mercoledì 23 marzo 2011

Federali-Mattino. 23 marzo 2011. Bien manger, bien boire, bien vivre. Sem a la früta...

Anticonformista e frugale:
Vescovo Tripoli, intervento sbagliato.
Per la tv di stato cinese Gheddafi è un leader anticonformista e frugale.
Libia, vertice sui profughi. Zaia: "Non ospiteremo clandestini"
Padova. Libia, accordo sui profughi.

Ratt:
Censurata la campagna contro i «ratt».
Milano. Accordo Moratti-Lega: «I bonus comunali? Prima ai milanesi»
Ecco il film su Berlusconi. Il regista: è un saggio sul linguaggio.

Amore di Sindaco:
Bozen. Qualità dei servizi: Bolzano e Trento i migliori comuni d'Italia
Trento. Sindaci più graditi. Andreatta sesto in Italia
Aosta. Bruno Giordano dodicesimo tra i sindaci più apprezzati
Ferrara. Marattin promette: taglierò il debito.
Modena. Pighi non è tra i 10 sindaci più amati d'Italia.
Bologna. Merola, stretta sulle feste di laurea: «Qui non si fa casino».
Padova. Zanonato, gradimento del 56% tra i padovani.

Capitolo V, Art. 116:
Bozen. Leitner: la Svp ci segue sui temi del patriottismo perché non ha obiettivi.
Aosta. "Bien manger, bien boire, bien vivre"
Aosta. Stella Alpina disponibile al confronto sull'ingresso in maggioranza regionale al PdL.
Aosta. Gli orti per anziani, una realtà che funziona
Belluno. Sanità, la Regione rassicura l'Usl 1.
Udin. Elezioni in Fvg, 500 mila al voto.
Gorizia. Tagli alla sanità regionale, è Gorizia la più colpita.

Ladri di biciclette:
Verona. «Le bici vanno a ruba, bisogna marchiarle»
Verona. False coop nel mirino «Lavoro sotto-pagato»
Parmalat, la Francia all’assalto.
Parmalat parla più francese: Lactalis ha già superato il 29%


Vescovo Tripoli, intervento sbagliato. 12:16 22 MAR 2011
(AGI) - Tripoli, 22 mar. - "Un intervento sbagliato. Non si puo' risolvere la violenza con altra violenza. Non si capisce chi comanda e cosa vogliono fare. Dicono che bombardano la contraerea e poi tentano di colpire Gheddafi". Cosi' monsignor Martinelli, vescovo di Tripoli, ha commentato i bombardamenti che da tre giorni stanno colpendo il territorio libico. "E' una situazione che non portera' da nessuna parte", ha aggiunto. La comunita' cristina di Tripoli conta tra le sue file, molti congolesi, etiopi ed eritrei "costretti a rimanere nel paese per l'impossiblita' di rientrare nei loro. Stiamo cercando di aiutare a tenere insieme la nostra comunita'. Fortunatamente per i rifugiati si e' aperto un varco verso la Tunisia, dove le Nazioni Unite hanno aperto uffici al confine", ha spiegato il vescovo. Della comunita' italiana a Tripoli, "sono rimaste solamente due suore. La gente ha paura di uscire di casa, io rimango qui finche' rimarra' un solo cristiano", ha concluso.(AGI) .

Per la tv di stato cinese Gheddafi è un leader anticonformista e frugale. I blogger: annientatelo. Un «leader carismatico», originale e dalla vita semplice e frugale, «che ha saputo rendere il suo paese più attraente di molti altri stati africani»: questo il ritratto di Muammar Gheddafi dipinto dalla televisione di stato cinese Cctv 4, che sta mandando in onda in questi giorni un breve documentario biografico dal titolo «l'anticonformista Gheddafi», in cui gli occidentali coinvolti nei raid sono definiti «aggressori«. Il leader libico viene descritto come un uomo che «ha condotto una vita frugale, che preferisce l'acqua minerale e il latte di cammello a ogni altra bevanda, che dorme in una tenda beduina anzichè in palazzi o hotel di lusso, e che cavalca un cammello invece di viaggiare in limousine».

La Cina ha fortemente condannato l'intervento delle forze multinazionali in Libia, giudicandolo un'aggressione e un' intromissione negli affari interni di un altro Paese e causa di una catastrofe umanitaria. Pechino ha espresso il proprio dissenso astenendosi in Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla risoluzione 1973, quella che ha autorizzato l'iso della forza. «Ho visto anche altri programmi che dipingono Gheddafi come un eroe - spiega Sun Wenguang, un professore in pensione della Università di Shandong, nella città di Jinan, nella zona orientale della Cina - e questo mi ricorda molto il modo in cui i media cinesi all'epoca parlavano di Saddam Hussein». Il programma andato in onda sulla Cctv non ha fatto alcuna menzione del terrorismo e delle accuse di omicidio rivolte al regime di Gheddafi.

Molti internauti cinesi hanno tuttavia espresso il loro disaccordo verso la posizione cinese. «La sovranità della Libia - ha detto un giovane cinese che si è firmato zhanghui1984 - appartiene ai libici, non a Gheddafi, per cui mettere fine al regime di Gheddafi rappresenta la più alta forma di rispetto» per la sovranità libica. «Ho sentito che il patrimonio di Gheddafi ammonta a 30 miliardi di dollari», ha invece sottolineato un altro internauta, Tuizong, che contesta il ritratto di uomo frugale fatto dalla tv cinese. «Vorrei che i media lo dicessero, altrimenti mi sento completamente sconcertato», dice.

Sulla questione è intervenuto anche Han Han, il più famoso blogger cinese, che ha preso una chiara posizione contro Gheddafi in contrasto con il punto di vista di Pechino. «I dittatori non hanno affari interni - ha scritto il blogger - e gli schiavisti dovrebbero essere invasi ed eliminati. Ieri c'è stata la luna più brillante in 19 anni. Non interessa chi lo faccia e perchè: in nome della luna, annientatelo». (Ansa)
22 marzo 2011

Libia, vertice sui profughi. Zaia: "Non ospiteremo clandestini"
All'uscita dal vertice con il ministro Maroni il governatore del Veneto ha chiarito: "Per adesso di profughi libici sul nostro territorio non ce n'è uno. Ci sono solo clandestini e noi non li vogliamo", PADOVA. Il Veneto dice no al possibile arrivo di clandestini provenienti dal Nord Africa, mentre resta in attesa di conoscere il piano del governo, ''con i giusti correttivi pensati per la nostra regione'', per quanto concerne i profughi politici che potrebbero fuggire dalla Libia. Il governatore Luca Zaia ha sottolineato l'assoluta indisponibilità del Veneto ''per i clandestini che stiamo vedendo in queste ore'' a Lampedusa. Persone provenienti dall'area nordafricana - ha aggiunto Zaia - ''ma che nulla hanno a che vedere con gli eventuali profughi provenienti dalla Libia. E al momento, a quanto risulta, di questi in Italia non ce ne sono. I clandestini, invece, devono essere portati direttamente nei centri di identificazione ed espulsione''.
Il piano del Governo che dovrebbe essere messo a punto nei prossimi giorni, ''riguarda la sistemazione nelle varie regioni italiane di 50 mila profughi politici per i quali si può parlare di status politico; ma al momento di profughi libici in Italia non ce ne è uno'' ha proseguito il governatore del Veneto.

