venerdì 25 marzo 2011

Mezzogiorno-Sera. 25 marzo 2011.

Napoli. Diossina, Pianura come Seveso

Sardegna. Regione, taglio dei consiglieri.

Vasto. Bandiera tricolore personalizzata a ogni nuovo nato.

Meno grano duro italiano e più import

Lampedusa, sbarcati in 24 ore oltre 800 clandestini

Calabria. Depurazione, Grillo: dalla Regione risorse per impianti

Il futuro di Palermo? Per Faraone parte da uno “strappo”

Autostrada Siracusa-Gela, Prestigiacomo firma decreti nuovi lotti

Federalismo: dal 2013 arrivano le novità del fisco regionale.

La lezione di Collecchio: il caso Parmalat.


Napoli. Diossina, Pianura come Seveso
NAPOLI. Danni fisici causati dall’emergenza rifiuti. A Pianura, infatti, sono state trovate quantità altissime di diossina nel sangue di donne anziane e ragazzi, tant’è che viene definita dagli esperti come una nuova Seveso. Sono i dati choc del dossier redatto da Istituto Superiore di Sanità, Cnr, Registro Tumori e dalle Asl, uno studio costato 250mila euro ma che dalla fine del 2010 giace nei cassetti della Regione. A tirarlo fuori è stato “L’Espresso” evidenziando che in località come il Giuglianese e parte del Nolano sono addirittura presenti tracce di arsenico nell’acqua. Intanto, sul fronte della raccolta Napoli è nuovamente invasa dall’immondizia a causa dello stop della discarica di Chiaiano. Cumuli anche nella City. I politici partenopei spingono per dire basta alla provincializzazione e tornare al sistema di smaltimento regionale.

Sardegna. Regione, taglio dei consiglieri. Ma sardisti e Pdl protestano. Portare da 80 a 60 i consiglieri regionali: è l'obiettivo di una proposta di modifica dello Statuto speciale, approvata ieri dalla Giunta. Un modo per limare i costi della politica e snellire i lavori dell'assemblea, per il governatore Ugo Cappellacci e l'assessore Mario Floris. Ma la mossa indispettisce i consiglieri della commissione che si occupa di riforme: dal Psd'Az e da Diana (Pdl) le reazioni più dure.
La Giunta impugna le forbici e taglia (prova a tagliare) il numero dei consiglieri regionali: da 80 a 60, risultato da raggiungere con una modifica dello Statuto speciale. C'erano già proposte di legge in tal senso di quasi tutti i partiti, ma certo il via libera del governatore Ugo Cappellacci e dell'esecutivo fa pensare a un'accelerazione sul tema, anzitutto dalla maggioranza. E invece le prime reazioni dal Consiglio non sono positive: proprio dalla maggioranza arrivano le perplessità più forti per una svolta che, si dice, rischia di non agevolare il percorso di riforme avviato nella commissione Autonomia del parlamento sardo.
Venerdì 25 marzo 2011 06.56

Vasto. Bandiera tricolore personalizzata a ogni nuovo nato. VASTO Una bandiera tricolore, accompagnata da una cartolina con su scritto «Ricordati sempre di essere italiano», sarà data in dono ad ogni nuovo nato in città. Il tricolore, dunque, mette d'accordo minoranza e maggioranza a Vasto, visto che l'idea di regalare una bandiera italiana ad ogni neonato era stata portata in Consiglio comunale dal Etelwardo Sigismondi, consigliere del Pdl. La proposta è stata ora votata all'unanimità da tutta l'assise civica e il sindaco Luciano Lapenna, nel corso di una conferenza stampa, affiancato dai consiglieri Sigismondi e Simone Lembo (Pd), ha voluto sottolineare l'importanza del provvedimento, «che - ha detto - rappresenta un atto d'amore della città verso la Patria, un atto che deve contribuire a riscoprire il valore dell'Unità nazionale come elemento imprescindibile per fare uscire l'Italia da questo difficile periodo». «E' una delle pagine più belle della politica amministrativa della nostra città - ha aggiunto Sigismondi -, un segnale forte nei confronti delle nuove generazioni, un tentativo di far nascere un nuovo Risorgimento capace di rispolverare nei più grandi e insegnare alle giovani generazioni lo spirito patriottico». «E' vero - ha rimarcato Lembo -, è una bella pagina della storia amministrativa di Vasto, l'istituzione che vuole trasmettere un valore positivo senza alcun colore politico». Pa.Ce.

