinema. . Senza alcun prurito moralista a me sembra uno spettacolo indecoroso. Cosa volete che importi con chi sono state a letto la signorina Nadia Macrì (che ha origini e fidanzato calabresi) o la signora Patrizia D’Addario, entrambe di professione escort? Non si può, ritengo, chiedere pudore a chi per danaro vende il proprio corpo ma un atteggiamento più discreto dei media non farebbe certamente male e, soprattutto, permetterebbe di concentrarsi meglio sui problemi reali, quelli che assillano la gente. Fermo restando che, reato o non reato, il comportamento del premier è censurabile e dannoso e produce guasti al Paese ingovernato. . Partendo dallo “stile di vita” del premier in tutt’altre faccende affaccendato, anche gli uomini forti del Pdl nostrano, imperante Giuseppe Scopelliti, al di là delle trionfalistiche conferenze stampa trasformate in momenti di propaganda - vizio che non ha risparmiato il centrosinistra in passato - incominciano a porsi alcune domande. Cosa ha fatto il governo Berlusconi per la Calabria? Qual è, dunque, il vero rapporto di Scopelliti con il governo amico? E’ veramente solido e diretto come si vorrebbe far credere? E quali benefici, se così è, ha portato alla Regione, visto che finora ci sono visti tagli indiscriminati di risorse anche sulla sanità e conseguenti aggravi fiscali, odiosi ticket anche per gli indigenti e pochi spiccioli di fronte a catastrofi come le ultime alluvioni? Proprio muovendo da queste domande si potrebbe determinare qualche crepa nell’asse d’acciaio tra Scopelliti e l’anima governativa che sta nell’Udc. All’interno dell’Udc, infatti, non tutti parlano la stessa lingua. Se il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico (come un carabiniere, “nei secoli fedele” ha presidiato l’incontro con la stampa del presidente della Giunta), ancora pochi giorni fa ha ribadito che l’accordo con Scopelliti non sarà messo in discussione neppure se il suo partito a Roma facesse altre scelte nazionali, il capogruppo Pasquale M. Tripodi sostiene invece che l’Udc non è la stampella del Pdl. Come finirà? C’è poco da aspettare perché le amministrative incombono. . Qualche parola franca, a proposito di amministrative, è utile spenderla per il fronte contrapposto dove persiste una vocazione al suicidio politico collettivo. Soprattutto nel Partito Democratico. Con Adriano Musi, commissario inutile, tanto che un qualsiasi un deleterio e impolitico De Magistris, ex inquisitore ora inquisito, si permette di dare consigli, nel Pd non si decide più nulla e in tanti lavorano con lucida follia per smantellare anche quel poco di buono che c’è. Prendete ad esempio il caso del sindaco di Cosenza Salvatore Perugini. Ha appreso dai giornali di essere stato licenziato. Da quale organismo e per quali motivi (ha governato bene? ha governato male? c’è un nuovo progetto? un altro candidato?) non si sa. Perugini però non ci sta e punta i piedi. Magari lo candideranno pure Perugini, perché costretti o perché non hanno niente di meglio. Magari dopo una Caposuvero bruzia in cui qualche nuova Giovanna d’Arco proporrà candidati esterni al partito. Intanto lo stanno delegittimando e indebolendo. Per inseguire alleanze impossibili, identiche a quelle tentate nelle recenti regionali. E meno male (per il popolo di centrosinistra) che a Cosenza il centrodestra è messo peggio.
2. Catanzaro. Proposte più concrete per disegnare la futura città. Mercoledì 19 Gennaio 2011 08:20 - CATANZARO - «Pochi giorni or sono si è tenuta, presso la Biblioteca Comunale cittadina, la giornata di studio "Cathanzaro Imago Urbis" che ha visto avvicendarsi, al tavolo dei relatori, personalità che, a nostro avviso, oltre che analizzare il passato, avrebbero anche dovuto formulare proposte concrete per disegnare la futura "Imago Urbis" di Catanzaro», afferma Aldo Ventrici dell’Osservatorio per il decoro urbano di Catanzaro. «Tra questi -
prosegue -, il direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria Francesco Prosperetti. Il prestigioso funzionario statale - cui va riconosciuto il doveroso impegno per contribuire alla risoluzione del vergognoso stato in cui versa l’Archivio di Stato di Catanzaro - nella propria relazione ha dichiarato di essere venuto a Catanzaro con in testa lo stereotipo di una città brutta e "senza niente" e, dal suo discorso, si è ricavato che ancora oggi è prigioniero di questa immagine falsa e distorta.Ha esordito dicendo che, a suo parere, Catanzaro ha subito l’influsso negativo delle funzioni direzionali che "ha conquistato negli ultimi decenni del novecento", facendo chiaro riferimento al ruolo di Capoluogo di regione che, errando, egli pensa sia databile a quegli anni e che, invece, la Città ha esercitato per secoli, dal periodo normanno fino a giungere a quello napoleonico. Prosperetti è quindi una superficiale vittima della memoria dei "boia chi molla", quel movimento pseudo-popolare aizzato da ambienti politico-mafiosi che, anche nel sangue, terrorizzò una intera Regione creando l’anomalia del duopolio Catanzaro-Reggio cui, nel tempo, se ne sono accodate decine di tante altre, provocate da una classe politica catanzarese, ma anche di una classe dirigente certamente disattenta ed incapace di tutelare la Città Capoluogo di Regione.Già, Catanzaro è la città delle anomalie e, per restare nelle competenze specifiche del Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria, ci saremmo aspettati che evidenziasse la mancanza sia pure di una sola Sede delle Soprintendenze - unico capoluogo di regione italiano a vantare questo vergognoso primato - e di un Museo Civico capace di valorizzare e riportare sui Tre Colli reperti che si trovano depositati o esposti in altre strutture museali calabresi. Un Museo - magari da allestire in quel Palazzo Fazzari che, in questi giorni, è al centro di accesi dibattiti tra Regione Calabria e Comune di Catanzaro - nel quale si potrebbero creare Sezioni dedicate al mitico Re Italo ed alle sue genti itale stanziate nell’istmo di Catanzaro, sarebbe interessante allestirne una sulla prestigiosa stirpe dei Ruffo di Calabria il cui capostipite fu Pietro Ruffo I Conte di Catanzaro, finalmente potrebbe trovare la giusta enfasi quell’Arte della Seta che rese famosa Catanzaro fino ai primi decenni dell’ottocento, si potrebbero raccontare lo storico assedio del 1528, che meritò alla Città il ringraziamento dell’imperatore Carlo V».