Padova. Libia, accordo sui profughi. Ma Zanonato a Maroni: "Fermi la Lega". Vertice a Roma tra governo, Regioni e Comuni. Trovato l'accordo di massima sulla gestione. Il sindaco di Padova, responsabile Anci, provoca il ministro: "Noi ci facciamo carico dei problemi e il suo partito ci attacca". PADOVA. L'Associazione nazionale dei Comuni offre la sua piena disponibilità ''a cooperare con il governo sul fronte dell'emergenza umanitaria che può scoppiare da qui a breve sul fronte degli immigrati provenienti dai paesi del Nord Africa'': è quanto ha reso noto il delegato Anci per l'immigrazione e sindaco di Padova, Flavio Zanonato, al termine di un incontro al Viminale con il ministro degli Interni, Roberto Maroni.
A questo punto, ha osservato Zanonato, ''serve però un  criterio che sappia realizzare i giusti correttivi a seconda delle varie realtà delle regioni italiane. Tuttavia l'impegno dei comuni è stato forte anche in passato, visto che sono stati circa 3 mila i profughi accolti con il progetto Sprar che sono stati allocati anche in numerosi piccoli comuni italiani''. Al momento, ha detto Zanonato, ''circa 1.550 profughi non sono stati accolti per la mancanza di risorse, che tuttavia il governo ci ha garantito erogherà quanto prima. Da questi 1.550 - ha concluso - potremmo arrivare ad un livello di accoglienza fissato anche intorno a quota 2.500''.
Il ministro Maroni, nel corso dell'inconto, ha fatto una previsione di arrivo dalla Libia di circa 50 mila profughi. Nella riunione di stamattina tutte le regioni si sono messe d'accordo per ricevere gli immigrati. Saranno "spalmati" in modo equilibrato su tutte le regioni, anche quelle del nord e quelle a statuto speciale. A questa si aggiunge l'accoglienza prevista dal progetto Sprar, nei comuni.
Il sindaco Zanonato ha anche consegnato nel corso dell'incontro una grande foto a Maroni del banchetto fatto dalla Lega Nord a Padova, in cui si prendevano di mira sindaco e prefetto per la vicenda della caserma Romagnoli. "Non possiamo farci carico dei problemi - ha sottolineato Zanonato - e poi essere attaccati dagli uomini del suo partito". Il ministro però ha risposto con una battuta: "Capita che i leghisti attacchino anche me".
Il presidente del Veneto Luca Zaia ha dichiarato di voler "conoscere il piano del governo" prima di dare il suo sì definitivo. E su Facebook ha aggiunto: "Bisogna fare chiarezza: la partita delle regioni è la partita dei profughi libici che chiedono asilo politico. Maroni è stato chiaro: non stiamo parlando di clandestini. Quelli che arrivano oggi a Lampedusa sono clandestini e, quindi, avranno altre destinazioni".

Censurata la campagna contro i «ratt». La pretura ha riconosciuto ai frontalieri il diritto di esaminare preventivamente i manifesti. LUGANO - Censura preventiva per i manifesti di «Bala i ratt», la campagna dell'Unione democratica di Centro Ticino che paragona i frontalieri italiani a topi e li accusa di rubare il lavoro agli svizzeri. La pretura di Lugano ha riconosciuto ai frontalieri il diritto di visionare in anticipo il contenuto dei cartelloni ed eventualmente di bloccarne l'affissione e chiedere un risarcimento per i danni morali. La campagna contro i «ratt» è stata lanciata nel settembre dello scorso anno e ha suscitato forti polemiche sul fronte italiano quanto su quello svizzero. I protagonisti sono tre ratti, colpevoli di rubare il «formaggio» (lavoro e soldi) agli svizzeri: Fabrizio, frontaliere piastrellista di Verbania; Bogdan, ladro rumeno sponsorizzato e difeso dall'Unione Europea; Giulio, commercialista lombardo, che brandisce uno scudo (fiscale) su cui sono dipinti «Tre-monti».

Proprio ieri, gli ormai famosi topi sono apparsi su un nuovo cartellone, sempre parte della campagna elettorale dell'Udc. Lo slogan questa volta è «sem a la früta...» (siamo alla frutta). A nome di decine di frontalieri, l'avvocato ticinese Paolo Bernasconi si è rivolto alla pretura di Lugano chiedendo un intervento giudiziario contro i manifesti. Il caso è approdato in aula lunedì. «Abbiamo ottenuto dal pretore il diritto di visionare preventivamente tutti i contenuti della campagna - spiega lo stesso Bernasconi -. In questo modo avremo la possibilità di agire ufficialmente come garanti e valutare se ci siano elementi tali da richiedere la rimozione dei manifesti o eventualmente un risarcimento per il danno morale. Di fatto, si tratta di un riconoscimento del fondamento della nostra domanda e quindi della natura offensiva della campagna».

Il legale si appella ora ai sindaci del Canton Ticino perché impongano la rimozione dei manifesti. «E' contrario all'ordine pubblico lanciare una campagna offensiva che paragona migliaia di lavoratori a topi repellenti e scansafatiche - dice Bernasconi -. Mi auguro che qualche Municipio abbia il coraggio di intervenire e magari essere d'esempio ad altri».
Anna Campaniello

Milano. Accordo Moratti-Lega: «I bonus comunali? Prima ai milanesi»
Salvini (Lega): dieci anni di residenza a Milano per avere accesso ai servizi del Comune. Sgravi alle famiglie
MILANO - Programma chiuso. Con un'aggiunta finale. Anzi, con un «cappello» iniziale. Dai toni e dagli accenti profondamente leghisti. Tanto che il Carroccio esulta. Ennesimo vertice a casa Moratti per portare a termine il programma elettorale: cento punti che potrebbero essere presentati in una grande kermesse al Teatro Nuovo il 2 aprile, magari alla presenza del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e del leader della Lega, Umberto Bossi.
Eccola l'introduzione che è stata inserito all'ultimo minuto e che ha soddisfatto profondamente il Carroccio: «Grazie al federalismo fiscale a Milano aumenteranno i servizi sociali e culturali senza gravare sui cittadini e senza mettere la tassa di soggiorno e attribuendo fondi secondo i criteri della residenza e del rispetto della legalità». Soddisfatto il capogruppo della Lega, Matteo Salvini: «Federalismo, residenza e legalità sono i criteri della Lega che saranno nel cappello del programma». Oltre all'accenno al federalismo fiscale, una battaglia portata avanti dalla stessa Moratti e l'assicurazione che non verrà inserita la tassa di soggiorno, c'è tutto il capitolo dedicato alla ripartizione dei fondi. In base alla residenza e al rispetto della legalità. Che significa? Che per poter accedere ai fondi dei servizi sociali come il bonus bebè, il bonus libri o per poter avere un alloggio popolare del Comune bisognerà avere la fedina penale pulita ed essere residente in città da un tot di anni. Il numero è stato lasciato volutamente indefinito. Sarà il voto del 15 maggio a determinare gli anni di residenza. Se il Carroccio farà il pieno elettorale, i leghisti, vorrebbero riproporre la stessa ricetta di Flavio Tosi, sindaco di Verona: per poter accedere agli alloggi popolari servono almeno dieci anni di residenza in città. «Eravamo arrivati a una quadra sui criteri - spiega il segretario cittadino della Lega, Igor Iezzi - ma l'avvocatura comunale ha posto dei problemi perché il progetto portato avanti da Tosi era composito e partiva dalla legge regionale che poi veniva attuata dal comune. Per questo si è deciso di lasciare nell'indeterminatezza la questione degli anni. A questo punto i criteri li deciderà la prossima giunta».
Discorso implicito: se sarà la Lega a raccogliere tanti voti, gli anni di residenza saliranno proporzionalmente al bottino elettorale. «Cinque anni non bastano - continua Iezzi - taglierebbe fuori solo il 3 per cento degli immigrati. È importante aver aggiunto la questione del principio di legalità: escludere tutti coloro che hanno occupato una casa o chi ha commesso furti o altri tipi di reati». Lo sottolinea anche il capogruppo del Carroccio, Matteo Salvini: «Nel programma della Lega indicheremo la residenza di 10 anni a Milano come criterio per ottenere i servizi sociali del Comune, bonus e case popolari». Per il resto, il vertice si è interrogato su quando presentare il programma. Bisogna incastrare le agende. Soprattutto quella di Berlusconi. Un'ipotesi possibile è quella del 2 aprile al Teatro Nuovo in piazza San Babila. Ma oltre al presidente del Consiglio, la Moratti vorrebbe avere affianco sul palco anche il leader del Carroccio, Umberto Bossi. Non sarà facile.
Maurizio Giannattasio

Ecco il film su Berlusconi. Il regista: è un saggio sul linguaggio. Roma, 22-03-2011
Il racconto di un uomo del quale tutto (o quasi) ormai si conosce nel nuovo film di Roberto Faenza, "Silvio forever", insieme a Filippo Macelloni, scritto dai giornalisti ed editorialisti del Corriere della sera Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella.
Una carrellata di immagini montate utilizzando l'audio originale del premier per ripercorrerne la vita, dall'infanzia ai nostri giorni passando attraverso i fatti più noti della sua vita politica e privata. Il tutto condito dagli interventi veri e esilaranti di vari personaggi tra cui Rberto Bnigni, Drio Fò,don Luigi Verzè, Enzo Biagi e Indro Montanelli ("Sapevo che avrebbe confuso interessi privati con quelli pubblici. Ha fatto della verità un concetto del tutto personale").

