sabato 26 febbraio 2011

A Dublino un voto contro Ue e Fmi

Elezioni in Irlanda, vince l'opposizione.
Dublino, 26-02-2011
L'opposizione irlandese del Fine Gael ha vinto le elezioni di ieri con il 36,1%. E' quanto indicano gli exit poll diffusi questa mattina dall'emittente nazionale Rte.




Il partito di centrodestra Enda Kenny non ha però raggiunto la maggioranza assoluta e si dovrà probabilmente rivolgere ai laburisti, arrivati secondi con il 20,5%, per formare un governo di coalizione. Il risultato segna una svolta nella politica irlandese, dopo 14 anni di governo guidato dal Fianna Fail. Il partito, che inizialmente aveva condotto il paese verso un boom economico, paga ora la crisi in cui è sprofondata l'Irlanda, costretta a chiedere un maxi prestito da 85 miliardi di euro all'Unione Europea. Il Fianna Fail, che secondo gli exit poll è crollato al 15,1 %, il peggior risultato della sua storia, si presentava alle urne con un nuovo leader, Michael Martin, dopo le dimissioni del primo ministro uscente, Brian Cowen.

Leonardo Maisano – Sole 24 Ore. DUBLINO. Dal nostro inviato
«Dobbiamo rinegoziare il piano di salvataggio concordato con Unione europea e Fondo monetario. I capitoli dell'intesa vanno distinti, da un lato gli aiuti alle finanze dello stato, dall'altro quelli alle banche. Non è accettabile che i cittadini paghino a caro prezzo danari destinati al ventre senza fondo di un sistema fallito». Capello biondo impomatato, guancia glabra e occhio glauco, Dylan Haskins, 23 anni, infilato in abiti vagamente Mod, guida la marcia dei candidati indipendenti all'assalto del Dail, il parlamento di Dublino. Allinea, idealmente, un paese senza più fiducia dietro la parola d'ordine: «No al patto con Ue e Fmi». No, cioè, alle condizioni negoziate dall'ex premier, Brian Cowen.
Non c'è nulla di ideologico, nulla di antieuropeo o peggio di antisistema, nella gente come Dylan che oggi dovrebbe vedere compiuta la silenziosa rivoluzione d'Irlanda. Dopo sessant'anni il Fianna Fail è in vista della più clamorosa sconfitta nella storia repubblicana di quest'isola. Non lo dicono ancora le schede, ma lo suggeriscono tutti i sondaggi, incerti solo sui numeri della débâcle del partito che ha fatto la storia di Dublino. Gli irlandesi hanno votato ieri ma solo questa mattina comincia lo spoglio accompagnato dai primi exit poll.
La suspense - ci dicono tutte le indicazioni della vigilia - è sulle dimensioni del cambiamento non sull'eventualità del cambiamento. E quindi sulla capacità, o meno, del Fine Gael di Enda Kenny, di avere voti sufficienti per conquistare la maggioranza assoluta dei 166 deputati. Balla su quel margine l'ex insegnante che vorrebbe farsi premier. Dietro i laburisti, lanciati verso il secondo posto, mentre ancora più in giù dovrebbe finire il Fianna Fail del nuovo leader Micheal Martin. Il resto andrà a Verdi, Sinn Fein e soprattutto agli indipendenti, cittadini che a macchia di leopardo si sono mobilitati per dare una risposta al vuoto della politica. Gli aspiranti deputati senza casacca ideologica riconosciuta sono 223, il doppio circa della precedente consultazione. « «E sa perché? Per dare trasparenza a un paese che non la conosce. È il mio primo punto: chiarezza e verità ai cittadini», aggiunge Dylan Haskins. Studia arte al Trinity college e promette di scardinare le vecchie regole consociative figlie di una politica che ha mantenuto logiche di clan, ma non è detto che ce la farà. «Ci sono margini di incertezza - spiega Duncan Mc Donnell docente di scienze politiche all'università di Torino - perché nel segreto dell'urna l'abitudine dell'elettorato ad affidarsi al Fianna Fail potrebbe riemergere garantendo alla forza leader uscente più voti del previsto. L'ideologia non ha un ruolo centrale nella politica irlandese, le due maggiori formazioni sono entrambe di centro-destra. La loro contrapposizione discende direttamente dal contesto della lotta per l'indipendenza e da quanto ne è seguito». È esattamente questo che Dylan Haskins vuole vedere finire. «Non si può essere prigionieri di ieri. Queste elezioni però - continua il candidato - getteranno solo le basi per il superamento di un approccio vecchio. Ci vorrà altro tempo per compiere la mutazione».
Le emergenze ora sono diverse, sono quel rimbalzo economico che tutti sognano per affrancarsi da un destino di povertà che Dublino non vuole nemmeno immaginare. Un disavanzo pubblico - incluso il salvataggio delle banche nazionalizzate - al 33% circa del Pil è una catena per l'eternità. Gli 85 miliardi messi sul tavolo col piano di salvataggio condannano, a parere dei più, il paese alla paralisi: tassi eccessivamente alti, sovrapposizione delle partite per la liquidazione delle banche e per raddrizzare i conti dello stato, tempi troppo ristretti.
Tutti, eccetto il Fianna Fail che lo ha negoziato, chiedono di avviare nuove trattative. Non sarà facile ottenere il cambiamento sostanziale di un pacchetto blindato, ma il coro che si leva da Dublino è unanime. Politici, economisti, operatori chiedono aggiustamenti. Una richiesta accompagnata da una proposta che a Bruxelles suona come una vaga minaccia: il taglio alle obbligazioni emesse dalle banche in crisi, una via - quella del cosiddetto haircut - che l'Europa non vuole battere nel timore che si allarghi ad altre realtà dell'Unione, con ripercussioni pesanti. Dublino ci prova. Tutti i partiti in lizza alzano la voce, ma quanto davvero potranno fare dipende anche dall'indicazione che uscirà dalla urne.

LA CONSULTAZIONE
La crisi nelle urne
Gli irlandesi hanno votato ieri per le legislative che segnano la fine del governo uscente del premier Brian Cowen, la prima vittima della crisi economica in Europa. Si annuncia un risultato disastroso per il Fianna Fail - il partito di maggioranza del governo uscente che domina la vita politica del paese dal 1922, anno dell'indipendenza dalla Gran Bretagna - travolto dalla crisi economica. Il Fianna Fail è accreditato di appena il 14% delle preferenze
Oggi arriveranno i primi exit poll e in serata i primi risultati ufficiali: la maggioranza degli irlandesi sembra orientata a chiedere la rinegoziazione delle condizioni imposte da Ue e Fmi - e le annesse misure di austerità ed armonizzazione fiscale - per concedere il prestito di 85 miliardi di euro che ha salvato Dublino dalla bancarotta
Gli scenari possibili
In Irlanda hanno diritto al voto 3,2 milioni di cittadini chiamati a scegliere tra oltre 550 candidati in 43 collegi per un totale di 166 seggi del nuovo Dail, il parlamento
Per governare da solo il Fine Gael, dato per favorito, dovrebbe ottenere 84 seggi, ma i sondaggi non gliene danno più di 70, vale a dire il 38% delle preferenze. Il leader Enda Kenny potrebbe allearsi con i laburisti (dovrebbero ottenere il 18-20% dei voti) come negli anni 80. Non è escluso un patto anche con gli indipendenti
Novità assoluta il Sinn Fein guidato dal leader nordirlandese del partito, Gerry Adams.





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