sabato 5 marzo 2011

Mezzogiorno del Mattino. 5 marzo 2011. Politica economica e finanza pubblica.

Petrolio, Digilio (Fli), lezione leghista alla 'Copam'.
Petrolio, varato un nuovo corso.
Beni confiscati, il 45% si trova in Sicilia.
Consumatori,verso stangata su mutui fino a 624 euro anno.
PaSTIFICIO LA MOLISANA ACQUISITA DA GRUPPO FERRO.
L'Italia sempre più cementificata, stretta tra auto e inquinamento: una nuova Bolzano ogni 4 mesi.
Palermo. Caso Ciccolella, Caputo: “Troppo leggeri sulla short list per Termini”.
Iervolino non cade più: si dimette Varriale.
Primi passi verso la nuova strada "554".
Petrolio, Digilio (Fli), lezione leghista alla 'Copam'. 04/03/2011 «La lezione leghista dell’on. Giovanni Fava che, da presidente della commissione d’inchiesta parlamentare su contraffazione e pirateria commerciale, evidentemente, conosce bene il 'percorso' del greggio lucano in Turchia, e la nota mancanza di contatori non di parte sui barili di petrolio quotidianamente estratti, almeno sinora, è la migliore conclusione politica della Copam».
Lo ha detto, in una dichiarazione, il sen. Egidio Digilio (in foto), secondo il quale «il richiamo del parlamentare leghista è di una chiarezza unica al punto da usare il termine di «Basilicata Libia d’Italia. Altro che 'benedizione' alle interlocuzioni tra Regione e Governo nazionale che, dopo l’annuncio di almeno due Ministri e altrettanti sottosegretari, di fatto ha snobbato il Copam pensando di coprire la sua presenza con il semplice sottosegretario all’Istruzione, Viceconte, al quale, per la conoscenza scolastica della questione, è stato comunque garantito uno 'sgabellò al tavolo istituzionale sul petrolio. C'era bisogno di un leghista doc per svegliare i nostri amministratori regionali e locali ad alzare il tono di voce e per osare di più sulle contropartite di infrastrutture e occupazione sulle quali si gioca il futuro delle nostre comunità».
Il coordinatore regionale della Basilicata di Fli , ha ricordato che «è dal 2009 che ho depositato in Senato una pdl per l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'attività del Cento Oli Agip di Viggiano e sul'attività di estrazione e di ricerca degli idrocarburi in Val d’Agri e nel Sauro-Camastra ed a distanza di anni ritengo ancora più valida la mia iniziativa che è comunque aperta al contributo degli altri colleghi senatori lucani. Basterebbe rileggere la relazione che accompagna la pdl (che allego agli organi di informazione) per verificare che poco o nulla è cambiato e che le valutazioni e le proposte che circolano nella Copam sono le stesse che ho scritto nel 2009. Per tornare all’idea del parlamentare leghista sulla 'Libia d’Italià – ha concluso Digilio – ritengo che pensare ad una Regione a statuto speciale per non limitarsi a qualche percentuale in più di royalties da strappare a Governo e compagnie petrolifere possa essere sicuramente un’ipotesi istituzionale e costituzionale da approfondire».
