venerdì 11 marzo 2011

Federali del Mattino. 11 marzo 2011. Disposizione ufficiale del Coni. L'inno di Mameli su tutti i campi sportivi altoatesini. Fuori! Qui è una discarica. E questo quali ricadute comporta? Contribuirà a ridurre le differenze tra territori. Milano, Cormano, Bollate, Bresso, Corsico, Legnano, Limbiate, Solaro, Pioltello, Rho, Pavia, Canzo, Mariano Comense, Erba, Desio, e Seregno. Turchi, cinesi, marocchini, sudamericani, albanesi, russi e slavi.

Luis non andra' mai piu' allo stadio:
Bozen. Unità d'Italia: l'inno di Mameli su tutti i campi sportivi altoatesini.
Bozen. Alto Adige: il consiglio dei ministri impugna la legge omnibus provinciale.

Cacciari inconsapevole, elogia la napoletanita':
Venezia. Cacciari: «I cittadini? Un esercito di infanti incapaci di arrangiarsi».

Miserere':
Modena. Renzi lancia i rottamatori gialloblù.

In nomen est homen:
Viterbo. Federalismo, Schifani: Contribuirà a ridurre differenze tra territori.

Lombrangheda', aspiranti, bocciati e quaquaraqua':
Il Nordest sfuma in un grande Nord che deve rinascere.
Padova. Il grido di Piazza dei Signori: "Qui è una discarica, il Comune intervenga".
'Ndrangheta. Sono almeno 500 gli affiliati in Lombardia.
Sciolto il comune di Bordighera per infiltrazioni mafiose.
Presunti legami tra Cosa nostra e il premier.
Trattativa Stato-mafia, Ingroia deposita dossier.

Perdenti di successo ed aspiranti:
Bondi sui tagli: spero che rimedi il mio successore.
Tremonti: non basta una costituzione per fare un paese. Servono «lingua, cultura e valori comuni»
La miss a Napolitano: «Presidente, tuteli anche noi».


Bozen. Unità d'Italia: l'inno di Mameli su tutti i campi sportivi altoatesini. Disposizione ufficiale del Coni. E la Stella azzurra giocherà con la casacca tricolore. di Matteo Igini
BOLZANO. L'inno di Mameli che suonerà forte, i giocatori abbracciati che lo intoneranno prima della loro partita, proprio come se a giocare fosse la nazionale azzurra. Tutto questo per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia. Ma non saremo a San Siro o all'Olimpico. Più semplicemente in qualsiasi campo o stadio altoatesino, sia esso di periferia o cittadino: sabato, al Palaonda, per esempio, in occasione di gara-4 delle semifinali di hockey tra Bolzano e Asiago, oppure al campo Resia C di Bolzano, teatro domenica mattina (ore 10.30) della sfida tra la Stella Azzurra e il Naz, valida come prima giornata del campionato provinciale Giovanissimi.
E per quest'occasione proprio la società stellata ha deciso di festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia in un modo speciale. Come? Facendo suonare l'inno di Mameli prima del suo match, appunto, ma scendendo anche in campo con una divisa particolare: non la tradizionale casacca biancoceleste, bensì una maglia tricolore, che richiamerà i toni della bandiera nazionale: verde, bianco e rossa. Ma le iniziative in generale non mancheranno. Il Coni, infatti, ha comunicato a tutte le Federazioni sportive nazionali, alle Discipline associate e agli Enti di promozione sportiva, che prima dell'inizio di tutte le manifestazioni sportive in programma l'11, il 12 e il 13 marzo dovrà essere suonato l'inno nazionale. Le società sportive ospitanti, quindi, dovranno adeguarsi. Così anche al Palaonda, in occasione di gara-4 delle semifinali playoff tra Bolzano e Asiago, ossia del clou del weekend sportivo altoatesino, sarà eseguito il "Canto degli Italiani". E così dovrebbe essere fatto per ogni altro incontro sportivo previsto tra venerdì e domenica.
E poi c'è anche l'idea della Stella Azzurra. Per celebrare i 150 anni, la società oltre a cantare l'inno, indosserà anche una speciale divisa tricolore, ad hoc proprio per l'evento. Il perché di questa iniziativa lo spiega Filippo Rosace, presidente della Stella, importante società cittadina, da sempre fucina di talenti. "Dei 150 anni di Unità d'Italia la Stella Azzurra ne ha occupati 54: un periodo notevole che si è incastonato degnamente nel secolo e mezzo di storia italiana - spiega il presidente Rosace - Da qui l'idea di organizzare per domenica un piccolo momento celebrativo diretto a trasmettere un messaggio di unità e di condivisione di valori e ideali".
«La nostra è una iniziativa seria - prosegue Rosace - alla quale teniamo molto, per il rispetto che come società rivolgiamo ai valori dell'unità della nazione. Non c'è nulla di pretestuoso o di fuorviante in quello che abbiamo organizzato, perché il messaggio è chiaro: vogliamo offrire ai ragazzi ed al pubblico presente un momento di riflessione e di impegno che, ancora una volta, trova nel calcio il suo veicolo emozionale ideale. Dopotutto non bisogna dimenticare che la Stella Azzurra, nel suo piccolo, ha contribuito a vergare con impegno uno spaccato del sociale bolzanino, dove i protagonisti in biancoceleste hanno lavorato e si sono sacrificati a favore della comunità facendo risaltare il buon nome del calcio locale a livello provinciale, regionale e nazionale. Basti pensare ai giovani calciatori che, allevati e formati con i valori della Stella Azzurra, hanno calcato o continuano a calcare la ribalta nazionale, come ad esempio Manuel Scavone, ex centrocampista dell'Alto Adige (con cui nella passata stagione ha centrato la storica promozione in C1, ndr) e ora titolare a Novara, in serie B. Quindi il nostro piccolo contributo lo abbiamo fornito e continuiamo a farlo. La Stella Azzurra da 54 anni (che compirà il prossimo 27 aprile, ndr) è impegnata nella cura e valorizzazione dei giovani, generazioni verso le quali si ha il dovere di trasmettere valori positivi e formativi. A questi giovani domenica vogliamo offrire l'opportunità di una riflessione sul concetto di unità e sui valori che l'attaccamento ad una maglia ed alla nazione rappresentano". All'evento parteciperanno le dodici rappresentative oltre alle loro famiglie: un bel momento di sport e non solo.

