sabato 5 marzo 2011

Mezzogiorno della Sera. 5 marzo 2011. Politica economica e finanza pubblica.

Campania, resta in vita il premio Romeo che costa 500mila euro.
Agricoltura in ginocchio.
Pescara maglia nera del sommerso.
Cinquanta docenti a lezione di natura
Edilizia, 1046 immobili a rischio crollo a Palermo.
Pd Campania: Bilancio da bocciare, Pdl fa il pieno di poltrone
Ecco chi ruba nella Cosa pubblica
Napoli, il trionfo dei trasformisti
Toghe lucane, ora la palla passa al gip.
Catania - Palazzo delle Poste: uno scempio che il sindaco finge di non vedere
Napoli. Commosse l’Italia con la sua bambina: arrestata truffatrice
Incentivi sul fotovoltaico, è caos.
Napoli, Varriale si dimette da solo. Iervolino resta al suo posto.
Sostegno ai giovani imprenditori Caridi: formazione per crescere.
Scoperta evasione fiscale record: 12 milioni di euro
I lucani perderanno oltre 100 euro a testa.
Laterza: «Spesa più efficiente, ma non tagliate i fondi del Sud».
Bari, il pianto dei sindaci contro il Federalismo. Emiliano: una rapina
Compie 100 anni l’azienda Marangi strumenti musicali.
“Bit? Non so se l’anno prossimo ci saremo”.
Taranto 13a nella classifica nazionale
Tra fango e detriti anche le vipere.
Federalismo, Anci Mezzogiorno: "Vogliamo quello vero"
Scuola, la Regione Calabria invia gli studenti nelle aziende



Campania, resta in vita il premio Romeo che costa 500mila euro. Napoli, 4 mar (Il Velino/Il Velino Campania) - La crisi economica in Campania è fortissima, ma alcuni grumi di potere vi resistono. Un esempio plastico è rappresentato dalla mancata abrogazione nel bilancio regionale, come invece ipotizzata in un primo momento, del Premio Romeo (intitolato all'ingegnere Nicola Romeo (nato a Sant'Antimo il 28 aprile 1876), fondatore dell'Alfa Romeo). Tutto resta come prima. A partire dai decreti dirigenziali firmati il 20 e 21 dicembre scorsi con cui è stato attribuito un finanziamento complessivo per l'anno 2010 pari a 437.500 euro. I commissari dei Comuni di Grumo Nevano e S.Antimo hanno però intenzione di nominare un nuovo Consiglio di Amministrazione per verificare bene le attività da mettere in campo. Quanto al pregresso, si è dato seguito a decisioni assunte sotto la gestione Bassolino precisando che “l'esecuzione di tale atto non comporta lo sforamento dei limiti di spesa imposta” per l'area dirigenziale in questione “dal patto di stabilità interno 2010” e dalla rideterminazione successiva da parte della giunta. I fondi stanziati sono destinati ad un Comitato costituito nel 2006 e nominato dai sindaci di Casandrino, Grumo Nevano e S.Antimo (che però non vuole più partecipare alle iniziative del premio): l'ex sindaco di Casandrino, Antimo Silvestre, benché caduto per le dimissioni dei consiglieri, resta commissario dell'ente e sarà chiamato a organizzare iniziative fino all'elezione del nuovo sindaco. Ma di iniziative sul territorio, secondo i residenti della zona, se ne contano poche. Si ricordano buoni da mille euro agli studenti meritevoli, borse di studio universitarie, manifesti o convegni per ricordare l'uomo che fondò nel 1911 la “Società in accomandita semplice Ing. Nicola Romeo e Co.” per la produzione di macchinari per le attività estrattive per poi spostarsi sul campo bellico e infine delle automobili, ma restano intatte le perplessità del mondo politico su un finanziamento così rilevante. (cp) 4 mar 2011 18:45
Agricoltura in ginocchio. Leonardo Ventura I drammatici effetti della recente ondata di maltempo sono anche il risultato di una riduzione di ben il 27% della superficie coltivata sottratta in 4 decenni all'agricoltura. Un territorio grande - afferma la Coldiretti - come due volte la regione Lombardia, per un totale di cinque milioni di ettari. Le città continuano a mangiare porzioni di terreni destinati all'agricoltura, che attualmente copre una superficie di 12,7 milioni di ettari. Il progressivo abbandono delle terre, sotto la spinta del rapido processo di urbanizzazione spesso incontrollato, non è stato accompagnato - sottolinea la Coldiretti in una nota - dagli investimenti necessari per l'adeguamento della rete di scolo delle acque con gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti. Una situazione aggravata dai cambiamenti climatici in atto che si manifestano - secondo l'organizzazione agricola - con una maggiore frequenza, sfasamenti stagionali, maggior numero di giorni consecutivi con temperature estive elevate, aumento delle temperature estive e una modificazione della distribuzione delle piogge. Danni che, al momento, superano già i 200 milioni di euro, con campi devastati dal maltempo, imprese isolate, strade rurali impraticabili, smottamenti di terreni coltivati e pesanti conseguenza anche per gli allevamenti di bestiame. Le regioni più colpite da questa ondata di neve e pioggia, che ha anche provocato 5 vittime, sono state Marche, Emilia Romagna, Puglia, Abruzzo, Calabria, Basilicata e Sicilia e la Cia sollecita subito la dichiarazione dello stato di calamità. Il quadro dei danni delineato dalla Cia è ancora provvisorio: «Le difficoltà per le nostre campagne - avverte la confederazione italiana agricoltori - si registrano un po' in tutta la Penisola, ma le regioni dove si riscontra uno scenario molto pesante restano le Marche, l'Emilia Romagna, la Puglia, l'Abruzzo, la Calabria, la Basilicata, la Sicilia». Le intense piogge hanno provocato allagamenti nei terreni agricoli. Non poche le aziende che sono state invase dai fiumi esondati e molti agricoltori, con le loro famiglie, sono stati soccorsi dai vigili del fuoco. La violenza delle acque ha spazzato via intere colture. Diversi oliveti, vigneti, frutteti, orti e campi seminati a cereali sono andati sott'acqua e alcuni di essi sono stati completamente distrutti. Molti gli smottamenti e le frane. I terreni agricoli non sono riusciti ad assorbire la pioggia torrenziale e sono stati sconvolti. Mentre le forti folate di vento hanno avuto conseguenze traumatiche per le serre e le attrezzature aziendali. Anche per la zootecnia il quadro è preoccupante. Il maltempo ha provocato, infatti, danni agli allevamenti.