Petrolio, varato un nuovo corso. Viceconte: "La Basilicata è il cuore energetico nel Piano per il Sud più risorse per le infrastrutture". 04/03/2011 MATERA - Petrolio e ambiente. Ossia estrazioni sì, ma nel rispetto della salute e del territorio. Nel nuovo corso che la Regione Basilicata intende inaugurare con le compagnie petrolifere la sostenibilità diventa la parola d’ordine. Che non significa sottrarsi al ruolo strategico a cui la Basilicata è chiamata nella partita dell’autosufficienza energetica dell’Italia e dei Paesi dell’Unione europea, adesso che la crisi nordafricana si fa più difficile e complicata. «La Regione Basilicata - ha detto il presidente Vito De Filippo - è pronta a svolgere il proprio ruolo di servizio al Paese, ma senza rinunciare né alla sicurezza di ambiente e salute, né alle proprie prospettive di uno sviluppo sostenibile. Per cui - ha spiegato il presidente lucano - tutte le scelte che si andranno a fare devono avere questi elementi ben in chiaro. E nel programmare le estrazioni in Basilicata bisogna programmare i più alti livelli di tutela per natura e persone e anche quelle iniziative che siano in grado di garantire prospettive di sviluppo che vadano oltre le estrazioni. Quando pensiamo alla Basilicata come terra di energia, la pensiamo oggi a fare i conti con le estrazioni petrolifere, ma domani come hub energetico nazionale, leader nelle energie rinnovabili, ed è questo il progetto su cui vogliamo far convergere tutti i soggetti che fanno parte della partita». Ma per dare radici a questo nuovo modello occorrono investimenti in ricerca e soprattutto in infrastrutture, come ha sottolineato nel suo intervento il senatore Filippo Bubbico. Un tema ripreso dal sottosegretario all'istruzione Guido Viceconte, tra gli artefici delle convergenze tra Governo e Regione. «La Basilicata - ha detto- rappresenta un cuore energetico importante per l'intero Paese. E per questo, all'interno del Piano per il Sud, c'è un'attenzione particolare per la Basilicata che potrà disporre di risorse aggiuntive da destinare a occupazione e infrastrutture». Piena disponibilità ad aprire una nuova stagione di collaborazione con la Regione Basilicata ha manifestato anche il direttore generale delle Risorse energetiche presso il Ministero allo Sviluppo Economico, Franco Terlizzese, portando il pensiero del ministro Paolo Romani e del sottosegretario all'energia Stefano Saglia. «Il petrolio resterà a lungo determinante ed è importante ridurre la dipendenza dall'estero. Siamo pronti- ha assicurato- a impiegare la massima energia a collaborare con la Regione Basilicata per valorizzare le risorse presenti nel sottosuolo. Il Governo e la Regione stanno quindi lavorando a un importante piano infrastrutturale che valorizzi proprio le risorse del territorio e punti a sviluppo e occupazione». Ma chi si sbilancia di più è il presidente della Commissione d'inchiesta parlamentare su contraffazione e pirateria commerciale, Giovanni Fava, anche nella sua veste di esperto in materia di energia della Lega Nord. «L’apporto che la Libia dà al sistema energetico nazionale non è superiore a quello che la Basilicata da sola potrebbe dare. Il petrolio - ha detto - al momento, non è sostituibile e nessuno può tirarsi fuori. Ma il percorso federalista porta la responsabilizzazione dei territori ma anche la destinazione più massiccia di risorse verso questi territori». La Regione, dal canto suo, come ha rimarcato nella relazione introduttiva l’assessore all’Ambiente Agatino Mancusi, con l’approvazione del Piear ha già avviato «un processo di accelerazione del sistema energetico teso a stimolare un mix energetico più equilibrato orientato verso l'utilizzazione massiccia delle fonti di energia rinnovabile. Un progetto che vogliamo portare avanti con l'apporto di tutti nel segno della condivisione». Pronta a fare la sua parte anche l’Università di Basilicata. «Noi - ha detto il professor Carmine Serio- saremo un interlocutore non passivo per dare le competenze utili, trattando gli aspetti del petrolio, ma anche sulle azioni di controllo e monitoraggio del territorio offrendo elementi di eccellenza». Piena disponibilità ad inaugurare un nuovo corso anche da parte dell’Eni. Il direttore delle attività per l’Italia Giovanni Tannoia ha ricordato che «l'Eni anche grazie alla Basilicata è leader in tecnologia e questioni ambientali. Stando alle previsioni sappiamo di restare qui fino al 2040. Ci sono i tempi per costruire una partnership di lungo periodo e noi contiamo di farlo». Sul tavolo in Regione il progetto di un "polo dell'energia" per cui Eni-Shell sono pronti a tirar fuori 2,5 miliardi di euro, nei prossimi 10 anni, e Total un miliardo. Margherita Agata
Beni confiscati, il 45% si trova in Sicilia. di BlogSicilia 4 marzo 2011 - I beni confiscati? Circa il 45%  si trova in Sicilia. Seconda all’Isola, solo la Campania, seguita a stretto giro di posta dalla Calabria. Treregioni, comunque, interessate da una presenza ingombrante delle mafie. Il dato è stato reso noto dal prefetto Mario Morcone, direttore dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità.
Morcone si trova oggi a Palermo. “Il tema dei beni confiscati – ha detto nell’ambito di un convegno – è strategico nel contrasto alle organizzazioni criminali. La Sicilia ha pagato un prezzo altissimo, ma al tempo stesso ha una storia importante, antesignana di ciò che sta succedendo in Italia”.
Oggi il patrimonio gestito dall’Agenzia conta su 11 mila beni, un centinaio di aziende che garantiscono reddito e occupazione e di almeno altre mille che non hanno più vita e sono in fase di liquidazione.