Bozen. Alto Adige: il consiglio dei ministri impugna la legge omnibus provinciale. BOLZANO. Dopo aver impugnato l'ultima legge provinciale del 2010 (la finanziaria, per via degli sgravi Irpef), il Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, ha impugnato la prima del 2011, la legge omnibus.
Diverse le questioni di tipo tecnico contestate, dalle indennità dei dirigenti "reggenti" all'obbligo di denuncia alla Corte dei conti in ipotesi di responsabilità amministrativa del personale pubblico.
Il ministro Fitto ha comunque precisato che «è stato già individuato con la Provincia un persorso che potrebbe portare alla modifica delle parti impugnate e quindi alla conseguente rinuncia all'impugnativa».

Venezia. Cacciari: «I cittadini? Un esercito di infanti incapaci di arrangiarsi». Sfogo dell'ex sindaco di Venezia a Radio 24: la società civile ti invade ogni mattina che ti alzi con problemi senza senso. VENEZIA - «I sindaci? Poverini, sono gli unici a cui non getto la croce addosso. La società civile? Ti invade ogni mattina che ti alzi con problemi senza senso. I cittadini? Un esercito di infanti incapaci di arrangiarsi». Lo sfogo è di Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, che stamattina, intervenendo a «24 Mattino» su Radio 24, ha parlato così della sua esperienza da sindaco di Venezia. «Guardi - ha detto Cacciari - dopo aver fatto 15 anni il sindaco, a tutti getto la croce addosso fuorché ai poverini che si trovano nella situazione in cui mi sono trovato io. Non si ha la più pallida idea di cosa voglia dire, ogni mattina che ti alzi, avere la cosiddetta nostra società civile che ti invade perché ha la prostituta in un viale o il casino del bar sotto casa, o perchè c’è il mendicante o la strada dissestata». «A un esercito di infanti incapaci di arrangiarsi su qualsiasi vicenda umana, terrena a un certo momento gli dici "vabbé - ha aggiunto - ti faccio un’ordinanza, ma smettila di rompermi le palle", cioè non è mica possibile. Non si ha mica idea - ha proseguito Cacciari - di cosa significhi fare questo mestiere». E al conduttore che gli ha fatto notare che non è stato obbligato a fare il sindaco, Cacciari ha replicato «Uno pensa posso fare delle cose importanti per questa città, poi metà del tuo tempo lo passi a trattare queste cose». (Ansa)

