sabato 26 febbraio 2011

Federali del Mattino. Al blocco agrario dei primi anni del 1900 oggi si contrappone il blocco di una società corrotta e amorale. Il mercato delle vacche. Falso, concussione, corruzione, abuso e rivelazione di atti d’ufficio, truffa e turbativa d’asta. Concussione in atti parlamentari non e' reato. Associazione a delinquere non ha retto all’esame. 26 febbraio 2011.

Sezione giovane ceto medio:
Bozen. Casa: a Bolzano arrivano i primi 60 alloggi per il ceto medio.
Roma. Il governo Berlusconi ha "tutte le sembianze di quello libico".

Sezione vecchio mercato:
Napoli. Unità d'Italia, i neoborbonici boicottano la festa (con tanto di logo).
Napoli. Napoli, Forcella chiede sicurezza e verde.
Bari. Terremoto sanita’. Arrestate Tedesco. E si sospende dal Pd. Archiviazione per Vendola.
Bozen. Casa: a Bolzano arrivano i primi 60 alloggi per il ceto medio. Il programma per il ceto medio prevede la realizzazione di mille alloggi in tutto l'Alto Adige, 700 dei quali riservati ai Comuni più grandi (330 solo a Bolzano), quelli con oltre 10mila abitanti. BOLZANO. Saranno consegnati entro la fine del 2011, nel quartiere bolzanino di Casanova, i primi 60 alloggi previsti dal programma per il ceto medio e destinati al sistema dell'affitto decennale a rotazione. ''Si tratta del primo passo - ha commentato l'assessore Christian Tommasini - per consentire ai giovani di trovare un alloggio a prezzi accettabili''. Il programma per il ceto medio prevede la realizzazione di mille alloggi in tutto l'Alto Adige, 700 dei quali riservati ai Comuni più grandi (330 solo a Bolzano), quelli con oltre 10mila abitanti.
''Per i giovani - ha spiegato l'assessore all'edilizia abitativa Christian Tommasini - è sempre più difficile riuscire a trovare un'abitazione a costi contenuti. Molti di loro, e pensiamo soprattutto alle famiglie, hanno un reddito troppo alto per riuscire ad entrare nel sistema degli alloggi sociali, ma troppo basso per poter acquistare un appartamento sul libero mercato. Ecco perché abbiamo elaborato un piano ad hoc pensato proprio per loro''.
Il programma per il ceto medio prevede due possibilità: da un lato il sistema dell'acquisto a rate (il cosiddetto riscatto) di appartamenti realizzati dalle cooperative con il contributo della Provincia, dall'altro l'affitto decennale a rotazione di alloggi costruiti dall'Ipes. Proprio in quest'ultima ''area'' ricadono i primi 60 alloggi che verranno consegnati entro la fine del 2011 nel quartiere bolzanino di Casanova. Il progetto prevede 15 alloggi fino a 47 metri quadri netti, 16 alloggi fino a 65 metri quadri netti, 15 alloggi fino a 77 metri quadri netti e altri 14 fino a 94 metri quadri netti.
''Tutto ciò - ha sottolineato Tommasini - per consentire ad un'ampia fascia di persone, dai single alle famiglie composte da un massimo di 4 persone, di accedere al programma''. I requisiti sono i medesimi dell'edilizia abitativa, e anche la graduatoria verrà stilata secondo le stesse modalità di punteggio: 5 anni di residenza o il posto di lavoro nel Comune di Bolzano, un'età compresa tra i 23 e i 40 anni, un reddito ''depurato'' compreso tra i 20.100 e i 50.200 euro (2/a-5/a fascia). Il canone mensile, calcolato sulla base del reddito, variera' da un minimo di 440 euro per l'appartamento più piccolo e la seconda fascia di reddito, ad un massimo di 925 euro per l'appartamento più grande e la quinta fascia di reddito.