3. C’è anche la Basilicata nell'edizione 2011 del Festival delle Scienze di Roma. Nell’ambito dell’evento internazionale, infatti, saranno in scena Le Patamacchine, mostra interattiva, sempre in evoluzione, che conta ad oggi 10 opere ispirate alle macchine inutili di Tinguely e ai principi della Patafisica di Jarry, ovvero la “Scienza delle soluzioni immaginarie”. Le Patamacchine, realizzate dall'associazione potentina 'La Luna al guinzaglio’, sono oggetti meccanici interamente costruiti con materiale di scarto o usato e sono ambasciatrici di un messaggio al tempo stesso ludico ed ecologico che si prefigge, attraverso l'immaginazione, il capovolgimento dei punti di vista e la sorpresa di invitare alla riflessione sull'importanza delle relazioni e sul rispetto dell'ambiente. La mostra, con ingresso gratuito e su prenotazione, sarà fruibile presso l'Auditorium - Parco della Musica, e rappresenta uno dei tanti appuntamenti di un programma molto fitto al quale saranno presenti, tra l'altro, personaggi come Brandon Carter, Robert Smith, Lisa Randall, Colin Campbell, Giovanna Tinetti e Bill McGuire. Sul fronte artistico e letterario è prevista un’eccezionale lectio inaugurale di Ian McEwan che parlerà del suo “Blues della fine del mondo”.
4. Melfi, cosa cambierebbe ? «Siamo già fabbrica modello». Nata come newco nel 1993, la Sata di Melfi, ha precorso i tempi, anticipando largamente quello che sarebbe accaduto a Pomigliano. 19/01/2011 COSA cambierebbe per lo stabilimento lucano nel caso in cui il modello Mirafiori venisse esportato anche a Melfi? Per la fabbrica di San Nicola, che vanta importanti successi celebrati più volte dallo stesso Marchionne, l’ipotesi ha una valore simbolico, oltre che di contenuto. Nata come newco nel 1993 già con un contratto in deroga, ha precorso i tempi, anticipando largamente quello che sarebbe accaduto a Pomigliano. Ma la Sata è anche la fabbrica passata alla storia del movimento operaio, per la famosa “lotta dei 21 giorni” che portò a cancellare proprio quei fattori di discriminazione rispetto ai colleghi altri stabilimenti del gruppo. Azienda “modello”, che fino a ora ha reagito meglio alla crisi delle vendite, con numerosi successi conseguiti negli anni, celebrati anche dallo stesso Marchionne, di sacrifici ne ha fatti già molti. Si lavora su 17 turni, e per alcuni aspetti le condizioni di lavoro non sono così diverse da quelle in vigore a Pomigliano e Mirafiori: come la pausa pranzo a fine turno o la chiusura dello stabilimento nei giorni del voto per combattere gli effetti dell’assenteismo. Solo che a Melfi un referendum non c’è mai stato. E se gli operai venissero chiamati oggi al voto sarebbe difficile prevederne il risultato. Bisognerebbe, a esempio, tener conto del fatto conto che le ultime elezioni per il rinnovo della rsu hanno consacrato la Fiat come primo sindacato. In termini di rappresentanza sindacale questo avrebbe delle conseguenze precise. Per molti, comunque, l’ipotesi, se attuata, rappresenterebbe un sostanziale ritorno al passato. Ed è per questo che nell’immediato le parole dell’amministratore delegato non sembrano aver trovato il favore degli oltre 5.000 dipendenti. Dal presidio della Fiom davanti al tribunale di Melfi, dove era in corso l’udienza della causa di reintegro dei tre operai licenziati dalla Fiat, la reazione del segretario lucano, Emanuele De Nicola è netta: «Melfi è già uno stabilimento modello. Non abbiamo bisogno di recuperare competitività in questo modo. E non accetteremo una ulteriore limitazione dei diritti dei nostri operai».  Il leader dei metalmeccanici della Cgil ricorda anche che «a Melfi gli impianti vengono utilizzati solo in percentuale limitata, e questo perché le vendite non sono sufficienti». Non un problema di competitività, dunque, ma di mercato. E ancora che «circa il 50 per cento dei lavoratori in questi anni ha riportato limitazioni fisiche. Solo nell’ultimo anno sono stati 300 in più i nuovi casi, proprio a causa dei ritmi di lavoro». «La competitività - insiste De Nicola - non può essere giocata esclusivamente sulla pelle dei nostri operai che hanno già dato il massimo». Di tutt’altro tenore, invece, l’intervento dei segretari di Uil eUilm, Carmine Vaccaro e Vincenzo Tortorelli. «I nostri operai -commentano a caldo - non hanno nulla da temere ». Per i due sindacalisti ogni confronto in tal senso dovrà avvenire contestualmente a due aspetti: organizzazione del lavoro e nuovi investimenti finalizzati al secondo modello a Melfi e all’avvio dell’atti - vità di ricerca del campus tecnologico. Da Uilm e Uil anche un attacco alla politica «troppo autoreferenziale e litigiosa». Dal segretario della Fim Cisl, Antonio Zenga, un monito: «Le relazioni industriali si fanno coi sindacati non sui giornali». «Più che estendere il modello Mirafiori a Melfi - continua - mi sembra che stia accadendo l’esatto contrario: è la Sata di Melfi che per produttività e organizzazione del lavoro si sta imponendo come modello industriale per tutto il gruppo Fiat». E a chi attacca l’accordo di Mirafiori sulla clausola che limiterebbe lo sciopero, Zenga risponde: «La Fiom come al solito racconta bugie per giustificare il suo fallimento». Zenga esprime poi un giudizio positivo sull’apertura di Marchionne sulla partecipazione agli utili da parte dei lavoratori. Chiede, invece, di aprire con urgenza le trattative per Melfi, il segretario dell’Ugl metalmeccanici, Giuseppe Giordano.  Nel frattempo il governatore lucano, Vito De Filippo, assicura «staremo attenti e vigileremo sul come giocare al meglio questa partita». Sul piatto la posta è quella degli investimenti. Secondo le previsioni di Marchionne “Fabbrica Italia” comporterebbe per lo stabilimento lucano quasi un raddoppio della produzione. A quali condizioni lo si capirà nelle prossime settimane. Mariateresa Labanca
