mercoledì 30 marzo 2011

Federali-Mattino. 30 marzo 2011. La secessione è incostituzionale, gli italiani non la vogliano. I nostri figli devono imparare il tedesco all'asilo. Un insegnante di tedesco in ogni sezione d'asilo italiano. Profughi accolti a piccoli gruppi.

Daje facce vince, aforza Italiaa!:
Fini: “La secessione è incostituzionale, gli italiani non la vogliano”.
Romano: sarò il ministro dell'Italia intera
Napolitano: "Gheddafi non è legittimato a governare". Roma, 29-03-2011
Roma. Frattini: l'Italia avrà ancora posizioni di preminenza con la Libia post Gheddafi
Consiglio europeo di primavera: le conclusioni
«Le aziende inglesi boicottano l'Italia per gli scandali sessuali di Berlusconi»

Forza Oltrepadani:
Bozen. Scuola bilingue in Alto Adige, prime aperture.
Bozen. Economia: in Alto Adige il Pil a livelli pre-crisi, più 0,9% nel 2010.

Accoglienza in idioma padano:
Milano. Regione, lite tra assessori sui profughi.
Venezia. Zaia: "In Veneto solo profughi veri".
Padova. Profughi accolti a piccoli gruppi
Padova. Zanonato sui profughi: "A Padova ce ne sono 20 e possiamo arrivare a 40"
Liguria. «Niente tendopoli in Liguria»


Fini: “La secessione è incostituzionale, gli italiani non la vogliano”. ROMA – Per Gianfranco Fini la secessione è incostituzionale e gli italiani la respingono.  ”La proclamazione dell’indivisibilità” dell’Italia ”comporta l’assoluto divieto di secessione di parte del territorio, ipotesi del tutto incompatibile con la Costituzione e fermamente respinta dalla comunità democratica degli italiani”, ha detto il presidente della Camera presentando a Montecitorio l’iniziativa ”Unità d’Italia ed uguaglianza. Le Istituzioni dell’Unità in viaggio, a confronto con la classe dirigente del 2020”.

Per questo il presidente della Camera puntualizza: ”l’introduzione del federalismo fiscale deve trovare il suo necessario completamento in quello istituzionale, nel quadro della tutela dell’unità giuridica, dell’unità economica e dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali prevista dall’articolo 120 della Costituzione”.

E, ricordando le parole del Capo dello Stato, secondo cui un’evoluzione in senso federalistico dello Stato ”potrà garantire maggiore autonomia e responsabilità alla Istituzioni locali rafforzando le basi dell’unità nazionale”, Fini conclude: ”Unità, equità e pluralità: è attorno a questi pilastri che dovrà essere costruita la Nazione democratica del domani”.

Romano: sarò il ministro dell'Italia intera
29.03.11
II settore agroalimentare ha dimostrato negli ultimi mesi di avere le carte in regola per superare le difficoltà determinate dalla crisi economico-finanziaria globale, il mio obiettivo come Ministro è quello di dotare il comparto agricolo degli strumenti necessari per poter proseguire questo percorso e, dove possibile, per agevolarlo. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari a forestali in un articolo pubblicato su 'Italia Oggi'.
L’agricoltura italiana affronta in questo momento una serie di sfide fondamentali per il futuro dell’intero comparto. Più di altri settori produttivi, quello agroalimentare ha dimostrato negli ultimi mesi di avere le carte in regola per superare le difficoltà determinate dalla crisi economico-finanziaria globale. Lo confermano i dati Istat che segnalano quello agricolo come il settore più dinamico dell’economia nazionale, in grado di far registrare risultati migliori anche rispetto a quello industriale e a quello dei servizi, dimostrando così di avere la capacità di uscire dalla crisi generale. II mio obiettivo è quello di dotare il comparto degli strumenti necessari per poter proseguire questo percorso e, dove possibile, per agevolarlo.
Questo non vuole certo dire che l’agricoltura non debba confrontarsi con una serie di criticità, non soltanto strutturali, che anche un settore dinamico come questo non può non scontare, soprattutto per il fatto che si esce da un periodo che ha visto la più grave crisi economico-finanziaria almeno degli ultimi cinquant’anni.
I problemi dell’agricoltura nazionale riguardano tutto il Paese, dal sud al centro e al nord, ed è per questo che coloro i quali hanno parlato della mia nomina come quella di un “Ministro del Sud” lo hanno fatto o in malafede o per ignoranza: pochi giorni fa abbiamo festeggiato l’Unità d’Italia, legata anche simbolicamente alla figura di Cavour che è stato, per chi non lo sapesse, Ministro dell’agricoltura.
So bene che esistono delle differenze geografiche nelle problematiche di settore ed è mio compito affrontarle nella loro specificità, cercando di ridurre gli squilibri esistenti. Penso però certamente a un livellamento verso l’alto e non verso il basso.
Tra le principali sfide che mi troverò ad affrontare c’è sicuramente il dossier della Pac (Politica agricola comune), da cui dipende parte importante delle politiche economiche del settore. Sempre in sede comunitaria dovremo discutere la riforma della Politica comune della pesca: un settore quest’ultimo che vive proprio in questi giorni un’ulteriore difficoltà a causa delle fortissime tensioni che hanno travolto l’altra sponda del Mediterraneo.
Un particolare riguardo meritano anche le politiche forestali, non possiamo dimenticare un patrimonio fondamentale non solo per il suo valore intrinseco ma anche come essenziale presidio idrogeologico.
Nell’affrontare un compito difficile ma estremamente stimolante come quello di Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, mi incoraggia la consapevolezza di poter contare su una macchina amministrativa composta da dirigenti di altissimo livello ed abituata a confrontarsi con le problematiche e i protagonisti di un comparto strategico.
Articolo a firma del Ministro Saverio Romano, apparso su 'Italia Oggi' il 26 marzo 2011.