Modena. Renzi lancia i rottamatori gialloblù. Il sindaco di Firenze e leader dei "Rottamatori" del Pd, sarà protagonista stasera alle 21 al teatro della Fondazione San Carlo (via San Carlo 5) per la presentazione del suo nuovo libro "Fuori!". Al teatro San Carlo Stefano Rimini, Antonino Marino e Matteo Richetti. MODENA. Matteo Renzi, sindaco di Firenze e leader dei "Rottamatori" del Pd, sarà protagonista stasera alle 21 al teatro della Fondazione San Carlo (via San Carlo 5) per la presentazione del suo nuovo libro "Fuori!".
L'ultima fatica letteraria del 35enne astro nascente dei democratici si presenta come un'autobiografia politica che mette insieme vita pubblica e privata del giovane Renzi partendo dal periodo universitario, passando per i primi passi in politica con il Ppi e l'Ulivo, e l'esperienza vissuta con gli scout: ed è proprio quest'ultimo punto a dettare i valori di fondo dell'educazione del sindaco di Firenze.
Renzi si è impegnato nella stesura di un libro leggero, scritto per fare sorridere, per presentare la politica come servizio alla comunità e per tornare a fare sognare contro i "piagnistei" dei professionisti della politica. In poco più di 45 minuti, sul palco della teatro San Carlo lancerà video, commenterà canzoni, parole e citerà Eugenio Montale, Mario Luzi, Pierluigi Collina, Edmond Rostand, dialogherà col pubblico e commenterà l'attualità politica.
Nonostante la giovane età, il leader dei "Rottamatori" ha già accumulato un'esperienza politica di tutto rispetto iniziata nel 1996 con l'iscrizione al Partito Popolare Italiano; segretario provinciale nel 1999; nel 2001 coordinatore della Margherita fiorentina; segretario provinciale nel 2003; nel 2004 presidente della Provincia di Firenze e nel giugno 2009 l'elezione a sindaco al ballottaggio contro il candidato del centrodestra Giovanni Galli, ex portiere del Milan. L'appuntamento di questa sera sarà un'importante occasione per i "Rottamatori" modenesi (Stefano Rimini e Antonino Marino in primis), comitati e dissidenti Pd per ritrovarsi e fare il punto della situazione: elogiato apertamente dallo stesso Matteo Renzi per avere tolto i vitalizi ai consiglieri, il vicepresidente dell'assemblea legislativa regionale Matteo Richetti parteciperà all'incontro al teatro San carlo.