Meno grano duro italiano e più import
Ancora difficoltà per i nostri produttori. Subito il Piano nazionale per il settore. La Cia evidenzia i problemi del comparto, confermati dal calo del 10 per cento delle semine nell’anno
Fonte: © CIA.it - Pubblicata il 23/03/2011
ROMA - Quest’anno ci sarà meno grano italiano nella nostra pasta. Il maltempo e i costi produttivi alle stelle hanno ridotto le superfici coltivate a frumento duro nel Belpaese e la conseguenza nel 2011 sarà evidentemente il maggior ricorso alle importazioni per soddisfare i fabbisogni dell’industria molitoria. Con nuove penalizzazioni per i produttori nazionali. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori analizzando i dati Ismea, secondo cui le condizioni climatiche sfavorevoli, determinate dalla persistente piovosità, hanno ostacolato il regolare svolgimento delle operazioni di semina tra novembre e gennaio. Portando a un calo complessivo delle semine di grano duro pari al 10 per cento annuo.

Ma non è stato solo il maltempo a condizionare gli agricoltori - spiega la Cia -. I costi produttivi in costante aumento (più 4,4 per cento a gennaio, di cui più 6,4 per cento solo per i carburanti) hanno portato gli imprenditori del settore a scelte drastiche: come evidenzia l’Istat, infatti, nelle intenzioni di semina 2010-2011, c’è stato un netto rialzo (pari al più 19,1 per cento) dei terreni lasciati a riposo. E la decisione di non seminare è dipesa proprio dal fattore costi, soprattutto visto che oggi i prezzi di mercato, caratterizzati da una crescente volatilità, non riescono a compensare gli oneri da fronteggiare. Tanto più nell’ambito dei cereali, dove -nonostante gli aumenti di listino- il prezzo di grano duro e grano tenero pagato agli agricoltori italiani resta tutt'ora tra i più bassi del mondo.

Il calo delle semine di grano duro porterà, quindi, a una crescita delle importazioni dall’estero -avverte la Cia- dopo un 2010 già da record. L’anno scorso infatti l’import di questo cereale ha toccato i 2,3 milioni di tonnellate, il livello più alto dal 1991. Un volume corrispondente a poco meno del 50 per cento dei fabbisogni dell’industria molitoria italiana, che annualmente trasforma attorno ai 5,2 milioni di tonnellate di grano duro destinato alla produzione pastaria.
L’ulteriore probabile incremento dell’import nel 2011 desta però molta preoccupazione -continua la Cia- perché si ridurrà sempre di più la componente nazionale in un prodotto leader del «made in Italy» com’è la pasta. Un prodotto che è il fiore all’occhiello del nostro sistema agroalimentare, come dimostra la nostra posizione di primo produttore mondiale di pasta con quasi 3,2 milioni di tonnellate, delle quali oltre la metà è destinata all’estero. L’Italia rappresenta il 26 per cento circa della produzione planetaria e il 75 per cento di quella europea.

Ecco perché oggi è necessario attivarsi per invertire la tendenza -conclude la Cia- a partire dalla valorizzazione della provenienza delle materie prime del «prodotto pasta». Ma per fare questo servono nuove politiche, che tutelino innanzitutto i produttori nazionali di grano duro alle prese con prezzi niente affatto remunerativi. E soprattutto occorre andare avanti al più presto con il Piano cerealicolo nazionale, che può essere uno strumento importantissimo per rilanciare il settore. In questo senso pesa ovviamente il ritardo ministeriale per la pubblicazione del bando, atteso dagli operatori ormai da troppo tempo ma mai annunciato ufficialmente.

