venerdì 25 marzo 2011

Mezzogiorno-Mattino. 25 marzo 2011.

Brindisi si tiene stretta la sua nautica

Potenza, ecco i resti di acquedotto romano abbandonati in città.

Ecco le priorità per l’agricoltura italiana

La «San Marco» approdata ad Augusta: a bordo 498 immigrati diretti a Mineo

A Lampedusa altri 400 arrivi nella notte.

«Fisco, bisogna cambiare Dipendenti e pensionati stanno già pagando la crisi».

Limite annuo per il solare

Lampedusa, nella notte altri 400 arrivi

Lampedusa, trasferimenti a rilento

Immigrazione, “Patto di sicurezza è carta straccia”

Lampedusa. Il grande imbroglio

Zinzi contro Caldoro sui rifiuti: «Copri le incapacità di Napoli»

L'Espresso: c'è diossina nel sangue dei napoletani e dei casertani

Arrivano gli immigrati in Puglia: 400 a Bari altri 100 a Foggia

Procida, crociata anti-graffiti. Un anno di carcere per i writers

Puglia. Salgono a 1.225 gli immigrati al Cara

Potenza. La caserma Lucania non ospiterà i profughi

Immigrati, “A Lampedusa molti parlano con gergo carcerario”

Napoli se ne muore? Gli intellettuali scendono in campo (all'Incoronata)

Napoli, Ugl festeggia 60 anni con Polverini, Bonanni e i lavoratori

New York. L’allarme Onu: “In arrivo fino a 250 mila migranti”.

Parte il farmer market a Matera


Brindisi si tiene stretta la sua nautica
Al via la nona edizione del Salone
Il sindaco Mennitti: «Nessuno può scipparcelo»
Lo spazio espositivo resterà aperto fino al 27 marzo
BRINDISI— Cinquanta imbarcazioni esposte in acqua di cui 20 yacht ormeggiati in banchina) e 70 aziende con stand che occupano i 10mila metri quadrati del capannone ex Montecatini e l’area di Sant’Apollinare. Sono i numeri della nona edizione del Salone nautico di Puglia che resterà aperto a Brindisi fino al 27 marzo.

Ieri mattina a Brindisi, mentre si ultimavano le ultime operazioni per allestire tutti gli spazi espositivi, durante la cerimonia di apertura della manifestazione fieristica c’è stato anche lo spazio per qualche polemica. A cominciare da Giuseppe Meo, presidente di Area Progetti, la società che organizza lo Snim da nove anni, che ai rappresentanti delle istituzioni non c’era invece il governatore Nichi Vendola, che pure aveva annunciato di voler inaugurare la manifestazione) ha chiesto maggiore partecipazione e soprattutto un impegno a programmare, già dal 28 marzo, la prossima edizione. «Intanto continuiamo lavorare bene — ha risposto il sindaco Domenico Mennitti — con la consapevolezza che nessuno vuole né può scipparci questa manifestazione » . Tra barche e gommoni di Comar Yacht, Bavaria, Salona, Grand Soleil, Beneteau, Jenneau, x-Yachts, Sly Yachts, sono presenti anche i marchi di accessori e motori della nautica come Evinrude, Suzuki, Honda, Yamaha, Parsun e Caterpillar ma anche quelli regionali come Socoges, As La Bruna e Isotta Fraschini del gruppo Fincantieri. In questi cinque giorni si alterneranno anche convegni e progetti didattici per gli studenti, con la collaborazione della Lega Navale che, oltre a Brindisi, partecipa solo ai saloni di Genova e Roma.

Nella «missione» dello Snim credono anche il presidente dell’Autorità portuale Giuseppe Giurgola e il presidente della Provincia Massimo Ferrarese che ha anche ribadito il suo appoggio a Giurgola per il rinnovo del suo mandato alla guida dell’ente portuale. «Sono un convinto sostenitore di questa manifestazione— ha precisato Ferrarese — e credo debba essere supportata perché rappresenta un ulteriore passo verso il raggiungimento di un obiettivo: fare di Brindisi una città turistica, sfruttando il porto interno per il diporto» . Sulla stessa linea anche la politica seguita dal Distretto produttivo della nautica che per domani ha previsto un incontro con possibili partner croati. «Facendo conoscere i nostri prodotti — ha annunciato il presidente del distretto Giuseppe Danese — puntiamo a stabilire rapporti commerciali duraturi» .
Francesca Cuomo

Potenza, ecco i resti di acquedotto romano abbandonati in città. di MASSIMO BRANCATI
POTENZA - Attenzione, se davvero la città - come più volte sottolineato dal sindaco Santarsiero - deve puntare sulla cultura per attrarre turisti queste scene non devono esserci. In via Ciccotti, a Potenza, ci sono i resti di un antico Acquedotto romano, scoperti negli anni Ottanta nel corso di lavori stradali, completamente dimenticati e lasciati incustoditi. La denuncia è del consigliere comunale Michele Napoli che ricorda come all’epoca del ritrovamento «fu presa la decisione di lasciarli sul posto in cui erano stati rinvenuti proprio a testimonianza di un luogo in cui risultava evidente il passaggio dell’antica civiltà romana. Furono giustamente custoditi in una teca trasparente».

Oggi, invece, i resti dell’antico acquedotto sono lì, abbandonati, senza alcuna protezione. «La teca stessa, incustodita - sottolinea Napoli - è stata distrutta, e i reperti sono rimasti nell’abbandono più totale, trattati come anonimi massi da calpestare. Sarebbe stato sicuramente più giusto, da parte dell’amministrazione comunale di Potenza, avviare un dialogo con i Beni Culturali anche in occasione dell’apertura del Museo Nazionale, in modo da dare il giusto valore e perché no, il risalto dovuto a simili antichi reperti».
A questo punto Napoli va giù duro contro l’amministrazione comunale e, in particolare, il sindaco che ha sempre puntato molto sulla cultura per migliorare l’immagine del capoluogo lucano: «Santarsiero - dice - evidentemente ha dimenticato l’esistenza di questo pezzo di storia della nostra città, trascurando l’importanza di un ritrovamento che testimonia, ancor di più, le chiare origini romane di Potenza. È inaccettabile questa assenza istituzionale che manifesta il disinteresse verso le azioni di recupero di quei pochi «pezzi» di storia ancora visibili, capaci di testimoniate le antiche origini della nostra città.
Sarebbe opportuno - aggiunge Napoli - provvedere nell’immediato alla messa in sicurezza dei reperti per poi capire le ragioni per le quali sono stati dimenticati».