Fino al 31 dicembre 2010, i Comuni con almeno un bene immobile confiscato sono 830 (più del 10%).  Ben 1.870 beni ricadono nel Comune di Palermo (il 18,9% del totale).
Nel 2010, le aziende confiscate risultano 1.377, di cui in gestione da destinare sono 232. Quasi la metà delle aziende confiscate alla criminalità organizzata (37,55%) sono ubicate in Sicilia, seguita dalla Campania (19,61%) e dalla Lombardia (14,23%).
Consumatori,verso stangata su mutui fino a 624 euro anno. Forti ricadute sulle famiglie dal possibile rilanzo dei tassi della Bc 04 marzo, 12:46. ROMA   - Il possibile rialzo dei tassi da parte della Bce ad aprile avrà "forti ricadute" sulle famiglie - circa 2,3 milioni - che hanno acceso un mutuo a tasso variabile: per il 7 aprile, prossima riunione del Consiglio direttivo della Banca europea centrale, si profila "una stangata" - avvertono Adusbef e Federconsumatori - fino a 624 euro in un anno.
Le rate dei mutui indicizzati subiranno un aumento che andrà - secondo i calcoli delle stesse associazioni dei consumatori - da 11 euro al mese (ossia 132 euro l'anno) considerando un mutuo decennale di 100.000 euro nel caso in cui la Bce dovesse procedere ad un rialzo di un quarto di punto (i tassi variabili passerebbero, quindi, da un minimo del 2% al 2,25%). Le ricadute più pesanti, invece, si avrebbero nel caso di un mutuo ventennale di 200.000 euro: nell'ipotesi di un rialzo di mezzo punto, dal 2% al 2,50%, questo comporterà un aggravio di 624 euro l'anno, 52 euro in più al mese.
L'aumento dei tassi di riferimento comporterà, dicono ancora Elio Lannutti e Rosario Trefiletti - maggiori oneri anche per rinnovare lo stock del debito pubblico pari a 281 miliardi di euro in scadenza nel 2011: con un rialzo di mezzo punto, la spesa aggiuntiva sarebbe pari a 1,1 miliardi di euro.
EURIBOR 3 MESI SALE A 1,162%, MASSIMI GIUGNO 2009 - Il tasso Euribor a 3 mesi è salito ai massimi da giugno 2009, spinto dalla prospettiva di una stretta monetaria della Bce già ad aprile. Il tasso che le banche applicano fra loro per i prestiti trimestrali - e che viene preso come riferimento dalle stesse banche per indicizzare i mutui - oggi è salito di sei punti base all'1,162%. L'Euribor a un mese è salito dallo 0,869% allo 0,897% e quello a una settimana ha segnato un rialzo allo 0,848% dallo 0,768%.
PaSTIFICIO LA MOLISANA ACQUISITA DA GRUPPO FERRO. Il pastificio La Molisana, impresa storica del territorio che com’è noto ha dichiarato fallimento, è stata acquisita dal gruppo Ferro. La notizia è diventata ufficiale e le procedure di acquisizione sono state perfezionate. La Molisana industrie alimentari resta così patrimonio della regione attraverso un concordato fallimentare da 27 milioni di euro autorizzato dal tribunale di Campobasso. La famiglia Ferro è originaria di Frattamaggiore (Napoli) ma si è stabilita in Molise da diverse generazioni. Il marchio La Molisana invece e’ nato nel 1912 ed ha conquistato negli anni un posto di primo piano tra i leader del comparto fino alla crisi del 2004, quando appunto è stato dichiarato il fallimento dell’azienda. La nuova proprietà targata Ferro si è data come obiettivo un fatturato di 150 milioni di euro in tre anni e il riassorbimento dei circa 90 dipendenti che si trovano in cassa integrazione.
L'Italia sempre più cementificata, stretta tra auto e inquinamento: una nuova Bolzano ogni 4 mesi. Oltre 500 chilometri quadrati all'anno: a tanto ammonta la quantità di territorio consumato ogni anno in Italia per l'espansione edilizia. Ed è come se ogni quattro mesi nascesse una città uguale all'area urbanizzata del comune di Milano. Questo è solo uno dei preoccupanti dai sul territorio contenuti in «Ambiente Italia 2011», il rapporto annuale di Legambiente sul consumo di suolo in Italia, elaborato dall'istituto di ricerche Ambiente Italia.