5. Cozze tarantine, controlli straordinari. Dopo l'allarme diossina nei frutti di mare. Monitoraggio di Asl e Arpa e la campagna partirà a febbraio. Matacchiera consegna documenti in Procura. TARANTO - Da febbraio prossimo l’attenzione si sposta sulle cozze nere coltivate nei filari del mar Piccolo di Taranto. L’allarme lanciato dagli ambientalisti tarantini Fabio Matacchiera e Alessandro Marescotti sulla contaminazione dei mitili (cozze pelose, ostriche e cozze san Giacomo) prelevati dal fondo del mar Piccolo ha ottenuto questo effetto immediato. Ma non perché le cozze tarantine siano risultate contaminate oltre i limiti di legge. Tutti i valori riscontrati nei dodici campioni prelevati dai tecnici della Asl di Taranto a dicembre sono regolari, ma alcuni di essi, in relazione al pcb, sfiorano il livello così detto «di attenzione». E allora è meglio approfondire le indagini e vederci più chiaro. I due seni del mar Piccolo di Taranto saranno così passati al setaccio in base al nuovo piano di campionamento che un gruppo di lavoro sta mettendo a punto dopo la riunione di ieri all’assessorato regionale alla Sanità. Una lunga riunione di lavoro alla quale hanno partecipato rappresentanti dell’Arpa, della Asl, dell’assessorato all’Ambiente e del Cnr. Urge definire le aree a maggior rischio mediante accertamenti aggiuntivi rispetto allo standard fin qui applicato. Sarà quindi allargato il raggio d’azione con più prelievi fatti in più aree, quantitativamente il lavoro dei tecnici sarà più impegnativo e più puntuale.
GLI ESAMI - Saranno effettuati nuovi campionamenti a diversa altezza sul canapo che, lungo i filari, scende in acqua e in punti diversi dei due seni. Arpa e Asl seguono criteri e metodologie diversi perché si occupano di campi differenti. Arpa si preoccupa della caratterizzazione ambientale, quindi ha come riferimenti limiti e metodi relativi a questo aspetto di indagine; la Asl si occupa degli alimenti e, di conseguenza, i sistemi di lavoro e i parametri di riferimento sono altri. Anche per questa ragione le risultanze dei campionamenti possono non essere omogenee. Con la decisione di elaborare un nuovo piano di campionamento la Regione si riappropria, in quanto soggetto pubblico e mediante i propri enti operativi, della strategia di controllo e della responsabilità collegata. Nel mar Piccolo di Taranto c’è bisogno di realizzare una mappatura aggiornata e completa delle zone di coltivazione delle cozze nere, peraltro tenute già sotto stretto controllo con gli accertamenti abituali e periodici. La Regione, è emerso ieri dalla riunione tecnica, vuole evitare che si propaghino notizie non corrette. E a questo proposito Fabio Matacchiera ha deciso di tutelarsi affidandosi allo studio legale Petrone.

CARTE IN PROCURA - Ieri mattina ha consegnato alla Procura di Taranto, la documentazione che dimostra come il presunto caso-cozze sia nato sulla base di dichiarazioni diffuse in modo parziale e fuorviante. L’ambientalista tarantino chiede che «venga fatta completa chiarezza sul senso e sulla correttezza delle mie dichiarazioni e sulle speculazioni che sulle stesse sono state effettuate. Nel particolare - è scritto in una nota distribuita alla stampa - preciso di aver depositato, presso gli uffici giudiziari, l’intervista completa, ripresa dalla telecamera del TG3 di Taranto, da cui è stata estrapolata solo una parte per inserirla successivamente in un servizio andato in onda sulla rete nazionale. Tutto ciò ha tradito lo spirito ed il senso di quanto avevo esposto e che il cameraman aveva registrato». Fabio Matacchiera afferma di aver specificato «per ben due volte che i mitili fatti analizzare dal Fondo Antidiossina al Consorzio interuniversitario di Venezia erano stati prelevati solo da alcuni fondali del mar Piccolo e che si rimandava alle autorità competenti per gli eventuali approfondimenti e verifiche. Pertanto, ogni altra interpretazione, anche relativa alle modalità di prelievo e di quant’altro, troverà risposta adeguata nelle sedi competenti». Cesare Bechis. 19 gennaio 2011
6. Pensione più magra per 14.500 modenesi. Non rinnovato l'accordo governo-sindacati. La Cgil protesta: colpite le fasce deboli. di Davide Berti. Il 2010 si era chiuso con questi numeri: un quarto dei pensionati modenesi riceve un assegno dai 500 ai 750 euro, soglia minima che qualche settimana fa l'Istat ha definito di povertà. Ciò significa che ci sono cinquantamila pensionati modenesi che vivono in condizioni al limite del disagio. E sempre in tema di pensioni il 2011 non si apre nel modo migliore: 14.511 modenesi hanno ricevuto meno dei 1.100 euro netti dovuti per effetto di un accordo Governo-sindacati che non è stato rinnovato. Chi ha diritto a una pensione lorda mensile superiore a 1.383 euro (netti 1.100) sta già lamentando di non avere ricevuto interamente l'aumento stabilito per effetto della perequazione automatica per il 2011 stimata nell'1,4 per cento. Si tratta, a livello nazionale, di circa cinque milioni e mezzo di persone che stanno ancora aspettando parte dei loro soldi. «In questi giorni - spiega ancora la Spi/Cgil - è scaduto l'accordo Governo-sindacati siglato con il governo Prodi nel 2007: questo prevedeva che, oltre alla quattordicesima, i pensionati beneficiassero di un adeguamento annuale all'andamento dei prezzi per le pensioni lorde mensili tra i 1.382,91 euro e i 2.304,85 euro lordi mensili per il triennio 2008-2010. L'accordo prevedeva che nel triennio una commissione ministeriale avrebbe incontrato i sindacati per rendere permanenti e strutturali