Il film, presentato questa mattina ad una sala stampa gremita, apre con le immagini della mamma di Berlusconi, Rosa, che racconta quanto sia generoso e buono suo figlio, del quale non esiste una foto di vita mondana, né tantomeno in compagnia delle donne e che in sala provoca le prime risate per l'inevitabile associazione alla realtà.

Seguono tutta una serie di filmati che fotografano l'uomo (e showman) Berlusconi e il paese che governa attraverso le sue personali dichiarazioni che vanno da battute come "comprar Dio sarebbe come comprare me stesso" a "mi sento invincibile" (in riferimento all'orologio che regalò al padre e che gli fu restituito in punto di morte e grazie al quale oggi si sente protetto da tutto).

E ancora "fossi nato in Arabia sarei uno sceicco". Non ultima la battuta in merito al suo incontro con il Papa al quale chiese come faceva ad avere sempre l'aria del vincitore dopo ogni trasferta e del quale raccontò: "mi ha dato la benedizione ma aveva l'aria di pensare che non ne avessi un bisogno particolare".

"Nel bene o nel male è una storia del nostro paese e andava raccontata", spiega Faenza, definendo il film "un saggio sul linguaggio" perché "Berlusconi non parla il linguaggio dei politici ma ne usa uno molto semplice fatto di cento vocaboli da quarta elementare che arrivano alla gente".

"E' una fotografia scattata dallo stesso protagonista", aggiunge Macelloni. Il risultato è un'autobiografia ironica che, come dicono gli autori, dovrebbe scaturire un'opinione. prevedibile pensare però che nulla possa aggiungere a quella che ogni italiano si è fatto in questi 17 anni di governo.

"Nessuno discute la simpatia di Berlusconi - interviene Neri Marcorè (voce fuori campo nel film) - quanto la sua capacità di governare il paese, oggi più brutto, più corrotto e meno felice di un tempo".

Il film, per il quale c'è già grande interesse di acquisto all'estero, arriva nelle sale distribuito da Lucky Red in 102 copie. Da venerdì 25 marzo. Difficile - dicono in conferenza - pensare che possa essere comprato da Rai e Mmediaset. "anche per questo motivo - punzecchia Faenza - il nostro è' un brutto paese".

Bozen. Qualità dei servizi: Bolzano e Trento i migliori comuni d'Italia
Confermati i primi posti nella classifica "Monitor città" di Full Research per il secondo semestre 2010. Gradimento sindaci: Andreatta è al sesto posto in Italia, Spagnolli si piazza al 19° posto. BOLZANO. Bolzano e Trento si confermano i Comuni con la migliore qualità dei servizi erogati in Italia.
Lo studio Monitor Città, realizzato da Fullresearch, vede infatti al primo posto Bolzano (76,3%), seguita da Trento (71,5%) e Belluno (66,1%).
Ad eccezione di Siena, i primi 20 posti di questa classifica sono tutti occupati da città del Nord.
Il sindaco più amato d'Italia resta Matteo Renzi, primo cittadino di Firenze, seguito da Flavio Tosi (Verona) e Sergio Chiamparino (Torino).
Il sindaco di Trento Alessandro Andreatta si trova in sesta posizione, mentre il sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli in 19/a.

Trento. Sindaci più graditi. Andreatta sesto in Italia 22/03/2011 11:22
TRENTO, 22 MAR - Matteo Renzi ripete l'exploit di sei mesi fa e si riconferma in testa alla classifica nazionale dei sindaci più graditi d'Italia; ora però deve dividere il gradino più alto del podio con il suo collega di Verona Flavio Tosi, che lo raggiunge al primo posto: è quanto decreta la 14/ma edizione di 'Monitor Citta" per quanto riguarda il secondo semestre del 2010. Nella graduatoria dei sindaci più amati guadagna una posizione anche il sindaco di Torino (e presidente dell'Anci) Sergio Chiamparino (terzo nel primo semestre 2010 e ora secondo con il 65,9% di gradimento grazie anche a un +1,7 di gradimento), seguito dal neosindaco di Sassari Gianfranco Ganau, eletto nella primavera scorsa e al suo secondo mandato (65%). Sesto il sindaco di Trento Andreatta, mentre Spagnolli di Bolzano è diciannovesimo. Il capitolo del gradimento sulla qualità dei servizi erogati vede riconfermata al primo posto Bolzano (76,3%), seguita da Trento (71,5%) e Belluno (66,1%). Ad eccezione di Siena, i primi 20 posti di questa classifica sono tutti occupati da città del Nord. (ANSA).

Aosta. Bruno Giordano dodicesimo tra i sindaci più apprezzati
Secondo "Monitor Città" il sindaco di Aosta ottiene il 60,1 per cento dei consensi
22/03/2011   
AOSTA. Il sindaco di Aosta, Bruno Giordano, raccoglie il 60,1 dei consensi tra i cittadini. Lo rileva Monitor Città, la semestrale analisi svolta da Full Research sull'apprezzamento dei sindaci nelle città italiane. Il dato si riferisce alla seconda metà del 2010, proprio all'inizio dell'attività amministrativa svolta da Giordano, eletto a maggio.
Il primo cittadino di Aosta è dodicesimo in graduatoria e staccato di otto punti dai "super sindaci" di Verona e Firenze, il leghista Flavio Tosi e Matteo Renzi del PD, che raccolgono entrambi il 68,1 per cento dei consensi. Terzo è Sergio Champarino (65,9) che amministra la città di Torino.
La Full Research ha anche analizzato il gradimento dei cittadini nei confronti dei servizi offerti dall'amministrazione pubblica. In questo contesto il giudizio degli aostani tra la prima e la seconda metà del 2010 è migliorato: il capoluogo valdostano è salito al sesto posto dal nono grazie al 61,9 per cento di commenti positivi.
In prima e seconda posizione si trovano le due province autonome trentine.

Ferrara. Marattin promette: taglierò il debito. Così è davvero intollerabile. Nuovo consiglio comunale dedicato al bilancio. La conferma di una manovra che prevede sacrifici: fra tre anni ci presenteremo alle elezioni con un debito sensibilmente inferiore. di Marcello Pradarelli. FERRARA. Marattin può concedersi il lusso di prendersela con il governo di centro destra che impone i sacrifici ai Comuni e continua a gonfiare la spesa statale, e contemporaneamene di fare il contropelo al centro sinistra locale. Se lo può permettere non solo perché è il nuovo assessore al bilancio, ma perché è politicamente disancorato dal passato.

Non è un ex qualcosa (comunista, democristiano, socialista...), è un economista liberal del Pd al quale Tagliani ha affidato il compito non solo di far quadrare i conti scombinati dai tagli di Tremonti (7 milioni) e dalla crisi economica (3,5 milioni di entrate in meno), ma di cambiare radicalmente l'impostazione della spesa comunale.

Marattin ha preso un impegno solenne illustrando ieri il bilancio 2011 in consiglio comunale: «Promettiamo ai cittadini ferraresi di presentarci alle prossime elezioni aministrative con un livello di debito sensibilmente inferiore».

Poco importa se i 152 milioni di debito sono frutto di politiche di investimento più o meno sagge, più o meno necessarie, più o meno condivisbili. Il fatto è che «l'indebitamento è eccessivo e va abbattuto ora, la rata di 18 milioni all'anno è un peso insopportabile».

Rimandare equivale a gravare sui più deboli e per Marattin «gli ultimi, quelli che non hanno voce, quelli a quali è particolarmente dedicato questo bilancio, sono i nostri figli» e i giovani di oggi che «pagheranno un prezzo altissimo» per l'allegra spesa pubblica italiana degli anni Ottanta.

Strappa un sorriso quando elenca i penalizzati presenti in aula: 17 under 40 tra consiglieri e assessori. La lista comprende il vice sindaco Maisto, che ha valicato da poco la soglia, ma è tempo di tagli e anche agli anni si può dare una sforbiciata.

Marattin dice a Tavolazzi, e qui il discorso si fa serio, che il derivato sul debito finora è in positivo per 135 mila euro e che non si debbono diffondere falsità (Tavolazzi gli replicherà duro che in base al contratto con Dexia il
saldo è già negativo per 400 mila). Ma polemica a parte è la sostanza che conta.

E l'assessore annuncia che se il costo di uscita dal derivato - oggi tra 2,5 e 3 milioni - si dovesse ridurre sensibilmente «il Comune è pronto a considerare tale opzione». Gli investimenti saranno finanziati con le vendite del patrimonio comunale. La regola, quasi ferrea, sarà questa: si spende e si investe non in base ai bisogni e alle buone vecchie, care abitudini, ma in base alle risorse effettivamente disponibili.

