giovedì 10 marzo 2011

Federali della Sera. 10 marzo 2011. Smaltimento rifiuti. La Lega festeggerà a Vescovana. You say goodbye, I say hello, helloo, hellooo!

Forza Luis, Sgarbi danneggia l'Italia:
Bozen. Dal Pdl ai Verdi: così si danneggiano gli italiani e la festa dei 150 anni dell'Unità.
Bozen. Prefetto e questore: «Sgarbi è contro la convivenza»
Belluno. Smaltimento rifiuti: costerà 800mila euro.
Udin. Udine non crede alle promesse di fondi in più per Friuli Doc.

Padani con la 'Ndrangheta i Beatles e Tre euro al giorno:
Treviso. Il Comune vieta il tricolore a Salvatronda.
Treviso. Unità, solo Treviso non festeggia.
Milano. 'Ndrangheta padrona in Lombardia.
Venezia. Tre euro al giorno per ogni turista.
Padova. La Lega festeggerà a Vescovana.
Festa 150 anni, lo spot di Berlusconi cancella l'Italia e ricorda i Beatles.



Bozen. Dal Pdl ai Verdi: così si danneggiano gli italiani e la festa dei 150 anni dell'Unità. BOLZANO. Italiani e tedeschi, da destra a sinistra, passando per i sindacati (Cgil e Uil), tutti attaccano Vittorio Sgarbi per il paragone "italiani come gli ebrei sotto Hitler" e la deputata azzurra Michaela Biancofiore che "non ha preso le distanze" da affermazioni che hanno scatenato la bufera. Il timore è che quelle dichiarazioni danneggino il gruppo italiano e contribuiscano a far naufragare definitivamente le celebrazioni per i 150º anni dell'Unità d'Italia. Le cerimonie, che potevano essere un momento unificante, si trasformano nell'ennesima occasione di tensione: prima il no del presidente Luis Durnwalder alla partecipazione della Provincia alle cerimonie ufficiali, adesso le affermazioni di Sgarbi che tornano ad infiammare lo scontro.  LA DESTRA. Più che Sgarbi, Giorgio Holzmann (Pdl) attacca Michaela Biancofiore: «Paragonare i 6 milioni di ebrei morti nei forni agli italiani dell'Alto Adige è semplicemente assurdo e offensivo, ma non mi stupisce perché si sa che Sgarbi ama le provocazioni. Mi stupisce invece che Biancofiore non gli abbia spiegato che, in una realtà particolare come la nostra, certe affermazioni hanno effetti dirompenti. Tutto questo contribuisce a rovinare il clima per i 150 anni dell'Unità d'Italia. È un fatto grave perché ci sono anche amministrazioni di lingua tedesche che parteciperanno ai festeggiamenti». Più duro il vicepresidente del consiglio provinciale Mauro Minniti: «Sgarbi si dovrebbe vergognare per quello che ha detto. Lo stesso discorso vale per chi lo difende. I membri del Comitato per i festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia si dimettano. Devono chiedere scusa agli italiani e agli ebrei».  Alberto Sigismondi, co-coordinatore del Pdl, definisce "irresponsabili" le affermazioni di Sgarbi e attacca Biancofiore. Per Holzmann come per Sigismondi questa è l'ennesima dimostrazione della "inaffidabilità" di Biancofiore: «Quella che alcuni anni fa dichiarava la Svp nemica giurata tanto da distribuire le gomme in campagna elettorale per cancellarla, pochi mesi fa ha definito il partito di raccolta "nostri alleati di governo". Adesso non si dissocia da Sgarbi che parla degli italiani come degli ebrei sotto il nazismo».  Per Alessandro Urzì (Fli) "la visita di Sgarbi a Bolzano ha restituito forza a chi non vuole celebrare l'Unità d'Italia trasformando la questione altoatesina in una tragica pagliacciata". Per il consigliere provinciale in questo modo si è ottenuto il risultato di "esporre la comunità italiana dell'Alto Adige e le proprie
ottime ragioni al ludibrio, trasformando questioni serissime in una ennesima tragica pagliacciata".   LA
SINISTRA. «Chi semina vento - criticano i verdi Riccardo Dello Sbarba e Hans Heiss - raccoglie tempesta: chi - come Michaela Biancofiore e il comitato Italia Unita - offre un palcoscenico a Vittorio Sgarbi deve aspettarsi la sua solita raffica di dichiarazioni stupide, ridicole e ciniche cui ci ha abituato da sempre questo personaggio che si addice più al carnevale che ad una celebrazione storica». La Sel: «Sgarbi ha offeso in modo becero, greve e gratuito la Città, la nostra terra, la Comunità ebraica, ma soprattutto il vero significato della Festa per il 150º dell'Unità nazionale. Non deve rimanere un minuto di più come curatore del Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia». Il segretario dell'Udc Paolo Degasper definisce "demenziali" le affermazioni. Altrettanto duro il commento del segretario di Rifondazione Fabio Visentin: «Sgarbi non sa che le opzioni le hanno già fatte Hitler e Mussolini». Alessandro Bertinazzo (Psi) ricorda al sindaco di Salemi che è "meglio dialogare che offendere". (an.ma)