Napolitano: "Gheddafi non è legittimato a governare". Roma, 29-03-2011
Speriamo che Gheddafi e il suo entourage capiscano che gli e' ormai impossibile governare il paese. Gheddafi non ha piu' la legittimazione internazionale per questo noi speriamo fermamente che ci siano nuove forze in Libia per assicurare un nuovo governo, piu' aperto e piu' disponibile a soddisfare le aspirazioni di libera' e giustizia della gente libica". Lo afferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano intervistato da Class Cnbc e Class news.

Immigrazione ed Europa
Il problema dell'afflusso di immigrati sulle coste italiane dal Nord Africa "non e' solamente nostro ma dell'intera Europa" per questo "abbiamo bisogno di politiche univoche sia sull'immigrazione che sull'asilo politico, e speriamo che tutto cio" sia possibile nelle prossime settimane", ha dichiarato il Presidente Giorgio Napolitano in un'intervista rilasciata negli Stati Uniti a Maria Bartiromo di CMBC. L'intervista sara' trasmessa oggi, martedi' 29 marzo, in esclusiva su Class CNBC (canale 507 di Sky) alle 16.30, alle 21.00 e alle 23.00, e su ClassNewsMsnbc (canale 27 del digitale terrestre) alle 17.00, alle 19 e alle 21.00.

I problemi dell'Italia
"Siamo molto preoccupati" per il rischio di una crescita dell'inflazione commesso all'aumento dei prezzi delle materie prime, ma "la nostra principale preoccupazione" e' "di avere prospettive per il futuro e in particolare per l'occupazione".  Napolitano sottoline anche  che non v'è "alcun problema" riguardo la gestione dell'indebitamento pubblico.
Alla domanda sul rapporto aumento prezzi delle materie prime-inflazione, Napolitano risponde: "Siamo molto preoccupati per questo, ma al momento non abbiamo un tasso di inflazione cosi' alto. Solo il due percento. Siamo a buon punto del percorso di ripresa.

La crisi e le prospettive future
La nostra principale preoccupazione non e' solo di uscire dalla crisi ma di avere prospettive positive per il futuro e in particolare per l'occupazione. Il problema delle nuove generazioni e' di non trovarsi fuori dal mercato del lavoro. Questo e' il nostro principale problema. Un problema sociale, politico e umano".
La soluzione, per il capo dello Stato e' "crescere di piu"': "E' vero che si puo' avere crescita del Pil e non registrare un'analoga crescita occupazionale.
Ma dobbiamo assolutamente azzerare questo divario e, per aumentare la crescita, abbiamo gia' preso diverse misure politiche.

Debito Pubblico e operazioni di salvataggio
Infine, sulla possibilita' che l'Italia abbia bisogno di operazioni di salvataggio da parte dell'Unione Europea per lo stato del debito pubblico, Napolitano risponde: "Non prevediamo nessun problema in questo senso. Siamo in grado di gestire questo indebitamento e, allo stesso tempo, possiamo fornire ottime garanzie.
In ogni caso, abbiamo gia' preso misure restrittive. E andremo avanti su questa strada nel tentativo di arrivare a un rapporto deficit pil pari a zero.
Su questa base possiamo, se la crescita della nostra economia rimane al due per cento annuo, ridurre il livello di indebitamento".