Viterbo. Federalismo, Schifani: Contribuirà a ridurre differenze tra territori. Roma, 10 mar (Il Velino) - “Federalizzare le competenze e operare un decentramento più sistematico consentirà di risolvere molti dei problemi che affliggono la nostra Italia”. Lo dichiara il presidente del Senato, Renato Schifani, in visita ufficiale a Viterbo intervenendo alla seduta straordinaria del Consiglio comunale in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. “La ricomposizione di tante fratture, da quella Nord-Sud, all’evasione fiscale, agli sprechi – evidenzia Schifani – può avvenire soltanto percorrendo la strada dell’autonomia e della responsabilità: sia sul piano istituzionale, sia su quello fiscale”. Il presidente del Senato sottolinea che il federalismo “darà ai comuni del Sud le stesse risorse di quelli del Centro e del Nord e contribuirà a ridurre le differenze tra i territori” e “le modalità di assegnazione delle risorse pubbliche avverranno con criteri automatici predefiniti e quindi trasparenti”.
Il presidente del Senato rileva che con il federalismo “aumenteranno le responsabilità dei sindaci e dei consigli comunali” però, aggiunge, “il più stretto rapporto anche fiscale tra cittadini ed eletti, porterà i comuni virtuosi ad eccellere in una competizione che non potrà che giovare alla stabilità ed alla buona amministrazione”. Per la seconda carica dello Stato si tratta di “una gestione del ‘buon padre di famiglia’ che creerà un vincolo sempre maggiore di solidarietà ed un più stabile rapporto tra amministratori, che dovranno dare prova della loro capacità e saranno direttamente responsabili nei confronti di coloro che li hanno eletti”. Il federalismo, assieme a” tutela e sicurezza del territorio – conclude Schifani - possono affermarsi soltanto all’interno dell’Unità d’Italia che è il valore delle autonomie”. Nel pomeriggio il presidente del Senato interverrà nella Sala Regia del Comune al convegno internazionale di studi per i 150 anni dell’Italia unita “Celebrare la nazione”. (gat) 10 mar 2011 13:04
Il Nordest sfuma in un grande Nord che deve rinascere. L'INTERVISTA. Il prof. Roberto Grandinetti, presidente dell'Ires veneto. 10/03/2011. Troppo piccolo per aderire al globale, troppo grande per rientrare nel locale. Vittima della nuova natura del villaggio-mondo, il Nordest scivola impercettibilmente tra le categorie obsolete. Ma in compenso, riassorbito in un più ampio Nord, va ad occupare un'inedita terza via tra globalizzazione e localismo: come spiega Roberto Grandinetti, docente al dipartimento di Scienze Economiche dell'università di Padova e presidente dell'Ires veneto.
Grandinetti, il Nordest sta perdendo una sua identità autonoma per diventare parte di un Nord regione globale?
Si deve sempre prestare attenzione nel sostituire aggregazioni o territori definiti in un certo modo con altri. Ma certo, se guardiamo a una serie di processi rilevanti, soprattutto riferiti alle imprese industriali più dinamiche che sono poi l'ossatura del sistema, obiettivamente dobbiamo registrare che si sta andando ben oltre i confini del classico distretto industriale, e anche di quelli regionali. E ne esce appunto un Nord regione globale, inclusa pure l'Emilia-Romagna.
Ma è solo un'esperienza-pilota degli attori più intraprendenti, o sottotraccia si muove qualcosa di più diffuso?
Ci sono processi in atto anche su altri piani, dal sistema insediativo al mercato del lavoro, che ci autorizzano a dire che la vera macroregione oggi è il Nord. Ma se ci pensiamo bene, non è poi un'affermazione così rivoluzionaria: tra il globale e il locale c'è spazio per un livello intermedio, che per l'impresa ma anche per altri players è il Nord, territorio in cui si addensano una serie di processi. Il che peraltro, sia chiaro, non vuol dire farlo diventare ciò che non è, e cioè una regione unica.
È la fine di una sorta di distinzione genetica di antica data tra il Nordest del fai-da-te e delle risorse prodotte in casa, e il Nordovest del triangolo industriale che drenava le risorse dall'esterno, manodopera inclusa?
In realtà già il Nordest classico era ed è qualcosa di diverso dai confini geografici canonici: tale ad esempio da includere il Friuli ma non certo la Venezia Giulia, una parte del Trentino ma non certo l'Alto Adige. La stessa Lombardia, se si eccettua l'area metropolitana milanese, è stata ed è molto simile al Nordest, mentre Piemonte e Liguria stanno accentuando semmai le differenze rispetto alla Lombardia.
Dunque un'evoluzione-rivoluzione strisciante in atto da tempo?
Diciamo che il classico modello di sviluppo del Nordest di cui si è parlato per anni diventa ormai una convenzione, e che viene emergendo un'omogeneità socio-economica di fondo. Anche questa in fondo non è poi una novità: Lumezzane non è mai stata molto diversa da Montebelluna. Ma è certo che una cosa è avvenuta e avviene sempre più: è sparita quella compenetrazione solidissima tra società ed economia che aveva a lungo caratterizzato il vecchio Nordest.
E questo quali ricadute comporta?
Ne cito una tra le più rilevanti. La natalità aziendale a Nordest non è mai stata un problema; ma oggi, proprio come le famiglie che fanno meno figli, le vecchie imprese ne fanno nascere sempre meno di nuove. La natalità reale delle aziende non è quella delle Camere di Commercio, in gran parte amministrativa e fittizia: è molto più bassa. E questo non è un dato solo economico, ma anche sociale: è più difficile fare impresa oggi, in condizioni di maggior rischio e precarietà. Il che pone un problema di riproducibilità che è necessario affrontare.
Le classi dirigenti del Nordest ne sono consapevoli?
Diciamo che c'è stato un modello di sviluppo del Nordest di cui abbiamo beneficiato un po' tutti: ma tutti abbiamo sottovalutato quali siano le condizioni di riproducibilità del benessere indotto da quel modello. Oggi non si tratta più, a differenza di un tempo, di far nascere imprese di subfornitura, o di lasciare l'iniziativa allo spontaneismo. Occorrono diversi fattori, inclusa la presenza di università che sappiano dare un contributo alla natalità di imprese innovative.
C'è qualche segnale da parte del sistema Nordest?
Ci sono associazioni imprenditoriali che si stanno ponendo concretamente il problema, come Unindustria Treviso: cosa fare per diventare incubatori di nuova imprenditorialità. Università, istituzioni, soggetti economici devono porsi oggi l'obiettivo di far diventare il Nordest un sistema regionale di innovazione; come successo ad esempio in Germania con il Baden-Wurttemberg, che ha saputo reinventarsi rispetto al vecchio modello manifatturiero. Francesco Jori

