sabato 12 marzo 2011

Federali della Sera. 12 marzo 2011. La resa dei conti padana. Scornate. Lui: «Ho altro da fare che festeggiare». Lei: boicottaggio assurdo, rinunci allo stipendio. Non si può speculare sugli alpini. Zoggia dice no. Vogliamo il Veneto a statuto speciale. Pacificazione, la buona volontà c'è. la Lega accetta il compromesso.

Forza Oltre padani:
Belluno. «Non si può speculare sugli alpini».
San Marino. Doccia fredda per il governo, Tremonti: “I progressi del Titano non sono abbastanza”.

Padani compromissori:
Veneto. Comuni, la resa dei conti padana.
Treviso. Unità d'Italia, scornate Muraro-Casellato.
Treviso. Unità, la Lega accetta il compromesso.
Jesolo. Tassa di soggiorno, Zoggia dice no.
Padova. «Vogliamo il Veneto a statuto speciale».
Reggio emilia. «Pacificazione, la buona volontà c'è».


Belluno. «Non si può speculare sugli alpini». Gidoni tuona contro l'opposizione sul rinvio della legge sul reclutamento. BELLUNO. «Certi sabotaggi non si fanno, gli alpini sono patrimonio di tutti». Franco Gidoni, deputato della Lega Nord, torna sul rinvio in commissione difesa della proposta di legge sul reclutamento dei militari volontari nelle truppe alpine. Gidoni ricostruisce la storia del provvedimento e ne spiega i contenuti che, nel testo finale, avevano annullato le spinte "nordiste".  Nella sostanza, quanto successo mercoledì è frutto del clima politico avvelenato di questi mesi: l'opposizione ha visto che la maggioranza in aula non aveva i numeri e ha dato dimostrazione della fragilità della coalizione di centrodestra. Un atteggiamento prevedibile, ma Gidoni si arrabbia lo stesso: «Dà fastidio che si speculi su un provvedimento del genere: se la classe politica non è capace di distinguere le cose importanti e non dimostra sensibilità, prendiamo atto, la prossima volta ci attrezzeremo».  Ma vale la pena fare un passo indietro. Dalla creazione delle truppe alpine (1872) fino all'abolizione della leva obbligatoria, il reclutamento degli avveniva nei territori di riferimento, cioè nelle province "alte" e gli alpini erano ragazzi che viveno in montagna. Dopo la riforma, col servizio volontario, questo sistema fu annullato, ma contemporaneamente calò il numero degli alpini del nord. «La Lega Nord voleva incentivare il ritorno dei ragazzi settentrionali tra gli alpini e da qui nasce la proposta di legge del 2008», spiega Gidoni che è tra i firmatari. Quel testo, molto "leghista" ha affrontato un percorso di due anni in commissione e si è fuso con una proposta del Pdl, che (insieme agli emendamenti dell'opposizione) ha smorzato di molto i toni.  La futura legge prevede: incentivi per i ragazzi di tutte le Regioni attraverso misure scelte dagli enti locali; maggiore punteggio in fase di accesso per maestri di sci, guide alpine e possessori di brevetti analoghi a prescindere dalla loro residenza; diritto a un brevetto che dà punteggio di merito per gli anni successivi al primo; possibilità di entrare in una riserva di protezione civile da mobilitare in caso di calamità; collocazione il più possibile vicino a casa; possibilità per gli enti locali di riservare posti nei concorsi per la copertura di posti nella protezione civile o nelle polizie locali e infine il sostegno dell'Ana nel reclutamento con stanziamento di 200 mila euro all'anno.  «Questo testo», osserva Gidoni, «era ripulito da ogni connotazione a favore del nord e l'opposizione non aveva mai dato segnali di voler bloccare la proposta. Non ci siamo preoccupati dei numeri in aula proprio perché dopo questi due anni di lavoro in commissione ci sembrava che tutto fosse pronto per il voto». (i.a.)

San Marino. Doccia fredda per il governo, Tremonti: “I progressi del Titano non sono abbastanza”. 11/03/11 07:17. [San Marino Oggi] Negli ultimi mesi la Repubblica di San Marino ha fatto alcuni progressi, che non sono però ancora abbastanza per garantire la trasparenza e la cooperazione necessaria a combattere la criminalità. Questa, nella sostanza, la risposta del ministero per l’Economia italiano all’interpellanza presentata dal deputato riminese del Pd Elisa Marchioni che chiedeva conto dei rapporti bilaterali tra Titano e Italia, alla luce della supertassa sui frontalieri contenuta nella finanziaria. Dopo i diversi rinvii, ieri mattina alla camera dei Deputati italiana si è finalmente data una risposta alla questione posta da Marchioni. In aula il sottosegretario Sonia Viale, che ha letto un lungo e impietoso resoconto della posizione del ministero riguardo la situazione sammarinese. Le buone notizie all’inizio dell’intervento, in cui il sottosegretario, oltre a ricordare il dialogo aperto e costante tra la segreteria di stato per gli Affari esteri e la Farnesina, ha ammesso che qualche passo in avanti è stato fatto. “Negli ultimi mesi – ha detto Viale – le autorità di San Marino hanno adottato una serie di misure tese a dare credibilità e trasparenza al sistema”. Tra queste “spicca” la legge, approvata nel corso del Consiglio di novembre scorso, sull’autonomia di Banca Centrale. Apprezzato anche il fatto che contemporaneamente è stato nominato il presidente dell’istituto di credito centrale, figura vacante dai primi mesi del 2010. Quello che piace particolarmente di questa normativa è l’eliminazione del gradimento del Comitato per il credito e il risparmio, organo politico, sottolinea Viale, con la funzione di indirizzo e di orientamento dell’attività di vigilanza bancaria. Ma questa è l’unica pacca sulle spalle che arriva da via XX settembre. “Accanto a queste positive novità – precisa il sottosegretario – permangono tuttavia alcune zone grigie, sulle quali sarà importante vedere anche l’applicazione pratica”. Vigilanza – È proprio Bcsm, da una parte apprezzata per il nuovo statuto, al centro però anche della prima nota dolente. “Bankitalia – attacca Viale – è dovuta intervenire ripetutamente per bloccare i tentativi di banche sammarinesi di operare in Italia aggirando la normativa”. E ogni volta, sottolinea, senza avere “alcuna collaborazione da Banca Centrale”. Per questo, conclude, l’istituto del Titano dovrà dimostrare di “avere l’indipendenza e la capacità” controllare i soggetti vigilati. Segreto bancario – Altro neo è il segreto bancario che è stato “d’ostacolo all’identificazio- ne beneficiario effettivo e allo scambio di informazioni tra banche dello stesso gruppo”. Il riferimento del sottosegretario è al caso che ha coinvolto la Cassa di risparmio di Rimini, capogruppo del Credito industriale sammarinese, che non ha però ottenuto le informazioni dalla propria controllata. Nonostante le modifiche apportate, continua il sottosegretario, rimangono le perplessità poichè lo scambio di informazioni tra la controllata sammarinese e la capogruppo straniere è subordinato “alla condizione che tra San Marino e lo stato della capogruppo ci sia un accordo vigente”. Scambio di informazioni Tra Italia e San Marino non esiste al momento un accordo sullo scambio di informazioni in materia fiscale. Questo, spiega il sottosegretario, uno dei motivi per cui il Titano rimane in black list. Non piace al ministero di Tremonti nemmeno il report Ocse dello scorso gennaio, che “ha messo in luce numerose lacune dell’ordinamento sammarinese che non consentono lo scambio di informazioni in linea con gli standard Ocse”. Per questo, ha concluso il capitolo, il Titano non è stato ammesso alla fase due del ‘peer review’. Rogatorie – Altro tema caldo è quello delle rogatorie internazionali. Il sottosegretario ricorda la nuova normativa sammarinese datata luglio 2010. “Tuttavia – continua – due importanti indagini legate al riciclaggio, Procura di Roma e di Forlì, risultano assoggettate alla pregressa normativa che subordina la collaborazione a meccanismi processuali eccessivamente gravosi”. Altro problema è che, nella nuova normativa, “permane l’esclusione della presenza nello svolgimento delle rogatorie delle figure ausiliarie del magistrato, riducendo l’efficacia pratica delle stesse”. Osservatori internazionali Nei prossimi mesi, ricorda il sottosegretario, il Titano sarà sottoposto alle verifiche del Fondo monetario internazionale e del Moneyval. Sarà quindi importante, specifica, acquisire le valutazioni degli organismi internazionali. Rifugio per il riciclaggio Progressi sì quindi, conclude l’impietosa analisi il sottosegretario Viale, ma ancora non sufficienti. “La fuga di capitali verso la Repubblica non dipende solo dalla più bassa tassazione degli interessi – aggiunge – ma dalla discrezione sul titolare effettivo del denaro. Pertanto San Marino è sempre più rifugio per i capitali di origine illecita, da qui il timore che sia una meta per la malavita organizzata”. Frontalieri – Un breve accenno, in chiusura, sui frontalieri, che “sono oggetto di negoziato con le autorità sammarinesi dal 2002”. Inoltre, chiude Viale, “l’ambasciata d’Italia a San Marino, in stretto raccordo con i rappresentanti della collettività italiana, assicura protezione ed assistenza ai lavoratori frontalieri, anche attraverso opportuni contatti con le autorità sammarinesi”. Non si dice soddisfatta il deputato Elisa Marchioni per quanto riguarda la risposta sui frontalieri. Inoltre, conclude la parlamentare, “San Marino non può farcela senza l’affiancamento da parte dell’Italia nel percorso di adeguamento agli standard internazionali in fatto di trasparenza” e una crisi di sistema del Titano “avrebbe sicuramente ripercussioni anche sull’Italia”.
San Marino Oggi