Una dimenticanza che fa il paio con la situazione riscontrabile a Poggio Tre Galli, alla villa romana, un’area archeologica che non viene valorizzata: «Ecco perché l’amministrazione - conclude Napoli - è recidiva rispetto alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio storico-archeologico della città»

Ecco le priorità per l’agricoltura italiana
La Cia al nuovo ministro delle Politiche agricole Saverio Romano: avanti con la Conferenza nazionale, l’impegno per la Pac e la difesa dei redditi.
Al nuovo ministro delle Politiche agricole non spetta un compito facile: l’agricoltura vive una fase molto delicata e occorrono misure tempestive ed efficaci di sostegno al settore. Ecco perché il presidente della Cia Giuseppe Politi, dopo aver espresso a Saverio Romano “le più vive congratulazioni e gli auguri per un proficuo lavoro nell’interesse del mondo agricolo italiano”, ha subito rimarcato la necessità di rimboccarsi le maniche e non perdere altro tempo prezioso. Per la Confederazione le priorità che il neo-ministro non può mettere da parte per aiutare l’agricoltura a uscire dalla crisi sono: “la Conferenza nazionale sull’agricoltura e lo sviluppo rurale, da realizzarsi entro il 2011 e da cui dovrà scaturire una rinnovata politica agraria; una posizione autorevole nel negoziato sulla Pac post 2013, sulla quale c’è un documento unitario delle rappresentanze del mondo agricolo, cooperativo e sindacale; interventi mirati e concreti a sostegno delle imprese e, appunto, la concertazione”.
La Cia ribadisce il suo impegno nel favorire lo sviluppo dell’agricoltura, offrendo piena collaborazione al nuovo titolare del proprio Dicastero per costruire quella politica agraria necessaria per il settore, che sostituisca la provvisorietà dei provvedimenti che non sono stati in grado di arginare la grande crisi del comparto. Per andare in questa direzione “è importante -ha aggiunto Politi- che vi sia al più presto una reale ripresa del confronto tra ministro e rappresentanze dell’intero sistema agroalimentare che, purtroppo, in questi ultimi tre anni non ha trovato mai un effettivo punto di partenza. Soprattutto a causa della complessa situazione che sta vivendo il settore, è fondamentale la concertazione, con la quale portare avanti scelte condivise che permettano alle imprese di avere certezze e prospettive future”.
Per questo, la Cia sostiene fin dal 2004 la necessità di una Conferenza nazionale, luogo di confronto tra tutti gli attori del sistema-agricoltura, in cui ognuno possa fornire il proprio contributo di idee e proposte per accrescere la competitività delle imprese e delle filiere agroalimentari per valorizzare la qualità e la tipicità del ‘made in Italy’, attraverso provvedimenti per la semplificazione amministrativa e per il ricambio generazionale e l’aggregazione fondiaria.
Francesco Saverio Romano sostituisce Giancarlo Galan, che prende il posto del dimissionario Bondi al dicastero dei Beni culturali.

La «San Marco» approdata ad Augusta: a bordo 498 immigrati diretti a Mineo
Ma i sindaci del Catanese protestano. A Lampedusa sbarcati nella notte altri 400 migranti: 13 i minorenni
CATANIA - Sono complessivamente 498 i migranti imbarcati sulla nave militare San Marco, approdata questa mattina ad Augusta, in provincia di Siracusa, che stanno per essere trasferiti nel «Villaggio della solidarietà» a Mineo, nel Catanese. Nella struttura, dove nei giorni scorsi sono affluiti i primi profughi, tutto è pronto per accogliere i nuovi arrivati che si aggiungeranno agli oltre mille già presenti. «Siamo qui per affrontare l’emergenza e per aiutare il Paese», ha commentato il vice prefetto di Catania Anna Maria Polimeni.
PROTESTA DEI SINDACI - I sindaci del comprensorio stamani hanno organizzato una manifestazione di protesta, perché lamentano la violazione dell’accordo che prevedeva il trasferimento a Mineo solo di profughi che avevano presentato domanda d’asilo e non di tutti gli immigrati sbarcati a Lampedusa. «Il patto per la sicurezza a questo punto è carta straccia», ha detto il sindaco di Mineo, «Ci sentiamo ingannati e non abbiamo nessuna intenzione di firmare alcun protocollo se prima oggi il prefetto Caruso (commissario per l’emergenza immigrazione ndr) non viene qui ad informare i sindaci su quello che vuole fare a proposito di questo "non progetto"».

NUOVI SBARCHI - A Lampedusa intanto nel corso della notte sono sbarcati circa 400 immigrati, tra cui 13 minori: sono arrivati con sette imbarcazioni, due delle quali con non più di dieci persone a bordo. Con gli ultimi sbarchi il totale dei migranti arrivati a Lampedusa nelle ultime ventiquattro ore è di 869. Ieri, sull’isola, è stato anche arrestato uno scafista, individuato nel corso di indagini condotte dalla polizia e dalla guardia costiera.

A Lampedusa altri 400 arrivi nella notte. il Comune lancia l'allarme: non c'è più acqua per tutti
Ieri il trasferimento di 550 disperati sulla nave San Marco, direzione Mineo e quel villaggio della solidarietà che avrebbe dovuto accogliere solo rifugiati politici e richiedenti asilo e che invece ospiterà soprattutto immigrati clandestini, come ha fatto chiaramente intendere il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Con tanto di barricate oggi dei sindaci del comprensorio che protestano contro la violazione dell'accordo raggiunto con il Viminale. A Lampedusa, però, l'emergenza sbarchi non conosce tregua e sono circa 400, tra cui 13 minori, gli immigrati giunti nel corso della notte sull'isola a bordo di sette imbarcazioni. Così, con gli ultimi arrivi, il totale dei migranti arrivati a Lampedusa nelle ultime ventiquattro ore è di 869.
L'allarme del Comune: manca acqua per tutti
La convivenza tra isolani e immigrati si fa dunque sempre più difficile malgrado i trasferimenti di ieri e oggi il Comune ha lanciato un allarme acqua perché manca l'approvvigionamento. L'amministrazione denuncia che la richiesta di fornitura straordinaria di 20.000 metri cubi d'acqua, fatta già da un mese, non ha avuto ad oggi copertura economica da parte del ministero della Difesa. «La popolazione di Lampedusa quindi, oggi composta di 5.500 isolani, 5.000 profughi e 400 delle forze dell'ordine, ha anche il problema dell'approvvigionamento idrico. Evidentemente tale carenza complica ulteriormente la situazione dell'isola. Non c'è l'autonomia sufficiente per assicurare la fornitura agli oltre 11mila presenti». Tanti, tantissimi, proprio mentre da Roma il ministro degli Esteri, Franco Frattini, non esclude maggiori arrivi dalla Libia e anche dalla Tunisia, dove domani Frattini volerà insieme al titolare dell'Interno Roberto Maroni per provare a trovare un accordo con le autorità locali che argini nuove partenze verso l'Italia.

