giovedì 10 marzo 2011

Federali del Mattino. 10 marzo 2011. Infiltrazioni malavitose. Guerra tra scuole. Primo caso di Vietnam parlamentare. Sgarbi chiede scusa. Andreotti: Sospetto influenza. E siamo solo all'inizio...

Luis e' offeso, Sgarbi indelicato:
Bozen. Unità d'Italia: Bolzano, Sgarbi chiede scusa dopo le offese a Durnwalder.
Rovereto. Guerra tra scuole per avere più iscritti

Forza Alpini del nord, un posto a sbafo ve lo trova il partito:
Modena. Infiltrazioni malavitose. La mafia punta su Modena.
Roma. Alpini del Nord: maggioranza battuta, l'ira della Lega.
Roma. Libia, Andreotti: Sospetto influenza società petrolifere.



Bozen. Unità d'Italia: Bolzano, Sgarbi chiede scusa dopo le offese a Durnwalder. "Non penso che lui sia come Hitler" chiarisce il critico d'arte "ma l'altro giorno a Bolzano ho avuto la sensazione di trovarmi in un ghetto". BOLZANO. Vittorio Sgarbi chiede scusa a Durnwalder per il paragone che gli ha scatenato contro polemiche e la dissociazione di prefetto e questore. «Non penso che Durnwalder sia come Hitler», chiarisce Sgarbi in un'intervista che apparirà domani sull'Alto Adige. Tolto di mezzo questo, Sgarbi ribadisce: «L'altro giorno stando a Bolzano ho avuto la sensazione di trovarmi in un ghetto».
Così il critico d'arte: «Mai detto che gli italiani sono come ebrei al tempo di Hitler. Ho detto che questo è il rischio quando il presidente di una provincia italiana discrimina gli italiani e si nega contro il presidente della Repubblica, contro lo Stato di cui fa parte alle celebrazioni per il 150º dell'unità d'Italia, costringendo gli italiani a costituirsi in un comitato come in un ghetto. Dal momento che, piaccia o non piaccia a Dunwalder, la Provincia di Bolzano è una provincia italiana, essa non può sottrarsi alle celebrazioni stabilite dal governo. Se Dunwalder non si riconosce italiano, dichiari di aderire a un altro Stato. Se invece intende di interpretare il suo potere come mortificazione dell'italianità determina gli effetti di cui si è avuto una prova nella istituzione di un comitato alternativo e esterno a una istituzione che lui presiede».
L'Anpi ringrazia questore e prefetto. Dopo le poemiche sulle affermazioni di Vittorio Sgarbi l'Anpi di Bolzano ringrazia il commissario del governo e il questore ''per aver dato un positivo segnale nel prendere le distanze da un pseudo comitato per i 150 anni dell'Italia, profondamente inquinato dal nazionalismo più deteriore''.
L'Anpi, come anche le associazioni degli ex internati militari ed ex deportati politici, chiedono Testi e Rotondi ''di farsi parte attiva di un altro, nuovo comitato di patrioti della Costituzione che possa invitare tutti i cittadini della nostra terra ad onorare e festeggiare quanto di buono per l'Europa e per il mondo ha saputo dare in 150 anni l'Italia, ora Repubblica della Costituzione nata dalla Resistenza e Repubblica delle Autonomie , che arricchiscono di valori il nostro Paese con la la loro capacita' di autogoverno''.
Spagnolli: Sgarbi fuori luogo.''L'uscita di Vittorio Sgarbi è risultata assolutamente fuori luogo. Da par suo, Micaela Biancofiore ha dimostrato di essere degna componente della coalizione di governo arrivando all'ultimo momento con l'idea di presentare un comitato garanti dell'unità d'Italia per i 150 anni''.
Lo ha detto il sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli. ''Non abbiamo assolutamente bisogno - ha affermato - che arrivi qualcuno da fuori a sentenziare ed a pontificare mettendoci al corrente di opinioni non interessanti. La convivenza è arte complessa e difficile. Certe sparate non servono a nulla se non a rendere più difficile un dialogo aperto. Vale per Casa Pound così come per Sgarbi e per qualsiasi altro che voglia venir qui a cavalcare l'onda della protesta''.
Sgarbi - ha detto Spagnolli - ''è un uomo di cultura più per la forma delle sue esternazioni roboanti ed urlate che per i contenuti di ciò che sostiene''.