Padova. Il grido di Piazza dei Signori: "Qui è una discarica, il Comune intervenga". Residenti infuriati contro bar, ambulanti e operai del cantiere della Gran Guardia scrivono al mattino: "Rifiuti lasciati a tutte le ore e macchine parcheggiate sugli spazi pedonali: ecco le foto". PADOVA. Piazza dei Signori discarica a cielo aperto? Sembra incredibile ma è la denuncia di un gruppo di residenti di una delle piazze più centrali di Padova che, documentando con fotografie quello che affermano, lamenta una mancanza di pulizia e attenzione da parte di bar e ambulanti che "usano" la piazza. E sperano così di trovare una "spalla" nell'amministrazione. L'assessore alla cultura Andrea Colasio, ad esempio, ha già più di una volta sollevato il problema dell'immondizia lasciata dal mercato in piazza delle Erbe. Adesso questo problema si allarga a tutta l'area del centro storico di Padova.
Ecco la lettera dei residenti di piazza dei Signori.
Spettabile Redazione,
Pensiamo  che lo spettacolo che tutti i giorni noi residenti di Piazza dei Signori -lato Gran Guardia- siamo costretti a subire sia di gran lunga peggiore del cartellone pubblicitario (contro cui si sono scagliati Italia Nostra e l'assessore Colasio, ndr). A questi ammassi di rifiuti, depositati  tutte le mattine dai bar adiacenti che non rispettano né giorni , né orari e nè luogo in cui depositare cartoni di tutti i tipi, si aggiungono quelli degli ambulanti  (scatoloni, residui di fiori, attaccapanni, sacchetti di plastica etc). E come non bastasse, i camion degli operai del vicino cantiere da mesi vengono parcheggiati "selvaggiamente " nella piazzetta accanto alla Gran Guardia fino ad occupare il marciapiede, costringendo i pedoni - tra cui molti anziani e mamme con bambini in passeggino - a spostarsi sulla carreggiata, con grave pericolo di essere investiti da auto, moto e bus in transito.
Facciamo notare che la sosta sulla piazzetta è vietata anche per i residenti e così pure lungo la carreggiata dove invece quotidianamente vengono parcheggiati i loro mezzi e pure il loro fuoristrada!
Preghiamo vivamente gli organi competenti (assessori e polizia municipale in primis) a far rispettare i regolamenti vigenti in materia sia per i rifiuti sia per le soste dei camion.