Per la parte di spesa corrente la «grande criticità è costituita dalla spesa per il personale», che con i suoi 1.344 dipendenti si mangia quasi metà bilancio. Pesa in questo caso «la scelta fatta nel passato di supplire alla mancanza dello Stato accollandosi la gestione delle scuole materne».

Ridurre i costi (taglio di mezzo milione all'Istituzione Scuola) senza diminuire le sezioni è stato il criterio seguito. Mentre incombe lo sciopero dei vigili urbani proclamato dalla Cgil per domenica 27, Marattin fa due affermazioni. Una di apertura verso i sindacati in vista della trattativa del 24: «Ogni decisione in materia di personale è delicata, in quanto va a colpire la risorso più preziosa dell'ammininistrazione comunale, e quindi va ponderata in materia di personale sono certamente delicate, quindi va ponderata e discussa forse con maggior cura rispetto alle altre».

La seconda affermazione è un avviso alla Cgil: «Se qualcuno crede che non già la decisione, ma la semplice proposta di discussione debba essere vincolata alla preventiva, gentile concessione di una categoria sindacale prefigurando altrimenti il reato di lesa maestà, mi si lasci dire col massimo della chiarezza possibile che chi è armato di tale presunzione vive in un mondo che, qualora fosse mai esistito, è finito».

Modena. Pighi non è tra i 10 sindaci più amati d'Italia. Il nostro primo cittadino si posiziona al diciannovesimo posto. In testa e senza rivali il rottamatore Matteo Renzi, il primo dell'Emilia Romagna è Del Rio - settimo - sindaco di Reggio Emilia. MODENA. Niente da fare il sindaco Pighi non riesce ad entrare nella top-ten dei sindaci più amati d'italia. Distanziato di sette punti percentuali dal 'capolista' Matteo Renzi, è il collega di Reggio Emilia Graziano Del Rio l'unico emiliano romagnolo tra i primi 10. E' al settimo posto nella classifica dei sindaci italiani più amati secondo la rilevazione 'Monitor città realizzata da Fullresearch nel secondo semestre 2010. E' lui dunque l'unico emiliano-romagnolo che compare nella top ten dei primi cittadini con un gradimento del 61,9%. Tra i primi 35 amministratori, invece, è undicesimo il ravennate Fabrizio Matteucci (in calo dell'1% e a quota 60,8%) e 14/o Pietro Vignali di Parma, con il 60% anche se in calo del 2,5%. Prestazioni migliori per quanto riguarda la soddisfazione dei cittadini rispetto ai servizi erogati dalle amministrazioni comunali: fra le prime dieci spuntano Reggio e Parma, rispettivamente al quarto e quinto posto e con il +1,3% e il -2,8%. Seguono a distanza i comuni di Piacenza (16/o), Modena (19/o) e Ravenna (20/o).

Bologna. Merola, stretta sulle feste di laurea: «Qui non si fa casino». Il candidato pensa a una «settimana della matricola»
e promette nuovi spazi, alternativi al centro storico. «A Bologna c'è spazio per divertirsi, non per fare casino». Il candidato sindaco del centrosinsitra, Virginio Merola, parte in quarta contro gli eccessi di (parte della) vita universitaria in città. In particolare, annuncia una stretta sulle feste di laurea che spesso lasciano le loro tracce sotto i portici.
«Gli studenti sappiano che qui c’è spazio per divertirsi e studiare, non per fare casino», mette in chiaro il candidato durante un’intervista a Radio Sanluchino. «Non capisco perchè insieme all’Università - prosegue - non si possa dire che quando uno festeggia la laurea non è per forza necessario imbrattare tutti i portici e far scoppiare dei petardi». Cosa Merola abbia intenzione di fare di preciso non lo dice. Ma quello che ha in mente è una tolleranza ridotta sui frequentissimi festeggiamenti di laurea, rituale consueto specie nella zona universitaria. «Lo dico anche ai genitori, che si arrabbiano se gli si dice qualcosa. Insieme all’Università - insiste ancora il candidato - dobbiamo fare capire che la libertà vera è anche rispettare gli altri».

Ma Merola punta più in generale a stabilire un rapporto nuovo con gli studenti, fuorisede e non. A partire da una vera e propria «settimana della matricola», in cui non è solo il rettore dell’Alma mater ad accogliere gli studenti, ma anche il primo cittadino. L’obiettivo è spiegare a loro le opportunità, «quali sconti gli possiamo fare, sugli autobus, sui cinema, e i doveri che devono rispettare». In prospettiva, Merola conta di mettere a disposizione degli studenti nuovi spazi, alternativi a piazza Verdi, piazza Santo Stefano e alle altre mete del divertimento notturno. Saranno luoghi, precisa il candidato sindaco del centrosinistra, «belli come quelli del centro storico dove i giovani potranno andare a vivere la notte». Tra le prime iniziative annunciate da Merola nel caso vinca le elezioni, infine, c’è anche la riattivazione del bus notturno diretto ai locali lontani dal centro storico.

Padova. Zanonato, gradimento del 56% tra i padovani. E' il più amato dopo Tosi. La classifica dei sindaci vede il primo cittadino aumentare il suo consenso rispetto a sei mesi fa. E' trentesimo in Italia, secondo in Veneto solo all'amatissimo sindaco di Verona. Matteo Renzi primo. PADOVA. Guadagna oltre due punti percentuali e arriva al trentesimo posto in Italia tra i sindaci più amati. Buona "performance" del sindaco di Padova Flavio Zanonato nella classifica dei primi cittadini più amati d'Italia, redatta ogni semestre dallo studio "Monitor città". Zanonato infatti ha un giudizio positivo dal 56,3% dei padovani, un risultato che gli consente di rientrare nella classifica che misura solo i sindaci con più del 55% di consensi.

Zanonato si posiziona anche al secondo posto tra i sindaci dei capoluoghi del Veneto, dopo Flavio Tosi che con il 68,1% dei consensi è primo in classifica a pari merito con il primo cittadino di Firenze, il "rottamatore" Matteo Renzi. Tosi negli ultimi sei mesi ha guadagnato 2,2 punti percentuali.

Nella classifica dei sindaci più amati guadagna una posizione anche il sindaco di Torino (e presidente dell'Anci) Sergio Chiamparino (terzo nel primo semestre 2010 e ora secondo con il 65,9% di gradimento), seguito dal neosindaco di Sassari Gianfranco Ganau, eletto nella primavera scorsa e al suo secondo mandato (65%).

Secondo quanto segnalato da "Monitor Città" (lo studio viene realizzato ogni 6 mesi e rappresenta solo gli amministratori che hanno superato la soglia del 55% di gradimento), nella seconda metà del 2010 nessun sindaco donna ha superato la soglia minima di gradimento. Inoltre, i 42 primi cittadini in classifica sono 27 di centrosinistra e 15 di centrodestra; 19 del Nord, 9 del Centro e 14 del Sud.

Tra i sindaci che guadagnano posizioni figurano quelli di Bari e Salerno, Michele Emiliano e Vincenzo De Luca, saliti rispettivamente dal dodicesimo all'ottavo posto e dal decimo al nono; scivola in basso invece di 16 posizioni il primo cittadino di Roma Gianni Alemanno, che passa dal terzo al diciannovesimo posto (-5,1% al 59,1%).