Il consumo del suolo è cresciuto in modo incontrollato negli ultimi 15 anni
La superficie nazionale urbanizzata è pari all'estensione di Puglia e Molise messe insieme, per un totale di 2.350.000 ettari, il 7,6% del territorio nazionale, che ripartiti per il numero di abitanti corrispondono a 415metri quadrati pro capite. Negli ultimi quindici anni, osservano da Legambiente, il consumo di suolo è cresciuto in modo incontrollato e la realtà fisica è ormai composta da fenomeni insediativi non omogenei: periferie estese e diffuse, grappoli disordinati di sobborghi residenziali, blocchi commerciali connessi da arterie stradali.
La fotografia del consumo di suolo nelle regioni italiane scattata nel 2010 dal Centro di ricerca sui consumi di suolo istituito da Legambiente insieme al dipartimento di Architettura e pianificazione del Politecnico di Milano, mostrava la Lombardia in testa con il 14% di superfici artificiali sul totale della sua estensione, seguita dal Veneto con l'11%, dalla Campania con il 10,7%, dal Lazio e dall'Emilia Romagna con il 9%. I primi risultati del 2011 portano però alla ribalta anche Molise, Puglia e Basilicata che, pur conservando un forte carattere rurale, stanno conoscendo dinamiche di crescita accelerata delle superfici urbanizzate.
Le periferie si espandono senza un progetto, coste sempre più cementificate
La maggior parte delle trasformazioni avviene a discapito dei suoli agricoli e, solo in misura minore, dei terreni incolti o boschivi, in linea con il trend europeo. Il consumo di suolo, infatti, non è una prerogativa italiana. La Commissione europea conferma che l'Italia rientra nella media dei principali Paesi Ue, anche se alcuni caratteri dei processi di urbanizzazione rendono la situazione italiana più complessa.
Le periferie delle nostre principali aree urbane, ad esempio, crescono senza un progetto metropolitano e ambientale, di trasporto pubblico e di servizi. Mentre nelle aree di maggior pregio, tra cui le coste, la costruzione di seconde case ha cementificato gli ultimi lembi ancora liberi di territorio e le zone a rischio idrogeologico, abusivamente o con il benestare di piani regolatori.
A Roma il primato delle case sfitte e di sfratti. E si continua a costruire
A fronte di questo ipersfruttamento del territorio, molte case già costruite restano vuote: Roma è in testa alla classifica 2009 delle città con il maggior numero di case vuote, con oltre 245mila abitazioni. Seguono Cosenza (165.398), Palermo (149.894), Torino (144.398) e Catania (109.573). Sempre alla Capitale spetta nello stesso anno il primato per il maggior numero di sfratti eseguiti, 8.729, più di Firenze (2.895), Napoli (2.722), Milano (2.574) e Torino (2.296).
Il caso di Roma resta emblematico, nonostante le difficoltà registrate nei territori di Milano e di Napoli, dove ancora 200mila famiglie non riescono a pagare il mutuo o la rata dell'affitto sebbene nel 2007 le superfici impermeabili coprissero il 62% del suolo comunale e attualmente siano quasi un milione le case che risultano vuote perché troppo care. La Capitale resta quindi in cima alle classifiche perché il suo territorio ha visto una fortissima crescita edilizia e anche perché il comune di Roma è il più grande in Italia in termini di superficie e di popolazione: tra il 1993 e il 2008 il suolo costruito è aumentato del 12% a Roma (con 4.800 ettari trasformati, pari a quasi tre volte il tessuto storico della città compreso entro le Mura Aureliane) e del 10% a Fiumicino (con 400 ettari). Una superficie pari complessivamente all'estensione dell'intero comune di Bolzano. Nello stesso arco di tempo, a Roma la popolazione è aumentata di oltre 30mila unità, con una media di 150 metri quadrati di suoli trasformati per ogni nuovo abitante. Sono così scomparsi 4.384 ettari di aree agricole, il 13% del totale, e 416 di bosco e vegetazione riparia.
L'Italia stretta tra inquinamento e traffico
È ancora insufficiente la qualità della vita nelle città italiane e fra i primi fattori di criticità c'è la mobilità: i mezzi privati coprono circa l'82% della domanda, facendo registrare al nostro paese un tasso di motorizzazione (numero di auto ogni mille abitanti) decisamente superiore alla media europea. Nel 2008, ad esempio, il valore del Belpaese è stato pari a 601 auto ogni mille abitanti, contro le 470 dell'Unione europea, le 498 della Francia, le 475 del Regno Unito. Gli italiani si muovono, quindi, sempre in auto (12.070 passeggeri per Km/abitante), pochissimo in tram o metro (109 passeggeri) e poco in treno (835).
