mercoledì 30 marzo 2011

L’Italia oggi festeggia i 150 anni della sua unità, ma il Paese è davvero unito?

[Articolo originale "Italianen, ach, het is een volk apart" di Ine Roox]
Pubblicato in: Belgio
Traduzione di ItaliaDallEstero.info

Bruxelles – Sarebbero superficiali e interessati unicamente alle apparenze. Per loro la mamma è come la Vergine Maria, e nessun’altra donna può competere con lei. Quanta verità contengono i cliché sugli italiani? Esiste davvero un’entità come ‘l’italiano’? L’Italia, che oggi festeggia i 150 anni della sua unità, è davvero una nazione unita?


“Che Paese bizzarro!”, esclama Franco Pavoncello, rettore di un’università americana a Roma. “Oggi, 150 anni dopo che le truppe del Nord invasero il Sud per accorparlo alla nuova Italia, un gruppetto di radicali del Nord non vuole più farne parte.”
Pavoncello si riferisce alla Lega Nord, il movimento secessionista lombardo che vuole separare il ricco Nord dal molto più povero Sud d’Italia. “Questo è un mondo alla rovescia! Il Paese è stato unito proprio partendo dal Nord, è come se l’Inghilterra d’improvviso iniziasse a protestare perché vuole separarsi dal Regno Unito.”
La Lega Nord e il governatore di lingua tedesca dell’Alto Adige si sono opposti con forza alla proclamazione di un giorno di festa nazionale per commemorare il 150° anniversario del Risorgimento, o di unificazione dell’Italia. Ciononostante il resto del Paese, da Nord a Sud, oggi festeggia esattamente questo.
Il 17 marzo 1861, il Parlamento proclamò Vittorio Emanuele II re della nuova Italia. L’Unità fu preceduta da una campagna militare condotta da Giuseppe Garibaldi e le sue camicie rosse. Dal Nord e dal Centro scesero in Sicilia, che sarebbe divenuta il punto più meridionale della nuova Italia unita.
Ma, nell’anno 2011, la Lega Nord non è affatto l’unico fenomeno che semina dubbi su questa cosiddetta unità italiana. C’è una sola Italia, o ce ne sono molte? Se esiste un’italianità, cos’è che unisce gli italiani del Nord a quelli del Sud? Due conoscitori dell’Italia, Tony Lockefeer, docente universitario di italiano e italofilo di Mechelen, e Petra Reski, la scrittrice di mafia di origine tedesca che vive a Venezia, spiegano dove i cliché sugli italiani smettono di rispecchiare la realtà, e dove inizia la verità su questa ‘italianità’.

1. Gli italiani vanno pazzi per le donne
Se c’è una cosa che unisce gli italiani, è il loro amore per le donne. Il drammaturgo Dario Fo ne dà una spiegazione esilarante: “Viene inculcato ai maschietti con il latte materno: guarda le donne! Tutti gli uomini italiani si girano per guardare una donna. Non solo quelle belle, anche quelle mediocri devono essere soppesate. Sono convinto
che i muscoli del collo degli italiani – soprattutto quelli maschili - siano sviluppati meglio che in altri paesi.”
Gli italiani e le donne: dopo Berlusconi, il tema ha assunto un’ulteriore dimensione. Il premier italiano non si fa scrupolo di assoldare giovani(ssime) escort per soddisfare il proprio piacere e premia le veline con un incarico al governo o in parlamento. Alla televisione italiana, i notiziari vengono letti da ragazze che ancheggiano in bikini scintillanti.
“L’immagine della donna nei media italiani non corrisponde però alla realtà sociale”, reagisce Tony Lockefeer. ”L’Italia è tuttora un Paese fortemente matriarcale. Le donne non avranno potere politico, ma hanno un altro potere, nascosto.”
L’Italia è il Paese dei mammoni (in italiano nel testo, N.d.T.), uomini adulti che rimangono ‘l’amore di mamma’ e idolatrano le proprie madri. “I bambini in Italia sono viziatissimi. Questo in seguito porta a una relazione ambigua tra madre e figlio”, afferma Lockefeer. “La futura partner ne sarà la vittima, perché non potrà mai reggere il confronto. Esistono due chiare categorie: c’è la mamma, e poi ci sono tutte le altre donne. La mamma viene vista come una specie di Vergine Maria mentre le altre sono puttane.” In nessun altro luogo il culto della Madonna è infatti così forte come nell’Italia cattolica.