Lampedusa, sbarcati in 24 ore oltre 800 clandestini
Venerdì 25 Marzo 2011 08:18 Redazione desk
LAMPEDUSA (AG) - Dopo neppure un giorno, gli sbarchi a Lampedusa sono ripresi con un’intensità che non lascia più respiro: nel corso della notte tra mercoledì e giovedì, sono giunti sull’isola, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, ben sette barconi con a bordo complessivamente 400 profughi, tra cui 13 minorenni. Con questi ultimi arrivi, il numero dei migranti, in appena 24 ore, è salito ad oltre 869 unità. Nella giornata di mercoledì è stato anche arrestato un presunto scafista dalla Polizia e dalla Guardia costiera. Due dei clandestini giunti sono stati ricoverati in ospedale perché presentavano evidenti sintomi da assideramento e disidratazione. Tra gli 800 sbarcati nelle ultime ore, vi sono in tutto 280 minori che sono stati trasportati in un’altra struttura apposita. Altri barconi sono giunti anche nella scorsa notte dopo essere stati avvistati nella giornata di giovedì al largo di Lampedusa.Un gommone, con a bordo cinque extracomunitari, è stato intercettato a terra dai carabinieri immediatamente dopo essere sbarcato a Pantelleria. I clandestini sono stati trasportati in caserma e poi trasferiti con un traghetto di linea a Trapani.A Lampedusa, intanto, la situazione resta drammatica: dopo che la nave della Marina Militare San Marco è attraccata proprio ieri, in tarda mattinata, al porto di Augusta, in Sicilia, con a bordo 550 profughi da trasferire nel villaggio della solidarietà di Mineo, sull’isola, nel Cie e dappertutto, restano ancora 4.376 i clandestini presenti. Ieri mattina, l’amministrazione comunale dell’isola ha annunciato che l’acqua potabile non è più sufficiente. E questo nonostante che, da oltre un mese, fosse stata avanzata la richiesta di una fornitura straordinaria di ventimila metri cubi che il ministero della Difesa non ha ancora coperto economicamente. Tra residenti, clandestini e forze dell’ordine, le cifre sono da capogiro: oltre 11mila persone sono presenti a Lampedusa. E dietro il business degli sbarchi ci sarebbe Cosa Nostra. La Dda della Procura di Catania ha indagato in stato di libertà quattro persone ritenute appartenenti ad un clan mafioso operante nella zona di Riposto e Mascali, la cosca Brunetta, per associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. Sarebbero stati loro a fornire una barca di pescatori per il trasbordo dei clandestini da un peschereccio egiziano; la barca era giunta, poi, proprio sulla spiaggia di Riposto qualche giorno fa. Per quello sbarco, la polizia di Catania ha arrestato ieri diciannove extracomunitari ritenuti gli scafisti.