Bozen. Prefetto e questore: «Sgarbi è contro la convivenza» Svp: Biancofiore complice. BOLZANO. «Quelle dichiarazioni sono contrarie ai principi della convivenza». Investiti dalle polemiche accese da Sgarbi, il questore Dario Rotondi e il commissario del governo Fulvio Testi prendono le distanze dalle affermazioni di Sgarbi.  Il paragone "italiani come gli ebrei sotto Hitler" fatto da Vittorio Sgarbi, critico d'arte e sindaco di Salemi, ha provocato un incendio. Sotto accusa Sgarbi e Biancofiore. Il gruppo del Pdl che fa capo all'onorevole Giorgio Holzmann attacca Michaela Biancofiore che ha invitato a Bolzano Sgarbi. Imbarazzo anche tra i fedelissimi della deputata azzurra. Dall'India una nota del presidente della Provincia Luis Durnwalder definisce "inqualificabili" le dichiarazioni del critico d'arte e politico vicino al centrodestra. Da Roma il deputato della Stella Alpina Siegfried Brugger annuncia un'interrogazione parlamentare sulla vicenda. Il segretario del Pd Antonio Frena stigmatizza il fatto che commissario del governo e questore non abbiano abbandonato la sala del Comune dove Sgarbi ha fatto quelle affermazioni. 
GLI EBREI. La sparata che ha provocato un'ondata generale di indignazione: «Gli italiani non possono essere minoranza in una nazione che è Italia, altrimenti vi si rende simili agli ebrei durante il nazismo. Essere un italiano che patisca sofferenze sulla propria identità vi rende simili agli ebrei. Attento Durnwalder a non cancellare Mussolini per diventare simile a Hitler». Sgarbi ha fatto queste osservazioni, l'altra sera, nella sala di rappresentanza del Municipio dove, seduti in prima fila, c'erano il commissario del governo Testi e il questore Rotondi. L'accusa che viene rivolta loro, prima dal segretario del Pd Frena e poi dal deputato Svp Brugger, è di non aver lasciato la sala.  PRESA DI DISTANZA. La risposta, nel primo pomeriggio di ieri, è un comunicato congiunto in cui i rappresentanti delle due istituzioni prendono le distanze: «Il commissario del governo ed il questore, presenti, su invito, presso la sala civica del Comune di Bolzano, all'illustrazione delle iniziative del Comitato garanti Unità d'Italia, precisano che le dichiarazioni e i riferimenti resi, sia nella sostanza che nella forma, dal professor Sgarbi, sotto la sua esclusiva responsabilità ed evidentemente a titolo personale, non sono assolutamente condivisibili in quanto contrari ai principi di rispetto e di convivenza su cui si fonda lo statuto di autonomia e a cui si ispirano, anche nella quotidianità, i tre gruppi linguistici». Brugger e il collega di partito Karl Zeller, che ieri hanno parlato a lungo al telefono con Testi, apprezzano "le parole del commissario del governo e del questore per equilibrio, senso delle istituzioni, spirito di collaborazione nei confronti della comunità altoatesina e della convivenza fra i diversi gruppi linguistici. Tutto ciò contro cui è andata la manifestazione di lunedì a Bolzano".  
IL COMITATO. «Galeotta» fu la presentazione del comitato. Biancofiore aveva invitato a Bolzano Sgarbi per tenere a battesimo, nella sala di rappresentanza del Comune, il comitato per le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia fondato dalla stessa deputata del Pdl, e insignito del patrocinio del Comitato nazionale per l'unità d'Italia istituito presso la presidenza del Consiglio dei ministri. Le iniziative del comitato si affiancheranno alle celebrazioni curate dal gruppo di lavoro ufficiale insediato al Commissariato del governo, in cui sono presenti associazioni e Comuni, tra cui Bolzano. Questo spiega la presenza in Municipio del prefetto Testi e del questore Rotondi. Anche Sgarbi è direttamente coinvolto nei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia. «Il Commissariato del governo - spiega Biancofiore - ospiterà uno degli eventi clou delle manifestazioni: l'allestimento a Palazzo Ducale di un padiglione della Biennale di Venezia, di cui Sgarbi è presidente. Per questo motivo l'ho invitato per la presentazione del comitato che è stata preceduta dalla visita al monumento alla Vittoria e al bassorilievo di Mussolini».