2. Gli italiani sono cattolicissimi ed estremamente devoti
Gli italiani sono cattolicissimi? Sì e no. Le chiese si stanno svuotando anche in Italia. Allo stesso tempo, quasi un quarto degli elettori si lascerebbe guidare dalle indicazioni di voto della Chiesa.
“La Chiesa cattolica in Italia domina la politica interna”, spiega la scrittrice Petra Reski. “Dai pulpiti vengono date indicazioni di voto e la Chiesa sostiene Berlusconi perché si pronuncia contro l’eutanasia o contro le adozioni da parte di coppie gay. La schiacciante influenza della Chiesa cattolica frena l’evoluzione sociale in Italia.”
Gli italiani sono cattolici soprattutto culturalmente, aggiunge Tony Lockefeer. “Le grandi tappe della vita – prima comunione, matrimonio - vengono festeggiate secondo la vecchia tradizione cattolica molto più che da altre parti.”. Inoltre, questi eventi sono sentiti con molta più forza a Sud, un’area del Paese piena di processioni per la Madonna  e di feste del santo patrono, e che conserva una moralità sociale molto conservativa. “L’Unità non ha cambiato niente di tutto ciò, i ragazzi del Sud devono tuttora combattere contro un sacco di tabù.”

3. La mafia fa parte della cultura italiana
La mafia è qualcosa contro la quale gli italiani sono costretti a lottare, o è parte della cultura italiana? “Stupidaggini”, reagisce la scrittrice esperta di criminalità Petra Reski. “A parte i membri dei clan e i mafiosi attivi, ci sono un sacco di meridionali che subiscono senza volerlo le conseguenze della criminalità organizzata. In Sicilia poi esistono innumerevoli esempi di coraggio individuale.” Reski racconta di un contadino di Catania, che si rifiuta di continuare a pagare il pizzo alla mafia. “Oggi però la sua stessa famiglia gli ha dato le spalle. Molti hanno una profonda paura.”
Reski condanna il cattivo esempio dato dalle alte gerarchie italiane: “Il braccio destro di Berlusconi, Marcello dell’Utri, è stato condannato in appello per associazione mafiosa. Molti italiani quindi non vedono perché dovrebbero opporsi alla mafia, se persino il loro premier non lo fa. Come si fa a non dargli ragione?”
Allo stesso tempo, la società civile del Sud è molto attiva nella lotta alla mafia. I comitati che rifiutano di pagare il pizzo ne sono un esempio. Reski: “Moltissimi italiani lottano quotidianamente contro la mafia, senza guadagnarci un centesimo. Senza il loro impegno, l’Italia oggi sarebbe in condizioni ben peggiori.”

4. Gli italiani formano un unico popolo, unito da calcio e tricolore
La domanda chiave: insieme, gli italiani formano una nazione? “Se l’Italia diventa campione del mondo, l’intero Paese si colora di bianco, rosso e verde, in un impeto di patriottismo”, spiega Lockefeer. “Tutti gli italiani sono pazzi per il calcio, come sono pazzi per il ciclismo. Ma questo non significa che sia l’equivalente di un sentimento nazionale.”
Già dal Medioevo la coscienza urbana è molto più importante in Italia. “Ha avuto origine nei Comuni, ed è poi stata trasferita alle Signorie o città-stato, entità politicamente autonome. Queste sono scomparse con l’Unità d’Italia, ma il sentimento è rimasto. Un movimento come la Lega Nord nasce esattamente da questi precedenti. Dal punto di vista politico, l’Italia è uno Stato con una struttura unitaria e un linguaggio unificato. In realtà il Paese è rimasto un mosaico di regioni molto diverse fra loro.”
Un’espressione molto chiara di queste differenze è rappresentata dalle cucine regionali italiane, e questo smonta un altro luogo comune: gli italiani non sono solo mangiatori di spaghetti. “La pasta è una parte importante della cucina, ma la cultura gastronomica italiana è molto più vasta. È meglio parlare delle cucine italiane, e delle diverse Italie, perché così si rappresenta meglio la realtà.”
Persino l’italiano come lingua unificata è solo un fenomeno recente. “Quando fu realizzata l’Unità d’Italia, tre quarti degli abitanti erano analfabeti e parlavano solo il dialetto locale”, spiega Lockefeer. La lingua italiana fu diffusa in tutta la penisola solo con l’istruzione obbligatoria e l’onnipresente radio .

5. Gli italiani sono campioni nelle apparenze
‘Fare bella figura’ (in italiano nel testo, n.d.t.), ovvero, letteralmente, apparire di bell’aspetto, in Italia è uno stile di vita. Il motto è: qualunque cosa tu faccia, fa’ il possibile per apparire al meglio mentre la fai. Lockefeer: “Gli italiani sono dotati di un innato senso della bellezza formale, quasi determinato geneticamente. Risale al Rinascimento e si manifesta nella moda, nell’architettura e nel design.”
Questo entusiasmo per la bellezza formale può ovviamente degenerare in preoccupazione per le apparenze (sorride). “Non è che l’essenza non sia importante in Italia, è solo che le apparenze sono sempre un po’ più importanti dell’essenza.”
È mai stato diverso? Quando Adolf Hitler visitò la Roma di Mussolini, il dittatore italiano fece costruire delle belle facciate posticce per camuffare le case e gli edifici in rovina.

“Ah, gli italiani, sono un popolo a parte”, canta perfino Raymond van het Gronewoud. Ma questo naturalmente è un cliché.


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