Calabria. Depurazione, Grillo: dalla Regione risorse per impianti
Venerdì 25 Marzo 2011 08:14 Redazione desk
VIBO VALENTIA - «La Regione mi ha garantito che tutti i comuni del vibonese saranno dotati di risorse necessarie alla realizzazione degli impianti di depurazione». Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale Alfonsino Grillo, riferendo di un incontro avuto nella sede dell’assessorato all’Ambiente, con l’assessore Giuseppe Pugliano e il direttore generale del dipartimento Politiche dell’Ambiente, Bruno Gualtieri. «L’incontro è partito - riporta un comunicato delconsigliere regionale - dall’individuazione dei punti di forza edi debolezza del sistema depurativo nella provincia vibonese. Ciò analizzato, l’assessore Pugliano e l’ing. Gualtieri hannomesso al corrente Grillo degli interventi che la Regione vuol porre in essere». «In sintesi - afferma Grillo - vi sarà una prima fase caratterizzata dagli obiettivi di sopperire alle criticità dovute alla mancato raggiungimento di un pieno sistema idrico integrato; di migliorare la qualità delle acque marine costiere attraverso azioni mirate alla riduzione degli impatti dovuti ad una non corretta gestione dei reflui urbani; di controllare il sistema di gestione del controllo dei fanghi derivati dai processi di depurazione e, sopratutto, di intervenire nelle aree indicate non balneabili dal Ministero della Salute, al fine di aumentare almeno del 10% l’area di balneabilità entro l’estate. In questa fase si utilizzeranno le somme a disposizione per il 2011». «La seconda fase - prosegue Grillo - sarà programmatoria. Si farà un screening per aggiornare le informazioni oggi a disposizione e poi si passerà a coprire le falle delladepurazione vibonese. Lì ragioneremo sulle priorità in funzione delle risorse disponibili, che verranno incrementate progressivamente. L’assessore Pugliano mi ha detto che attualmente per tutta la Calabria ci sono circa 100 milioni destinati fra fondi Por e Fas, che già costituiscono una cifra tre volte superiore a quella prevista dal precedente Governo regionale». Il reperimento di ulteriori e assolutamente consistenti risorse, riporta ancora la nota, dipende dal Piano per il Sud che il Governo attuerà prima della fine della legislatura.

Il futuro di Palermo? Per Faraone parte da uno “strappo”
di BlogSicilia 25 marzo 2011 -
“Candidati a cambiare Palermo”. E’ il titolo della prima iniziativa pubblica che il gruppo “Lo Strappo”, il movimento che condivide e sostiene la candidatura di Davide Faraone a sindaco di Palermo, terrà a Palermo, oggi alle 16.30, nei locali della Chiesa Valdese in via dello Spezio 43 (pressi Piazza Politeama). Un appuntamento politico ma all’insegna dell’entusiasmo.

“Pensiamo – dicono i promotori – sia arrivato il momento di parlare del futuro di Palermo e costruire quella che a noi piace chiamare ‘la città possibile’. Se non lo fanno le forze politiche, culturali e sociali, allora lo facciamo noi. Vogliamo archiviare definitivamente l’esperienza fallimentare dell’amministrazione attuale e chiediamo a tutte le palermitane e a tutti i palermitani di candidarsi con noi e con Davide Faraone per cambiare Palermo”.
L’iniziativa, si legge sul Blog www.lostrappo.com, ” è aperta a tutti e vuole andare oltre i recinti dei partiti e i colori politici. Quello che deve unirci è l’obiettivo di cambiare la nostra città per cambiare la vita dei palermitani. Per far questo dobbiamo ‘strappare’. Strappare per innovare la politica e consentire che si affermi una nuova generazione. Vi chiediamo, quindi, di partecipare, di intervenire e, naturalmente, di aderire e di diffondere questo nostro primo appuntamento. Vi aspettiamo numerosissimi”.

Autostrada Siracusa-Gela, Prestigiacomo firma decreti nuovi lotti
Siracusa, 25 mar (Il Velino/Il Velino Sicilia) - Il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha firmato il provvedimento che consentirà la realizzazione dei lotti 6-7-8 dell’autostrada Siracusa-Gela, che da Rosolini giungono fino a Modica(Rg). Soddisfazione è stata espressa dal vice presidente della commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana, il siracusano Vincenzo Vinciullo, per il raggiungimento di un così importante risultato per le provincie di Siracusa e Ragusa. "Martedì, – ha commentato Vinciullo – l’assessorato regionale al Territorio e Ambiente aveva firmato il Decreto di competenza della Regione e, con tempi più che europei, il ministro Prestigiacomo ha firmato il Decreto di sua competenza, rispondendo, in questo modo, con i fatti, alle accuse che le erano state lanciate ingiustamente. Adesso – ha concluso l’esponete del Pdl – dopo la controfirma del ministro per i Beni e le Attività culturali, il provvedimento passa all’Anas e al Cas che, di conseguenza, potranno bandire la gara per l’aggiudicazione dei lavori".
(fcm/gag) 25 mar 2011 03:54