Roma. Frattini: l'Italia avrà ancora posizioni di preminenza con la Libia post Gheddafi
Con la nuova Libia del dopo Gheddafi «confermeremo le posizioni» di preminenza che aveva l'Italia, anche nel settore energetico. Lo ha assicurato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, intervistato questa mattina da Radio 24. Il titolare della Farnesina, che oggi a Londra parteciperà al vertice dei Paesi del "gruppo di contatto" sulla Libia, ha ricordato a questo proposito che il Trattato di amicizia tra Roma e Tripoli «non è cancellato, ma sospeso e con la nuova Libia riprenderà efficacia», garantendo all'Italia le posizioni che aveva guadagnato. Con il responsabile del Consiglio nazionale di transizione in Libia, Mahmoud Jibril, «abbiamo già detto con chiarissimi termini» che «quel contratto, quegli accordi, quel trattato» di amicizia stipulati dai governi di Roma e Tripoli «riprenderanno effetto con loro, con la nuova Libia», ha proseguito Frattini.
A Napoli e Roma le sedi della missione: «Fatti che spazzano via ogni polemica»
«Le polemiche strumentali indeboliscono l'Italia, non il governo Berlusconi», ha poi aggiunto il ministro degli Esteri riferendosi alle critiche dell'opposizione sulla mancata partecipazione dell'Italia alla videoconferenza di ieri sulla Libia tra Usa, Francia, Gran Bretagna e Germania.
Il titolare della Farnesina ha ricordato che l'Italia «ha fortemente voluto il comando Nato e l'ha ottenuto, ha ottenuto a Napoli la sede del comando dell'intera operazione (dell'Alleanza in Libia, ndr) e a Roma ci sarà il quartier generale della missione umanitaria» che l'Ue si appresta a lanciare. «Questi - ha detto il ministro - sono fatti che spazzano via qualsiasi tipo di sterile polemica». La videoconferenza di ieri «non era per prendere decisioni» che invece saranno prese alla conferenza ministeriale in programma oggi a Londra: «Ci sarà un gruppo di contatto permanente, in cui siederà anche l'Italia» e quello sarà l'organismo «decisionale», ha spiegato.
Il pericolo delle divisioni al vertice di Londra
Parlando con i giornalisti poco prima di partire da Ciampino, Frattini ha ribadito la sua contrarietà a «fughe in avanti e divisioni» tra i partner internazionali sulla Libia: «Spero che al vertice - ha detto Frattini - emerga una unità della coalizione, che non ci siano fughe in avanti e divisioni e che invece emerga un gruppo di pilotaggio politico che accompagni l'intervento umanitario». Il titolare della Farnesina ha auspicato inoltre che «si delinei un dopo Gheddafi centrato sul cessate il fuoco e un processo di transizione affidato al Cnt, con il coinvolgimento dei gruppi tribali e un ruolo centrale dell'Ua. Bisogna stabilire un principio chiaro - ha proseguito il ministro - ovvero che la Libia deve essere una: non va consolidato lo status quo di divisione in due che sarebbe un fallimento», ha concluso.
I Paesi che si riuniscono oggi a Londra sono pronti a concedere al leader libico Muammar Gheddafi l'immunità e l'esilio, nell'ambito di un accordo per porre fine al conflitto in atto nel Paese del Nord Africa. Ieri proprio Frattini aveva parlato di «Paesi africani che potrebbero offrire ospitalità» al colonnello, anche se per ora «non ci sono ancora proposte formali».
Il vertice di Londra vedrà riuniti i ministri degli Esteri di oltre 40 Paesi, le Nazioni Unite, l'Unione Africana e la Lega araba. Alcuni funzionari hanno anticipato al quotidiano britannico "The Independent" che dal vertice dovrebbe uscire anche un "gruppo di contatto" più ristretto, capace di guidare i negoziati della comunità internazionale con i ribelli libici.
29 marzo 2011

Consiglio europeo di primavera: le conclusioni
25 Marzo 2011
Il presidente Berlusconi ha partecipato il 24 e 25 marzo 2011 a Bruxelles al Consiglio europeo.
Strumenti per la stabilità finanziaria, situazione libica e Giappone i temi affrontati.
Il Consiglio ha approvato in via definitiva un pacchetto di misure atte alla salvaguardia della stabilità finanziaria della zona euro e a porre le basi peer una crescita sostenibile all'insegna dell'inclusione sociale e dell'occupazione. Tra queste, l'approvazione del Patto Euro Plus e l'istituzione del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES). Con una capacità effettiva di prestito pari a 500 miliardi di euro, a partire dalla seconda metà del 2013, il MES si sostituirà al fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) e al meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF) nel fornire assistenza agli Stati membri della zona euro.
Per quanto riguarda la situazione in Libia, il Consiglio europeo ha espresso soddisfazione per la Risoluzione Onu 1973 e ha ribadito la determinazione a contribuire alla sua attuazione. Preoccupazione, è stata inoltre espressa, per la situazione in Siria, Yemen e Bahrein.
Per quanto riguarda il Giappone, su richiesta del Governo nipponico, l'Unione europea sta attivando soccorsi a supporto della popolazione colpita e, qualora richiesto, è pronta a fornire ulteriore sostegno.

«Le aziende inglesi boicottano l'Italia per gli scandali sessuali di Berlusconi»
Il giornale inglese Private eye riporta le affermazioni fatte
dell'ambasciatore inglese durante un incontro a porte chiuse
ROMA - La credibilità del premier Silvio Berlusconi all'estero, già scossa da scandali e gaffe, subisce un nuovo colpo. L'ambasciatore inglese a Roma, Christopher Prentice, da poco in Italia, ha detto infatti durante un incontro a porte chiuse tenuto nelle scorse settimane a Venezia che le imprese britanniche stanno boicottando il Belpaese per colpa dell'immagine del suo leader. Lo rivela nel numero in edicola oggi il periodico satirico inglese Private eye in un articolo intitolato "Silly bungas", un gioco di parole che mischia "bunga bunga" e il modo di dire "silly buggers", frase popolare che si usa nella lingua di Shakespeare per indicare chi combina pasticci che poi vuole tenere segreti (oltre che in una accezione decisamente più volgare). Parole, nota il giornale, che se pronunciate in pubblico avrebbero scatenato una tempesta.
«Dovete realizzare che l'Italia ha un gigantesco problema di immagine», ha detto il 56enne Prentice a una sorpresa folla di diplomatici italiani e giornalisti inglesi riuniti a Venezia per una conferenza anglo-italiana che si tiene annualmente per un selezionato gruppo di reporter "amici". «Molte aziende britanniche hanno deciso di non investire in Italia per gli scadnali sessuali di Berlusconi», ha continuato l'esperto diplomatico. Parole che, anche se dette in un incontro a porte chiuse, sono suonate molto inusuali per un ambasciatore di un governo alleato di Roma. Il giornale inglese continua racontando che Prentice stava parlando durante una sessione seguita a un pranzo innafiato da ottimi vini del Veneto, quando la dicussione è scivolata «sull'insaziabile appetito di Silvio Berlusconi per giocare il bunga bunga con escort minorenni».