Pescara maglia nera del sommerso. Guardia alta sul comparto dell'edilizia. Occorre più personale tecnico e ispettivo. Alessandra Di Filippo Spetta alla provincia di Pescara il triste primato del lavoro nero in Abruzzo. È quanto emerge dai risultati dell'attività di vigilanza, effettuata nel corso del 2010, dalla Direzione regionale del Lavoro. Durante i controlli a tappeto, realizzati sull'intero territorio abruzzese, sono stati individuati ben 4.647 lavoratori irregolari, di cui 1.486 in nero. Di questi ultimi, 494 solo nella provincia di Pescara, seguita da quella di Teramo con 461 posizioni "sommerse". Meno occupati in nero, ma più irregolari, invece, nel Chietino, con 1.552 situazioni non proprio nella norma. Il settore più colpito, sia dal lavoro irregolare che nero, è risultato essere il terziario, soprattutto il commercio, dove sono stati accertati 4.647 casi di lavoro irregolare e 1.076 di lavoro nero. In totale le aziende ispezionate sono state 4.210, 2.521 delle quali sono risultate irregolari. I maggiori controlli (1.805) sono stati effettuati nel settore dell'edilizia, in cui sono stati riscontrati 1.137 illeciti. "Nell'edilizia – sottolinea il responsabile della Direzione regionale del Lavoro, Giovanni De Paulis - l'attenzione, in questo momento, è abbastanza alta. Cerchiamo, quindi, di collaborare anche con le altre istituzioni per verificare il sistema degli appalti soprattutto nella zona della ricostruzione". A proposito di controlli nella ricostruzione, De Paulis ha fatto presente che vi è una "forte" carenza di personale ispettivo tecnico, oltre che di risorse, ragion per cui è stata proposta l'organizzazione di task force locali, ma anche nazionali. Sempre in tema di appalti, quelli irregolari, insieme a fenomeni di intermediazione di manodopera, sono risultati, nell'intera regione, 736, 351 dei quali nel teramano, 190 nel pescarese, 115 nell'aquilano e 80 nel chietino. La maggior parte, ancora una volta, nel terziario. Nel corso dei controlli, sono stati scovati anche 51 casi di lavoro minorile, 44 di extracomunitari clandestini e 38 lavoratrici madri "senza tutela". A seguito delle sanzioni emesse, durante l'attività ispettiva, sono stati incassati oltre 3 milioni di euro, quasi un milione e 700 mila euro solo dall'edilizia. Per quanto riguarda le violazioni in materia di sicurezza e prevenzione, accertate in quest'ultimo settore, sono state 2.828, 912 delle quali nella provincia di Pescara. L'importo totale delle sanzioni irrogate è stato di circa un milione e 600 mila euro. A seguito dei controlli, la direzione del Lavoro ha provveduto anche alla chiusura di 50 aziende con più della metà dei lavoratori in nero: 22 nell'aquilano, 19 nel chietino, 5 nel pescarese e 4 nel teramano. Sono state portate avanti, inoltre, attività per il recupero di crediti patrimoniali a favore dei lavoratori. In questo ambito sono state effettuate 167 conciliazioni, che hanno permesso di incassare oltre 386 mila euro.
Cinquanta docenti a lezione di natura In cattedra la Forestale. Ferdinando Mercuri MAGLIANO DEI MARSI Nell'anno internazionale per le foreste, tutti a scuola all'insegna dell'educazione ambientale. E ancora una volta il laboratorio all'aperto diventa la Riserva Orientata «Monte Velino» di Magliano dei Marsi, gestita dall'Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Castel di Sangro. Con la Forestale prosegue il lavoro di formazione, che va avanti da 4 anni, dedicato agli insegnanti della provincia dell'Aquila, e che prevede due settimane di incontri formativi di Educazione e Interpretazione Ambientale. Un'iniziativa, che vedrà coinvolti complessivamente una cinquantina di insegnanti, organizzata in collaborazione dell'Ufficio Scolastico Provinciale. «Il programma - spiegano dalla Forestale - punta sui temi riguardanti la didattica laboratoriale e quindi le dinamiche di gruppo che si instaurano all'interno della classe». La prima settimana di formazione è stata già avviata nel Centro Visite della Riserva e vedrà coinvolti insegnanti del comprensorio marsicano, mentre a seguire verrà replicata per 25 docenti delle scuole alto sangrine all'interno del «Casone Crugnale» del Feudo Intramonti a Civitella Alfedena. I principali temi proposti riguarderanno il valore del gioco a contatto con la natura, la necessità di uno spazio congeniale alle esigenze del bambino.
Edilizia, 1046 immobili a rischio crollo a Palermo. di Markez 4 marzo 2011 - Dati allarmanti dal settore edilizia del Comune di Palermo. Sono 1.406 gli immobili a rischio crollo nel centro storico della città. Il dato, aggiornato al 2010, è stato fornito dal presidente della Commissione urbanistica del Comune, Nadia Spallitta ed è contenuto in una relazione dell’ufficio tecnico.
Settecento sono gli edifici pericolanti. Di questi, 356 con pericolo di crollo imminente. I restanti sono in forte stato di forte degrado.
“L’amministrazione – dice la Spallitta -, per la carenza di fondi assegnati, annualmente riesce a eliminare il pericolo solo su 6/8 unità, con interventi sostituivi a quelli dei proprietari inadempienti”.
“Si tratta di un numero evidentemente irrisorio e inidoneo a garantire la sicurezza dei cittadini. – aggiunge –  Non risulta che l’amministrazione abbia in nessun modo programmato e investito le risorse occorrenti per l’eliminazione di questi rischi. Ne consegue che, attualmente, potrebbe avverarsi il crollo di centinaia di immobili”.
“Dal 2002 ad oggi – conclude – sono state sgomberate solo 30 famiglie. Le altre continuano a vivere in immobili degradati e fatiscenti“.
Pd Campania: Bilancio da bocciare, Pdl fa il pieno di poltrone Napoli, 4 mar (Il Velino/Il Velino Campania) - Il Partito democratico campano critica la manovra di bilancio regionale 2011. Innanzitutto il Pd ha chiarito che “i rapporti tra il Governo nazionale e la Giunta Pdl di Caldoro segnano per la Campania una svolta negativa epocale: il partito più votato in Campania (più del Nord) si impegna per la Regione con ben 380 milioni di euro di tagli nel solo 2011 a questo si aggiunge una riduzione del fondo politiche sociali a 275 milioni”. Al tavolo dei relatori hanno partecipato: Giuseppe Russo, capogruppo del consiglio regionale napoletano, Enzo Amendola, segretario regionale Pd e i consiglieri regionali Marciano e Topo. Ma l’argomento è ricaduto anche sullo scossone provocato in questi giorni dalla giunta Jervolino per cui Amendola in modo lapidario ha dichiarato: “La mia critica è verso una sceneggiata – poi sul presidente Caldoro aggiunge: il governatore deve fare una scelta: o capipopoli o sobrietà, si è circondato di assessori che fanno un doppio lavoro per cui a Caldoro chiediamo le dimissioni di Taglialatela che ha organizzato il blitz delle firme in consiglio comunale”. Sollevata la polemica anche nei confronti del presidente della Provincia di Napoli, nella fatti specie del suo presidente, Luigi Cesaro. “E’ scandaloso – ha aggiunto Amendola - che molti esponenti del Pdl ricoprano doppi incarichi come Cesaro; a Salerno Cirielli; ad Avellino Sibilia. Dovrebbero dimettersi. Non accettiamo lezioni di moralità dal centrodestra ostaggio di Nicola Cosentino, Luigi Cesaro e questa classe dirigente del Pdl”. Anche Russo dal suo canto ha affermato: “Questo bilancio è insostenibile, manca di tutto, da una politica per l’ambiente a una politica per i più deboli”. Poi sulle candidature del PDL Russo in riferimento all’assessore Taglialatela ha aggiunto: “Un assessore regionale non può organizzare un’imboscata per far cadere Napoli”. (Maria Pedata) 4 mar 2011 18:41
Ecco chi ruba nella Cosa pubblica di Liliana Rosano Soldi rubati. Ultimi per capacità di spesa primi per frodi, in Sicilia.
False società estere. Varie imprese in provincia di Catania beneficiarie di 45 mln € per l’acquisto di software di provenienza estera. Le finte aziende fornitrici estere erano le stesse beneficiarie.
GdF e Procura Corte dei conti. La verifica del corretto impiego delle risorse pubbliche grazie alla stretta sinergia tra Guardia di finanza e Procura regionale della Corte dei conti. PALERMO - Più bravi a frodare che a spendere le risorse comunitarie. La Sicilia conferma anche nel 2010 questa sua caratteristica con più di 67,2 milioni di euro destinati a imprese che hanno raggirato le autorità. Dell’intera somma, al momento dell’intervento della Guardia di finanza, 44,6 milioni di finanziamenti erano stati già percepiti, mentre 22,6 milioni sono stati bloccati dalle Fiamme gialle prima ancora di essere erogati. Accaparrarsi illecitamente fondi pubblici è un’abitudine nell’Isola, tanto che sempre nel 2010 ai danni del bilancio locale e/o nazionale sono state effettuate frodi per oltre 85 milioni €. Ma la sottrazione illecita di fondi all’Ue preoccupa maggiormente, soprattutto a fronte dell’incapacità di spesa, tanto che poi siamo costretti a restituire le somme all’Ue.