Federalismo: dal 2013 arrivano le novità del fisco regionale. Il federalismo fa un nuovo passo avanti con l'ok al nuovo fisco regionale. Il decreto legislativo infatti passa l'esame della Bicamerale grazie alla astensione del Pd e dopo che governo e maggioranza hanno rassicurato le regioni che hanno chiesto con forza il mantenimento delle intese raggiunte. Dal 2013 dunque arriva un nuovo fisco regionale con diverse novità. Critiche sono giunte da diverse forze politiche come Api e udc. Il Presidente della Camera Fini ha osservato che "non è il federalismo il pericolo, semmai un federalismo meschino".

Ecco le principali novità che verranno introdotte dal 2013.
In primo luogo non ci  saranno piu' i trasferimenti dal ''centro'', il loro valore sara' sostituito dalla compartecipazione a Iva e Irpef e, contemporaneamente, sara' possibile ''manovrare'' attuale addizionale, con aumenti via via maggiori. Il decreto sul fisco regionale e provinciale, dopo le norme sul fisco municipale, rappresenta il provvedimento piu' importante per la riforma del federalismo, con l'obiettivo di rendere autonome le amministrazioni decentrate. Le Province gia' da quest'anno
potranno modificare, con un aumento o una diminuzione di 3,5 punti percentuali, l'imposta sulla Rc auto ora al 12,5%.

PIU' IRPEF REGIONI DA 2013, TETTO A POVERI - Dal 2013, e non
piu' dal 2011 come inizialmente previsto, le regioni potranno
manovrare l'addizionale Irpef regionale, diminuendola o anche
aumentandola dallo 0,9 fino all'1,4%. La maggiorazione, infatti,
non puo' essere superiore allo 0,5 nel 2013. L'aumento potra'
essere dell'1,1% nel 2014 e del 2,1% a decorrere dal 2015. Se la
regione ha gia' disposto una riduzione dell'Irap non puo'
sforare lo 0,5% di aumento. Prevista una salvaguardia per il
primo scaglione Irpef, fino a 15.000 euro: l'aumento
dell'addizionale non potra' superare lo 0,5%. L'addizionale,
comunque, verra' rideterminata con l'obiettivo di consentire
pari finanziamento rispetto ai trasferimenti statali soppressi.

IVA REGIONALIZZATA - Alle regioni va una quota di
compartecipazione all'Iva che va ad alimentare il fondo di
perequazione che garantisce la copertura integrale delle spese
per i servizi essenziali (sanita', scuola, assistenza, trasporto
pubblico). La quota di attribuzione alle regioni della
compartecipazione all'Iva sara' assegnata con criteri di
''territorialita''' e si basera' sui consumi nelle diverse
aree (con un occhio alle sperequazioni che possono esserci nelle
aree commerciali). La percentuale della compartecipazione viene
stabilita con decreto della presidenza del Consiglio dei
ministri al livello minimo sufficiente ad assicurare il pieno
finanziamento integrale dei livelli essenziali delle prestazioni
(che vengono definiti con legge statale e ai quali lavora la
Sose in collaborazione con l'Istat).

MENO IRAP DA 2013, POSSIBILI DEDUZIONI - Dal 2013 le regioni
possono ridurre le aliquote dell'Irap fino ad azzerarle e disporre deduzioni dalla base imponibile.

425 MLN PER TRASPORTO PUBBLICO LOCALE - Arriva nero su bianco l'impegno del governo al reintegro nel 2011 di 425 milioni per il trasporto pubblico locale come chiesto dalle regioni. La
copertura verra' dalle risorse del Fondo sociale europeo.

CLAUSOLA SALVA-TAGLI: E' stata introdotta una clausola di
salvaguardia per i conti regionali che li salvaguardia dal 2013
rispetto ai tagli previsti dalla finanziaria 2010.