i provvedimenti adottati e per estenderli gradualmente a un numero sempre maggiore di pensionati. Il governo Berlusconi, invece, non ha mantenuto questo impegno e quindi da quest'anno si torna alla normativa in vigore nel 2007 che riconosce a questi pensionati un aumento inferiore all'1,4 per cento. Così si penalizzano le categorie già colpite dalla crisi». L'aumento, per le pensioni di importo mensile lordo fino a 1.392,91, sarà dell'1,4 per cento, per le somme eccedenti, e fino a 2.304,85 euro lordi mensili, sarà dell'1,25 per cento. Per tutti gli importi superiori a questa somma l'aumento sarà dell'1,05 per cento. Lo Spi-Cgil, quindi, «chiede al Governo di prorogare l'accordo del 2007 sulla perequazione delle pensioni (la cosidetta scala mobile), di riaprire il tavolo di trattativa per un fisco più giusto e adeguato». Non si tratta di somme ingenti, ma per chi vive con pensioni esigue pesano sul bilancio di un anno come minimo per almeno cento euro: «E a questo dobbiamo aggiungerci la riduzione delle aliquote fiscali attualmente applicate e l'estensione della quattordicesima mensilità per le pensioni fino a 1300 euro al mese». d.berti@gazzettadimodena.it
7. Nel Friuli Venezia Giulia si spende sempre meno. La ricerca di Findomestic: l’anno scorso gli acquisti dei beni durevoli da parte delle famiglie sono diminuiti del 3,2%. di Renato D’Argenio. UDINE. L’anno scorso, in Friuli Venezia Giulia sono stati spesi 1.462 milioni per l’acquisto di beni durevoli (abiti, auto, elettrodomestici bruni e bianchi, mobili e materiale informatico), il 3,2% in meno rispetto ai 1.510 del 2009 nonostante il reddito pro capite abbia registrato una crescita, seppure contenuta (+0,7%), attestandosi a 20.265 euro. È quanto emerge dalla diciassettesima edizione dell’Osservatorio Findomestic Banca sul consumo dei beni durevoli nel Nord Est Italia, presentato ieri a Padova. Nel 2010 la crescita dell’economia della nostra regione è stata superiore a quella media nazionale, ma meno intensa di altre regioni nord orientali, come Trentino e Veneto. Il reddito pro capirte, come detto è di 20.265 euro, decisamente superiore a quello medio nazionale di 17.650, ma inferiore a quello medio Nord-Orientale di 20.473. La distribzuioine del reddito in Friuli Vg, però, non è omogenea: la provincia di Trieste con 22.791 stacca le altre province: Udine 20.150 euro, Gorizia con 19.391 e Pordenone 18.978.
Meno spese. La contrazione delle spese per beni durevoli è stata pari al 3,2% ed è concentrata nel settore automobilistico, comparto nel quale la regione ha accusato il più elevato calo di spese rispetto all’intera area centro-settentrionale: -13%. Un aperdita che segue quelal del 2009 dell’1,8%. Gorizia è la provincia più penalizzata dal calo delle immatricolazioni, scese del 29,6%. Le miglior perfoermance, invece, si sono registrate nel comparto degli elettrdomestici bruni (televisori, videoregistratori, telecamere amatoriali, Hi-fi): +14,2% contro un +8,8% nazionale. Spese sostenute dal passaggio al digitale terrestre. Ecco più nel dettaglio l’andamento.
Auto e moto. Il comparto auto e moto, pur a fronte di una contrazione dovuta al termine degli incentivi statali, rappresenta la più importante voce di spesa delle famiglie friulane, con 806 euro spesi in media per le autovetture nuove, 626 per quelle usate e 70 per i motocicli. Complessivamente, in Friuli Venezia Giulia nel 2010 sono stati spesi 451 milioni per l’acquisto di auto nuove (-13% rispetto al 2009) e 350 milioni per l’acquisto di auto usate (+0,6 %). L’acquisto di motoveicoli, invece, ha registrato un volume di spesa pari a 39 milioni, un valore molto inferiore rispetto a quello registrato l’anno precedente (-20,7%).
Mobili. In ripresa il comparto dei mobili per la casa che, nel 2010, registra un incremento del 2,4% rispetto all’anno precedente, per una spesa complessiva che si attesta a 370 milioni. Mediamente, le famiglie friulane hanno destinato agli acquisti per questa categoria di beni durevoli 661 euro, una cifra superiore rispetto alla media nazionale, che si attesta a 626.
Elettrodomestici. Il 2010 si chiude positivamente anche per comparto degli elettrodomestici, che registrano segno positivo in tutti gli indicatori. Le vendite di elettrodomestici bianchi (frigorifero, lavatrice, congelatore, lavastoviglie, lavasciuga) e piccoli (frullatore, friggitrice, gelatiera) registrano un incremento del 2,8%, per una spesa complessiva di 99 milioni e una media familiare di 178 euro. Crescita a doppia cifra per il comparto degli elettrodomestici bruni, che segna un +14,2% (aumento superiore rispetto alla media nazionale, +8,8%) attestandosi a 109 milioni, 194 euro in media per famiglia.
Prodotti informatici. Cresce, a ritmo più che doppio rispetto all’incremento medio registrato nel resto del paese (+3,1%), la spesa per i prodotti informatici, che si attesta a 44 milioni, segnando un +7,1% rispetto al 2009. Le famiglie friulane hanno destinato nel 2010 in media 78 euro all’acquisto dei beni inclusi in questa categoria.
Commento. «Le difficoltà economiche dell’ultimo periodo favoriscono l’emergere di nuove forme e iniziative di consumo – si legge nello studio dell’Osservatorio Findomestic – quali la banca del tempo, il car pooling e i gruppi di acquisto solidali (Gas). La banca del tempo, che è una sorta di baratto di servizi per lavori di manutenzione, cucina, ripetizioni, baby sitting ecc., è vista con interesse dai giovani e dalle donne. Il car pooling (la condivisione delle automobili) è considerato sempre più positivamente e ha superato la dimensione dei luoghi di lavoro. I Gas sono dei pool d’acquisto che mirano a ottenere dai fornitori i prezzi all’ingrosso».