Veri (Nato): embargo severo fino all'abbordaggio di navi sospette
Insomma, la tensione attorno all'emergenza sbarchi non si allenta mentre da Napoli, nel corso di una conferenza stampa, l'ammiraglio Rinaldo Veri, a capo della missione navale nel Mediteranneo incaricata di far rispettare l'embargo di armi alla Libia, ha assicurato che «avremo mezzi sufficienti» per centrare l'obiettivo e che «la Nato attuerà un embargo severo nel Mediterraneo fino all'abbordaggio delle navi sospette. E questo porterebbe a richiedere l'invio di persone armate a bordo. Se c'è resistenza, allora si può ricorrere alla forza». L'embargo, che è cominciato ieri alle 18, non registra al momento nessuna violazione e l'operazione conta per il momento sulla presenza di unità di sei Paesi: Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Grecia, Turchia e Canada. Nei prossimi giorni, però, ha precisato Veri, si aggiungeranno anche forze di altri Stati. (Ce. Do.)

«Fisco, bisogna cambiare Dipendenti e pensionati stanno già pagando la crisi». Non basta la continua perdita del potere d'acquisto delle pensioni, inoltre non diminuisce su salari e pensioni la pressione fiscale.
Quanto emerge dal Rapporto sulle Entrate 2010 del Dipartimento delle Finanze dimostra come si stia aumentando silenziosamente il prelievo su chi già paga e subisce la crisi. L'incremento principale, pari a quasi sette miliardi di euro, è tutto sull'Ire (ex Irfef), gravando così soprattutto sui salari e sulle pensioni, in particolar modo per effetto del «fiscal drag».
Mentre il reddito disponibile si sta riducendo per lavoratori e pensionati, aumenta il prelievo fiscale su di loro. Inoltre, per quanto riguarda l'aumento dell'Iva, per come è composto realmente, non è una buona notizia e non testimonia una ripresa dei consumi e della domanda. Di fatto, tutto l'incremento registrato sul fronte dell'Imposta sul valore aggiunto è relativo alle importazioni: crescono di 4,5 miliardi le entrate dello Stato perché stanno aumentando i prezzi delle materie prime, alimentari ed energetiche, che graveranno in particolar modo sui consumi popolari.
Dunque bisogna fare i conti con dati che non si prestano ad alcuna lettura ottimistica per i redditi fissi e confermano la necessità di cambiare radicalmente il fisco italiano che, per come è oggi e come i dati del rapporto - se letti attentamente - evidenziano, sta aumentando silenziosamente il prelievo su chi già paga la crisi.

Limite annuo per il solare
di Luigia Ierace
Gli investimenti programmati nel fotovoltaico, contando sugli incentivi previsti e poi venuti meno, saranno tutelati. Lo ha dichiarato il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Stefano Saglia, intervenendo a Ravenna, all'Omc, l'Offshore Mediterranean Conference 2011. «Le fonti rinnovabili - ha detto - fanno parte della strategia del governo e hanno una prospettiva duratura». Certo c'è stata «una bolla nel solare», gli obiettivi sono stati raggiunti 8 anni prima, ma oltre a salvaguardare le iniziative imprenditoriali, Saglia ha auspicato un contingentamento annuale.
«Non si può crescere all'infinito, perché il sistema elettrico nazionale non regge 20mila Mw» e questo vuol dire «dare una prospettiva di più lungo periodo alle imprese del settore». Sul fronte degli allacciamenti, intanto, interviene l'Autorità per l'energia che ha avviato un'istruttoria conoscitiva sulle modalità ed i tempi per la connessione alle reti degli impianti di produzione di energia elettrica. L'obiettivo è verificare i comportamenti dei gestori e dei distributori. Dalle rinnovabili alle fonti tradizionali fossili, l'impegno del governo «per garantire la massima diversificazione delle fonti energetiche, dei Paesi e delle rotte di approvvigionamento».
Occorre «una politica energetica duratura, non sull'onda delle emozioni, ma sulle certezze che la tecnologia può dare». È una svolta strategica per il Paese quella indicata da Saglia. «È tempo di una decisa rivalutazione della produzione nazionale di oil & gas», l'Italia può diventare «un hub nei collegamenti energetici con la sponda sud del Mediterraneo e con la Turchia e l'area del Mar Caspio anche per dare un contributo alla stabilizzazione dell'area».

A fronte di un fabbisogno di circa 83 miliardi di mc di gas, la produzione italiana è pari al 10%. Importiamo ben il 49% di gas dal Nord Africa (12% dalla Libia e 37% dall'Algeria, paesi instabili e di un'area geopolitica, in forte turbolenza). Quanto al petrolio abbiamo importato ben 77,9 milioni di tonnellate, oltre il 94% del fabbisogno nazionale (22% dalla Libia), contro una produzione interna di 5 milioni di tonnellate (6%). Ma per puntare sulle risorse di casa occorrono regole. «La definizione di una Strategia energetica nazionale - ha ribadito Umberto Quadrino, ad di Edison - è indispensabile. Abbiamo optato per la moratoria. Il nucleare è una scelta che ha bisogno di serenità per essere affrontata. C'è bisogno di certezze, non di generiche rassicurazioni. E gli idrocarburi avranno ancora un ruolo fondamentale nel mix energetico».

Abbiamo riserve certe di gas naturale pari a 150 miliardi di mc e di petrolio pari a 800 milioni di barili. «Nell'ultimo decennio - ha sottolineato Antonio Vella, executive V.P. Operations Eni E&P - l'industria petrolifera è riuscita a scoprire nuove risorse, ma ha avuto molto meno successo nel metterle in produzione. Con la sola eccezione della rivoluzione dello shale gas in Nord America, solo una piccola percentuale dell'enorme qualità di risorse scoperte con l'esplorazione è stata messa in produzione. Se fossimo stati in grado di svilupparle non avremo problemi energetici».