Belluno. Smaltimento rifiuti: costerà 800mila euro. Il sindaco «Il rincaro è molto alto, speriamo di non dover ritoccare le tariffe». AURONZO. Ottocentomila euro è il costo che il Comune di Auronzo dovrà sostenere quest'anno per la raccolta dei rifiuti. Un importo che preoccupa il sindaco Bruno Zandegiacomo, alle prese con un bilancio che fatica a chiudere in modo soddisfacente.  «Il trasferimento dello smaltimento a Maserot - commenta il primo cittadino (nella foto) - ha comportato un notevole rincaro nei costi. L'anno scorso siamo riusciti a mantenere inalterate le tariffe per le famiglie e quest'anno cercheremo di fare il possibile». Ma il sindaco non promette, perchè proprio in questi giorni è alle prese insieme al suo staff con la redazione del bilancio di previsione. «Dobbiamo valutare la situazione - continua - e verificare conti alla mano quanto sarà l'aumento di quest'anno. Certo siamo in enorme imbarazzo. Il nostro obiettivo è continuare nella politica di sostegno a chi ad esempio ha difficoltà di inserimento lavorativo (l'hanno scorso attraverso un contributo economico del Consorzio Bim, l'amministrazione ha assunto 14 persone durante la stagione estiva, ndr)».  L'amministrazione non intende rinunciare poi ad erogare il buono di sostegno alle nuove nascite e le borse di studio, per le quali un paio di anni fa sono stati aumentati gli importi, a favore degli studenti più meritevoli.  Gli investimenti sul territorio invece saranno limitati. «Dovremo prestare ancora più attenzione alla pianificazione - precisa il primo cittadino - perchè le risorse da utilizzare sono sempre meno».  Insomma redigere il bilancio di previsione significa fare spesso esercizio di fantasia. Infatti, il Comune ancora non sa quale sarà l'entità dei trasferimenti che lo Stato gli ha riservato. Non tanti probabilmente, perchè i cordoni della borsa sono ormai chiusi. Auronzo quest'anno poi metterà una pietra sopra alle risorse del fondo Letta, che si fanno desiderare da anni.  «L'anno scorso all'interno del bilancio - spiega Zandegiacomo - avevamo inserito anche la voce sui fondi Letta (quello destinato ai Comuni in situazione di svantaggio e calcolato in base al numero della popolazione e all'invecchiamento, ndr). Ma poichè fino ad ora è stato liquidato solo il 2007 e sono due anni che aspettiamo il restante, abbiamo deciso di non inserirlo a bilancio». Mancano all'appello 740 mila euro.  «Se dovessero essere erogati - continua il sindaco - durante quest'anno, vedremo come poterli utlizzare per interventi di riqualificazione del territorio».  Zandegiacomo si sofferma anche sul credito vantato nei confronti di Enel per la presenza di centraline sul territorio. «Non abbiamo almeno in questa prima fase - racconta - la prospettiva di ricavare granchè dal credito Ici che vantiamo nei confronti di Enel Produzione. Si tratterà di circa 50mila euro. Nel prossimo consiglio comunale che convocherò entro la fine del mese andremo a ratificare la convenzione con il Bim». Il Consorzio fungerà da «intermediario» nella riscossione dei crediti.

Udin. Udine non crede alle promesse di fondi in più per Friuli Doc. di Domenico Pecile
Martines: «Di fatto ci sono solo 40 mila euro. Così, niente festa». Gli artigiani: «La Regione sbaglia». E nessuno dà credito alle promesse della Seganti
UDINE. «I fondi per Friuli Doc ammontano a soli 40 mila euro. Gli altri 85 mila, annunciati dalla Seganti e destinati alle categorie, sono già stati corrisposti lo scorso anno e non c’entrano con la spesa complessiva. E io ripeto fino alla nausea che con questo budget la festa non si riesce a fare».