Veneto. Comuni, la resa dei conti padana. La Lega da sola e la sfida col Pdl. Anche in Veneto, in occasione delle ormai imminenti elezioni amministrative, la Lega in molti Comuni vuole correre da sola. Sulla scheda l’elettore di centrodestra troverà dunque ben distinti - e dunque anche contrapposti - il simbolo del Carroccio e quello del Pdl. Alleati a Roma, rivali in periferia. Coinvolti nella stessa giunta regionale a Palazzo Balbi, e fra loro in competizione nelle amministrazioni locali di comuni e provincie. Non si direbbe che finora siano state colte adeguatamente le implicazioni di una simile scelta. Soprattutto, non è stato finora sottolineato un dato che è invece di grande importanza. La decisione di Bossi è stata pressochè contestuale all’approvazione definitiva della legge che istituisce il federalismo municipale. Il che vuol dire che la Lega punta a governare da sola i centri medio-piccoli della Padania, proprio nel momento in cui ciascuno di essi vedrà grandemente sviluppata e rafforzata la propria autonomia.
Male conseguenze che presumibilmente deriveranno dal nuovo scenario inaugurato dal Carroccio non si fermano qui. Dopo una campagna elettorale nella quale, per necessità di cose, tra le due componenti del centrodestra non potranno mancare polemiche e attacchi reciproci, è difficile immaginare che tutto possa essere ricomposto, come se niente fosse accaduto. Al contrario, è verosimile che i seguaci di Alberto da Giussano intendano intraprendere una prospettiva dirompente, quale sarebbe quella di un graduale sganciamento dal rapporto con Berlusconi. Le elezioni amministrative diventerebbero insomma una sorta di laboratorio, nel quale avere mani libere, per poi mettere alla prova ipotesi alternative, rispetto a quella attualmente in vigore, ivi inclusa la prospettiva di stabilire rapporti di collaborazione, se non proprio alleanze organiche, su singoli temi con pezzi del cosiddetto Terzo polo o anche dello stesso Pd. Un dato, infatti, è incontrovertibile. Gli umori del popolo leghista, ai quali la dirigenza è tradizionalmente molto sensibile, sono ormai da tempo insofferenti nei confronti del Cavaliere di Arcore. Le vicende recenti, culminate col caso Ruby, e l’insistenza nel perseguire l’approvazione di leggi ad personam, hanno ulteriormente ridotto una simpatia che non è mai stata travolgente. D’altra parte, come i dirigenti del Carroccio non si sono stancati di ripetere, l’alleanza con il Pdl veniva considerata intangibile, perché soltanto per questa via si sarebbe potuto raggiungere l’obbiettivo strategico del federalismo.
Giunti a questo punto, tuttavia, poiché il traguardo finale sembra ormai a portata di mano, si tratta di cominciare a descrivere prospettive inedite, che includano anche il disimpegno se non altro nei confronti di Berlusconi, se non rispetto a tutto il Pdl. La scelta di correre da soli alle elezioni amministrative ha dunque questo significato, come avvio di quella che, di qui a qualche mese, potrebbe essere una fase del tutto nuova nella vita politica del paese. D’altra parte, se la Lega si sente nella condizione di potere condurre questo esperimento, se cioè essa può inaugurare un fronte di competizione, se non di vero e proprio scontro, alla propria destra, è anche perché non ha nulla da temere alla propria sinistra. Nel Veneto, in particolare, come già si era capito in occasione delle ultime elezioni europee, la partita si gioca tutta all’interno del centrodestra, senza che il Pd sia in grado di esercitare la benchè minima influenza, né come riferimento di una possibile alternativa, né come forza di reale opposizione. Certamente, affiora qui il retaggio di una cronica subalternità delle forze di sinistra in questa regione. Mal’inerzia e l’afasia politica degli ultimi anni hanno dato il colpo di grazia finale, al punto che si può dire che l’elettorato che non si riconosca in Berlusconi o nella Lega è oggi privo di una sua rappresentanza politica. Il deprimente scenario che ci attende nel prossimo futuro è dunque quello di una resa dei conti - fra il Pdl e il Carroccio - rispetto alla quale il Pd si limiterà a fare da spettatore. Umberto Curi

Treviso. Unità d'Italia, scornate Muraro-Casellato. Lui: «Ho altro da fare che festeggiare». Lei: boicottaggio assurdo, rinunci allo stipendio. «I festeggiamenti per il 17 marzo non sono una priorità». Sono queste le parole con cui il presidente della Provincia di Treviso Leonardo Muraro liquida l'affondo di Diego Bottacin, consigliere regionale di «Verso Nord» che ha accusato Sant'Artemio di non avere organizzato nulla per la ricorrenza dell'Unità d'Italia. «Ne stanno discutendo in consiglio provinciale - assicura Muraro - E poi abbiamo presentato già un libro sul tema un mese fa». Ossia «O Roma o morte» di Arrigo Petacco: una ricostruzione in ottica federalista sulla conquista dell'unità d'Italia presentato all'ex chiesa di Santa Croce. Ma cosa farà il presidente della Provincia il 17 marzo nel caso in provincia si decidesse a organizzare qualche evento? «Dipende. La mia agenda la gestisco di giorno in giorno».  Nessun ripensamento quindi da parte del presidente della Provincia, che solo qualche giorno fa aveva definito l'Unità d'Italia «una tragedia». All'invito del Pd e di tutte le associazioni rivolto ai trevigiani perché espongano il tricolore alle finestre, Muraro fa spallucce e poi taglia corto: «Penso ai fatti più che ai colori. Ora i problemi sono l'Electrolux, il rilancio dell'economia e dare risorse alle politiche sociali».  Durissimi i commenti dell'opposizione. «Chiederemo a Napolitano di intervenire per ridare ai trevigiani la dignità di sentirsi cittadini italiani - dice la candidata alle provinciali per il Pd Floriana Casellato - Boicottare i festeggiamenti per i 150 anni significa sottrarre dignità ai trevigiani. Invito tutti i Comuni della Marca, sindaci, assessori e consiglieri, ad organizzarsi per quanto è nelle loro possibilità e festeggiare questa importante ricorrenza». Luca De Marco, consigliere provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà, rincara la
dose: «Crediamo che alla base di questo immenso cumulo di scemenze riversate contro l'Unità del Paese ci
sia anche la cattiva coscienza per la propria presenza al Governo, dove la Lega copre tutte le malefatte di Berlusconi e della cricca che gli sta attorno, e in cambio porta a casa un federalismo che non piace, non risolve nulla e anzi promette solo di aumentare le tasse ai cittadini. Anche l'esperienza di governo della Provincia di Muraro - chiude De Marco - non è che verrà proprio ricordata nei libri di storia».
Treviso. Unità, la Lega accetta il compromesso. A Treviso una cerimonia con il tricolore. Summit in Comune, Gobbo dà il via libera: alzabandiera in piazza Vittoria. Pdl soddisfatto, padani non obbligati a partecipare
TREVISO — La città che diceva no alle celebrazioni per il 150˚ anniversario dell'Unità d’Italia ha pronunciato venerdì, non senza sorpresa, il primo sì. Un piccolo compromesso, forse il modo di accontentare gli alleati, forse solo quello di chiudere polemiche ed evitare contrapposizioni troppo forti. Un messaggio del tipo: siamo tiepidi e fuori dal coro ma non antagonisti a tutti i costi. La Marca leghista, unica provincia in tutto il Veneto a non presentare un calendario di eventi nel segno del tricolore, fino a venerdì veniva raccontata anche attraverso le scelte del suo capoluogo dove il sindaco e segretario national del Carroccio, Gian Paolo Gobbo, bocciava ogni sussulto patriottico: «Non si festeggia». Invece venerdì l'amministrazione ha fatto un (mezzo) passo indietro.

Il 17 marzo in piazza Vittoria, la terza per grandezza e quella delle occasioni ufficiali, sventolerà il tricolore. Il Comune farà la sua parte aderendo alle celebrazioni per la festa nazionale con un cerimoniale semplice: alzabandiera la mattina presto, ammainabandiera col tramonto. Chi ce la porterà, chi presenzierà o chi si unirà ai festeggiamenti del 150° è ancora un mistero, perché a corredo del simbolico gesto ci sarà ben poco. Resta il fatto che Gobbo, alla fine, ha ceduto. Per scelta e non per costrizione. Anche fra i suoi militanti e fra i suoi sindaci c'erano quelli che, all'anniversario, annunciavano di voler dare risalto e mettere fine alle polemiche era diventato un imperativo. Venerdì mattina poi, un mini-vertice a Ca' Sugana fra Gobbo e i capigruppo di maggioranza, Sandro Zampese della Lega e Beppe Mauro del Pdl, ha riportato in alto i toni della discussione; un'ora di incontro sulla proposta degli azzurri di issare un pennone col tricolore in una piazza di periferia intitolata all'Unità d'Italia. Il compromesso era nell’aria. «L'amministrazione conferma l'adesione alle cerimonie - ha spiegato Mauro -. La mozione è stata ritirata, invece della bandiera verrà collocata al centro della piazza una targa». Si cercano contributi di privati cittadini e sponsor perché il Comune non ha intenzione di pagare.
Poi, il secondo atto: «La decisione di spostare la cerimonia in piazza Vittoria è unanime e condivisa» ha spiegato Zampese. Per come si stanno mettendo le cose, però, di certo ci sarà solo l'alzabandiera. «Il Comune darà il suo patrocinio alle feste inserite nell'ordinanza prefettizia, ma la partecipazione alle cerimonie è libera » ha chiosato Zampese. E infatti il vicesindaco Giancarlo Gentilini sarà a San Pelajo, a onorare la bandiera con gli alpini. Troppe polemiche anche per i suoi gusti. «Io ho il tricolore nel cuore, non mi piace quando viene svenduto e inflazionato - spiega lo Sceriffo -. Sarò con i miei alpini, è lì che devo essere». Il Pdl sorride, vince in Comune la battaglia che non era riuscita al partito in Provincia, dove il presidente Muraro (anche lui leghista) non vuol sentir parlare di celebrazioni. E spunta addirittura un calendario da inserire nel sito del Comune. Quando fu presentato, un mese fa, Gobbo approvò, pur senza entusiasmo. Con una precisazione fondamentale: «Non è detto che il sindaco partecipi ». Ed eccolo, il compromesso leghista. Se non si vedranno fazzolletti verdi, non ci sarà bisogno di tante spiegazioni. Silvia Madiotto
Jesolo. Tassa di soggiorno, Zoggia dice no. «Un grave errore per il nostro turismo in questo periodo di crisi». JESOLO. Tassa di soggiorno, no secco del vice sindaco Valerio Zoggia. I tempi di crisi non conciliano una simile imposizione e neppure avviare il dibattito appare salutare per Zoggia che prende le distanze da quanto affermato dal sindaco Francesco Calzavara nei giorni scorsi in merito all'eventuale applicazione per il 2012. E' apparso interessato anche il primo cittadino di Cavallino Treporti, Claudio Orazio, che la ritiene necessaria, e poi quello di Caorle, Marco Sarto, che accetta di avviare il dibattito. Quello di Eraclea, Graziano Teso, rinvia alla prossima amministrazione che guiderà la città. Bibione e Chioggia sono al momento senza sindaco. Gli operatori del turismo sono praticamente tutti contro.  Zoggia ora prende la parola e, come ha fatto con le critiche a Miss Italia, va contro Calzavara. «In questo momento delicato - spiega - di crisi del settore turistico incide tanto, anche una piccola variazione sul costo del soggiorno potrebbe avere come esito la scelta di altre località di villeggiatura rispetto alla nostra. Invito comunque ad una riflessione. I Comuni - aggiunge - stanno subendo una serie di tagli, di anno in anno, nell'erogazione dei contributi statali e regionali, cosa che comporta una reale e notevole difficoltà a far quadrare i bilanci. Per ciò mi domando in quali capitoli si dovrebbe incidere. Sul sociale? - si chiede - Direi proprio di no, anzi. Sulle risorse destinate al turismo? Direi ancora di no, vista la vocazione turistica di Jesolo. Su quelle destinate ai giovani, alla cultura e allo sport, che sono già esigue? Sulle risorse destinate alla manutenzione, necessarie alla nostra città che accoglie un numero elevato di visitatori l'anno? E allora? Come possiamo fare? Sarebbe importante organizzare qui a Jesolo - conclude - una tavola rotonda sul tema per cercare soluzioni realmente condivise con gli operatori e i cittadini».  Chi ha avviato già una guerra contro la tassa di soggiorno è il Fli di Daniele Bison, già in corsa quale candidato sindaco alle prossime elezioni del 2012. «Questi sono i primi assaggi del federalismo fiscale leghista che il Pdl ha approvato - attacca con l'ennesima chiosa a Lega e Pdl - noi abbiamo iniziato una campagna contro la tassa che si aggiunge a quelle che doveva togliere il Governo Berlusconi. Invito tutti quanti la pensano così ad unirsi a noi».  