A dare una frenata ancora una volta l'onda emotiva, quella del dopo Macondo con la marea nera sulle coste della Lousiana, e il "correttivo ambientale" (Dleg. 128/2010), i cui effetti, lamenta Assomineraria, si ripercuotono sulle concessioni in corso oltre che sulla ricerca. E nell'industria estrattiva ci sono oltre 50 progetti, per 5,4 miliardi di euro, che non partono per problemi normativi e autorizzativi, con mancate ricadute occupazionali.
24 marzo 2011

Lampedusa, nella notte altri 400 arrivi
Trasferimenti tra le polemiche a Mineo
Sull'isola manca l'acqua, un team di psicologi per i residenti
Il sindaco di Caltagirone: il ministro Maroni ha barato
LAMPEDUSA - Migranti che arrivano e migranti che partono. Altre 400 persone sono sbarcate a Lampedusa nella notte mentre questa mattina sono arrivati in Sicilia (diretti al residence Mineo quasi 500 nordafricani. E tutto questo condito dalle polemiche con il sindaco di Caltagirone che accusa il ministro Maroni di aver barato.
Sono circa 400, tra cui 13 minori, gli immigrati sbarcati nel corso della notte a Lampedusa, arrivati con sette imbarcazioni, due delle quali con non più di dieci persone a bordo. Con gli ultimi sbarchi il totale dei migranti arrivati a Lampedusa nelle ultime ventiquattro ore è di 869. Ieri, sull’isola, è stato anche arrestato uno scafista, individuato nel corso di indagini condotte dalla polizia e dalla guardia costiera.
La nave militare San Marco con i migranti a bordo provenienti da Lampedusa, ha attraccato questa mattina nel porto di Augusta. Subito dopo i profughi sono stati trasferiti in pullman nel ”Villaggio della solidarietà” a Mineo, in provioncia di Catania.
I migranti diretti a Mineo sono complessivamente 498. Nella struttura, dove nei giorni scorsi sono affluiti i primi profughi, tutto è pronto per accogliere i nuovi arrivati che si aggiungeranno agli oltre mille già presenti. «Siamo qui per affrontare l’emergenza e per aiutare il Paese», ha commentato il vice prefetto di Catania Anna Maria Polimeni. Alla domanda dei giornalisti circa il numero di richiedenti asilo tra i 498 immigrati in arrivo il funzionario ha risposto: «Sono tutte persone già identificate», senza volere aggiungere altri dettagli.
I sindaci del comprensorio stamani hanno organizzato una manifestazione di protesta, perché lamentano la violazione dell’accordo che prevedeva il trasferimento a Mineo solo di profughi che avevano presentato domanda d’asilo e non di tutti gli immigrati sbarcati a Lampedusa.
Il sindaco di Caltagirone: Maroni ha barato. «Non firmeremo nessun protocollo sulla sicurezza perché non ci sono le condizioni per garantirla. Il primo protocollo sulla sicurezza, al di là dei giochi di prestigio, sarebbe quello di mantenere la parola data. Maroni, invece, sta palesemente venendo meno a ogni impegno, trattando il nostro territorio con i piedi. Il governo ha barato e anziché inviare i richiedenti asilo smistati dai vari centri di accoglienza, al Residence degli aranci, manda i migranti sgomberati da Lampedusa». Lo ha detto il sindaco di Caltagirone, Francesco Pignataro, sull’arrivo a Mineo di circa 500 immigrati portati dalla nave San Marco partita ieri sera da Lampedusa e giunta stamattina ad Augusta.

Lampedusa: l’acqua non basta più. «Manca l’approvvigionamento idrico sufficiente a Lampedusa. La richiesta di fornitura straordinaria di 20 mila metri cubi d’acqua, avanzata già da un mese, non ha avuto ad oggi alcuna copertura economica da parte del ministero della Difesa». È quanto si legge in una nota diffusa oggi dal Comune di Lampedusa. «La popolazione di Lampedusa, oggi composta di 5.500 isolani, più 5 mila profughi e 400 esponenti delle forze dell’ordine - conclude la nota - ha anche il problema dell’approvvigionamento idrico. Questa carenza complica ulteriormente la situazione sull’isola. Non c’è l’autonomia sufficiente per assicurare la fornitura agli oltre 11 mila presenti».
La Russa: 200 militari per vigilanza e sicurezza. «Nell’ambito del concorso fornito per la vigilanza e la sicurezza delle strutture e delle aree impiegate per l’emergenza clandestini la Difesa ha reso disponibili fino al 30 giugno 2011 ulteriori 200 militari». Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, nel suo intervento alla Camera.
La Difesa ha messo a disposizione 13 siti «in ogni parte del territorio nazionale, per un totale di circa 4.600 ettari, per l’accoglienza, soprattutto di profughi, in caso di esodi consistenti dalla sponda sud del Mediterraneo». Ha aggiunto il ministro La Russa.
Psicologi per i lampedusani. Un team di 20 psicologi arriverà nelle prossime ore a Lampedusa con il compito di sostenere la popolazione, sotto pressione per il sovraffollamento che si sta creando nell’isola, i soccorritori, sottoposti a ritmi di lavoro elevati e i migranti, che vivono vicende spesso tragiche.

Lampedusa, trasferimenti a rilento
di BlogSicilia 24 marzo 2011 -
Lampedusa – La “macchina dei trasferimenti” si è inceppata, o almeno oggi ha rallentato di molto la sua corsa. Questa mattina soltanto 29 migranti sono stati imbarcati su un volo da 165 posti, per il resto occupato da uomini delle forze dell’ordine.
Intanto a Lampedusa si affollano ancora circa 4.500 tunisini dopo che ieri la nave San Marco della marina militare ne ha prelevati 500 destinati al Villaggio della Solidarietà di Mineo.
La situazione sotto il profilo umanitario resta dunque critica, e proprio per questo l’Asp di Palermo, da cui dipendo le isole Pelagie, ieri ha disposto un potenziamento del pronto soccorso e della guardia medica.
Il Comune continua a insistere non solo per accelerare i trasferimenti, ma anche perché i nuovi arrivi vengano fin da subito dirottati verso la Sicilia per evitare di aggravare ulteriormente il sovraffollamento di Lampedusa. Questa sera è prevista una seduta straordinaria del consiglio comunale, che sarà preceduta da una manifestazione di piazza dell’opposizione.