REGIONI PREMIATE PER LOTTA A EVASIONE - Cosi' come accaduto con i Comuni anche le regioni saranno incentivate a partecipare alla lotta all'evasione fiscale. Avranno, infatti, in dote il gettito derivante dall'attivita' di recupero fiscale riferita ai
tributi propri e alle addizionali alle basi imponibili dei
tributi erariali. Nelle loro casse va anche una quota del
gettito derivante dall'attivita' di recupero dell'Iva.

DA 2013 STOP TRASFERIMENTI E VIA A FONDO PEREQUAZIONE – Il fondo di perequazione scatta dal primo gennaio 2013
contestualmente allo stop ai trasferimenti erariali. Dallo
stesso anno vengono cancellati anche i trasferimenti dalle
Regioni ai Comuni ma arriva una compartecipazione dei municipi
alle imposte regionali, in primis all'Irpef.

RISCHIO STANGATA SU IMPOSTE AUTO - Entrano nel paniere dei
tributi delle regioni anche le tasse sulle auto e le regioni
potranno manovrarle con i soli limiti previsti da legislazione
statale. Inoltre l'imposta sulle assicurazioni Rc auto, che va
elle province, gia' dal 2011 potra' essere aumentata o diminuita
del 3,5% rispetto all'attuale aliquota del 12,5%.

A REGIONI ANCHE GETTITO TASSA SU RUMORE AEREI E TASSA SCOPO – Ai governatori va anche la tassa sulle emissioni sonore degli aeromobili oltre che la possibilita' di introdurre, come i
Comuni una tassa di scopo per le opere pubbliche. Inoltre con la
legge di stabilita' il governo dovra' mettere mano a una
revisione dell'imposta provinciale sulle formalita' di
trascrizione, iscrizione delle auto, tra i canoni della
revisione c'e' anche la cilindrata del veicolo e
l'inquinamento che produce.

ANCHE REGIONE DEL SUD TRA QUELLE MODELLO PER SANITA' – Lo standard, applicato dal 2013, viene stabilito sulla base
di parametri relativi a tre regioni scelte dalla Conferenza
Unificata su una rosa di cinque (di cui obbligatoriamente la
prima, che dovrebbe essere la Lombardia) indicate dal ministero
della Salute di concerto con il Tesoro, tra quelle non soggette
a piani di rientro e che abbiano garantito l'erogazione dei
livelli essenziali di assistenza in condizione di equilibrio
economico. Nella individuazione delle regioni si dovra' tenere
conto dell'esigenza di garantire una rappresentativita' in
termini di appartenenza geografica al nord, al centro e al sud,
con almeno una regione di piccola dimensione geografica. Non
entra nel testo la 'deprivazione', cioe' il concetto per cui il
riparto dei fondi sanitari avviene anche in base alle condizioni
socio-economiche della regione, ma ci sono interventi in favore
della riduzione del gap strutturale nella sanita'

La lezione di Collecchio: il caso Parmalat.
di Alberto Orioli
Microfiltrato, il caso Parmalat lascia sul fondo le scorie di sistema, le incongruenze di un paese quinta potenza industriale dove è difficile però riconoscere la potenza se non addirittura l'industria. Una via lattea di paradossi.

Burocrazia arma letale. È uno dei principali mali del nostro sistema istituzionale ed economico. Oggi è la carta bollata (anche se su internet) il grande cancro dell'impresa: costa oltre 30 miliardi l'anno. Ammorba le aziende di adempimenti nella fase di avvio (si spera che lo sportello unico possa alleviare i dolori), ma soprattutto nella fase di sopravvivenza (basti pensare a fisco, sicurezza e ambiente) e le costringe a tortuosi rapporti con i più diversi livelli istituzionali. Ma nel caso Parmalat è diventata la prima, unica e vera arma di difesa, anche se tarda – non a caso – a palesarsi nero su bianco. Da altissime mura di carta il sistema pubblico intende gettare sulle teste degli invasori l'olio bollente del rinvio dell'assemblea, una salva di annunci di indagini fiscali, una richiesta di chiarimenti sulla concentrazione di mercato da parte dell'Antitrust (ma conterà quello italiano o quello europeo?). Insomma chi di burocrazia muore, di burocrazia uccide.