Roma. Il governo Berlusconi ha "tutte le sembianze di quello libico". Il durissimo paragone è del leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, che in Aula alla Camera, nel corso delle dichiarazioni di voto finale sul decreto milleproroghe, ha invitato gli italiani a liberarsene. Per Berlusconi ci vorrebbero i carabinieri. Lo dice Antonio Di Pietro alla Camera, commentando l'ultimo caso di tentata compravendita di parlamentari. "Come si fa a dare fiducia a un presidente del consiglio che ancora in queste ore ordina di andare a comprare i parlamentari? E' concussione in atti parlamentari - dice il leader Idv- che in Italia non e' reato solo perche' il Parlamento non ha ratificato la convenzione europea sulla corruzione. Altrimenti oggi dovrebbero arrivare i carabinieri. Siamo in presenza- ribadisce l'ex pm- di una concussione in flagranza nell'attivita' parlamentare. Se fosse reato, da noi come all'estero, dovremmo chiamare direttamente i carabinieri". "Al primo posto dobbiamo mettere il dovere morale di liberarci del governo Berlusconi al più presto perché ha tutte le sembianze del governo libico".  Lo ha detto il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, nel corso delle dichiarazioni di voto in Aula alla Camera sul decreto milleproroghe. "Ma - ha aggiunto - non aspettiamoci niente dal Parlamento" perché "i parlamentari hanno venduto la propria dignità per un posto". L'ex pm ha ricordato la denuncia di ieri del deputato Gino Bucchino cui sarebbero stati offerti 150mila euro per votare a favore del governo: "Questa non è una maggioranza politico-parlamentare - ha detto Di Pietro - è il mercato delle vacche. In questo Parlamento si stanno commettendo reati gravissimi". "Questo signore (Berlusconi, ndr) - ha concluso il leader Idv - non si dimetterà mai. Si può solo chiedere ai cittadini di mandarlo a casa, con manifestazioni di piazza e chiedendo che il giorno del ballottaggio si voti anche per il Parlamento. Non andate al mare, liberatevi". "Non puo' essere consentito in quest'Aula di paragonare un governo democraticamente eletto, per quanto possa essere avversato, a una feroce e spietata dittatura come quella del Colonnello Gheddafi". Lo dice Gianfranco Fini a Antonio Di Pietro che, nella sua dichiarazione di voto in Aula, definisce appunto il governo italiano "come quello che sta a Tripoli". Bagarre alla Camera quando, per le dichiarazioni di voto finali al Milleproroghe, tocca a Antonio Di Pietro prendere la parola. A quel punto esce dall'Aula il rappresentante del governo. Gianfranco Fini commenta che "la presidenza di astiene dal commentare" ma l'episodio non e' di quelli che possano scivolare via cosi'. Non in una giornata come questa. Cosi', mentre il leader Idv si appresta a tenere comunque il suo intervento, il Presidente della Camera lo blocca e tira fuori il cartellino rosso per il governo: "No, onorevole Di Pietro, non puo' proseguire - aggiunge con durezza Fini - e la seduta e' sospesa fino a quando il governo non sara' presente in Aula".
Napoli. Unità d'Italia, i neoborbonici boicottano la festa (con tanto di logo). Il movimento che rimpiange il regno delle Due Sicilie contro l'anniversario del 17 marzo. «Fu sfruttamento». NAPOLI - Non tutti festeggeranno i 150 dall'Unità d'Italia. Tra questi - era lecito aspettarselo - i neoborbonici partenopei, che boicotteranno la festa nazionale del 17 marzo e si sono mobilitati nella protesta con tanto di logo. « L'Unità d'Italia è stata un'operazione di colonialismo - si legge in una nota del movimento - prima militare con il massacro delle popolazioni insorte, poi economico con la distruzione dell'economia meridionale».