Immigrazione, “Patto di sicurezza è carta straccia”
di Markez 24 marzo 2011 -
“Il patto per la sicurezza a questo punto è carta straccia. Ci sentiamo ingannati e non abbiamo nessuna intenzione di firmare alcun protocollo se prima oggi il prefetto Caruso, commissario per l’emergenza immigrazione, non viene qui ad informare i sindaci su quello che vuole fare a proposito di questo non progetto”.
Lo ha affermato il sindaco di Mineo, Giuseppe Castania, parlando con i giornalisti al “villaggio della solidarietà”, dove sono attesi 498 immigrati provenienti da Lampedusa, sbarcati oggi ad Augusta dalla nave San Marco.
Secondo Castania gli immigrati sbarcati oggi dalla San Marco “sono clandestini”.
“Dalle informazioni che abbiamo – dice – sappiamo che ci sono pochissime donne, pochissimi bambini e poi ci sono circa 600 clandestini, perchè in questo momento a Lampedusa non c’è nè il tempo, nè la serenità, nè il modo per avviare le procedure per la richiesta d’asilo. E a meno che non l’abbiano fatto stanotte durante la traversata, questi sono tutti clandestini”.
“Questa è la dimostrazione – ha proseguito il sindaco di Mineo – di come questo progetto sia iniziato male e stia procedendo peggio. Questo è un non progetto; era follia mettere 2.000 persone tutti insieme qua ma la doppia follia è quella di pensare ora di mettere insieme migliaia di richiedenti asilo e migliaia di clandestini“.
“Questa è la dimostrazione – ha aggiunto – di come si voglia entrare l’asino per la coda, è la dimostrazione della presa in giro e dell’inganno da parte di chi sta decidendo sulla nostra testa. Fino ad oggi i sindaci hanno tutti avuto un atteggiamento di responsabilità, civiltà e democrazia, ora basta“.
I sindaci del comprensorio, infatti stamani hanno organizzato una manifestazione di protesta, perchè lamentano proprio la violazione dell’accordo che prevedeva il trasferimento a Mineo solo di profughi che avevano presentato domanda d’asilo e non di tutti gli immigrati sbarcati a Lampedusa
“Oggi siamo qui a protestare - conclude Castania -  ma nei prossimi giorni verremo con le nostre popolazioni perchè non possiamo assolutamente condividere questa doppia follia che si sta consumando ai danni del nostro territorio”.
Il vice prefetto di Catania Anna Maria Polimeni alla domanda dei giornalisti circa il numero di richiedenti asilo tra i 498 immigrati in arrivo ha risposto: “sono tutte persone già identificate”, senza volere aggiungere altri dettagli. “Siamo qui per affrontare l’emergenza e per aiutare il Paese” ha commentato Polimeni.

Lampedusa. Il grande imbroglio
24 marzo 2011 |  Autore: Andrea Lodato
Un pasticcio, creato ad arte, con la complicità di ministri che dicono una cosa mentre sanno che ne accadrà un’altra, con il silenzio di buona parte della politica, con l’arroganza ormai vincente e consacrata della Lega, con scelte che i solerti e fedeli servitori dello Stato non possono che eseguire, in silenzio, accettando anche di essere bersaglio delle accuse. Quello che si sta consumando a Mineo è uno straordinario imbroglio, una presa in giro di proporzioni colossali, nei confronti dei siciliani, nei confronti degli immigrati, in disprezzo di qualsiasi accordo internazionale. Dopo avere parlato di residence a cinque stelle per richiedenti asilo politico, dopo avere annunciato la nascita di un modello europeo per l’accoglienza e l’integrazione, dopo avere spostato mille richiedenti asilo, adesso il governo ha rovesciato a Mineo più di 500 clandestini. Liberare Lampedusa, riempire Mineo, non solo con una manovra spregiudicata dal punto di vista politico, ma anche con la violazione dei diritti della popolazione locale e degli immigrati. Pericoloso miscuglio tra richiedenti asilo, liberi di entrare ed uscire dalla struttura, e questi clandestini provenienti da Lampedusa che non hanno nemmeno le precondizioni per richiedere lo status. Ma anche loro, a questo punto, non potranno che essere trattati come gli altri mille. Ma il sospetto, fondato, è che nei prossimi giorni il ministro Maroni ne manderà ancora, perchè Lampedusa si svuota e si riempie e da qualche parte bisogna collocare i disperati. Dove? Qua. Perchè? Basta andare sul sito della Padania e leggere gli interventi dei leghisti contro Maroni: guai se arriva qui un solo clandestino, alle urne la pagherete. Ed essendo i padani gente seria, Maroni, Bossi, Zaia, Cota e gli altri stanno ben attenti a mandare anche uno solo di questi sbarcati da quelle parti. Tanto hanno inventato il piano straordinario per accogliere 50 mila profughi, ma il Nord vuole solo libici, se mai arriveranno. E la nostra politica finge, si nasconde, inventa slogan improbabili, prospetta soluzioni inesistenti. E’ solo il nostro destino, del resto se la popolazione ha paura dell’immigrato non se la prende mica con il sindaco, con l’assessore, con il presidente, con il governatore, no. Non come farebbero in Veneto, il Piemonte, in Lombardia. Perchè qui la contromoneta è sempre un po’ di formazione professionale, un posto all’aeroporto, una consulenza, un po’ di clientela e molto clientelismo. Nel senso che poi li rivoteranno tutti. Dunque teniamoci l’imbroglio.

Zinzi contro Caldoro sui rifiuti: «Copri le incapacità di Napoli»
La Regione ha deciso di superare la provincializzazione
«Non vogliamo più subire abusi per l’inefficienza altrui»
CASERTA - Il presidente della Provincia di Caserta, Domenico Zinzi , è contrario alla proposta di superare il principio della provincializzazione nella gestione dei rifiuti. «La proposta - scrive Zinzi in una nota - avanzata in Consiglio Regionale di modificare la legge 26 è inaccettabile: si tratta di un provvedimento che mira soltanto a coprire l’incapacità e le inadempienze mostrate dalla Provincia di Napoli e va ad annullare tutto il lavoro e gli sforzi compiuti dalle altre Province campane». «Caserta - ha aggiunto Zinzi - ha compiuto un duro lavoro per organizzare al meglio la gestione del ciclo dei rifiuti, potenziando la raccolta differenziata e realizzando un innovativo piano riguardante l’impiantistica. In Campania - ha poi sottolineato il presidente della Provincia di Caserta - solo Napoli non è riuscita a mettere a punto un ciclo integrato dei rifiuti, che evita il sopraggiungere di nuove emergenze. Il lavoro svolto negli ultimi dodici mesi ci ha consentito di iniziare un percorso che gradualmente dovrà sanare le ferite inferte da quindici anni di sversamenti di rifiuti provenienti da Napoli. Non intendiamo subire ulteriori abusi a causa dell’inefficienza altrui».

Nella nota, Zinzi ha fatto appello anche alle forze sociali e intellettuali della società: «Ho letto appelli degli intellettuali napoletani che invitano a fare qualcosa per evitare l’insorgere di nuove emergenze nella loro città. Chiedo a questi illustri personaggi - ha concluso il presidente della Provincia di Caserta - di fare un appello ai cittadini, chiedendo loro di assumere condotte virtuose, come ad esempio la realizzazione della raccolta differenziata. Solo attraverso questa buona pratica, infatti, si riducono le quantità di rifiuti da conferire in discarica e si evita il ritorno a situazioni emergenziali».