La guerriglia fiscale."Scatenare l'inferno" con gli 007 dell'Agenzia delle entrate è una soluzione. Di guerriglia fiscale si direbbe. Un'altra è alleggerire il carico delle imposte sulle imprese. Come hanno fatto gli inglesi con l'abbattimento al 23% della corporate tax. Effetto immediato il recupero, in 24 ore, del colosso della pubblicità Wpp pronto a rientrare alla base. Forse una vera azione di alleggerimento sul carico fiscale delle imprese – certo difficile da realizzare – renderebbe più semplice anche schierare qualche campione del made in Italy in difesa della Parmalat.

Colbertismi. Da noi si annunciano le liberalizzazioni e la riforma costituzionale dell'articolo 41 sulle libertà d'impresa. E di mercato. Ma si grida al lupo – giustamente – se arriva uno scalatore straniero. In Francia c'era Colbert e ora c'è il patriottismo economico di Carayon e la dottrina de Villepin sui campioni nazionali. Se uno straniero "scala" in Francia si trova, oltre alla burocrazia nemica, anche lo stato "compagno di cordata" attraverso il fondo strategico d'investimento voluto da Sarkozy (il caso Yoplait-General Mills insegna). Un capitalismo misto e coerente. Da noi è spesso misto, soprattutto nelle nicchie di monopolio e di sottogoverno locale, ma molto più incoerente rispetto ai risultati quando la competizione c'è davvero.

Grandi e piccoli. Parmalat vale oltre 3,5 miliardi, fattura 4,3 miliardi. La quota dei fondi (con un guadagno del 30% sul valore di carico) è stata venduta a 2,8 euro per azione che porterebbe il valore del gruppo di Collecchio a 5 miliardi. Lactalis, che non brilla per trasparenza dei bilanci, è comunque il terzo gruppo del mondo, numero uno dei latticini in Europa, 10 miliardi di fatturato, 38mila addetti (Parmalat ne ha 13mila di cui 2.300 in Italia), praticamente "padrone" dei formaggi italiani. Ha gestito una partita da oltre 700 milioni con i fondi, restando al centro di una manovra a tridente con SocGen e Credit Agricole. Insomma, avere dimensioni giuste e fare sistema tra banche e imprese paga.

Ettore Fieramosca cercasi. Al gruppo Ferrero sarebbero serviti i profitti netti di un anno e mezzo per acquisire la quota ceduta dai fondi a Lactalis. Ma il gruppo li realizza, quei profitti, proprio perché non ha mai cambiato il suo modello di business. Comprensibili dunque le perplessità a virare verso il modulo del conglomerato alimentare (pagando, tra l'altro quasi il doppio rispetto a sei mesi fa). Ora l'interesse cresce. Si vedrà se si arriverà a una Yalta del latte o a una disfida di Barletta. È davvero singolare che sia mancato finora un "campione" italiano per uno dei settori a maggiore riconoscibilità dell'italiana way of life.

Quale made in Italy. Chi sa che il formaggio Belpaese è francese? Chi sa che l'acqua San Pellegrino è svizzera? Che il dado Star è spagnolo? L'intelligenza dei predatori industriali ha mantenuto la riconoscibilità del brand come "italiano": ciò che conta, per chi scala, è che i profitti arrivino nei forzieri oltreconfine. L'immagine dell'italian concept è un valore in sé e resta stimato nel mondo anche se di proprietà straniera. È esso stesso un brand. Purtroppo il paese non sa sfruttarlo fino in fondo. In questo caso, tra l'altro, la cessione di una "multinazionale tascabile" come Parmalat avrebbe un impatto serio anche sull'indotto locale a cominciare dagli allevatori, categoria sensibile e "made in Padania".

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