Napoli, il trionfo dei trasformisti A causa di cambi di casacca multipli, Jervolino in bilico. di Pietro Mancini Per Rosa Russo Jervolino,75 anni, fervente cattolica, già ministra, figlia di un ministro e parlamentare di lungo corso della vecchia «Balena bianca», il giudizio più amaro, quasi il «de profundis» sulla sua decennale sindacatura, è venuto dal cardinale Crescenzio Sepe: «Per Napoli, gli ultimi 10 anni sono stati i peggiori».
E l'ex deputata, vicina a Oscar Luig Scalfaro, non trae eccessivo conforto dalla decisione del prefetto di annullare lo scioglimento anticipato del Comune, a causa di un vizio di una delle firme dei 31 consiglieri, che avevano deciso di staccare la spina alla agonizzante giunta partenopea.
Nella città del Golfo, tormentata da problemi drammatici, senza che ancora sia stata avviata la realizzazione di un termovalorizzatore, prima della Jervolino, sul banco degli imputati, è finito Antonio Bassolino, alla guida di Napoli e poi della Campania, dal 1993 sino al 2010, E qualcuno è arrivato, persino, a rimpiangere Achille Lauro, il discusso Comandante monarchico e poi missino, Sindaco negli anni 50, bocciato in libri e film, come «Mani sulla città di Francesco Rosi, per i suoi metodi clientelari e per il disco verde a tante costruzioni abusive. Ma il «caso-Napoli» rilancia, anche fuori dalla Campania, un interrogativo:in politica, esiste, e può essere superato, un confine ideale tra coerenza e fedeltà ai principi, da una parte,e opportunismo e trasformismo, dall'altra? Parlano questi dati: su 60 consiglieri comunali, 11 hanno cambiato gruppo almeno 3 volte, 3 ne hanno cambiato 4, 4 ne hanno cambiato 5. Dal caso limite di Pietro Mastranzo, deputato della Dc all'epoca di Antonio Gava, che in 5 anni ha cambiato 8 casacche, si passa ai ribaltoni di Roberto De Masi, che ha compiuto 7 salti della quaglia. Ragguardevoli anche i «ripensamenti» di Carmine Simeone che, eletto nei Ds, è passato nel fronte anti-Jervolino, ma solo dopo che la sindaca aveva rinnovato al fratello, Antonio, la presidenza della Azienda municipalizzata dei trasporti.
Da parte sua, Fabio Benincasa, capogruppo del Pd, si è imbarcato nell'UDC di Pier Ferdinando Casini, non prima di aver chiesto e ottenuto dalla prima cittadina di essere sostituito, nell'incarico di revisore del Teatro Mercadante, dalla sorella, Caterina. E dal capoluogo il virus del trasformismo ha infettato anche il consiglio e la giunta della Regione, dove 4 assessori, su 12,facevano parte dei partiti della maggioranza di Bassolino.Molti, tra cui Antonio Polito, ex direttore del Riformista ed ex senatore campano della Margherita, sostengono che l'errore più grave lo abbia compiuto proprio don Antonio da Afragola, imponendo, nel 2006, la ricandidatura della allora settantenne Jervolino. Errore riconosciuto, masolo in privato. Troppo tardi, la Sindaca ha deciso di puntare il dito contro i»voltagabbana», additandoli al pubblico ludibrio e invitando la Procura a indagare sulle transumanze più sospette. I maggiori danni del trasversalismo e del malgoverno si avvertono nel centro-sinistra, che non intende sostenere l'ex magistrato Luigi de Magistris (Idv) ma, dopo il flop delle primarie, non è unito sulla candidatura del prefetto Mario Morcone. Il Pdl, che anche gli osservatori progressisti danno favorito alle elezioni di maggio, ha deciso, dopo il «niet» del cooordinatore regionale, Nicola Cosentino, alla ministra Mara Carfagna, di valorizzare un esponente della società civile, l'ex presidente dell'Unione industriali di Napoli:»Ho dato la mia disponibilità, con entusiasmo, a Silvio Berlusconi», ha annunciato Gianni Lettieri.
Toghe lucane, ora la palla passa al gip. Il giudice per le indagini preliminari di Catanzaro dovrà decidere se accogliere la richiesta di archiviazione avanzata dalla difesa o dar ragione alle parti offese
04/03/2011 Nell’inchiesta Toghe lucane la parola passa al Gip. Spetterà al giudice Maria Rosaria Di Girolamo decidere se accogliere la richiesta di archiviazione avanzata dai difensori o dare ragione alla Procura e andare avanti con il procedimento. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, alla fine delle arringhe, si è riservata di decidere e renderà noto il proprio avviso nei prossimi giorni. L’inchiesta Toghe lucane punta a fare luce su un presunto comitato d’affari che avrebbe operato in Basilicata. Avviata dall’allora sostituto procuratore di Catanzaro Luigi De Magistris, l’inchiesta ha coinvolto politici, imprenditori, rappresentanti delle forze dell’ordine, e magistrati in servizio in Basilicata. Dopo il trasferimento di De Magistris dalla Calabria, è stato il collega Vincenzo Capomolla, erede del fascicolo, a presentare nel luglio 2009 una richiesta di archiviazione per quasi tutti i 33 indagati che il primo aveva citato nell’avviso di conclusione indagini contestando loro una serie di reati. A questa richiesta di archiviazione si sono opposte alcune delle parti offese citate nel procedimento, ed in particolare Giuseppe Galante, già procuratore della Repubblica di Potenza, Alberto Iannuzzi, già gip al tribunale di Potenza, Michele Zito e Nicola Picenna. Per loro, ed i rispettivi difensori, questa inchiesta e le accuse che ne sono scaturite non devono essere archiviate, e per questo chiedono al giudice Di Girolamo di far proseguire le indagini. L’opposizione all’archiviazione è stata presentata nei confronti di 30 degli originari 33 indagati che comparivano nell’avviso di conclusione indagini sottoscritto da de Magistris, e per i quali è in seguito intervenuta una richiesta di archiviazione. Tra i nomi eccellenti compaiono quelli di diversi magistrati e politici, tra cui Vincenzo Tufano, procuratore generale presso la Corte di appello di Potenza; Gaetano Bonomi, sostituto procuratore generale presso la Corte di appello di Potenza; Felicia Genovese, già sostituto procuratore presso la Dda di Potenza, ora giudice al Tribunale di Roma a seguito di una decisione del Csm emessa per via dell’inchiesta; Giuseppe Chieco, procuratore della Repubblica di Matera; Iside Granese, già presidente del tribunale di Matera; Emilio Nicola Buccico, avvocato, già componente del Csm, e poi sindaco di Matera; Filippo Bubbico, parlamentare, già sottosegretario allo Sviluppo economico con il Governo Prodi, presidente della Regione Basilicata; Vito De Filippo, presidente della Giunta regionale della Basilicata.
Catania - Palazzo delle Poste: uno scempio che il sindaco finge di non vedere di Melania Tanteri Regna il silenzio sulla vicenda dell’edificio che avrebbe dovuto ospitare la Cittadella della giustizia. Niente proposte o programmi. La zona presa d’assalto dai senza fissa dimora. CATANIA - Uno spettacolo inquietante, un palazzo pubblico trasformato in luogo di bivacchi e in ricovero per senza fissa dimora, senza che nessuno intervenga per riportare la normalità. L’ex Palazzo delle Poste di viale Africa, acquistato dal Comune nel 1999 per creare una fantomatica Cittadella della giustizia, è oggi terra di nessuno, una ferita aperta nel cuore della città, lasciato al triste destino che lo accomuna agli altri edifici abbandonati di Catania, mentre, nel frattempo,  i vari uffici giudiziari sono sparsi in locali in affitto.
Ad attirare nuovamente l’attenzione sulle condizioni i cui si trova l’immobile, il senatore della Repubblica, Enzo Bianco che, dopo un anno circa dalla prima denuncia, è tornato all’attacco chiedendo conto e ragione all’amministrazione comunale sul perché un così prezioso stabile sia lasciato in stato di abbandono e sul motivo per cui, in città, si continui a tollerare una situazione ingestibile che, tra le altre cose, rappresenta un grosso disagio per i residenti della zona.