Ecco la classifica completa
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POSIZIONE    SINDACO      CITTA'     GRADIMENTO      VARIAZ.%
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- 01                  M. RENZI         FIRENZE      68,1%            +1,3
- 01                  F. TOSI          VERONA        68,1%            +2,2
- 02                  S. CHIAMPARINO   TORINO   65,9%          +1,7
- 03                  G. GANAU         SASSARI       65,0%              -
- 04                  G. VALLONE       CROTONE    63,1%            -2,8
- 05                  S. BOLZONELLO  PORDENONE   62,6%       +0,6
- 06                  A. ANDREATTA     TRENTO      62,4%           +0,3
- 07                  G. DELRIO        REGGIO E.     61,9%           -0,6
- 08                  M. EMILIANO      BARI            61,7%           +2,8
- 09                  V. DE LUCA       SALERNO      61,6%           +2,0
- 10                              -             -           -                -
- 11                   F. MATTEUCCI     RAVENNA   60,8%           -1,0
- 12                   G. BRUNO         AOSTA          60,1%              -
- 12                   P. FABBIO        ALESSANDRIA 60,1%          +0,7
- 13                        -             -           -                -
- 14                   P. VIGNALI       PARMA           60,0%            -2,5
- 15                   M. CIALENTE      L'AQUILA     59,8%              -
- 16                   G. MARINI        VITERBO        59,7%            -0,4
- 17                           -             -           -                -
- 18                   P. STRESCINO     IMPERIA     59,6%            -2,2
- 19                   G. ALEMANNO      ROMA         59,1%            -5,1
- 19                   L. SPAGNOLLI     BOLZANO    59,1%            +0,6
- 20                   G. FAZIO         TRAPANI          59,0%            +0,6
- 21                   G. MELOGLI       ISERNIA        58,3%            -1,3
- 22                  N. DI PASQUALE   RAGUSA      58,1%            +0,9
- 23                  M. BRUCCHI       TERAMO        57,5%            -0,1

Bozen. Alto Adige, Leitner (Freiheitlichen): la Svp ci segue sui temi del patriottismo perché non ha obiettivi. "Da anni ci battiamo per uno Stato libero: né con l'Italia, né con l'Austria, ma con tutti e tre i gruppi linguistici che abitano in Alto Adige".
di Maurizio Dallago. BOLZANO. «Alla Svp mancano obiettivi politici: ecco perché Durnwalder si rifiuta di partecipare alle feste per l'unità d'Italia, è solo tattica per lanciare un messaggio alla popolazione tedesca e segnalare che nel partito di raccolta c'è anche un'anima patriottica».

Così Pius Leitner, nell'intervista all'Alto Adige, rivendicando a sé la primogenitura di una presa di distanza dalle celebrazioni nazionali. «Avevo chiarito la mia posizione già alla fine del gennaio scorso e il presidente della Provincia non ha fatto altro che venirmi dietro per paura di perdere consenso», ancora il leader dei Freiheitlichen, convinto che «i partiti italiani siano troppo succubi nei confronti della Stella alpina».
«Da osservatore esterno le cerimonie in Alto Adige per i 150 anni dell'Italia unita mi sono sembrate molto fumo e poco arrosto, a parte la festa popolare nei quartieri di Bolzano. Rimango dell'idea che ognuno è libero di festeggiare chi meglio crede, anche se occorre ribadire che per noi sudtirolesi l'Italia non è la nostra nazione», sottolinea Leitner.
Ritiene giusta la presa di distanza del presidente Durnwalder da ogni forma di celebrazione per l'unità d'Italia, comprese quelle istituzionali?
«Le scelte del presidente Durnwalder non sono il frutto di convinzione, ma un preciso messaggio alla popolazione di lingua tedesca per evidenziare che nel suo partito c'è anche l'anima patriottica: una scelta tattica».
Secondo lei si tratta quindi di una decisione d'opportunismo politico, che ha finito però col ferire il gruppo italiano.
«Il punto è che dopo tutti questi anni la gente non gli crede più. Come non ricordare la sua richiesta agli elettori di lingua italiana per avere il loro voto, salvo poi buttare a mare questo consenso, per cercarne o mantenerne uno più grande numericamente nel mondo tedesco».
Ma è sicuro che non sia questa, in fondo, l'anima «primordiale» del Landeshauptmann, quello giovanile contrario alla scelta sul Pacchetto e distante anni luce dal mondo italiano?
«Sottolineo la tempistica delle prese di posizione. Già il 26 gennaio scorso i Freiheitlichen avevano chiarito come sull'unità d'Italia non ci fosse nulla da festeggiare. Intendo come popolazione sudtirolese, mentre Durnwalder è arrivato dopo, anche se riconosco che ha fatto bene, perché noi siamo una minoranza germanofona».
Una minoranza le cui prerogative sono garantite dalla Costituzione di questo Stato.
«È vero, ma l'autonomia ci è stata data, proprio perché non siamo italiani».
Autonomia dinamica, autodeterminazione, Stato indipendente. Dove vogliono andare i Freiheitlichen?
«Da anni ci battiamo per uno Stato libero: né con l'Italia, né con l'Austria, ma con tutti e tre i gruppi linguistici che abitano in Alto Adige. Riteniamo controproducenti i referendum che, ad esempio, la Südtiroler Freiheit vuole tenere in valle Aurina. Logico che lì siano in molti a pensare all'autodeterminazione, ma se la stessa domanda si fa a nella città di Bolzano il risultato sarebbe molto diverso. Ecco il motivo per cui l'autodecisione non può portare da nessuna parte».
Il vostro risultato alle ultime provinciali del 2008 - con i consensi quasi triplicati ed erosi alla Svp - è servito a cambiare i meccanismi della politica nel mondo tedesco?
«Ad onore del vero, un po' è servito a ricompattare la Stella alpina. Purtroppo le è rimasta la maggioranza assoluta in consiglio provinciale: ecco perché il nosro obiettivo per il 2013 è quello di fare scendere il partito di raccolta sotto il 50%, se ne gioverebbe l'intero sistema sociale in Alto Adige».
La Svp afferma di avere messo fine all'erosione dei consensi, coinvolgendo in primo luogo la base.
«Oggi il problema è che la Stella alpina gestisce l'autonomia realizzata, ma non hanno più ideali. Non ci sono più traguardi politici che possano coinvolgere la popolazione. Per questo è necessaria una seconda forza in consiglio provinciale che abbia obiettivi nuovi e soprattutto una linea univoca».
Dal suo punto di vista, come valuta comportamenti e posizioni dei partiti italiana sullo scacchiere della politica altoatesina?
«Noto una grande debolezza dei partiti italiani, in un sistema dove è importante avere una forza elettorale di un certo peso. Penso al Pdl che in consiglio provinciale si è diviso in tre, ma anche al Pd, partner della Svp. Ho l'impressione che il gruppo italiano sia succube di quello tedesco. La base, gli elettori dovrebbero farsi sentire di più, come avviene nel mondo tedesco».

Aosta. "Bien manger, bien boire, bien vivre": seminari di educazione ai corretti stili di vita. Aosta - Il progetto prevede di fare toccare con mano ai ragazzi l concetto di benessere, in campo alimentare e non, attraverso il confronto con alcuni esperti. "L'esempio è la più alta forma di educazione". Ispirandosi ad una delle massime del più famoso chef italiano, Gualtiero Marchesi, l'Istituzione professionale regionale alberghiero di Chatillon, il Centro europeo di Bioetica e qualità della vita, la Comunità Montana Monte Cervino e i comuni di Chatillon e Saint-Vincent hanno progettato il progetto "Bien manger, bien boire, bien vivre".

L'iniziativa, finanziata nell'ambito del piano di interventi INFeADO dell'Assessorato regionale alla Sanità, prevede tre seminari per suggerire agli studenti corretti stili di vita.

"Il progetto - ha sottolineato l'Assessore regionale al Turismo, Aurelio Marguerettaz - non vuole rappresentare i corretti stili di vita attraverso lezioni frontali e noiose ma vuole portare i ragazzi a toccare con mano il concetto di benessere, in campo alimentare e non, attraverso il confronto con alcuni esperti".

Il primo dei tre seminari è in programma questo sabato 26 marzo presso l'Ipra di Chatillon. La giornata, "di educazione alimentare ma anche di festa", offrirà ai 100 ragazzi della Comunità montana Monte Cervino, dieci atelier dedicati ai prodotti locali: formaggi, salumi, dolci, frutta e verdura ma anche cereali e pesce di torrente. Gli studenti, suddivisi in gruppi di 10/12, discuteranno e approfondiranno i temi degli atelier, confrontandosi con produttori e professionisti locali. Nel pomeriggio le impressioni raccolte durante la mattinata verranno riportate all'assemblea generale. Tutta la giornata verrà filmata e il risultato finale sarà un video che verrà proposto alle scuole.

"L'idea che sta alla base del progetto - ha spiegato Giacomo Sado rappresentante del Centro europeo di Bioetica - è quella della filiera corta. Vogliamo fare parlare i ragazzi direttamente con i produttori per mostrar loro come nella scelta del benessere alimentare esistono valide alternative in Valle".

Nell'ambito del piano di interventi INFeADO dell'Assessorato regionale alla Sanità, valido per il triennio 2010/2012, sono stati ad oggi finanziati 12 progetti per una spesa totale di 210 mila euro.