Padova. «Vogliamo il Veneto a statuto speciale». Disagio e rabbia per le celebrazioni dell'Unità: non c'è nulla da festeggiare. «Noi Veneti, a partire dai nostri rappresentanti, abbiamo ben poco da festeggiare riguardo il 150º. Ma se il ricordo è invece sacrosanto, che sia per tutti e non per una parte solamente». Così scrive Moreno Menini, uno degli otto che fra l'8 e il 9 maggio 1997 occuparono il campanile di San Marco. Menini, presidente dell'associazione culturale «Bepin Segato-Patriota veneto», dedicato all'«ambasciatore dei Serenissimi», di San Michele delle Badesse, morto il 25 marzo 2006, lancia dal sito www.bepinsegato.net un «appello ai Sindaci, agli Assessori, ai Presidenti di Provincia e al Governatore del Veneto, affinché non perpetuino un ulteriore torto dopo 144 anni di mezze verità».  MALESSERE. Che l'anniversario dell'Unità d'Italia sia vissuto con profondo disagio dai venetisti lo testimoniano i tanti siti e blog che danno spazio alle voci dell'autonomismo. «A noi veneti non interessa la Padania, che non la ga ne cao ne coa, ma un Veneto regione autonoma. Come il Trentino». Parola di Bortolino Sartore, portavoce della Liga Veneta per l'Autonomia e consigliere provinciale a Vicenza, che vede tra i suoi leader Giorgio Vido. Parlamentare della Lega Nord dal marzo 1994 al gennaio 1995, poi transitato alla Lega Italiana Federalista, l'ingegner Vido, residente a Maserà, 70 anni il primo aprile, è uno dei fari dell'autonomismo veneto nel Padovano. Nel suo percorso il Fronte Marco Polo, la Liga Fronte Veneto (dalla fusione del Fronte Marco Polo con i Veneti d'Europa). Nel 2004 Regione Veneto a statuto speciale. Alle Regionali 2010, come Liga Veneto Autonomo, ha sostenuto alla presidenza del Veneto Giuseppe Bortolussi.  MIRIADE DI SIGLE. Non è facile orientarsi in una galassia sempre in movimento e in inarrestabile ricomposizione, che si appresta a vivere, con evidente disagio, il 150º anniversario dell'Unità d'Italia. «This isn' t Venet Flag» si legge, a fianco del tricolore, nella home page del Movimento Veneti, in cui l'annessione del 1866 è definita come «la grande beffa».   LIGA VENETA REPUBBLICA. Il padovano Primo Calzavara (segretario politico provinciale) fa parte del direttivo nazionale della Liga Veneta Repubblica, che si riconosce nella leadership del segretario generale Fabrizio Comencini. Dall'home page si può ascoltare l'ino nasional veneto: «Na naxion, un cor solo, na voxe».  STATO VENETO E VENETO STATO. Non è un gioco di parole. Stato Veneto è il movimento, nato nel 2007 e presieduto dall'avvocato veronese Vittorio Selmo. Stato Veneto rilascia «il passaporto veneto, che la «scopo di manifestare la propria appartenenza alla Nazione Veneta ed è preordinato alla formazione dell'Anagrafe veneta».  VENETO STATO. Umberto Cocco (ex Progetto Nordest) è il leader padovano di Veneto Stato, costituito a Cadoneghe il 12 settembre 2010. Veneto Stato ha il suo fiore all'occhiello in Antonio Guadagnini, già vicesindaco di Crespano del Grappa, già animatore del «movimento dei sindaci 20%», che è in corsa per la presidenza della Provincia di Treviso.  VENETO LIBERO. Il movimento, che ha nel suo «Pantheon» Gianfranco Miglio e Giuseppe «Beppin» Segato, vede come leader Lucio Perin, consigliere comunale a Monselice. 



Reggio emilia. «Pacificazione, la buona volontà c'è». Il presidente Notari si avvia alla conferma e parla del futuro e degli odi del dopoguerra. Si apre domani per concludersi domenica nell'aula magna dell'università in viale Allegri il XV congresso provinciale dell'Anpi. I lavori inizieranno alle 9 con la proiezione di un film sull'inaugurazione di una scuola in Palestina intitolata a Giuseppe Carretti, già presidente dell'Anpi di Reggio. Parteciperà anche l'ambasciatore palestinese Sabri Ateyeh. Seguirà la relazione del presidente Giacomo Notari. Nel corso dei due giorni ci sarà spazio per la lettura di testimonianze e per intermezzi musicali. L'elezione del presidente è prevista per domenica mattina, dopodiché la conclusione dei lavori. Praticamente scontata la rielezione del presidente uscente: Giacomo Notari resterà in carica.  Presidente, qual è lo stato di salute dell'Anpi di Reggio, oggi?  «La salute dell'Anpi di Reggio la riteniamo complessivamente buona, abbiamo un po' il dispiacere per l'aver perso tanti di quei partigiani e partigiane che hanno fatto la guerra di Liberazione e che sono stati portati via dal tempo. Abbiamo però la consolazione e la soddisfazione di vedere che l'Anpi, che un tempo era composta quasi solo da questi partigiani, oggi è fatta da cinquemila iscritti, perché ci sono migliaia di persone che non hanno fatto la Resistenza, soprattutto giovani e donne. Lo statuto è cambiato e consente oggi di iscriversi anche a chiunque abbia sentimenti antifascisti e voglia difendere la Costituzione. Chi ha questi ideali, da noi trova la sua casa».  Quanti fra i soci dell'Anpi hanno partecipato alla lotta di Liberazione?  «In provincia la commissione alleata che aveva sede a Parma ne aveva riconosciuti circa diecimila, uomini e donne giovani in quel tempo. Adesso non ho un conto precioso ma siamo al di sotto delle mille persone».  Quali sono le prospettive rispetto al congresso che si apre sabato?   «Le prospettive sono queste: intanto l'Anpi, grazie alla modifica dello statuto che ha aperto ai giovani, sta puntando a raggiungere le 150mila unità in Italia. Sono nate federazioni al Sud, dove non c'è stata la guerra partigiana, addirittura nostri di Reggio sono andati a presiedere congressi dell'Anpi a Palermo e a Salerno. L'Anpi non avrà un tramonto».  Perché secondo lei ancora oggi la Resistenza è costretta a giustificare se stessa?  «Giustificare se stessa? Ho avuto modo di dirlo al congresso passato: proprio perché siamo stati una grande forza, che a Reggio ha dato oltre 600 caduti fra cui famiglie gloriose come i Cervi, i Manfredi, i Miselli; proprio perché abbiamo dato tanto, proprio perché abbiamo questa forza interiore possiamo permetterci anche di biasimare quegli episodi che sono avvenuti nel dopoguerra nella nostra provincia, sia pure ad opera di pochissime persone. Persone che hanno tradito i veri valori della Resistenza, perché noi, la moltitudine, finita la guerra ci siamo messi a ricostruire il paese, prova ne sia il convitto Rinascita che abbiamo costruito a Rivaltella per dare cultura ai partigiani e ai deportati. Era una scuola di formazione professionale, soprattutto nell'edilizia, nel settore elettrico e idraulico».  Secondo lei l'Anpi deve essere un soggetto politico nella vita italiana?  «Noi siamo un soggetto politico che non sta alla finestra a guardare ciò che capita, noi interveniamo nei problemi seri del paese. Il fatto stesso che io e Fioroni, dei partigiani cattolici, avessimo firmato un appello per votare quei partiti che si richiamano alla Costituzione e ai suoi valori ha un significato preciso in questo senso».  Ma è possibile dopo 66 anni ancora non essere arrivati alla pacificazione a Reggio fra chi stava da una parte e chi dall'altra?  «Abbiamo fatto tanti gesti di buona volontà, il problema è che ci sono forze politiche chiaramente fasciste che non fanno i conti con la nostra e la loro storia. Chiedono ancora la parificazione come patrioti dei fascisti che hanno combattuto con la Rsi. Come è possibile che siano uguali quelli che volevano fare largo a una dittatura e quelli che sono morti per la libertà?».  Cosa pensa della Croce di Cernaieto e di altri simboli legati al mondo della destra di 11 marzo 2011
quegli anni? 

Belluno. «Non si può speculare sugli alpini». Gidoni tuona contro l'opposizione sul rinvio della legge sul reclutamento. BELLUNO. «Certi sabotaggi non si fanno, gli alpini sono patrimonio di tutti». Franco Gidoni, deputato della Lega Nord, torna sul rinvio in commissione difesa della proposta di legge sul reclutamento dei militari volontari nelle truppe alpine. Gidoni ricostruisce la storia del provvedimento e ne spiega i contenuti che, nel testo finale, avevano annullato le spinte "nordiste".  Nella sostanza, quanto successo mercoledì è frutto del clima politico avvelenato di questi mesi: l'opposizione ha visto che la maggioranza in aula non aveva i numeri e ha dato dimostrazione della fragilità della coalizione di centrodestra. Un atteggiamento prevedibile, ma Gidoni si arrabbia lo stesso: «Dà fastidio che si speculi su un provvedimento del genere: se la classe politica non è capace di distinguere le cose importanti e non dimostra sensibilità, prendiamo atto, la prossima volta ci attrezzeremo».  Ma vale la pena fare un passo indietro. Dalla creazione delle truppe alpine (1872) fino all'abolizione della leva obbligatoria, il reclutamento degli avveniva nei territori di riferimento, cioè nelle province "alte" e gli alpini erano ragazzi che viveno in montagna. Dopo la riforma, col servizio volontario, questo sistema fu annullato, ma contemporaneamente calò il numero degli alpini del nord. «La Lega Nord voleva incentivare il ritorno dei ragazzi settentrionali tra gli alpini e da qui nasce la proposta di legge del 2008», spiega Gidoni che è tra i firmatari. Quel testo, molto "leghista" ha affrontato un percorso di due anni in commissione e si è fuso con una proposta del Pdl, che (insieme agli emendamenti dell'opposizione) ha smorzato di molto i toni.  La futura legge prevede: incentivi per i ragazzi di tutte le Regioni attraverso misure scelte dagli enti locali; maggiore punteggio in fase di accesso per maestri di sci, guide alpine e possessori di brevetti analoghi a prescindere dalla loro residenza; diritto a un brevetto che dà punteggio di merito per gli anni successivi al primo; possibilità di entrare in una riserva di protezione civile da mobilitare in caso di calamità; collocazione il più possibile vicino a casa; possibilità per gli enti locali di riservare posti nei concorsi per la copertura di posti nella protezione civile o nelle polizie locali e infine il sostegno dell'Ana nel reclutamento con stanziamento di 200 mila euro all'anno.  «Questo testo», osserva Gidoni, «era ripulito da ogni connotazione a favore del nord e l'opposizione non aveva mai dato segnali di voler bloccare la proposta. Non ci siamo preoccupati dei numeri in aula proprio perché dopo questi due anni di lavoro in commissione ci sembrava che tutto fosse pronto per il voto». (i.a.)