«Sentirsi italiani - proseguono i neoborbonici - è cosa ben diversa dal sentire il senso di appartenenza verso questo Stato italiano che da sempre nel Mezzogiorno è stato assente, delegando l'amministrazione pubblica ad una borghesia immatura e condizionata dal malaffare. Continuare a difendere in maniera acritica questo Stato e questa Unità nei modi e nei metodi in cui si è venuta a creare, non rende giustizia a quanti sono morti per difendere il regno delle Due Sicilie dall'invasione piemontese, quando si commisero efferati crimini di guerra nei confronti dei meridionali, ancora secretati negli archivi di stato. Il Mezzogiorno ha pagato oltremisura questa unità d'Italia che è stata a vantaggio solo del Nord, mentre dopo il 1860 si ebbe al Sud un peggioramento tale da costringere milioni di meridionali ad emigrare, quando nel regno delle Due Sicilie non esisteva né disoccupazione, né emigrazione. In 150 anni le cose non sono cambiate e al blocco agrario dei primi anni del 1900 oggi si contrappone il blocco di una società corrotta e amorale. Che questa festa per i 150 anni di malaunità sia l'occasione non per festeggiare ma per riflettere su come è stata fatta questa unità e come ancora oggi il Mezzogiorno esiste in quanto colonia del Nord, sfruttata, umiliata e vilipesa» Redazione online
Napoli. Napoli, Forcella chiede sicurezza e verde. L'appello della Preside: Istituzioni siano più vicine. Napoli, 25 feb (Il Velino/Il Velino Campania) - All’indomani del far west generato da sparatorie all’impazzata nei vicoli del quartiere Forcella di Napoli, a causa di contese sul territorio da parte di clan camorristici, la situazione “sembra essere ritornata alla calma o almeno si spera”. Questo è il pensiero espresso al VELINO da Fernanda Tuccillo, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo 'Adelaide Ristori', situato proprio nel cuore del centro storico partenopeo. A pochi passi dal plesso scolastico c’è la popolosa via Vicaria Vecchia, teatro di storiche faide sanguinose tra bande di criminali, in cui per sbaglio nel marzo del 2004 perse la vita la piccola Annalisa Durante. A lei è stata dedicata una ludoteca, un asilo e in sua memoria sono anche iniziati tanti percorsi di legalità con la scuola Ristori e con le associazioni attive nell’istituto per sensibilizzare la cittadinanza attiva alla cultura della legalità. Ma questi percorsi ad un certo punto si sono fermati. “La situazione, da un lato, pare stia migliorando – afferma la dirigente scolastica – anche perché io ho parlato con il questore chiedendogli presenza e vigilanza sul territorio”. Tuccillo, dall'altro lato, ammette di essere delusa dalle istituzioni locali “che – precisa – sono assenti in tutta Napoli, nella città in genere. Poi in questo quartiere in un certo senso non ci sono mai state: penso alla Ludoteca Annalisa Durante, gestita dal Comune e inaugurata nel 2006; all’inizio sono stati fatti dei progetti, ma in seguito i finanziamenti non sono più arrivati. Lo stesso vale per Piazza Forcella, la struttura è stata inaugurata, certo, ma poi non si possono fare attività, questa volta a causa di un infiltrazione di acqua corrispondente da abitazioni, costruite abusivamente, che generano danni di questo tipo”. Insomma i problemi continuano in un quartiere già martoriato in cui la scuola e l’associazionismo potevano gestire interventi di recupero permettendo la crescita di quel famoso “esercito di maestri” pronto a sconfiggere la criminalità con i loro insegnamenti. “Questa amministrazione regionale non sembra interessarsi molto di noi, prima io avevo dei progetti nella scuola e facevo tante iniziative con gli allievi, ma adesso no. Personalmente – continua Tuccillo – io ho avuto l’idea di costruire un percorso di cittadinanza attiva con i miei ragazzi che quando hanno saputo che volevano costruire un parcheggio nell’area antistante la scuola, si sono organizzati raccogliendo firme, per una petizione contro il progetto del parcheggio, da consegnare all’assessore Nuzzolo, poi i miei alunni hanno pensato a un progetto di area verde al posto del parcheggio: Nuzzolo è venuto da noi e si è impegnato con la municipalità per la costruzione di uno spazio ecologico”. (mp) 25 feb 2011 16:48
Bari. Terremoto sanita’. Arrestate Tedesco. E si sospende dal Pd. Archiviazione per Vendola. di Giovanni Longo di Massimiliano Scagliarini BARI - Una richiesta d’arresto (che la giunta delle autorizzazioni del Senato esaminerà martedì) per il parlamentare pd Alberto Tedesco. Il carcere per Mario Malcangi, componente della segreteria dell’ex assessore regionale alla Salute. I domiciliari per un agente della scorta di Nichi Vendola, Paolo Albanese, per il manager della Asl di Lecce, Guido Scoditti, e gli imprenditori di Bisceglie Diego Romano Rana, e Giovanni Leonardo Garofoli. Il filone politico delle inchieste sulla sanità pugliese arriva agli arresti ma in un certo senso si sgonfia, anche perché il gip demolisce buona parte dell’impianto accusatorio cancellando l’associazione a delinquere.