“È inaccettabile – afferma Bianco - che il sindaco di Catania decida di fare lo struzzo e infilare la testa nella sabbia per non vedere ciò che accade, ormai da tempo, all’ex Palazzo delle Poste in viale Africa, ed è inammissibile che il primo cittadino, con malcelata arroganza, si rifiuti di rispondere alla stampa su questo tema”.
“Quell’immobile – ha aggiunto il senatore del Pd - era stato acquistato dall’amministrazione comunale per realizzarvi gli uffici giudiziari e da troppi anni è ormai abbandonato a se stesso e divenuto un vero e proprio ghetto di emarginazione sociale; un sindaco non può tollerare che in pieno centro persista e si autoalimenti una situazione del genere”.
Un allarme che, regolarmente, viene lanciato, soprattutto in relazione alla questione igiene e sicurezza ma che, fino a oggi, nessuno sembra aver voluto ascoltare. Fino a oggi, si diceva, perché, dopo l’ennesima denuncia e l’ennesimo servizio giornalistico, il procuratore della Repubblica di Catania facente funzioni, Michelangelo Patanè, ha aperto un fascicolo conoscitivo, per occupazione abusiva di immobile, in merito proprio all’ex Palazzo delle Poste in viale Africa.
Un buon inizio che, però, a poco servirà senza un progetto di recupero dello stabile che lo possa restituire alle funzioni per cui era stato acquistato. Ma, riguardo il futuro, poco o nulla è dato sapere, né da parte dell’amministrazione guidata dal sindaco Raffaele Stancanelli sembrano esserci proposte o programmi.
Napoli. Commosse l’Italia con la sua bambina: arrestata truffatrice 04 marzo 2011 Il servizio del Secolo XIX. Napoli - Fingendo che la propria figlia avesse una gravissima malattia e avesse bisogno di un intervento chirurgico negli Stati Uniti, aveva commosso centinaia di migliaia di persone e raccolto una ingente somma di denaro. Ma era una truffatrice e oggi è stata arrestata. Il Secolo XIX si era già occupato del caso nei giorni scorsi (rileggi) quando la procura di Genova aveva aperto un’inchiesta, poi trasmessa per competenza a Napoli.
La trasmissione Le Iene aveva poi sollevato dubbi sul caso e ieri, al termine di indagini svolte dalla Procura di Napoli, Luisa Pollaro, di 36 anni, madre della piccola Adelaide, è stata arrestata con le accuse di truffa aggravata, falso ideologico e falso materiale. Indagati il marito, Vincenzo Ciotola, e un amico della coppia, Gianluca Scelzo, per i quali il gip ha respinto la richiesta di obbligo di firma chiesta dal pm Aldo Ingangi.
La donna, hanno ricostruito gli investigatori, falsificando alcuni documenti dell’istituto Gaslini di Genova, dove Adelaide era stata ricoverata per disturbi non particolarmente gravi, aveva fatto risultare che la piccola era invece affetta dalla «sindrome del lobo medio» e che necessitava di una operazione urgente a Houston.
Uno degli aspetti più vergognosi della vicenda è che la bambina - 11 anni, graziosa e disinvolta, ma soprattutto sana - era stata coinvolta direttamente nella truffa e sono diverse le sue interviste in programmi televisivi di grande ascolto in cui ha raccontato direttamente la propria storia.
Oltre ad avere ottenuto il riconoscimento dell’invalidità al 100%, Luisa Pollaro aveva partecipato a numerose trasmissioni televisive: in questo modo «gli indagati - è scritto in una nota a firma del procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli - «hanno tratto in inganno un’ampia fascia di persone, delle più disparate condizioni sociali, che, animate da un sentimento di umanità e solidarietà nei riguardi della famiglia Ciotola, sono stati fraudolentemente indotti ad elargire ingenti somme», calcolate in centinaia di migliaia di euro.
Nei mesi scorsi la procura aveva disposto anche il sequestro delle copie in giacenza di un libro in cui la bambina, sotto forma di diario, raccontava la sua inesistente malattia e l’attesa dell’intervento chirurgico.
Incentivi sul fotovoltaico, è caos. di Rosario Battiato L’intervento del sottosegretario Micciché ha posticipato l’effetto del decreto Romani sulle rinnovabili. Nuove tariffe già in vigore dal 1° giugno: probabile ribasso, con quota annuale. PALERMO – Un colpo di reni di Gianfranco Miccichè, leader di Forza del Sud e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Cipe, ha posticipato l’effetto del decreto Romani sulle rinnovabili che avrebbe fissato il tetto massimo di 8.000 MW per gli incentivi al fotovoltaico. Proprio durante la votazione della fiducia al Federalismo municipale dei giorni scorsi, Miccichè ha minacciato di non far votare la pattuglia di deputati del suo movimento senza rassicurazioni sul ritiro del decreto.
Un risultato incassato in parte durante il Cdm di giovedì scorso quando il decreto Romani è stato ridimensionato, anche se verosimilmente il problema si ripresenterà tra qualche mese.
Solamente un rimando per calmierare le acque, ma un risultato che al momento Gianfranco Miccichè si porta a casa. Lo scorso 2 marzo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio così esprimeva la propria soddisfazione per l’accordo raggiunto. “Invito il nostro parlamentare campano Marco Pugliese e tutti gli altri esponenti di Forza del Sud alla Camera di votare la fiducia al governo Berlusconi perché ho avuto assoluta garanzia da parte del ministro Romani sulla modifica del ddl riguardante le fonti di energia rinnovabili”.
Secondo Miccichè il d. lgs non avrebbe contenuto “alcun tetto per gli incentivi al fotovoltaico, così da non penalizzare le piccole e medie aziende del settore che operano principalmente al Sud”. In realtà a ben osservare il testo è vero che non ci sarà il tetto massimo degli 8mila MWp, che avrebbe strozzato i contributi al settore nel giro di qualche mese, ma il problema è solo rimandato. Entro fine aprile si dovrà fissare un nuovo decreto per l’adeguamento delle tariffe legate agli incentivi, che entreranno in vigore già il 1° giugno, verosimilmente ribassate, mentre sarà fissata una quota massima annuale che potrà essere coperta dagli incentivi.
Anche sui certificati verdi c’è una timida retromarcia che vale il 22% della riduzione, anziché il 30%, rispetto al prezzo di ritiro. Il ritiro dei certificati proseguirà fino al 2016 con un prezzo pari al 78% di quello massimo di riferimento. Non sono mancati gli affondi da parte delle associazioni. Secco il commento diffuso dal Wwf in una nota. “In assenza di programmazione energetica, pur prevista dagli stessi provvedimenti varati da questo esecutivo, il Governo dice tutto e il contrario di tutto: nel giugno scorso fa un piano che prevede lo sviluppo delle rinnovabili e poi, sull’onda di polemiche inventate a tavolino sui costi degli incentivi alle rinnovabili, le blocca. La scelta fatta oggi di rinviare la decisione, a seguito della sollevazione non solo degli ambientalisti, non solo degli operatori, ma di migliaia e migliaia di cittadini, non fa che aumentare il caos e l’incertezza, rendendo il nostro Paese troppo poco affidabile per gli investitori”.
Non dissimile il commento che arriva da Legambiente che si concentra sull’assoluta incertezza e sugli effetti pessimi che tale provvedimento avrà sul futuro del fotovoltaico. Fuoco di sbarramento anche da parte del Partito democratico che considera il decreto un completo disastro. La Sicilia del resto, proprio sul fronte del fotovoltaico, appare in crescita. Gli ultimi dati del Gse dicono che sono circa 8.789 gli impianti connessi in rete. Un risultato che è pari a 162.469 di potenza in kw e che si traduce in una produzione di 233.303.082 kWh/anno e in un risparmio di 149.781 tco2/anno.