San Marino. Doccia fredda per il governo, Tremonti: “I progressi del Titano non sono abbastanza”. 11/03/11 07:17. [San Marino Oggi] Negli ultimi mesi la Repubblica di San Marino ha fatto alcuni progressi, che non sono però ancora abbastanza per garantire la trasparenza e la cooperazione necessaria a combattere la criminalità. Questa, nella sostanza, la risposta del ministero per l’Economia italiano all’interpellanza presentata dal deputato riminese del Pd Elisa Marchioni che chiedeva conto dei rapporti bilaterali tra Titano e Italia, alla luce della supertassa sui frontalieri contenuta nella finanziaria. Dopo i diversi rinvii, ieri mattina alla camera dei Deputati italiana si è finalmente data una risposta alla questione posta da Marchioni. In aula il sottosegretario Sonia Viale, che ha letto un lungo e impietoso resoconto della posizione del ministero riguardo la situazione sammarinese. Le buone notizie all’inizio dell’intervento, in cui il sottosegretario, oltre a ricordare il dialogo aperto e costante tra la segreteria di stato per gli Affari esteri e la Farnesina, ha ammesso che qualche passo in avanti è stato fatto. “Negli ultimi mesi – ha detto Viale – le autorità di San Marino hanno adottato una serie di misure tese a dare credibilità e trasparenza al sistema”. Tra queste “spicca” la legge, approvata nel corso del Consiglio di novembre scorso, sull’autonomia di Banca Centrale. Apprezzato anche il fatto che contemporaneamente è stato nominato il presidente dell’istituto di credito centrale, figura vacante dai primi mesi del 2010. Quello che piace particolarmente di questa normativa è l’eliminazione del gradimento del Comitato per il credito e il risparmio, organo politico, sottolinea Viale, con la funzione di indirizzo e di orientamento dell’attività di vigilanza bancaria. Ma questa è l’unica pacca sulle spalle che arriva da via XX settembre. “Accanto a queste positive novità – precisa il sottosegretario – permangono tuttavia alcune zone grigie, sulle quali sarà importante vedere anche l’applicazione pratica”. Vigilanza – È proprio Bcsm, da una parte apprezzata per il nuovo statuto, al centro però anche della prima nota dolente. “Bankitalia – attacca Viale – è dovuta intervenire ripetutamente per bloccare i tentativi di banche sammarinesi di operare in Italia aggirando la normativa”. E ogni volta, sottolinea, senza avere “alcuna collaborazione da Banca Centrale”. Per questo, conclude, l’istituto del Titano dovrà dimostrare di “avere l’indipendenza e la capacità” controllare i soggetti vigilati. Segreto bancario – Altro neo è il segreto bancario che è stato “d’ostacolo all’identificazio- ne beneficiario effettivo e allo scambio di informazioni tra banche dello stesso gruppo”. Il riferimento del sottosegretario è al caso che ha coinvolto la Cassa di risparmio di Rimini, capogruppo del Credito industriale sammarinese, che non ha però ottenuto le informazioni dalla propria controllata. Nonostante le modifiche apportate, continua il sottosegretario, rimangono le perplessità poichè lo scambio di informazioni tra la controllata sammarinese e la capogruppo straniere è subordinato “alla condizione che tra San Marino e lo stato della capogruppo ci sia un accordo vigente”. Scambio di informazioni Tra Italia e San Marino non esiste al momento un accordo sullo scambio di informazioni in materia fiscale. Questo, spiega il sottosegretario, uno dei motivi per cui il Titano rimane in black list. Non piace al ministero di Tremonti nemmeno il report Ocse dello scorso gennaio, che “ha messo in luce numerose lacune dell’ordinamento sammarinese che non consentono lo scambio di informazioni in linea con gli standard Ocse”. Per questo, ha concluso il capitolo, il Titano non è stato ammesso alla fase due del ‘peer review’. Rogatorie – Altro tema caldo è quello delle rogatorie internazionali. Il sottosegretario ricorda la nuova normativa sammarinese datata luglio 2010. “Tuttavia – continua – due importanti indagini legate al riciclaggio, Procura di Roma e di Forlì, risultano assoggettate alla pregressa normativa che subordina la collaborazione a meccanismi processuali eccessivamente gravosi”. Altro problema è che, nella nuova normativa, “permane l’esclusione della presenza nello svolgimento delle rogatorie delle figure ausiliarie del magistrato, riducendo l’efficacia pratica delle stesse”. Osservatori internazionali Nei prossimi mesi, ricorda il sottosegretario, il Titano sarà sottoposto alle verifiche del Fondo monetario internazionale e del Moneyval. Sarà quindi importante, specifica, acquisire le valutazioni degli organismi internazionali. Rifugio per il riciclaggio Progressi sì quindi, conclude l’impietosa analisi il sottosegretario Viale, ma ancora non sufficienti. “La fuga di capitali verso la Repubblica non dipende solo dalla più bassa tassazione degli interessi – aggiunge – ma dalla discrezione sul titolare effettivo del denaro. Pertanto San Marino è sempre più rifugio per i capitali di origine illecita, da qui il timore che sia una meta per la malavita organizzata”. Frontalieri – Un breve accenno, in chiusura, sui frontalieri, che “sono oggetto di negoziato con le autorità sammarinesi dal 2002”. Inoltre, chiude Viale, “l’ambasciata d’Italia a San Marino, in stretto raccordo con i rappresentanti della collettività italiana, assicura protezione ed assistenza ai lavoratori frontalieri, anche attraverso opportuni contatti con le autorità sammarinesi”. Non si dice soddisfatta il deputato Elisa Marchioni per quanto riguarda la risposta sui frontalieri. Inoltre, conclude la parlamentare, “San Marino non può farcela senza l’affiancamento da parte dell’Italia nel percorso di adeguamento agli standard internazionali in fatto di trasparenza” e una crisi di sistema del Titano “avrebbe sicuramente ripercussioni anche sull’Italia”.
San Marino Oggi

Veneto. Comuni, la resa dei conti padana. La Lega da sola e la sfida col Pdl. Anche in Veneto, in occasione delle ormai imminenti elezioni amministrative, la Lega in molti Comuni vuole correre da sola. Sulla scheda l’elettore di centrodestra troverà dunque ben distinti - e dunque anche contrapposti - il simbolo del Carroccio e quello del Pdl. Alleati a Roma, rivali in periferia. Coinvolti nella stessa giunta regionale a Palazzo Balbi, e fra loro in competizione nelle amministrazioni locali di comuni e provincie. Non si direbbe che finora siano state colte adeguatamente le implicazioni di una simile scelta. Soprattutto, non è stato finora sottolineato un dato che è invece di grande importanza. La decisione di Bossi è stata pressochè contestuale all’approvazione definitiva della legge che istituisce il federalismo municipale. Il che vuol dire che la Lega punta a governare da sola i centri medio-piccoli della Padania, proprio nel momento in cui ciascuno di essi vedrà grandemente sviluppata e rafforzata la propria autonomia.
Male conseguenze che presumibilmente deriveranno dal nuovo scenario inaugurato dal Carroccio non si fermano qui. Dopo una campagna elettorale nella quale, per necessità di cose, tra le due componenti del centrodestra non potranno mancare polemiche e attacchi reciproci, è difficile immaginare che tutto possa essere ricomposto, come se niente fosse accaduto. Al contrario, è verosimile che i seguaci di Alberto da Giussano intendano intraprendere una prospettiva dirompente, quale sarebbe quella di un graduale sganciamento dal rapporto con Berlusconi. Le elezioni amministrative diventerebbero insomma una sorta di laboratorio, nel quale avere mani libere, per poi mettere alla prova ipotesi alternative, rispetto a quella attualmente in vigore, ivi inclusa la prospettiva di stabilire rapporti di collaborazione, se non proprio alleanze organiche, su singoli temi con pezzi del cosiddetto Terzo polo o anche dello stesso Pd. Un dato, infatti, è incontrovertibile. Gli umori del popolo leghista, ai quali la dirigenza è tradizionalmente molto sensibile, sono ormai da tempo insofferenti nei confronti del Cavaliere di Arcore. Le vicende recenti, culminate col caso Ruby, e l’insistenza nel perseguire l’approvazione di leggi ad personam, hanno ulteriormente ridotto una simpatia che non è mai stata travolgente. D’altra parte, come i dirigenti del Carroccio non si sono stancati di ripetere, l’alleanza con il Pdl veniva considerata intangibile, perché soltanto per questa via si sarebbe potuto raggiungere l’obbiettivo strategico del federalismo.
Giunti a questo punto, tuttavia, poiché il traguardo finale sembra ormai a portata di mano, si tratta di cominciare a descrivere prospettive inedite, che includano anche il disimpegno se non altro nei confronti di Berlusconi, se non rispetto a tutto il Pdl. La scelta di correre da soli alle elezioni amministrative ha dunque questo significato, come avvio di quella che, di qui a qualche mese, potrebbe essere una fase del tutto nuova nella vita politica del paese. D’altra parte, se la Lega si sente nella condizione di potere condurre questo esperimento, se cioè essa può inaugurare un fronte di competizione, se non di vero e proprio scontro, alla propria destra, è anche perché non ha nulla da temere alla propria sinistra. Nel Veneto, in particolare, come già si era capito in occasione delle ultime elezioni europee, la partita si gioca tutta all’interno del centrodestra, senza che il Pd sia in grado di esercitare la benchè minima influenza, né come riferimento di una possibile alternativa, né come forza di reale opposizione. Certamente, affiora qui il retaggio di una cronica subalternità delle forze di sinistra in questa regione. Mal’inerzia e l’afasia politica degli ultimi anni hanno dato il colpo di grazia finale, al punto che si può dire che l’elettorato che non si riconosca in Berlusconi o nella Lega è oggi privo di una sua rappresentanza politica. Il deprimente scenario che ci attende nel prossimo futuro è dunque quello di una resa dei conti - fra il Pdl e il Carroccio - rispetto alla quale il Pd si limiterà a fare da spettatore. Umberto Curi