8. Basilicata. Federalismo: Santarsiero (ANCI), serve equa ripartizione. Il presidente dell'Anci Basilicata ha commentato le anticipazioni per l'attuazione del federalismo fiscale. 19/01/2011 Il decreto sul federalismo municipale “va bene laddove introduce strumenti che meglio garantiscono i 12,5 miliardi di euro per il comparto degli enti locali. Ma non c'è federalismo se restano i nodi dei fabbisogni standard, della perequazione verticale ed infrastrutturale, dell’autonomia gestionale e fiscale e soprattutto della ripartizione delle risorse". Lo ribadisce al sito dell’Anci Vito Santarsiero (in foto), presidente di Anci Basilicata e responsabile politiche per il Mezzogiorno Anci, commentando le anticipazioni sul decreto che il 26 gennaio prossimo approderà alla commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale.
Secondo Santarsiero, "è impensabile che senza un processo di vero federalismo si possa immaginare di cambiare il sistema di finanziamento dei Comuni, senza peraltro garantire una equa ripartizione di risorse rispetto al passato".
Il vero problema è che "dal prossimo anno i trasferimenti statali lasceranno spazio ad una incerta ed approssimata forma di fiscalità locale ancorata agli immobili, che finirà per creare notevoli squilibri tra i Comuni danneggiando molto il Mezzogiorno", rileva Santarsiero. In pratica lo Stato si "limiterà a garantire i 12,5 miliardi di euro per l’intero comparto, senza curarsi se poi arrivano 100 milioni di euro in piu' a Milano e 30 milioni di euro in meno a Potenza".
In questo quadro va anche bene la possibilità di manovrare le addizionali Irpef ma "non dobbiamo perdere di vista che tutto ci è funzionale ad un percorso che nulla ha a che vedere con il federalismo, e che deve garantire una equa ripartizione delle risorse", conclude il presidente dell'Anci Basilicata.
9. Bolzano. Riabilitazione, non servono doppioni. Il primario Zelger: Bolzano ha bisogno di soldi. Dico no a strutture inutili a Vipiteno. BOLZANO. Peter Zelger, primario di Riabilitazione al San Maurizio, crede nello spirito della Riforma clinica, non vuole vedere doppioni e lancia un appello alla politica ed ai vertici dell'Asl unica: «Non ha senso creare all'ospedale di Vipiteno un centro di Neuroriabilitazione per traumi pesanti dovuti ad incidenti e spendere 20 milioni solo per farlo partire quando lo stesso servizio già esiste all'ospedale di Bolzano che aspetta però, per entrare a regime, di poter contare su 2 milioni e 400 mila euro». Zelger ha un pensiero limpido. «I soldi in sanità o ci sono o non ci sono. Non ci possono essere per progetti che la politica decide di portare avanti a prescindere dalle effettive esigenze della popolazione e senza rispettare il fabbisogno stabilito con le sue stesse delibere e non esserci quando invece servono sul serio». Il presidente Luis Durnwalder - infatti - negli ultimi giorni è tornato su un argomento che gli sta a cuore da parecchi mesi: «Voglio aprire il prima possibile all'ospedale di Vipiteno un Centro (Irccs) per la Riabilitazione neurologica». Struttura che sarà guidata da Leopold Saltuari, il "medico dei risvegli" - che oggi lavora presso l'Anna Dengel Haus di Hochzirl in Austria - e che è anche fortemente voluta dalla famiglia di imprenditori Seeber (Leitner). «Operazione costosissima e inutile - spiega Zelger - della quale non capisco il senso. Non capisco perché sottrarre soldi a Bolzano per far lavorare Saltuari». Questa la verità del primario. «Da più di tre anni il San Maurizio dispone di un reparto di Neuroriabilitazione, che guido io stesso, per il trattamento di pazienti rimasti gravemente feriti in incidenti stradali o di altro genere, pazienti che non possono essere gestiti per la complessità della loro condizione in nessun altro ospedale periferico. Pazienti che curiamo molto bene senza mandarli in Germania, Austria o nel Nord Italia come qualcuno dice in giro. Basti pensare che l'ultimo paziente trasferito a Hochzirl nel 2009, ci è andato su richiesta dei parenti. A tutt'oggi il reparto di Bolzano dispone di 12 posti letto (4 letti per la Neuroriabilitazione e 8 letti per la Riabilitazione post-acuti) che secondo la delibera 247/2008 - firmata dallo stesso presidente Durnwalder - nel giro del 2011 dovrebbero diventare 24 (6 letti per la Neuroriabilitazione e 18 per la Riabilitazione post-acuti). Per supportare finanziariamente l'intera operazione - precisa Zelger - servono 2 milioni e 400 mila euro, mi chiedo se questi soldi ci saranno o se Vipiteno ci bloccherà tutto».
Bolzano, intanto, ha già fatto i suoi calcoli. «Dovremo passare da una spesa di 2 milioni e 444 mila euro a poco più di 4 milioni di euro. Spero e mi auguro che la Provincia non ci abbandoni e che non decida di togliere denaro all'ospedale centrale per investire 20 milioni di euro in un progetto doppione. Tra il resto voglio ricordare che Vipiteno avrà bisogno ogni anno di 9 milioni per fare andare avanti il Centro, contro i 4 milioni di Bolzano. Non sarebbe serio se la politica decidesse di sottrarre a noi risorse indispensabili per versare soldi dove oggettivamente non servono. E guardate che non servono non perché l'ho deciso io ma perché lo dice a chiare lettere una delibera di giunta che stabilisce in 24 posti letto l'esatto fabbisogno per l'Alto Adige».