Napoli, Varriale si dimette da solo. Iervolino resta al suo posto. Napoli, 4 mar (Il Velino/Velino Campania) - Un film surreale. Vi stanno assistendo i cittadini napoletani da due giorni con le continue novità che provengono dal Comune di Napoli. Dopo la nota della prefettura che ha ritenuto non valide le dimissioni dei 31 consiglieri d'opposizione, è cambiato tutto: la Iervolino è rimasta al suo posto, convocando anche una giunta formale, e un consigliere Pdl Salvatore Varriale si è dimesso autonomamente dando così la possibilità di essere surrogato dal primo dei non eletti Emilio Ranavolo. Atteggiamento considerato suicida dai colleghi del partito. “Ringraziamo personalmente il consigliere Salvatore Varriale – hanno affermato sarcasticamente il vicepresidente del gruppo al Consiglio comunale, Ciro Signoriello, il capogruppo di Forza Italia Ciro Monaco e Umberto Minopoli e Dario Cigliano del Pdl - per aver salvato in “zona Cesarini” il sindaco di Napoli con le sue dimissioni presentate alla segreteria generale del Comune di Napoli”. Secondo i quattro Varriale “ha vanificato l'operazione del centrodestra che, proprio in queste ore, stava per riassemblare le 31 firme di dimissioni e determinare finalmente lo scioglimento del Consiglio comunale dopo la decisione del prefetto di dichiararle nulle nella originaria presentazione per vizio formale: Varriale non dimentichi che è stato nominato presidente della SO.RE.SA. grazie ad una nomina del centrodestra: oggi con la sua azione trasformista e di fatto consociativa vanifica il raggiungimento delle 31 firme necessarie per lo scioglimento del Consiglio, producendo un assurdo effetto salvifico per il sindaco e la sua giunta. Chiediamo l'intervento immediato del partito affinché adotti i provvedimenti che quest'azione – hanno concluso – richiede”. (rp) 4 mar 2011 18:33
Sostegno ai giovani imprenditori Caridi: formazione per crescere. Sabato 05 Marzo 2011 07:43 Redazione desk Antonio Caridi CATANZARO - L’assessore regionale alle Attività Produttive, Antonio Caridi, ha illustrato ai Giovani imprenditori calabresi le misure a sostegno della nuova imprenditorialità giovanile in Calabria contenute nel progetto, predisposto dal Dipartimento, "Nuovi Giovani Imprenditori". All’incontro, tenutosi nella sede dell’assessorato a Santa Maria di Catanzaro, hanno preso parte anche il dirigente di settore Marco Aloise, Sebastiano Caffo e Mario Romano per
Confindustria Calabria, Giuseppe Pedà e Piero Tassone per Confcommercio, Renato Cantafio per Confartigianato e il direttore tecnico della Fondazione "FIeld" Caterina Nano. Il progetto - informa una nota dell’ufficio stampa ella Giunta regionale - si rivolge prevalentemente ai giovani dell’ultimo anno delle scuole secondarie e agli studenti delle facoltà tecniche ed economiche delle Università calabresi. «Nuovi Giovani Imprenditori - ha affermato l’assessore Caridi - punta a creare valore aggiunto attraverso la realizzazione di interventi integrati che, partendo dalla promozione della cultura di impresa, intendono motivare ed assistere i giovani nell’avvio di percorsi di imprenditorialità. Gli obiettivi del progetto, per espressa volontà e per coerenza di visione politica, tendono a non generare mera attivazione di spesa pubblica, anzi, rispetto al passato, devono puntare all’attivazione di azioni che possano creare reali condizioni di sviluppo e produttività in un’ottica di sostenibilità economica e di valorizzazione delle risorse disponibili (umane, culturali, naturali ecc.). Nuovi Giovani Imprenditori - ha evidenziato ancora Caridi -, in coerenza con le linee del Piano Strategico 2011-2013 delle Attività Produttive, si propone di intervenire sulle dinamiche macroeconomiche regionali attraverso la creazione di nuove imprese e la riduzione del tasso di disoccupazione giovanile, mediante percorsi assistiti di imprenditorialità». Le attività progettuali, per le quali si punta ad un’intesa con altri Dipartimenti come Turismo, Lavoro ed Istruzione, prevedono la formazione dei giovani sui temi della cultura d’impresa con l’organizzazione di corsi e seminari, la visita guidata a realtà produttive, regionali, nazionali ed internazionali, di successo, l’assistenza ai potenziali giovani imprenditori nella definizione del progetto imprenditoriale. La conclusione del percorso prevede il finanziamento, attraverso contributi a fondo perduto, delle idee imprenditoriali che hanno requisiti di fattibilità tecnica ed economica, l’attivazione di sistemi di condivisione delle progettualità definite, un supporto allo start-up dell’impresa anche tramite sistemi di tutoraggio per l’assistenza tecnica ai giovani imprenditori. I rappresentanti dei giovani imprenditori presenti all’incontro, dopo aver espresso il loro plauso per questo nuovo modo di operare da parte dell’assessore Caridi che privilegia la concertazione, hanno concordato sull’importanza della formazione per i giovani che intendono affacciarsi nel mondo dell’imprenditoria.
Scoperta evasione fiscale record: 12 milioni di euro Sabato 05 Marzo 2011 07:47 Redazione desk COSENZA - Un’evasione fiscale per circa 12 milioni di euro è stata scoperta in provincia di Cosenza dalla guardia di finanza. Due i soggetti, operanti nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio di prodotti alimentari, controllati e risultati evasori totali. Nel corso dell’indagine i finanzieri hanno rilevato oltre 10 milioni di euro di ricavi sottratti all’imposizione e costi indeducibili pari a circa 1.700.000,00, con la sottrazione di una base imponibile ai fini Irap di circa due milioni cinquecentomila euro, emissione fatture per operazioni inesistenti per un importo di oltre due milioni e conseguente omesso versamento di imposte, tra Iva, Ires e Irao, per circa 800 mila euro. Dalle indagini è emerso anche il sistema adottato che si basava sull’utilizzo di due distinte aziende di cui una di fatto inoperosa e tenuta cartolarmente attiva al solo fine di consentire alla seconda impresa, gestore, tra l’altro, di due supermercati, l’evasione delle imposte anche mediante l’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Già nell’ottobre 2009, in occasione della prima attività ispettiva, i finanzieri avevano proceduto al sequestro preventivo di circa 24 tonnellate di generi alimentari e bevande custodite in cattivo stato di conservazione all’interno di un locale sprovvisto delle pautorizzazioni sanitarie. Nell’ambito dell’indagine tre persone sono state denunciate per violazioni penali, tributarie e in materia sanitaria relative alla disciplina igienica della produzione e vendita di sostanze alimentari e bevande. Un’attività, quella del contrasto all’evasione fiscale da parte della guardia di finanza nella nostra regione, che persegue una duplice funzione: innanzitutto quella repressiva, che intercetta le evasioni consumate e le violazioni commesse per recuperare alle casse pubbliche le imposte dovute e applicare le sanzioni corrispondenti, e quella preventiva, che, attraverso l’esecuzione di controlli speditivi, intende evidentemente scoraggiare la diffusione di condotte di evasione in tutte le loro forme.
I lucani perderanno oltre 100 euro a testa. POTENZA - «I comuni, soprattutto quelli del Mezzogiorno con questo decreto non hanno nulla da festeggiare. Forse solo i grandi centri del Nord. Ecco perché noi sindaci dobbiamo pretendere non questo, ma il federalismo vero». Questo il commento del sindaco di Potenza e responsabile Anci della Basilicata nonché per le politiche del Mezzogiorno, Vito Santarsiero, sul decreto sul federalismo.
«L'incontro di ieri mattina – ha continuato Santarsiero - con i primi elementi di certezza legati al decreto sul federalismo fiscale conferma tutte le preoccupazioni espresse fino ad oggi e anche il fatto che tutto si può dire, tranne che sia partita una vera stagione di federalismo. Il decreto non contiene alcuna determinazione dei fabbisogni standard, dei costi standard, del fondo perequativo, della perequazione infrastrutturale per i territori, di autonomia gestionale e finanziaria, né la chiara determinazione delle funzioni dei comuni. Di tutto si può parlare tranne che di federalismo e di attuazione della legge 42. Ci troviamo dinanzi al dato certo dell'azzeramento dei trasferimenti dello Stato ai comuni, che vengono sostituiti da un sistema fiscale che alimenta un fondo speciale, che dovrà distribuirsi tra i comuni in una maniera assolutamente incerta, e dall'attribuzione diretta ai comuni dell’Iva regionale. Il risultato appare già chiaro ed è una forte sperequazione nei territori e tra territori, soprattutto per il Sud. Mediamente in Basilicata si perderanno oltre 100 euro». [g.lag.]