Enzo Martines, vicesindaco di Udine e responsabile per il turismo, si dichiara «meravigliato» per le dichiarazioni dell’assessore regionale Federica Seganti (in merito sopratutto all’annuncio di quegli 85 mila euro che per lui sono una sorta di bluff), della quale apprezza l’invito per un immediato chiarimento, ma alla quale annuncia pure un dossier fatto di «numeri incontrovertibili». Prima di entrare nel merito dei “numeri”, Martines ricorda che il successo di Friuli Doc si misura su diversi parametri come stand di qualità («Abbiamo registrato centinaia di migliaia di visitatori anche con la pioggia torrenziale dello scorso anno»), soddisfazione degli standisti («Abbiamo un numero crescente di richieste di partecipazione»), grande ritorno di immagine per la città e incassi d’oro per gli esercenti. Già, ma il nodo resta, appunto quello dei “numeri”.
«La festa – spiega il vicesindaco – costa complessivamente oltre 200 mila euro e mi riferisco alle spese ”vive”. Di questi, 130 lo scorso anno li ha garantiti la Regione; il rimanente gli standisti e il Comune. In verità, la Regione ci ha sempre dato un grandissimo contributo che copre una parte dei costi. Del resto, se così non fosse non riusciremmo a fare questa kermesse, oppure saremmo costretti a chiedere agli standisti di pagare molto di più». «La festa – insiste Martines – è nata sotto l’impulso di bar e ristoranti e rappresenta fin dalla prima edizione una grandissima occasione per gli esercenti del Comune di Udine che realizzano guadagni importanti. Quindi, sono molto stupito dal fatto che l’assessore abbia detto che Friuli Doc è in concorrenza con bar e ristoranti, perché questo significa non avere compreso come funziona la festa. Evidentemente, non sappiamo di cosa stiamo parlando».
Martines ripete che Friuli Doc è una vetrina di promozione del territorio che dà la possibilità a tutti di presentarsi a una platea immensa: da qui la sua valenza turistica. «Ma una festa così importante – dice ancora – ha bisogno di infrastrutture: pagare la pubblicità, la Siae, parte degli allacciamenti, pagare le coperture anti-pioggia e via dicendo. Quando chiediamo 130 mila euro ci riferiamo a questo».
Martines contesta poi alla Seganti altre due sue dichiarazioni. Prima: «Quando dice che la festa è in concorrenza (caso mai, è vero il contrario) con i bar sbaglia di brutto». Seconda: «Gli 85mila euro agli artigiani non sono riconducibili alle esigenze strutturali di Friuli Doc. I soldi che gli artigiani ricevono sono gestiti all’interno della festa, ma non è che loro ce li girano per pagare i servizi necessari a coprire le spese “vive”. E di certo io quei soldi non li posso pretendere da loro».
Martines ricorda, infine, che negli anni passati un contributo alla festa lo dava Turismo Fvg, contributo che poi si è azzerato «perché c’è stata la scelta dell’intervento Ersa che crede nella festa e lo scorso anno ha fatto un investimento su una delle piazze che ha gestito». Insomma, «per me non è cambiato niente: ho 40 mila euro a fronte di 200 mila euro di spese. E non posso certo chiedere la differenza agli operatori».

Treviso. Il Comune vieta il tricolore a Salvatronda. Niente tricolore, bufera sulla giunta leghista. Negata al comitato frazionale l'autorizzazione a esporre la bandiera fuori dall'auditorium di Salvatronda per l'Unità d'Italia. «Fatto gravissimo, da regime», dice Sartoretto (Pd). Polemiche contro la giunta targata Lega Nord a pochi giorni dal 17 marzo, anniversario della nascita formale della nazione italiana.
A Castelfranco però per festeggiare l'Unità d'Italia, per ora, nulla da parte del Comune. E' stato il comitato frazionale di Salvatronda, frazione in cui risiede peraltro il sindaco Luciano Dussin, a organizzare un evento significativo.
Si intitola «L'Italia s'è desta - storie e canti sul Risorgimento dei castellani» e si svolgerà proprio il 17 marzo alle 20.45 all'auditorium «G. Graziotto» di Salvatronda.
L'evento, curato da Carlo Simioni, vedrà la partecipazione dello storico Giacinto Cecchetto, un intervento musicale del Gruppo Corale Musica Insieme diretto dal maestro Renzo Simonetto, con la partecipazione del baritono Elia Fabbian. Saranno cantati alcuni brani dell'epoca e declamate letture significative da attori del Gruppo Teatro di Salvatronda. La polemica nasce nel momento in cui il comitato chiede al comune l'autorizzazione per «esporre, nella parete esterna dell'auditorium un telo tricolore in pvc, delle dimensioni di centimentri 190x155».