Treviso. Unità d'Italia, scornate Muraro-Casellato. Lui: «Ho altro da fare che festeggiare». Lei: boicottaggio assurdo, rinunci allo stipendio. «I festeggiamenti per il 17 marzo non sono una priorità». Sono queste le parole con cui il presidente della Provincia di Treviso Leonardo Muraro liquida l'affondo di Diego Bottacin, consigliere regionale di «Verso Nord» che ha accusato Sant'Artemio di non avere organizzato nulla per la ricorrenza dell'Unità d'Italia. «Ne stanno discutendo in consiglio provinciale - assicura Muraro - E poi abbiamo presentato già un libro sul tema un mese fa». Ossia «O Roma o morte» di Arrigo Petacco: una ricostruzione in ottica federalista sulla conquista dell'unità d'Italia presentato all'ex chiesa di Santa Croce. Ma cosa farà il presidente della Provincia il 17 marzo nel caso in provincia si decidesse a organizzare qualche evento? «Dipende. La mia agenda la gestisco di giorno in giorno».  Nessun ripensamento quindi da parte del presidente della Provincia, che solo qualche giorno fa aveva definito l'Unità d'Italia «una tragedia». All'invito del Pd e di tutte le associazioni rivolto ai trevigiani perché espongano il tricolore alle finestre, Muraro fa spallucce e poi taglia corto: «Penso ai fatti più che ai colori. Ora i problemi sono l'Electrolux, il rilancio dell'economia e dare risorse alle politiche sociali».  Durissimi i commenti dell'opposizione. «Chiederemo a Napolitano di intervenire per ridare ai trevigiani la dignità di sentirsi cittadini italiani - dice la candidata alle provinciali per il Pd Floriana Casellato - Boicottare i festeggiamenti per i 150 anni significa sottrarre dignità ai trevigiani. Invito tutti i Comuni della Marca, sindaci, assessori e consiglieri, ad organizzarsi per quanto è nelle loro possibilità e festeggiare questa importante ricorrenza». Luca De Marco, consigliere provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà, rincara la
dose: «Crediamo che alla base di questo immenso cumulo di scemenze riversate contro l'Unità del Paese ci
sia anche la cattiva coscienza per la propria presenza al Governo, dove la Lega copre tutte le malefatte di Berlusconi e della cricca che gli sta attorno, e in cambio porta a casa un federalismo che non piace, non risolve nulla e anzi promette solo di aumentare le tasse ai cittadini. Anche l'esperienza di governo della Provincia di Muraro - chiude De Marco - non è che verrà proprio ricordata nei libri di storia».
Treviso. Unità, la Lega accetta il compromesso. A Treviso una cerimonia con il tricolore. Summit in Comune, Gobbo dà il via libera: alzabandiera in piazza Vittoria. Pdl soddisfatto, padani non obbligati a partecipare
TREVISO — La città che diceva no alle celebrazioni per il 150˚ anniversario dell'Unità d’Italia ha pronunciato venerdì, non senza sorpresa, il primo sì. Un piccolo compromesso, forse il modo di accontentare gli alleati, forse solo quello di chiudere polemiche ed evitare contrapposizioni troppo forti. Un messaggio del tipo: siamo tiepidi e fuori dal coro ma non antagonisti a tutti i costi. La Marca leghista, unica provincia in tutto il Veneto a non presentare un calendario di eventi nel segno del tricolore, fino a venerdì veniva raccontata anche attraverso le scelte del suo capoluogo dove il sindaco e segretario national del Carroccio, Gian Paolo Gobbo, bocciava ogni sussulto patriottico: «Non si festeggia». Invece venerdì l'amministrazione ha fatto un (mezzo) passo indietro.

Il 17 marzo in piazza Vittoria, la terza per grandezza e quella delle occasioni ufficiali, sventolerà il tricolore. Il Comune farà la sua parte aderendo alle celebrazioni per la festa nazionale con un cerimoniale semplice: alzabandiera la mattina presto, ammainabandiera col tramonto. Chi ce la porterà, chi presenzierà o chi si unirà ai festeggiamenti del 150° è ancora un mistero, perché a corredo del simbolico gesto ci sarà ben poco. Resta il fatto che Gobbo, alla fine, ha ceduto. Per scelta e non per costrizione. Anche fra i suoi militanti e fra i suoi sindaci c'erano quelli che, all'anniversario, annunciavano di voler dare risalto e mettere fine alle polemiche era diventato un imperativo. Venerdì mattina poi, un mini-vertice a Ca' Sugana fra Gobbo e i capigruppo di maggioranza, Sandro Zampese della Lega e Beppe Mauro del Pdl, ha riportato in alto i toni della discussione; un'ora di incontro sulla proposta degli azzurri di issare un pennone col tricolore in una piazza di periferia intitolata all'Unità d'Italia. Il compromesso era nell’aria. «L'amministrazione conferma l'adesione alle cerimonie - ha spiegato Mauro -. La mozione è stata ritirata, invece della bandiera verrà collocata al centro della piazza una targa». Si cercano contributi di privati cittadini e sponsor perché il Comune non ha intenzione di pagare.
Poi, il secondo atto: «La decisione di spostare la cerimonia in piazza Vittoria è unanime e condivisa» ha spiegato Zampese. Per come si stanno mettendo le cose, però, di certo ci sarà solo l'alzabandiera. «Il Comune darà il suo patrocinio alle feste inserite nell'ordinanza prefettizia, ma la partecipazione alle cerimonie è libera » ha chiosato Zampese. E infatti il vicesindaco Giancarlo Gentilini sarà a San Pelajo, a onorare la bandiera con gli alpini. Troppe polemiche anche per i suoi gusti. «Io ho il tricolore nel cuore, non mi piace quando viene svenduto e inflazionato - spiega lo Sceriffo -. Sarò con i miei alpini, è lì che devo essere». Il Pdl sorride, vince in Comune la battaglia che non era riuscita al partito in Provincia, dove il presidente Muraro (anche lui leghista) non vuol sentir parlare di celebrazioni. E spunta addirittura un calendario da inserire nel sito del Comune. Quando fu presentato, un mese fa, Gobbo approvò, pur senza entusiasmo. Con una precisazione fondamentale: «Non è detto che il sindaco partecipi ». Ed eccolo, il compromesso leghista. Se non si vedranno fazzolletti verdi, non ci sarà bisogno di tante spiegazioni. Silvia Madiotto
Jesolo. Tassa di soggiorno, Zoggia dice no. «Un grave errore per il nostro turismo in questo periodo di crisi». JESOLO. Tassa di soggiorno, no secco del vice sindaco Valerio Zoggia. I tempi di crisi non conciliano una simile imposizione e neppure avviare il dibattito appare salutare per Zoggia che prende le distanze da quanto affermato dal sindaco Francesco Calzavara nei giorni scorsi in merito all'eventuale applicazione per il 2012. E' apparso interessato anche il primo cittadino di Cavallino Treporti, Claudio Orazio, che la ritiene necessaria, e poi quello di Caorle, Marco Sarto, che accetta di avviare il dibattito. Quello di Eraclea, Graziano Teso, rinvia alla prossima amministrazione che guiderà la città. Bibione e Chioggia sono al momento senza sindaco. Gli operatori del turismo sono praticamente tutti contro.  Zoggia ora prende la parola e, come ha fatto con le critiche a Miss Italia, va contro Calzavara. «In questo momento delicato - spiega - di crisi del settore turistico incide tanto, anche una piccola variazione sul costo del soggiorno potrebbe avere come esito la scelta di altre località di villeggiatura rispetto alla nostra. Invito comunque ad una riflessione. I Comuni - aggiunge - stanno subendo una serie di tagli, di anno in anno, nell'erogazione dei contributi statali e regionali, cosa che comporta una reale e notevole difficoltà a far quadrare i bilanci. Per ciò mi domando in quali capitoli si dovrebbe incidere. Sul sociale? - si chiede - Direi proprio di no, anzi. Sulle risorse destinate al turismo? Direi ancora di no, vista la vocazione turistica di Jesolo. Su quelle destinate ai giovani, alla cultura e allo sport, che sono già esigue? Sulle risorse destinate alla manutenzione, necessarie alla nostra città che accoglie un numero elevato di visitatori l'anno? E allora? Come possiamo fare? Sarebbe importante organizzare qui a Jesolo - conclude - una tavola rotonda sul tema per cercare soluzioni realmente condivise con gli operatori e i cittadini».  Chi ha avviato già una guerra contro la tassa di soggiorno è il Fli di Daniele Bison, già in corsa quale candidato sindaco alle prossime elezioni del 2012. «Questi sono i primi assaggi del federalismo fiscale leghista che il Pdl ha approvato - attacca con l'ennesima chiosa a Lega e Pdl - noi abbiamo iniziato una campagna contro la tassa che si aggiunge a quelle che doveva togliere il Governo Berlusconi. Invito tutti quanti la pensano così ad unirsi a noi».  

Padova. «Vogliamo il Veneto a statuto speciale». Disagio e rabbia per le celebrazioni dell'Unità: non c'è nulla da festeggiare. «Noi Veneti, a partire dai nostri rappresentanti, abbiamo ben poco da festeggiare riguardo il 150º. Ma se il ricordo è invece sacrosanto, che sia per tutti e non per una parte solamente». Così scrive Moreno Menini, uno degli otto che fra l'8 e il 9 maggio 1997 occuparono il campanile di San Marco. Menini, presidente dell'associazione culturale «Bepin Segato-Patriota veneto», dedicato all'«ambasciatore dei Serenissimi», di San Michele delle Badesse, morto il 25 marzo 2006, lancia dal sito www.bepinsegato.net un «appello ai Sindaci, agli Assessori, ai Presidenti di Provincia e al Governatore del Veneto, affinché non perpetuino un ulteriore torto dopo 144 anni di mezze verità».  MALESSERE. Che l'anniversario dell'Unità d'Italia sia vissuto con profondo disagio dai venetisti lo testimoniano i tanti siti e blog che danno spazio alle voci dell'autonomismo. «A noi veneti non interessa la Padania, che non la ga ne cao ne coa, ma un Veneto regione autonoma. Come il Trentino». Parola di Bortolino Sartore, portavoce della Liga Veneta per l'Autonomia e consigliere provinciale a Vicenza, che vede tra i suoi leader Giorgio Vido. Parlamentare della Lega Nord dal marzo 1994 al gennaio 1995, poi transitato alla Lega Italiana Federalista, l'ingegner Vido, residente a Maserà, 70 anni il primo aprile, è uno dei fari dell'autonomismo veneto nel Padovano. Nel suo percorso il Fronte Marco Polo, la Liga Fronte Veneto (dalla fusione del Fronte Marco Polo con i Veneti d'Europa). Nel 2004 Regione Veneto a statuto speciale. Alle Regionali 2010, come Liga Veneto Autonomo, ha sostenuto alla presidenza del Veneto Giuseppe Bortolussi.  MIRIADE DI SIGLE. Non è facile orientarsi in una galassia sempre in movimento e in inarrestabile ricomposizione, che si appresta a vivere, con evidente disagio, il 150º anniversario dell'Unità d'Italia. «This isn' t Venet Flag» si legge, a fianco del tricolore, nella home page del Movimento Veneti, in cui l'annessione del 1866 è definita come «la grande beffa».   LIGA VENETA REPUBBLICA. Il padovano Primo Calzavara (segretario politico provinciale) fa parte del direttivo nazionale della Liga Veneta Repubblica, che si riconosce nella leadership del segretario generale Fabrizio Comencini. Dall'home page si può ascoltare l'ino nasional veneto: «Na naxion, un cor solo, na voxe».  STATO VENETO E VENETO STATO. Non è un gioco di parole. Stato Veneto è il movimento, nato nel 2007 e presieduto dall'avvocato veronese Vittorio Selmo. Stato Veneto rilascia «il passaporto veneto, che la «scopo di manifestare la propria appartenenza alla Nazione Veneta ed è preordinato alla formazione dell'Anagrafe veneta».  VENETO STATO. Umberto Cocco (ex Progetto Nordest) è il leader padovano di Veneto Stato, costituito a Cadoneghe il 12 settembre 2010. Veneto Stato ha il suo fiore all'occhiello in Antonio Guadagnini, già vicesindaco di Crespano del Grappa, già animatore del «movimento dei sindaci 20%», che è in corsa per la presidenza della Provincia di Treviso.  VENETO LIBERO. Il movimento, che ha nel suo «Pantheon» Gianfranco Miglio e Giuseppe «Beppin» Segato, vede come leader Lucio Perin, consigliere comunale a Monselice. 



