lunedì 21 marzo 2011

Prima Italia, poi Calabria

[di Francesco Lopez]
[17.03.2011]

Sulle origini del concetto geografico di “Italia”: dall'area istmica compresa tra i golfi di Squillace e di Sant'Eufemia  alla ‘via del mare’ Taranto-Reggio.



La più antica attestazione del nome geografico “Itàlia”, secondo la forma classica del lemma “Italìa” si ritrova negli storici greci del V sec. a.C.

In Erodoto il termine è adoperato: (a) genericamente, per identificare i territori ad occidente della Grecia continentale, secondo la duplice formula «in Italìa e in Sikelìa» (1, 24); (b) più nello specifico, per connotare l'appartenenza territoriale, «in Italìa», delle città di «Taranto» (1, 24; 3, 136), Siri (6, 127; 8, 62), «Sibari» e «Crotone» lungo la «costa» (5, 43); degli «abitanti di Metaponto» (4, 15) e del «fiume Crati» (1, 145). Si tratta, d'evidenza, dei medesimi luoghi che, con tutta probabilità, Erodoto ebbe modo di visitare ‘personalmente’, in fase successiva o contemporanea al suo soggiorno a Turi (ca. 445 a.C.).

Tucidide, lo storico delle guerre del Peloponneso, nel confermare il quadro d'insieme circa la distinzione tra «Italìa e Sikelìa» (1, 12; 36; 44; 2, 7; 5, 4; 6, 34-42-91; 7, 87), rende ragione dell'appartenenza al territorio dell'Italìa delle città di Taranto (6, 44-104; 8, 91), Metaponto (7, 33-57), Turi (6, 104; 7, 33-57), il fiume Ilia e la Crotoniatide (7, 35), Locri (3, 86; 5, 5; 6, 44; 8, 91) e Reggio (3, 86; 4, 24; 6, 44). Accanto alla delimitazione dello Stretto, con «Reggio, promontorio dell'Italia» e «Messene, promontorio della Sicilia» (4, 24), l'autore riferisce di come «il paese fu chiamato Italia da Italo, un re dei Siculi che aveva questo nome» (6, 2). Esso si caratterizza per la grande quantità di legname (xyla aphthona), utile a costruire navi (6, 90).

Nel complesso l'identità geo-topografica dell'Italìa, secondo l'impostazione sinottica di Erodoto e Tucidide,  risulta essere d'evidenza definita, in pieno V sec. a.C., dalla fascia costiera ionica che si estende da Taranto a Reggio.

Lungo la via del mare che dalla Grecia conduceva in Sicilia, del territorio dell'Italìa vengono espressamente ricordati, per diretta associazione, procedendo da nord verso sud, Taranto, Mataponto, Siri, Sibari-Turi, il fiume Crati, Crotone, Locri, Reggio, l'area dello Stretto. Più che valutazioni o concetti geografici, i dati menzionati – come chiarito dalla critica moderna – hanno carattere per lo più etnografico: essi identificano civitates e popoli, non già propriamente confini di Stato né, se escludiamo gli istmi e la linea di navigazione costiera, ambiti e/o territori fisico-naturali ben marcati.



Attraverso i richiami testuali conservati da Strabone (6, 4) e da Dionigi di Alicarnasso (1, 35), è concesso in gran parte ricostruire la visione che dell'Italìa mostrò di assumere lo storico siracusano Antioco, anch'egli attivo, come Erodoto e Tucidide, nel corso del V sec. a.C. Ad Antioco viene attribuita la composizione di un trattato intitolato Perì Italìas. Di rilievo appare la testimonianza, conservata da Dionigi di Alicarnasso, circa le origini territoriali e politiche, secondo Antioco, dell'Italìa: «L'intera terra fra i due golfi di mari, il Nepetinico [golfo di S. Eufemia] e lo Scilletinico [golfo di Squillace], fu ridotta sotto il potere di un uomo buono e saggio, che convinse i vicini, gli uni con le parole, gli altri con la forza. Questo uomo si chiamò Italo che denominò per primo questa terra Italia. E quando Italo si fu impadronito di questa terra dell'istmo, ed aveva molte genti che gli erano sottomesse, subito pretese anche i territori confinanti e pose sotto la sua dominazione molte città» (1, 35).

Successivamente, sotto il regno di Morgete, il regno dell'Italìa fu ampliato, esteso fino all'istmo compreso tra il golfo di Metaponto ed il golfo di Posidonia (1, 73).

In maniera sostanzialmente analoga rispetto ad Antioco, per quel che attiene ai confini etnico-geografici dell'Italìa, si pronuncia nel corso del IV sec. a.C. Aristotele nella Politica (VII, 9, 2): «Divenne re dell'Enotria un certo Italo, dal quale si sarebbero chiamati, cambiando nome, Itali invece che Enotri. Dicono anche che questo Italo abbia trasformato gli Enotri, da nomadi che erano, in agricoltori e che abbia anche dato ad essi altre leggi, e per primo istituito i sissizi. Per questa ragione ancora oggi alcune delle popolazioni che discendono da lui praticano i sissizi e osservano alcune sue leggi». E ancora (VII, 10, 2-3): «Italo, re degli Enotri, da lui in seguito presero il nome di Itali e Italìa l'estrema propaggine delle coste europee delimitata a Nord dai golfi [di Squillace e di S.Eufemia], di lui dicono che abbia fatto degli Enotri, da nomadi che erano degli agricoltori stabili, e che abbia imposto loro nuove leggi, istituendo tra l'altro per primo le sissizie».

Da quanto risulta lecito osservare, le più antiche origini, sul piano storiografico, del concetto territoriale di “Italìa” rimandano, per il V-IV sec. a.C., a due precisi ambiti etnico-geografici. Il primo ambito, più ristretto e con tutta probabilità più remoto, concerne l'area istmica compresa tra il golfo di Squillace ed il golfo di Sant'Eufemia.

Il secondo riferimento, degno di menzione nelle fonti, concerne, a più ampio dominio, la fascia costiera ionica, da Reggio a Taranto-Metaponto. In entrambi i profili evidente si rivela la distinzione rispetto alla Sicilia, alla Lucania ed all'area apulo-campana. Come chiarito da Francesco Prontera (L'immagine della Magna Grecia ..., Milano 1985, p. 25), la figura più ricorrente è quella delineata da Sofocle nel suo Trittolemo, nel quale l'«Italìa», secondo i canoni di una metafora antropomorfica, è rappresentata come un volto umano avente «il suo fronte geografico sul versante ionico e la spalla sul versante tirrenico. Una regione orientata con un davanti e un di dietro, che era anche un prima ed un poi, i cui confini in termini di spazio e di tempo erano segnati, lungo il periplo che conduceva dalla Grecia verso il Tirreno, dal passaggio nello stretto».

Nel complesso, ordunque, appare essere oltremodo singolare che il nome della nostra Nazione non solo sia ab origine nato nell'attuale Meridione d'Italia – per poi essere esteso, nel III-II sec. a.C., come attesta Polibio (II, 14), all'intero territorio dalle Alpi al mar Ionio – ma si sia formato, con maggiore precisione, a partire dall'identificazione etnico-geografica, in capo agli storici greci, dell'odierna Calabria. E segnatamente dall'incrocio di due coordinate (quasi, così per dire, cartesiane): la prima rappresentata dalla fascia ionica, nella direzione nord-sud; la seconda meglio definita dall'asse istimico interno Ionio-Tirreno. Tale era, a grandi linee, la prospettiva con la quale i Greci guardavano all'Italìa.
[Francesco Lopez]
[17.03.2011]

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