Laterza: «Spesa più efficiente, ma non tagliate i fondi del Sud». di MICHELE COZZI Alessandro Laterza, presidente degli industriali della provincia di Bari e della Bat: perché questo incontro con i parlamentari baresi e con il ministro Fitto? «Abbiamo presentato un documento sull’andamento, sia storico sia attuale, della spesa addizionale per il Sud, riferita ai Fas e ai fondi strutturali. Riflessione propedeutica ad un altro documento che intendiamo elaborare sul tema del federalismo»
Sono emersi impegni concreti oppure solo petizioni di principio? «La nostra principale ambizione è che ci sia una definizione dei temi. Credo che ci sia molto da fare perché la dialettica politica rende molto facile lo scivolamento nella polemica. Noi vogliamo fare un ragionamento freddo».
E qual è la vostra analisi della situazione? «Il mio punto di partenza è che c’è una situazione evidente di difficoltà dei conti pubblici, testimoniata dal dato che tra 2008 e 2010 si sono prodotti 200 miliardi di debito in più. E’ in questo c’è la ragione del taglio della quota nazionale dei Fas di 25 miliardi. Dinanzi a questa situazione di difficoltà, si pesca a destra e a manca, e quindi anche su quelle che dovrebbero essere le risorse aggiuntive per il Sud. Di qui la preoccupazione che sia il tema del federalismo sia il tema del piano del Sud porti ad un ridimensionamento delle risorse. Si era partiti da 100 miliardi e diversi li abbiamo già persi».
Federalismo: siamo quasi alla stretta finale. Da uno studio degli artigiani di Mestre emerge che gli imprenditori pagheranno circa 500 euro per le tasse municipali. Qual è la vostra opinione? «E’ un tema che andrebbe approfondito, non me la sento di dare un parere così secco. Mi preoccupa che sul famoso fondo perequativo, essenziale per il Sud, non ci sia ancora molta chiarezza. Abbiamo enunciazioni molte generali. Sappiamo anche l’aliquota del sottoscala ma non sappiamo in che misura dovrebbe essere applicato il meccanismo perequativo. Abbiamo riconsegnato la capacità fiscale di ogni soggetto locale, ma non abbiamo stabilito come la perequazione, costituzionalmente prevista, possa essere applicata. Poi, potremo anche in futuro avere il migliore meccanismo perequativo, ma oggi la cronaca ci dice che non c’è. Mi sarei aspettato che nel dettaglio si mettesse a punto questo tema. Il problema non è quanto pagheranno di più le imprese quando il rischio di collasso dei servizi pubblici nel Mezzogiorno».
Tutti gli indicatori socio-economici testimoniano che la distanza tra Nord e Sud tende ad aumentare. Che succederà col federalismo? «E’ una partita molto delicata. Non vorrei coltivare allarmismi generici, ma adesso emerge la parte critica per il Sud. La capacità fiscale è quella che è. Il debito pubblico aumenta, la spesa corrente non cala, la spesa in conto capitale decresce, le entrate fiscali non aumentano: allora è lecito chiedersi in che modo sarà divisa la torta. La battaglia è prevalentemente politica, e quindi, non credo ci sia stata una riflessione compiuta».
Piano per il Sud: il ministro Fitto ha definito un cronogramma degli interventi d’attuare. Vi convince oppure no? «La parte positiva del discorso è che vorremmo, in un arco di tempo breve, vedere un meccanismo condiviso dalle Regioni per una accelerazione della spesa e per l’attivazione di risorse che andrebbero rimesse in pista. Uno dei problemi che emerge è che i tempi di attuazione per le infrastrutture sono eccessivamente lunghi. Un altro punto critico, pur nella consapevolezza che Fas e fondi strutturali non hanno prodotto i risultati attesi, è che con la persistenza di un gap tra le aree del Paese, la riduzione di fondi non può essere oggettivamente un fatto positivo. La riduzione c’è già stata e non sappiamo in che misura potrà esserci ulteriormente».
Con meno fondi sarà difficile fare miracoli. «La massa d’urto di fondi che avrebbe dovuto modificare una situazione insoddisfacente va diminuendo. Noi non vogliamo altre risorse, ma vediamo che quelle che erano disponibili, ora lo sono in misura minore».
La situazione appare complessa. Sembra prevalere una logica di parte e non di analisi. «Dobbiamo sviluppare un vocabolario comune. C’è una certa confusione, non si riesce a mettere bene in ordine il contesto, i numeri vanno e vengono. Per il piano Sud se ci sarà chiarezza sarà un progresso, anche se in quadro generale in cui le risorse aggiuntive per il Sud sono state già tagliate. E con il quadro di finanza pubblica che c’è non so se riusciremo a mantenere ciò che è rimasto».
Fondi strutturali: per la Puglia è l’ultima chance. In base ai vostri indicatori si sta seminando bene oppure no? «Non so se sarà l’ultimo piano. È una materia di discussione, c’è un meganegoziato e vedremo cosa il nostro governo, qualunque sia, saprà fare. Certo se riuscissimo a dimostrare una maggiore efficienza nell’uso delle risorse sarebbe un buon lasciapassare per chiedere un ulteriore periodo di copertura. Per la Puglia, il meccanismo di incentivi per le imprese funziona piuttosto bene. C’è preoccupazione per la programmazione di “area vasta” che ha dato luogo ad una montagna di carta, ma ad oggi è paralizzata. Un altro punto critico è il patto di stabilità, che crea un vincolo alla spesa di cassa che può costituire un impedimento al cofinanziamento dei progetti dei fondi strutturali. C’è il tema delicato della qualità della spesa. Sono le questioni da approfondire».
Bari, il pianto dei sindaci contro il Federalismo. Emiliano: una rapina
di FELICE DE SANCTIS  BARI - «Il federalismo fiscale crea difficoltà ancora maggiori delle precedenti e colpisce i Comuni virtuosi del Sud. Il periodo che va da ora al 2013 sarà uno dei più tragici per i Comuni meridionali, che dovranno affrontare sacrifici smisurati insieme alle Regioni per i tagli da realizzare, mentre lo Stato non taglierà nulla. Il federalismo fiscale alla fine risulterà contrario a quello previsto dalla Costituzione con danni incalcolabili per i Comuni meridionali: sarà la rapina del secolo». Boccia senz’appello il federalismo appena approvato dal Parlamento il sindaco di Bari Michele Emiliano al convegno dell’Anci Puglia che si è riunito ieri nel capoluogo regionale. E’ polemico Emiliano, anche perché gli brucia troppo il fatto che il Comune di Bari possieda in cassa 120 milioni di euro, ma che non possa spenderli a causa del patto di stabilità.
Il sindaco del capoluogo ha ricordato come «la responsabilità» di aver avviato il federalismo sia stata proprio del centrosinistra, dando una prima attuazione all’art. 119 della Costituzione, ma lasciando poi meriti e demeriti al centrodestra. Ma non è stato realizzato il principio che l’addizio - nale Irpef doveva servire a prelevare il denaro vicino a dove poi si doveva spenderlo (principio fondamentale nell’art. 119 della Costituzione), per far capire ai cittadini l’efficienza o meno di chi li governava». Ma Emiliano non risparmia nemmeno l’Anci, quando respinge il giudizio positivo dato al federalismo («perché è un organo bipartisan con destra e sinistra e ha necessità di tenere insieme l’associazione dei Comuni e gestire con prudenza la dialettica Nord-Sud»), «ma io non ho cariche particolari e posso dire la verità: lo Stato ci ha tolto, senza restituire nulla; il capo di questo Paese è il ragioniere generale dello Stato, i politici sono nelle mani di chi fa i conti e impedisce ai Comuni anche di fare un bilancio creativo».