Reggio emilia. «Pacificazione, la buona volontà c'è». Il presidente Notari si avvia alla conferma e parla del futuro e degli odi del dopoguerra. Si apre domani per concludersi domenica nell'aula magna dell'università in viale Allegri il XV congresso provinciale dell'Anpi. I lavori inizieranno alle 9 con la proiezione di un film sull'inaugurazione di una scuola in Palestina intitolata a Giuseppe Carretti, già presidente dell'Anpi di Reggio. Parteciperà anche l'ambasciatore palestinese Sabri Ateyeh. Seguirà la relazione del presidente Giacomo Notari. Nel corso dei due giorni ci sarà spazio per la lettura di testimonianze e per intermezzi musicali. L'elezione del presidente è prevista per domenica mattina, dopodiché la conclusione dei lavori. Praticamente scontata la rielezione del presidente uscente: Giacomo Notari resterà in carica.  Presidente, qual è lo stato di salute dell'Anpi di Reggio, oggi?  «La salute dell'Anpi di Reggio la riteniamo complessivamente buona, abbiamo un po' il dispiacere per l'aver perso tanti di quei partigiani e partigiane che hanno fatto la guerra di Liberazione e che sono stati portati via dal tempo. Abbiamo però la consolazione e la soddisfazione di vedere che l'Anpi, che un tempo era composta quasi solo da questi partigiani, oggi è fatta da cinquemila iscritti, perché ci sono migliaia di persone che non hanno fatto la Resistenza, soprattutto giovani e donne. Lo statuto è cambiato e consente oggi di iscriversi anche a chiunque abbia sentimenti antifascisti e voglia difendere la Costituzione. Chi ha questi ideali, da noi trova la sua casa».  Quanti fra i soci dell'Anpi hanno partecipato alla lotta di Liberazione?  «In provincia la commissione alleata che aveva sede a Parma ne aveva riconosciuti circa diecimila, uomini e donne giovani in quel tempo. Adesso non ho un conto precioso ma siamo al di sotto delle mille persone».  Quali sono le prospettive rispetto al congresso che si apre sabato?   «Le prospettive sono queste: intanto l'Anpi, grazie alla modifica dello statuto che ha aperto ai giovani, sta puntando a raggiungere le 150mila unità in Italia. Sono nate federazioni al Sud, dove non c'è stata la guerra partigiana, addirittura nostri di Reggio sono andati a presiedere congressi dell'Anpi a Palermo e a Salerno. L'Anpi non avrà un tramonto».  Perché secondo lei ancora oggi la Resistenza è costretta a giustificare se stessa?  «Giustificare se stessa? Ho avuto modo di dirlo al congresso passato: proprio perché siamo stati una grande forza, che a Reggio ha dato oltre 600 caduti fra cui famiglie gloriose come i Cervi, i Manfredi, i Miselli; proprio perché abbiamo dato tanto, proprio perché abbiamo questa forza interiore possiamo permetterci anche di biasimare quegli episodi che sono avvenuti nel dopoguerra nella nostra provincia, sia pure ad opera di pochissime persone. Persone che hanno tradito i veri valori della Resistenza, perché noi, la moltitudine, finita la guerra ci siamo messi a ricostruire il paese, prova ne sia il convitto Rinascita che abbiamo costruito a Rivaltella per dare cultura ai partigiani e ai deportati. Era una scuola di formazione professionale, soprattutto nell'edilizia, nel settore elettrico e idraulico».  Secondo lei l'Anpi deve essere un soggetto politico nella vita italiana?  «Noi siamo un soggetto politico che non sta alla finestra a guardare ciò che capita, noi interveniamo nei problemi seri del paese. Il fatto stesso che io e Fioroni, dei partigiani cattolici, avessimo firmato un appello per votare quei partiti che si richiamano alla Costituzione e ai suoi valori ha un significato preciso in questo senso».  Ma è possibile dopo 66 anni ancora non essere arrivati alla pacificazione a Reggio fra chi stava da una parte e chi dall'altra?  «Abbiamo fatto tanti gesti di buona volontà, il problema è che ci sono forze politiche chiaramente fasciste che non fanno i conti con la nostra e la loro storia. Chiedono ancora la parificazione come patrioti dei fascisti che hanno combattuto con la Rsi. Come è possibile che siano uguali quelli che volevano fare largo a una dittatura e quelli che sono morti per la libertà?».  Cosa pensa della Croce di Cernaieto e di altri simboli legati al mondo della destra di 11 marzo 2011
quegli anni? 

Belluno. «Non si può speculare sugli alpini». Gidoni tuona contro l'opposizione sul rinvio della legge sul reclutamento. BELLUNO. «Certi sabotaggi non si fanno, gli alpini sono patrimonio di tutti». Franco Gidoni, deputato della Lega Nord, torna sul rinvio in commissione difesa della proposta di legge sul reclutamento dei militari volontari nelle truppe alpine. Gidoni ricostruisce la storia del provvedimento e ne spiega i contenuti che, nel testo finale, avevano annullato le spinte "nordiste".  Nella sostanza, quanto successo mercoledì è frutto del clima politico avvelenato di questi mesi: l'opposizione ha visto che la maggioranza in aula non aveva i numeri e ha dato dimostrazione della fragilità della coalizione di centrodestra. Un atteggiamento prevedibile, ma Gidoni si arrabbia lo stesso: «Dà fastidio che si speculi su un provvedimento del genere: se la classe politica non è capace di distinguere le cose importanti e non dimostra sensibilità, prendiamo atto, la prossima volta ci attrezzeremo».  Ma vale la pena fare un passo indietro. Dalla creazione delle truppe alpine (1872) fino all'abolizione della leva obbligatoria, il reclutamento degli avveniva nei territori di riferimento, cioè nelle province "alte" e gli alpini erano ragazzi che viveno in montagna. Dopo la riforma, col servizio volontario, questo sistema fu annullato, ma contemporaneamente calò il numero degli alpini del nord. «La Lega Nord voleva incentivare il ritorno dei ragazzi settentrionali tra gli alpini e da qui nasce la proposta di legge del 2008», spiega Gidoni che è tra i firmatari. Quel testo, molto "leghista" ha affrontato un percorso di due anni in commissione e si è fuso con una proposta del Pdl, che (insieme agli emendamenti dell'opposizione) ha smorzato di molto i toni.  La futura legge prevede: incentivi per i ragazzi di tutte le Regioni attraverso misure scelte dagli enti locali; maggiore punteggio in fase di accesso per maestri di sci, guide alpine e possessori di brevetti analoghi a prescindere dalla loro residenza; diritto a un brevetto che dà punteggio di merito per gli anni successivi al primo; possibilità di entrare in una riserva di protezione civile da mobilitare in caso di calamità; collocazione il più possibile vicino a casa; possibilità per gli enti locali di riservare posti nei concorsi per la copertura di posti nella protezione civile o nelle polizie locali e infine il sostegno dell'Ana nel reclutamento con stanziamento di 200 mila euro all'anno.  «Questo testo», osserva Gidoni, «era ripulito da ogni connotazione a favore del nord e l'opposizione non aveva mai dato segnali di voler bloccare la proposta. Non ci siamo preoccupati dei numeri in aula proprio perché dopo questi due anni di lavoro in commissione ci sembrava che tutto fosse pronto per il voto». (i.a.)

San Marino. Doccia fredda per il governo, Tremonti: “I progressi del Titano non sono abbastanza”. 11/03/11 07:17. [San Marino Oggi] Negli ultimi mesi la Repubblica di San Marino ha fatto alcuni progressi, che non sono però ancora abbastanza per garantire la trasparenza e la cooperazione necessaria a combattere la criminalità. Questa, nella sostanza, la risposta del ministero per l’Economia italiano all’interpellanza presentata dal deputato riminese del Pd Elisa Marchioni che chiedeva conto dei rapporti bilaterali tra Titano e Italia, alla luce della supertassa sui frontalieri contenuta nella finanziaria. Dopo i diversi rinvii, ieri mattina alla camera dei Deputati italiana si è finalmente data una risposta alla questione posta da Marchioni. In aula il sottosegretario Sonia Viale, che ha letto un lungo e impietoso resoconto della posizione del ministero riguardo la situazione sammarinese. Le buone notizie all’inizio dell’intervento, in cui il sottosegretario, oltre a ricordare il dialogo aperto e costante tra la segreteria di stato per gli Affari esteri e la Farnesina, ha ammesso che qualche passo in avanti è stato fatto. “Negli ultimi mesi – ha detto Viale – le autorità di San Marino hanno adottato una serie di misure tese a dare credibilità e trasparenza al sistema”. Tra queste “spicca” la legge, approvata nel corso del Consiglio di novembre scorso, sull’autonomia di Banca Centrale. Apprezzato anche il fatto che contemporaneamente è stato nominato il presidente dell’istituto di credito centrale, figura vacante dai primi mesi del 2010. Quello che piace particolarmente di questa normativa è l’eliminazione del gradimento del Comitato per il credito e il risparmio, organo politico, sottolinea Viale, con la funzione di indirizzo e di orientamento dell’attività di vigilanza bancaria. Ma questa è l’unica pacca sulle spalle che arriva da via XX settembre. “Accanto a queste positive novità – precisa il sottosegretario – permangono tuttavia alcune zone grigie, sulle quali sarà importante vedere anche l’applicazione pratica”. Vigilanza – È proprio Bcsm, da una parte apprezzata per il nuovo statuto, al centro però anche della prima nota dolente. “Bankitalia – attacca Viale – è dovuta intervenire ripetutamente per bloccare i tentativi di banche sammarinesi di operare in Italia aggirando la normativa”. E ogni volta, sottolinea, senza avere “alcuna collaborazione da Banca Centrale”. Per questo, conclude, l’istituto del Titano dovrà dimostrare di “avere l’indipendenza e la capacità” controllare i soggetti vigilati. Segreto bancario – Altro neo è il segreto bancario che è stato “d’ostacolo all’identificazio- ne beneficiario effettivo e allo scambio di informazioni tra banche dello stesso gruppo”. Il riferimento del sottosegretario è al caso che ha coinvolto la Cassa di risparmio di Rimini, capogruppo del Credito industriale sammarinese, che non ha però ottenuto le informazioni dalla propria controllata. Nonostante le modifiche apportate, continua il sottosegretario, rimangono le perplessità poichè lo scambio di informazioni tra la controllata sammarinese e la capogruppo straniere è subordinato “alla condizione che tra San Marino e lo stato della capogruppo ci sia un accordo vigente”. Scambio di informazioni Tra Italia e San Marino non esiste al momento un accordo sullo scambio di informazioni in materia fiscale. Questo, spiega il sottosegretario, uno dei motivi per cui il Titano rimane in black list. Non piace al ministero di Tremonti nemmeno il report Ocse dello scorso gennaio, che “ha messo in luce numerose lacune dell’ordinamento sammarinese che non consentono lo scambio di informazioni in linea con gli standard Ocse”. Per questo, ha concluso il capitolo, il Titano non è stato ammesso alla fase due del ‘peer review’. Rogatorie – Altro tema caldo è quello delle rogatorie internazionali. Il sottosegretario ricorda la nuova normativa sammarinese datata luglio 2010. “Tuttavia – continua – due importanti indagini legate al riciclaggio, Procura di Roma e di Forlì, risultano assoggettate alla pregressa normativa che subordina la collaborazione a meccanismi processuali eccessivamente gravosi”. Altro problema è che, nella nuova normativa, “permane l’esclusione della presenza nello svolgimento delle rogatorie delle figure ausiliarie del magistrato, riducendo l’efficacia pratica delle stesse”. Osservatori internazionali Nei prossimi mesi, ricorda il sottosegretario, il Titano sarà sottoposto alle verifiche del Fondo monetario internazionale e del Moneyval. Sarà quindi importante, specifica, acquisire le valutazioni degli organismi internazionali. Rifugio per il riciclaggio Progressi sì quindi, conclude l’impietosa analisi il sottosegretario Viale, ma ancora non sufficienti. “La fuga di capitali verso la Repubblica non dipende solo dalla più bassa tassazione degli interessi – aggiunge – ma dalla discrezione sul titolare effettivo del denaro. Pertanto San Marino è sempre più rifugio per i capitali di origine illecita, da qui il timore che sia una meta per la malavita organizzata”. Frontalieri – Un breve accenno, in chiusura, sui frontalieri, che “sono oggetto di negoziato con le autorità sammarinesi dal 2002”. Inoltre, chiude Viale, “l’ambasciata d’Italia a San Marino, in stretto raccordo con i rappresentanti della collettività italiana, assicura protezione ed assistenza ai lavoratori frontalieri, anche attraverso opportuni contatti con le autorità sammarinesi”. Non si dice soddisfatta il deputato Elisa Marchioni per quanto riguarda la risposta sui frontalieri. Inoltre, conclude la parlamentare, “San Marino non può farcela senza l’affiancamento da parte dell’Italia nel percorso di adeguamento agli standard internazionali in fatto di trasparenza” e una crisi di sistema del Titano “avrebbe sicuramente ripercussioni anche sull’Italia”.
San Marino Oggi