La rivelazione sulle imprese inglesi che non considerano più l'Italia un paese dove investire avrebbe ammaccato ulteriormente il già indebolito premier italiano. Ma appena i giornalisti inglesi sono piombati sull'ambascotore Prentice per avere dettagli su quali fossero le imprese inglesi che non volevano più investire sull'Italia, scrive ancora il giornale, «l'untuoso portavoce di Berlusconi, il sottosegretario di Stato, Paolo Bonaiuti, è intervenuto rabbiosamente insistendo che la gaffe non poteva essere riferita perché l'incontro era a porte chiuse e nessuna dichiarazioni poteva essere riportata fra virgolette». Apparentemente imitando il suo capo, scrive ancora Private eye, «il 72enne Bonaiuti si è presentato all'evento con a rimorchio la sua giovane moglie trofeo, una statuaria bionda».

L'incidente, conclude il periodico inglese, ricorda una gaffe di un altro ambasciatore britannico, Sir Ivor Roberts, che tempo fa aveva scatenato un putiferio e titoloni su tutti i giornali per aver detto durante un'altra conferenza a porte chiuse che l'ex presidente americano George W. Bush era «il miglior sergente reclutatore di Al Qaeda». Questa volta tuttavia, chiude sarcastico Private eye, la stampa di Sua Maestà si è subito allineata. Bonaiuti ha infatti chiarito, sempre secondo quanto riportato dal giornale inglese, «che chiunque avesse fatto il suo dovere di corrispondente non sarebbe più stato invitato a divertirsi a Venezia l'anno prossimo». E dunque nessuno ha avuto il coraggio di riportare le frasi dell'ambasciatore Prentice.

Bozen. Scuola bilingue in Alto Adige, prime aperture. Tommasini: «I nostri figli devono imparare il tedesco all'asilo». di Valeria Frangipane
BOLZANO. Un insegnante di tedesco in ogni sezione d'asilo italiano. Docenti delle elementari formati ad hoc alla Libera Università per le lezioni veicolari (ad esempio matematica in tedesco, geografia in tedesco ecc.). Scambi fra scuole superiori istituzionalizzati e più occasioni d'incontro tra italiani e tedeschi, fuori dalla scuola, nell'associazionismo e nello sport.
Queste le richieste avanzate dal Pd alla prima riunione del gruppo di lavoro messo in piedi con la Svp sull'apprendimento linguistico di cui fa parte l'assessore provinciale alla scuola italiana Christian Tommasini, la deputata Luisa Gnecchi e due esperti del mondo della scuola, il consigliere comunale meranese Daniela Rossi ed il consigliere comunale bolzanino Andrea Felis. Tommasini sa benissimo che sono ancora pochi gli italiani che parlano bene il tedesco e sa anche che la questione deve cambiare perchè l'integrazione possa dirsi reale e compiuta. «Dobbiamo attrezzarci per avere una società meno divisa e la Volkspartei ieri ci ha dato un bel segnale d'apertura». In che senso? «Abbiamo tracciato un obiettivo comune». Quale sarebbe? «Dobbiamo andare avanti per formare cittadini plurilingui».
Assessore non è che si parla di plurilinguismo per evitare la parola bilinguismo? «No. Dobbiamo riconoscere come la situazione attuale non sia nè ideale nè soddisfacente. Voglio che in futuro i nostri ragazzi parlino l'italiano, il tedesco e pure l'inglese». Secondo lei per centrare l'obiettivo da cosa non si può più prescindere? «Dall'asilo. Se vogliamo che i nostri figli un domani parlino il tedesco dobbiamo capire che devono impararlo nelle scuole per infanzia e poi alle elementari». Come si può fare? «Dobbiamo mettere a punto un piano per reperire gli insegnanti». L'assessore alla scuola di lingua tedesca, Sabina Kasslatter Mur non le ha certo dato una mano bocciando gli scambi tra insegnanti all'asilo, lei cosa dice? «Che ha problemi a reperire docenti e non vuol farsi sfuggire quelli che ha. Credo che spetti a noi trovare una soluzione». Tommasini pensa che per evitare che i bimbi italiani affollino le scuole materne tedesche in tutte le sezioni delle scuole dell'infanzia dovrebbe esserci una maestra italiana e una tedesca. «E dovremo darci una mossa anche per modificare la questione alle elementari. Dovremo trovare docenti che siano effettivamemte in grado di sostenere le lezioni veicolari (matematica in tedesco, storia in tedesco ecc.). Ed è per questo che dobbiamo puntare sulla loro formazione creando alla Libera Università corsi ad hoc». Per l'assessore è necessario disporre di un corpo insegnante all'altezza della sfida perchè finché la sperimentazione coinvolge poche scuole bastano pochi docenti motivati ma se si tenta di estenderla si rischia di arenarsi: servono professori soprattutto per le medie
e le superiori dove oltre alla lingua servono le competenze specifiche.
«Per questo dovremo attivare la Lub».
Ma farsi gli insegnanti in casa non è rischioso, alla fine l'aria non diventa pesante? «Non vedo il problema». Tutto questo non basta perchè occorre anche istituzionalizzare gli scambi tra i ragazzi delle scuole superiori «dovremo trovare le modalità per attivarli a metterli a regime in tutta la provincia».
Tommasini dice di puntare solo alla concretezza: «Da questo gruppo di lavoro mi aspetto molto, soluzioni reali che diano un'opportunità a tutti. Dobbiamo darci da fare per creare una società meno divisa ed il problema non è solo quello della scuola. Se è vero che i ragazzi devono mescolarsi, perché non superare i centri giovanili divisi per gruppo linguistico? Perchè non fare in modo che i ragazzi si mischino anche all'interno delle società sportive?».
Nelle prossime settimane Pd ed Svp faranno il punto sull'apprendimento linguistico - «perchè molto si è fatto ma non tutto quel che si è fatto è esportabile o valido» - e si comincerà a sondare la fattibilità di progetti innovativi. La prossima riunione è fissata per la fine di aprile.