Un tricolore da esporre dal 17 marzo al 31 dicembre, il tutto a spese del comitato stesso. «Nella parte inferiore del telo verrà stampata la dicitura 1861-2011, 150º anniversario Unità d'Italia».
Al Comune non viene chiesto un euro, se non l'autorizzazione all'installazione del tricolore, se necessario sotto il controllo dell'ufficio lavori pubblici.
La richiesta, firmata dal presidente del comitato Roberto Bernardi, è stata inoltrata lo scorso 31 gennaio. La risposta negativa, firmata dal segretario generale Agostino Battaglia, è del 18 febbraio.
Stando alle normative vigenti, l'esposizione del tricolore è prevista solo negli edifici «sede centrale degli  organismi di diritto pubblico ». L'auditorium non rientra in questa categoria. Risposta burocratica, ma il senso è politico. Niente tricolore. Il gruppo consiliare del Partito democratico è pronto a convocare un consiglio straordinario sul tema.
«Un gesto gravissimo, inqualificabile, indegno di un paese civile e democratico - denuncia il capogruppo Sebastiano Sartoretto - Indica chiaramente un'interpretazione della gestione della cosa pubblica da regime. Il sindaco si vergogni. Non si nasconda dietro il burocratese per agire, ma dica chiaramente quello che pensa: se è d'accordo che si festeggi oppure no. Siamo di fronte a un sopruso di natura ideologica. A questo punto ci manca solo un'ordinanza che vieti a tutti i cittadini di esporre la bandiera fuori di casa». E il caso è destinato a far discutere prima e anche dopo il 17 marzo.

Treviso. Unità, solo Treviso non festeggia. E Ruffato è costretto a sdoppiarsi. La Provincia di Muraro unica assente nel calendario. «Ciascuno è libero di scegliere cosa vuole fare». VENEZIA — Ci sono tutte. Anche le neo leghiste Venezia e Belluno e la «padana di vecchia data» Vicenza sono capitolate. Ma Treviso, la roccaforte degli uomini di Bossi, no. Ha resistito all’assedio ed alla fine ha vinto: sarà l’unica provincia del Veneto che non festeggerà i 150 anni dell’Unità d’Italia. «Che figura» scuote la testa il consigliere regionale di Verso Nord (trevigiano) Diego Bottacin. Ma il presidente della Provincia Leonardo Muraro, lanciato in corsa per la rielezione, fa spallucce: «Dov’è la novità? Chi vuole festeggia, chi non vuole non festeggia. E noi non vogliamo».
Intanto il presidente del consiglio regionale, Clodovaldo Ruffato, studia i segreti dell’ubiquità, per poter essere presente lo stesso giorno in due posti diversi. E piuttosto lontani: Padova e Roma. Il 17 marzo, giorno fissato per le celebrazioni ufficiali, si terrà infatti sia il consiglio straordinario al Bo, momento clou del calendario dei festeggiamenti allestito dalla Regione, che la seduta a Camere riunite del parlamento, con il discorso alla Nazione del presidente Giorgio Napolitano in diretta su Rai Uno. Dovrebbe andarci il governatore Luca Zaia ma si sa bene che il leghista, in ossequio all’ordine di Bossi, non intende prender parte ad alcuna celebrazione dell’Unità. «Potrei mandarci il vice presidente vicario…» si arrovella tra sé e sé Ruffato. Ma si chiama Matteo Toscani ed è leghista pure lui. Niente. Meglio tenere una macchina accesa fuori dal Bo, con il trolley già pronto nel bagagliaio, e poi via, a tutto gas, verso l’aeroporto. Si vorrebbe evitare che il Quirinale bacchettasse per la seconda volta il recalcitrante Veneto, magari in diretta tivù.