Un settore già problematico, per il quale si è registrato un ulteriore aggravamento della situazione, è quello del trasporto merci, con ben il 71,9% delle merci che ha viaggiato su strada nel 2008. Su ferro ha viaggiato solo il 9,8% delle derrate, mentre il 18,3% si è mosso via mare.
Inoltre, nel 2009 è anche leggermente peggiorata la situazione per il biossido di azoto, il cui valore limite è stato superato in almeno una centralina di monitoraggio da circa il 67% dei comuni capoluogo (era il 64% nel 2008). La situazione è più grave nelle grandi città, delle quali solo 3 su 14 presentano un valore medio di tutte le centraline inferiore al limite previsto.
In calo la produzione di rifiuti, raccolta differenziata al 30,6%
Dopo anni di crescita incontrastata diminuisce dal 2008 la produzione dei rifiuti urbani, attestandosi a poco meno di 32,5 milioni di tonnellate (-0,22% rispetto al 2007). A livello procapite si passa da 546 kg/abitante del 2007 a 541 kg/abitante del 2008. La raccolta differenziata è passata dal 7,1% del 1996 al 30,6% del 2008 (arrivando a quasi 10 milioni di tonnellate), anche se nel 2008 solo sette regioni hanno superato il 35% di raccolta differenziata (obiettivo normativo per il 2003) e si accentua lo scarto tra le regioni del Nord e quelle meridionali. Al Sud solo la Sardegna presenta valori significativi di raccolta differenziata (34,7%), mentre le altre restano ferme al palo, in particolare il Molise (6,5%) e la Sicilia (6,7%).
Ma l'Italia sta migliorando nell'uso delle energie rinnovabili, ma gli obiettivi di Kyoto sono a rischio
L'Italia è vicina agli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto, non solo per la crisi ma anche
per il minor uso di fonti derivate dal petrolio e per l'aumento delle energie verdi del 50% in 10 anni. Seppure l'obiettivo è così a portata di mano, l'Italia, unica tra i firmatari di Kyoto, rischia di non raggiungerlo. «L'Italia - spiega Duccio Bianchi, curatore del rapporto - deve smettere di remare contro lo sviluppo delle rinnovabili». L'Europa - secondo il dossier di Legambiente - è pioniera rispetto alle altre economie sul fronte dell'efficienza e del contenimento delle emissioni anche grazie alla recessione. I dati del 2009 mostrano che l'Ue è sulla strada per raggiungere nel 2020 gli obiettivi di riduzione del 20%. «Soltanto l'Italia corre il rischio di non agguantare Kyoto, pur essendo a portata di mano così come gli obiettivi al 2020 per le rinnovabili e la riduzione di CO2».
Nel settore energetico - si legge nel rapporto - continua «la riduzione dei consumi delle materie prime che passano da 191 milioni di Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) a circa 180 milioni (meno 5,8%). Decresce la produzione energetica da fonti non rinnovabili: quella dal petrolio cala di circa 5 milioni di Tep (meno 5,3% del totale), così come il gas naturale (meno 5,6%). Mentre la produzione da fonti rinnovabilitra il 2008 e il 2009 sale di 2,3 milioni di Tep (più 13,5%), a conferma del trend dell'ultimo decennio, più 49%.
4 marzo 2011
Palermo. Caso Ciccolella, Caputo: “Troppo leggeri sulla short list per Termini”. di Antonella Folgheretti  4 marzo 2011 - “Il provvedimento restrittivo emesso dalla Procura della Repubblica nei confronti di Corrado Ciccolella, uno dei sette imprenditori selezionati da Invitalia per il rilancio dello stabilimento della Fiat di Termini Imerese, dimostra non soltanto la fondatezza del nostro scetticismo rispetto alle procedure seguite, ma è la conferma che la vicenda di Termini Imerese è ben lontana dall’essere risolta”.
Salvino Caputo, deputato del Pdl e presidente della commissione Attività produttive all’Ars è molto duro nel commentare la notizia dei domiciliari per l’imprenditore crotonese che fa parte di uno dei gruppi imprenditoriali inseriti nella short list per il rilancio dell’area Fiat di Termini.
“Una vicenda, quella che coinvolge Ciccolella, che dimostra – prosegue Caputo – come bisogna avere la massima attenzione e vigilanza nel trattare tematiche delicatissime che coinvolgono il futuro di tantissimi lavoratori”.
Il presidente della Commissione Attività produttive conclude: “Temo che per la fretta di risolvere il problema ci si sia mossi con estrema leggerezza”.