Ma l'Irccs - letteralmente Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico - invece va avanti. Si tratta di una struttura di ricerca pubblica o privata e di eccellenza clinica che sarà accreditata dalla Provincia e quindi riconosciuta e soprattutto co-finanziata dal ministero della Salute (ce ne sono 42 in Italia e ancora nessuna in Trentino Alto Adige). Zelger dice di non volerci pensare e torna a parlare di pazienti e denaro. «Un paziente ricoverato in Neuroriabilitaziobe a noi costa dai 400 ai 600 euro al giorno ma la sanità ci ha rimborsato nel 2009 per questi pazienti meno di 200 euro al giorno. A me chiedono di rispettare budget impossibili e mi fanno fare i salti mortali quando per darmi una mano basterebbe che ritoccassero le tariffe. A quanto pare però i soldi che mancano a noi poi si trovano per altre imprese che non condivido affatto. Spero - conclude Zelger - che politica ed Asl riflettano su tutto questo».
10. Padova. raccolti 150 mila euro per gli alluvionati. I Pooh e Gigi D'Alessio simbolo dell'abbraccio del Paese al Veneto colpito dall'alluvione di Novembre. Vip e politici anche tra il pubblico: c'era il governatore Luca Zaia e il "Trota" Renzo Bossi. PADOVA. Uno spettacolo da brividi. Emozioni alle stelle al Pala Geox, dove musica ha fatto una rima baciata con cuore. Esauriti i 2.700 posti del teatro, fuori la gente a far la fila sfidando il gelo tagliente. E alla fine il risultato va oltre le previsioni: per aiutare i comuni alluvionati sono stati raccolti 150 mila euro.

«Red & Friends» è stato un trionfo: della musica italiana, dello spettacolo a cinque stelle, del buon gusto e della qualità. Sul palcoscenico, nomi che hanno fatte felici intere generazioni. Artisti chiamati da Red Canzian dei Pooh, trevigiano doc, che per la sua terra martoriata dall'alluvione di novembre ha proposto un concerto, per aiutare e non dimenticare. In tribuna, tra i politici, anche il governatore Luca Zaia e Renzo Bossi. GLI ARTISTI. Entusiasti tutti i cantanti che si sono avvicendati sul palco, concordi nel dire che «per queste iniziative siamo sempre in prima linea». Un boato accoglie Gigi D'Alessio, alle prese con la preparazione del «concerto della vita», il 14 febbraio a New York: «Quando ti chiama un collega per beneficenza si accorre subito. Per me una disgrazia del Nord è uguale a una disgrazia del Sud: per questo ho voluto dare il mio contributo». Mario Biondi ha una voce che fa caldo, da quant'è avvolgente: «Amici a Messina si sono ritrovati nelle stesse condizioni degli alluvionati veneti - racconta - non potevo restare indifferente. Non dimentichiamoci che qui ci sono state persone che si sono sentite al tracollo. Mi auguro che da questo concerto sia arrivata tanta energia positiva». Luca dei Sonohra, duo di Verona, racconta: «Abbiamo accettato subito, era un obbligo morale per noi che siamo veneti». Aldo Tagliapietra delle Orme è partito da Spinea e anche se ora la sua carriera è da solista, ammonisce: «Come singoli cantanti non potevamo fare niente, tutti insieme però abbiamo fatto qualcosa di speciale». ALLUVIONATI. Tra i politici non poteva mancare Elisa Venturini, sindaco di Casalserugo e uno dei simboli dell'alluvione: «Il concerto di stasera - ricorda Venturini - è un'iniziativa bellissima è un'emozione vedere che tutto è partito da un artista veneto (e che calibro di artista) Red Canzian, fino ad arrivare dall'altra parte dell'Italia: Gigi D'Alessio è il simbolo che la solidarietà per la gente veneta è arrivata ovunque». La presidente della Provincia, Degani, ha consegnato poi a Red Canzian una medaglia d'oro da parte del presidente Napolitano in segno di ringraziamento.
11. Padova. Il tortino alle patate non piace, abolito dal menù. Il piatto unico nelle mense scolastiche divide i genitori padovani, in tanti protestano. E anche sul sondaggio on-line i lettori del mattino sono divisi a metà. PADOVA. L'ondata di proteste dei genitori contro la rivoluzione dei menù introdotta dal Comune negli 83 plessi, dove 8.011 alunni mangiano a scuola, ha già prodotto i primi effetti. La nuova dirigente dei Servizi scolastici, Giuliana Truffa, come aveva anticipato durante l'assemblea dei genitori alla Petrarca lunedì sera, ha dato disposizione per non servire più il "tortino di patate" sino a nuovo ordine. Questo perché la pietanza non è piaciuta al 70% degli studenti. Sulle tavole delle mense scolastiche, dove arrivano i pasti della Serenissima Ristorazione e della Sodexo, come alternativa fissa al menù giornaliero c'è anche la pasta in bianco. Naturalmente sul «piatto del Comune» (elaborato anche su direttiva dell'Usl 16 e della Regione Veneto) restano tutte le altre novità introdotte dal 10 gennaio con l'assenso dei rappresentanti dei genitori, con i quali l'assessore Piron si era incontrato prima ben 15 volte. In pratica ai bambini delle elementari ed ai ragazzi delle medie non saranno più serviti i bastoncini di pesce, la mortadella, la bresaola, la frutta biologica e non saranno più concessi i bis. I primi ripensamenti del Comune, naturalmente, sono stati accolti con moderata soddisfazione dai genitori.
«Noi non abbiamo alcun pregiudizio contro il piatto unico, ma questo deve trovare innanzitutto il gradimento degli studenti - sottolinea Fabrizio Scagliotti, il presidente del consiglio d'istituto del Primo Comprensivo (Carraresi, Cesarotti, Petrarca, Giotto), che ha coordinato l'assemblea di lunedì -. Le pietanze, poi, devono essere giuste e non scarse e condite con un olio extravergine ottenuto esclusivamente da olive italiane. Inoltre è fondamentale che ogni giorno, in tutti i plessi, ci siano anche piatti alternativi per i bambini che non gradiscono i menù in calendario».
C'è di più. Scagliotti, avvocato dello studio Bertolissi, ha scritto una lettera a tutti i presidenti degli altri istituti comprensivi, in cui li invita a fare fronte comune e avere più voce in capitolo nei confronti dell'amministrazione comunale e, nello specifico, con Claudio Piron.