Rovereto. Guerra tra scuole per avere più iscritti 09/03/2011 17:06. ROVERETO - In occasione delle iscrizioni alle scuole secondarie di primo grado, anche a Rovereto come nel resto del Trentino si è dato avvio ad un meccanismo di concorrenza senza precedenti. Un istituto cittadino si è presentato come il battipista di un’innovazione che andrebbe incontro ai bisogni dei genitori, istituendo la «settimana corta», cioè distribuendo le lezioni dal lunedì al venerdì.
È importante comprendere che le scelte relative all’istruzione e alla formazione dei ragazzi preadolescenti vanno affrontate in termini approfonditi e con adeguate riflessioni, senza perdere di vista gli obiettivi prioritari dell’istituzione scuola. È giusto chiedersi perché fino ad oggi i quattro istituti di Rovereto non hanno organizzato la settimana corta, dal momento che poteva essere gradita anche al personale scolastico?
Perché significava obbligare i ragazzi ad assistere a lezioni di materie impegnative anche di pomeriggio, per non parlare dell’esecuzione dei compiti e dello studio da eseguire quasi in serata, con il conseguente abbandono di attività extrascolastiche.
 La scuola media è già secondaria, come indica il termine, comporta quindi non solo obiettivi generali educativi e formativi, ma anche istruttivi e di preparazione ai corsi di studio superiori. Se la concorrenza si attua su un piano di riempimento di pomeriggi e di un fine settimana più lungo, si svolge su un livello di bisogni diversi da quelli degli alunni. Eventualmente alle richieste dei genitori ciascun istituto potrebbe andare incontro organizzando per i “bisognosi” attività pomeridiane sportive, laboratoriali e di supporto ai compiti. Si ritiene che anche l’amministrazione comunale debba entrare nel merito per due motivi: a livello organizzativo non è possibile pensare che ogni anno si verifichi una trasmigrazione di alunni tale da provocare incertezza sull’occupazione degli spazi degli edifici scolastici cittadini, basata sulla concorrenza tra le scuole dell’obbligo, che dovrebbero sostanzialmente offrire un servizio istruttivo simile, se non uguale.

Modena. Infiltrazioni malavitose. La mafia punta su Modena. Un paragrafo della relazione annuale dedicato al forte rischio di infiltrazioni in atto in emilia Romagna e in particolare proprio nella provincia di Mdoena. Si fa il nome degli uomini del clan di Francesco Pastoia. Un breve paragrafo della relazione della Direzione nazionale antimafia, è dedicato alle infiltrazioni della mafia siciliana in alcune regioni del centro e del Nord Italia. "E' emersa in Emilia Romagna ed in particolare nella provincia di Modena - è scritto - la presenza di esponenti di alcune famiglie mafiose siciliane, come quella riconducibile a Pastoia Francesco, interessati all'aggiudicazione di alcune gare di appalto di lavori pubblici. A queste presenze sono ovviamente riconducibili le attività di imprese siciliane impegnate nell'esecuzione di importanti opere pubbliche per la cui realizzazione non di rado utilizzano il reimpiego dei proventi di attività delittuose. In queste attività si evidenzia spesso anche il coinvolgimento di soggetti formalmente estranei ai contesti criminali ma per questo motivo intestatari fittizi di beni, e interlocutori delle pubbliche amministrazioni".
"Allo stesso modo - prosegue - e con gli stessi obbiettivi, Cosa nostra con imprese proprie o di soggetti contigui all'organizzazione ha penetrato la realtà economica toscana, ove le indagini hanno consentito di appurare che essa ha condizionato le gare per gli appalti di lavori pubblici con le stesse modalità illecite utilizzate in Sicilia".
Nel distretto di Genova - dice la relazione - si è potuto accertare che sono operative nel settore degli stupefacenti e del gioco d'azzardo gruppi mafiosi siciliani, diretta emanazione di famiglie di Cosa nostra, fra cui quella di 'Piddu' Madonia. Così come altre famiglie mafiose riconducibili a Cosa nostra palermitana sono penetrate nei settori della cantieristica navale di La Spezia, degli appalti, dei subappalti e dell'indotto".
"Nel capoluogo del distretto di Milano - conclude - e nel suo hinterland è certa la presenza di gruppi criminali di origine siciliana riconducibili a Cosa nostra che quasi sempre operano in stretto contatto con le cosche della 'ndrangheta, anch'esse presenti in maniera massiccia nel territorio lombardo ed operano con specifico riferimento al settore degli appalti ed a quello del traffico di stupefacenti".