Ruffato, d’altra parte, sta sudando sette camicie per tenere in piedi questa faccenda dei 150 anni. Una in più, una in meno… Persino su Treviso dà sfoggio di una straordinaria capacità di mediazione: «Presto daremo alle stampe il volume, e stiamo parlando di 118 pagine, con tutti gli appuntamenti dell’Unità in Veneto, Comune per Comune. E ce ne sono tanti anche di trevigiani. E’ vero, manca un grande evento provinciale ma rimedieremo: stiamo pensando di fare qualcosa a Vittorio Veneto, il 4 novembre». Trattasi, però, di furbo escamotage: il 4 novembre, infatti, è sì uno dei «giorni dell’Unità» (solo per quest’anno) ma è pure la Giornata delle Forza Armate. E figuriamoci su quale dei due significati porranno l’accento i leghisti, nella leghista Vittorio Veneto, nella leghista (e irriducibile) provincia di Treviso. «Muraro la smetta di fare il sabotatore e svolga fino in fondo il suo ruolo, fissando quanto prima data e modalità con cui anche la nostra provincia parteciperà alle celebrazioni - attacca Diego Bottacin di Verso Nord -. Tolga così la Marca da questa imbarazzante strumentalizzazione politica dell’evento». Il presidente, però, sembra avere ben altre preoccupazioni: «Ma sì, qualcosa faremo, vedremo. Magari a settembre, ottobre o novembre, non so, c’è una richiesta del Pdl, faremo un incontro la prossima settimana. In ogni caso, l’Unità d’Italia non è una priorità per la Provincia di Treviso. Se la maggioranza dei miei consiglieri non vuole fare festa, scusate, è colpa mia?». Ma.Bo.

Milano. 'Ndrangheta padrona in Lombardia. di Roberto Galullo. Due certezze in un colpo solo: la prima è che la Lombardia è stata colonizzata dalla 'ndrangheta, che in questa regione cerca di essere sempre più indipendente dalla casa madre. La seconda è il processo di trasformazione che ha compiuto la 'ndrangheta calabrese, ormai organizzazione di tipo mafioso unitaria, con un organo di vertice che ne governa gli assetti, assumendo o ratificando le decisioni più importanti.
La Procura nazionale antimafia, nella relazione di fine 2010, presentata due giorni fa dalla Commissione parlamentare antimafia, ha toccato i temi relativi alla penetrazione delle mafie in ogni regione ma l'avvicinarsi di Expo 2015, i cui lavori potrebbero iniziare nell'estate di quest'anno, non poteva non accendere i riflettori su Milano e la Lombardia. Ciò che colpisce, infatti, è stata la rapida mutazione genetica degli affiliati, avviata nel 2000, che ha portato all'abbandono delle tradizionali manifestazioni 'ndranghetistiche (omicidi, sequestri di persona, grandi traffici di droga) a favore di forme di controllo di settori economici (movimento terra, finanziamenti a soggetti in difficoltà) e di infiltrazioni nelle istituzioni pubbliche, per garantirsi future commesse di lavoro.
La Direzione nazionale antimafia, per la Lombardia, parla senza mezzi termini di intere zone ormai sottoposte al controllo delle cosche e questo, scrive il sostituto procuratore Anna Canepa «suscita particolare allarme specie se si considera che il territorio in questione sarà interessato dalle grandi opere che si eseguiranno in funzione dell'Expo 2015». Un male profondo che la Dna legge anche alla luce dalla crisi economica che vede «l'occupazione criminosa di interi settori caratterizzati da difficoltà finanziarie».
L'obiettivo sensibile sembra essere sempre lo stesso: i lavori e le opere pubbliche. Per questo l'allarme suona alto anche per l'Abruzzo, sconvolto dal terremoto del 6 aprile 2009. Ancora una volta a farla da padrona è la 'ndrangheta e i suoi «inquietanti interessi», come scrive testualmente il sostituto procuratore Olga Capasso. A fare da cerniera tra le famiglie di 'ndrangheta e gli appalti della ricostruzione è, secondo le prime indagini, un "colletto bianco", un commercialista, prestanome di una famiglia calabrese. Sono due le società utilizzate dalla cosca, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, per infiltrarsi negli appalti tramite una ditta dell'Aquila che faceva, inconsapevolmente, da sponda. La ricostruzione dell'Aquila, però, fa gola anche a Cosa Nostra e Casalesi, in una sorta di "federalismo criminale" che premia tutti i clan. Finora sono state infatti diverse le imprese, legate alla mafia siciliana o a quella campana, escluse dai lavori.