E così, mentre per molti degli stessi reati la procura ha chiesto l’archiviazione di Nichi Vendola e di altre 11 persone, a carico di Tedesco e soci reggono solo le imputazioni minori. Resta però il sospetto che, in un periodo dal 2005 al 2009, un pezzo delle nomine e degli appalti della sanità pugliese sia stato asservito agli interessi di una corrente di partito.
I reati ipotizzati a vario titolo dai pm Desirèe Digeronimo, Marcello Quercia e Francesco Bretone sono: falso, concussione, corruzione, abuso e rivelazione di atti d’ufficio, truffa e turbativa d’asta. L’accusa di associazione a delinquere non ha retto all’esame del gip Giuseppe De Benedictis, che ha salvato solo alcuni (non tutti) i «reati-fine». Gli episodi contestati sono numerosi e vedono indagate complessivamente 39 persone. La procura aveva chiesto l’applicazione di misure per 24 e ne ha ottenute appena sette: ci sono infatti anche l’interdizione del primario oculista di Terlizzi, Antonio Acquaviva, e del direttore sanitario della Asl di Bari, Alessandro Calasso.
A Paolo Albanese, poliziotto della scorta di Vendola, è contestato insieme ad altri l’intervento sul direttore dell’ospedale di Terlizzi per far trasferire un’infermiera sua parente in altro reparto. Tra gli indagati c’è mezzo management della sanità pugliese. Il direttore generale e quello amministrativo della Asl Bat, Rocco Canosa e Felice De Pietro, l’ex direttore sanitario della Asl di Lecce, Franco Sanapo, il direttore amministrativo del «De Bellis» di Castellana, Tommaso Stallone (sarà interrogato martedì: rischia l’interdizione). C’è anche il capogruppo Pd alla Regione, Antonio Decaro, indagato insieme a suo padre: sono accusati di aver fatto ottenere a un parente, tramite Tedesco, le tracce di un concorso all’Arpa.
Il perno resta Tedesco, cui vengono contestati da solo o in concorso 14 capi di imputazione. L’ex assessore è accusato di aver pilotato la sanità pugliese «in modo da dirottare le gare d’appalto e le forniture verso imprenditori a lui legati da vincoli familiari (Rubino e Balestrazzi) o da interessi economici ed elettorali (Columella e Petronella». Tedesco avrebbe imposto ai vari manager le scelte dei direttori amministrativo e sanitario della Asl di Taranto e Lecce, quelle di due primari a Terlizzi, e sarebbe intervenuto per far assumere un bibliotecario a Castellana Grotte.
In generale, la valutazione complessiva del gip è molto dura. «La prassi politica dello spoil system - scrive De Benedictis - era, di fatto, talmente imperante nella sanità regionale da indurre il governatore Nichi Vendola, pur di sostenere alla nomina a direttore generale di un suo protetto, addirittura a pretendere il cambiamento della legge per superare, con una nuova legge ad usum delphini, gli ostacoli che la norma frapponeva alla nomina della persona da lui fortemente voluta». Ma il confine tra lo spoil system e la «concussione ambientale» è ciò che differenzia la posizione di Vendola (per il quale pende da undici mesi la richiesta di archiviazione: il gip Di Paola potrebbe esprimersi a breve) da quella di tutti gli altri.
E sull’episodio della nomina del direttore sanitario della Asl di Lecce, secondo il gip, la procura «contesta agli odierni ex coindagati del presidente Vendola proprio quella condotta criminosa che non era stata ritenuta sussistente al momento della richiesta di archiviazione per il governatore». Le rimozioni o le nomine ordinate da Vendola, insomma - sottolinea il gip - sono un’applicazione dello spoil system, quelle di Tedesco discendono invece dalla necessità di badare ai propri interessi economici ed elettorali: è questa l’accusa da cui il senatore dovrà difendersi.