Bozen. Economia: in Alto Adige il Pil a livelli pre-crisi, più 0,9% nel 2010. BOLZANO. L'Alto Adige, che nel 2009 era riuscito a contenere gli effetti della recessione con una diminuzione del Pil pari al 2,6% (rispetto al -5,2% dell'Italia, al -4,7% della Germania e al -3,9% dell'Austria), ha dimostrato nel 2010 di rientrare verso i livelli pre-crisi grazie ad una crescita dello 0,9%.
Lo dice l'istituto statistico Astat. Confrontando la stima del Pil 2010 con i valori reali del 2007 emerge l'avvicinamento dell'economia altoatesina ai risultati raggiunti durante l'anno antecedente la crisi finanziaria.
Con un lieve calo del Pil, pari allo 0,7% rispetto al 2007, l'Alto Adige ha evidenziato una maggiore solidità nel superare la recessione, ciò in analogia alla Germania (-0,3%) e all'Austria (+0,1%), ed in chiara contrapposizione con i deboli risultati dell'Italia (-5,3%).
"La crisi economica in Alto Adige si può considerare superata": così l'assessore provinciale Thomas Widmann commenta i dati pubblicati dall'Istituto provinciale di statistica Astat relativi al Pil 2010.
"Benché la crescita registrata in provincia di Bolzano sia contenuta il risultato è positivo ed il Pil altoatesino vanta una crescita analoga a quella della Germania" sottolinea Widmann: "L'economia altoatesina si basa su una stabilità duratura dovuta alla rete di piccole aziende quasi indipendenti dalla congiuntura internazionale e, così a minor rischio di crisi.
Un altro aspetto favorevole all'economia locale è la disponibilità agli investimenti dimostrata dalla imprese che non è stata stoppata dalla crisi e che ha avuto riscontri positivi sulla crescita economica". Alla situazione favorevole dell'economia locale ha contribuito l'andamento positivo dell'export.
Milano. Regione, lite tra assessori sui profughi. Bossi: tenerli vicino a casa loro
La Russa (Pdl): no alle tendopoli. Gibelli (Lega): non faccia il leghista. Formigoni: tenere conto di chi fa di più
MILANO - Lite tra gli assessori lombardi Romano La Russa (Pdl) e Andrea Gibelli (Lega Nord) sul tema dell'accoglienza dei profughi provenienti dalla Libia. A far scattare il botta e risposta tra i due esponenti della Giunta Formigoni sono state le parole dell'assessore alla Sicurezza, Romano La Russa, che martedì mattina si è detto critico all'ipotesi di allestire tendopoli anche in Lombardia. «A nessuno piacciono le tendopoli - ha osservato Gibelli, assessore all'Industria e vice presidente della Lombardia - ma non vorrei che in vista della campagna elettorale di Milano tra gli ex di Alleanza Nazionale prevalga il tentativo di fare i leghisti: esperienza che gli riuscirebbe male». Secondo Gibelli, inoltre, le critiche alla soluzione delle tendopoli appaiono «un tentativo di lasciare il cerino in mano al ministro Maroni, che ha già chiarito la netta distinzioni tra clandestini ed emergenza umanitaria». «Lungi da me - ha risposto Romano La Russa - la volontà di vestire i panni del leghista. Vorrei però ricordare agli esponenti della Lega che le tematiche sulla sicurezza dei cittadini e sulle politiche sull'immigrazione, con una dura lotta alla clandestinità, sono da sempre nel patrimonio genetico e culturale della destra italiana». «Certo fa piacere - ha concluso l'assessore alla Sicurezza - constatare che ora sono proprio i leghisti, in tema di immigrati, ad abbracciare le nostre posizioni».

LOMBARDO: «9MILA IN LOMBARDIA» - La proposta di realizzare delle tendopoli anche «in Val Padana» è «un'ipotesi concreta, non una provocazione», ha detto il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, intervenendo alla trasmissione «Agorà» su Raitre. «Non vedo perchè debba essere una provocazione. Mercoledì scorso, durante l'incontro con il ministro Maroni, i presidenti delle Regioni hanno dato la loro disponibilità ad ospitare una quota di immigrati. Il ministro ha proposto che ogni regione ne ospitasse mille per ogni milione di abitanti. In Sicilia - ha ricordato Lombardo -, con 5 milioni di abitanti, ne avremmo potuto ospitare 5mila. Allora 9mila immigrati dovrebbero essere ospitati in Lombardia che ha nove milioni di abitanti e 4mila in Veneto, con 4 milioni di abitanti».

BOSSI: VICINO A CASA LORO - Trasferire dunque o no gli immigrati nelle regioni del Nord? Umberto Bossi prende tempo. «Vediamo, meglio tenerli vicini a casa loro. Per portarli sull'Alpe devi fare migliaia di chilometri...», ha detto il «Senatur» ai cronisti a Montecitorio che gli chiedevano se Veneto, Lombardia e Piemonte saranno disposte ad accogliere gli immigrati che sono attualmente in Sicilia e Puglia. «Nessuna regione è contenta di prendere i migranti - aggiunge il ministro - La prima cosa è portarli dall'isola a casa. Ma queste sono cose che Maroni conosce a menadito».