Iervolino non cade più: si dimette Varriale. E i finiani: dimissioni solo con sfiducia bis. Il consigliere Pdl sarà sostituito da Emilio Ranavolo. NAPOLI - Pronti a ri-dimettersi dopo il pasticcio firme. Ma solo con una nuova mozione di sfiducia da calendarizzare al più presto. I finiani di Futuro e libertà, leggi Roberto De Masi con il coordinamento cittadino, hanno deciso di stare nel mezzo: scaricare sempre e comunque la Iervolino ma non ora non qui, promuovendo una nuova sfiducia. Sorge però un elemento nuovo, dirimente: si è dimesso Salvatore Varriale, consigliere del Pdl, che rientrava nell’elenco dei 31 eletti che hanno lasciato l'assemblea municipale firmando dal notaio. Nel caso di Varriale si può procedere alla «surroga», cioè alla sostituzione del consigliere nella prima seduta utile: al suo posto subentra Emilio Ranavolo, primo dei non eletti tra le fila dell’allora Forza Italia. La surroga non è istantanea: potrebbero occorrere settimane prima che il presidente del Consiglio comunale, Leonardo Impegno, ratifichi l'avvicendamento.
I NAPOLETANI SU «SCHERZI A PARTE» - Dunque, abbiamo giocato: il sindaco Iervolino e i cittadini napoletani erano su Scherzi a parte. Resta da capire cosa farà l'Udc, e nello specifico il consigliere Fabio Benincasa, che prende tempo e chiede lumi al partito.
DOCUMENTO DI FLI - Tornando a Fli dopo ore di (travagliato) gran consiglio si esprime in punti. Al primo, i seguaci napoletani di Fini ribadiscono la necessità di chiudere l’esperienza negativa del centrosinistra. «In tal senso si legge - Fli conferma la scelta di proporre la mozione di sfiducia motivata all’amministrazione quale atto politico fondamentale. Fli proporrà, pertanto, nella conferenza dei capigruppo, di calendarizzare al più presto la discussione sulla mozione presentata da 31 consiglieri in data 2 marzo». Secondo punto: i finani «deplorano la gestione approssimativa, superficiale e dilettantistica della vicenda da parte del Pdl. Ciò nonostante, Fli, che ha già sottoscritto le proprie dimissioni, è pronta a ripresentarle. Naturalmente, visto il precedente, sarà attenta a verificare la regolarità delle altre 30 firme occorrenti per lo scioglimento del Consiglio Comunale».
BASSOLINO - Il centrosinistra non può che restare a guardare e magari lasciarsi andare a qualche sberleffo. È il caso dell'ex governatore Antonio Bassolino che dice: «Il Pdl di Napoli, assieme al notaio Bellecca, ha presentato le firme per far sciogliere il consiglio comunale. Ma ha fatto fetecchia». Alessandro Chetta. 04 marzo 2011
Primi passi verso la nuova strada "554". Sessanta milioni da Regione e Provincia. Progetto preliminare già pronto, 30 milioni in cassa e altrettanti confermati dalla Regione: con i finanziamenti già a disposizione si possono cominciare a realizzare due svincoli sul lato Cagliari e tre rotatorie sul versante Quartu della Statale 554.
E' il punto della situazione sull'accordo di programma del 2008 emerso nel corso di un incontro dibattito organizzato dalla Provincia sul progetto per il restyling sull'arteria più trafficata del cagliaritano. "Prevedere i tempi - ha spiegato Mauro Coni, uno dei coordinatori del progetto - è impossibile. Diciamo che se tutto dovesse andare bene, senza ostacoli, le opere potrebbero essere consegnate entro quattro-cinque anni".
Prima del via ai lavori mancano ancora la progettazione definitiva e poi gli appalti. Durante la mattinata è stata proiettata una simulazione del progetto già realizzato sulla base dell'accordo di programma di tre anni fa. "Un piano - ha detto Coni - assolutamente compatibile con la realizzazione della metropolitana leggera".
L'obiettivo è quello di snellire il traffico e aumentare la sicurezza: nei tratti più utilizzati dagli automobilisti, soprattutto dal Quadrifoglio a Monserrato, si registra il passaggio anche di 4500 veicoli all'ora. Previste negli incroci più critici, da Monserrato a Selargius, sopraelevate e rotatorie sottostanti sul modello di via Peretti a Cagliari. Nella zona di Quartu l'accordo di programma prevede la realizzazione di rotatorie elimina-semafori.

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