ORE 11:35 - IN CORSO INTERROGATORI GARANZIA
 Sono in corso nel tribunale di Bari gli interrogatori di garanzia delle sette persone – cinque arrestate e due interdette dalla professione – a cui ieri la magistratura barese ha fatto notificare misure cautelari nell’ambito di una delle inchieste sulla gestione della sanità pugliese. Nell’ambito dell’indagine è stata avanzata alla giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato la richiesta di arresto in carcere per il senatore del Pd, Alberto Tedesco, all’epoca dei fatti contestati assessore regionale alla Sanità.
Davanti al gip Giuseppe De Benedictis, è ora in corso l'interrogatorio di Alessandro Calasso, direttore sanitario dell’Asl di Bari, interdetto per due mesi dai pubblici uffici. Toccherà poi all’altro indagato raggiunto da misura interdittiva, Antonio Acquaviva, medico oculista la cui assunzione nell’ospedale di Terlizzi (Bari) sarebbe stata agevolata da Tedesco.
Saranno poi interrogati i quattro indagati a cui sono stati concessi gli arresti domiciliari: il 50enne di Terlizzi Paolo Albanese, poliziotto della questura di Bari, componente della scorta del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, accusato di concussione per preteso il trasferimento di una sua cognata infermiera dall’ospedale di Ruvo di Puglia a quello di Terlizzi; il direttore generale della Asl di Lecce Guido Scoditti e i due imprenditori di Bisceglie: Diego Rana e Giovanni Garofoli. Sarà interrogato oggi anche il 52enne Mario Malcangi, ex capo della segreteria politica di Tedesco, unico degli indagati a essere finito in carcere.
La Procura aveva chiesto l’arresto di 24 persone ma per 15 di loro il gip ha rigettato la richiesta cautelare; il giudice si è invece riservato di decidere sull'interdizione di Tommaso Antonio Stallone, direttore amministrativo dell’Istituto 'De Bellis' di Castellana Grotte (Bari), all’esito dell’ interrogatorio cui sarà sottoposto l’indagato.
ORE 11.49 - DIFESA CALASSO: NON C'E' CONCUSSIONE
“Abbiamo preso le distanze dalle contestazioni perchè Calasso non ha esercitato nessuna pressione sul direttore dell’ospedale di Terlizzi, Pantaleo Marrone per ottenere il trasferimento di un’infermiera”. Lo ha detto l’avv.Mario Malcangi, difensore di Alessandro Calasso, direttore sanitario della Asl di Bari, a margine dell’interrogatorio di garanzia.
“La vicenda contestata – ha spiegato il legale – ha origine da una vicenda amministrativa alla quale Calasso è del tutto estraneo perchè l’infermiera era già stata trasferita con un provvedimento interno dell’ospedale di Ruvo di Puglia”. C'è poi uno scollamento – ha detto ancora Malcangi – tra quanto contestato nel capo d’imputazione e le dichiarazioni di Marrone”.
Secondo l’accusa, Marrone ha subito la concussione di Calasso, del poliziotto della scorta del governatore della Puglia Nichi Vendola, Paolo Albanese, e del capo della segreteria politica dell’allora assessore Alberto Tedesco, Mario Malcangi (omonimo del legale di Calasso), per evitare una valutazione negativa nelle valutazioni annuali dei manager Asl. Lo stesso Marrone avrebbe invece detto di averlo fatto per paura di compromettere la sua nomina a direttore sanitario di Terlizzi. Secondo l’avvocato Malcangi, entrambe le possibilità sono da escludere perchè la Asl non ha mai fatto valutazioni annuali, nè l’ospedale di Terlizzi poteva avere un direttore sanitario non essendo struttura complessa. Per Calasso la difesa ha chiesto la revoca della misura.