FORMIGONI: CRITERI DIVERSI - Ma ufficialmente, intanto, la Regione Lombardia ha confermato la propria disponibilità ad accogliere una parte dell'eventuale flusso di profughi dal Nord Africa. Ha però chiesto che il numero di rifugiati destinati a ciascuna regione non sia determinato solo in base alla popolazione locale, ma anche tenendo conto della presenza attuale di stranieri in ciascun territorio. Lo ha puntualizzato in una richiesta al Governo il presidente della Giunta, Roberto Formigoni, intervenuto a margine della seduta del Consiglio regionale di martedì. «Il ministro Maroni - ha detto - ha proposto un criterio di ripartizione dei profughi sulla base del numero degli abitanti delle Regioni, io propongo di utilizzare anche ulteriori criteri come quello di calcolare quanti sono gli stranieri già presenti nelle Regioni. Di fronte a una tragedia umanitaria dobbiamo fare tutti il massimo sforzo per salvare persone da morte certa, ma è giusto accogliere tenendo anche conto di chi già accoglie di più».

«SE NE FACCIA CARICO L'EUROPA» - Quella di Formigoni non è però l'unica osservazione al piano del Viminale concordato la settimana scorsa con la Conferenza delle Regioni. A intervenire è stato ancora l'assessore regionale La Russa: «Le tendopoli in Lombardia sarebbero una pessima cosa - ha detto - perché controllare le persone nelle tendopoli diventa un'operazione difficile e molto rischiosa. Se il ministro Maroni dovesse indicarci dei siti lombardi non potremmo tirarci indietro, ma spero che non si debbano allestire tendopoli perché darebbe il peggiore dei modi per accogliere e ospitare gli immigrati». La scelta dei luoghi spetta ai Prefetti, ma la Lega Nord chiede addirittura che la Lombardia sia esclusa in prima battuta dalla divisione: «Noi abbiamo già dato - ha detto il capogruppo del Carroccio Stefano Galli -. Dei profughi si faccia carico tutta l'Europa. Se li prendano Francia e Gran Bretagna per prime, poi anche l'Italia, ma in proporzioni uguali».

INVITO A MARONI - Nella seduta del Consiglio regionale è stato approvato un ordine del giorno del Carroccio di appoggio alle richieste fatte dal ministro Maroni al commissario Ue agli interni, Cecilia Malmstrom, come il potenziamento del Frontex, la condivisione dell'assistenza agli immigrati, la realizzazione di pattuglie congiunte e la realizzazione di un sistema unico di asilo. È stata poi depositata una mozione bipartisan urgente che impegna il presidente dell'assemblea, Davide Boni, a invitare proprio Maroni a illustrare al Consiglio regionale quanto da lui proposto alle Regioni per l'accoglienza dei profughi.

PD: OGNUNO FACCIA SUA PARTE - Sull'accoglienza agli immigrati in fuga dai paesi della sponda sud del Mediterraneo, di diverso tenore è stata la presa di posizione del Partito Democratico. «Se la Lombardia vuole che l'Europa si faccia carico dell'emergenza profughi - ha sostenuto in aula il capogruppo Pd Luca Gaffuri - è bene che nessuna regione italiana indebolisca la posizione dell'Italia. Se vogliamo che la Finlandia ne accolga una quota non possiamo dire che in Lombardia non ne deve arrivare nemmeno uno».

Venezia. Zaia: "In Veneto solo profughi veri". Domani il vertice Maroni-Regioni. "Già oggi sarò a Roma - dice il governatore - in vista della riunione con il ministro. Parliamo di chi arriva dalla Libia: donne, bambini, uomini in fuga dalla guerra. I tunisini che stanno arrivando in questi giorni offrono uno spettacolo raccapricciante. La soluzione del rifugiato clandestino non esiste, questi vanno rimandati a casa loro". VENEZIA. Pronti ad accogliere profughi se il governo lo richiede, ma a patto che si parli di profughi veri, che vengono dalla Libia in guerra, di donne, bambini, bisognosi. Quando, dove, come, è il tema che sarà affrontato domani a Roma in un vertice tra i presidenti delle Regioni e il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Lo ha sottolineato oggi il presidente della giunta regionale del Veneto, Luca Zaia, che ha chiarito di nuovo la posizione del suo esecutivo sulla questione profughi.

"Già oggi sarò a Roma - ha spiegato il governatore - in vista della riunione di domani con Maroni e staremo alle indicazioni dettate dal piano del ministro. Parliamo di profughi dalla Libia: donne, bambini, uomini in fuga dalla guerra per salvarsi la vita". Zaia tiene a precisare questo punto: "I tunisini che stanno arrivando in questi giorni offrono uno spettacolo raccapricciante che non avremmo mai voluto vedere. Abbiamo visto qualcuno che buttava via il cibo perché non gli piaceva, una cosa inconcepibile. Quando qualcuno arriva qui con il giubbottino e le scarpe da ginnastica firmate, con il cellulare sempre acceso e poi invoca lo stato di profugo non è accettabile, quello è un clandestino. La soluzione del rifugiato clandestino non esiste, questi vanno rimandati a casa loro".

Sempre sulla Tunisia: "Due mesi fa con la rivoluzione si sono aperte le carceri poi il nuovo governo ha incentivato i carcerati a tornare, ne sono tornati circa il 25%, gli altri non si sa dove siano. Io parlo con i numerosi imprenditori veneti che lavorano in Tunisia: la vita è ripresa normalmente, le imprese stanno lavorando, non c'è la guerra".