12. Campania, pesca: raggiunto obiettivo spesa fondo europeo 2007-13. 19.01.11. Lo ha certificato l'Autorità di gestione del Fondo europeo della pesca 2007-2013, che ha fornito i risultati conseguiti dalle Regioni a dicembre 2010 nel corso della riunione della Cabina di regia. In base ai dati forniti dall'Adg, la regione Campania ha realizzato il 104,82 in termini percentuali, corrispondenti a oltre 3 milioni e 600mila euro di spesa. La regione Campania ha realizzato la migliore performance in termini di spesa, tra le regioni dell'Obiettivo convergenza, nel settore della pesca. Lo ha certificato l'Autorità di gestione del Fondo europeo della pesca 2007-2013, che ha fornito i risultati conseguiti dalle Regioni a dicembre 2010 nel corso della riunione della Cabina di regia. In base ai dati forniti dall'Adg, la regione Campania ha realizzato il 104,82 in termini percentuali, corrispondenti a oltre 3 milioni e 600mila euro di spesa. "Intenso, ha dichiarato l'assessore all'Agricoltura della regione Campania, Vito Amendolara, è stato lo sforzo della struttura regionale, così come è accaduto per il Piano di sviluppo rurale, per dare celere e tempestiva attuazione agli interventi previsti dal programma, per investire ingenti risorse finanziare, che consentiranno di riavviare la crescita economica dell'intero settore. Un traguardo importante, ma dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione. Infatti, secondo i dati forniti dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, entro il 31 dicembre 2011, la previsione di spesa della regione Campania è di circa 8,5 milioni di euro solo di risorse comunitarie. Ci sono le condizioni, ha concluso l'assessore, affinché la pesca e l'agricoltura, insieme al turismo possano rappresentare i driver con i quali rilanciare l'economia della Campania".
13. Trento. Vigili: il sindaco congela i gradi ucraini sulle divise. 19/01/2011 08:40. TRENTO - Il Comune frena sui gradi ucraini da appuntare sulle divise della polizia municipale. Il nuovo sistema di riconoscimento gerarchico avrebbe dovuto entrare in vigore il 15 gennaio scorso, ma alla vigilia il sindaco Alessandro Andreatta ha bloccato tutto, evidentemente poco convinto della novità. Per il momento è una sospensione, per prendere tempo. E' infatti tutta da dimostrare la potestà del Comune capoluogo di sottrarsi a una disposizione decisa con decreto del presidente della Provincia. Dellai aveva inserito la novità nel regolamento di attuazione della legge sulla Polizia locale e Trento è l'unico corpo di polizia locale a non essersi ancora adeguato. Ma prima o poi dovrà farlo, a meno che la Provincia non intervenga per dispensare l'amministrazione comunale. Intanto comunque lo stop del sindaco è arrivato, spinto probabilmente anche dalle molte proteste arrivate dal corpo. Nei mesi scorsi erano state raccolte oltre cento firme in calce a una petizione che chiedeva di mantenere il sistema attuale, lo stesso usato dalle altre forze di polizia.
Una protesta che si era inasprita nel mese di dicembre quando, in vista della modifica fissata per il 15 gennaio, erano stati consegnati ai diretti interessati i nuovi gradi. Ad aumentare il malumore era stato il fatto che le placche e gli alamari consegnati erano in gran parte anneriti e ossidati, poco dignitosi. Le novità congelate prevedono la sparizione dalle divise di «baffi» e barrette (sottufficiali), stellette, torri e greche (ufficiali). Al loro posto compariranno simboli mai visti alle nostre latitudini come l'aquila per i comandanti di corpo, le foglie di alloro per i vice comandanti, gli esagoni per i commissari capo, i rombi per i commissari, le stelle a tre punte per gli ispettori e le V capovolte per gli agenti. Il correttivo è giustificato dalla necessità di differenziare le gerarchie rispetto agli altri corpi di polizia per fissare i reali gradi di responsabilità nei vari corpi di polizia municipale, eliminando alcune degenerazioni accumulatesi negli anni. Ma nemmeno il comandante del corpo di Trento, Lino Giacomoni, sarebbe granché convinto di questa necessità.
14. Molise. Trasporti, taglia & raddoppia. Meno km, ma corse-doppione. Il nuovo Piano Trasporti firmato dall’Assessore Velardi sforbicia milioni di chilometri rispetto ai tragitti attuali degli autobus, e solleva la viva protesta delle ditte. La più penalizzata è la Sati, che a fronte della “rivale” Larivera perde il doppio del tragitto e denuncia una serie di incongruenze e corse doppione. L’assessore regionale difende la razionalizzazione: “Abbiamo fatto un piano per i cittadini, e i 43 milioni di euro che servono per coprire 16 milioni di chilometri sono troppi per una regione in ristrettezze economiche”.  di Michele Mignogna
“Una rete di trasporti che soddisfa le esigenze dei cittadini migliora la qualità della vita di un popolo. Un sistema viario sicuro e sostenibile rappresenta un elemento essenziale allo sviluppo di un territorio e alla sua crescita socioeconomica. Con questi obiettivi la Regione Molise esercita le sue funzioni di programmazione e coordinamento in materia di Trasporti e Viabilità”.
Questa la frase che campeggia sul sito dell’assessorato regionale ai trasporti, retto ad oggi da Luigi Velardi. Una frase rassicurante e positiva, senza alcun dubbio. Ma perché allora le società di autotrasporto nelle ultime settimane hanno ingaggiato una guerra senza esclusione di colpi verso la Regione Molise?
Il motivo è poco originale, e si chiama “taglio”. Un taglio che va a penalizzare fortemente non solo le società che garantiscono il trasporto su gomma in regione, ma anche decine di migliaia di cittadini che, con l’approvazione del nuovo Piano Trasporti, dovranno fare a meno di una serie di collegamenti.