"Sulla prevenzione - ha ricordato Albert Lanièce, Assessore regionale alla Sanità - stiamo cercando da tempo di fare un salto di qualità. Se prima la logica da privilegiare era quella del proibizionismo ora cerchiamo di promuovere il corretto utilizzo ad esempo delle bevande alcoliche". di Silvia Savoye

Aosta. La Stella Alpina "disponibile al confronto" sull'ingresso in maggioranza regionale al PdL. 22/03/2011. AOSTA. Il movimento della Stella Alpina si rende "disponibile al confronto tra le forze autonomiste ed il PdL relativamente alla verifica delle condizioni per l'allargamento della maggioranza regionale". Lo ha stabilito ieri il Coordinamento dando mandato di agire in questo senso alla Segreteria ed alla Commissione politica.
Il Coordinamento del movimento - restio ad accogliere il PdL nella maggioranza eletta nel 2008 - auspica che l'allargamento a destra "possa contribuire ad una maggiore attenzione del Governo regionale nazionale su questioni di grande rilievo per la nostra Valle".
"E' da sempre volontà del movimento perseguire l'unità tra le forze autonomiste, privilegiando il rapporto con gli attuali partners della maggioranza regionale" afferma il Coordinamento, che comunque sottolinea di tenere conto "delle diverse posizioni emerse dagli incontri sul territorio, tra cui le perplessità espresse da esponenti della base di Stella Alpina". "L'obiettivo di rilanciare la Valle d'Aosta come modello di autogoverno" rimane un obiettivo "prioritario e superiore rispetto a qualsiasi altra considerazione", puntualizza.
Il Coordinamento evidenzia, infine, "le problematiche inerenti la definizione del principio dell'intesa per le riforme statutarie, una politica specifica per la montagna, il riconoscimento del diritto ad una rappresentanza valdostana nel Parlamento europeo, nonché quelle legate all'energia, ai trasporti e all'ordinamento finanziario".

Aosta. Gli orti per anziani, una realtà che funziona
Coltivare la terra scaccia la solitudine e aiuta a fare i conti con pensioni insufficienti
22/03/2011, AOSTA. Sono diventati una valida "terapia" per gli anziani. Soprattutto se rimasti soli. E stanno anche integrando le pensioni rimaste al palo, a fronte di aumenti vertiginosi dei generi di prima necessità. Parliamo dei 250 orti messi a disposizione dal Comune di Aosta e dati in gestione alla Cooperativa Anziani per l'Autogestione, 2.270 iscritti, presieduta da Igino Bajocco. «Siamo al quasi tutto esaurito - dice -. Quest'anno abbiamo sollecitato l'adesione in tempi anticipati rispetto al 2010 per organizzare al meglio l'assegnazione. Ne rimangono liberi una decina. Gli affidatari hanno declinato l'impegno per problemi di salute. Sono a disposizione di chi intende continuare o intraprendere questa attività hobbistica».

Con 25 euro all'anno, richiesti dal Comune come affitto, gli anziani hanno la possibilità di socializzare, innanzitutto e di garantirsi un risparmio sull'acquisto di frutta e verdura. L'impegno giornaliero nei 50 metri quadri di orto costituisce per questa categoria di cittadini un appuntamento di grande incentivo. «Molti non saprebbero come trascorrere il tempo e potrebbero essere vittime della depressione», conferma Bajocco.

Negli ultimi anni, si è verificato un rinnovo degli aspiranti coltivatori diretti. Il passa parola ha funzionato, e continua, in maniera ottimale. Chi ha acquisito dimestichezza con la zappa e gli altri attrezzi tipici dell'ortolano ha promosso a pieni voti questo "lavoro" da svolgere quando si vuole.

«Riceviamo ancora anziani che non sapevano di questa opportunità - riprende il presidente della Cooperativa Anziani per l'Autogestione -. La nostra offerta li ha rasserenati e, ora, sono diventati i migliori sostenitori dell'orto come passatempo scaccia pensieri tristi».

Coltivare la terra fa bene alla salute. «Provare per credere», dicono i diretti interessati. Movimento, dialogo, allegria, scambio di esperienze di coltivazione degli ortaggi, costituiscono un mix vincente nella terza età. Le testimonianze sono continue. «Ho sconfitto la solitudine», dice una donna di 72 anni, ortolana da quattro. «Ho smesso di andare al bar e di bere senza senso da più di tre anni», garantisce un arzillo ottantenne. «Mi addormento con il pensiero di andare nell'orto il giorno dopo», dice una anziana che non rivela l'età, ma ricorda i molti drammi della sua vita. «L'orto mi aiuta a non pensarli per alcune ore della lunga giornata», confessa.
 Sandra Lucchini

Belluno. Sanità, la Regione rassicura l'Usl 1. «Nessun taglio ai fondi per Belluno»
Confermati i 230 milioni di euro dello scorso anno
L'assessore alla sanità Veneta Coletto: «Entro l'estate arriveremo alla decisione definitiva sul Codivilla Putti»
BELLUNO — «Il riparto è quasi pronto: per Belluno manterremo le stesse risorse dello scorso anno, non le diminuiremo di un centesimo». E’ la promessa rilevata lunedì in anteprima anche al direttore generale dell’Usl 1, Antonio Compostella, dall’assessore alla sanità veneta, Luca Coletto. Sarebbero dunque confermati i 230 milioni di euro dello scorso anno: un risultato più che ottimistico, quasi insperato, che ha fatto tirare il fiato al direttore generale Compostella. «E’ una grande boccata di ossigeno per l’Usl 1 - commenta felice il direttore generale -. Temevamo nuovi tagli e invece l’impegno e la considerazione dell’assessore Coletto nei confronti dei bellunesi ci permetterà di mantenere anche per quest’anno le stesse risorse del 2010».

Il verdetto definitivo sulla sperimentazione gestionale pubblico-privata dell’ospedale di Cortina Codivilla è in arrivo entro l’estate. Il caso, aperto ormai da quasi quattro anni sul quale è tutt’ora in corso anche la vicenda relativa alla presunta alterazione delle schede di dimissioni ospedaliere, si potrebbe dunque chiudere al più presto: «Prima dell’estate arriveremo a deliberare una decisione definitiva sul Codivilla Putti - promette Coletto -. Si tratta di una scelta che è ancora in evoluzione, allo studio di alcuni tecnici che si occupano della materia ormai da diverso tempo, sulla quale non posso anticipare nulla. Ho dato loro incarico di trovare una soluzione definitiva, che risolva al meglio la situazione e stabilisca chiarezza una volta per tutte».

Atteso entro l’estate anche il responso definitivo sulla sperimentazione della Sersa, la casa di riposo Gaggia Lante di Belluno gestita da comune e Usl: «Sono molto fiducioso, anche sulla scorta dei risultati presentati all’assessorato alle politiche sociali, che entro breve arriveremo all’approvazione definitiva - assicura Compostella -. Un altro aspetto è quello relativo a situazioni contingentate relative alle normative sul blocco delle assunzioni che intervengono sulla gestione quotidiana, ma anche in questo caso verrà presto trovata una soluzione». Tutt’altro che rosee le speranze di realizzazione del grande progetto dell’ospedale delle Dolomiti a Belluno: «Le risorse almeno per ora non ci sono - ammette Coletto - ma mai dire mai: anche per altri ospedali veneti all’inizio non c’erano e poi sono saltate fuori. Per ora non se ne parla, in futuro vedremo». B.C.

Udin. Elezioni in Fvg, 500 mila al voto. di di Paolo Mosanghini
Da rinnovare i consigli di 40 comuni e le assemblee provinciali di Gorizia e Trieste
UDINE. Quasi mezzo milione di cittadini del Friuli Venezia Giulia saranno chiamati a votare domenica 15 e lunedì 16 maggio per il rinnovo di 40 consigli comunali e dei consigli provinciali di Trieste e di Gorizia.

Sarà un vero e proprio test elettorale perché il voto coinvolgerà due capoluoghi di provincia - Trieste e Pordenone - e quattro centri con più di 15 mila abitanti (Cordenons, Monfalcone, Pordenone e Trieste). In provincia di Udine saranno chiamati alle urne gli abitanti di Codroipo, il paese più grande dopo il capoluogo. L'eventuale turno di ballottaggio per l'elezione diretta dei presidenti delle Province di Gorizia e Trieste e dei sindaci dei Comuni di Cordenons, Monfalcone, Pordenone e Trieste si terrà domenica 29 e lunedì 30 maggio 2011.
Le coalizioni sono ancora al lavoro per la scelta dei candidati. Il centro-destra si presenterà diviso a Trieste dove il Pdl punta su Roberto Antonione mentre la Lega ha deciso per il giovane deputato Massimiliano Fedriga. Il centro-sinistra invece schiererà l'ex assessore regionale Roberto Cosolini. In corsa anche l'ex Pdl Franco Bandelli con Un'altra Trieste e il civico Uberto Drossi Fortuna.
A Pordenone il candidato del centro-destra è Giuseppe Pedicini, mentre il centro-sinistra si presenterà con Claudio Pedrotti.
I partiti sono al lavoro anche per la scelta dei candidati che correranno per le Province di Trieste e di Gorizia. I consigli provinciali da eleggere saranno composti da 24 consiglieri. Mentre diversa è la composizione dei consigli comunali, che dipenderanno dal numero di residenti. Avranno 12 consiglieri i Comuni con popolazione fino a 3 mila abitanti; 16 consiglieri i Comuni da 3.001 e 10 mila; 20 consiglieri i Comuni da 10.001 a 15 mila; 24 consiglieri da 15.001 a 30 mila e 40 consiglieri i Comuni capoluoghi di Provincia.