Riguardo alle mille voci che si rincorrono sui profughi da sistemare in Italia, Zaia ha osservato: "Abbiamo una colpa in questo Paese, diamo un'immagine di Bengodi, di un Eldorado che non c'è. Tutti i clandestini devono essere rimpatriati". Il presidente veneto ha sgombrato ogni ipotesi di sito o luogo di accoglienza già individuato nel Veneto: "E' presto per dirlo, il ministro sta preparando un piano di accoglienza per 50 mila complessivamente, ma è una fase di preparazione, come queste persone saranno suddivise, regione per regione, non lo sappiamo. Regioni con difficoltà, a esempio proprio il Veneto reduce da due alluvioni o l'Abruzzo terremotato, secondo me dovrebbero essere trattati in modo diverso da altre regioni. Escluderei anche i centri urbani, naturalmente".

A livello locale, un vertice con il prefetto di Venezia, Luciana Lamorgese, ha individuato varie caserme in disuso: "Ma sono tutte strutture fatiscenti, quindi inutilizzabili. Vedremo: se il tavolo è un tavolo di solidarietà per donne, bambini e bisognosi noi ci stiamo". Nel frattempo l'Anci, l'Associazione dei Comuni, (il responsabile immigrazione è il sindaco di Padova, Flavio Zanonato) annuncia che in varie città del Veneto potrebbero essere disponibili siti d'accoglienza per 170 posti complessivamente.

Padova. Profughi accolti a piccoli gruppi
L’Anci offre 170 posti in Veneto
Sedi disponibili a Padova, Venezia, Verona, Rovigo e Santorso. Il responsabile Immigrazione: «Ognuno dovrà fare la propria parte, nessuno dovrà sottrarsi»
PADOVA - Il Veneto farà la sua parte per accogliere i profughi del Nord Africa. Se non altro quelli che, tra i richiedenti asilo, otterranno lo status di rifugiati. Ad assicurarlo, lunedì sera, al termine di un summit durato più di tre ore, è stato il sindaco di Padova Flavio Zanonato (Pd), che ha parlato nelle vesti di responsabile nazionale Immigrazione dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani. «I numeri che abbiamo di fronte - ha spiegato Zanonato, con a fianco il funzionario-capo dell’Anci Luca Pacini e l’assessore comunale all’Immigrazione di Prato Giorgio Silli (Pdl) - sono molto, molto più contenuti rispetto a quelli che qualcuno fa appositamente circolare per seminare il panico tra la popolazione. Per intenderci, nessuna orda, nessuna invasione. Come Anci, abbiamo creato un programma che è un gioiellino, si chiama Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr), cui già aderiscono 128 enti locali sparsi per l’Italia. Bene: grazie a questo progetto, al momento, accogliamo circa 3mila persone e, ovviamente dietro il finanziamento del Governo, siamo pronti ad ospitarne altre 3mila».

Il problema dei costi non è ovviamente secondario: «Ogni rifugiato - continua il sindaco di Padova - ci costa 35 euro al giorno per un massimo di 9 mesi. Aspettiamo indicazioni da parte del ministro dell’Interno Roberto Maroni. Sembra incredibile. Ma, di fronte ad una simile situazione critica, con l’isola di Lampedusa ormai allo stremo, Maroni e il Governo Berlusconi non hanno ancora messo in piedi un piano. Ripeto, aspettiamo. Questa è la nostra proposta ufficiale, ma spetta loro decidere». Complessivamente, a livello nazionale, gli esuli già presenti in Italia sono 2.985 e, in presenza di un apposito sostegno economico da parte dello Stato, l’Anci si dice disponibile a riceverne altri 3.931. Nel dettaglio, in Veneto, i comuni che già accolgono i profughi con lo status di rifugiati sono 5: si tratta di Padova (20 persone), Rovigo (15), Santorso (Vicenza, 19), Venezia (95) e Verona (20). In totale, 169 stranieri fuggiti da guerre civili e persecuzioni. Un numero che, come anticipato da Zanonato, è ora pronto a raddoppiare fino a raggiungere quota 340: Padova (da 20 a 40), Rovigo (da 15 a 30), Santorso (da 19 a 38), Venezia (da 95 a 190) e Verona (da 20 a 42).

«Come Anci - ribadisce il sindaco della città del Santo - crediamo che, di fronte ad una vera e propria emergenza umanitaria, nessun comune italiano debba tirarsi indietro. Ripeto: ognuno dovrà fare la propria parte, nessuno dovrà sottrarsi. Visti i numeri, non sarà un impegno gravoso, visto che ogni singolo territorio dovrà farsi carico di poche unità di persone. Con la disponibilità di tutti, l’impatto del fenomeno sarà notevolmente ridotto». Per chiudere Zanonato cita l’articolo 10 della Costituzione: «Nel caso qualcuno se lo fosse dimenticato - sorride - Non stiamo parlando di una novità né di un progetto particolarmente rivoluzionario. Stiamo soltanto applicando quello che la nostra Carta costituzionale afferma in maniera chiarissima. La condizione giuridica dello straniero - ricorda l’esponente del Pd - è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Serve altro?».
Davide D’Attino

Padova. Zanonato sui profughi: "A Padova ce ne sono 20 e possiamo arrivare a 40"
Il sindaco parla in qualità di responsabile nazionale dell'Anci per l'immigrazione e avanza la sua proposta al ministro Maroni per "rifugiati e richiedenti asilo politico". In Italia sono già 3 mila e si potrebbe raddoppiare. Costo per lo Stato: 35 euro al giorno a persona contro i 65 degli attuali centri di raccolta. PADOVA. La città è pronta ad accogliere i profughi del Nord Africa. Con numeri, però, diversi da quelli paventati. «In città abbiamo già 20 rifugiati - spiega il sindaco Flavio Zanonato - Siamo disposti a raddoppiare, arrivando fino a 40». La risposta arriva al termine della riunione della commissione di lavoro sull'immigrazione dell'Associazione nazionale Comuni d'Italia (Anci), di cui Zanonato è il responsabile.