Il Sud resta comunque il "motore" di ogni affare illegale. Mentre in Sicilia Cosa nostra vive una fase di transizione non soltanto sotto il profilo della scelta di una nuova leadership ma anche sotto il profilo della ricerca di nuovi schemi organizzativi e di nuove strategie operative e in Campania la camorra, pur parcellizzandosi, continua a mantenere intatta la propria forza, in Calabria la trasformazione della 'ndrangheta - che fino a fine 2009 era ancora oggetto di analisi - sembra essersi compiuta. L'unitarietà della 'ndrangheta emerge anche dalle ultime inchieste della magistratura reggina. «Non è più dunque - scrivono i sostituti procuratori Roberto Pennisi e Carlo Caponcello - semplicemente un insieme di cosche, famiglie o 'ndrine, nel loro complesso scoordinate e scollegate tra di loro, salvo alcuni patti federativi di tipo localistico-territoriale, certificati da incontri, più o meno casuali ed episodici, dei rispettivi componenti di vertice». Un fenomeno ancora più allarmante perché, scrivono i due magistrati, l'evoluzione della 'ndrangheta non è stata compresa né da pezzi delle istituzioni né dalla politica. 10 marzo 2011

Venezia. Tre euro al giorno per ogni turista. Scatta dal 1º luglio, in sei mesi 12 milioni nelle casse di Ca' Farsetti. La tassa di soggiorno sicuramente, probabilmente da luglio, con una media di tre euro per ciascuno degli otto milioni di turisti che soggiornano ogni anno a Venezia, per ricavarne una dozzina di milioni di euro nei sei mesi dell'anno in corso in cui verrà applicata. L'addizionale Irpef forse no - per non gravare ulteriormente sui cittadini già provati dalla crisi e da altri aumenti, a cominciare da quello della Tia, l'imposta sui rifiuti - se si riuscirà a ricavare lo stesso importo, circa 8 milioni di euro, da una serie di alienazioni immobiliari, ma soprattutto mobiliari (con la cessione di quote azionarie) già previste in bilancio.  In tutto, una ventina di milioni di euro di nuove entrate. E' questo il «menù» a cui sta lavorano il vicesindaco e assessore al Bilancio Sandro Simionato e che ha già avuto il via libera dalla giunta e dal sindaco, per riportare sotto controllo i conti di Ca' Farsetti, facendo «pulizia» e chiarezza nel quadro economico.  «Solo a bilancio - spiega Simionato - abbiamo quote azionarie, senza bisogno di toccare quelle Save, per circa undici milioni di euro. In più c'è ancora una partita di terreni e immobili di piccolo taglio che potremmo vendere. In questo caso, con queste alienazioni, potremmo anche rinunciare a introdurre l'Irpef quest'anno, che ci darebbe circa 8 milioni e 200 mila euro di gettito applicando l'aliquota minima del due per mille e un milione di euro in meno se esentassimo dal pagarla i cittadini con un reddito inferiore ai 15 mila euro. E' una valutazione che è legata all'effetto impatto della tassa di soggiorno, che siamo determinati a introdurre in ogni caso. Aspettiamo i decreti attuativi del Governo sul federalismo municipale per capirne meglio le caratteristiche, ma entro sessanta giorni, se anche non arrivassero, potremmo comunque introdurla».  L'operazione-bilancio comunale sotto controllo, dopo i patemi di fine anno, con le alienazioni in extremis per chiudere il precedente, sembra a buon punto. «Eravamo partiti con un disavanzo di circa 50 milioni di euro da recuperare - ricorda l'assessore al Bilancio - ma con i primi tagli alle spese e gli aumenti della Tia ne abbiamo recuperati una trentina, Con questa nuova manovra sulle entrate, legata anche alla tassa di soggiorno, dovremmo recuperare gli altri venti milioni di euro che ancora ci mancano, ma c'è spazio anche per un'ulteriore razionalizzazione della spesa, anche per quanto riguarda politiche sociali. Molti servizi possono essere rivisti, senza cancellarli, con sensibili risparmi, anche perché dobbiamo abituarci all'idea che dal Casinò anche nel prossimo futuro non potranno più arrivare le risorse di una volta e gli 80 milioni di euro garantiti è il massimo che possiamo ottenere nelle attuali condizioni».  Sui tagli di spesa, anche quelle del personale, con un sostanziale blocco del turn-over rispetto ai pensionamenti, con nuove assunzioni pari solo al 20 per cento dei posti lasciati liberi dai comunali che lasceranno il lavoro.