'Ndrangheta. Sono almeno 500 gli affiliati in Lombardia. Importante e significativa la presenza delle locali di 'ndrangheta nel territorio Lombardo. Una vera e propria succursale da quanto emerge dalla relazione della Direzione nazionale antimafia
09/03/2011 Sono almeno 500 gli uomini affiliati alla 'ndrangheta in «localì – territori di base in cui è organizzata l’attività criminale – in Lombardia. È quanto emerge, fra l’altro, dalla relazione della Direzione nazionale antimafia (Dna). Le indagini hanno accertato che nella regione sono operativi i «locali di Milano, Cormano, Bollate, Bresso, Corsico, Legnano, Limbiate, Solaro, Pioltello, Rho, Pavia, Canzo, Mariano Comense, Erba, Desio, e Seregno. Ma certamente – viene sottolineato – ne sono presenti altri. Il "locale" operante sul territorio lombardo è formato dall’aggregazione di 'ndrine distaccate che hanno riprodotto la forma organizzativa propria dei 'localì di provenienza. Il "locale" al suo interno ha una forma organizzativa piramidale al vertice del quale vi è il capo locale. Le 'ndrine operanti a Milano e in Lombardia – scrivono i magistrati – a un certo punto hanno avvertito la necessità di darsi una struttura di coordinamento, in seguito denominata la "Lombardia", che è diventata il punto di raccordo di tutti i 'locali' esistenti. Peraltro – viene fatto notare – i rapporti con la casa madre non sempre sono stati idilliaci, sono certamente esistite frizioni tra Milano e Reggio Calabria. Tra i tanti particolari interessanti analizzati il fatto che la 'ndrangheta rimane impermeabile, vista la sua struttura su base familiare, al fenomeno del 'pentitismo'. E poi il fatto che la Lombardia non è più una 'isola felice' non solo per la presenza delle mafie storiche del Sud, ma anche per la crescente presenza di organizzazioni criminali straniere (composte dapprima da turchi, cinesi, marocchini, sudamericani e da albanesi, russi e slavi). Riguardo invece al narcotraffico la presenza dei tre aeroporti di Linate, Malpensa e Orio al Serio, fa del territorio un crocevia dello sbarco di sostanze stupefacenti».

Sciolto il comune di Bordighera per infiltrazioni mafiose. ultimo aggiornamento: 10 march 2011 17:46. Imperia. Il consiglio dei ministri ha sciolto il consiglio comunale di Bordighera (Imperia), su proposta del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, per infiltrazioni mafiose. Sindaco: "Attendo motivazioni"
"Attendo di leggere le motivazioni, dopo di che mi esprimerò". Si trincera dietro il silenzio il sindaco di Bordighera Givoanni Bosio (Pdl), dopo la doccia fredda di questa mattina, quando è venuto a sapere della decisione del Consiglio dei Ministri che ha sciolto per infiltrazioni mafiose il consiglio comunale.
Questa mattina il primo cittadino si è chiuso nel suo ufficio in attesa di conoscere più da vicino le motivazioni che hanno indotto il ministro Maroni ad appoggiare la pesante decisione. Bosio deve ora capire i contorni della vicenda, visto che fino all'ultimo istante puntava sul fatto che il consiglio comunale sarebbe rimasto in piedi.

Presunti legami tra Cosa nostra e il premier. Il pentito Giovanni Brusca racconta di alcuni investimenti della mafia nelle attività di Berlusconi. Secondo il boss negli anni '70 l'allora imprenditore avrebbe versato 600 milioni al clan Bontate
ROMA - Torna davanti ai magistrati della Procura di Palermo Giovanni Brusca, l'attentatore di Capaci passato tra i ranghi dei collaboratori di giustizia. E riempie pagine di verbali, tra l'altro, su presunti investimenti che la mafia avrebbe fatto, negli anni '70, nelle attività imprenditoriali di Silvio Berlusconi e tentativi di avvicinamento del premier, da parte di Cosa nostra, nel 1993, alla vigilia della sua discesa in politica.
Le dichiarazioni del pentito - alcune nuove e inedite, molte altre già rese ai pm e in processi come quello al senatore del Pdl Marcello Dell'Utri - sono state pubblicate dal settimanale 'L'espresso' che domani sarà in edicola.
La Procura di Palermo potrebbe depositare i verbali, acquisiti nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia, agli atti del processo al generale dei carabinieri Mario Mori, accusato di favoreggiamento aggravato.
Dopo anni di silenzio, dunque, l'ex boss di San Giuseppe Jato che avrebbe continuato a gestire, all'insaputa degli inquirenti, un vero e proprio tesoro, sarebbe tornato a fare il nome di Berlusconi e Dell'Utri approfondendo verità già dette e svelando nuovi particolari. Una mossa, quella del boia di Capaci, che potrebbe però rivelarsi un boomerang. Il pentito, infatti, alle prese con nuovi guai giudiziari proprio per le ricchezze illecite accumulate, starebbe tentando di riaccreditarsi per evitare la revoca del programma di protezione, ma, svelando cose mai dette, rischierebbe grosso, visto che la legge impone ai pentiti un termine entro il quale riferire quanto a loro conoscenza.
Oltre ai presunti investimenti della mafia nelle attività economiche di Berlusconi, Brusca avrebbe raccontato che l'allora imprenditore dava al clan Bontate 600 milioni l'anno: versamenti cessati dopo l'assassinio del boss e ripresi quando il capomafia Ignazio Pullarà piazzò dell'esplosivo davanti alla casa milanese del premier di via Rovani.
Brusca avrebbe poi ricordato i tentativi di agganciare Berlusconi tramite lo stalliere di Arcore Vittorio Mangano, - argomento di cui il collaboratore ha già parlato -, facendo intendere, sostiene L'Espresso, però, che l'ambasciata avrebbe avuto buon esito.
Il pentito racconta anche che il boss Raffaele Ganci aveva rassicurato Totò Riina che Dell'Utri "era a disposizione". Già note, invece, le dichiarazioni del collaboratore sull'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino e sul suo ruolo nella cosiddetta "trattativa". Circostanza sempre smentita dall'ex politico democristiano. 10/03/2011