Novità per la formazione delle giunte comunali e provinciali dopo i tagli ai costi della politica imposti dal consiglio regionale. Complessivamente si perderanno 18 assessori su 217 attualmente in carica. Un assessore in meno per i 9 comuni da 3 mila a 10 mila abitanti, 5 assessori in meno per i comuni fino a 15 mila abitanti. Perdono 2 assessori, invece, i comuni più grandi. Le giunte provinciali di Gorizia e di Trieste passano infine da 8 a 5 assessori.

Restano i presidenti del consiglio nelle Province e nei Comuni capoluogo, ma senza percepire l'indennità perché avranno solo il gettone di presenza come qualsiasi altro consigliere. Stesso trattamento anche per i presidenti dei Consigli comunali con più di 15 mila abitanti.

Sarà la giunta invece a stabilire la riduzione dei compensi dei consiglieri provinciali, tagli inizialmente stimati al 20 per cento ma che possono in realtà partire dal 10.
Spariscono i direttori generali e i difensori civici. Il premio di maggioranza elevato di un consigliere invece sarà applicato solo nei comuni fino a 3 mila abitanti.

Gorizia. Tagli alla sanità regionale, è Gorizia la più colpita. di Flavio Nanut
Dal 2008 a oggi le risorse aggiuntive sono diminuite di 153 mila euro, ma per le altre Aziende i fondi sono aumentati
GORIZIA. La sanità goriziana potrà contare su risorse finanziarie sempre più ridotte. Quelle aggiuntive che la Regione ha deciso di stanziare per l'anno in corso ammontano a 615 mila 688 euro. Nel 2010 l'Ass 2 poteva disporre di 635 mila e 900 euro, due anni fa i fondi destinati erano poco più di 657 mila. Insomma, nel breve volgere di un biennio i tagli si sono attestati a 42 mila euro. Ma se si considera il "budget" relativo al 2008, la differenza è ancora più marcata: allora la Regione aveva stanziato per città e provincia quasi 768 mila euro, una cifra di 153 mila euro inferiore a quella da utilizzare per l'anno in corso.

Ma cosa sono le risorse aggiuntive regionali? Si tratta di finanziamenti messi a disposizione per promuovere politiche del personale in aree e settori ritenuti particolarmente critici e per i quali è richiesta la finalizzazione di interventi da parte delle singole Aziende sanitarie. Possono essere utilizzati anche per progetti mirati, quali screening mammografico e del colon retto. Nel "calderone" delle finalità confluiscono anche gli incentivi da assegnare ai dirigenti in base al numero di prestazioni effettuate. A fronte dei carichi di lavoro e del maggior impegno organizzativo e di gestione richiesto, la Regione ha confermato la volontà di incentivare il personale della dirigenza medica che opera nelle unità operative di Medicina generale. Compreso nel capitolo dell'impiego delle risorse figura anche il servizio di elissocorso, per il quale la Regione ha stanziato una cifra pari a 381 mila euro.

La contrattazione integrativa aziendale provvederà a definire le prestazioni oggetto della finalizzazione delle risorse. In particolare, saranno remunerate le prestazioni afferenti a liste d'attesa per attività ambulatoriale, interventistica e diagnostica. Le Aziende dovranno finalizzare tali risorse su settori "sensibili" per l'abbattimento delle liste d'attesa, individuando, attraverso l'integrazione integrativa, i destinatari e le modalità di remunerazione.

Ma torniamo alla distribuzione delle risorse. Gorizia non soltanto ha visto decrescere le proprie, ma deve fare i conti anche con la volontà della Regione di aumentare il "plafond" destinato a quasi tutte le consorelle del Friuli Venezia Giulia. L'Ass triestina per il 2011 potrà contare su quasi 270 mila euro di risorse aggiuntive, mentre lo scorso anno i fondi erano 250 mila. L'Ass 3 Alto Friuli otterrà 364 mila euro contro i 356 mila del 2010. E poi ancora il Medio Friuli avrà a disposizione 600 mila euro (più o meno la stessa cifra dell'anno scorso), l'Ass 5 Bassa friulana "incasserà" 487 mila euro contro i 488 mila precedenti. E veniamo alle aziende ospedialiere: a Trieste spettano 900 mila euro (un anno fa erano 881 mila), la quota per Udine si attesta a 1 milione e 300 mila euro a fronte del milione e 276 mila euro del 2010, a Pordenone i fondi ammontano a 940 mila euro contro i 652 mila di dodici mesi fa. Chiudiamo con il Cro di Aviano e il Burlo di Trieste, cui spettano rispettivamente 232 mila 230 mila un anno fa) e 262 mila euro (264 mila precedenti).

Verona. «Le bici vanno a ruba, bisogna marchiarle»
MANOLESTA IN AZIONE. L'associazione di appassionati delle due ruote denuncia i numerosi furti subiti dai ciclisti. E chiede alle istituzioni degli interventi urgenti
Fabbri (AdB): «Il Comune dovrebbe anche creare una banca dati sulle aree più a rischio e realizzare parcheggi custoditi in centro» 22/03/2011 A Verona le biciclette vanno letteralmente a ruba. Almeno a giudicare da quanto riferiscono gli Amici della bicicletta (Adb) leggendo criticamente i dati forniti dalla prefettura. «In due anni, 2009-2010, sono stati denunciati 1.212 furti di biciclette (610 nel 2009 e 612 nel 2010), in pratica 1,5 furti al giorno», spiega Paolo Fabbri presidente dell'associazione veronese. «Ma se consideriamo anche l'indagine che abbiamo condotto il 22 settembre scorso in occasione dell'ultima Giornata europea senza auto, possiamo ragionevolmente stimare che questo dato vada raddoppiato, ovvero tre biciclette al giorno, in virtù del fatto che la gran parte dei furti di biciclette non viene denunciato».
Spesso infatti fare denuncia alle autorità è considerato più una scocciatura e una perdita di tempo che una reale utilità, spiegano gli Amici della bicicletta, tanto che i ciclisti che rimangono a piedi preferiscono semplicemente comprarsi un'altra bicicletta e magari una catena più grossa piuttosto che «disturbare» le forze dell'ordine.
«Pur non avendo pretese di scientificità», prosegue Fabbri, «la nostra indagine mostra che non esiste altra categoria di veronesi così vessata dai furti come i ciclisti. Infatti dal nostro questionario è emerso che i 674 ciclisti intervistati hanno subito negli ultimi tre anni 373 furti, ma solo nel 51 per cento dei casi hanno poi sporto denuncia».
Secondo i dati della prefettura si comprende poi che la maggior parte dei furti di bicicletta avviene in centro storico, nelle vicinanze degli uffici pubblici, esercizi commerciali, stazione e università, specialmente nei luoghi di parcheggio. «Il prefetto segnala inoltre», continuano gli Amici della bicicletta, «che spesso le bici rubate sono quelle parcheggiate senza alcun sistema di sicurezza e che faciliterebbe l'operato delle forze di polizia una punzonatura con matricola dei velocipedi per rendere più facile il collegamento con il legittimo proprietario in caso di ritrovamento di refurtiva».
E proprio quella della punzonatura è una delle battaglie dell'associazione che già, in collaborazione con il Comune, ha avviato negli anni scorsi una campagna di marchiatura delle biciclette cui si sono volontariamente sottoposti circa 400 ciclisti veronesi, attività che secondo il gruppo andrebbe istituzionalizzata in modo da ampliare il data base municipale dei possessori di biciclette.
Ma non è tutto, secondo Adb contro la piaga dei furti di biciclette, l'amministrazione comunale dovrebbe mettere in atto una serie di iniziative, prima fra tutte la raccolta dei dati per comprendere dove più frequentemente le biciclette vengono rubate e permettere alle forze dell'ordine di agire di conseguenza.
«Inoltre occorre realizzare un piano dei parcheggi», spiega Fabbri, «che preveda rastrelliere di qualità vicino a tutti gli attrattori, parcheggi custoditi nei centri intermodali e la possibilità di parcheggiare all'interno dei cortili condominiali».
Gli Adb chiedono poi che le istituzioni invitino pubblicamente le aziende pubbliche e private, le scuole e i grandi negozi a favorire i ciclisti offrendo la possibilità di parcheggi interni provvisti di rastrelliere e un piano di comunicazione con consigli utili a non farsi derubare. In questo senso si sta adoperando anche la stessa associazione con un decalogo contro i furti e una sezione del sito internet di Adb con il servizio «Chi l'ha vista?» in cui sarà possibile pubblicare la foto della propria bici rubata, e regolarmente denunciata, per favorirne il ritrovamento.
Giorgia Cozzolino

