giovedì 10 marzo 2011

Banche greche appese alla Bce

Vittorio Da Rold - Il Sole 24Ore.
Moody's ha tagliato ieri il rating delle sei principali banche greche dopo aver fatto lo stesso con il debito sovrano nei giorni scorsi. L'agenzia di rating ha declassato da Ba1 a Ba3 la Banca Nazionale di Grecia (Nbg), Eurobank, Alpha Bank e Piraeus Bank; e da Ba2 a B1 l'Agricultural Bank of Greece (ATEbank) e l'Attica Bank.


La prospettiva (outlook) di questi istituti è definita "negativa" da Moody's. Il ministero delle Finanze aveva reagito nei giorni scorsi con durezza al downgrading del debito sovrano da Ba1 a B1 definendolo «completamente ingiustificato».
I tagli sono legati alla scarsa liquidità, all'esposizione al debito governativo e alla qualità degli asset. Ma l'aumento in vista dei tassi della Bce ad aprile con il conseguente rafforzamento dell'euro hanno fatto precipitare la situazione.
Il debito pubblico di Atene nel frattempo è al 156% del prodotto interno lordo e la crescita fa segnare un meno 9% in un triennio. Gli investimenti ellenici sono scesi del 18%, i salari reali sono diminuiti del 9% e 100mila posti di lavoro sono andati perduti. È la fine del vecchio modello di sviluppo realizzato nel decennio 1999- 2008, basato su importazioni e consumi. Il tasso di disoccupazione in Grecia ha continuato ad accelerare a dicembre, balzando al 14,8% rispetto al 10,2% nel dicembre 2009.
Con la crescita economica negativa le sofferenze sui prestiti diventano in grosso problema per il sistema bancario di Atene.
Basti pensare che, in media, i crediti di difficile recupero per l'universo delle banche elleniche erano a fine 2010 stimate all'8,7% dell'ammontare complessivo dei prestiti erogati.
Una cifra ragguardevole che va di pari passo con la crescita boom delle erogazione di denaro salite del 14% annuo nel triennio 2006-2009. Prestiti facili, distribuiti a piene mani, a imprese e clienti privati rivelatisi con il tempo insolventi. Solo a marzo 2009, infatti, la media delle sofferenze delle banche greche era ancora ferma al 4,5 per cento. Come si vede, in due anni, il cumulo dei cattivi crediti che rischiano ora di diventare perdite nei bilanci è andato praticamente al raddoppio. Tanto per dare un'idea dei possibili effetti sui conti, quell'8% di prestiti cattivi vale per un istituto come National Bank of Greece una cifra pari a 5,7 miliardi. Oggi gli accantonamenti sulle perdite attese sui crediti fatti dalla National Bank of Greece sono solo a quota 1,3 miliardi.
Ma le banche hanno un altro problema: i loro bilanci sono colmi di titoli governativi della repubblica ellenica. Eurobank ne ha in "pancia" per 8 miliardi, Nbg è addirittura a quota 20,2 miliardi. Alpha ne detiene per un valore di 4,6 miliardi, mentre Piraeus ne ha acquistati per un valore di 8,8 miliardi. A conti fatti sono una quarantina di miliardi. È il prezzo pagato dalle banche domestiche per andare in soccorso al governo. Un prezzo salato, dato che nel frattempo i valori sono crollati. E quindi un ipotetico, ma sempre più atteso dagli operatori, haircut (taglio) sui prezzi dei titoli greci avrebbe conseguenza gravi sui bilanci bancari.
Ma non tutti sono preoccupati. «Il downgrade delle banche greche da parte di Moody's era atteso dopo quello del sovereign. Per fronteggiare le difficoltà – dice Tullia Bucco di Unicredit - le banche possono però contare sui fondi (pari a 28 miliardi di euro) messi a loro disposizione dalle autorità a febbraio e, a oggi, praticamente inutilizzati».
Resta sullo sfondo però l'altro tema caldo. La dipendenza sempre più accentuata delle banche greche dal rubinetto di ultima istanza della Bce. L'incidenza dei finanziamenti della Banca centrale europea al sistema creditizio greco è arrivato a livelli impensabili solo fino a qualche tempo fa. L'esposizione è di 95 miliardi che rappresentano ben il 18% del totale degli attivi di bilancio. Quasi un quinto dei rifornimenti alle fragili banche elleniche viene da Francoforte. Se solo venisse meno, anche per poco, sarebbe un incubo per Atene.



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