L'Espresso: c'è diossina nel sangue dei napoletani e dei casertani
Sarebbe scritto in un rapporto riservato chiuso
da mesi nei cassetti della Regione Campania
NAPOLI - Un’anticipazione che avrà l’effetto di uno choc, anche se non c’è un allarme sanitario: secondo il settimanale L’Espresso, in edicola domani venerdì, «c’è un rapporto nascosto da mesi nei cassetti della Regione Campania. Si chiama Sebiorec, ed è uno dei più imponenti studi epidemiologici con biomarcatori mai fatti in Italia. Dice che c’è diossina cancerogena nel sangue di napoletani e casertani, c’è troppo arsenico nell’acqua e non mancano, in alcuni comuni, i velenosi Pcb. Ma niente panico, il rapporto si cautela: i livelli di esposizione non sono tali da giustificare uno stato d’allarme sanitario».

DIOSSINA TIPO SEVESO - Il settimanale fa riferimento a un rapporti di migliaia di pagine, commissionato nel 2007, al tempo della presidenza – Bassolino, composto da migliaia di pagine di risultati di analisi e test e costato 250mila euro. «Spulciando il rapporto e i suoi faldoni nelle pieghe – prosegue l’anticipazione rilanciata dalle agenzie di stampa - non tutti i dati sono così tranquillizzanti come sembra. Il rapporto – secondo il settimanale - parla espressamente di presenza di quella diossina chiamata tipo Seveso, la più pericolosa tra le diossine, e la associa al consumo di mozzarella e verdure. Nel quartiere di Pianura c’è più diossina che nel resto della regione».

PERICOLO A PIANURA - Capitolo arsenico: «Se i livelli medi di diossine e metalli pesanti riscontrati – si legge - sono simili a quelle di altre realtà nazionali ed europee, ci sono molte differenze tra zone e comuni. Priorità “alta” per la presenza di arsenico a Villaricca e Qualiano, e “media” a Caivano e Brusciano, sempre per l’arsenico, a Giugliano, dove gli scienziati segnalano un primato per il mercurio, e a Napoli, zona Pianura, per la diossina tipo 2,3,7,8-Tcdd, quella più pericolosa».
Carlo Tarallo

Arrivano gli immigrati in Puglia: 400 a Bari altri 100 a Foggia
di Giuseppe Armenise
BARI - Alle 16 di ieri, nel corso di un’informativa urgente del governo alla Camera, il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, ha annunciato che da Lampedusa è stato inviato in Puglia un altro contingente di migranti in fuga dai luoghi di crisi del Nord Africa. Sono altri rispetto ai 600 imbarcati su nave San Marco, destinazione Porto Empedocle, in Sicilia. Al centro per richiedenti asilo (Cara) di Bari, alla fine si conteranno 470 nuovi arrivi, in quello di Foggia 100. Altri 100 a Crotone.

Come spiegare, allora, le rassicurazioni fatte dallo stesso Mantovano al presidente della regione Puglia, Nichi Vendola non più tardi di martedì? La risposta, ricostruendo la vicenda attraverso la lettura che ne danno più protagonisti, è che la partita degli immigrati dal Nord Africa si gioca su una molteplicità di fronti. Primo punto: quando Mantovano dice a Vendola che i profughi di cui parla il sindaco di Lampedusa non arriveranno in Puglia, si riferisce solo a quelli di nave San Marco. Secondo punto: il governo ha deciso di utilizzare i Cara (quelli pugliesi compresi), che sono centri di accoglienza, come centri di riconoscimento e smistamento. La conseguenza è che va in scena una singolarissima (e costosissima) triangolazione: gli immigrati sbarcati a Lampedusa vengono trasferiti e tenuti in Puglia e Calabria il tempo necessario (finora non oltre i due giorni) all’identificazione. Quindi vengono rispediti in Sicilia (anche ieri, a Bari, i 470 nuovi arrivi si sono incrociati con le 100 partenze), nel villaggio di Mineo, vicino Sigonella, che diventa la loro ultima destinazione. Almeno finché anche a Mineo non verrà raggiunto il massimo della capienza: 2.000 ospiti.

Tutto questo, però, non ha nulla a che vedere col piano straordinario di accoglienza varato da governo e Regioni nel corso del vertice di martedì. Il piano scatterà in corrispondenza con la saturazione dei centri di accoglienza. In questo caso i Comuni saranno chiamati ad attivare i piani di protezione civile e allestiranno tendopoli su suoli di proprietà pubblica. La Puglia, insieme alla maggior parte delle altre regioni (con i distinguo di Veneto e Lombardia), ha dato la propria disponibilità a sobbarcarsi quest’ulteriore sforzo.

Come hanno spiegato ieri mattina gli assessori alle Politiche di inclusione dei migranti, Nicola Fratoianni, e alla Protezione civile, Fabiano Amati, la Puglia ha attivato le procedure per l’accoglienza già prima che il governo convocasse le Regioni. Da un vertice alla prefettura di Bari è emerso che quasi il 70% dei Comuni di Puglia sono dotati di un piano di protezione civile ed è nell’ambito di questi piani che le tendopoli sono previste come risposta ad eventi straordinari (dai terremoti alle alluvioni) quali l’arrivo in Italia di un numero smodato (50mila nelle prossime settimane, secondo il ministro Maroni) di cittadini africani in fuga dalla guerra. La disponibilità dei Comuni sarebbe garantita dall’associazione che li rappresenta (Anci).

Il piano del governo prevede che le Regioni assumano un carico di immigrati proporzionale alla popolazione (1.000 ogni milione di abitanti), ma Fratoianni assicura: «In Puglia non ne arriveranno mai 4.000». Poi attacca sulle condizioni di vera e propria detenzione alle quali sono sottoposti gli ospiti del Cara di Bari, tenuti confinati per 30 ore sotto in un tendone sorvegliato dalle forze dell’ordine, impossibilitati ad uscire, costretti a dormire sul pavimento e a orinare nelle bottiglie di plastica. La Regione Puglia è dell’avviso che siano state violate le convenzione internazionali sui richiedenti asilo e per denunciare questo Vendola ha scritto ieri una lettera al ministro dell’Interno, Roberto Maroni.