Padova. La Lega festeggerà a Vescovana. E come oratore dell'identità veneta ha scelto l'avvocato Cacciavillani. «Il Veneto in Italia. Dalla rivoluzione del '48 all'unificazione legislativa del '71». E' il titolo del volume che l'avvocato Ivone Cacciavillani, storico della Serenissima, ha pubblicato alla vigilia delle celebrazioni per il 150º dell'Unità d'Italia. Ed è pure il tema dell'incontro, patrocinato da Palazzo Santo Stefano ed organizzato dal sindaco di Vescovana, Elena Muraro, che è pure consigliere provinciale della Lega Nord, per le 10.30 del 17 marzo, giorno della festa nazionale. «La nostra - spiega il sindaco Muraro - vuole essere una riflessione sui fatti accaduti nel 1866». Al convegno di Vescovana ha già annunciato la sua adesione convinta il vicepresidente della Provincia Roberto Marcato, responsabile Enti locali del partito. Che intanto prende le distanze dal «ponte» del Bo (17-18-19 marzo). «Ora ho capito - argomenta Marcato - perchè il centrosinistra voleva a tutti i costi festeggiare il 150º. Se è un'occasione per fare un po' di vacanza, potevano dirlo subito e così avremmo fatto anche una settimana di festa». Massimo Bitonci, sindaco di Cittadella e parlamentare del Carroccio, mette invece l'accento sulla mancata esposizione della bandiera della Regione in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico. «In televisione e sui giornali - osserva Bitonci - ho visto un tripudio di bandiere e di coccarde tricolori ma nemmeno l'ombra del gonfalone con il leone di San Marco, che rappresenta la nostra storia e la nostra identità». Al consiglio congiunto Comune-Provincia, convocato nel Palazzo della Ragione, il Carroccio sarà rappresentato da Luisa Serato, presidente dell'assemblea di Palazzo Santo Stefano. «Come anticipato la mattina del 17 - commenta Bitonci - io sarò in Comune a Cittadella a ricevere i cittadini».  LA MOZIONE DEL 150º. La conferenza dei capigruppo di Comune e Provincia ha approvato ieri sera la mozione che sarà portata al consiglio straordinario del 16. Al voto, così com'era successo lunedì nella seconda commissione consiliare presieduta da Domenico Menorello (Pdl), non hanno partecipato gli esponenti della Lega Nord. Nel documento si chiede alla presidente Barbara Degani e al sindaco Flavio Zanonato «un impegno programmatico nella realizzazione di iniziative per ribadire il valore permanente dell'Unità nazionale; di trasmettere ai giovani, anche attarverso iniziative specifiche nelle scuole, l'importanza di lasciarsi interrogare e approfondire il significato di questa ricorrenza; di promuovere nelle sedi istituzionali ed in ogni occasione pubblica, l'esposizioen del Tricolore, simbolo della nostra Nazione e degli italiani». 

Festa 150 anni, lo spot di Berlusconi cancella l'Italia e ricorda i Beatles. di Franco Adriano. Lo spot realizzato da palazzo Chigi per la comunicazione istituzionale sul 150° anniversario dell'Unità nazionale, recita tra l'altro: «Quando non ci siamo detti addio, ma ciao», riecheggiando la strofa dei Beatles: «You say goodbye, I say hello, helloo, hellooo!».
Ma tra finiani e berlusconiani l'addio sembra proprio essere definitivo, considerato che non c'è argomento che non li veda divisi su fronti opposti e pronti alla pugna. Così, se nell'iniziativa del dipartimento dell'Editoria che fa capo al sottosegretario alla presidenza del consiglio, Paolo Bonaiuti, non si cita mai il nome Italia, sul sito Futurolibero.it, vicino a Fli, si legge: «Povera patria: proprio non ce la fanno a chiamarla Italia». Insomma, il portavoce di Berlusconi sarebbe riuscito laddove neppure la Lega Nord aveva mai osato tanto: «Cancellare il nome dell'Italia». Anche le immagini della storia italiana rappresentate nel video non stanno bene ai finiani: «Sembrano finire alla seconda metà del XX secolo con l'alluvione di Firenze e del terremoto dell'Irpinia. In questi 38 secondi l'Italia dell'ultimo trentennio non esiste, come non esiste l'Italia del futuro». «Il video», è la zampata finale del sito finiano, «sfuma sull'immagine di un bambino. Biondissimo. Più vicino alla fisionomia nord europea che a quella mediterranea. Troppo scura. Quella non andava bene. Bossi si sarebbe arrabbiato». Sì, perché, per Giulio Buffo, componente della segreteria politica del Fli, i berluscones l'hanno fatto proprio apposta per provocare, proprio come il presidente del consiglio quando si è infilato il fazzoletto verde nel taschino al momento del voto del federalismo fiscale municipale in parlamento. «L'omissione della parola Italia nello spot istituzionale del governo non solo è grave, ma ci obbliga a chiedere quanto sia involontario», ha attaccato Buffo, «abbiamo il timore che ci sia un piano preciso da parte di palazzo Chigi, da parte cioè del più fedele interprete del verbo berlusconiano, l'on. Bonaiuti, che ha la delega all'editoria e coordina la comunicazione, sulla stravagante maniera in cui è stato confezionato lo spot istituzionale».

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