ORE 13.11 - SEN.TEDESCO: MI AUTOSOSPENDO DAL PD
«Dopo aver attentamente valutato la situazione determinatasi a seguito delle iniziative giudiziarie che mi riguardano, e per consentire al mio partito, al mio gruppo, e al Senato tutto di valutare con grande serenità ed equità le circostanze e le richieste che sono state avanzate a mio carico, dichiaro di autosospendermi dal partito e dal gruppo senatoriale del Pd». Lo ha detto all’ANSA il senatore del Pd, Alberto Tedesco, per il quale la magistratura barese ha chiesto ieri l’arresto alla giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato.
«Ringrazio i Democratici – dice Tedesco – per le molteplici manifestazioni di fiducia e solidarietà manifestatemi nel corso di queste ore». In conseguenza di questa decisione, il senatore Tedesco sarà iscritto al gruppo Misto appena avrà notificato la comunicazione ufficiale al Consiglio di presidenza del Senato.
ORE 13.52 - PROCURA: SEN.TEDESCO PUO' REITERARE REATI
La circostanza che l’ex assessore alla sanità pugliese, Alberto Tedesco, «sia oggi un senatore della Repubblica è già di per sè sintomatica della notevole ed indiscussa influenza che l’indagato può a tutt'oggi esercitare sul tessuto politico e amministrativo, sia a livello locale che nazionale, perpetuando così le medesime condotte illecite realizzate al tempo in cui lo stesso era ai vertici della sanità regionale». Lo scrive la procura di Bari nella richiesta di arresto, condivisa dal gip Giuseppe De Benedictis, inviata al Senato per ottenere l’autorizzazione a procedere per Tedesco (Pd) nell’ambito dell’indagine sulla gestione delle nomine e degli appalti nella sanità pugliese.
«La carica ricoperta (da Tedesco, ndr) – scrive la procura - comportando per ragioni istituzionali contatti e collegamenti con la società civile e imprenditoriale con l’autorevolezza ed prestigio proprio di un rappresentante del parlamento nazionale, permette tuttora di rivestire l’indagato di quella 'autorita» e/o supremazia, anche solo funzionale, consona alla carica di alto rappresentante delle istituzioni nazionali, al pari della carica, un tempo ricoperta, di membro di un governo regionale».
«E' del tutto evidente – proseguono i pm – come il rischio del ripetersi di episodi delittuosi analoghi a quelli emersi dalla presente indagine non possa dirsi in alcun modo neutralizzato nè in alcuna misura affievolito dalla circostanza che l’odierno indagato – a cui va attribuito un indiscusso ruolo apicale all’interno della compagine associativa, unanimemente ed a più riprese riconosciuto dagli altri consociati – non ricopra più lo stesso incarico che aveva propiziato gli episodi attualmente contestati».
«Tali episodi – sostiene la procura - sono maturati, infatti, nell’ambito di un sistema incentrato essenzialmente su logiche clientelari di controllo del territorio, ed in particolare dei consensi elettorali, nonchè di lottizzazione degli appalti e degli incarichi pubblici e/o nomine di responsabili di Asl e/o dirigenti amministrativi di strutture sanitarie e/o personale amministrativo con funzioni minori, che ben può continuare ad essere controllato ed alimentato anche senza ricoprire ruoli di diretta responsabilità amministrativa sul territorio».
«Ciò in forza - sottolineano i pm – del persistente carisma e influente 'appeal' sul personale, nei meccanismi procedurali e negli uffici della pubblica amministrazione regionale per la lunga esperienza politica vissuta in tale ambito».
Queste valutazioni della procura sono condivise dal gip De Benedictis che, nell’ordinanza di custodia a carico di Tedesco e degli altri sette coindagati sottoposti a misure cautelari, scrive che il senatore del Pd «resta comunque il rappresentante di un partito politico importante che, in virtù dei suoi indiscussi (e si presume tuttora stabili) rapporti non solo con gli imprenditori emersi dalle indagini, ma anche con vari funzionari tuttora in servizio nell’establishment burocratico della sanità pugliese, può ben far sentire ancora il suo peso sulle decisioni di questi ultimi, i quali non sono certo così ingenui da non credere che in un futuro, magari prossimo, Tedesco possieda tutte le carte in regola per tornare ad occupare quello stesso posto».
 

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