Procida, crociata anti-graffiti. Un anno di carcere per i writers
Ordinanza draconiana del sindaco contro i graffiti:
alle multe si può aggiungere la reclusione
NAPOLI - Il sindaco di Procida, Vincenzo Capezzuto, a capo della crociata contro i writers, gli autori di scritte con lo spray sui muri. Parliamo della stessa isola dove i cassonetti per la differenziata acquistati a caro prezzo sono diventati feticci inutilizzabili e nessun politico ha pagato mezzo euro. E dove al borgo della Corricella svettano antenne paraboliche e abusi di ogni sorta. Eppure sull'isola di Arturo per i writers si prospetta vita dura. L’amministrazione comunale, infatti, «per salvaguardare la convivenza civile e il decoro dell’isola che punta sull’amenità dei suoi luoghi come maggiore attrattore turistico» ha emesso un’ordinanza, la numero 21, con la quale Capezzuto ha disposto il divieto assoluto di graffiti, scritte ed affissioni selvagge sui muri dell’isola. Con multe salate e, secondo quanto dispongono le norme sulla sicurezza urbana, persino con il carcere sino ad un anno per il writer che deturpa immobili o mezzi del trasporto pubblico. «I responsabili dovranno pagare una multa che può arrivare fino a 1500 euro - dice il sindaco - e provvedere a ripristinare a proprie spese i danni causati». Multati saranno anche i commercianti che vendono ai minorenni bombolette spray con vernici non biodegradabili e le aziende committenti di pubblicità con manifesti appesi illegalmente o con volantinaggio in strada.

Puglia. Salgono a 1.225 gli immigrati al Cara
Vendola:'Situazione grave e inaccettabile'
Attesi altri trasferimenti. Capienza massima è di 1400
«Ci comportiamo al limite del rispetto diritti umani»
BARI - È salito a 1.225 il numero degli immigrati ospitati nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Bari, dopo gli arrivi di ieri dall’isola di Lampedusa. Lo ha riferito la Prefettura del capoluogo di regione. In giornata sono attesi altri trasferimenti dall’isola, ma in ogni caso non potranno superare le 150-180 unità, poiché la capienza massima del Cara di Bari è di 1.400 immigrati. Ieri, per consentire gli arrivi da Lampedusa, dalla struttura di Bari- Palese erano partiti circa 100 cittadini tunisini, destinati al centro di accoglienza di Mineo, in provincia di Catania
IL GOVERNATORE VENDOLA - «Oggi ci stiamo comportando al limite del rispetto dei diritti umani con i profughi, perché le cose che stanno accadendo anche in Puglia, che abbiamo denunciato, sono inaccettabili». Lo ha detto a margine di un incontro il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Ha inoltre confermato la situazione «grave, disumana e inaccettabile» esistente nel Centro di accoglienza per i richiedenti asilo (Cara) di Bari. «Credo che siano stati effettuati controlli ed è stato verificato - ha detto Vendola riferendosi alla lettera da lui inviata ieri al ministro dell’Interno, Roberto Maroni - che quello che noi abbiamo raccontato corrispondeva a verità». «Non ho mai capito come si faccia con tanta facilità - ha anche aggiunto - a distinguere gli esseri umani tra profughi e clandestini. Provengono da un’area del mondo, la costa Sud Est del Mediterraneo, dove hanno vissuto e vivono un passaggio d’epoca straordinario, un incendio sociale ed il cambio di regime. In questo cambio - ha proseguito - i rischi di conflitti armati, le contese partorite anche da una drammatica questione sociale, producono questo esodo biblico con la gente che scappa dalla guerra, scappa dalla fame, la gente scappa dalla miseria». «Credo che abbiamo costruito politiche dell’immigrazione a partire dal paradigma della paura e non da quello dell’accoglienza. Abbiamo fatto finta di non sapere che senza migranti l’Italia non avrebbe potuto reggere, perché - secondo Vendola - la produzione di ricchezza dovuta alla forza lavoro migrante è fondamentale».

Potenza. La caserma Lucania non ospiterà i profughi
Il sottosegretario alla Difesa precisa: il sito non è nell'elenco delle ospitalità. E' già impegnato per ricevere in futuro il comando dei carabinieri
24/03/2011 POTENZA - Dopo du egiorni di polemiche, dibattito, piccole barricate, arriva la smentita. L'ex caserma Lucania di Potenza non è negli elenchi dei siti già offerti e resi disponibili dal ministero della Difesa ed inviati al ministero dell’Interno per poter essere adibiti ad accogliere profughi. A precisarlo è il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, che richiama quanto dichiarato dall’assessore regionale alla Salute della Basilicata, Attilio Martorano. «La Difesa, sin dallo scorso anno - spiega Crosetto - accogliendo una specifica istanza del sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, aveva già assicurato la propria disponibilità affinchè la caserma Lucania, permanendo in uso al Dicastero, fosse destinata ad incrementare la sicurezza sul territorio ospitando il Comando Legione Carabinieri "Basilicata" ed il Comando Provinciale dei Carabinieri di Potenza».

Immigrati, “A Lampedusa molti parlano con gergo carcerario”
di Markez 24 marzo 2011 -
”Desta non poca curiosità rilevare dalle interviste televisive, che alcuni degli immigrati che in questi giorni stanno sbarcando sulle coste di Lampedusa, non solo posseggono una buona padronanza della lingua italiana, ma utilizzino un gergo che ricorda molto da vicino quello in uso nelle carceri italiane”.
Lo afferma, in una nota, Leo Beneduci segretario generale dell’Osapp, Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria. Per il sindacalista, dunque, ”non sarebbe da escludere che vi siano ex detenuti già espulsi dal nostro Paese, che stanno cercando di rientrare, approfittando degli eventi in Tunisia e nel Nordafrica”.
“Ciò dimostrerebbe, tra l’altro – prosegue il leader dell’Osapp – quanto siano fallaci e prodromiche del fallimento prossimo venturo delle carceri italiane le previsioni di una definitiva stabilizzazione numerica del sistema penitenziario sugli attuali 68.000 detenuti presenti”.
“Se ci fossero un Ministro e un capo dell’amministrazione penitenziaria interessati ad avere all’interno delle carceri un corpo di polizia a tutti gli effetti, come la legge prescrive, ben diversamente dagli attuali Alfano e Ionta – prosegue Beneduci – dovrebbero intervenire in fretta sugli altri dicasteri, e soprattutto su quello dell’Interno, per la massima collaborazione tra la Polizia Penitenziaria e gli altri corpi”.
Questo “anche attraverso l’utilizzo nei campi di accoglienza del sistema Afis/Siap in uso alle matricole degli istituti penitenziari, in modo da salvaguardare la collettività dall’ingresso fraudolento e sotto falsa identità, di criminali già condannati in Italia e che costituiscono un pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica” –  conclude Beneduci.