Per esempio, le corse estive verso i lidi balneari della costa. Ancora pochi lo sanno, ma quelle corse saranno soppresse, cosi come saranno soppresse le corse, per lo più pomeridiane, che dai piccoli centri del Molise raggiungono le città più grandi dove molti cittadini spesso si recano a fare spesa, o in ospedale, oppure a fare “quattro passi” come nel caso dei giovani residenti in piccoli centri come Bonefro e San Giuliano di Puglia.
Tutto questo rientra nel piano regionale dei trasporti che l’assessore Luigi Velardi ha messo a punto nei giorni scorsi in vista dell’approvazione in Consiglio regionale. «Purtroppo la situazione attuale va per forza riformata, in Molise il trasporto pubblico percorre 16 milioni di chilometri l’anno per una spesa complessiva di 43 milioni di euro, troppo per una Regione in ristrettezze economiche come il Molise», dice l’assessore al ramo, che mai come in questi giorni si trova sulla graticola, accusato da più parti di voler tagliare indiscriminatamente la rete dei trasporti. « Il nuovo piano – continua Velardi – prevede che restino invariate tutte quelle linee interessate dal pendolarismo scolastico e lavorativo, quelle ad esempio che servono per usufruire dei servizi sanitari, culturali e sociali, ma anche i collegamenti destinati a chi ha una ridotta capacità motoria. Dunque nessun comune oggi può lamentarsi di avere un servizio limitato, addirittura le contrade, che in alcuni paesi del nostro territorio sono molto estese, godono del servizio di trasporto locale».
L’assessore regionale difende la “razionalizzazione” dei trasporti che sta per firmare e precisa, ammettendo il taglio dei chilometri: «Stiamo tagliando il superfluo, quello che non serve o non è indispensabile. Attualmente solo verso il capoluogo di regione ci sono qualcosa come 66 corse giornaliere, molte delle quali viaggiano vuote o con qualche passeggero che fa compagnia all’autista. La politica in fondo detta le linee guida per una riforma, che voglio sottolineare, è coraggiosa in un periodo come questo, con le elezioni alla porta».
Chi però non ci sta sono le società molisane di autotrasporto, fra le quali, oltre a una miriade di piccole aziende a conduzione familiare, spiccano tre “colossi” dei collegamenti in bus. Larivera, Sati e Molise Trasporti, le tre più importanti ditte di trasporti del territorio regionale.
Ognuna perderà svariati chilometri da percorrere, e conseguenti contributi pubblici, ma non nella stessa proporzione. Se infatti la società Larivera secondo quanto si legge sul piano di riordino perderà oltre un milione di chilometri da percorrere (pari al 22, 89 per cento), Molise Trasporti dovrà fare a meno di 384mila chilometri, pari al 39 per cento. La più penalizzata tuttavia è la Sati, che rispetto alla “rivale” Larivera perderà praticamente il doppio. Meno due milioni e mezzo di chilometri rispetto a quanto accade oggi, con una percentuale del 42,86 per cento.
Così la società ha deciso di presentare una serie di incongruenze contenute nel piano elaborato dai tecnici dell’assessorato ai Trasporti in Regione, che per settimane – sostengono - hanno girato il Molise a bordo dei mezzi azzurri per decidere “consapevolmente” dove sforbiciare. «Mentre si taglia, si raddoppia» sostengono dalla Sati, scesa in campo contro la decisione firmata da Velardi. A quanto pare infatti, contestualmente ai tagli, sono state avviate nuove corse, come ad esempio per la linea Montemitro – Montefalcone nel Sannio – Campobasso, tratta per la quale il nuovo Piano prevede l’attivazione di 2 corse giornaliere nei giorni feriali con fermata al bivio di Trivento per la coincidenza con Campobasso. «ma questo servizio – denuncia la Sati – era già effettuato dai nostri bus, è stato tolto a noi e affidato a Larivera con un aumento di oltre 44 mila chilometri l’anno…».
Altro esempio sottolineato a penna rossa, il collegamento Castel San Vincenzo – Isernia – Campobasso. «Una tratta che vedrebbe un prolungamento di due corse giornaliere Isernia – Venafro per oltre 12 mila chilometri annui, affidata sempre a Larivera, senza tener conto che la tratta Isernia – Venafro è tutt’oggi servita dalla Sati». Insomma, il Piano dei drastici tagli andrebbe a creare un inutile doppione.
E non mancano le “stranezze”, come la soppressione della corsa Termoli Zona Industriale – Larino – Casacalenda – Campobasso, una tratta che riporta a casa gli operai Fiat del turno di notte, che, in caso non si dovesse procedere a variazioni e approvare il Piano così com’è, saranno costretti ad andare a lavorare con le proprie automobili, facendo aumentare, nei fatti, il rischio di incidenti.
Il problema principale riguarda comunque numerosi autotrasportatori più piccoli, quelli “minori” per intenderci. La diminuzione delle corse, il taglio ai chilometri, si potrebbe tradurre con una valanga di licenziamenti, andando a incrementare la disoccupazione. Prendiamo la società Silvestri, che opera essenzialmente nei paesi fortorini del Basso Molise: col nuovo Piano va a perdere 356mila chilometri su 558mila che ne percorre adesso. Un taglio di 200 mila chilometri, che significa diverse unità lavorative a casa. C’è il caso di Calzolaro, che su 900 mila chilometri ne perderebbe 547 con le stesse conseguenze.
«Noi questo piano – precisa l’assessore Velardi - lo stiamo facendo per i cittadini, non per le società, anche perché attualmente le scelte sarebbero facili, inseriamo la fiscalità sui trasporti, facciamo pagare ulteriori tasse ai molisani e risolviamo il problema, ecco io non voglio arrivare a questo. I lavoratori avranno a disposizione tutti gli ammortizzatori sociali di cui questa regione dispone – dice a tal proposito Velardi – i sindacati sono già stati dall’assessore Fusco Perrella (competente per le Politiche Sociali, ndr) la quale è a disposizione affinché si risolva il problema. Ma l’intento deve essere un altro e cioè arrivare ad una gara d’appalto per l’affidamento del servizio, e chi si aggiudicherà la gara sarà costretto, da capitolato, a riassumere tutto il personale». Gli autotrasportatori, però, non ci credono. E sono scesi sul piede di guerra. (Pubblicato il 19/01/2011)

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