Per Emiliano il compito dei Comuni è diventato quello di fare gli spioni del fisco, un compito, tra l’altro, difficile da realizzare in mancanza di strumenti adeguati per fare validi accertamenti. Il risultato è la totale immobilità economica e finanziaria, per cui l’inefficienza si scaricherà tutta sui cittadini, aumentando il disagio sociale e i tagli al welfare.
Il convegno di Bari, organizzato dall’Anci Puglia e dall’Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale) è stato incentrato soprattutto sugli effetti del federalismo fiscale sul bilancio dei Comuni per il 2011 e in particolare la riforma delle entrate ed i fabbisogni standard, gli obiettivi di spesa comunitaria per 2011 delle Regioni Convergenza. Ad introdurre i lavori è stato il presidente dell’Anci Puglia, Gino Perrone per il quale «il federalismo è un atto di responsabilità dei Comuni. Ritengo che tutto quello che i Comuni non hanno fatto in passato, il governo ha avuto la capacità di esprimerlo e di indicare quali sono le vie del federalismo. Oggi come oggi, i Comuni devono attivare quello che non è stato fatto in passato».
«Io – a spiegato – ritengo che i sindaci dovrebbero attivarsi per dare quell'impulso necessario di autonomia dei Comuni. Tutte le riforme sono difficili, ma ritengo che ci sia una capcità degli amministratori di portare avanti questa innovazione». «I tagli – ha concluso Perrone – sono una cosa, e sono dovuti a una crisi mondiale; ma il federalismo è una innovazione che saremo capaci di portare avanti».
Presentato in anteprima il vademecum «bilanci 2011 istruzioni per l’uso», la guida Ifel per accompagnare i Comuni nella stesura del bilancio preventivo. Le relazioni tecniche sono state affidate a Silvia Scozzese (direttore scientifico Ifel), Andrea Ferri e Salvatore Parlato (esperti Ifel) e Francesco Monaco (responsabile Anci Mezzogiorno e cooperazione). Hanno concluso i lavori Vito Santarsiero (delegato nazionale Anci Mezzogiorno) e Mauro D’Attis (delegato nazionale Anci sviluppo economico).
Compie 100 anni l’azienda Marangi strumenti musicali. Venerdì 04 Marzo 2011 14:20 MARTINA FRANCA - L’azienda Marangi strumenti musicali compie 100 anni: per l’occasione sabato scorso, 26 febbraio, é stata celebrata da Mons. Benigno Papa la messa di ringraziamento per il raggiunto traguardo dei suoi “100 anni di attività al servizio della musica”, in comunione con parroci martinesi e le voci del coro lirico di Puglia e Basilicata,  per la circostanza. A fissare la storicità della data c’é stato un altro elemento: uno speciale annullo filatelico. Questi i due momenti salienti della giornata di festa che, ovviamente, non non ha potuto racchiudere nell’arco temporale di 24 ore un evento così importante. Compiere un secolo di vita a cavallo di due millenni e, nello stesso tempo, porre le basi per continuare a vivere operando sempre nello stesso settore commerciale, va ben oltre la mera gioia di spegnere cento cande-line. Specie se la festeggiata è un’azienda capace di crescere e svilupparsi di padri in figli sullo stesso tracciato etico fissato nel 1911 dal fondatore, nonno Francesco Marangi. La storia dell’azienda, inoltre, é stata racchiusa in un story book che inizia così: “Tutto comincia nel 1911. In quell’anno Frederick Taylor elabora la sua teoria sulla suddivisione del lavoro e inchioda gli operai alla catena di montaggio. L’Italia è ancora troppo contadina e Detroit la vedrà molto dopo nei cinegiornali salterelloni. In compenso si prepara alla guerra contro i Turchi. La Nazionale di calcio indossa per la prima volta la maglia azzurra. A Martina Franca, Francesco Marangi (1880-1943), nonno dell’attuale amministratore unico Franco, dotatosi di una Licenza ambulante, inizia la compravendita di organetti, strumenti diatonici ad ancia libera...”
“Bit? Non so se l’anno prossimo ci saremo”. Mercoledì 23 Febbraio 2011 17:09 TARANTO - “Bisogna cominciare a pensare a nuove formula per questi grandi appuntamenti fieristici”. Sono passati pochi giorni dalla chiusura della Bit, la Borsa Internazionale del Turismo che si è tenuta a Milano. Ieri abbiamo ascoltato il parere dell’assessore regionale alle Risorse Agroalimentari Dario Stefàno e del presidente della Confcommercio di Taranto Leonardo Giangrande. Oggi abbiamo chiesto al Presidente della Provincia Gianni Florido di fare un bilancio dell’importante campionaria.
Presidente, com’è andata alla Bit? “Il bilancio è senza dubbio positivo. Abbiamo fatto bene a stare in un unico stand con la Puglia. Girando per gli altri stand mi sono accorto di quanto fossero vuoti, mentre il nostro era sempre pieno di gente. La forte attrattività del “brand Puglia” ha giocato un ruolo determinante anche per noi”. E per Grande Salento e Terra Ionica? “Un buon risultato. Abbiamo incontrato la stampa specializzata nel corso di una cena organizzata dalla tre Provinice di Taranto, Brindisi e Lecce. La cena, per la cronaca, è stata preparata da tre chef appartenenti alla province del Grande Salento. Il giorno dopo abbiamo avuto modo di incontrare i buyer”. Sì, ma le polemiche non sono mancate... “Credo che nel caso della diatriba con Bari abbia sbagliato l’assessore Silvia Godelli”. Ieri, il presidente dell’associazione dei commercianti tarantini ha palato di un bilancio in chiaroscuro. Ha detto che la Bit non porterà grossi risultati alle imprese ioniche. Cosa ne pensa? “Credo abbia ragione Giangrande. Bisogna cominciare a pensare a nuove formule per questi grandi appuntamenti fieristici. Non so se parteciperemo anche l’anno prossimo anche perché le spese sono ingenti. 1.500 euro a m2. La Puglia ha speso in totale 250mila euro, una barca di soldi. Nell’era della telematica in cui un operatore cerca quello che vuole su internet forse la Bit ha perso l’importanza che rivestiva un tempo. Credo che soltanto VinItaly non abbia perso smalto con l’incedere del tempo”. Sembra che abbia qualche idea in mente per cercare di promuovere meglio (risparmiando) il nostro territorio... “Sì, è vero. Abbiamo deciso con le altre province del Grande Salento di andare nelle grandi capitali d’Europa dove c’è uno scalo RyanAir per promuovere il nostro territorio. Inizieremo da Stoccarda”.
Fabio Mancini
Taranto 13a nella classifica nazionale Mercoledì 02 Marzo 2011 14:26 TARANTO - “La nostra è tra le province con il tasso di crescita annuale più elevato”. E’ quanto emerge dallla classifica “Movimprese 2010” presentata questa mattina dal presidente della Camera di Commercio Luigi Sportelli e dal suo vice Leonardo Giangrande. Nella graduatoria generale delle province italiane per tassi di crescita imprenditoriale nell’anno 2010, Taranto è al 13° posto. Un risultato incoraggiante che potrebbe segnare un ritorno alla fiducia da parte del sistema: una crescita vicina al 2% non si rilevava, infatti, dal 2004.