«Caserme, campus, college o come li volete chiamare: con i numeri attuali di profughi in arrivo non ce n'è bisogno, basta il programma nazionale per i rifugiati e i richiedenti asilo politico», ricorda il sindaco, svelando la posizione unitaria dell'Anci sulla questione. Il programma («Un gioiellino», conferma il sindaco) si chiama Sprar, è già attivo nel Paese almeno per i 200 Comuni che vi aderiscono.

Lo Sprar, finanziato dallo Stato, prevede in tutta Italia posti per 4.125 profughi (non clandestini): 3 mila ci sono già presenti. E poi «potremmo più che raddoppiare i 1.125 restanti - spiega Zanonato - arrivando anche a ospitarne in totale altri 3 mila, oltre a quelli che già ci sono».

E' questa, quindi, la risposta dei Comuni alla chiamata del ministro Maroni. A patto che «siano coinvolti tutti i Comuni: non che qualcuno s'impegni e qualcun altro no. E che ovviamente siano tutti posti finanziati, perché le municipalità italiane non hanno risorse a disposizione», sottolinea il sindaco.

Zanonato ricorda anche come «vadano escluse alcune situazioni particolari. Per capirci: niente profughi a L'Aquila e nemmeno a Prato, che ha 45 mila stranieri su 190 mila abitanti. Ma queste sono eccezioni». Quello di Prato è un esempio non casuale, che incassa l'applauso di Giorgio Silli, assessore all'Immigrazione della città toscana, Comune amministrato dal centrodestra.

Ma lo Sprar cosa prevede in Veneto? Per ora Padova ospita 20 rifugiati, Venezia 95, Verona 20, Santorso 19, Rovigo 15. Il messaggio a Maroni è chiaro: se tutti fanno la loro parte, il peso dei profughi potrebbe essere spalmato senza bisogno di grossi raggruppamenti nelle città, evitando assembramenti. «Al momento non esiste un piano che ripartisca questi profughi - sottolinea Zanonato - aspettiamo che Maroni decida qualcosa, almeno noi abbiamo una proposta valida da fare».

Un rifugiato, grazie allo Sprar, costa allo Stato 35 euro al giorno, a differenza dei 65 attuali dei centri di raccolta. «E' una situazione temporanea - conclude il sindaco - che può durare dai sei a nove mesi. Al rifugiato si dà una sistemazione, gli si fa fare un corso di lingua e a volte un corso professionale». Ora si tratterà di capire se l'ipotesi sarà presa in considerazione a Roma.

Liguria. «Niente tendopoli in Liguria»
29 marzo 2011 Pamela Vanacore
È di nuovo allarme immigrati a Ventimiglia. Nella notte sono arrivati, a bordo di un treno proveniente da Roma, 250 migranti dal Maghreb. La maggior parte sta tentando di raggiungere la Francia, che però prosegue nella politica dei respingimenti. «Quella di Ventimiglia è un’emergenza reale, - ha detto il presidente della provincia di Imperia Luigi Sappa alla riunione in Regione dove si sono riuniti gli stati generali dei Comuni e delle Province liguri per tracciare le linee guida dell’emergenza profughi - nell’immediato non c’è una risposta, ma c’è una gestione estemporanea della situazione, ad esempio, con l’apertura dell’ex dogana francese all’interno della stazione ferroviaria». Alla riunione straordinaria in Regione hanno partecipato l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Liguria con 24 comuni e le Province liguri. Durante l’incontro non si è parlato di strutture dove ospitare i profughi ma «sembra che sia stata accolta la proposta di usare anche siti più piccoli con posti letto già fruibili», ha detto l’assessore regionale ai servizi sociali Lorena Rambaudi. C’è attesa per il tavolo convocato giovedì con la Conferenza delle Regioni, Upi ed Anci e il ministro dell’Interno Roberto Maroni per il piano di ripartizione dei profughi. E sempre «giovedì il presidente della Conferenza Stato-Regioni Vasco Errani renderà disponibile per tutte le Regioni il piano obiettivo del ministero che darà maggiori linee guida. Mentre noi proseguiremo con quattro incontri territoriali», ha aggiunto l’assessore Rambaudi. Per quanto riguarda l’accoglienza tutti i comuni si sono resi disponibili. «Si è posto il tema di un’accoglienza di qualità - ha detto ancora Rambaudi - e quindi cercheremo di evitare le tendopoli».

Anche il vicepresidente dell’Anci, Giuseppe Costa, ha confermato l’impegno dei comuni alla solidarietà verso i profughi. «Attendiamo per giovedì indicazioni più precise da parte del Governo sul numero di assistiti, sulle risorse e sulle procedure. - ha detto - C’è già un’ipotesi di un intervento da parte della protezione civile nelle strutture».

Per quanto riguarda l’emergenza migranti a Ventimiglia, l’assessore regionale ai trasporti Enrico Vesco ha parlato dell’ipotesi di un accordo con le Ferrovie per tenere aperti 24 ore su 24 i bagni della stazione ed aprire uno spazio aggiuntivo destinato a sala d’attesa. «La Regione - ha spiegato Vesco - si farà carico delle spese di pulizia della stazione».

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