Veneto. Comuni, la resa dei conti padana. La Lega da sola e la sfida col Pdl. Anche in Veneto, in occasione delle ormai imminenti elezioni amministrative, la Lega in molti Comuni vuole correre da sola. Sulla scheda l’elettore di centrodestra troverà dunque ben distinti - e dunque anche contrapposti - il simbolo del Carroccio e quello del Pdl. Alleati a Roma, rivali in periferia. Coinvolti nella stessa giunta regionale a Palazzo Balbi, e fra loro in competizione nelle amministrazioni locali di comuni e provincie. Non si direbbe che finora siano state colte adeguatamente le implicazioni di una simile scelta. Soprattutto, non è stato finora sottolineato un dato che è invece di grande importanza. La decisione di Bossi è stata pressochè contestuale all’approvazione definitiva della legge che istituisce il federalismo municipale. Il che vuol dire che la Lega punta a governare da sola i centri medio-piccoli della Padania, proprio nel momento in cui ciascuno di essi vedrà grandemente sviluppata e rafforzata la propria autonomia.
Male conseguenze che presumibilmente deriveranno dal nuovo scenario inaugurato dal Carroccio non si fermano qui. Dopo una campagna elettorale nella quale, per necessità di cose, tra le due componenti del centrodestra non potranno mancare polemiche e attacchi reciproci, è difficile immaginare che tutto possa essere ricomposto, come se niente fosse accaduto. Al contrario, è verosimile che i seguaci di Alberto da Giussano intendano intraprendere una prospettiva dirompente, quale sarebbe quella di un graduale sganciamento dal rapporto con Berlusconi. Le elezioni amministrative diventerebbero insomma una sorta di laboratorio, nel quale avere mani libere, per poi mettere alla prova ipotesi alternative, rispetto a quella attualmente in vigore, ivi inclusa la prospettiva di stabilire rapporti di collaborazione, se non proprio alleanze organiche, su singoli temi con pezzi del cosiddetto Terzo polo o anche dello stesso Pd. Un dato, infatti, è incontrovertibile. Gli umori del popolo leghista, ai quali la dirigenza è tradizionalmente molto sensibile, sono ormai da tempo insofferenti nei confronti del Cavaliere di Arcore. Le vicende recenti, culminate col caso Ruby, e l’insistenza nel perseguire l’approvazione di leggi ad personam, hanno ulteriormente ridotto una simpatia che non è mai stata travolgente. D’altra parte, come i dirigenti del Carroccio non si sono stancati di ripetere, l’alleanza con il Pdl veniva considerata intangibile, perché soltanto per questa via si sarebbe potuto raggiungere l’obbiettivo strategico del federalismo.
Giunti a questo punto, tuttavia, poiché il traguardo finale sembra ormai a portata di mano, si tratta di cominciare a descrivere prospettive inedite, che includano anche il disimpegno se non altro nei confronti di Berlusconi, se non rispetto a tutto il Pdl. La scelta di correre da soli alle elezioni amministrative ha dunque questo significato, come avvio di quella che, di qui a qualche mese, potrebbe essere una fase del tutto nuova nella vita politica del paese. D’altra parte, se la Lega si sente nella condizione di potere condurre questo esperimento, se cioè essa può inaugurare un fronte di competizione, se non di vero e proprio scontro, alla propria destra, è anche perché non ha nulla da temere alla propria sinistra. Nel Veneto, in particolare, come già si era capito in occasione delle ultime elezioni europee, la partita si gioca tutta all’interno del centrodestra, senza che il Pd sia in grado di esercitare la benchè minima influenza, né come riferimento di una possibile alternativa, né come forza di reale opposizione. Certamente, affiora qui il retaggio di una cronica subalternità delle forze di sinistra in questa regione. Mal’inerzia e l’afasia politica degli ultimi anni hanno dato il colpo di grazia finale, al punto che si può dire che l’elettorato che non si riconosca in Berlusconi o nella Lega è oggi privo di una sua rappresentanza politica. Il deprimente scenario che ci attende nel prossimo futuro è dunque quello di una resa dei conti - fra il Pdl e il Carroccio - rispetto alla quale il Pd si limiterà a fare da spettatore. Umberto Curi

Treviso. Unità d'Italia, scornate Muraro-Casellato. Lui: «Ho altro da fare che festeggiare». Lei: boicottaggio assurdo, rinunci allo stipendio. «I festeggiamenti per il 17 marzo non sono una priorità». Sono queste le parole con cui il presidente della Provincia di Treviso Leonardo Muraro liquida l'affondo di Diego Bottacin, consigliere regionale di «Verso Nord» che ha accusato Sant'Artemio di non avere organizzato nulla per la ricorrenza dell'Unità d'Italia. «Ne stanno discutendo in consiglio provinciale - assicura Muraro - E poi abbiamo presentato già un libro sul tema un mese fa». Ossia «O Roma o morte» di Arrigo Petacco: una ricostruzione in ottica federalista sulla conquista dell'unità d'Italia presentato all'ex chiesa di Santa Croce. Ma cosa farà il presidente della Provincia il 17 marzo nel caso in provincia si decidesse a organizzare qualche evento? «Dipende. La mia agenda la gestisco di giorno in giorno».  Nessun ripensamento quindi da parte del presidente della Provincia, che solo qualche giorno fa aveva definito l'Unità d'Italia «una tragedia». All'invito del Pd e di tutte le associazioni rivolto ai trevigiani perché espongano il tricolore alle finestre, Muraro fa spallucce e poi taglia corto: «Penso ai fatti più che ai colori. Ora i problemi sono l'Electrolux, il rilancio dell'economia e dare risorse alle politiche sociali».  Durissimi i commenti dell'opposizione. «Chiederemo a Napolitano di intervenire per ridare ai trevigiani la dignità di sentirsi cittadini italiani - dice la candidata alle provinciali per il Pd Floriana Casellato - Boicottare i festeggiamenti per i 150 anni significa sottrarre dignità ai trevigiani. Invito tutti i Comuni della Marca, sindaci, assessori e consiglieri, ad organizzarsi per quanto è nelle loro possibilità e festeggiare questa importante ricorrenza». Luca De Marco, consigliere provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà, rincara la
dose: «Crediamo che alla base di questo immenso cumulo di scemenze riversate contro l'Unità del Paese ci
sia anche la cattiva coscienza per la propria presenza al Governo, dove la Lega copre tutte le malefatte di Berlusconi e della cricca che gli sta attorno, e in cambio porta a casa un federalismo che non piace, non risolve nulla e anzi promette solo di aumentare le tasse ai cittadini. Anche l'esperienza di governo della Provincia di Muraro - chiude De Marco - non è che verrà proprio ricordata nei libri di storia».
Treviso. Unità, la Lega accetta il compromesso. A Treviso una cerimonia con il tricolore. Summit in Comune, Gobbo dà il via libera: alzabandiera in piazza Vittoria. Pdl soddisfatto, padani non obbligati a partecipare
TREVISO — La città che diceva no alle celebrazioni per il 150˚ anniversario dell'Unità d’Italia ha pronunciato venerdì, non senza sorpresa, il primo sì. Un piccolo compromesso, forse il modo di accontentare gli alleati, forse solo quello di chiudere polemiche ed evitare contrapposizioni troppo forti. Un messaggio del tipo: siamo tiepidi e fuori dal coro ma non antagonisti a tutti i costi. La Marca leghista, unica provincia in tutto il Veneto a non presentare un calendario di eventi nel segno del tricolore, fino a venerdì veniva raccontata anche attraverso le scelte del suo capoluogo dove il sindaco e segretario national del Carroccio, Gian Paolo Gobbo, bocciava ogni sussulto patriottico: «Non si festeggia». Invece venerdì l'amministrazione ha fatto un (mezzo) passo indietro.