Roma. Alpini del Nord: maggioranza battuta, l'ira della Lega. ROMA. Maggioranza battuta nell'Aula della Camera. L'Assemblea di Montecitorio ha approvato con nove voti di scarto la proposta del Pd, sostenuta da Idv e Fli, di rinviare in commissione la proposta di legge sugli incentivi per favorire, nelle regioni dell'arco alpino, il reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine. Il testo ora torna in commissione. Dai banchi dell'opposizione si è levato un lungo applauso. «Chi oggi non ha voluto discutere il provvedimento sugli alpini abbia almeno la decenza di non
presentarsi più di fronte ai militari. Il voto mancato di oggi è un tradimento nei confronti delle migliaia di ragazzi che svolgono il loro dovere con abnegazione e altissimo senso di solidarietà. In quest'Aula in ogni intervento esponenti della sinistra hanno detto che gli alpini sono un motivo di orgoglio: ma sono parole vuote e ipocrite perchè alla prima occasione utile li hanno abbandonati», attacca il leghista Davide Caparini, autore della proposta di legge. «Oggi c'è stato il primo caso di Vietnam parlamentare, ma è la maggioranza che se lo fa da sola con le assenze dei suoi deputati. E siamo solo all'inizio...», ribatte il vicecapogruppo di Fli alla Camera, Carmelo Briguglio.

Roma. Libia, Andreotti: Sospetto influenza società petrolifere. Roma, 9 mar (Il Velino) - "È triste vedere quanta gente muore in Libia senza che si sappia (e senza che forse loro stessi sappiano) per che cosa si stia realmente combattendo. Purtroppo in Libia influisce anche molto l’esasperazione delle differenze etniche, e non viene tralasciata occasione per mettere in evidenza ciò che divide gli uni dagli altri". Lo afferma il senatore Giulio Andreotti in un editoriale che sarà pubblicato sul mensile 30Giorni. "Cronologicamente - prosegue l'ex presidente del Consiglio - la rivolta è scoppiata dopo quella in Tunisia e quella in Egitto ma, fatto salvo il principio che spesso tra Paesi vicini può esserci un’attrazione reciproca sia nei processi virtuosi che in quelli negativi, non ho elementi per affermare con certezza che ciò che accade in Libia sia la stessa cosa di ciò che è accaduto in Egitto. Sembra paradossale che veniamo presi alla sprovvista da questi avvenimenti pur vivendo in un mondo dove, molto più che in passato, siamo raggiunti ogni giorno da una mole impressionante di dati e notizie. Forse perché non andiamo mai ad approfondire i fenomeni, ma restiamo all’impressione immediata che una notizia ci suscita. Sommiamo i fatti uno dopo l’altro, ma non facciamo mai una comparazione".

"Anche la reazione degli Stati Uniti a questa crisi ha suscitato qualche critica - osserva Andreotti -, in quanto gli Usa sono lontani dal Mediterraneo: ed è vero che quando si vede un problema da lontano a volte è difficile comprenderlo in tutte le sue sfaccettature, ma sotto un altro aspetto vedere le cose da lontano ti dà la possibilità di vedere ciò che è essenziale senza perderti negli aspetti superficiali. Quindi prima di dire che gli americani sbagliano su questo tema io ci penserei due volte. Anni fa dissi che sul problema libico influiva uno scontro interno alle compagnie petrolifere americane; non che io abbia mai avuto le prove matematiche, ma un sospetto che sia un elemento che influisce ancora sulla situazione è più che legittimo. L’Italia è stata molte volte accusata – e a torto – di avere un atteggiamento troppo indulgente verso Gheddafi. Certamente Gheddafi ha idee e caratteristiche diverse da noi, ma non possiamo pretendere che tutto il mondo sia allineato ai nostri modelli. Noi abbiamo sempre voluto dare l’impressione ai libici, perché rispondeva al vero, che rispettavamo le loro caratteristiche particolari, anche quando emergeva il loro orgoglio contro l’epoca del colonialismo italiano. Allora i libici ci vedevano come avversari ma non come nemici e questa è forse la differenza con il momento attuale. La Libia - conclude Andreotti - è un Paese con il quale abbiamo avuto necessità di trovare linee di concordia, piuttosto che di accentuare divisioni. E anche oggi dobbiamo cercare con loro le cose su cui si può convergere, altrimenti rischiamo di pagarne le spese".
(red/gda) 9 mar 2011 14:34

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