Verona. False coop nel mirino «Lavoro sotto-pagato»
LA POLEMICA. Confcooperative, Legacoop e Agci: più controlli
L'Unci: «Niente dumping, i nostri contratti sono al passo coi tempi» 22/03/2011. «Le cooperative di comodo sono forme di imprenditoria pirata e rappresentano da sempre il nemico numero uno della cooperazione autentica». Confcooperative, Legacoop e Agci chiedono un impegno straordinario degli enti preposti alla vigilanza per colpire il dumping contrattuale. In seguito ai molti servizi pubblicati da L'Arena negli scorsi mesi sulle false cooperative sono intervenuti anche Luigi Marino, presidente di Confcooperative, Giuliano Poletti, presidente di Legacoop e Rosario Altieri presidente di Agci. Evasione fiscale e contributiva, applicazione di contratti anticostituzionali, lavoro nero: sono le caratteristiche dell'attività delle false cooperative e spurie.
«Il problema», denunciano le tre associazioni in una nota congiunta, «si aggrava quando alle cooperative fasulle si aggiungono le gare al massimo ribasso con la collusione della pubblica amministrazione, gli scarsi controlli e la pratica, fuorilegge di cooperative di dubbia rappresentanza». Quest'ultimo vuole essere un chiaro riferimento all'Unci che, secondo Confcooperative, Legacoop, Agci, millantando mutualità e sussidiarietà, applica pseudo contratti di lavoro ai soci lavoratori di cooperative. «Contratti decretati, qualche settimana fa, anticostituzionali dal Tribunaledi Torino, perché lesivo dell'articolo 36 della Costituzione, dal momento che il contratto di lavoro del facchinaggio a 40 ore settimanali, veniva retribuito con 670 euro netti al mese con un taglio del costo lavoro pari al 31,38%», afferma la nota.
Nelle 20.400 cooperative aderenti a Confcooperative, nelle 14.500 aderenti alla Legacoop e nelle 8.000 dell'Agci, le imprese a mutualità prevalente superano ampiamente il 95%.
«Per combattere questo fenomeno», spiegano le tre centrali cooperative, «abbiamo siglato nel 2007 un accordo con i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, Cigl ,Cisl e Uil e abbiamo contribuito alla nascita di oltre 100 Osservatori provinciali finalizzati a contrastare il dumping». Anche il ministero del Lavoro ha ribadito la necessità di intensificare i controlli e applicare i contratti di lavoro delle centrali cooperative comparativamente più rappresentative. «Qualcosa si è mosso», affermano Confcooperative, Legacoop, Agci, «ma siamo lontani dall'aver ottenuto risultati soddisfacenti, perciò ci costituiremo parte civile nelle vicende giudiziarie come quelle di Torino, quando la cooperativa è strumentalizzata, si abusa della sua forma giuridica, si danneggia la sua reputazione».
Ma l' Unci smentisce, «niente dumping o gioco al ribasso, solo contratti più al passo con il mercato del lavoro, e la sentenza di Torino deve aspettare altri due gradi». «Il contratto stipulato da Unci non taglia il costo del lavoro e non è incostituzionale», secca la smentita di Paolo Gallioni, presidente dell' unione nazionale cooperative italiane. Secondo Gallioni il calcolo del risparmio dei costi realizzato dalle tre associazioni, in virtù della contrattazione Unci, non terrebbe conto delle differenze tra la figura del socio co-imprenditore e quella del mero dipendente di cooperativa. E.CO.

Parmalat, la Francia all’assalto. 22 marzo 2011. Milano - Lactalis e i fondi esteri soci di Parmalat hanno siglato un accordo per la cessione di tutte le quote ai francesi ad un prezzo di 2,8 euro per azione. Lactalis - si precisa in una nota - ha raggiunto l’accordo «nelle prime ore di oggi» con i fondi Zenit Asset Management, Skagen As e Mackenzie Financial Corporation per l’acquisto di tutte le azioni ordinarie in loro possesso, pari al 15,3% del capitale, ad un prezzo di 2,8 euro per azione.
A seguito dell’operazione, il gruppo Lactalis potrà contare su una partecipazione potenziale del 29% del capitale di Parmalat
I fondi esteri che hanno venduto il loro 15,3% di Parmalat a Lactalis sono stati avvicinati anche da altri soggetti, ma l’unica offerta che hanno ricevuto è stata quella dei francesi.
Lo indicano in una nota Zenit, Skagen e Mackenzie aggiungendo che per ora non ritirano la lista presentata per il rinnovo del Cda di Parmalat. I fondi, per spiegare il loro disimpegno, sostengono poi che l’ingresso dell’azienda francese nella partita con la presentazione di una propria lista aveva «determinato un rischio crescente di un consiglio di amministrazione diviso e di una governance inefficiente».

Parmalat parla più francese: Lactalis ha già superato il 29%
Il colosso francese avrebbe prevalso con una mossa fulminea sulla cordata promossa da Intesa, ancora ferma al palo per la mancanza di un socio industriale. Milano, 22 marzo 2011 - Lactalis muove le sue pedine e si porta in pole position nella corsa a Parmalat, aggiudicandosi una quota superiore al 29% del capitale del gruppo di Collecchio. Il colosso alimentare francese ha comprato il 15,3% detenuto dai tre fondi esteri - Zenit, Skagen e Mackenzie - offrendo 2,8 euro per azione, circa il 13% in più dei 2,46 euro a cui il titolo aveva chiuso ieri. Lactalis aveva già una partecipazione potenziale in Parmalat, anche attraverso contratti di equity swap, del 14,28%, che sommato alla nuova quota dovrebbe dare un totale del 29,6%, appena sotto al 30% oltre il quale scatterebbe l’obbligo di Opa.

I tre fondi esteri, che avevano annunciato pochi giorni fa attraverso il candidato a.d. di Parmalat, Massimo Rossi, di escludere «categoricamente» un’alleanza con Lactalis e di voler preservare l’italianità del gruppo, hanno compiuto una clamorosa retromarcia. I nuovi sviluppi, spiegano ora in una nota, con la presentazione di un totale di quattro liste per il cda - una dei fondi, una di Lactalis, una di Intesa, una di Assogestioni - determinavano il rischio «di un consiglio di amministrazione diviso e di una governance inefficiente».

Risultato, «i fondi sono stati avvicinati da parti non sollecitate interessate all’acquisto di azioni» e una di queste, Lactalis, ha presentato un’offerta risultata convincente. Altre offerte, si precisa, «non sono state ricevute». Lactalis quindi avrebbe prevalso con una mossa fulminea sulla cordata promossa da Intesa, ancora ferma al palo per la mancanza di un socio industriale. C’è l’interesse dei Ferrero, ma i tasselli del mosaico hanno bisogno di tempo per essere collocati nel giusto posto. Possibile anche un ruolo per Granarolo, che ha annunciato nel pomeriggio un incontro per commentare gli sviluppi della vicenda.

Proprio il fattore tempo finora è stato decisivo per l’ascesa di Lactalis, che ha acquisito un vantaggio importante nella partita, ma non definitivo. Tutta da vedere a questo punto la reazione del governo, dopo che nei giorni scorsi il ministro dell’economia, Giulio Tremonti aveva già annunciato di studiare un provvedimento a tutela delle imprese strategiche italiane. Si leva intanto il grido d’allarme dei coltivatori, con la Coldiretti Lombardia che chiede garanzie per il latte italiano, mentre la Cia chiede l’intervento del governo per proteggere Parmalat dalle scalate ostili.

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