Napoli se ne muore? Gli intellettuali scendono in campo (all'Incoronata)
Nella chiesa di via Medina l'incontro «Napoli non deve morire» con Fofi, Martone, Braucci, Capacchione e altri
NAPOLI – Quante volte si sono sentite ripetere frasi come «Napoli se ne muore, a Napoli succede il peggio». Politici, professori, giornalisti e sacerdoti di questa o di quella istituzione spesso hanno sottolineato che «Napoli è irredimibile e i napoletani sono più ipocriti e recitanti del resto degli italiani».

Piuttosto che individuare errori e colpevoli, ciò che interessa è il modo attraverso il quale si mettono a fuoco i problemi e si prefigurano soluzioni e vie d’uscita. E’ per questo che sabato 26 marzo dalle 9.30 alle 14 nella chiesa di Santa Maria dell’Incoronata in via Medina 19 a Napoli è stato organizzato l’incontro «Napoli non deve morire», promosso da Lo straniero, mensile di arte-cultura-scienza-società; Mammut, progetto centro territoriale a Scampia e l’associazione Quartieri Spagnoli.

Un incontro che non rappresenta un’iniziativa elettorale, ma che è uno spunto per parlare, piuttosto che di camorra e monnezza, delle responsabilità di ciascuno verso il futuro più prossimo facendo riferimento a donne e uomini che hanno a cuore la città, a operatori attivi, a testimoni e protagonisti di esperienze maturate sul campo, che raccontano il territorio, il rapporto con le istituzioni, gli sviluppi possibili, i segnali di fumo, le sfide e le trame emergenti. Nel corso dell’incontro, ci saranno interventi e testimonianze di Fabio Amato, Livia Apa, padre Antonio Bonato, Maurizio Braucci, Rosaria Capacchione, Luisa Cavaliere, Dario Stefano Dell’Aquila, Vezio De Lucia, Carlo Donolo, Massimo Fagnano , Goffredo Fofi, Gabriella Gribaudi, Giovanni Laino, Maria Liguori, Mario Martone, Andrea Morniroli, Renato Natale e Giovanni Zoppoli.

Napoli, Ugl festeggia 60 anni con Polverini, Bonanni e i lavoratori
Caldoro sulla sanità: si sta completando il quadro di risanamento dei conti
Napoli, 24 mar (Il Velino/Velino Campania) - È stata accolta da applausi e inni da stadio, Renata Polverini, presidente della Regione Lazio, al 60esimo anniversario del sindacato Cisnal-Ugl a Napoli. È stata lei, da ex segretario generale del sindacato nel 2006, a lanciare la festa della celebrazione che si è svolta alla Mostra D’Oltremare. Con il governatore della Regione Lazio hanno partecipato Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania, Corrado Monucci e Stefano Cetica, entrambi segretari regionali Ugl. Rispettivamente negli anni dal 1991 al 1992, e dal 1999 al 2006, Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl e Giovanni Centrella, segretario generale Ugl. Sulle nuove realtà sindacali la Polverini ha sottolineato che “il mondo è cambiato, le aziende sono diverse, il sindacato può e deve mantenere un ruolo”. Quanto all’eredità dell'Ugl ha sottolineato: “Ho lasciato una classe dirigente giovane, capace, molto motivata, hanno raccolto un’eredità difficile in un momento particolare nel mondo del lavoro, con una crisi globale che fa pagare le conseguenze, però credo che un sindacato unito che guarda l’interesse dei lavoratori rappresenti una speranza”. Anche per Centrella il sindacato è una realtà vista con ottimismo: “Oggi l’Ugl va avanti con dedizione e con umiltà, nelle grandi e piccole vertenze senza sentirsi secondi a nessuno”. Per il numero uno della Cisl Bonanni invece le realtà sindacali sono la storia di un paese: “Siamo organizzazioni radicate sul territorio, che nel corso di questi decenni hanno accompagnato la crescita dei diritti dei lavoratori e il nostro compito è quello di contribuire a conservare il lavoro e ad ampliarlo, in Italia come all’Estero”. In una sala di duemila persone, mentre trasmettevano una video proiezione dedicata a Papa Wiotyla è arrivato il presidente Caldoro che si è soffermato sulla questione dei fondi sbloccati: “Per la parte sanità c’è lo sblocco dei fondi che va a completare il piano di rientro e il quadro di risanamento, è un percorso difficile, ma stiamo sulla buona strada. Nel rapporto con le altre Regioni sulla sanità non faremo un passo indietro sul fondo sanitario a causa di criteri che penalizzano la Campania, determinando in maniera ingiusta i coefficienti di attribuzione delle risorse”.
(rep/Maria Pedata) 24 mar 2011 19:25

New York. L’allarme Onu: “In arrivo fino a 250 mila migranti”. NEW YORK – Le Nazioni Unite si aspettano ”nuove ondate di migranti e rifugiati” per la crisi libica, che potrebbero essere dai 200 ai 250 mila. Lo ha detto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza sulla Libia.
Finora, ha riferito Ban Ki-moon nel suo intervento al Consiglio di Sicurezza, il Palazzo di Vetro ha contato 335.658 che ”hanno lasciato la Libia dall’inizio della crisi”. Oltre a costoro, secondo stime dell’Onu altri 9 mila migranti rimangono bloccati ai confini del Paese con l’Egitto o con la Tunisia.
24 marzo 2011 | 20:24

Parte il farmer market a Matera
Confcommercio e Confesercenti aprono la polemica
24/03/2011 - di ANTONELLA CIERVO
Dal 26 marzo per quattro sabato, il famer market troverà sede nello spiazzo antistante la sede del Comune di Matera. Dalle 8,30 alle 14 circa 20 imprenditori agricoli metteranno in vendita i loro prodotti con la formula del chilometro zero e un risparmio del 30% sul prezzo attuale. L'iniziativa è stata presentata oggi nella sala giunta del Comune dal presidente e direttore di Coldiretti, Piergiorgio Quarto e Giuseppe Brillante, dall'assessore comunale alle Attività produttive Silvia Vignola e dal presidente dell'associazione Agrimercato, Nunzio Sacranto. A poche ore dall'annuncio, però, Confcommercio e Confesercenti aprono la polemica su modalità dela scelta del luogo che,a loro avviso, non garantiscono acqua, corrente e servizi. Le due associazioni chiedono, inoltre, di conoscere il contenuto dell'autorizzazione dedlla Asm e la garanzia che i produttori adottino il sistema Haccp nel ciclo produttivo.

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