Trattativa Stato-mafia, Ingroia deposita dossier. PALERMO - Un dossier di oltre 1500 pagine sulla "trattativa" e sul mancato rinnovo nel 1993 del 41 bis per numerosi boss è stato depositato dai pm Antonio Ingroia e Nino Di Matteo. La presentazione dei documenti era stata annunciata nell'ultima udienza del processo al generale Mario Mori imputato di favoreggiamento di Cosa nostra per la mancata cattura di Bernardo Provenzano.
Il dossier comprende numerose note del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) ma soprattutto i verbali delle deposizioni dell'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, l'ex direttore del Dap Nicolò Amato, Liliana Ferraro capo di gabinetto dell'ex Guardasigilli Claudio Martelli.
I magistrati hanno depositato anche il verbale di un nuovo interrogatorio di Massimo Ciancimino il quale, ricostruendo alcuni passaggi della "trattativa", ha ribadito che al padre imputato nel processo per mafia e appalti concluso poi con la sua condanna a 10 anni venne "consigliato" di nominare come difensore proprio Amato che nel frattempo aveva lasciato la direzione del Dap.
Questa parte di indagine è scaturita dall'audizione di Giovanni Conso, ministro della giustizia nel governo Ciampi, il quale ha sostenuto davanti alla Commissione antimafia di avere preso autonomamente e "in perfetta solitudine" la decisione di non rinnovare dopo le stragi del 1992-93 decine di ordinanze per l'applicazione del 41 bis a numerosi boss detenuti. 10/03/2011

Bondi sui tagli: spero che rimedi il mio successore. ultimo aggiornamento: 10 march 2011 18:05. Roma. Sandro Bondi torna a sottintendere la sua uscita di scena dal ministero dei Beni culturali e si schiera a fianco del mondo della cultura per i previsti tagli.
In una nota da parlamentare Pdl, il ministro dice infatti: "Comprendo la preoccupazione e la delusione del mondo della cultura in seguito alle ultime notizie riguardanti una ulteriore previsione di riduzione degli investimenti".
"A questo punto - prosegue - posso solo confidare che mi succedera' a breve - sottolinea - abbia l'autorevolezza e la forza di porre rimedio e invertire l'attuale situazione".