Il 17 marzo in piazza Vittoria, la terza per grandezza e quella delle occasioni ufficiali, sventolerà il tricolore. Il Comune farà la sua parte aderendo alle celebrazioni per la festa nazionale con un cerimoniale semplice: alzabandiera la mattina presto, ammainabandiera col tramonto. Chi ce la porterà, chi presenzierà o chi si unirà ai festeggiamenti del 150° è ancora un mistero, perché a corredo del simbolico gesto ci sarà ben poco. Resta il fatto che Gobbo, alla fine, ha ceduto. Per scelta e non per costrizione. Anche fra i suoi militanti e fra i suoi sindaci c'erano quelli che, all'anniversario, annunciavano di voler dare risalto e mettere fine alle polemiche era diventato un imperativo. Venerdì mattina poi, un mini-vertice a Ca' Sugana fra Gobbo e i capigruppo di maggioranza, Sandro Zampese della Lega e Beppe Mauro del Pdl, ha riportato in alto i toni della discussione; un'ora di incontro sulla proposta degli azzurri di issare un pennone col tricolore in una piazza di periferia intitolata all'Unità d'Italia. Il compromesso era nell’aria. «L'amministrazione conferma l'adesione alle cerimonie - ha spiegato Mauro -. La mozione è stata ritirata, invece della bandiera verrà collocata al centro della piazza una targa». Si cercano contributi di privati cittadini e sponsor perché il Comune non ha intenzione di pagare.
Poi, il secondo atto: «La decisione di spostare la cerimonia in piazza Vittoria è unanime e condivisa» ha spiegato Zampese. Per come si stanno mettendo le cose, però, di certo ci sarà solo l'alzabandiera. «Il Comune darà il suo patrocinio alle feste inserite nell'ordinanza prefettizia, ma la partecipazione alle cerimonie è libera » ha chiosato Zampese. E infatti il vicesindaco Giancarlo Gentilini sarà a San Pelajo, a onorare la bandiera con gli alpini. Troppe polemiche anche per i suoi gusti. «Io ho il tricolore nel cuore, non mi piace quando viene svenduto e inflazionato - spiega lo Sceriffo -. Sarò con i miei alpini, è lì che devo essere». Il Pdl sorride, vince in Comune la battaglia che non era riuscita al partito in Provincia, dove il presidente Muraro (anche lui leghista) non vuol sentir parlare di celebrazioni. E spunta addirittura un calendario da inserire nel sito del Comune. Quando fu presentato, un mese fa, Gobbo approvò, pur senza entusiasmo. Con una precisazione fondamentale: «Non è detto che il sindaco partecipi ». Ed eccolo, il compromesso leghista. Se non si vedranno fazzolletti verdi, non ci sarà bisogno di tante spiegazioni. Silvia Madiotto
Jesolo. Tassa di soggiorno, Zoggia dice no. «Un grave errore per il nostro turismo in questo periodo di crisi». JESOLO. Tassa di soggiorno, no secco del vice sindaco Valerio Zoggia. I tempi di crisi non conciliano una simile imposizione e neppure avviare il dibattito appare salutare per Zoggia che prende le distanze da quanto affermato dal sindaco Francesco Calzavara nei giorni scorsi in merito all'eventuale applicazione per il 2012. E' apparso interessato anche il primo cittadino di Cavallino Treporti, Claudio Orazio, che la ritiene necessaria, e poi quello di Caorle, Marco Sarto, che accetta di avviare il dibattito. Quello di Eraclea, Graziano Teso, rinvia alla prossima amministrazione che guiderà la città. Bibione e Chioggia sono al momento senza sindaco. Gli operatori del turismo sono praticamente tutti contro.  Zoggia ora prende la parola e, come ha fatto con le critiche a Miss Italia, va contro Calzavara. «In questo momento delicato - spiega - di crisi del settore turistico incide tanto, anche una piccola variazione sul costo del soggiorno potrebbe avere come esito la scelta di altre località di villeggiatura rispetto alla nostra. Invito comunque ad una riflessione. I Comuni - aggiunge - stanno subendo una serie di tagli, di anno in anno, nell'erogazione dei contributi statali e regionali, cosa che comporta una reale e notevole difficoltà a far quadrare i bilanci. Per ciò mi domando in quali capitoli si dovrebbe incidere. Sul sociale? - si chiede - Direi proprio di no, anzi. Sulle risorse destinate al turismo? Direi ancora di no, vista la vocazione turistica di Jesolo. Su quelle destinate ai giovani, alla cultura e allo sport, che sono già esigue? Sulle risorse destinate alla manutenzione, necessarie alla nostra città che accoglie un numero elevato di visitatori l'anno? E allora? Come possiamo fare? Sarebbe importante organizzare qui a Jesolo - conclude - una tavola rotonda sul tema per cercare soluzioni realmente condivise con gli operatori e i cittadini».  Chi ha avviato già una guerra contro la tassa di soggiorno è il Fli di Daniele Bison, già in corsa quale candidato sindaco alle prossime elezioni del 2012. «Questi sono i primi assaggi del federalismo fiscale leghista che il Pdl ha approvato - attacca con l'ennesima chiosa a Lega e Pdl - noi abbiamo iniziato una campagna contro la tassa che si aggiunge a quelle che doveva togliere il Governo Berlusconi. Invito tutti quanti la pensano così ad unirsi a noi».  

Padova. «Vogliamo il Veneto a statuto speciale». Disagio e rabbia per le celebrazioni dell'Unità: non c'è nulla da festeggiare. «Noi Veneti, a partire dai nostri rappresentanti, abbiamo ben poco da festeggiare riguardo il 150º. Ma se il ricordo è invece sacrosanto, che sia per tutti e non per una parte solamente». Così scrive Moreno Menini, uno degli otto che fra l'8 e il 9 maggio 1997 occuparono il campanile di San Marco. Menini, presidente dell'associazione culturale «Bepin Segato-Patriota veneto», dedicato all'«ambasciatore dei Serenissimi», di San Michele delle Badesse, morto il 25 marzo 2006, lancia dal sito www.bepinsegato.net un «appello ai Sindaci, agli Assessori, ai Presidenti di Provincia e al Governatore del Veneto, affinché non perpetuino un ulteriore torto dopo 144 anni di mezze verità».  MALESSERE. Che l'anniversario dell'Unità d'Italia sia vissuto con profondo disagio dai venetisti lo testimoniano i tanti siti e blog che danno spazio alle voci dell'autonomismo. «A noi veneti non interessa la Padania, che non la ga ne cao ne coa, ma un Veneto regione autonoma. Come il Trentino». Parola di Bortolino Sartore, portavoce della Liga Veneta per l'Autonomia e consigliere provinciale a Vicenza, che vede tra i suoi leader Giorgio Vido. Parlamentare della Lega Nord dal marzo 1994 al gennaio 1995, poi transitato alla Lega Italiana Federalista, l'ingegner Vido, residente a Maserà, 70 anni il primo aprile, è uno dei fari dell'autonomismo veneto nel Padovano. Nel suo percorso il Fronte Marco Polo, la Liga Fronte Veneto (dalla fusione del Fronte Marco Polo con i Veneti d'Europa). Nel 2004 Regione Veneto a statuto speciale. Alle Regionali 2010, come Liga Veneto Autonomo, ha sostenuto alla presidenza del Veneto Giuseppe Bortolussi.  MIRIADE DI SIGLE. Non è facile orientarsi in una galassia sempre in movimento e in inarrestabile ricomposizione, che si appresta a vivere, con evidente disagio, il 150º anniversario dell'Unità d'Italia. «This isn' t Venet Flag» si legge, a fianco del tricolore, nella home page del Movimento Veneti, in cui l'annessione del 1866 è definita come «la grande beffa».   LIGA VENETA REPUBBLICA. Il padovano Primo Calzavara (segretario politico provinciale) fa parte del direttivo nazionale della Liga Veneta Repubblica, che si riconosce nella leadership del segretario generale Fabrizio Comencini. Dall'home page si può ascoltare l'ino nasional veneto: «Na naxion, un cor solo, na voxe».  STATO VENETO E VENETO STATO. Non è un gioco di parole. Stato Veneto è il movimento, nato nel 2007 e presieduto dall'avvocato veronese Vittorio Selmo. Stato Veneto rilascia «il passaporto veneto, che la «scopo di manifestare la propria appartenenza alla Nazione Veneta ed è preordinato alla formazione dell'Anagrafe veneta».  VENETO STATO. Umberto Cocco (ex Progetto Nordest) è il leader padovano di Veneto Stato, costituito a Cadoneghe il 12 settembre 2010. Veneto Stato ha il suo fiore all'occhiello in Antonio Guadagnini, già vicesindaco di Crespano del Grappa, già animatore del «movimento dei sindaci 20%», che è in corsa per la presidenza della Provincia di Treviso.  VENETO LIBERO. Il movimento, che ha nel suo «Pantheon» Gianfranco Miglio e Giuseppe «Beppin» Segato, vede come leader Lucio Perin, consigliere comunale a Monselice. 



Reggio emilia. «Pacificazione, la buona volontà c'è». Il presidente Notari si avvia alla conferma e parla del futuro e degli odi del dopoguerra. Si apre domani per concludersi domenica nell'aula magna dell'università in viale Allegri il XV congresso provinciale dell'Anpi. I lavori inizieranno alle 9 con la proiezione di un film sull'inaugurazione di una scuola in Palestina intitolata a Giuseppe Carretti, già presidente dell'Anpi di Reggio. Parteciperà anche l'ambasciatore palestinese Sabri Ateyeh. Seguirà la relazione del presidente Giacomo Notari. Nel corso dei due giorni ci sarà spazio per la lettura di testimonianze e per intermezzi musicali. L'elezione del presidente è prevista per domenica mattina, dopodiché la conclusione dei lavori. Praticamente scontata la rielezione del presidente uscente: Giacomo Notari resterà in carica.  Presidente, qual è lo stato di salute dell'Anpi di Reggio, oggi?  «La salute dell'Anpi di Reggio la riteniamo complessivamente buona, abbiamo un po' il dispiacere per l'aver perso tanti di quei partigiani e partigiane che hanno fatto la guerra di Liberazione e che sono stati portati via dal tempo. Abbiamo però la consolazione e la soddisfazione di vedere che l'Anpi, che un tempo era composta quasi solo da questi partigiani, oggi è fatta da cinquemila iscritti, perché ci sono migliaia di persone che non hanno fatto la Resistenza, soprattutto giovani e donne. Lo statuto è cambiato e consente oggi di iscriversi anche a chiunque abbia sentimenti antifascisti e voglia difendere la Costituzione. Chi ha questi ideali, da noi trova la sua casa».  Quanti fra i soci dell'Anpi hanno partecipato alla lotta di Liberazione?  «In provincia la commissione alleata che aveva sede a Parma ne aveva riconosciuti circa diecimila, uomini e donne giovani in quel tempo. Adesso non ho un conto precioso ma siamo al di sotto delle mille persone».  Quali sono le prospettive rispetto al congresso che si apre sabato?   «Le prospettive sono queste: intanto l'Anpi, grazie alla modifica dello statuto che ha aperto ai giovani, sta puntando a raggiungere le 150mila unità in Italia. Sono nate federazioni al Sud, dove non c'è stata la guerra partigiana, addirittura nostri di Reggio sono andati a presiedere congressi dell'Anpi a Palermo e a Salerno. L'Anpi non avrà un tramonto».  Perché secondo lei ancora oggi la Resistenza è costretta a giustificare se stessa?  «Giustificare se stessa? Ho avuto modo di dirlo al congresso passato: proprio perché siamo stati una grande forza, che a Reggio ha dato oltre 600 caduti fra cui famiglie gloriose come i Cervi, i Manfredi, i Miselli; proprio perché abbiamo dato tanto, proprio perché abbiamo questa forza interiore possiamo permetterci anche di biasimare quegli episodi che sono avvenuti nel dopoguerra nella nostra provincia, sia pure ad opera di pochissime persone. Persone che hanno tradito i veri valori della Resistenza, perché noi, la moltitudine, finita la guerra ci siamo messi a ricostruire il paese, prova ne sia il convitto Rinascita che abbiamo costruito a Rivaltella per dare cultura ai partigiani e ai deportati. Era una scuola di formazione professionale, soprattutto nell'edilizia, nel settore elettrico e idraulico».  Secondo lei l'Anpi deve essere un soggetto politico nella vita italiana?  «Noi siamo un soggetto politico che non sta alla finestra a guardare ciò che capita, noi interveniamo nei problemi seri del paese. Il fatto stesso che io e Fioroni, dei partigiani cattolici, avessimo firmato un appello per votare quei partiti che si richiamano alla Costituzione e ai suoi valori ha un significato preciso in questo senso».  Ma è possibile dopo 66 anni ancora non essere arrivati alla pacificazione a Reggio fra chi stava da una parte e chi dall'altra?  «Abbiamo fatto tanti gesti di buona volontà, il problema è che ci sono forze politiche chiaramente fasciste che non fanno i conti con la nostra e la loro storia. Chiedono ancora la parificazione come patrioti dei fascisti che hanno combattuto con la Rsi. Come è possibile che siano uguali quelli che volevano fare largo a una dittatura e quelli che sono morti per la libertà?».  Cosa pensa della Croce di Cernaieto e di altri simboli legati al mondo della destra di 11 marzo 2011
quegli anni? 

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