Il saldo fra iscrizioni e cessazioni nel 2010 presenta un valore positivo pari a 860 unità: un minor numero di cancellazioni (il 19,52% in meno rispetto al 2009) ed una ripresa delle iscrizioni (+8,88%) hanno consentito questo ottimo risultato, i cui primi segnali erano parzialmente leggibili già nel terzo trimestre. Di segno positivo, dunque, il tasso di crescita delle imprese nel trimestre: +1,82%. Tale indicatore non si avvicinava al punto percentuale dal 2005 e si consideri, altresì, che il 2009 si era concluso con un disarmante 0,11%. Il tasso di iscrizione2 annuale è pari al 7,44% (era il 6,89% nell’anno precedente), mentre quello di cessazione scende dal 6,75% del 2009 al 5,40% dell’anno trascorso. Relativamente alle forme giuridiche d’impresa, nessuna delle quattro macrocategorie (società di capitale, società di persone, ditte individuali, altre forme) ha presentato nell’anno 2010 saldi negativi, determinando una crescita positiva persino per le ditte individuali, per le quali si registra comunque un decremento costante e progressivo della base imprenditoriale. Queste crescono, ad ogni modo, dello 0,65% nel 2010, a fronte di tassi ben più significativi per le restanti forme. Le società di capitali, con un saldo di +443 unità, segnano la performance migliore: il loro tasso di crescita è pari a 5,31%. Le società di persone, con 155 unità di saldo fra le iscrizioni e le cessazioni, crescono del 3,31%, mentre le altre forme, con un bilancio positivo per 54 unità, presentano un tasso di crescita del 2,82%. Sono, insomma, le società di capitale a determinare, per oltre la metà, la positività del risultato complessivo: il 19,25% delle iscrizioni annuali è imputabile a questa forma giuridica che cresce anche in termini di stock, a fronte di un basso valore percentuale di cessazioni sul totale (7,01%). Le ditte individuali, invece, che pure riescono a non presentare un segno negativo, apportano il 66,87% delle nuove iscrizioni, ma anche ben l’83,06% delle cancellaziaoni. In termini di crescita complessiva delle imprese, la variazione positiva rispetto al 2009 è determinata principalmente dalle imprese non classificate. Il saldo negativo di 9 delle 21 sezioni di attività economica nelle quali è articolato il totale delle imprese tarantine, pari a 219 unità, è fortunatamente compensato dal segno positivo di gran parte dei restanti settori. L’anno 2010 si è, infatti, concluso negativamente per Agricoltura, silvicoltura e pesca (secondo una ormai consolidata dinamica di riduzione dello stock in questa sezione), Attività ma-nifatturiere, Fornitura di acqua, Trasporto e magazzinaggio, Attività finanziarie e assicurative, Attività immobiliari, Istruzione, Sanità e assistenza sociale e, infine, per Altre attività di servizi.
Tra fango e detriti anche le vipere. Venerdì 04 Marzo 2011 14:23 GINOSA - L’acqua comincia ad abbassarsi e qualcuno ha potuto far rientro nelle case di contrada Marinella dove la notte dell’1 marzo si è scatenato il putiferio. L’alluvione ha costretto a salire sui tetti circa un centinaio di persone che hanno cercato riparo come potevano.
Fino a ieri sono rimasti nella tendopoli allestita in piazza S. Pio, ma da oggi, chi non ha trovato un’altra sistemazione, è stato trasferito negli alberghi. La tendopoli non è stata comunque smantellata, ma è centro di raccolta e distribuzione di beni di prima necessità. Chi è potuto rientrare in casa comincia a fare la conta dei danni ed è tragedia. Tutto distrutto. Oltre due metri di fango hanno cancellato mobilio e suppellettili. Alla paura ora subentra la rabbia di non aver più nulla e di dover ricominciare da zero. Intanto uno strano fenomeno si sta verificando. Ieri un uomo è stato morso da una vipera. Sta bene. Tempestivo è stato l’intervento del 118. Ma tra il fango ed i detriti quei serpenti stanno scatenando il panico. La gente ha paura di trovarseli in casa. Probabilmente l’acqua torrenziale ha portato con sè le vipere dalla gravina. Danni a case, negozi e imprese. Tutto da ricostruire. A tal proposito interviene anche Confcommercio. Il presidente Leonardo Giangrande teme che presto tutto si dimentichi a danno “della già fragile industria del turismo di Marina di Ginosa”. Esprime rabbia perchè “se si fossero attuati quelli interventi necessari per contenere l’ondata di piena o per far defluire le acque, ora non saremmo qui a dover parlare di stato di calamità”.
Federalismo, Anci Mezzogiorno: "Vogliamo quello vero"
05/03/2011 "Ai Comuni del Mezzogiorno piace il federalismo ma quello vero, non quello che ci è stato proposto in questo momento perché si tratta di altro".
Lo ha spiegato il sindaco di Potenza e responsabile Anci per le politiche del Mezzogiorno, Vito Santarsiero partecipando a un convegno dell'associazione a Bari. "In questo momento - ha detto - ci è stata proposta una norma che governa una fase di transizione in attesa del federalismo". "Una norma - ha precisato - che trasferisce la massa dei trasferimenti dello Stato diretti ai Comuni, 12 miliardi complessivamente che vengono annullati, e che vengono sotituiti da una nuova fiscalità decisa a livello centrale senza che potessero decidere i Comuni". "Oggi - ha rilevato Santarsiero - i Comuni non hanno autonomia" e "non riusciremo a garantire i servizi essenziali ai cittadini, questo è il dato". "Noi - ha aggiunto - vogliamo il federalismo che ispira la legge 42, la legge Calderoli, una buona legge. Una legge che si fonda sul fabbisogno standard, sui costi standard, sulla perequazione infrastrutturale, sul fondo perequativo, sull'autonomia finanziaria e gestionale, sul codice delle autonomie che individua in maniera chiara le competenze dei vari enti". "Tutto questo - ha ribadito Santarsiero - non c'é nel decreto di cui parliamo. E' tutto da venire". Per Santarsiero, "avremo disuguaglianze tra Nord e Sud e il Sud sarà molto penalizzato. Ecco perché dico che questo decreto meritava di essere pensato, meditato ulteriormente, e nel caso rinviato fino a partire direttamente con il federalismo vero che intanto non c'é, non parte". "Oggi - ha concluso - i Comuni sono un po' più deboli in attesa del federalismo".
Scuola, la Regione Calabria invia gli studenti nelle aziende
Sabato 05 Marzo 2011 10:46 “La lotta alla disoccupazione passa anche attraverso un nuovo modo di concepire la formazione favorendo l'inserimento degli studenti ad entrare nelle aziende per conoscerne i meccanismi. In questo modo si sviluppa un vantaggio competitivo rispetto ai coetanei la cui formazione sara' soltanto teorica. E' questa la logica del progetto “Alternanza scuola e lavoro” con il quale la Regione Calabria intende favorire l'esperienza di lavoro nelle più importanti aziende calabresi a 1200 alunni delle scuole superiori. È la prima volta che la Regione realizza in modo sistematico un percorso di alternanza tra scuola e lavoro come parte integrante dell’offerta formativa.” Con queste parole l’Assessore Regionale alla Cultura Mario Caligiuri ha ricordato l’importanza del progetto che si sta realizzando nelle scuole calabresi. Proprio in questi giorni una commissione tecnica ha avviato il monitoraggio sul 50% dei progetti finanziati. I controlli sono finalizzati a  verificare i risultati concreti e gli eventuali miglioramenti per il prossimo anno scolastico. Il Presidente di Unioncamere Calabria Fortunato Roberto Salerno ha sottolineato che "per superare l'attuale crisi finanziaria e' necessario avvicinare la scuola al mondo del lavoro formando giovani la cui professionalità sia coerente con i bisogni delle aziende. Infatti, come risulta dai dati Excelsior sulla domanda di profili professionali, sempre di più le nostre aziende denunciano l'impossibilità di trovare le specializzazioni di cui hanno bisogno. E' per tale motivo che l'Unione regionale delle camere di commercio sta seguendo con grande interesse ed impegno il sistema di alternanza scuola lavoro fortemente voluto dalla Regione Calabria". Il progetto ha riscosso grande successo presso le scuole superiori calabresi che si sono dimostrate molto interessate al bando e oltre 100 hanno risposto all’iniziativa promossa dall’Assessorato Regionale alla Cultura in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, Unioncamere Calabria e Confindustria Calabria. I progetti finanziati per l’anno scolastico 2010-2011 sono 48 per un totale di oltre 1.200 studenti e di 170 aziende coinvolte. Lo stages formativo è destinato agli alunni degli ultimi tre anni delle scuole superiori e prevede almeno 100 ore di attività sul campo coerenti con l’indirizzo di studio. L’obiettivo è di arricchire l’esperienza scolastica e soprattutto il curriculum degli studenti.


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