Tremonti: non basta una costituzione per fare un paese. Servono «lingua, cultura e valori comuni» «Dire che basta un patto scritto costituzionaleper formare una nazione é introdurre una categoria fuori dalla civiltà»: lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, parlando a un convegno sui 150 anni dell'Unità d'Italia, a Roma, organizzato dalla fondazione Liberal di Ferdinando Adornato, con la presenza anche di Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. Una nazione, ha spiegato Tremonti, si fonda su «una lingua, una cultura, dei valori comuni». Ma non è detto che basta sempre una costituzione per fare un paese: «va bene in altri posti, ma non va bene da noi». È un «concetto orribile», ha aggiunto il ministro.
Sulle grandi questioni c'è unità tra i partiti
Tremonti ha poi detto che sulle grandi questioni del paese i partiti in Parlamento hanno spesso dimostrato più unità che divisioni. Qualche sempio? In materia di lavoro e pensioni. «A volte - ha sottolineato il titolare del Tesoro - sulle questioni fondamentali sono più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono». Parlando invece di federalismo e replicando all'ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco secondo cui «il federalismo fiscale è più un fatto di propaganda politica che di sostanza reale»,Tremonti ha spiegato che «non può essere considerato eversivo o vuoto. Noi non facciamo altro che fare dell'Italia un paese con una finanza europea: siamo l'unico paese in Europa con una finanza centrale».
L'Italia è un paese duale
L'Italia, ha proseguito il ministro, «è un Paese duale da 150 anni» con il Centro-Nord più ricco e che «ragiona oltre che in termini regionali anche di sistema, per esempio nei trasporti pensando ai grandi assi» stradali e ferroviari «che vanno oltre la regione». Dunque: «quello dell'Italia è un problema duale e siccome non vogliamo che sia diviso chiediamo all'Europa che nel piano nazionale di riforma sia considerato questo dualismo interno allo Stato, magari non verrà riconosciuto ma la strada è quella giusta».
Casini: il federalismo crea solo confusione
Critico invece Pier Ferdinando Casini, secondo cui il federalismo del governo invece «crea solo confusione». «La lega - ha detto Casini - ne ha fatto una grande battaglia, ma anche loro prima o poi capiranno che la montagna ha partorito il topolino». Casini si dice poi fortemente preoccupato «che questo paese accetti di convivere con le 10, 100, 1000 corporazioni che ha e che non riesca ad arrivare a una soluzione unitaria su nulla». In un contesto in cui «l'Europa e il mondo stanno marginalizzando l'Italia - rilancia Casini - una classe dirigente seria fa appello a uno spirito di solidarietà nazionale non procede con un misto di arroganza e protervia».

Bersani: sì a riforma federalista, ma in un quadro più ampio
Apre invece al federalismo Pierluigi Bersani, ma, spiega, «nel quadro di una più ampia riforma delle istituzioni». Il punto, ha aggiunto Bersani, è che sono in atto «processi anche sul piano politico e su quello culturale che tendono alla dissociazione». E in questo clima «non si può rispondere con una secessione di fatto, per spirito di allontanamento, egoistico, ognuno per sé. E neppure con la personalizzazione, con un presidenzialismo che poi finisce per essere sempre un presidenzialismo all'italiana». Serve piuttosto, conclude, «una riforma in senso parlamentare rafforzata, dentro alla quale sta il federalismo». 10 marzo 2011

La miss a Napolitano: «Presidente, tuteli anche noi». 10 marzo 2011. Roma - Tra gli appelli sulla Costituzione minacciata, l’unità nazionale denigrata, la cultura depauperata, la politica degenerata, sulla scrivania del presidente della Repubblica è arrivato anche quello per la difesa della bellezza femminile “demonizzata”.
A lanciarlo Francesca Testasecca, Miss Italia 2010, che in una lettera aperta a Giorgio Napolitano sottolinea come gli italiani debbano comprendere «che la bellezza è un bene di tutti, che non va demonizzata, ma valorizzata, e protetta». Una lettera scritta a nome delle «migliaia di ragazze che ogni anno partecipano al Concorso» e in cui gli si chiede un incontro. «Interpretando il sentimento delle mie coetanee - scrive Francesca -, desidero ringraziarLa per il Suo richiamo affinché si realizzi una parità davvero sostanziale delle donne, mentre ci assumiamo l’impegno, il dovere, di offrire quei validi modelli di comportamento nella società da Lei auspicati. Raccogliamo il Suo invito, il Suo appello».
E ancora: «Con la bellezza, tutta italiana, noi Miss abbiamo sempre rappresentato il nostro Paese, anche all’estero, con eleganza e grazia, sentendo su di noi la responsabilità di portare l’immagine di tutte le donne italiane. Le donne che hanno avuto un ruolo enorme nella costruzione dell’Unità d’Italia, senza avere un riconoscimento ufficiale del loro ruolo; le donne che ogni giorno silenziosamente lavorano, studiano, amministrano le famiglie e che a volte non raccolgono i riconoscimenti che meritano. Ecco, Presidente, è proprio a Lei che ci rivolgiamo, perché è Lei che ci richiama costantemente ai valori su cui questo nostro Paese, Il Bel Paese, è stato unificato», conclude Testasecca.

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